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gordon
21-04-09, 19:21
30-03-2009
TOSCANA: MARTINI, IMPEGNO REGIONE CONTRO PENA DI MORTE

(ASCA) - Firenze, 30 mar - ''Sono felice che siate qui, in questa sala 'Pegaso', il cavallo alato simbolo della Toscana e della sua storia come terra di diritti. La Toscana e' fortemente impegnata contro la pena di morte e lo e' da molto tempo. E' vero che in questi anni sono stati ottenuti importanti risultati in molte parti del mondo, ma non dovunque, e noi vogliamo e speriamo di ottenerne di nuovi in futuro''. Lo ha detto il presidende della Regione Toscana Claudio Martini, rivolgendosi ai delegati del comitato direttivo della Coalizione Mondiale contro la pena di morte, riunito stamani nella sede della Regione Toscana a Firenze.

Il lavoro dei 20 delegati che fanno parte del direttivo, in rappresentanza di enti pubblici e organizzazioni non governative di tutto il mondo si concludera' domani.

L'apertura dei lavori e' stata dell'assessore regionale alla cooperazione internazionale Massimo Toschi. Toschi ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto dalla Coalizione, che ha portato all'approvazione della moratoria sulla pena di morte da parte dell'Onu, e ha ribadito l'obiettivo della definitiva abolizione della pena capitale. In questo ambito Toschi ha osservato come ''l'impegno della Coalizione debba concentrarsi particolarmente nel convertire le grandi religioni monoteiste, Cristianesimo, Islam ed Ebraismo, ad una condanna netta della pena di morte e all'impegno per la sua abolizione. Ancora le grandi religioni mostrano troppe incertezze - ha continuato Toschi- nei confronti di un rifiuto netto verso questo che e' uno dei tre pilastri della cultura della morte e della violenza: la guerra, la tortura e, appunto, la pena di morte. E sono proprio questi che devono essere banditi dalla cultura giuridica dell'umanita', che deve avere al centro la vita e non la morte''.

afe/rg/lv

(Asca)

gordon
21-04-09, 19:21
Esteri

03/04/2009 - 13.10
PENA DI MORTE: NESSUNO TOCCHI CAINO, PROGETTO IN CONGO


(IRIS9 - ROMA, 3 APR - Abolire la pena di morte in Congo. E' l'obiettivo dichiarato di Nessuno tocchi Caino che ha messo in campo un vero e proprio progetto presentato oggi alla Camera da Sergio d'Elia, segretario dell'associazione, Emma Bonino, Vice-Presidente del Senato; Chantal Kanyimbo, Presidente dell'Associazione della Stampa congolese; Carlo Romeo, Direttore generale Segretariato Sociale RAI; Marco Baccin, Ministro plenipotenziario Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo. "Dopo il secondo voto dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali - ha spiegato D'Elia -, Nessuno tocchi Caino e' impegnata nell'attuazione della risoluzione a partire dal continente africano. L'abolizione della pena di morte nella Repubblica Democratica del Congo farebbe assumere a questo paese il ruolo di paese-simbolo - ad un tempo - del martirio dell'Africa, ma anche della capacita' di questo continente di sanare i suoi conflitti, approdare alla democrazia e lanciare messaggi di tolleranza". Il progetto "Abolizione delle pena di morte nella Repubblica democratica del Congo" e' finanziato al 50 percento dalla Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari Esteri del governo italiano, ed e' patrocinato dal segretariato sociale Rai e dall'associazione stampa congolese. Il progetto prevede due momenti: una conferenza al Parlamento congolese e l'organizzazione di una grande campagna di comunicazione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica che sara' curata da Oliviero Toscani attraverso un seminario di quattro giorni che si svolgera' a Kinshasa dal 9 al 12 giugno. Insomma, si fara' una campagna multimediale contro la pena di morte con spot, manifesti, articoli, slogan. "Bisogna battere alcuni pregiudizi - ha spiegato Chantal Kanyimbo - perche' l'opinione pubblica ritiene che la pena di morte sia uno strumento di espiazione e di deterrenza contro i reati". Per Emma Bonino si tratta di un "progetto originale, innovativo e ambizioso", ma se ci saranno risultati positivi altri paesi africani si uniranno a questa iniziativa.

MarDi

gordon
21-04-09, 19:22
PENA DI MORTE. Campagna per abolirla in Africa
03 aprile 2009



La promuove Nessuno Tocchi Caino

A volte non basta abolire la pena di morte se poi non si riesce a diffondere la cultura del diritto e delle garanzie. Parte da questo principio la campagna promossa da Nessuno Tocchi Caino per l'abrogazione delle esecuzioni capitali nel continente africano. L'organizzazione guidata da Sergio d'Elia, attraverso il finanziamento della Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri e con il patrocinio del segretariato sociale della Rai, ha deciso di cominciare questa battaglia partendo dalla Repubblica democratica del Congo, dove sono stati organizzati, dal 9 al 12 giugno 2009, una conferenza nazionale per la moratoria della pena di morte e un seminario, destinato a giornalisti e operatori della comunicazione, per diffondere nel Paese l'informazione su questo tema.

Dal 2003, ha riferito d'Elia, il Congo ha sospeso le esecuzioni e una commissione governativa, ha spiegato la presidente dell'Associazione della stampa congolese Chantal Kanyimbo, è al lavoro per riformare il codice penale e abrogare le norme sulla pena di morte. Ma al lavoro legislativo, ha aggiunto d'Elia, va affiancato l'impegno per diffondere nel Paese la cultura del diritto. «L'abolizione della pena di morte -ha affermato l'esponente dei Radicali - farebbe assumere alla Repubblica democratica del Congo il ruolo di Paese-simbolo nella capacità di questo continente di sanare i suoi conflitti, approdare alla democrazia e lanciare un messaggio di tolleranza». E qui entra in gioco il fotografo Oliviero Toscani, a cui è stato affidato il compito di realizzare una campagna di informazione abolizionista e di condurre un seminario sulla comunicazione sociale destinato a 50 tra giornalisti e operatori dell'informazione. «Per noi -ha aggiunto Chantal Kanyimbo- è essenziale che l'opinione pubblica venga sensibilizzata sul tema dell'abolizione della pena di morte. C'e' un imponente lavoro di informazione da fare».

gordon
21-04-09, 19:23
Pena di morte: il punto di Amnesty International PDF Stampa E-mail
martedì 24 marzo 2009

'La pena di morte è la punizione estrema. E' crudele, inumana e degradante. Nel XXI secolo non dovrebbe esserci più posto per decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni''. E' quanto dichiarato da Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International presentando il rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo.

Secondo il rapporto, "Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008", sono state messe a morte circa 2.390 persone in 25 paesi del mondo, in cui si è evidenziato un incremento del 50% a causa della Cina. Nel rapporto si legge infatti che "Solo in Cina hanno avuto luogo quasi tre quarti delle esecuzioni su scala mondiale, 1718 su 2390, dati che si teme potrebbero essere piu' elevati poiche' le informazioni sulle condanne a morte e le esecuzioni restano un segreto di stato".

Irene Khan, ha voluto comunque sottolineare come la situazione stia migliorando, "La buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di Paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, è che centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei Paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale".

Se infatti il 75% dei paesi del mondo hanno abolito la pena capitale, il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in soli cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati Uniti.

Per quanto riguarda gli USA, le esecuzioni nel 2008 sono state 37, 18 solo in Texas, e rappresenta il numero più basso dal 1995; ''E' chiaro che ormai anche negli Usa l'orientamento generale va cambiando,ha affermato Irene Kahn, stiamo progredendo verso un mondo senza pena capitale''.

Il rapporto analizza le singole zone geopolitiche, sottolineando come in Asia i paesi che ancora ricorrono alla pena di morte siano 11: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam.

La seconda zona con il più alto numero di esecuzioni (508) è la regione dell'Africa del Nord-Medio Oriente, solo in Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui segnaliamo otto minorenni, mentre in Arabia Saudita le esecuzioni sono state 102.

In Europa, l'unico stato a prevedere ancora la pena di morte è la Bielorussia, Amnesty International ha evidenziato come "non esistono dati o statistiche ufficiali", stimando che "piu' di 400 persone siano state messe a morte dal 1991, anno in cui la Bielorussia e' diventata indipendente". "L'intero procedimento che riguarda la pena di morte e' avvolto dal segreto, si legge nel documento di AI, I prigionieri e i loro familiari non sono informati sulla data dell'esecuzione; il corpo del condannato non viene restituito alla famiglia, ne' viene detto dove sia sepolto".

Nel 2004, la Corte costituzionale ha dichiarato che la pena di morte e' in conflitto con la Costituzione e che dovrebbe essere abolita dal Presidente e dal parlamento; Ai ha visitato il paese nell'ottobre scorso e ha dichiarato come "le autorita' non hanno ancora dimostrato la volonta' politica di intraprendere i necessari cambiamenti legislativi o di iniziare un ampio dibattito pubblico sull'argomento".

ALESSIA CARLOZZO

gordon
21-04-09, 19:24
Abolire la pena di morte in Congo, iniziativa di Nessuno tocchi Caino

venerdì 03 aprile 2009
“L’Africa è il luogo dove si decide il futuro di un mondo realmente condiviso”. Sono le parole di Marco Baccin, ministro plenipotenziario Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo MAE, durante conferenza stampa di presentazione del progetto di abolizione della pena di morte nella Repubblica democratica del Congo, sostenuto dall’associazione “Nessuno tocchi Caino”.

L’Africa, oltre a vantare il numero più alto di paesi abolizionisti, ha compiuto significativi passi in avanti rispetto al tema della pena capitale. Nel 2008 le esecuzioni in tutto il Continente sono state 19 contro le almeno 26 del 2007 e i paesi ad aver praticato la pena di morte sono stati 4 (e non 7 come nel 2007): Botswana, Libia, Somalia e Sudan.

“Nell’ultimo anno – ha spiegato Sergio D’Elia segretario di Nessuno tocchi Caino – Burundi, Mali e Togo hanno annunciato l’imminente abolizione della pena di morte e l’ultima esecuzione in Congo risale al gennaio 2003 quando, un mese dopo l’uccisione in segreto di 15 persone condannate dal tribunale militare, quest’ultimo è stato soppresso”.

Un risultato raggiunto anche grazie alla missione del 2003 a Kinshasa, la capitale del Congo, capeggiata da Nessuno tocchi Caino, Emma Bonino e Aldo Ajello. “L’incontro con il presidente Kabila – ha proseguito D’Elia – è stato decisivo perché fu egli stesso ad assumersi l’impegno di interrompere le esecuzioni e di fermare anche quelle previste di lì a poco per gli assassini del padre”.

La campagna di sensibilizzazione di cui Nessuno tocchi Caino si fa promotore, comprende la cooperazione di Oliviero Toscani, fotografo di fama mondiale, e della Rai: dal 9 al 12 giugno, infatti, Toscani condurrà un seminario sulla comunicazione multimediale a Kinshasa, cui parteciperanno pubblicitari, fotografi e giornalisti provenienti da diverse province del Congo con l’obiettivo di realizzare una campagna multimediale contro la pena di morte.

Emma Bonino ha sottolineato “L’originalità di questo progetto ambizioso che vede la triangolazione tra privati ed istituzioni tesa a creare una concreta cooperazione che funga da stimolo per gli altri paesi”. Non è casuale la scelta del Congo: esso costituisce il simbolo dei conflitti che colpiscono l’Africa ma anche della necessità e della possibilità di arrivare a soluzioni basate sulla democrazia e sulla tolleranza.

“L’Africa è anche nei punti centrali dell’agenda del G8 di cui l’Italia ha la presidenza” ha spiegato Baccin. “L’impegno italiano per l’affermazione del diritto inalienabile di ogni essere umano alla vita è costante e – ha proseguito il ministro – sfida la diffusione di un atteggiamento, incrementato dalla crisi globale che stiamo attraversando, che ritiene irrealizzabile una cooperazione costruttiva”.

