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Visualizza Versione Completa : Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'...



Burton Morris
20-11-09, 01:28
Roma, 19 novembre 2009

Riempi il modulo a fianco con i tuoi dati e, se vuoi, lascia un messaggio

Nel filmato, uno spezzone della trasmissione "Le Iene" dedicata alle morti nelle carceri e al caso Bianzino, e l'intervento di Rudra Bianzino all'VIII Congresso di Radicali Italiani.

Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia
per la VERITA', la LEGALITA', lo STATO DI DIRITTO
Radicali Italiani (http://www.radicali.it/appello_bianzino/form.php)

Ortodossia
20-11-09, 05:10
Roma, 19 novembre 2009

Riempi il modulo a fianco con i tuoi dati e, se vuoi, lascia un messaggio

Nel filmato, uno spezzone della trasmissione "Le Iene" dedicata alle morti nelle carceri e al caso Bianzino, e l'intervento di Rudra Bianzino all'VIII Congresso di Radicali Italiani.

Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia
per la VERITA', la LEGALITA', lo STATO DI DIRITTO
Radicali Italiani (http://www.radicali.it/appello_bianzino/form.php)


Complimenti, bellissima iniziativa, veramente toccante l'intervento di Rudra al congresso dei Radicali di Chianciano.
Mi auguro che in occasione dell'apertura del processo si possa organizzare una bella iniziativa non violenta fuori dal tribunale, e anche altri eventi collaterali.

TsXREOj7Aaw

Burton Morris
20-11-09, 11:46
Complimenti, bellissima iniziativa, veramente toccante l'intervento di Rudra al congresso dei Radicali di Chianciano.
Mi auguro che in occasione dell'apertura del processo si possa organizzare una bella iniziativa non violenta fuori dal tribunale, e anche altri eventi collaterali.

TsXREOj7Aaw

Benvenuto sul forum :chefico: Il video che hai postato è stato proiettato al congresso radicale di Chianciano...

zulux
22-11-09, 02:05
...sottoscrivo l'appello per sostenere rudra bianzino...

Burton Morris
26-11-09, 12:23
Morte Aldo Bianzino, Bernardini: rinvio a giudizio agente di custodia dimostra che si cerca la verità. La tragedia umana non potrà essere più nascosta. L'11 dicembre con Marco Pannella, saremo a Perugia

25 novembre 2009

* Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata radicale – Pd:


Oggi al processo che si è tenuto a Perugia sulla vicenda riguardante la morte di Aldo Bianzino, avvenuta la notte del 14 ottobre 2007 nel carcere di Capanne di Perugia, è stato deciso il rinvio a giudizio dell’agente di custodia accusato di non avere chiamato i soccorsi nonostante i solleciti e la richiesta di aiuto proveniente dalla cella. I reati sono quelli di omissione di soccorso, omissione in atti di ufficio e falso. Il processo a suo carico inizierà il 28 giugno 2010. Il Giudice ha anche accolto al richiesta di costituzione di parte civile dell’Associazione ‘Verità per Aldo’.

Non possiamo che esprimere tutta la nostra soddisfazione perché questa decisione dimostra che si vuole cercare la verità su un terribile episodio che ha causato alla famiglia Bianzino altri drammi. Rudra Bianzino, il figlio di Aldo, che oggi ha 16 anni, è rimasto solo. La nonna morì pochi mesi dopo la morte di Aldo e, la madre, è morta pochi mesi fa di dolore.

Sulla richiesta di archiviazione fatta dal Pm della Procura di Perugia è stata presentata una seconda istanza di opposizione dalla famiglia di Aldo Bianzino e l’udienza che dovrà esaminare la richiesta è fissata per l’11 dicembre prossimo. Quel giorno anche noi saremo a Perugia con Marco Pannella, parlamentari e dirigenti radicali.

zulux
27-11-09, 20:41
Vicenda Bianzino, un caso di ordinaria peste italiana

di Francesco Pullia

C’è un dossier redatto da diversi mesi dai radicali. S’intitola La peste italiana e descrive con minuziosa precisione la dissoluzione della democrazia nel nostro paese. E’ un’analisi severa, impietosa ma estremamente reale. Tutto si può ricondurre alla drammatica verità dell’assenza di legalità, vale a dire alla rimozione e all’offuscamento del diritto in Italia.



Il testo-denuncia rischia, purtroppo, di non concludersi mai a causa dell’estensione della metastasi nel corpo malato del paese. Vi rientra a pieno titolo il caso Branzino, ennesima espressione eclatante dell’epidemia antidemocratica, di un’illegalità tanto più diffusa quanto più proterva e punitiva nei confronti del semplice cittadino.



Aldo Bianzino, 44 anni, conduce vita appartata con la sua compagna, Roberta, e il figlio Rudra, sulla montagna, in una frazione di Pietralunga, poco distante da Città di Castello. Mite, dedito alla ricerca spirituale e alla meditazione, mantenie il piccolo nucleo familiare facendo l’artigiano, il falegname. Preciso, meticoloso, è molto stimato. Tutto sembra filare liscio finché un brutto giorno irrompe, all’improvviso, in casa la polizia. Gli trovano alcune piantine di canapa indiana, coltivate per uso personale e nient’affatto nascoste. Di colpo, insieme alla moglie, quasi subito rilasciata, si ritrova sbattuto in galera, come se fosse un pericoloso criminale. Un’altra vittima di una legge, come quella vigente sulla droga, che non solo ha sortito alcun risultato positivo ma, al contrario, ha la responsabilità della distruzione di tante esistenze.



Aldo è, dunque, portato al carcere perugino di Capanne. A casa resta solo il figlio, un ragazzino di quattordici anni. E’ venerdì 12 ottobre 2007. Il lunedì successivo avrebbe dovuto incontrare il gip per la conferma dell’arresto ma verso le 8 di domenica 14 ottobre viene trovato morto in cella. Non sono trascorse neanche quarantott’ore. Che cosa è successo? Dall’autopsia effettuata il giorno seguente mergono risultati a dir poco sconcertanti.



Prima, infatti, si riscontra la rottura di due vertebre, poi di due costole. Infine, guarda caso, si nega tutto. Di certo ci fu un'emorragia celebrale e un'altra, di 200 ml, al fegato. Qualcuno ha parlato addirittura di quattro emorragie.



Tutto normale? Pare proprio di no. Si tratta paradossalmente di un’anormalità destinata, se non si cambia rotta, a diventare da noi norma, consuetudine. Si sta verificando quanto mirabilmente narrato da José Saramago in Cecità. Tornano in mente proprio le parole di un personaggio del racconto dello scrittore portoghese: “Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono”.



Il gup di Perugia martedì scorso ha, intanto, rinviato a giudizio al 28 giugno prossimo l'agente della polizia penitenziaria che era allora in servizio per omissione di soccorso, omissione di atti di ufficio e falso. E mentre si prepara la mobilitazione per l’11 dicembre, giorno in cui è stata fissata l’udienza per esaminare la richiesta di archiviazione avanzata dal pm della Procura di Perugia e sicuramente nella città umbra arriverà, tra gli altri, Marco Pannella, si sta cercando di assicurare un sostegno a Rudra Bianzino, adesso sedicenne e studente liceale, rimasto nel giro di due anni privo di padre, di madre, stroncata dal dolore, di nonna e con uno zio, Ernesto, giunto espressamente dalla Germania ma disoccupato.



Sergio Rovasio, segretario generale della Delegazione radicale nel Gruppo parlamentare del PD, si è fatto promotore di una raccolta di fondi su un conto corrente postale intestato ad Ernesto Radici: il codice IBAN è IT55F0760103000000098108012. L’indirizzo: Voc. 22 Caselle, 06026 Pietralunga (PG)



Un altro conto corrente è stato aperto da Beppe Grillo presso Banca Etica, IBAN: IT61R0501812100000000128988, BIC: CCRTIT2T84A intestato a: "PER RUDRA BIANZINO".

