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Visualizza Versione Completa : La mappa dei neoconservatori + un invito a noi da Bill Kristol



italoconservatore
04-03-05, 15:55
"Forse ci sono più neoconservatori qui che in America", dice al Foglio Bill Kristol, il direttore del Weekly Standard invitato in Italia da Liberal per celebrare i dieci anni della Fondazione animata da Ferdinando Adornato. Una volta sbarcato a Roma, il primo pensiero di Kristol è di quelli da far rabbrividire chi davvero pensa che i neocon siano gli uomini più pericolosi del mondo: "Andiamo a fare una passeggiata ai Fori, così prendo appunti sull'Impero?". Kristol e i neocon si divertono e si prendono gioco di chi comicamente li accusa dei peggiori crimini, così lasciano davvero credere di essere degli infingardi cospiratori. I giornali li descrivono come una cabala di ebrei affaristi e avidi di potere che si riuniscono in loschi centri studi per pianificare guerre, spartirsi il bottino e fare gli interessi dei coloni di Israele. Spesso basta che un americano abbia la reputazione di cattivo, o anche solo la faccia da schiaffi, per essere bollato sui giornali italiani come un perfido neoconservatore. Non è quasi mai vero.
Kristol, così, ha accettato la proposta del Foglio di fare una volta per tutte "la lista definitiva dei neocon", l'elenco ufficiale dei neoconservatori a uso delle redazioni. Tanto per cominciare Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Alberto Gonzales, John Bolton e gli evangelici non sono neoconservatori. George Bush e Condi Rice nemmeno, "anche se ormai sono diventati loro i veri leader neocon", spiega un Kristol davvero soddisfatto del vorticoso contagio democratico diffuso in medio oriente dalla Casa Bianca. Per dirne una, i neocon non hanno nemmeno un deputato, non sono un movimento organizzato e sono mal sopportati dalla leadership del partito repubblicano. I conservatori doc li odiano.
I padri fondatori di quello che fu un movimento liberal che si articolava intorno alle riviste Commentary (per le questioni estere) e Public Interest (per le cose interne) sono quattro: Irving Kristol, padre di Bill; Norman Podhoretz, padre dell'editorialista John; Nathan Glazer e Daniel Bell. Due su quattro, Glazer e Bell, sono ancora liberal, nonché elettori del partito democratico. Fra tre settimane, Public Interest chiuderà i battenti dopo 40 anni di servizio con un saggio definitivo sull'esperienza, scritto da Irving Kristol. Della prima generazione, ricorda il figlio Bill, fanno parte anche sua madre Gertrude Himmelfarb, storica dell'età vittoriana, e Jeane Kirkpatrick, ex ambasciatrice di Ronald Reagan all'Onu, mentre sul fronte politico i due amici parlamentari sono stati i senatori Democratici Daniel P. Moynihan ed Henry Scoop Jackson. Quanto alle influenze intellettuali, Kristol nega l'ultima trovata del Times, cioè che uno degli ispiratori sia stato Winston Churchill, piuttosto _ dice _ sono stati Leo Strauss, Alexis de Tocqueville e Raymond Aron. Tra i libri, Kristol cita "Losing Ground" di Charles Murray, "The spirit of liberalism" di Harvey Mansfield e "Wealth and Poverty" di George Gilder. Il primo è il saggio più completo sul fallimento dello Stato assistenziale, il secondo spiega perché i liberal si sono fatti fagocitare dalla sinistra, il terzo è un manifesto pro libera impresa. Il libro per capire la critica neocon alla società moderna, spiega Kristol, è "The closing of the american mind" di Allan Bloom.

Gli amici liberal
I neocon dentro l'Amministrazione sono pochi e, tranne Bill Luti al Pentagono, non hanno compiti operativi. Sono uomini di idee, dice Kristol. Il più noto è Paul Wolfowitz, poi ci sono Lewis Libby, capo dello staff di Cheney, Elliot Abrams, consigliere per la strategia democratica globale, Douglas Feith, il quale sta per lasciare il governo. Fuori dall'amministrazione ci sono Richard Perle e David Frum, i più politici della galassia neocon. Folto il campo degli editorialisti: il Weekly Standard, David Brooks (NYT) Charles Krauthammer (WaPost) Max Boot (LATimes) e, poi, Robert Kagan e Reuel Marc Gerecht. La maggior parte degli analisti dell'American Enterprise, da Michael Novak a Michael Ledeen, è neocon. Sul fronte liberal, i neocon hanno ottimi rapporti con il gruppo di New Republic, con il senatore democratico Joe Lieberman e con studiosi della Brookings come Michael O'Hanlon e James Steinberg, spesso firmatari di appelli bipartisan del famigerato Project for a new american century (Pnac) diretto da Gary Schmitt. "In realtà _ conclude Kristol _ i neocon sono davvero pochi, ma l'America è piena di cripto-neocon, gente patriottica, liberista, contraria all'estremismo di sinistra e che difende alcuni valori tradizionali come quelli familiari". Kristol e Schmitt sono convinti che anche l'Europa sia piena di cripto-neocon, così lavorano per metterli insieme e ribaltare il luogo comune che definisce i neocon come antieuropei. A breve nascerà una specie di Pnac transatlantico, il "Comitato per un'Europa più forte".

Da Il Foglio del 3 marzo 2005.
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Notate anche la parte finale in grassetto, non sembra un invito per noi? ;)

Italianhawk83
04-03-05, 17:50
Potrebbe sembrare Ema e non a caso utilizzo il condizionale perchè i neocon non mi rappresentano affatto o - meglio - ricalcano una risibile porzione del mio patrimonio ideale.