Una cooperazione, quindi, che costituendo un dovere morale e un impegno internazionale, svolge un fondamentale interesse comune. (Em.M)

gordon
21-04-09, 19:25
Iran, condanna a morte per la ragazza-pittrice
venerdì 17 aprile 2009

“Spero che i colori mi restituiscano alla vita”. Sono le parole di Delara Darabi, 23enne iraniana con la passione per la pittura che il 20 aprile sarà impiccata: il 28 dicembre 2003, quando aveva 17 anni, si introdusse insieme al fidanzato Hamir Hossain 19enne, in casa di una cugina del padre per derubarla. La donna, Mahin, 58 anni, fu uccisa con una pugnalata e Delara si assunse la colpa, convinta dal ragazzo che, essendo minorenne, non sarebbe stata condannata a morte.

Solo più tardi rivelò che l’omicidio era stato commesso da Hamin ma ormai il tribunale di Teheran aveva già stabilito il giorno della sua impiccagione: condannata a morte nel 2005, la Corte Suprema confermò il verdetto nel 2007.

L’Iran, infatti, pur avendo ratificato la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia, punisce come adulti i bambini a partire dai 15 anni e le bambine dai 9. Delara e Hamin sono stati puniti con 3 anni di carcere, 50 frustrate per tentata rapina e 20 per la loro “relazione illecita”. Consegnata alla polizia dal padre che non volle parlarle una volta saputo che la cugina era stata uccisa, Delara fu portata nella prigione di Rasht dove, per sfuggire a una reclusione ingiusta che oltre alla libertà, le aveva sottratto la gioia della pittura e dei suoi colori, tentò il suicidio tagliandosi le vene nel 2007. Salvata e trasferita in un altro carcere della città iraniana, Delara ha potuto riprendere a dipingere e a disegnare - quando le sono stati sequestrati pennelli e colori - con le dita e il carboncino, aspettando il giorno della sua esecuzione. A inviarle l’occorrente dagli Stati Uniti è Lily Mazahery, attivista iraniana che si sta interessando anche di far conoscere il dramma e il talento di Delara esponendo le sue opere a Teheran e a Stoccolma.

Nonostante la difesa dell’avvocato Abdolsamad Khorramshahi che ha puntato sull’autopsia dimostrando che a pugnalare Mahin fu un destrorso, mentre Delara è mancina, i giudici sono stati irremovibili: il sistema giudiziario iraniano, infatti, non è basato sulle prove e i giudici possono condannare qualcuno sulla sola base della propria “intuizione”. Non importa neanche se, in questo caso specifico, la condanna a morte di un minorenne viola le leggi internazionali.

Le associazioni per i diritti umani hanno contato 150 bambini iraniani nel braccio della morte e la morte di almeno 8 minorenni solo nel 2008: dati che fanno dell’ Iran il secondo Paese dopo la Cina per numero di esecuzioni.

Unico caso in cui la pena di morte può essere revocata è se i parenti della vittima accettano del denaro in cambio della vita del condannato ma nel caso di Delara, la proposta non è stata accettata.

Toccanti le parole scritte da Delara due anni fa e rese pubbliche sul quotidiano iraniano “Etemad” dal suo avvocato: “Sai cosa significa essere prigioniero dei colori? Significa me. La mia vita dai 4 anni in poi è stata fatta di colori. Compiuti i 17 anni, li ho persi... Ora la sola immagine che appare ogni giorno davanti ai miei occhi è quella di un muro. Io Delara Darabi, incarcerata per omicidio, condannata a morte... mi sono difesa con i colori, le forme e le espressioni”. Tra tre giorni, le restituiranno la vita.

gordon
21-04-09, 19:25
DIRITTI UMANI. Radicali, interrogazione al governo su 128 iracheni a rischio esecuzione
ITALIA, 07:10:00

2009-04-11 ROMA
I deputati Radicali del Partito Democratico, primo firmatario l'On. Matteo Mecacci, hanno depositato un'interrogazione parlamentare a risposta scritta al Ministro degli Esteri e al Presidente del Consiglio dei Ministri per sapere quali iniziative intendano promuovere verso le autorità irachene affinché venga salvata la vita di 128 iracheni a rischio di imminente esecuzione.
Amnesty International ha recentemente lanciato un appello per salvare la vita dei 128 condannati a morte, alcuni dei quali accusati di omosessualità.
Le autorità irachene hanno fatto sapere di voler eseguire le condanne a morte a gruppi di 20 a settimana.
Nell'interrogazione si chiede se non si ritenga di intervenire affinche' gli aiuti dell'Italia all'Iraq siano vincolati al rispetto dei piu' elementari diritti civili e umani e se non si ritenga urgente sollecitare le autorita' irachene ad aderire alla richiesta Onu di moratoria contro la pena di morte.
Lo scorso febbraio il Governo italiano aveva fatto proprio un Ordine del Giorno dei deputati Radicali del Pd che prevede specifiche clausole per assicurare il rispetto dei diritti umani analoghi a quelli previsti dall'Unione europea relativamente al suo impegno di cooperazione con l'Iraq.
Per saperne di piu' : http://www.radicali.it/

gordon
21-04-09, 19:26
Il Colosseo oggi si accende in onore del New Mexico
[M.V. IX nr. 70 | 15-04-2009 10:24 | Enti del turismo]


l Governatore Bill Richardson ed il Reverendo Michael J. Sheehan, Arcivescovo di Santa Fe, sono parte della delegazione proveniente dal New Mexico, a cui verrà reso onore mercoledì 15 aprile durante una cerimonia che si svolgerà a Roma al Colosseo.
La comunità di Sant'Egidio, importante organizzazione della Chiesa Cattolica gestita da laici, che promuove il dialogo, la pace e la giustizia sociale organizzerà una cerimonia in onore della delegazione dello Stato del New Mexico guidata dal Governatore Bill Richardson che è riuscito ad abrogare la pena di morte in questo Stato.

La delegazione del New Mexico sarà inoltre presente all’udienza di Papa Benedetto XVI mercoledì 15 aprile.
La Comunità di Sant’Egidio ha dato vita alla tradizione di illuminare il Colosseo nel 2002, quando venne istituita la Giornata Internazionale per la Vita - Le Città contro la Pena di Morte è un anniversario che si ripete ogni anno per commemorare la data del 30 novembre 1786 quando, primo fra tutti gli stati dell’epoca, il Granducato di Toscana abolì la pena di morte.
Un'illuminazione speciale del Colosseo venne organizzata nel Dicembre del 2007, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dichiarò una moratoria internazionale contro la pena di morte in tutto il Mondo.

gordon
21-04-09, 19:26
15/4/2009 - Pena di morte
Accensione straordinaria e cerimonia al Colosseo



Roma - Il Governatore del New Mexico, Bill Richardson, l’Arcivescovo di Santa Fe, Michael Sheehan con l’On. Gail Chasey e Viki Elky, sono a Roma su invito della Comunità di Sant’Egidio.

Dal 2002 la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato il movimento mondiale delle “Città per la vita, Città contro la pena di morte” e il Colosseo illuminato in maniera eccezionale – in collaborazione con l’ACEA - è diventato il simbolo della campagna Internazionale per una giustizia capace sempre di rispettare la vita e la dignità umana.

Un'accensione straordinaria del Colosseo celebrerà il New Mexico e la legge che elimina la condanna a morte.
L'appuntamento è per stasera, dalle 20:15 alle 21:15, con la partecipazione di Mario Marazziti, della Comunità di Sant’Egidio, del Sindaco di Roma Gianni Alemanno, del Governatore Bill Richardson e dell’Arcivescovo di Santa Fe Michael Sheehan.

Il New Mexico è il 15mo Stato degli USA ad abolire la pena capitale.
Dopo molti tentativi di legislatori e della società civile, e dopo l’approvazione il 10 marzo 2009 da parte del Senato dello stato del New Mexico del disegno di legge che abolisce la pena di morte, il governatore Bill Richardson ha firmato la norma il 18 marzo scorso. Si tratta di una legge che sostituisce la pena di morte con l’ergastolo, senza la possibilità di sconti di pena. Il New Mexico è il quindicesimo Stato americano ad abolire la pena capitale. Segue di meno di due anni la legge approvata nel dicembre 2007 dallo Stato del New Jersey e firmata dal governatore Corzine il 17 dicembre, alla vigilia della storica approvazione da parte dell’Assemblea generale dell’Onu a New York della Risoluzione per una moratoria universale della pena di morte.

L’iniziativa del New Mexico è un esempio che potrebbe contagiarsi ad altri stati, dentro a fuori gli USA. Di recente molti altri stati hanno preso in considerazione leggi analoghe alla luce dell’evidenza di errori nel sistema giudiziario, dei numerosi casi di prigionieri nel braccio della morte innocenti, della crescente pressione delle famiglie delle vittime della criminalità e dell’importante risparmio che deriverebbe dall’abolizione delle pena di morte: tra i vari Stati, il Nebraska, il Maryland, il Kansas, il New Hampshire, il Colorado e il Montana.

gordon
21-04-09, 19:27
Comune di Empoli
IL CONSIGLIO COMUNALE DI EMPOLI A BARAK OBAMA: "LA PENA DI MORTE VA ABOLITA"
Mozione approvata all’unanimità da tutti i gruppi
Inoltrata tramite il Consolato fiorentino una lettera indirizzata al presidente degli Stati Uniti
Una lettera indirizzata al presidente degli Stati Uniti Barak Hussein Obama, inoltrata al capo di stato americano tramite il Consolato Usa di Firenze, nella quale si chiede una moratoria della pena di morte negli Stati Uniti. La richiesta è stata inviata nei giorni scorsi dal Comune di Empoli dopo che il Consiglio Comunale, nella seduta del 27 marzo, aveva approvato una mozione proposta da gruppo consiliare Udc. Una proposta che ha riscosso il favore di tutti i gruppi presenti in Consiglio, facendo registrate un voto di approvazione unanime.

“Nel momento in cui Lei si è appena insediato, come Presidente, su uno dei più importanti seggi del mondo – si legge nel testo della lettera inviata a Obama – Le facciamo arrivare una voce da quella terra, la Toscana, che , come stato, ebbe l’encomiabile primato ed i privilegio di abolire, per primo, la pena di morte. Abbiamo letto dalla stampa che si è già espresso con la tortura, crediamo che il sigillo migliore per chiudere questo argomento sarebbe, da persona saggia, l’abolizione della pena di morte.

Crediamo che uno Stato sovrano non possa uccidere nessuno dei propri “figli” in quanto tali, anche se questi si fossero macchiati delle colpe più esecrabili ed è con questo spirito che la imploriamo perché durante il suo mandato si adoperi con tutte le forze affinché venga abolita negli Stati Uniti ed in tutti gli stati del mondo quella vergognosa pratica che risponde al nome di pena di morte.

L’Italia ha già chiesto una moratoria nella sede più rappresentativa, le Nazioni Unite, speriamo che Lei, Presidente, la possa sentire come un vento saggio che spira dalla Toscana e dalla vecchia Europa verso il nuovo mondo, che Lei rappresenta, riuscendo a convincere Lei e la maggioranza del suo popolo che non si può continuare a comminare la pena di morte.

A sessant’anni dalla “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” poco è stato fatto nei vari paesi e nel mondo intero per rendere valida questa dichiarazione che ci dovrebbe rendere tutti uguali nel bene. Nello sforzo che dobbiamo continuare a fare tutti insieme, nessuno escluso, se crediamo in qualcosa che è al di sopra di noi, volendo rendere veramente valida questa dichiarazione dobbiamo intraprendere un cammino fermo e risoluto contro tutto ciò che lo impedisce, e quindi anche contro la pena di morte.

Nel formulare gli auguri più fervidi per Lei, per il suo popolo, per il suo mandato che è appena iniziato, perché questo nuovo anno 2009 che comincia con molte difficoltà di varia natura, possa portare la pace e la serenità a tutti e soprattutto una speranza a quelli che, nei vari stati del mondo, sono in attesa di una condanna che speriamo non debba essere mai più la “pena di morte”.