Non si può restare indifferenti.

zulux
27-11-09, 21:18
La triste storia di Rudra

• da L'Opinione del 27 novembre 2009

di Dimitri Buffa

Bianzino, un giovane di sedici anni reso orfano dal proibizionismo sulle droghe e dalla legge che porta anche il suo nome, forse il presidente della Camera Gianfranco Fini la rinnegherà, come ha già in parte fatto con la normativa sull’immigrazione che porta il nome Bossi - Fini. Infatti anche la terribile legge che porta il suo nome, e che lungi dall’avere salvato alcun tossico dal suo destino di tossicodipendenza, annovera invece una sequela di lutti come conseguenza delta sua applicazione. E a quattro anni dalla sua forzata approvazione ha sinora ottenuto un unico risultato: riempire le carceri italiane di emarginati dello sballo pesante e di innocui spinellatori. Il falegname Aldo Bianzino era il classico alternativo che si ritira a fare l’artigiano in Umbria in un piccolo casale insieme alla moglie e all’unico figlio, chiamato Rudra in onore della sua innocua filosofia indiana fatta di non violenza, yoga, meditazione, vegetarianesimo e, perché no?, di qualche canna occasionale. Bianzino fu arrestato il 12 ottobre 2007 con un blitz che fu venduto sui tg regionali dell’Umbria quasi come un’operazione contro il cartello di Medellin. Gli trovarono cinquanta piccole piante di marijuana nell’orto e un paio di etti di erba essiccata. Valore stupefacente del tutto? A livello di principio attivo, lo stesso che può dare una cinquantina di grammi di hashish importato dal Nepal. Non certo dosi da spacciatore. Sprezzanti del ridicolo gli inquirenti dissero che "erano stati sequestrati 30 euro proventi dello spaccio". Ci mancavano solo i complimenti del capo della polizia per la "brillante operazione" e agli ingredienti della propaganda proibizionista non sarebbe mancato nu’la. I complimenti ovviamente non » ci furono: Bianzino da incensurato quale era avrebbe dovuto attendere cori la moglie, Roberta Radici, arrestata anche lei benché non avesse mai fatto uso di cannabis, la convalida dell’arresto del gip tranquillamente agli arresti domiciliari. E che poteva fare? Scappare in Colombia da Pablo Escobar? Invece fu trasferito nello stramaledetto carcere di Capanne a Perugia. Il giorno dopo la moglie era stata rilasciata e lui invece era alla morgue. Probabilmente pestato da qualcuno durante il fermo in caserma oppure all’entrata in carcere, Bianzino morì. E un anno dopo, incapace di continuare a curarsi un tumore al seno a causa del dolore, lo seguì al cimitero anche la moglie Roberta. L’autopsia fatta dal medico legale Luca Lalli il 16 ottobre parlava di triplice trauma cranico e di lesioni degli organi interni, milza e fegato Inoltre del sangue fu ritrovato nell’addome e nelle pelvi. Un pestaggio scientifico senza lasciare segni esterni, contrariamente a quanto è avvenuto per il povero Stefano Cucchi, la cui morte ha contribuito a riaprire tutti questi casi dimenticati tra cui quello di Bianzino. Dimenticati peraltro da tutti tranne che dai Radicali italiani che già nel 2007 con un’interrogazione di Sergio D’Elia chiedevano giustizia per lui e per quelli come lui che muoiono ogni mese se non ogni giorno dimenticati in qualche carcere italiano, dove il più delle volte si trovano per avere violato la legge Fini-Giovanardi. Fatto sta che quando Aldo Bianzino viene portato in carcere il 12 ottobre dei 2007, alle 19 circa, è in buone condizioni generali di salute, così riporta il diario clinico. Il pm Giuseppe Petrazzini, che aveva fatto arrestare Aldo e la sua compagna la sera dei venerdì 12 ottobre 2007, è lo stesso magistrato che ha avuto in carico le indagini sul suo successivo decesso avvenuto nella notte tra il 13 e il 14. Aldo era stato visto da un medico, che l’aveva riscontrato sano e da un avvocato d’ufficio, col quale aveva parlato verso le 17 di sabato. Non sono state mai rese disponibili registrazioni di telecamere su ciò che è avvenuto successivamente, né, dopo il decesso, la cella risulta sia stata isolata e sigillata, né che siano stati chiamati per un intervento i reparti speciali di indagine dei carabinieri. A detta degli altri detenuti del reparto, durante la notte Aldo aveva suonato più volte il campanello d’allarme ed aveva invocato l’assistenza di un medico, sentendosi anche, pare, mandare al diavolo dall’assistente del corridoio, la guardia carceraria Gian Luca Cantore. Per ora è l’unico che rischia di pagare qualcosa . per questa morte perché il prossimo sette dicembre ci sarà davanti al gip di Perugia l’udienza preliminare per omissione di soccorso. E il povero orfano Rudra, vittima della legge Fini - Giovanardi e della violenza delle istituzioni carcerarie? Per ora gli fa da tutore il fratello del padre ammazzato in carcere ed è stato "politicamente adottato" dai Radicali italiani che in qualche maniera lo hanno aiutato anche economicamente. Per lui ha fatto qualcosa di buono persino Beppe Grillo che ha raccolto 80 mila euro con uno spettacolo vincolandoli in banca a suo favore e rendendoglieli disponibili per quando avrà diciotto anni. Ma Rudra Bianzino rischia di non riuscire neanche a finire gli studi liceali non parliamo di quelli universitari. E scrivendo di lui la speranza è. Capo dello Stato prenda a cuore la sorte di Rudra Bianzino, un adolescente senza più famiglia perché qualcuno ha scambiato una modesta operazione di polizia di provincia per una grande operazione anti droga.

libertando
29-11-09, 23:44
solidarietà a Rudra Bianzino!

Nicola
01-12-09, 18:29
Ricordando il caso Bianzino nel solco della rivolta gandhiana nonviolenta

di Tommaso Ciacca

Il 14 ottobre del 2007, ero segretario dell’associazione radicale perugina, e avevo l’abitudine di leggere i giornali locali con una certa attenzione, dando un’occhiata anche alle cronache più periferiche della mia regione.



Quella mattina, era domenica, mi colpì un articolo del Giornale dell’Umbria sulla cronaca di Città di Castello, dal titolo: “Brillante operazione di polizia, maxi piantagione di cannabis, arrestata coppia tifernate”. Le manette erano scattate per B.A. e R.R e c’era anche la foto delle piante sequestrate.



Non potevo sapere che nel momento in cui leggevo quell’articolo, Aldo Bianzino era già morto nel carcere di Capanne a Perugia e la sua compagna Roberta Radici era stata da poco rilasciata per poter stare vicino al figlio Rudra, minorenne di appena 14 anni, rimasto solo con la nonna ultranovantenne.



Quell’articolo mi aveva colpito perché l’operazione di polizia così ben sbandierata, si era svolta in una zona che conosco. Siamo in alta collina-montagna, sopra il paese di Pietralunga, raggiungibile con difficoltà, sull’Appennino umbro-marchigiano. Luoghi dove si trovano casolari isolati, spesso abitati da chi, venendo da fuori regione (il fenomeno ebbe inizio negli anni’80 perché i prezzi erano più bassi che nella vicine Marche o in Toscana) ha scelto una vita appartata, improntata alla dimensione spirituale, di chi vive di coltivazioni biologiche o organizza nei week-end corsi di Yoga, Reiky, per la meditazione. Siamo proprio lontani dai centri abitati e pensare che lì possano svolgersi grandi traffici per lo spaccio,da portare ad un blitz di polizia così clamoroso, mi parve davvero originale.



I giorni successivi esce sulla stampa la notizia della morte in carcere di B.A., cioè di Aldo Bianzino. Inizialmente le poche note di cronaca parlano di malore, infarto, morte naturale. Poi, dopo l’autopsia fatta dal medico legale Dott. Luca Lalli il 16 ottobre, trapelano alcuni elementi che per la verità non vengono riportati da tutta la stampa locale. Vi dedica particolare attenzione Francesca Bene del Giornale dell’Umbria, una giornalista capace e coraggiosa che aveva fatto un bella inchiesta sul caso di Francesco Narducci, il medico perugino, morto in circostanze misteriose nel 1985 al lago Trasimeno.



Quando il quarantaquattrenne Aldo Bianzino, viene portato in carcere il 12 ottobre del 2007, alle 19 circa, è in buone condizioni generali di salute, così riporta il diario clinico. Ma l’esame autoptico che esclude pregresse patologie cardiache mette in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all’encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Però pur in presenza di queste notizie non c’è una reazione né nell’informazione, né tra le istituzioni e i partiti. Alcuni giornali non ne parlano o danno scarso rilievo al fatto.



A questo punto mi sento con alcuni compagni, tra i quali Massimiliano Camilletti e Carlo Ruggeri e decidiamo di scrivere una breve lettera ai giornali (che viene pubblicata insieme a quella di alcuni amici di Aldo che appartengono ad una comunità are-krishna) per chiedere che si faccia luce su quanto accaduto e esprimendo la nostra vicinanza alla famiglia. Parliamo con i giornalisti. Ricordo di aver chiamato anche il medico legale che aveva svolto l’autopsia, ma chiaramente non può dirmi nulla.



Invio una mail per far girare il più possibile la notizia in rete, in particolare ad un forum a quel tempo molto frequentato nel capoluogo umbro , “Perugialife”. (un articolo di Emanuele Giordana sul Manifesto del 1 novembre ricorda come iniziò la mobilitazione a Perugia)

Bioetica: La tragica storia di Aldo Bianzino (http://bioetiche.blogspot.com/2007/11/la-tragica-storia-di-aldo-bianzino.html)) .