Vorrei poter parlare a nome dell'intero movimento di cui facciamo parte giacchè esso deve far riferimento all'INTERO panorama conservatore americano e non già ad un - seppur importante, ma ricordiamolo, MINORITARIO - frammento.

E' superfluo sottolinearlo, i neocon sono di gran moda grazie al "battage" pubblicitario di Ferrara e soci; ma veramente abbiamo dimenticato Kirk per cianciare solo di Kristol and C.? E' come se ci ricordassimo solo dei nipotini - per di più di estrazione del tutto "eterodossa" (vedi le loro origini marxiste e filosovietiche) - per accoltellare a colpi di ingiustificabile dimenticanza il "Grande Padre" del conservatorismo americano: Russell Amos Kirk appunto.

L'aver gettato le basi fondanti del movimento, evocando quell'afflato spirituale che gli States mutuano dalla lezione storica di Atene, Roma e Gerusalemme, ne fa il nostro indiscusso punto di riferimento. Altro che "esportazione della democrazia" a suon di bombe sempre ed ovunque: l'approccio IDEOLOGICO neocon scalda il mio cuore assai meno del lucido REALISMO e della profondità speculativa del grande pensatore di Plymouth.

Templares
04-03-05, 18:00
In Origine postato da Italianhawk83
Potrebbe sembrare Ema e non a caso utilizzo il condizionale perchè i neocon non mi rappresentano affatto o - meglio - ricalcano una risibile porzione del mio patrimonio ideale.

Vorrei poter parlare a nome dell'intero movimento di cui facciamo parte giacchè esso deve far riferimento all'INTERO panorama conservatore americano e non già ad un - seppur importante, ma ricordiamolo, MINORITARIO - frammento.

E' superfluo sottolinearlo, i neocon sono di gran moda grazie al "battage" pubblicitario di Ferrara e soci; ma veramente abbiamo dimenticato Kirk per cianciare solo di Kristol and C.? E' come se ci ricordassimo solo dei nipotini - per di più di estrazione del tutto "eterodossa" (vedi le loro origini marxiste e filosovietiche) - per accoltellare a colpi di ingiustificabile dimenticanza il "Grande Padre" del conservatorismo americano: Russell Amos Kirk appunto.

L'aver gettato le basi fondanti del movimento, evocando quell'afflato spirituale che gli States mutuano dalla lezione storica di Atene, Roma e Gerusalemme, ne fa il nostro indiscusso punto di riferimento. Altro che "esportazione della democrazia" a suon di bombe sempre ed ovunque: l'approccio IDEOLOGICO neocon scalda il mio cuore assai meno del lucido REALISMO e della profondità speculativa del grande pensatore di Plymouth.



Giorgio tu ed Ema partite da una visione del conservatoriso leggermente distante. Tuttavia da fusionisti quali sia io che tu siamo, di sicuro sentiamo la necessità di giungere alla crescita di un Movimento Conservatore che sappia rappresentare tutte le sue voci, che sappia ridurre al minimo gli scontri tra le sue correnti, proprio perchè consci che è la coesione che può darci forza e farci crescere.

Per Ema: più che un Partito Neo-Cons italiano, i Conservatori mirano ad un partito Conservatore Italiano.
Sono sicuro che anche tu la pensi allo stesso modo e che l'ottica fusionista è anche per te meta da raggiungere, il che non osta con la tua "giusta" ambizione di vedere crescere i neo-cons anche nel vecchio continente.

Italianhawk83
04-03-05, 18:18
Giusto Salvatore, anche se voglio rassicurare Emanuele sul fatto che non stessi cercando per niente lo scontro con una sensibilità differente dalla mia (che rispetto profondamente) ma solo e soltanto una chiarificazione circa la natura complessiva del nostro movimento.

italoconservatore
05-03-05, 12:20
In Origine postato da templares
Giorgio tu ed Ema partite da una visione del conservatoriso leggermente distante. Tuttavia da fusionisti quali sia io che tu siamo, di sicuro sentiamo la necessità di giungere alla crescita di un Movimento Conservatore che sappia rappresentare tutte le sue voci, che sappia ridurre al minimo gli scontri tra le sue correnti, proprio perchè consci che è la coesione che può darci forza e farci crescere.

Per Ema: più che un Partito Neo-Cons italiano, i Conservatori mirano ad un partito Conservatore Italiano.
Sono sicuro che anche tu la pensi allo stesso modo e che l'ottica fusionista è anche per te meta da raggiungere, il che non osta con la tua "giusta" ambizione di vedere crescere i neo-cons anche nel vecchio continente.

be' io rappresento ben volentieri l'"anima" neocon del movimento, per questo postavo Kristol...

vedete, le nostre "basi" provengono senz'altro da piu' lontano (Kirk etc.) ma le idee necon non sono "moda", bensi' vera attualita', e hanno avuto il merito di fornire idee e politiche rivoluzionarie ad un certo George Bush.

Se vogliamo essere un movimento non velleitario, ma anche pratico, dobbiamo fare tesoro sia delle idee conservatrici "classiche" sia di quelle neocon.

E Ferrara ha avuto, ed ha, l'enorme merito di divulgare queste idee, totalmente scorrette politicamente qui in Italia, e renderle non dico popolari, ma quantomeno conosciute.

Per inciso, trovo Il Foglio piu' interessante di qualunque altro quotidiano, l'unico a dare idee nuove, pubblicare articoli di qualita', andare in profondita' (alcuni speciali sono straordinari) e non la solita melensa solfa che pervade tutti i giornali.