15/04/2009 13:37
Comune di Empoli

gordon
21-04-09, 19:27
MERCOLEDì 15 APRILE, PRESENTE IL GOVERNATORE RICHARDSON
Luci al Colosseo contro la pena di morte
Un'ora d'illuminazione in via eccezionale per celebrare l'abolizione della condanna capitale nel New Mexico

Il governatore Richardson davanti al Colosseo illuminato contro la pena di morte (Jpeg)
Il governatore Richardson davanti al Colosseo illuminato contro la pena di morte (Jpeg)
Luci eccezionali al Colosseo per celebrare l’abolizione della pena di morte in New Mexico. A festeggiare l'evento il governatore dello Stato americano, Bill Richardson, che il 18 marzo scorso ha messo la parola fine alla condanna capitale, l’Arcivescovo di Santa Fe, Michael Sheehan, il deputato Gail Chasey e Viki Elky, direttrice della coalizione contro la pena capitale, che si trovano a Roma su invito della Comunità di Sant’Egidio. La delegazione ha partecipato anche all’udienza con il Papa.

UN'ORA DI LUCI - Mario Marazziti, portavoce della Comunità, il sindaco Gianni Alemanno, Richardson, che ha rinunciato all’incarico di segretario al Commercio poco prima dell’insediamento dell’amministrazione Obama e, l’arcivescovo Sheehan, hanno assistito all’illuminazione eccezionale, in collaborazione con l’Acea, del Colosseo diventato «simbolo della campagna Internazionale per una giustizia capace sempre di rispettare la vita e la dignità umana». Il Colosseo è rimasto illuminato per un’ora, dalle 20.15 alle 21.15.

IL GOVERNATORE - Bill Richardson in mattinata ha incontrato Benedetto XVI che lo ha ringraziato, come ha raccontato lo stesso governatore del New Mexico:«Il Papa ha reagito positivamente e mi ha ringraziato». Richardson ha raccontato che una volta «ero a favore della pena di morte ma ho cambiato idea perché la vita in prigione senza possibilità di libertà condizionale o altri sconti di pena è una valida alternativa». Poi però, «ho cambiato idea -ha spiegato - perché l'opinione internazionale è cambiata ed è un errore che ancora gli Stati Uniti pratichino questa pena. Inoltre il costo delle esecuzioni è altissimo ed è molto più economico tenere in prigione il condannato. In più -ha proseguito il governatore- negli ultimi dieci anni ci sono stati 130 errori giudiziari negli Stati Uniti». Il governatore sostiene di avere preso la decisione il giorno stesso in cui ha firmato e «dopo essere andato in prigione di avere capito che la vita lì è peggio della morte».

Benedetto XVI saluta il gevernatore Richardson (Ansa)
Benedetto XVI saluta il gevernatore Richardson (Ansa)
NEW MEXICO - È il 15esimo Stato degli Usa ad abolire la pena capitale. Segue di meno di due anni la legge approvata nel dicembre 2007 dallo Stato del New Jersey e firmata dal governatore Corzine il 17 dicembre, alla vigilia della storica approvazione da parte dell’Assemblea generale dell’Onu a New York della Risoluzione per una moratoria universale della pena di morte. Dopo molti tentativi di legislatori e della società civile e dopo l’approvazione il 10 marzo 2009 da parte del Senato dello Stato del New Mexico del disegno di legge che abolisce la pena di morte, il governatore Bill Richardson ha firmato la norma il 18 marzo scorso. Si tratta di una legge che sostituisce la pena di morte con l’ergastolo, senza la possibilità di sconti di pena.

GLI ALTRI STATI USA - L’iniziativa del New Mexico è un esempio che potrebbe contagiarsi ad altri stati, dentro a fuori gli Usa. Di recente molti altri stati hanno preso in considerazione leggi analoghe alla luce dell’evidenza di errori nel sistema giudiziario, dei numerosi casi di prigionieri nel braccio della morte innocenti, della crescente pressione delle famiglie delle vittime della criminalità e dell’importante risparmio che deriverebbe dall’abolizione delle pena di morte: tra i vari Stati, il Nebraska, il Maryland, il Kansas, il New Hampshire, il Colorado e il Montana.


14 aprile 2009(ultima modifica: 16 aprile 2009)

gordon
21-04-09, 19:28
Mente in Pace: la pena di morte un delitto inumano sempre

Riceviamo da Andrea Castellino e volentieri pubblichiamo

“È stato il momento più cupo della mia vita professionale. Non sarebbe mai dovuto accadere. Kelsey avrebbe dovuto essere curato adeguatamente tanto tempo fa. Con lui il sistema ha fallito, mai nessuno ha mai denunciato questa mancanza.” Queste sono state le parole dell’avvocato di Kelsey Petterson, ricordando il momento in cui il suo cliente è stato condannato a morte, in un’intervista allo Houston Chronicle, 14 novembre 1999. Kelsey Petterson, un detenuto al quale fu diagnosticata una forma di schizofrenia paranoide, è stato messo a morte in Texas il 18 maggio 2004. Durante il processo, Patterson ha frequentemente interrotto le udienze con commenti privi di senso, accusando tutti, inclusi i suoi avvocati, di cospirare contro di lui e di essere stato costretto a subire interventi durante i quali degli 'impianti' erano stati inseriti nel suo corpo.
Patterson era accusato dell’omicidio di due persone.

Sulla colpevolezza di Patterson non vi sono dubbi, ma i crimini sono stati compiuti senza movente e quasi certamente sono stati il frutto di un peggioramento della sua malattia mentale. Nonostante prove evidenti della sua malattia, Patterson è stato dichiarato capace di sostenere il processo e l’esecuzione. Le persone affette da gravi forme di malattia mentale possono essere messe a morte negli Usa, a meno che non siano riconosciute legalmente incapaci. Ma gli standard usati per determinare la sanità mentale di un individuo risultano spesso poco efficaci. Ogni giorno ci sono prigionieri – uomini, donne e perfino minorenni – che sono messi a morte. Qualsiasi sia il crimine commesso e indipendentemente dalla colpevolezza o dall’innocenza, le loro vite sono spezzate a causa di un sistema di giustizia che vuole punire invece di riabilitare.

La pena di morte è la punizione più crudele, inumana e degradante perché viola il diritto alla vita. È irreversibile e può essere inflitta a innocenti. La pena capitale non ha mai dimostrato di essere un deterrente più efficace di altre punizioni. In tutti i paesi dove è in vigore, è usata in maggior misura nei confronti di poveri e di minoranze etniche e razziali. Spesso la sua applicazione è uno strumento di repressione politica. Amnesty International si oppone alla pena di morte in ogni circostanza e si adopera per la sua abolizione nel mondo. I trattati internazionali sui diritti umani garantiscono a ciascuno il diritto alla vita. La Dichiarazione universale dei diritti umani e gli altri strumenti internazionali adottati dal 1948 ad oggi proibiscono tutte le forme di “punizione o trattamento crudele, inumano e degradante”. Amnesty International ritiene che la pena di morte sia incompatibile con gli standard sui diritti umani. Qualunque sia il motivo per il quale un governo continui a mettere a morte prigionieri e qualsiasi sia il metodo utilizzato, la pena capitale resta una violazione dei diritti umani fondamentali. Sono ormai tantissime, in tutto il mondo, le persone che aggiungono la propria voce al coro di chi ha una posizione chiara e contraria alla pena di morte. Medici, avvocati, legislatori, sosi di Amnesty International e cittadini, tutti si mobilitano per fermare le esecuzioni e abolire la pena di morte.

Il 10 ottobre 2005 è stata celebrata in 50 paesi nel mondo, dall’Austria allo Zimbabwe, la terza Giornata mondiale contro la pena di morte. L’evento è stato promosso dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte (WCADP) che riunisce movimenti che difendono i diritti umani, associazioni di avvocati, sindacati, Comuni, Regioni. Per l’occasione sono stati organizzati concerti, proiezioni cinematografiche, conferenze, dibattiti televisivi e trasmissioni radiofoniche per poter parlare di pena di morte e diffondere il messaggio abolizionista. Dal 1990, più di 45 nazioni hanno abolito la pena di morte per tutti i reati. Al mese di giugno 2006, erano 87 i paesi completamente abolizionisti e gli ultimi in ordine di tempo a cancellare la pena capitale sono stati la Turchia, il Messico la Liberia e le Filippine. Altri paesi, tra i quali la Federazione Russa e la Corea del Sud hanno istituito una moratoria sulle esecuzioni. Nelle Filippine più di 1200 condannati a morte hanno ottenuto la commutazione della pena all’ergastolo; è il numero più alto di commutazioni mai avvenute nel mondo.

Amnesty International – Sezione italiana, Via G.B. de Rossi 10 – 00161 Roma Tel. 06 4490222, fax. 06 4490222, e-mail: info@amnesty.it
Sede di Cuneo: Via Busca 6 – 12100 Cuneo
www.amnesty.it/campagne/pena_di_morte
www.amnesty.org/deathpenalty

fonte: Amnesty International

MENTEINPACE
forum per il ben-essere psichico
Via Busca 6, 12100 Cuneo - tel. 0171.66303
menteinpace@libero.it

gordon
21-04-09, 19:28
La mozione del quarto congresso dall'Associazione "Radicali Napoli - Ernesto Rossi" PDF Stampa E-mail
domenica 19 aprile 2009

radicali napoli.jpgIl quarto congresso dell’associazione “Radicali Napoli – Ernesto Rossi”, riunito a Napoli il 17 Aprile 2009
Rileva

che i due finti poli creati in questi anni sono parte integrante di un unico grande partito, il partito unico nazionale, che nei fatti perpetua una tradizione di illegalità, di anticostituzionalità, di un assoluta assenza di regole.

Proprio nel momento in cui l’Europa ha bisogno più che mai di centrare i suoi obbiettivi di unità politica ( e in questa ottica non si deve aver paura di allargare l’unione ad altri soggetti come la Turchia), di rafforzare le istituzioni comunitarie per potersi sedere domani da protagonista e non da comparsa al tavolo dei protagonisti che decideranno le politiche globali, è essenziale che le istanze liberali siano presenti nel parlamento europeo.

La componente radicale in questi anni è stata il terminale delle domanda di libertà, di legalità, di stato di diritto che provengono da ogni parte del mondo: dal dramma della fame nel mondo (tema sollevato già negli anni 70), al tribunale penale internazionale, alla moratoria della pena di morte, a tutti i soggetti come il Dalai Lama, gli uguri, i montagnard o a tutta quella realtà degli arabi liberali.
Questa componente rischia di essere ora esclusa dal parlamento europeo per il disegno congiunto del partito unico nazionale.Preso atto di questo grave rischio, l’assemblea recepisce e fa propria la mozione dell’ultimo comitato nazionale di Radicali Italiani in cui: I responsabili dei soggetti politici della galassia radicale organizzati a partire dal fronte italiano - Lista Bonino / Pannella, Radicali italiani, Associazione Luca Coscioni - hanno confermato l’intenzione di realizzare un documento sulle responsabilità del Regime italiano nella scomparsa della legalità costituzionale della democrazia e dello stato di diritto. Il lavoro di preparazione del documento è in corso come vero e proprio satyagraha per la democrazia, che sarà formalizzato nelle prossime ore.

A condizione della realizzazione di tale documento, i Radicali confermano anche l'obiettivo della presentazione di liste autonome e della convocazione, subito dopo le elezioni europee, di una grande assemblea finalizzata a rilanciare obiettivi e speranze della rivoluzione liberale per la liberazione dal sessantennale regime partitocratico.

Nell'assenza di condizioni minime di democraticità dell'appuntamento elettorale europeo -denunciate in ogni modo presso le massime cariche dello Stato, a partire da quegli "obblighi costituzionali inderogabili" indicati dal Presidente della Repubblica sei mesi fa e totalmente disattesi sul piano del controllo e indirizzo della comunicazione politica e dell'assenza di tribune elettorali- i Radicali ritengono che il progetto, quantomai necessario e urgente, di aggregazione delle forze liberali, socialiste e laiche non avrebbe possibilità di essere conosciuto e scelto dai cittadini italiani se fosse presentato in occasione dell'appuntamento elettorale ed europeo, e ne uscirebbe compromesso in modo forse irreparabile.