Dopo aver pubblicato il 21 ottobre sul nostro sito ( radicaliperugia.org Blog Archive Aldo Bianzino (http://radicaliperugia.org/2007/10/aldo-bianzino.html#comments) ) l’appello perché si facesse luce su questa morte da proibizionismo, riceviamo messaggi da chi ha conosciuto Aldo e Roberta. Eccone alcuni frammenti:



“ciao,sono una carissima amica di Aldo Bianzino, della sua compagna Roberta e del loro figlio di 14 anni Rudra. Vi do questa descrizione del nucleo familiare perchè leggiate anche dietro questo drammatico caso prima di tutto umano…Ho vissuto molti anni in Sud America e davvero non credevo di dovermi trovare a soffrire lo stesso dolore che per un caso simile ho sofferto laggiù…Fate luce su questo assassinio di un uomo, un fratello, fra gli esseri più pacifici e tranquilli che conoscessi perchè nessuno debba più piangere la morte di chi è affidato in consegna alle pubbliche carceri! Flavia Bianca”.



…”Abbiamo avuto la fortuna di conoscere tanti anni fa Aldo. Era un amico e un fratello per noi. Ora siamo sconvolti, non ci sembra possibile che una persona come lui, dolce, pacifica e mite, sia potuta rimanere vittima di una cosa così orribile… Andrea e Betty”.



…”Anch’io sono un’amica di Aldo Bianzino di Roberta e Rudra. Posso solo confermare, se ancora necessario, che Aldo era una persona mite e tranquilla e che non avrebbe mai potuto provocare rabbia omicida a nessuno…Marilena.”



…” Anch’io ho avuto la fortuna di conoscere Aldo. Uomo mite e falegname operoso. Conosco Roberta, sua compagna di vita, non moglie, ma vera compagna di tutti giorni, sia quelli più facili e spensierati sia quelli più difficili, quelli in cui bisogna far quadrare i conti e spaccare il centesimo. Spero che la verità emerga presto, sopratutto per Rudra, il loro ragazzo adolescente. Per confermare a questo ragazzo, presto uomo, che la giustizia c’è, che la giustizia esiste, nonostante ciò che ha dovuto vivere direttamente sulla sua pelle. Un saluto Tiziana”



Veniamo contattati da alcuni amici di Aldo e incontriamo Rai Das ad Umbertide che ce lo descrive come un uomo pacifico che aveva scelto di vivere in Umbria nella nonviolenza. Tramite Radio Carcere, una breve viene pubblicata sul Riformista. Telefoniamo a Sergio D’Elia , allora deputato della Rosa nel Pugno, che presenta subito, insieme a Bruno Mellano una interrogazione parlamentare il 25 ottobre 2007. Si chiede al Ministro della giustizia “…quali ulteriori strumenti informativi disponga sui fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per far piena luce sulle cause che hanno determinato la morte di Aldo Bianzino.”

Con il passare dei giorni va costituendosi un comitato che chiede “verità e giustizia per Aldo” veritaperaldo (http://veritaperaldo.noblogs.org/) (comitato al quale il 26 novembre 2009 è stata riconosciuta la costituzione di parte civile nel processo).



Noi radicali, per primi a muoverci sulla vicenda, facciamo quello che possiamo, ma i mezzi sono quelli che sono e quando insieme ad una amica vado a casa di Rudra per incontrare Roberta, possiamo portarle solo un piccolo contributo economico (avevamo aperto un conto corrente postale pubblicizzandolo sul sito radicaliperugia.org (http://www.radicaliperugia.org) ). Roberta era malata e senza il compagno che faceva il falegname, la possibilità di tirare avanti era davvero difficile. Quello che ci lascia sconcertati è che non c’è alcun esponente delle istituzioni locali, nessun consigliere regionale, nessun sindaco, che sente la necessità di fare un sopralluogo in carcere o di intervenire pubblicamente, un qualcosa di cui vergognarsi.



Fortunatamente era allora sottosegretario alla giustizia il nostro “doppia tessera” Luigi Manconi. Di sua iniziativa il 27 ottobre visita il carcere di Capanne e incontra privatamente Roberta Radici e Rudra Bianzino.



Durante il congresso di Radicali Italiani di quell’anno, Marco Cappato in diretta su “Radio Radicale” dà la notizia. Perugia, il 2 novembre diventa famosa nel mondo per il delitto di Meredith Kercher, al quale verrà riservato a lungo un ampio spazio nei media e di cui si occuperà più volte il salotto Rai di “Porta Porta”, dove per vicende come quella di Aldo Bianzino non c’è spazio.



Il 10 novembre 2007 si tiene a Perugia una grande manifestazione, organizzata dal comitato “Verità per Aldo”. Più di un migliaio di persone marcia per le vie della città. Noi radicali siamo presenti con le bandiere del PRT. Con Emanuele Salerno prepariamo un grande striscione “PER LA VITA DEL DIRITTO DENTRO E FUORI DAL CARCERE”.



Aldo Bianzino e Roberta erano una coppia di fatto, che con il figlio Rudra e la nonna da anni si erano stabiliti in quel casolare sopra Pietralunga. Aldo lascia altri due figli maggiorenni, Elia e Aruna, la cui mamma, Gioia Toniolo, marcia insieme a Roberta quel 10 novembre. Gioia e Aldo si erano sposati anni fa e proprio in questo periodo era in corso l’iter per il divorzio.



I tre figli di Aldo sopra un camioncino, danno il via alla manifestazione. Ci sono attivisti della sinistra umbra, anarchici, Prc, Cobas, ultras delle curve di Perugia e Ternana. Tante le associazioni presenti . C’è chi arriva da Roma, dalla Toscana o da più lontano.

E’ una manifestazione nonviolenta, senza incidenti, dove amici di Aldo, familiari, cittadini, movimenti, chiedono verità, giustizia, denunciando l’assurdità delle leggi proibizioniste. Noi abbiamo fin dall’inizio collaborato con alcuni esponenti del comitato che si è costituito, anche se vi è stata qualche incomprensione e tensione in certi frangenti, ma siamo certi di aver dato il nostro contribuito per il buon esito dell’iniziativa.



Una seconda autopsia e i riscontri istologici della prima, accreditano la tesi della rottura di una aneurisma cerebrale. Rimangono le lesioni epatiche, la presenza di sangue in addome e comunque, pur accettando l’ipotesi medico legale, l’emorragia cerebrale può essere conseguenza di un forte stress di tipo fisico con rialzo improvviso dei valori pressori che erano assolutamente nella norma durante la visita sanitaria effettuata in carcere.



Alcune domande poi sorgono spontanee fin dall’inizio: “perché il PM che ha ordinato l’arresto è lo stesso magistrato che segue le indagini relative al decesso?” “perché la cella dove era detenuto Aldo, a quanto è dato sapere, non è stata sigillata e controllata dalla polizia scientifica?” “come mai l’archiviazione è stata subito richiesta?” “perché la coppia fu portata in carcere nel fine settimana quando fino al lunedì i due non avrebbero potuto incontrare il magistrato? E perché in carcere, potendo essere anche trattenuta presso il commissariato di Città di Castello?”” non si potevano prevedere gli arresti domiciliari?” “perché arrestare entrambi lasciando praticamente solo il figlio Rudra?””le telecamere del carcere hanno funzionato?”. I dubbi sono davvero tanti.



Quello che questa vicenda mette ulteriormente a nudo è l’assoluta inadempienza delle istituzioni verso quelle stesse leggi che proprio le istituzioni hanno prodotto. Nell’ottobre del 2006 è stata approvata dal consiglio regionale dell’Umbria la legge sul garante delle persone private della libertà personale. Ebbene ad oggi, novembre 2009, quella figura non è stata mai nominata. Su questo e sulla vicenda Bianzino teniamo il 16 novembre 2007 a Perugia una conferenza stampa con Gianfranco Spadaccia, allora garante dei detenuti del Comune di Roma (Conferenza stampa sulla vicenda di Aldo Bianzino (morto nel carcere di Capanne lo scorso 14 Ottobre) | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/scheda/240218?format=32))



Due giorni prima della conferenza stampa il direttore del carcere viene invitato dal consiglio comunale su sollecitazione di alcuni consiglieri con i quali siamo in contatto. Al direttore per la verità non viene chiesto molto, sembra una chiacchierata. Ma è lui ad accusare l’assenza di “scambio” tra la città e il carcere, che soffre in questo senso un ulteriore isolamento sociale.

Ecco la registrazione dell’audizione grazie a “Radio Radicale”



Audizione del Direttore del Carcere di Perugia nell'ambito della 3ª Commissione Consiliare Permanente del Consiglio Comunale di Perugia | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/scheda/239967/audizione-del-direttore-del-carcere-di-perugia-nellambito-della-3-commissione-consiliare-permanente-del-co)





Grazie invece a “Notizie Radicali” con articoli di Francesco Pullia (Notizie Radicali - il giornale telematico di Radicali Italiani (http://www.radicali.it/newsletter/view.php?id=107505&numero=7159&title=NOTIZIE) ) alla Agenda Coscioni (Cala il silenzio sulla vicenda Bianzino | Associazione Luca Coscioni (http://www.lucacoscioni.it/cala_il_silenzio_sulla_vicenda_bianzino)) e al sito di RR ( Aldo Bianzino: quando il proibizionismo uccide... ?naturalmente? | Fai notizia - il primo sito di giornalismo partecipativo (http://www.fainotizia.it/2007/12/08/aldo-bianzino-quando-il-proibizionismo-uccide-naturalmente)) c’è la possibilità di far “girare” nella galassia, quanto accaduto.