In vista di elezioni per le quali sono già da ora negati i diritti democratici di chi non appartiene a una delle gambe del monopartitismo del regime italiano, i soggetti politici della galassia radicale si impegnano alla presentazione, sotto il simbolo "Lista Bonino-Pannella", di liste elettorali radicali di azione nonviolenta.

Saranno liste di espressione di iniziativa militante volte innanzitutto a utilizzare i residui strumenti di campagna elettorale per informare i cittadini sulla avvenuta cancellazione della democrazia e sulla necessaria lotta di liberazione, a partire dall'appuntamento che già da ora è convocato nei giorni immediatamente successivi alla data del voto.

Il quarto congresso dell’associazione “Radicali Napoli – Ernesto Rossi impegna gli iscritti a promuovere da subito tavoli di informazione e volantinaggi di divulgazione di questo documento e ad allertare tutti i soggetti politici locali interessati all’appuntamento post elettorale e inoltre a intensificare gli sforzi per una rapida adozione di un’anagrafe degli eletti e dei nominati per conquistare trasparenza nella vita delle istituzioni e delle amministrazioni pubbliche.

Andrea Furgiuele, Domenico Spena, Piergiorgio Focas ed altri

gordon
21-04-09, 19:29
Iran. Delara non deve morire
Lunedì 20 Aprile 2009 16:23
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di Mariafrancesca Ricciardulli

Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento Ue, chiede di sospendere permanentemente la condanna a morte per la ragazza. La storia di una pittrice minorenne che l’Iran tiene nel braccio della morte

TEHERAN - "Da quando avevo 4 anni ho convissuto con i colori, per poi perderli a 17 anni. Da allora, senza i miei colori, vivo nel grigio di una cella con i muri che si alzano all'infinito. Mi hanno condannata a morte per un reato non commesso e ora spero solo nei colori per riavere la vita". Scrivendo queste parole Delara Darabi, artista 23 enne iraniana accusata di omicidio, presenta la mostra dei suoi dipinti, strazianti espressioni del terrore e della solitudine in cui vive in attesa di essere giustiziata, che hanno richiamato un'attenzione considerevole tanto sul piano nazionale che internazionale. "La prigioniera dei colori" il titolo. Oggi avrebbe dovuto essere l'ultimo giorno di vita di questa giovane pittrice e poetessa. Ed invece ieri il capo della magistratura iraniana, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, ha sospeso temporaneamente l'impiccagione di Delara. Un risultato positivo , raggiunto anche grazie alle petizioni inviate alle autorità di Teheran da SaveDelara.com e da Amnesty International, che però non significa un annullamento della condanna. Si tratta di una sospensione solo "per un periodo limitato di tempo" e solo per dare modo alla famiglia della vittima dell'omicidio di riflettere sulla richiesta di perdono avanzata dai genitori di Delara. In base alla legge islamica vigente in Iran, infatti, un condannato a morte per omicidio può avere salva la vita solo se i familiari della sua vittima concedono il perdono e accettano un risarcimento in denaro ('dieh'). Già in passato, lo stesso ayatollah Shahrudi aveva ordinato il rinvio di impiccagioni di altri minorenni responsabili di omicidio per settimane o mesi, esercitando nel frattempo pressioni sui congiunti delle loro vittime perché concedessero il perdono. Nel caso di Delara sembra però che almeno un parente della vittima sia ancora indeciso e non abbia per ora espresso il suo parere.

LUISA MORGANTINI - La richiesta di "sospendere permanentemente la condanna a morte per Delara Darabi e di riaprire il processo tenendo nella più alta considerazione tutte le prove utili" è stata inviata oggi alle autorità iraniane da Luisa Morgantini, vice presidente del Parlamento europeo. Dopo la sospensione temporanea la Morgantini chiede la sospensione definitiva della sentenza e la ratifica da parte dell'Iran della moratoria Onu della pena di morte. "Sono al corrente che la sua esecuzione a morte - che doveva essere eseguita il 20 aprile - sia stata temporaneamente rinviata e accolgo con gioia questa decisione . Tuttavia credo fermamente che non sia abbastanza: la condanna a morte di Delara Darabi deve essere definitivamente sospesa e il processo a suo carico riaperto".

LA STORIA - Nel settembre 2003, l'allora diciassettenne Delara Darabi, assieme al suo ragazzo di 19 anni, Amir Hossein Sotoudeh, entrano nella casa della cugina 58enne del padre di lei per commettere un furto, durante il quale però la donna rimane uccisa. Al fine di proteggere il suo fidanzato dall'esecuzione, la ragazza inizialmente confessa l'omicidio, per poi ritrattare la sua confessione, dichiarando che Amir Hossein le aveva chiesto di confessare la sua responsabilità nell'omicidio per proteggerlo dall'esecuzione, ritenendo che la ragazza non potesse essere condannata a morte poiché minorenne. Dopo il processo la coppia viene punita con 3 anni di carcere e 50 frustate per tentata rapina, alle quali se ne sono aggiunte altre 20 per la loro "relazione illecita". Nel 2005 Delara è stata condannata anche per omicidio, sentenza confermata due anni dopo dalla Corte suprema. Delara ha così cercato di togliersi la vita, tagliandosi le vene, ma è stata salvata in tempo. E ha continuato a dipingere. "Non penso che sarebbe sopravvissuta un solo giorno altrimenti", ha detto una ex compagna di cella. Per un periodo, le sono stati sequestrati anche pennelli e colori. Ma lei ha continuato a disegnare usando le dita delle mani e il carboncino. "Spero che i colori - ha scritto - mi restituiscano alla vita". Nel frattempo gli avvocati hanno dimostrato che ad accoltellare la donna è stata una mano destra, mentre Delara è mancina. Ma i giudici sono stati irremovibili. Il sistema giudiziario iraniano, infatti, non è basato sulle prove e i giudici possono condannare qualcuno sulla sola base della propria "intuizione". Non importa neanche se, in questo caso specifico, la condanna a morte di un minorenne viola le leggi internazionali.

LA LEGGE IRANIANA - L'esecuzione di un condannato minorenne all'epoca del reato è proibita dal diritto internazionale, così come dichiarato nell'articolo 6(5) del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC), dei quali l'Iran è stato parte e in base ai quali si è impegnato a non mettere a morte persone per crimini commessi quando erano minorenni all'epoca del reato. In questo paese, una persona condannata per omicidio non ha il diritto di chiedere allo stato il perdono o la commutazione della condanna, l'Iran viola così anche l'articolo 6(4) dell'ICCPR. Invece, la famiglia di una vittima di omicidio ha sia il diritto di insistere affinché la condanna venga eseguita, sia il diritto di perdonare l'omicida e ricevere un risarcimento economico (diyeh).

Le associazioni per i diritti umani hanno contato 150 bambini iraniani nel braccio della morte e la morte di almeno 8 minorenni solo nel 2008: dati che fanno dell'Iran il secondo Paese dopo la Cina per numero di esecuzioni.
I GENITORI DI DELARA - Rinchiusa tuttora nella prigione di Rasht, può ricevere visite, ma solo a lunga distanza l'una dall’altra. I genitori raccontano che nella struttura non c'è alcun ventilatore contro il calco e che il bagno va condiviso con altre cento persone. Proprio i genitori, alcuni giorni fa, hanno chiesto ai mezzi d'informazione stranieri di non occuparsi più del caso della figlia, temendo che ciò possa ostacolare i loro tentativi di salvarla. Contemporaneamente, padre e madre di Delara hanno ammesso che la figlia è colpevole e hanno rivolto un appello alla famiglia della vittima perché conceda il perdono e così risparmi la vita della ragazza. "Rispettiamo la legge iraniana e non vogliamo alcuna interferenza straniera", affermano i genitori della ragazza in una lettera aperta pubblicata dal quotidiano Etemad. "Chiediamo il perdono alla famiglia dell'uccisa - aggiungono - perché ci aiuti a salvare Delara".

gordon
12-05-09, 10:21
Iran, la pittrice Delara è stata giustiziata PDF Stampa E-mail
venerdì 01 maggio 2009

delara_darabi.jpg

Iran Delara Darabi, la pittrice condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni è stata giustiziata. Lo ha reso noto Amnesty International sottolineando che "Il suo avvocato non è stato informato, nonostante l'obbligo di legge di ricevere la comunicazione 48 ore prima dell'esecuzione".

Hassiba Hadj Sahraoui, viceresponsabile di Amnesty per il Medio Oriente ed il Nord Africa, ha parlato di "una cinica mossa da parte delle autorità per evitare proteste interne ed internazionali, che avrebbero potuto salvare la vita di Delara".

L'esecuzione è avvenuta nonostante fosse stata accordata all'imputata, il 19 aprile scorso, una sospensione di due mesi della pena.

Delara Darabi è stata riconosciuta colpevole di avere ucciso nel 2003 a scopo di rapina una parente con l'aiuto del suo ragazzo, condannato per questo a dieci anni di reclusione. Dopo l'arresto la ragazza confessò di essere stata l'esecutrice materiale del delitto, ma durante il processo negò ogni responsabilità, gettando le colpe sul giovane.

L'esecuzione della pittrice porta a 140 il numero di persone giustiziate in Iran nel 2009.(fonte Ansa)

gordon
12-05-09, 10:22
Laos: giovane inglese rischia fucilazione per spaccio e contrabbando PDF Stampa E-mail
martedì 05 maggio 2009

samantha_orobator.jpgSi chiama Samantha Orobator, la ventenne cittadina inglese di origini nigeriane, che da otto mesi è incarcerata a Laos con l'accusa di spaccio e contrabbando di stupefacenti. Lo scorso agosto era stata infatti fermata all'aeroporto di Wattay e trovata in possesso di 68 grammi di eroina e subito messa in prigione dove ora rischia la pena di morte. Le autorità britanniche solo ora sono state informate della sua incarcerazione e solo ora hanno potuto attivare i tradizionali canali diplomatici nel tentativo di mediare una soluzione.

Ciò che desta ulteriore preoccupazione è il fatto che da agosto alla ragazza è stato vietato qualsiasi contatto anche con il suo avvocato, che tra l'altro, non le è stato ancora assegnato. Dure a riguardo le parole dell'associazione per i diritti umani "Reprieve", che tramite una giovane avvocato, Anna Morris, ha più volte denunciato l'anomalia giudiziaria nonchè la preoccupazione "che la sua udienza potrebbe essere molto rapida rispetto a quello che normalmente succede in altri paesi".

Del tutto delicate sono poi le condizioni di salute della giovane, incinta di 5 mesi. Una gravidanza quindi che ha avuto inizio proprio nella cella del carcere e che non è del tutto escluso sia il frutto di una violenza. Su questa vicenda in particolare le autorità mantengono il più austero silenzio, preferendo non commentare. Alcuni medici hanno tuttavia avuto accesso al carcere ed almeno le visite essenziali sembrano esserele state garantite.

La gravidanza potrebbe però salvarle la vita, come spiega Khenthong Nuanthasing, un portavoce del governo, che ricorda come la legge impedisca alle donne incinte di essere condannate a morte. Nel frattempo Anne Morris è stata autorizzata ad incontrare la ragazza nella giornata di domani e su questo incontro sono concentrate molte delle aspettative e delle speranze della famiglia Orobator.

Straziante l'appello che la madre Jane ha lanciato: "mi appello al governo inglese, alle autorità di Laos perchè la lascino tornare da me". L'ultima volta che le due hanno si sono parlate, era Luglio e Samantha era in Olanda per una vacanza che da lì l'avrebbe portata ad un tour nel sud-est asiatico.

LICYA VARI

gordon
12-05-09, 10:25
Afghanistan: nel carcere di Herat tra Talebani e tossicodipendenti

1.500 detenuti nella sezione maschile divisi fra lavoro e speranza

Herat, 28 apr. - (Aki) - (dall'inviato Alessia Virdis) - A testa bassa, avvolti negli abiti tradizionali e senza scarpe, lavorano dietro a macchine da cucire o stringono nodi su un telaio che un giorno sarà un tappeto. A testa alta guardano verso il cielo, tra fili di panni stesi, sperando nella salvezza e nella libertà. Sono alcuni dei 1.500 detenuti della sezione maschile del carcere di Herat, nel distretto di Ingil, nella zona orientale della città. Con il capo chinato, qualcuno con le unghie dipinte secondo le usanze locali, si dedicano a mille attività aspettando di tornare a varcare, ma nel verso opposto, la porticina di ferro celeste che li separa dal mondo. Con il viso rivolto verso le nubi di una giornata grigia sognano una grazia, auspicando che la pena di morte che è stata loro comminata non venga mai eseguita.

gordon
12-05-09, 10:26
UDINE, ARTISTI ESPONGONO MAGLIETTE INSANGUINATE PER PROTESTARE CONTRO LA PENA DI MORTE E C’E’ CHI CHIAMA LA POLIZIA (rassegna stampa Messaggero Veneto)

Posted by Alberto di Caporiacco on 4/30/09 • Categorized as Cronache, Eventi, Friuli, Messaggero Veneto, Politica, Rassegna Stampa, Udine

Hanno tappezzato, ieri alle prime ore del giorno, il centro di Udine con magliette bianche imbrattate di pittura a tempera rossa per protestare contro la pena di morte diffusa in molti paesi, in particolare in Cina, e sensibilizzare sempre di più l’opinione pubblica su questa pratica. Ma ieri mattina poco dopo le 7 qualche cittadino si è allarmato e ha chiamato la centrale operativa della questura di Udine che è intervenuta con gli uomini della Digos e della squadra Volante che hanno accertato che si trattava solo di una iniziativa pacifica.
Il blitz a sorpresa è stato fatto da un gruppo fiorentino che si chiama Banane urbane che ieri sera al teatro San Giorgio in una conferenza ha approfondito il tema della lotta alla pena di morte, conferenza e performance che si sono svolte nell’ambito del Pecha kucha night promosso dal Far east festival che è in pieno svolgimento in città.
Tornando alla singolare iniziativa segnalata da numerosi passanti e residenti, le 52 magliette sono state messe sopra del filo e assicurate con le mollette probabilmente da un gruppetto di quattro persone, ragazze e ragazzi che, come detto hanno agito alle prime luci dell’alba. E dunque il centro cittadino in via Mercatovecchio e nelle vie laterali, via Poscolle, piazza San Giacomo e la Loggia del Lionello è stato “imbandierato” dalla singolare protesta. Le magliette in particolare sono comparse sopra i negozi B/Store, Prevedello, Furla, e Stefanel.
Immediatamente sono intervenute le forze dell’ordine per gli accertamenti. Ma dopo i sopralluoghi, sia gli uomini della Digos che quelli delle Volanti hanno accertato che si trattava di una iniziativa legata alla protesta contro i paesi che nel mondo praticano la pena di morte.
Uno degli esponenti del gruppo fiorentino Banane urbane che raccoglie architetti, artisti, designer, grafici, laureati e studenti universitari ieri sera poco prima dello spettacolo ha confermato lo spirito dell’iniziativa. «Noi in altre città abbiamo fatto altre campagna sociali. Abbiamo approfittato della nostra presenza qui a Udine per lanciare questa contro la pena di morte. Il nostro intento è stato sopratutto quello di sensibilizzare la popolazione udinese. Siamo un’associazione senza scopi di lucro, dei professionisti che danno voce e affrontano problemi di rilevanza sociale con i mezzi della comunicazione sociale».

gordon
12-05-09, 10:28
Usa, prosegue la mattanza Foto
Pena di morte: iniezione letale in Texas per un "colored"
Giustiziato con un terrificante cocktail, composto da tre veleni iniettati per via endovenosa

Roma - Derrick Johnson, un ‘colored’ di 28 anni, condannato alla pena capitale per aver stuprato e ucciso una donna, e' stato ‘giustiziato’ ieri in Texas. Lo ha reso noto l’autorita' carceraria dello stato federale statunitense.

Johnson e' stato "assassinato" con una iniezione letale, composta da tre veleni iniettati per via endovenosa. La sua morte e' stata decretata alle 18.23 di ieri (ora locale), 9 minuti dopo l'iniezione del terrificante cocktail . Nel gennaio 1999 Johnson, allora 18enne, con la complicità di un amico quindicenne, si è reso protagonista di una serie di aggressioni e stupri contro donne, consumati in due settimane da delirio. Una delle sue vittime, Latausha, 25 anni, mori' a seguito delle barbarie subite.

Massimiliano Riverso

gordon
12-05-09, 10:28
02/05/2009 14.53.20



Iran: sdegno nel mondo per l'esecuzione della pittrice Darabi






Ha suscitato forti reazioni e sdegno nel mondo l’esecuzione capitale, avvenuta in Iran, della giovane pittrice, Delara Darabi, condannata a morte per un omicidio che avrebbe commesso a 17 anni. Nonostante i gravi dubbi sulla sua reale colpevolezza, i giudici iraniani hanno ordinato che venisse uccisa, tramite impiccagione, all’alba di ieri, senza che il suo avvocato venisse informato, come invece vorrebbe la legge. Marco Guerra ne ha parlato con Mario Marazziti, portavoce della comunità di Sant’Egidio:

R. - La pena di morte non è considerata una violazione dei diritti umani sempre e dovunque. Negli stessi Stati Uniti è considerata un atto di giustizia normale, in alcuni casi. Siamo noi che percepiamo questo come una grande violazione: in questo caso perché riguarda una donna, perché riguarda una donna di cultura, un reato imputato addirittura in un’età in cui si è ancora troppo giovani per capire la differenza tra bene e male in maniera piena. Il problema è che la pena di morte è qualcosa che va eliminata comunque dalla faccia della terra.

D. - La pittrice Darabi è stata condannata per un reato commesso da minorenne e la stessa esecuzione è avvenuta senza tutele legali. Casi del genere, ci sono anche in altre parti del mondo?

R. - Dobbiamo ricordare che fino al primo marzo del 2004, questa pratica era normale anche negli Stati Uniti. E' stata poi la Corte Suprema a dire che c’è un mutamento del sentimento di decenza del quale anche gli Stati Uniti devono tener conto. Per cui l’esecuzione, in questo caso, di persone ancora minorenni al momento del reato - e poi dei disabili mentali - è diventata illegale negli Stati Uniti. In realtà c’è un gruppo di Paesi - pensiamo, oltre a questi, alla Somalia - dove in realtà la vita umana non conta niente e che ancora ammettono l’esecuzione anche dei minorenni, o di minorenni al tempo del reato. Per una persona che sia completamente responsabile, anche magari di un crimine compiuto all’età di 13, 14, 15 anni, direi che il mondo dovrà trovare un altro modo per comminare la pena.

D. - Al momento si registra qualche segnale positivo nella lotta alla pena di morte?

R. - Negli ultimi 30 anni, siamo passati da 20, 30 Paesi contro la pena di morte, a praticamente 120 Paesi che oggi non usano la pena capitale. Noi abbiamo assistito, negli ultimissimi tempi, all’abolizione nel New Mexico ed anche in Africa ci sono diversi Paesi che l’hanno abolita recentemente, come il Gabon, il Burundi. E c’è un’iniziativa che speriamo arrivi in porto in Malawi. Ci sono poi l’Uzbekistan, il Kirghizistan e il Kazakistan che oggi la stanno abolendo. Sono, questi, grandissimi segnali positivi. Dobbiamo fare un grande lavoro culturale, è un sentimento di rispetto della vita che sta salendo nel mondo: penso al fatto del Tribunale penale internazionale che non ammette la pena di morte neanche per i crimini contro l’umanità.

D. - La comunità internazionale si sta sempre più mobilitando contro la pena di morte. Ma perché non c’è la stessa presa di coscienza in difesa della vita nascente?

R. - La pena di morte, che è sempre stata popolare nella storia umana, è diventata meno popolare dopo la Seconda guerra mondiale. La reazione è partita dall’Europa. Dall’Europa è nata un’idea per cui democrazia, libertà, non possono coincidere con la morte. In realtà, oggi, c’è anche una cultura, che si è affermata in Occidente, di forte individualismo. Negli ultimi decenni, si è affermato un pensiero di libertà che è diventato estremo fino all’individualismo, quasi come una religione. Allora, in questa chiave, il corpo della donna ed il diritto di chi "vive" è diventato più forte del diritto di chi deve nascere. Io credo che anche qui ci sarà un ripensamento.

http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=284368

gordon
12-05-09, 10:29
Iran, Delara Darabi è stata impiccata
M. C. Mirabello
E-mail Stampa PDF
di M.C.Mirabello

Inutile l’appello lanciato da Amnesty International e dalle altre organizzazioni internazionali.

Siamo in Iran, una giustizia più che discutibile. Una giovane donna, condanna a morte per l’omicidio di un parente all’età di 17 anni, nel 2003. Delitto confessato subito dopo l’arresto, ma del quale ha poi negato ogni responsabilità durante il processo. L’esecuzione era stata sospesa, il 19 aprile, per un periodo limitato di tempo. Anche Amnesty International aveva lanciato il suo appello tra le azioni urgenti da sostenere.

Secondo quanto stabilito dalle leggi iraniane, la vita del condannato a morte per omicidio può esser salvata con il perdono della famiglia della vittima e l’accettazione di un risarcimento in denaro. Il perdono non è arrivato, per quella ragazza che sosteneva, si, di aver partecipato alla rapina,ma di essersi dichiarata inizialmente colpevole, perché minorenne, e quindi non condannabile a morte. Questa la direzione verso la quale sarebbe stata spinta dal fidanzato, vero colpevole. La Corte Suprema aveva ordinato un nuovo processo per la stessa, l’esito è a tutti oramai conosciuto. Il suo legale avrebbe dovuto essere informato 48 ore prima dell’esecuzione, ma così non è stato.

In barba al Patto Internazionale sui diritti civili, politici e sociali che lo stesso Iran aveva diligentemente ratificato, nonché alla Convenzione sui diritti dell’infanzia, in base al quale si vieta la condanna a morte delle persone minori di 18 anni al momento del reato, dal 1990 le impiccagioni avvenute sono state diverse, 42 i minorenni in poco più di dieci anni.

I dati di Amnesty parlano di 140 esecuzioni a partire dal gennaio 2009. Forse i numeri riescono a sortire un effetto più realistico. Disprezzare obblighi internazionali che costantemente rivelano la loro assoluta inutilità e il loro carattere meramente di proclamazione, privo degli strumenti coercitivi che ne possano legittimare i principi basilari. Iran che nel 2008 aveva sospeso le lapidazioni, commutando le pene di alcune donne. Iran che condivideva un primato con gli Stati Uniti (avevano condannato a morte un numero di minorenni che superava quello di tutti gli altri paesi messi insieme), prima che questi si allineassero alle direttive internazionali.

Amnesty International si è dichiarata “oltraggiata”, l’urgenza di questa condanna presto eseguita, è stata la risposta dell’Iran alle pressioni internazionali ricevute. Una risposta crudele.

Condanne a morte che in paesi come Cina, Mongolia, Bielorussia e Corea del Nord sono eseguite senza trasparenza alcuna, nella segretezza più totale. Ragion per cui gli stessi numeri non sono veritieri.

Solo un totale di 92 nazioni ha abolito la pena di morte per qualsiasi reato. Dieci paesi, quali Brasile e Lettonia, la mantengono per casi eccezionali (reati commessi in tempo di guerra).

Abolita de jure o de facto, la pena di morte, da alcuni viene difesa, per altri è simbolo di una grande sconfitta. Nel 2007 quell’organo, così poco influenzabile, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, approvò una risoluzione che chiedeva una moratoria sulle esecuzioni. Inutile allora invocare l’aumento del tasso di criminalità come effetto dell’abolizione. Le indagini condotte smentiscono queste tesi.