Ci appelliamo più volte nel dicembre del 2007 ai consiglieri regionali perché si adoperino e si proceda alla nomina del garante dei detenuti. E il 17 gennaio 2008 una delegazioni dei radicali umbri incontra il Presidente del Consiglio Regionale Mauro Tippolotti, al quale viene consegnata una lettera : “..La ringraziamo per questo incontro che come radicali abbiamo richiesto
e che ha come oggetto il tema della "legalità a partire dalle istituzioni".
Era questo anche il titolo di un appello fatto a Lei e a tutti i consiglieri regionali inviato il 6 Dicembre 2007 alla stampa locale in cui chiedevamo risposta al perché ad oltre un anno dalla legge regionale non fosse stato nominato il garante dei detenuti.
Quell'appello, come spesso accade per i nostri interventi ed iniziative, trovò spazio online, ma non sulle colonne dei quotidiani umbri. Il tema dell'informazione è l'altro elemento indispensabile per la crescita democratica della società, ma in ogni occasione della nostra azione politica abbiamo cercato di far riferimento alla necessità che le istituzioni siano il luogo dove il diritto debba prendere corpo senza esitazioni.
Gentile Presidente, siamo rimasti sconcertati per quanto accaduto adAldo Bianzino il 14 Ottobre 2007 ed è anche in seguito a quella vicenda che abbiamo sentito la necessità di rivolgerci a Lei. Innanzitutto è palese quanto siano dannose le leggi proibizioniste inmateria di droghe e le modalità applicative delle stesse. Ciò che abbiamo chiesto fin dall'inizio, è verità, luce su quanto accaduto all'interno del carcere di Capanne. Avremmo gradito per altro un
segnale di presenza, di partecipazione, di richiesta di informazione da parte delle cariche istituzionali locali. E da parte nostra non c'è stata la corsa a processi preventivi ma
abbiamo voluto affermare la necessità che possa vivere il diritto dentro e fuori dal carcere…”.



Vengono incontrati nei primi mesi 2008 anche molti consiglieri regionali dove il tema del garante e la vicenda Bianzino vengono poste all’ordine del giorno

:: Radicali.it :: (http://www.radicali.it/view.php?id=116130)

:: Radicali.it :: (http://www.radicali.it/view.php?id=117069)



Nell’aprile del 2008 il fratello, i genitori di Aldo, membri del comitato e radicali scrivono una lettera per chiedere che Nessuno Tocchi Caino possa in qualche modo prendere parte al processo: “…noi che abbiamo condiviso giorni e attimi di grande intensità con Aldo Bianzino, noi compagni e amici che abbiamo conosciuto la sua storia, apprezzato le sue doti, il suo calore, marciato per chiedere verità e giustizia…nel nome della nonviolenza e del diritto…rivolgiamo un accorato appello ha chi ha dimostrato di saper lottare per il rispetto dei diritti fondamentali. Aldo non era sicuramente Caino ma un sistema di leggi proibizioniste e criminogene lo ha ingiustamente inteso tale…” . Sergio D’Elia dà l’ok, affidando all’avvocato Mauro Fonzo il compito di verificare questa possibilità. Mauro Fonzo dichiara “Dal caso Bianzino, inoltre la Associazione Nessuno Tocchi Caino che mi ha nominato difensore della Associazione stessa per quanto riguarda le iniziative eventualmente da prendere, dal caso Bianzino, dicevo, l’associazione nessuno Tocchi Caino prende le mosse per affermare l’assoluta necessità che il carcere venga sempre più considerato come una istituzione che non può vivere isolata ma che deve vedere la compresenza e vivere nella collaborazione con il garante dei detenuti e con ogni altra seria istituzione che ne mitighi l’isolamento e l’autoreferenzialità”



Ma tale richiesta viene respinta dal Tribunale.

Nell’agosto 2008 Maria Antonietta Coscioni , parlamentare radicale del gruppo PD alla Camera, visita insieme a Pierfranesco Pellegrino il carcere di Capanne. Maria Antonietta ricorda nel comunicato la vicenda Bianzino.



:: Radicali.it :: (http://www.radicali.it/view.php?id=127734)



Andrea Maori e Tommaso Ciacca il 14 ottobre 2008 ad un anno dalla morte di Aldo Bianzino presentano, una petizione al Parlamento Europeo. Dalla Nazione Umbria di quel giorno: “…PRESENTANO la petizione in una data che non verrà dimenticata: stamattina, a un anno dalla morte di Aldo Bianzino, i Radicali di Perugia si rivolgono al Parlamento europeo. «Chiediamo a Strasburgo — spiegano Andrea Maori dell’associazione Radicale, e Tommaso Ciacca, del Comitato nazionale dei Radicali — di intervenire nei confronti del Consiglio regionale del’Umbria, affinché venga avviata una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia”



L’11 novembre 2008 i radicali manifestano davanti al palazzo della Regione e chiedono che la legalità venga ripristinata. In quel’occasione alcuni consiglieri rispondono “L’80% delle leggi approvate rimane nel cassetto! E un consigliere dell’attuale PdL :” i nostri elettori non sono tossicodipendenti, a loro non interessa il garante”.



Il 22 gennaio 2009 il radicale Michele Guaitini scrive al Presidente della Repubblica e la sua lettera viene sottoscritta dalla associazione radicale perugina “Nello specifico noi Radicali, da sempre attenti al rispetto delle regole democratiche, da più di un anno stiamo denunciando l’illegale inadempienza della Regione in merito mancata nomina del Garante dei detenuti, istituito con la legge regionale n. 13 del 18 ottobre 2006, entrata in vigore il 15/11/2006 che stabilisce all’articolo 10 c. 1 l’obbligo di nomina da parte del Consiglio Regionale entro 90 giorni. Il termine è scaduto il 13 febbraio 2007, cioè quasi due anni fa”.



Durante la campagna elettorale nella primavera del 2009 più volte viene ricordato Aldo Bianzino e denunciata la vicenda dai radicali che partecipano oltre che con la lista europea Bonino/Pannella anche con una lista locale “LiberiAmo Perugia”. Durante il comizio congiunto delle due liste in Piazza della Repubblica a Perugia, Marco Cappato ricorda due nomi sui quali gli umbri dovrebbero riflettere: quello di Luca Coscioni e quello di Aldo Bianzino.



Marco Cappato rivolgendosi dal palco il 30 maggio 2009 ai cittadini di Perugia: “ guardate, noi vi portiamo qui a Perugia due nomi, sui quali vi chiediamo il voto. Il nome di Aldo Bianzino, una persona arrestata per qualche pianticella di cannabis e morta in circostanze non verificate in queste prigioni, arrestata questa persona da una legge criminale e criminogena, quella proibizionista sulle droghe che regala alle mafie internazionali, ai talebani, al terrorismo i profitti immensi della droga proibita…c’è un movimento politico che ha l’intera classe dirigente incandidabile alle lezioni locali perché ha fatto disobbedienza civile contro queste leggi proibizioniste…noi questa presenza davanti al potente palazzo del Partito Democratico la dedichiamo ad Aldo Bianzino, una persona ammazzata dalle leggi proibizioniste e questa presenza la dedichiamo ad un grande umbro ad un grande cittadino dell’Umbria del quale non sapete più nulla…voi non lo sapete più, non lo ricordate più, questa è la regione di Luca Coscioni, della battaglia della ricerca scientifica …” Manifestazione con i candidati al Parlamento Europeo della Lista Bonino - Pannella e con i candidati al Consiglio Comunale di Perugia della lista "Liberiamo Perugia" | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/scheda/280307/manifestazione-con-i-candidati-al-parlamento-europeo-della-lista-bonino-pannella-e-con-i-candidati-al-cons) )



Rita Bernardini il 27 luglio 2009 presenta un'altra interrogazione parlamentare a risposta scritta, firmata da tutti i parlamentari radicali alla Camera dei Deputati. poche settimane. Si chiede tra l’altro al Ministro competente :

“se, in particolare, non intenda adottare le opportune iniziative affinché sia istituita una commissione ministeriale per chiarire le eventuali responsabilità amministrative connesse con la morte del detenuto di cui si è detto in premessa e se il Governo non ritenga necessario un urgente ripensamento della politica fino ad oggi adottata per combattere il problema della diffusione delle droghe, ed in particolare sulla necessità che anche l’attività di coltivazione di sostanza stupefacente il cui ricavato sia destinato ad uso esclusivamente personale sia depenalizzata in conformità a quanto previsto dal referendum del 1993;”



E’ grazie poi a persone come Sergio Rovasio che ti rendi conto di quanto sia grande questo partito. E’ sua l’idea di invitare Rudra Bianzino al Congresso Radicale di Chianciano a metà novembre 2009. Rudra accetta volentieri anche se questo per lui è una dura prova. Parla con senno e maturità, c’è chiaramente un riconoscersi, una profonda vicinanza. Dopo quell’evento una ulteriore, più forte mobilitazione sia sul piano politico che su quello umano è in corso.