Il 10 ottobre, Giornata mondiale contro la pena di morte è ancora lontana, nel frattempo le mobilitazioni continuano in modi differenti e Delara potrà dipingere un mondo diverso (?).

gordon
12-05-09, 10:29
Iran, nessuna clemenza: impiccata
la pittrice Delara Darabi

La telefonata ai genitori: stanno per impiccarmi, aiutatemi
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Delara Darabi
Approfondimenti
■ Iarmn, primo paese per giovani rinchiusi nei bracci della morte
ROMA (2 maggio) - E' stata impiccata in Iran Delara Darabi, la pittrice condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni. Lo rende noto Amnesty International che condanna l'esecuzione. Delara Darabi è stata riconosciuta colpevole di avere ucciso nel 2003 a scopo di rapina una parente con l'aiuto del suo ragazzo, condannato per questo a dieci anni di reclusione. Dopo l'arresto la ragazza confessò di essere stata l'esecutrice materiale del delitto, ma durante il processo negò ogni responsabilità, gettando le colpe sul giovane.

«Mi impiccano fra pochi secondi, aiutatemi!»: così, alle 06.00 di ieri mattina, Delara Darabi ha informato per telefono i genitori che la stavano portando sul patibolo. Lo ha detto il suo avvocato, Abdolsamad Khorramshahi, aggiungendo che il padre della ragazza è ora ricoverato in ospedale in stato di shock.

A mettere ieri personalmente la corda intorno al collo della ragazza, scrive il quotidiano Etemad, è stato un figlio della donna per la cui uccisione è stata condannata, nonostante Delara avesse accettato le condizioni poste dalla famiglia della vittima per concedere il perdono che le avrebbe salvato la vita: dichiararsi colpevole e cambiare avvocato.

L'esecuzione è avvenuta a sorpresa ieri nel carcere di Rasht, nel nord dell'Iran, anche se il capo dell'apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, aveva annunciato il 19 aprile scorso un rinvio di due mesi dell'impiccagione. La ragazza è stata messa a morte senza che nemmeno il suo avvocato venisse informato, come invece vorrebbe la legge. L'esecuzione della pittrice porta a 140 il numero di persone giustiziate in Iran nel 2009. http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=56629&sez=HOME_NELMONDO

gordon
12-05-09, 10:30
Iran; Condannata a morte, sfugge alla pena sposando il carceriere

* 3 maggio 2009
* apcom

Iran; Condannata a morte, sfugge alla pena sposando il carceriere Intervista di Repubblica a una dissidente iraniana

Roma, 3 mag. (Apcom) - E' riuscita a scampare alla pena di morte sposando il suo carceriere. Marina Nemat, dissidente iraniana, racconta a La Repubblica come ha potuto cambiare un destino che sembrava ormai segnato. Un destino che sarebbe potuto terminare come quello di Delara Darabi, la pittrice 23enne che è riuscita, ma inutilmente, a chiamare la famiglia poco prima che la giustiziassero. Marina Nemat è ancora scioccata da questa notizia perché la riporta con violenza ad anni che vorrebbe cancellare ma che ritornano invece spesso nei suoi incubi: arrestata a 16 anni, uno in meno di Delara (rimasta in carcere cinque anni prima dell'esecuzione), per "attività rivoluzionaria", fu costretta come la pittrice a confessare sotto tortura crimini che non aveva compiuto. Ma una guardia carceraria "ossessionata da lei", scrive Repubblica, convinse le autorità prima a commutare la pena in ergastolo e poi a liberarla. In cambio Marina dovette sposarlo. Solo dopo che questi morì, lei riuscì a scappare dall'Iran. Ma Marina Nemat parla di centinaia di casi come quello di Delara: "Ragazze e ragazzi vengono arrestati per motivi pretestuosi e uccisi come se niente fosse. A centinaia sono morti mentre ero in carcere io". Cosa può fare la comunità internazionale? "Continuare a fare pressione - spiega la donna che sulla sua vicenda ha scritto anche il best seller internazionale 'Prigioniera a Teheran' - e usare i mezzi di comunicazione" per dare un messaggio di democrazia ai giovani cresciuti solo con la Rivoluzione.
http://www.laprovinciadivarese.it/stories/apcom/123662_iran_condannata_a_morte_sfugge_alla_pena_sp osando_il_carceriere/

gordon
12-05-09, 10:31
2/5/2009 (17:23) - IRAN
"Aiutatemi, fra poco mi impiccano"
L'ultima telefonata di Delara Darabi

La pittrice è stata condannata a morte
per un omicidio commesso a 17 anni.
«L'Iran non rispetta convenzine Onu»
TEHERAN
Delara Darabi è stata impiccata: la pittrice 23enne, condannata a morte in Iran per un omicidio commesso all’età di 17 anni, è stata portata al patibolo nel carcere della città settentrionale di Rasht. A nulla sono serviti gli appelli della comunità internazionale affinchè le autorità di Teheran annullassero la sua esecuzione. La ragazza, poco prima di muovere i suoi ultimi passi, ha fatto un’ultima tragica telefonata ai genitori: «Tra poco mi impiccano, aiutatemi».

Un ultimo grido di speranza rimasto inascoltato. Secondo il quotidiano locale Etemad, Delara è stata impiccata «venerdì mattina nella prigione di Rasht, senza che i suoi genitori nè il suo avvocto venissero informati dell’esecuzione». A condannare duramente Teheran era scesa in campo anche la presidenza ceca dell’Unione europea che aveva chiesto di «evitare l’esecuzione di ragazzi». «Queste violazioni dei diritti umani corrodono il terreno del dialogo tra l’Iran e l’Unione europea», aveva affermato la presidenza di turno dell’Ue in un comunicato. Darabi, in carcere da cinque anni, aveva inizialmente confessato l’omicidio poichè credeva di essere perdonata per averlo commesso quando era minorenne. Poi, si era invece dichiarata innocente.

Dal 1990, l’Iran ha portato al patibolo 42 giovani, sette nel 2007. Secondo la sharia, la legge islamica in vigore in Iran, omicidio, stupro, adulterio, rapina a mano armata, traffico di droga e apostasia sono reati punibili con la pena di morte. L'Iran è il secondo Paese al mondo per numero di condanne al mondo dopo la Cina, ma il primo per sentenze capitali emesse contro persone che erano minorenni all’epoca del delitto di cui sono riconosciute colpevoli. Secondo Amnesty International, altri 150 giovani condannati per omicidi commessi quando erano minorenni sono rinchiusi nei bracci della morte delle carceri della Repubblica islamica. Gli avvocati e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani lamentano che l’Iran continui in queste impiccagioni, nonostante abbia aderito alla Convenzione internazionale per i diritti dei minori, che vieta le esecuzioni di persone minorenni all’epoca dei fatti. Ma lo scorso anno il vice procuratore generale dello Stato, Hossein Zehbi, ha confermato che per l’omicidio continuerà a rimanere in vigore la pena di morte in base alla legge del Taglione (Qesas in arabo), indipendentemente dal fatto che il colpevole fosse minorenne all’epoca del delitto. In base alla legge islamica applicata in Iran, l’unico modo per salvare un condannato a morte per omicidio è che i familiari della vittima gli concedano il perdono in cambio del pagamento di un risarcimento in denaro (Dieh in arabo).
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200905articoli/43362girata.asp

gordon
12-05-09, 10:32
Iran 84 esecuzioni in 4 mesi. Chissa' come saranno contenti i fratelli leghisti. O invidiosi...
3 maggio 2009 alle 09:57 — Autore: slasch16
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Si, perche' al di la' delle sparate di Borghezio contro i mussulmani sono uguali, tutti gli integralisti sono uguali, tutti fratelli.

La pena di morte e' auspicata anche in Italia dal popolino imbelle vittima della tv. Basta seguire le interviste nei tg a partire da studio aperto, ad ogni stupro, ad ogni rapina si sente la gente "comune" invocare la pena di morte, per i meno infoiati l'ergastolo. Ovvio che la pena di morte o l'ergastolo si auspica per la gente comune, gli extracomunitari, i romeni, gli albanesi e cosi' via. Per gli assassini in colletto bianco si fanno i servizi dalle vacanze, vengono dipinti come idoli del consumismo e della democrazia di regime, per quelli niente ergastolo ma le prime pagine, incenso ed onori.

Come sono simili nel loro integralismo i leghisti ed i mussulmani, i fascisti ed i regimi totalitari di destra e di sinistra, hanno la stessa testa cambiano solo gli dei, quelli in nome del quale si compiono stragi. Borghezio, Gentilini e compagnia dovrebbero prendere coraggio e chiamare i mussulmani con il loro nome, quello che gli unisce: fratelli. Mussulmani, fascisti o leghisti non fa diferenza quando si e' integralisti. Gli ayatollah dell' Iran sono come gli ayatollah del nord est e nord ovest, solo che i nostri hanno la camicia verde ed il crocifisso.

http://news.kataweb.it/item/580166/iran-84-esecuzioni-in-4-mesi-chissa-come-saranno-contenti-i-fratelli

gordon
12-05-09, 10:32
» 2009-05-04 18:20
Usa: Colorado, forse via pena morte
Nello stato ultima esecuzione nel 1997, si studia di abolirla
(ANSA) - WASHINGTON, 4 MAG - Il Colorado, uno Stato dove l'ultima esecuzione risale al 1997, sta studiando un piano per eliminare la pena di morte,Si vuole investire le risorse risparmiate per indagare su 1.400 omicidi rimasti senza soluzione. Lo scrive UsaToday, sottolineando che l'obiettivo di fondo e' consentire un risparmio di circa un milione di dollari l'anno, in spese per avvocati, pm e appelli. Negli ultimi 42 anni, la pena capitale e' stata eseguita solo nel 1997 nel caso di Gary Lee Davis.
fonte ANSA

gordon
12-05-09, 10:33
RAGAZZA INGLESE INCINTA
RISCHIA LA FUCILAZIONE
Commenti Invia Stampa
Choummaly Sayasone, presidente del Laos
FotoGallery
INGLESE RISCHIA LA FUCILAZIONE
Samantha Orobator, 20 anni Ronke Oseni, amica di Samantha, ha rivelato il caso Choummaly Sayasone, presidente del Laos
Video
Samantha, il video di Sky News
Samantha Orobator, una giovane britannica di 20 anni, rischia la fucilazione per possesso di droga in Laos. La ragazza, che è incinta e dovrebbe essere processata questa settimana, è stata arrestata ad agosto con 680 grammi di eroina mentre cercava di imbarcarsi su un volo per la Thailandia. In base alla legge locale, chiunque venga trovato in possesso di oltre 500 grammi di droga può essere condannato alla pena capitale, anche se è dal 1989 che il Laos non ha più eseguito sentenze di morte. Il quotidiano The Independent, che aveva reso nota la vicenda di Samantha, aveva rivelato cche secondo i suoi amici, la giovane è incinta dopo essere stata violentata in carcere. Le autorità inglesi stanno seguendo il caso. Il vice console britannico in Thailandia si è recato in Laos per assistere la ragazza.

VIENTIANE: IL PROCESSO SARA' EQUO Avrà un "processo equo" la ventenne britannica di origine africane detenuta nel Laos per traffico di droga che rischia la fucilazione. Lo ha assicurato il governo della provincia di Vientiane, anche se la giovane non ha avuto ancora la possibilità di scegliere un avvocato.

gordon
12-05-09, 10:34
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USA/ Quel voto determinante per abolire la pena di morte
Sharon Mollerus

martedì 5 maggio 2009

Il mese scorso, il Nuovo Messico ha revocato la sua legge sulla pena di morte, che era stata firmata dal governatore Bill Richardson. Richardson, cattolico e inizialmente sostenitore della pena capitale, ha detto di aver cambiato idea dopo una visita al braccio della morte. «Messo di fronte al fatto concreto che il nostro sistema di applicare la pena di morte non potrà mai essere perfetto, la mia coscienza mi impone di rimpiazzare la pena di morte con una soluzione che mantenga sicura la società». Richardson ha incontrato recentemente il Papa che lo ha ringraziato per aver abolito questa pratica nel suo stato.



Nel dicembre 2007, anche il New Jersey aveva abolito la pena di morte, non più in uso peraltro dal 1963. Altri stati hanno in discussione proposte di legge simili, tra cui il Nebraska, il Montana, il New Hampshire, il Maryland, Washington e il Kansas. La settimana scorsa, la Camera dei deputati del Colorado ha votato una proposta di legge per l’abolizione della pena capitale, che è passata per 33 voti contro 32.


Il voto decisivo è arrivato da un uomo, il deputato democratico Edwin Vigil, che è rimasto esitante per un intero minuto in una Camera silenziosa. Vigil, in passato investigatore presso la procura distrettuale, aveva sempre considerato la minaccia della pena di morte utile per ottenere dichiarazioni di colpevolezza evitando la discussione processuale. La proposta di legge ora dovrà essere approvata dal Senato e, se approvata, dovrà essere firmata dal governatore.


Dopo il voto, Vigil ha dichiarato: «Speriamo che questo ci farà costruire una società migliore in Colorado, non avendo più la pena di morte, anche se io ho qualche riserva». Ha anche aggiunto che il fattore decisivo nella sua scelta è stato l’appello dell’Arcivescovo Charles Chaput in favore della proposta di abolizione.


Nonostante sia i protestanti che i cattolici abbiano tradizionalmente sostenuto negli Stati Uniti la pena di morte, i leader ecclesiastici hanno cercato nei recenti anni di cambiare questa posizione. Secondo un sondaggio condotto da Zogby, tra il 2001 e il 2005 l’appoggio alla pena di morte è sceso tra i cattolici dal 68% al 48%, motivando l’opposizione con il rispetto per la vita. Nello stesso periodo, sono scesi dal 40% al 20% anche gli intervistati fortemente a favore della pena di morte. Tra i protestanti, il 66% del clero è contrario, mentre il 71% dei fedeli hanno appoggiato la pena di morte durante l’ultimo decennio.


L’Arcivescovo Chaput è stato il vescovo più netto durante la campagna presidenziale nel sostenere la priorità dei temi in favore della vita ed è l’autore del bestseller Render Unto Caesar: Serving the Nation by Living our Catholic Beliefs in Political Life (Date a Cesare: servire la nazione vivendo la nostra fede cattolica nella vita politica.) Appartenente alla tribù dei Prairie Band Potawatomi, Chaput è il secondo vescovo e il primo arcivescovo nativo americano del paese.


L’Arcivescovo ha pubblicato il suo appello per l’abolizione della pena di morte sul sito della diocesi: «L’appoggio alla pena di morte negli ultimi anni si è progressivamente ridotto nel paese, mano a mano che sempre più cittadini si rendevano conto della sua inadeguatezza come deterrente, del modo viziato da connotati razziali nella sua applicazione e del crescente numero di persone innocenti condannate per errore, che sono state salvate dalle nuove tecniche del DNA… Dobbiamo cancellare la pena di morte subito; è la cosa giusta per una società umana».

gordon
12-05-09, 10:35
» 2009-05-05 13:21
Pena morte: Iran, uomo lapidato
Era colpevole di adulterio
(ANSA) - TEHERAN, 5 MAG - Un uomo e' stato messo a morte in Iran con il supplizio della lapidazione perche' riconosciuto colpevole di adulterio. Sale cosi' a 5 il numero delle persone lapidate negli ultimi due anni in Iran, nonostante il capo della magistratura avesse ordinato dal 2002 una sospensione di queste esecuzioni. L'ultima lapidazione e' avvenuta in segreto a Rasht,nel marzo scorso. Dell'uomo si sa solo l'iniziale del nome, V.,che aveva 30 anni e lavorava per il ministero del Commercio.

gordon
12-05-09, 10:35
Martedì, 5 Maggio 2009
PENA MORTE: IRAN, DOMANI IMPICCATI DUE CONDANNATI MINORENNI

TEHERAN, 5 MAG - Dopo Delara Darabi, la pittrice impiccata il primo maggio per un omicidio commesso quando aveva 17 anni, altri due giovani condannati per delitti commessi quando erano minorenni dovrebbero salire sul patibolo domani in Iran. Lo ha detto oggi all’ANSA il loro avvocato, Mohammad Mostafai, che è stato anche uno dei legali di Delara. I due di cui è in programma domani l’impiccagione sono Amir Khaleghi, 18 anni, riconosciuto colpevole di avere accoltellato a morte un altro ragazzo durante una rissa due anni fa, quando ne aveva quindi 16, e Amir Khaleghi, condannato per un omicidio commesso con le stesse modalità quando aveva 17 anni. «Ho inviato oggi una lettera al capo dell’apparato giudiziario, ayatollah Shahrudi, per chiedere il rinvio delle esecuzioni, ma credo che ci siano il 50 per cento di probabilità che le impiccagioni avvengano», ha detto Mostafai.

gordon
12-05-09, 10:36
Ultime notizie
Pena morte: Iran, domani impiccati due condannati

(ANSA) - TEHERAN, 5 MAG - Dopo la pittrice impiccata il primo maggio, altri due giovani dovrebbero salire sul patibolo domani in Iran. Lo ha annunciato il loro avvocato spiegando che sono stati entrambi condannati per omicidi commessi quando erano minorenni. Intanto nell'Est del paese sono stati impiccati otto uomini, riconosciuti colpevoli di traffico di stupefacenti. Le esecuzioni, secondo quanto scrive il quotidiano Etemad, sono avvenute il 2 maggio nel carcere di Taybod.
05 maggio 2009

gordon
12-05-09, 10:36
LE ASSOCIAZIONI PER I DIRITTI UMANI LANCIANO L'ALLARME
Il governo del Laos rassicura : la ragazza inglese incinta non rischia la fucilazione
La donna, 20 anni, è stata accusata di traffico di eroina. È in carcere da 8 mesi

Samantha Orobator
Samantha Orobator
VIENTIANE (LAOS) - Samantha Orobator, la ventenne inglese incinta sotto processo per traffico di droga in Laos, non sarà condannata a morte. La rassicurazione è venuta dal portavoce del ministero degli Esteri di Vientiane, Khenthong Nuanthasing, che ha ricordato come il diritto penale del Paese asiatico proibisca di infliggere la pena capitale a una donna incinta.

LA VICENDA - Il portavoce ha dichiarato alla Cnn che il processo si dovrebbe aprire la prossima settimana. Samantha era stata arrestata il 5 agosto dopo esser stata trovata in possesso di mezzo chilo di eroina, una quantità che normalmente porta a una condanna alla fucilazione. Lei si era difesa sostenendo di esser stata costretta a trasportarla per conto terzi. Secondo il suo avvocato, la ragazza è rimasta incinta a gennaio, dopo esser stata violentata in prigione, e dovrebbe dare alla luce un bambino a settembre. Ma il governo sostiene che si tratti di una seconda gravidanza, la cui origine è da accertare, dopo che già al momento dell'arresto la ragazza aveva detto di essere incinta da due mesi del suo ragazzo, ma poi aveva perso il figlio per un'infezione vaginale.

LE ASSOCIAZIONI - Secondo l'associazione per i diritti umani «Reprieve», il processo è stato anticipato di un anno per impedire all'imputata - che non ha mai incontrato un avvocato - di avere un difensore. La donna sarebbe dovuta comparire davanti al giudice lunedì ma il processo è stato rinviato a questa settimana, anche se nessuna data esatta è stata confermata. Un incontro tra l'avvocato Anna Morris - dell'associazione «Reprieve» - e l'imputata è stato autorizzato per martedì. L'avvocato ha confermato che nel paese asiatico la pena prevista per il traffico di droga è la pena di morte: «Non le è stato ancora assegnato un avvocato», ha dichiarato , «siamo preoccupati che la sua udienza potrebbe essere molto rapida rispetto a quello che normalmente succede in altri paesi».

LA MADRE - Il Laos è un regime comunista dal 1975 e si trova al centro del cosiddetto «Triangolo d'oro» del traffico di droga, tra Thailandia e Birmania. Dal 2003, 39 persone sono state fucilate per traffico di droga. Samantha Orobator, cittadina inglese di origini nigeriane, era partita da Londra l'estate scorsa per una vacanza in Olanda, proseguendo poi per il sud-est asiatico, quando è stata arrestata in Laos. La madre, Jane Orobator, ha parlato con la figlia l'ultima volta in luglio - quando la ragazza era ancora in Olanda- e non aveva idea che si trovasse in Laos: «Mi appello al governo inglese, alle autorità del Laos perché la rilascino e la lascino tornare da me», ha supplicato in un video.


04 maggio 2009(ultima modifica: 06 maggio 2009) http://www.corriere.it/esteri/09_maggio_04/laos_fucilazione_40ba641c-38c6-11de-a257-00144f02aabc.shtml?fr=box_primopiano

gordon
12-05-09, 10:37
POL - Laos, Mellano (Radicali): Dittatura finanziata dall'Europa

Roma, 5 mag (Velino) - In riferimento al caso della ragazza inglese di 20 anni, Samantha
Orobator, detenuta in Laos e che rischia la fucilazione per traffico di droga, Bruno Mellano - Presidente di Radicali Italiani - che conosce direttamente le carceri laotiane per essere stato detenuto per 15 giorni nell'ottobre 2001, ha dichiarato: "Quest'Europa delle patrie nazionali, miope ed ipocrita, sembra scoprire solo oggi e per un giorno solo la natura del regime laotiano. Il Laos è da anni il paese in via di sviluppo più aiutato e sovvenzionato dall'Unione Europea. Al Laos, come ad altri paesi dittatoriali, l'Europa chiede semplicemente di firmare convenzioni internazionali e trattati con tante belle clausole sui diritti umani, con particolare e specifica attenzione ai diritti delle persone detenute, perché, in ossequio alla cultura europea, le carceri sono specchio della società. Le firme vengono apposte con leggerezza e senza alcun effetto, neanche sui cittadini europei che - volenti o nolenti - finiscono sotto il tallone del regime, nessun beneficio per i silenziati sudditi della Repubblica Popolare Democratica e meno che mai per le minoranze interne come i Mong". (segue)

"Noi radicali abbiamo conosciuto anche quelle carceri, abbiamo conosciuto i processi farsa, abbiamo conosciuto le vittime del regime, i suoi detenuti disperati perché senza neanche un processo ed una condanna ed i suoi carcerieri corrotti: una vera tragedia per il popolo laotiano, controllato a vista da un numero esorbitante di poliziotti e militari - prosegue Mellano nella nota -. Lo sdegno e l'indignazione maggiori sono però da rivolgersi alla burocrazia europea ed alla politica imbelle che si lascia prendere in giro dai gerarchi del regime che finisce finanziare ed indirettamente sostenere. Noi ci siamo fatti arrestare il 26 ottobre 2001 per chiedere notizie sui cinque leader studenteschi che esattamente due anni prima avevano manifestato per la democrazia, la libertà e la riconciliazione del paese e che erano spariti. Arrestati e 'desaparecidos'. Da allora le versioni ufficiali - sempre tranquillamente accettate dall'Unione - sono state le più varie: negato l'arresto dei cinque, confermato l'arresto ma in attesa di processo, processo già effettuato con condanna e detenzione in una non meglio precisata struttura detentiva del paese, comunque tutti vivi e stanno bene, anzi già rilasciati addirittura".

"Poco importa se nessuno li ha più rivisti, ed anzi notizie attendibili attestano di una morte fra i cinque - conclude Mellano -. Auguriamo a Samantha che la visibilità internazionale ora acquisita per il solo fatto di essere incinta - sicuramente altri detenuti stranieri sono nelle oltre 500 carceri del paese - possa permettere a lei di uscirne viva ed alla comunità internazionale di aprire - finalmente - gli occhi sul Laos, non lasciando più soli gli amici ed i compagni del "Movimento Lao per i Diritti Umani" che, con sede a Parigi, continua da anni a documentare le violazioni di Vientiane".