C’è da aiutare subito lo zio tutore nell’affrontare le incombenze del quotidiano e ci sono atti di grande generosità a partire a quello di Marco Pannella. E poi c’è un obiettivo “SI alla verità NO all’archiviazione”. L’udienza a porte chiuse è fissata per l’11 dicembre a Perugia. Quel giorno e forse ancor più nei giorni precedenti dovremmo far sentire con forza la nostra voce nel solco della rivolta nonviolenta gandhiana da portare avanti .

Burton Morris
05-12-09, 01:18
Perugia: 9 e 11 dicembre, Verità su Aldo Bianzino e dibattito sull'antiproibizionismo

Perugia, 4 dicembre 2009

All'VIII Congresso di Radicali Italiani di Chianciano, Rudra Bianzino ci ha raccontato la drammatica vicenda che ha coinvolto lui e la sua famiglia. Rudra, studente liceale, sedicenne, rimasto solo, senza padre, senza madre. Il padre, Aldo, nonviolento, artigiano, amante della natura, morto nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 in circostanze ancora da chiarire, poche ore dopo l'arresto per coltivazione e detenzione di marijuana.

Le cronache parlarono inizialmente di decesso per un malore naturale. Ben presto, si capì, però, che forse le cose erano andate diversamente. Va detto, tra l'altro, che Aldo era entrato sanissimo in carcere.

Un primo esame autoptico, escluse patologie cardiache pregresse e mise, invece, in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all'encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Una seconda autopsia, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell'addome. Pur accettando l'ipotesi del medico legale, si affermò che l'emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione.

Prima di ascoltare la testimonianza di Rudra, al congresso radicale è stato proiettato un video con un'intervista delle Iene alla madre, Roberta Radici. E' probabilmente l'ultimo documento lasciatoci dalla compagna di Aldo. Il dolore ha, infatti, infierito sul suo corpo già malato. Roberta non ce l'ha fatta. Si è spenta affidando a noi l'impegno a chiedere verità e giustizia sulla morte di Aldo.

Qualche settimana fa, il gup di Perugia ha rinviato a giudizio al prossimo 28 giugno, per omissione di soccorso e atti di ufficio e falso, l'agente della polizia penitenziaria in servizio durante la detenzione.

Rudra ha deciso di iscriversi a Radicali Italiani, ci ha messo al corrente delle notevoli difficoltà che deve affrontare. E' stato affidato alla tutela dello zio Ernesto Radici, giunto appositamente dalla Germania, è attualmente senza lavoro. Al Congresso ci ha chiesto di essere presenti all'udienza dell'11 dicembre. quando il Giudice dovrà pronunciarsi ancora una volta se archiviare o meno l'inchiesta.

Come radicali abbiamo deciso di essere presenti, numerosi, a Perugia per manifestare fuori dal palazzo. Per questo motivo abbiamo organizzato alcune iniziative alle quali ti preghiamo di non mancare:

Mercoledì 9 dicembre alle ore 11.30, a Perugia, conferenza stampa con Ernesto Radici, zio e tutore di Rudra Bianzino, Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani, Gianfranco Spadaccia, membro del Comitato di Radicali Italiani, Liliana Chiaramello, Segretaria dell'Associazione "Giovanni Nuvoli" radicaliperugia.org, Tommaso Ciacca, impegnato sin dal primo momento sulla vicenda Bianzino, rappresentanti dei grillini di Perugia e del Comitato Verità su Aldo Bianzino;

Venerdì 11 dicembre con Emma Bonino a Perugia davanti al Tribunale Via 14 Settembre a partire dalle ore 8,30 mobilitazione straordinaria dei radicali, degli amici di Beppe Grillo e del Comitato "Verità su Aldo Bianzino" contro l'archiviazione del caso;

Venerdì 11 dicembre a Perugia alle ore 15,30 all'università di Perugia, presso la Facoltà di Scienze Politiche, dibattito aperto su Antiproibizionismo con Claudia Sterzi, Segretaria Ass. Radicale Antiproibizionista, Michele Rana, membro del Comitato di Ri, Carla Cicoletti, Docente di Sociologia della devianza; Alvano Fiorucci, giornalista Rai.

Contiamo sul Tuo prezioso apporto, sulla tua partecipazione,

Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani

Liliana Chiaramello, segretaria Ass.ne "Giovanni Nuvoli", radicaliperugia.org

Francesco Pullia, Circolo radicale "Ernesto Rossi" di Terni

Tommaso Ciacca, militante radicale

Burton Morris
07-12-09, 20:23
Il Caso Bianzino. Una lettera ai compagni

di Mario Staderini, Liliana Chiaramello, Francesco Pullia, Tommaso Ciacca

Cari compagni,

come saprai al VII Congresso di Radicali Italiani di Chianciano, Rudra Bianzino ci ha raccontato la drammatica vicenda che ha coinvolto lui e la sua famiglia. Rudra, studente liceale, sedicenne, è rimasto solo, senza padre, senza madre. Il padre, Aldo, nonviolento, artigiano, amante della natura, è morto nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 in circostanze ancora da chiarire, poche ore dopo l’arresto per coltivazione e detenzione di marijuana.



Le cronache parlarono inizialmente di decesso per un malore naturale. Ben presto, si capì, però, che forse le cose erano andate diversamente. Va detto, tra l’altro, che Aldo era entrato sanissimo in carcere.



Un primo esame autoptico, escluse patologie cardiache pregresse e mise, invece, in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all’encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Una seconda autopsia, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell’addome. Pur accettando l’ipotesi del medico legale, si affermò che l’emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione.



Prima di ascoltare la testimonianza di Rudra, al congresso radicale è stato proiettato un video con un’intervista delle “Iene” alla madre, Roberta Radici. E’ probabilmente l’ultimo documento lasciatoci dalla compagna di Aldo. Il dolore ha, infatti, infierito sul suo corpo già malato. Roberta non ce l’ha fatta. Si è spenta affidando a noi l’impegno a chiedere verità e giustizia sulla morte di Aldo.



Qualche settimana fa, il gup di Perugia ha rinviato a giudizio al prossimo 28 giugno, per omissione di soccorso e atti di ufficio e falso, l'agente della polizia penitenziaria in servizio durante la detenzione.



Rudra ha deciso di iscriversi a Radicali Italiani, ci ha messo al corrente delle notevoli difficoltà che deve affrontare. E’ stato affidato alla tutela dello zio Ernesto Radici, giunto appositamente dalla Germania, è attualmente senza lavoro. Al Congresso ci ha chiesto di essere presenti all’udienza dell’11 dicembre. quando il Giudice dovrà pronunciarsi ancora una volta se archiviare o meno l’inchiesta.



Come radicali abbiamo deciso di essere presenti, numerosi, a Perugia per manifestare fuori dal palazzo. Per questo motivo abbiamo organizzato alcune iniziative alle quali ti preghiamo di non mancare:



Mercoledì 9 dicembre alle ore 11.30, a Perugia, conferenza stampa con Ernesto Radici, zio e tutore di Rudra Bianzino, Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani, Gianfranco Spadaccia, membro del Comitato di Radicali Italiani, Liliana Chiaramello, Segretaria dell’Associazione “Giovanni Nuvoli” radicaliperugia.org, Tommaso Ciacca, impegnato sin dal primo momento sulla vicenda Bianzino, rappresentanti dei grillini di Perugia e dell Comitato Verità su Aldo Bianzino.



Venerdì 11 dicembre con Emma Bonino a Perugia davanti al Tribunale Via 14 Settembre a partire dalle ore 8,30 mobilitazione straordinaria dei radicali, degli amici di Beppe Grillo e del Comitato ‘Verità su Aldo Bianzino’ contro l’archiviazione del caso.



Venerdì 11 dicembre a Perugia alle ore 15,30 all’Università di Perugia, presso la Facoltà di Scienze Politiche, dibattito aperto su Antiproibizionismo con Claudia Sterzi, Segretaria Ass. Radicale Antiproibizionista, Michele Rana, membro del Comitato di Radicali Italiani, Carla Cicoletti, Docente di Sociologia della devianza; Alvaro Fiorucci, giornalista Rai.



Contiamo sul vostro prezioso apporto, sulla tua partecipazione,

Burton Morris
09-12-09, 20:11
Caso Bianzino: venerdì 11 dicembre mobilitazione dei Radicali davanti al tribunale di Perugia, con Ilaria Cucchi ed Emma Bonino

9 dicembre 2009


Venerdì prossimo, 11 dicembre, il Giudice dovrà pronunciarsi per la terza volta sull’opposizione presentata dai legali dalla famiglia Bianzino alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Aldo.
Contro l’archiviazione del caso, affinché sia fatta luce sulla vicenda e resa giustizia ad Aldo, come chiesto dal giovane figlio Rudra, venerdì mattina dalle ore 8.30, i Radicali terranno una mobilitazione straordinaria davanti al Tribunale di Perugia (via 14 settembre), alla quale prenderanno parte anche ILARIA CUCCHI, sorella di Stefano, e la Vicepresidente del Senato EMMA BONINO.

LA VICENDA DI ALDO BIANZINO
Aldo Bianzino, nonviolento, artigiano, amante della natura, è morto nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 in circostanze ancora da chiarire, poche ore dopo l’arresto per coltivazione e detenzione di marijuana.
Le cronache parlarono inizialmente di decesso per un malore naturale. Ben presto, si capì, però, che forse le cose erano andate diversamente. Va detto, tra l’altro, che Aldo era entrato sanissimo in carcere.
Un primo esame autoptico, escluse patologie cardiache pregresse e mise, invece, in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all’encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Una seconda autopsia, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell’addome. Pur accettando l’ipotesi del medico legale, si affermò che l’emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione.
Aldo e la sua compagna Roberta Radici erano stato fermati in seguito al ritrovamento di alcune piante di marjiuana nel giardino della loro tenuta a Città di Castello, dove vivevano insieme al figlio Rudra e all’anziana madre. Rudra all’epoca aveva quattordici anni.
Roberta Radici è morta nel giugno scorso e poco tempo dopo è venuta a mancare anche la nonna di Rudra che, rimasto solo, oggi vive con uno zio nominato suo tutore.

Burton Morris
09-12-09, 20:11
Carceri, Staderini: Cucchi e Bianzino vittime del proibizionismo

Perugia, 9 dicembre 2009

• Da note di agenzia lette a RadioRadicale

C'e' un filo rosso che lega il caso di Aldo Bianzino a quello di Stefano Cucchi, entrambi morti in carcere a causa del proibizionismo. Lo ha detto questa mattina il segretario nazionale dei Radicali italiani, Mario Staderini, a Perugia per presentare il presidio organizzato venerdi' mattina davanti al tribunale della citta' umbra, cui prenderanno parte anche Emma Bonino e Ilaria Cucchi. La mobilitazione, fissata per le 8:30, e' stata indetta per chiedere che non venga archiviato il fascicolo per omicidio volontario nel caso del falegname 40enne che fu trovato senza vita il 14 ottobre 2007 nel carcere perugino di Capanne."Bianzino - ha ricordato Staderini - fu arrestato per la detenzione di alcune piante di marijuana cosi' come Cucchi e' finito in carcere per un reato legato alla droga. Entrambi i casi dimostrano come il proibizionismo sia il vero crimine di questo paese perche' affolla le carceri, crea vittime e lascia orfani come Rudra Bianzino che a 14 anni si e' trovato il padre morto senza sapere perche'". Sul caso Bianzino, Staderini vorrebbe che "questo caso locale diventasse nazionale per chiedere che si parli di proibizionismo, malagiustizia e sovraffollamento delle carceri" e ha ricordato come ci sia in Parlamento, in attesa di essere calendarizzata, una mozione dei Radicali che impegna il governo ad affrontare il tema carceri immediatamente.
CASO BIANZINO: BONINO E ILARIA CUCCHI VENERDI' A PERUGIA =
Ci saranno Emma Bonino e Ilaria Cucchi venerdi' mattina al presidio davanti al tribunale di Perugia per chiedere che venga fatta piena luce sulla morte di Aldo Bianzino, il falegname trovato morto il 14 ottobre 2007 in una cella del carcere di Capanne. Venerdi' il gip Massimo Ricciarelli dovrebbe pronunciarsi sull'opposizione, presentata dai familiari di Bianzino, all'archiviazione del fascicolo per omicidio volontario, chiesta dal pm Giuseppe Petrazzini dopo che una perizia ha stabilito che la morte fu dovuta a un aneurisma celebrale. Versione contestata dalla famiglia. La mobilitazione, fissata per le 8:30, e' organizzata dai Radicali italiani e dal comitato 'Verita' e giustizia per Aldo' con la partecipazione degli amici di Beppe Grillo di Perugia. In quella giornata i Radicali hanno indetto uno sciopero della fame di 24 ore. Sempre venerdi', Emma Bonino chiedera' di essere ricevuta dalla governatrice dell'Umbria, Maria Rita Lorenzetti, per cercare di sbloccare la legge regionale per l'istituzione del garante per i detenuti e il sostegno delle istituzioni per Rudra Bianzino, figlio del falegname, nel frattempo rimasto orfano anche della madre.
MEREDITH: STADERINI, QUANTO HA SPESO RAI PER ATTENZIONE MORBOSA? = Quanto sono costati al servizio pubblico i casi Meredith, Cogne, Garlasco approfonditi in maniera morbosa sulla Rai anziche' discutere dei veri problemi della giustizia e delle carceri?. Lo ha chiesto il segretario nazionale dei Radicali italiani Mario Staderini, stamani a Perugia per presentare il presidio di venerdi' davanti al tribunale del capoluogo umbro sul caso della morte in carcere di Aldo Bianzino. "Il processo Meredith - ha spiegato - ha calamitato attenzione e spese enormi da parte della Rai, con servizi giornalistici quasi quotidiani per due anni e innumerevoli puntate di approfondimento a partire 'da Porta a Porta'. E' ora che iniziamo a chiederci quanto tutto cio' e' costato a noi cittadini". Riferendosi poi allo sviluppo di alcuni casi sotto la pressione dell'attenzione mediatica, Staderini ha affermato che "l'azione giudiziaria delle procure non puo' essere dettata da Porta a Porta".
TV: RADICALI: QUANTO COSTANO PROCESSI MEZ-COGNE-GARLASCO?
Quanto sono costati al sistema giudiziario italiano e a quello radiotelevisivo pubblico i processi Meredith, Garlasco e Cogne?': a chiederlo e' stato oggi il segretario dei Radicali Mario Staderini che a Perugia e' intervenuto alla presentazione di una mobilitazione sulla vicenda di Aldo Bianzino.L'esponente radicale ha parlato di 'approfondimenti morbosi' compiuti al posto di trasmissioni 'che dovrebbero affrontare invece problemi veri come quelli della malagiustizia'. 'Processi per reati piu' gravi per la convivenza civile come ad esempio le rapine - ha detto Staderini - non hanno fondi e milioni di famiglie sono vittime della malagiustizia solo perche' i media non se ne occupano'.'L'agenda giudiziaria delle procure - ha detto ancora Staderini - non puo' essere dettata dai salotti tv come quello di Porta a porta che gia' detta l'agenda politica italiana'.

il Gengis
11-12-09, 20:52
Non archiviamo il caso Bianzino

• da Europa del 8 dicembre 2009

di Francesco Pullia

“Brillante operazione di polizia, maxi piantagione di cannabis, arrestata coppia tifernate”. Questo il titolo che campeggiava domenica 14 ottobre 2007 su un quotidiano umbro a diffusione regionale, con tanto di foto, nell’articolo, delle piantine sequestrate. La “brillante operazione di polizia” aveva portato all’arresto, il 12 ottobre, di Aldo Bianzino, 43enne, tradotto nel carcere perugino di Capanne, e della sua compagna, Roberta Radici. Bianzino non era un narcotrafficante. Idealista, nonviolento, vegetariano, influenzato dalla spiritualità orientale, aveva scelto di vivere in montagna, sopra Pietralunga. Per campare faceva l’artigiano, il falegname, e, stando a quel che si dice, era anche molto bravo e stimato. Voleva stare appartato, con la sua compagna e il figlio Rudra, lontano dal clamore cittadino, in sintonia con la natura e con uno stile più consono alla sua indole. Chi conosce l’Umbria, sa benissimo che non sono pochi coloro che, stanchi della routine metropolitana, decidono di mollare tutto, ristrutturano casolari abbandonati accettando volentieri un po’ di stenti pur di dedicarsi alla ricerca interiore.
Bianzino tutto era fuorché un individuo pericoloso, tale da giustificare un blitz in pompa magna. A renderlo, come milioni di italiani, un “delinquente” era ed è una legge probizionista sulla droga che continua a mietere vittime e a portare alla saturazione il sistema carcerario, una legge fuori di ogni logica che, con buona pace dei vari Giovanardi ma anche dello stesso Fini, ogni anno regala incalcolabili fortune alla criminalità organizzata. Il suo reato? Farsi in santa pace qualche canna, magari con qualche amico, senza ledere niente e nessuno. Quando, quella domenica del 2007, le locandine strillarono la “brillante operazione”, Aldo Bianzino era già morto in carcere e, in un primo momento, all’insaputa della sua compagna che era stata rilasciata per potere stare accanto al figlio allora quattordicenne. Cosa accadde realmente in quelle trentasei ore tra le mura del penitenziario? Le cronache inizialmente parlarono di morte per un malore naturale. Ben presto, si capì che forse le cose erano andate diversamente. Innanzitutto va detto che Bianzino entrò sanissimo in carcere.
L’esame autoptico, effettuato il 16 ottobre dal dott.
Luca Lalli, escluse patologie cardiache pregresse e mise, invece, in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all’encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Il 27 ottobre 2007 Sergio D’Elia e Bruno Mellano, allora parlamentari della Rosa nel Pugno, venuti a conoscenza del caso tramite i radicali umbri, e in particolare dal dott. Tommaso Ciacca, anestesista e dirigente del partito, rivolsero un’interrogazione al ministro della giustizia.
Nel frattempo si costituì il comitato “Verità e giustizia per Aldo” e due giorni dopo, il 27 ottobre, Luigi Manconi, sottosegretario alla giustizia, si recò in visita al carcere di Capanne e privatamente da Roberta Radici, compagna di Bianzino, e dal figlio Rudra. Il 10 novembre, a Perugia si svolse una manifestazione nonviolenta con la partecipazione di numerosi giovani provenienti da varie parti d’Italia.
Intanto, una seconda autopsia accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell’addome.
Pur accettando l’ipotesi del medico legale, si affermò che l’emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione.
I dubbi prendevano, intanto, consistenza. Ci si chiese e ci si chiede, ad esempio, come mai le indagini relative al decesso fossero seguite dallo stesso magistrato che aveva ordinato l’arresto di Bianzino, come mai la cella dove l’artigiano era stato rinchiuso non fosse stata sigillata e sottoposta a controllo da parte della polizia scientifica, come mai si sia subito richiesta l’archiviazione del caso e, ancora, come mai Aldo e Roberta fossero stati portati in carcere nonostante si sapesse che, trattandosi di un fine settimana, non sarebbe stato possibile alcun incontro con il magistrato prima del lunedì successivo.
Nell’aprile del 2008 i parenti di Aldo, alcuni esponenti dell’apposito comitato nonché i radicali rivolsero domanda affinché fosse consentito all’Associazione Nessuno Tocchi Caino di partecipare, in qualche modo, al processo. La richiesta venne respinta. Il 27 luglio Rita Bernardini, radicale nel gruppo del Pd, ha presentato un’altra interrogazione a risposta scritta con cui si è chiesto al ministro competente l’istituzione di «una commissione ministeriale per chiarire le eventuali responsabilità amministrative connesse con la morte del detenuto» nonché «un urgente ripensamento della politica fino ad oggi adottata per combattere il problema della diffusione delle droghe, ed in particolare sulla necessità che anche l’attività di coltivazione di sostanza stupefacente il cui ricavato sia destinato ad uso esclusivamente personale sia depenalizzata in conformità a quanto previsto dal referendum del 1993».
Verso la fine di novembre, intanto, il gup di Perugia ha rinviato a giudizio al prossimo 28 giugno, per omissione di soccorso, omissione di atti di ufficio e falso, l’agente della polizia penitenziaria in servizio durante la detenzione di Bianzino. «A detta degli altri detenuti del reparto – ha denunciato il padre di Bianzino – durante la notte Aldo aveva suonato più volte il campanello d’allarme ed aveva invocato l’assistenza di un medico, sentendosi anche, pare, mandare al diavolo dall’assistente del corridoio». Adesso c’è il rischio che nell’udienza fissata a porte chiuse per venerdì 11 dicembre si tenti nuovamente la strada dell’archiviazione.
Se ciò avvenisse sarebbe un ennesimo duro colpo alla giustizia nel nostro paese. Per questo i radicali, e non solo loro, si stanno mobilitando ed è previsto l’arrivo a Perugia di Emma Bonino. È evidente l’estrema gravità della vicenda ed è inammissibile che il parlamento, radicali e Luigi Manconi a parte, non ne prende atto. Il Pd, in particolare, non può ignorarla o prenderla sottogamba.
Sarà il nuovo segretario, Pierluigi Bersani, a Perugia l’11 dicembre? Potrebbe essere un segnale di svolta.

Burton Morris
17-12-09, 09:45
Archiviato il caso Bianzino. Bonino, Pannella e Bernardini: la decisione è grave perché non sarà possibile fare luce su alcuni lati oscuri della vicenda

Roma, 16 dicembre 2009

• Dichiarazione di Emma Bonino, Marco Pannella e Rita Bernardini

Con l'archiviazione dell'inchiesta, da parte del Tribunale di Perugia, del caso di Aldo Bianzino, morto in circostanze misteriose nel carcere di Perugia la notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 dopo 36 ore dal suo arresto, sarà praticamente impossibile fare luce su una vicenda che ha molti lati oscuri. A cominciare dagli esiti discordanti delle due autopsie che furono fatte immediatamente dopo il decesso: infatti il primo esame autoptico escluse patologie cardiache pregresse e mise invece in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue nell'addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all'encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi; un secondo esame autoptico, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell'addome. Pur accettando l'ipotesi del medico legale, si affermò che l'emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione. Le conseguenze di questo decesso in carcere sono state drammatiche per la famiglia di Aldo Bianzino, pochi mesi dopo la suocera di Aldo morì e da pochi mesi è morta di dolore anche la compagna Roberta. Il figlio Rudra, minorenne, rimasto solo con lo zio Ernesto, si trova ora senza nonna e genitori. Ci sorprende questa decisione del Tribunale di Perugia, cercheremo di capire cosa ha spinto i magistrati a questa decisione dell'archiviazione che era già stata proposta in altre due occasioni. Saremo al fianco del nostro compagno, iscritto a Radicali Italiani, Rudra Bianzino che al nostro ultimo Congresso ci chiese di aiutarlo nella ricerca della verità di quanto accaduto a suo padre Aldo.

Burton Morris
17-12-09, 09:46
Archiviato il caso Bianzino. Bonino, Pannella e Bernardini: la decisione è grave perché non sarà possibile fare luce su alcuni lati oscuri della vicenda

Roma, 16 dicembre 2009

• Dichiarazione di Emma Bonino, Marco Pannella e Rita Bernardini

Con l'archiviazione dell'inchiesta, da parte del Tribunale di Perugia, del caso di Aldo Bianzino, morto in circostanze misteriose nel carcere di Perugia la notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 dopo 36 ore dal suo arresto, sarà praticamente impossibile fare luce su una vicenda che ha molti lati oscuri. A cominciare dagli esiti discordanti delle due autopsie che furono fatte immediatamente dopo il decesso: infatti il primo esame autoptico escluse patologie cardiache pregresse e mise invece in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue nell'addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all'encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi; un secondo esame autoptico, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell'addome. Pur accettando l'ipotesi del medico legale, si affermò che l'emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione. Le conseguenze di questo decesso in carcere sono state drammatiche per la famiglia di Aldo Bianzino, pochi mesi dopo la suocera di Aldo morì e da pochi mesi è morta di dolore anche la compagna Roberta. Il figlio Rudra, minorenne, rimasto solo con lo zio Ernesto, si trova ora senza nonna e genitori. Ci sorprende questa decisione del Tribunale di Perugia, cercheremo di capire cosa ha spinto i magistrati a questa decisione dell'archiviazione che era già stata proposta in altre due occasioni. Saremo al fianco del nostro compagno, iscritto a Radicali Italiani, Rudra Bianzino che al nostro ultimo Congresso ci chiese di aiutarlo nella ricerca della verità di quanto accaduto a suo padre Aldo.
:: Radicali.it :: (http://www.radicali.it/view.php?id=150819)

Burton Morris
25-12-09, 22:35
Caso Bianzino: il figlio,voglio la verità. Il legale, lacune nei referti, Pannella, caso ignorato dai media

18 dicembre 2009


Da un lancio d’agenzia letto a Radio Radicale
Non c' erano gli estremi per archiviare il caso. Sono troppi i punti oscuri. Io voglio solo la verita', non cerco necessariamente un colpevole ma voglio sapere cosa e' successo con sicurezza la' dentro due anni fa'. Rudra Bianzino ha quasi 17 anni e da tempo si batte per capire come e' morto il padre Aldo, trovato senza vita nell' ottobre 2007 nel carcere di Perugia 36 ore dopo essere stato arrestato perche' nell' orto di casa gli erano state trovate alcune piante di marijuana. Con il ragazzo, rimasto solo dopo la morte della madre, si sono schierati i Radicali che contestano l' archiviazione dell' inchiesta a carico di ignoti per omicidio decisa la scorsa settimana dal gip del capoluogo umbro. Per tenere alta l' attenzione sulla vicenda, Marco Pannella oggi ha voluto accanto, nella sede del partito, Rudra e il suo legale, l' avvocato Massimo Zagarelli. 'Siamo qui per chiedere verita' - ha detto il leader radicale - e devo dire grazie al programma 'Le Iene' che si e' occupato della morte di Bianzino'. Pannella ha accusato gli organi di stampa e le tv di aver trascurato il caso preferendo dedicare attenzione ed energie a casi mediatici come Garlasco e l' omicidio di Meredith Kercher. Rudra Bianzino e' rimasto solo nella sua battaglia per la verita' dopo che la madre, Roberta Radici, che da subito si era battuta per chiedere giustizia per la morte del marito, e' stata stroncata recentemente da un male incurabile. 'Nonostante l' archiviazione - ha detto l' avvocato Zagarelli - continueremo a raccogliere elementi per far riaprire le indagini. Ci sono innumerevoli lacune e zone d' ombra nei rapporti sulla morte di Bianzino, contraddizioni e mancanza di riscontri anche nelle visite mediche fatte ad Aldo. Tutto questo lo facciamo in nome di Roberta che non si e' mai rassegnata e ha chiesto fino all'ultimo chiarezza sulla morte del proprio compagno'. Aldo Bianzino, falegname di 42 anni, fu arrestato per possesso di marijuana insieme con la compagna, che poi venne rilasciata. La morte dell' uomo - nella notte tra il 13 e il 14 - e' stata attribuita ad una emorragia seguita ad un aneurisma cerebrale e il gip, nel disporre l' archiviazione, ha ritenuto che le conclusioni dei consulenti medico-legali non lasciano margini di dubbi e giudicato insussistenti gli elementi relativi a una morte causata da azioni violente compiute in carcere. Secondo i Radicali, invece, 'le due autopsie fatte subito immediatamente dopo il decesso hanno dato esiti discordanti'. Per fare luce sulla morte del detenuto si era anche costituito a livello nazionale un 'Comitato verita' per Aldo'. Per aiutare e sostenere economicamente la compagna e il figlio di Bianzino si era mobilitata anche l' attrice Franca Rame.

Burton Morris
26-12-09, 14:53
Il digiuno di Pannella, i casi Toriello, Cucchi, Bianzino, Frapporti…
L’inferno del carcere di Bologna

di Valter Vecellio

Con oggi siamo al quindicesimo giorno di sciopero della fame di Marco Pannella, nell’ambito del Grande Satyagraha Mondiale. Quindici giorni senza che nessuno si sia ancora chiesto, tra i direttori di giornale, gli editorialisti, i commentatori e chi insomma fa opinione – o almeno si crede la faccia – si sia chiesto che cosa voglia e perché Pannella si astiene dal cibo. Per questo, anche se non solo per questo, si si sente la mancanza di un Pier Paolo Pasolini, di un Leonardo Sciascia, di un Eugenio Montale, di un Arrigo Benedetti…



Strage di diritto, strage di legalità e verità, strage di persone ci ricorda spesso Pannella. Ed è così. Ogni giorno. Ieri la storia di Marco Toriello, il detenuto che si è impiccato nel carcere di Salerno. La sorella di Marco, Alfonsina chiede che su quella morte sia fatta chiarezza: “Pesava poco più di quaranta chili, aveva quasi certamente un tumore, ma veniva solo imbottito di psicofarmaci e non prendeva più le medicine per la cirrosi epatica. Non si reggeva in piedi: qualcuno deve spiegarmi come sia possibile che in quelle condizioni sia riuscito ad arrampicarsi alla grata e legarsi quella cinta al collo”.



Di questi casi ce ne sono tanti. Si prenda quello di Stefano Frapporti, scivolato tra l’indifferenza generale. Frapporti era incensurato, non aveva alcun problema personale, era stato fermato con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Rinchiuso nel carcere di Trento, la notte del 22 luglio scorso viene trovato impiccato. I magistrati hanno ora stabilito che non è colpa di nessuno se Frapporti si è tolto la vita, al massimo il suicidio potrebbe essere legato alle non molte tracce di cannabinoidi trovate nel suo sangue; evidentemente perché si ritiene che chi fuma una canna è più incline alla depressione e quindi al suicidio; e così è stata chiesta l’archiviazione. Come per Aldo Bianzino.



La sorella di Stefano Frapporti, Ida, chiede che sia fatta chiarezza e verità: “Mio fratello era sano, è finito in carcere in circostanze poco chiare, e poi si è suicidato. Vogliamo soltanto sapere perché. Chiediamo solo che siano svolte indagini, e qui le indagini non sono state fatte”.

E’ una richiesta minima, avanzata con molta compostezza e dignità. Come composte e dignitose sono le richieste di chiarezza e verità avanzate dal figlio di Aldo Bianzino, dalla sorella di Stefano Cucchi, dalla sorella di Marco Toriello.



E sempre per quel che riguarda il carcere. Alla Dozza, il carcere di Bologna, ci sono 1200 detenuti, dovrebbero essere 480, un indice di sovraffollamento del 137 per cento. I tossicodipendenti sono più di trecento, gli stranieri il 70 per cento del totale, il doppio della media nazionale. Fra i motivi che rendono la situazione invivibile, la gestione dei permessi e delle misure alternative alla detenzione da parte del Tribunale di sorveglianza. Nel 2009 le richieste di permesso premio accolte sono crollate dal 27 per cento al 14 per cento: 207 su 569 nel 2008 a 89 su 559 di quest’anno. Nei giorni scorsi i detenuti hanno dato vita a una rumorosa protesta, sbattendo le pentole contro le sbarre e invocando l’amnistia.

I sindaci di Bologna, i parlamentari e i politici potrebbero, dovrebbero occuparsene. Ma evidentemente sono impegnati in altro, al pari del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta. Questa la situazione, questi i fatti.

Burton Morris
26-12-09, 14:54
Il digiuno di Pannella, i casi Toriello, Cucchi, Bianzino, Frapporti…
L’inferno del carcere di Bologna

di Valter Vecellio

Con oggi siamo al quindicesimo giorno di sciopero della fame di Marco Pannella, nell’ambito del Grande Satyagraha Mondiale. Quindici giorni senza che nessuno si sia ancora chiesto, tra i direttori di giornale, gli editorialisti, i commentatori e chi insomma fa opinione – o almeno si crede la faccia – si sia chiesto che cosa voglia e perché Pannella si astiene dal cibo. Per questo, anche se non solo per questo, si si sente la mancanza di un Pier Paolo Pasolini, di un Leonardo Sciascia, di un Eugenio Montale, di un Arrigo Benedetti…



Strage di diritto, strage di legalità e verità, strage di persone ci ricorda spesso Pannella. Ed è così. Ogni giorno. Ieri la storia di Marco Toriello, il detenuto che si è impiccato nel carcere di Salerno. La sorella di Marco, Alfonsina chiede che su quella morte sia fatta chiarezza: “Pesava poco più di quaranta chili, aveva quasi certamente un tumore, ma veniva solo imbottito di psicofarmaci e non prendeva più le medicine per la cirrosi epatica. Non si reggeva in piedi: qualcuno deve spiegarmi come sia possibile che in quelle condizioni sia riuscito ad arrampicarsi alla grata e legarsi quella cinta al collo”.



Di questi casi ce ne sono tanti. Si prenda quello di Stefano Frapporti, scivolato tra l’indifferenza generale. Frapporti era incensurato, non aveva alcun problema personale, era stato fermato con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Rinchiuso nel carcere di Trento, la notte del 22 luglio scorso viene trovato impiccato. I magistrati hanno ora stabilito che non è colpa di nessuno se Frapporti si è tolto la vita, al massimo il suicidio potrebbe essere legato alle non molte tracce di cannabinoidi trovate nel suo sangue; evidentemente perché si ritiene che chi fuma una canna è più incline alla depressione e quindi al suicidio; e così è stata chiesta l’archiviazione. Come per Aldo Bianzino.



La sorella di Stefano Frapporti, Ida, chiede che sia fatta chiarezza e verità: “Mio fratello era sano, è finito in carcere in circostanze poco chiare, e poi si è suicidato. Vogliamo soltanto sapere perché. Chiediamo solo che siano svolte indagini, e qui le indagini non sono state fatte”.

E’ una richiesta minima, avanzata con molta compostezza e dignità. Come composte e dignitose sono le richieste di chiarezza e verità avanzate dal figlio di Aldo Bianzino, dalla sorella di Stefano Cucchi, dalla sorella di Marco Toriello.



E sempre per quel che riguarda il carcere. Alla Dozza, il carcere di Bologna, ci sono 1200 detenuti, dovrebbero essere 480, un indice di sovraffollamento del 137 per cento. I tossicodipendenti sono più di trecento, gli stranieri il 70 per cento del totale, il doppio della media nazionale. Fra i motivi che rendono la situazione invivibile, la gestione dei permessi e delle misure alternative alla detenzione da parte del Tribunale di sorveglianza. Nel 2009 le richieste di permesso premio accolte sono crollate dal 27 per cento al 14 per cento: 207 su 569 nel 2008 a 89 su 559 di quest’anno. Nei giorni scorsi i detenuti hanno dato vita a una rumorosa protesta, sbattendo le pentole contro le sbarre e invocando l’amnistia.

I sindaci di Bologna, i parlamentari e i politici potrebbero, dovrebbero occuparsene. Ma evidentemente sono impegnati in altro, al pari del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta. Questa la situazione, questi i fatti.
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