(com/bic) 5 mag 2009 19:30
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=840558

gordon
12-05-09, 10:37
Mercoledì 06 maggio 2009 11.14





Sono state sospese per un mese le esecuzioni di due ragazzi iraniani che avrebbero dovuto essere impiccati oggi a Teheran perché riconosciuti colpevoli di omicidi compiuti quando erano minorenni

Lo ha detto all'ANSA il loro avvocato, Mohammad Mostafai, aggiungendo che altre quattro persone, fra cui una donna, sono state impiccate stamane nel carcere di Evin, nella capitale. I due giovani, Amir Khaleghi, che oggi ha 18 anni, e Safar Anguti, che ne ha 19, hanno ottenuto il rinvio su ordine del capo dell'apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, che il 19 aprile scorso aveva anche disposto un rinvio di due mesi dell'impiccagione della giovane pittrice Delara Darabi, condannata per un omicidio commesso quando aveva 17 anni. La ragazza è però stata ugualmente impiccata il primo maggio a Rasht su ordine di un giudice locale.

gordon
12-05-09, 10:38
PENA DI MORTE/ Frattini: con l’Iran fermezza, ma senza chiudere il dialogo
Redazione

mercoledì 6 maggio 2009



Nella battaglia per la difesa dei diritti umani in Iran, serve «fermezza e costanza», ma non bisogna «chiudere preziosi canali di dialogo». Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, risponde sul Corriere della Sera a una lettera, pubblicata ieri sullo stesso quotidiano, di Daniela Santanché. Il leader del Movimento per l'Italia chiedeva al ministro di convocare l'ambasciatore iraniano alla Farnesina e richiamare quello italiano a Teheran come «gesto simbolico» per protestare contro l'impiccagione di Delara Darabi, il primo maggio in Iran, per un omicidio commesso quando era ancora minorenne.



«Coglieremo le prossime occasioni di incontro, già in agenda, con le autorità iraniane per esprimere il nostro sconcerto», scrive il titolare della Farnesina, sottolineando però che la lotta per l'affermazione dei diritti «obbliga anche a considerare una prospettiva più lunga. Anche di fronte, purtroppo, alla crescente preoccupazione per ulteriori prossime esecuzioni di minorenni».



«Non abbiamo mai cessato di dire pane al pane alle autorità iraniane - conclude Frattini -. Ma c'è un'etica della responsabilità che oggi suggerisce di combattere la battaglia per i diritti - senza dismettere fermezza e costanza - attenti a non pregiudicare atteggiamenti costruttivi e a non far chiudere preziosi canali di dialogo».

gordon
12-05-09, 10:38
PENA DI MORTE: AMNESTY, FIORI BIANCHI PER DELARA DAVANTI AD AMBASCIATE IRAN (2)
Stampa l' articolo Testo piccolo Testo medio Testo grande

(Adnkronos) - Secondo l'organizzazione per i diritti umani, il processo terminato con la condanna a morte era stato iniquo, non avendo i giudici preso in considerazione prove che avrebbero potuto scagionarla dall'accusa di omicidio. L'impiccagione e' avvenuta senza che l'avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell'esecuzione.

Quella di Delara Darabi e' stata almeno la 140ma esecuzione in Iran dall'inizio dell'anno, la seconda nei confronti di una donna e la seconda nei confronti di un minorenne al momento del reato. Dal 1980, l'Iran ha messo a morte almeno 42 minorenni al momento del reato, in totale disprezzo degli obblighi internazionali che stabiliscono il divieto assoluto di applicare la pena capitale per reati commessi da minori di 18 anni.

http://www.libero-news.it/adnkronos/view/113325

gordon
12-05-09, 10:39
2009-05-06 13:05
Pena morte: Iran, 4 impiccati
Un mese di rinvio per due ragazzi
(ANSA) - TEHERAN, 6 MAG - Quattro persone, fra cui una donna, sono state impiccate oggi nel carcere di Evin, nella capitale.Lo ha reso noto l'avvocato di 2 ragazzi, condannati a morte per aver commesso omicidi quando erano minorenni, la cui esecuzione e' stata sospesa dall'ayatollah Shahrudi che il 19/4 aveva disposto un rinvio di 2 mesi dell'impiccagione della pittrice Delara Darabi, condannata per un omicidio commesso da minorenne, che pero' stata impiccata il primo maggio.

gordon
12-05-09, 10:39
PENA DI MORTE/ Sbai (PdL): la Camera denunci il genocidio in Iran
Redazione

mercoledì 6 maggio 2009

"Chiedo a tutti voi, onorevoli colleghi, di denunciare con forza questo genocidio e di impegnarci affinché episodi come l'uccisione di Delara Darabi non possano più accadere". E' questo l'appello lanciato dalla parlamentare del Pdl, Souad Sbai, nel corso del suo intervenuto tenuto alla Camera durante la discussione del disegno di legge che ratifica l'accordo di Prum sul terrorismo.



"Questo Trattato, che rappresenta un forte richiamo ai diritti umani, giunge al voto allorché lo scorso primo maggio si è consumato un fatto grave e odioso per le donne e per la diplomazia internazionale. Delara Darabi, pittrice iraniana di 22 anni, è stata impiccata all'alba, nel silenzio e nell'indifferenza, senza che la famiglia e l'avvocato difensore fossero a conoscenza dell'esecuzione. Si tratta di un fatto illegittimo sul piano dell'etica e del diritto internazionale che non può essere taciuto. L'Iran - ha aggiunto Sbai - ha sottoscritto la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e quella sui diritti dei bambini che non consentono al suo governo di mandare a morte uomini e donne per crimini commessi quando erano minorenni".



La parlamentare di origine marocchina, che sulla vicenda ha presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha definito il regime di Teheran "razzista, xenofobo e intollerante" aggiungendo che l'Iran "ha confermato la sua chiusura in sede Onu, attraverso le odiose dichiarazioni del presidente Mahmoud Ahmadinejad".

gordon
12-05-09, 10:40
IRAN E DIRITTI NEGATI
Iran, presidio di Amnesty International contro le esecuzioni capitali e in ricordo di Delara
Roxana e Delara. Ad accomunarle era la reclusione nelle carceri iraniane. Ma Delara è stata uccisa

Nelle carceri iraniane ci sono anche, Sussan, Perastoo, Hana, Parvin e molte altre donne accusate di attività contro la patria, in realtà militanti femministe. È questo che accomuna queste storie; in un paese come l'Iran è molto difficile combattere per i propri diritti soprattutto se si tratta di quelli delle donne.

Articoli Collegati

* Iran, presidio di Amnesty International contro le esecuzioni capitali e in ricordo di Delara

Amnesty International ha organizzato un presidio davanti all'ambasciata iraniana in ricordo di Delara, assassinata il primo maggio scorso. La battaglia riguarda l'abolizione della pena di morte e l'affermazione dei diritti umani in un paese complesso come l'Iran.

Il presidio era anche per chiedere l'immediata scarcerazione di Roxana Saberi, reclusa nelle carceri iraniae. Due storie connesse dal filo della repressione e della negazione dei diritti delle donne.

Una giornalista: Roxana Saberi. Una pittrice: Delara Darabi . 31 anni una, 23 l'altra. Entrambe giovani donne, entrambe vittime della repressione in uno stato come l'Iran. Il proprio paese. Due donne diverse per formazione culturale, per propensioni, per aspirazioni.

La prima, Roxana è una giornalista di origini irano-statunitensi. Dopo essere stata incriminata per spionaggio in favore degli Stati Uniti d’America è stata condannata, a seguito di un processo condotto a porte chiuse, a 8 anni di reclusione. Per l'accusa lavorava illegalmente in Iran dove viveva da 6 anni dopo che le autorità locali le avevano tolto il tesserino da giornalista. Lo scorso gennaio è stata arrestata a Teheran dove lavorava come free lance per diverse testate giornalistiche internazionali. Nata e cresciuta negli Stati Uniti ha scelto di viaggiare in Iran per conoscere meglio le sue radici culturali.

Delara Darabi è una pittrice, nulla a che vedere con Roxana in quanto a origini e a professione. Il 20 aprile, avrebbe dovuto essere impiccata in Iran. In un primo moento l'impiccagione era stata rinviata. Pochi giorni fa, purtroppo, c'è stata l'esecuzione in disprezzo della stessa legge vigente in Iran: l'avvocato di Delara Darabi non è stato avvisato con 48 ore di anticipo. La sospensione riguardava un breve periodo di tempo e mirava a dare modo alla famiglia della vittima dell'omicidio di riflettere sulla richiesta di perdono avanzata dai genitori di Delara. Unico modo per scongiurare la pena di morte.La donna è in carcere da quando aveva 17 anni, ancora minorenne entrò con il fidanzato nella casa di una cugina del padre per commettere un furto. La cugina fu pugnalata a morte e Delara si assunse la responsabilità del gesto. Dopo poco ritrattò e attribuì l’omicidio al fidanzato 19enne. I due fidanzati furono puniti a 3 anni di carcere e 50 frustate per tentata rapina, più 20 frustate per la loro «relazione illecita». Delara è stata condannata a morte per omicidio, in via definitiva. Durante la prigionia Delara, ha continuato a dipingere. Le opere sono state esibite a Teheran e a Stoccolma. La difesa ha inoltre dimostrato che le pugnalate alla cugina paterna furono inferte da una mano destra mentre Delara è mancina.

Nelle carceri iraniane ci sono anche, Sussan, Perastoo, Hana, Parvin e molte altre donne accusate di attività contro la patria, in realtà militanti femministe. È questo che accomuna queste storie; in un paese come l'Iran è molto difficile combattere per i propri diritti soprattutto se si tratta di quelli delle donne. Per ora Roxana è appoggiata da moltissimi attivisti che combattono per la sua liberazione. È iniziato uno sciopero della fame sulla scorta di quello iniziato da Roxana stessa, che coinvolge circa 200 persone. Lo sciopero della fame durerà 12 giorni. Il digiuno è di 24 ore, e chi lo pratica può ingerire soltanto bevande zuccherate. sul sito http://freeroxana.net/ viene indicato il nome di chi lo fa, e del luogo in cui vive. Si tratta di una sorta di staffetta che coinvolge attivisti, giornalisti e coloro che sostengono i diritti delle donne iraniane.
(ami)

gordon
12-05-09, 10:41
Iran: esecuzioni minorenni, protesta davanti ambasciata Berna
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06.05.09 19:23 | Svizzera | RSS Stampa articolo
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Con una marcia silenziosa dalla Piazza federale fino all'ambasciata iraniana a Berna, un centinaio di persone guidate da Amnesty International (AI) hanno oggi protestato contro le esecuzioni di minorenni in Iran, tra cui quella recente della giovane Delara Darabi.

La pittrice 22enne è stata condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni. Pochi giorni fa è stata giustiziata nonostante la sua famiglia non ne fosse informata e la pena fosse stata sospesa.

"Si tratta di una grave violazione del diritto internazionale", afferma Amnesty International in un comunicato odierno, denunciando l'assenza di un processo equo. L'azione di protesta a Berna fa parte di una campagna a livello mondiale, ha precisato il portavoce di AI Daniel Graf.

Secondo l'organizzazione che si impegna in difesa dei diritti umani, sono oltre 130 i giovani in attesa dell'esecuzione per reati commessi quando erano ancora minorenni. Due di loro rischiano di essere giustiziati nel corso di questa settimana.


ATS http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=110678&rubrica=14

gordon
12-05-09, 10:41
Il secondo maggior numero di condanne, 508, e stato registrato nella regione Africa del Nord-Medio Oriente
Pena di morte, 2.390 esecuzioni nel 2008. Oltre il 70% eseguite in Cina PDF Stampa E-mail
Pubblicato da Redazione web
06-05-2009
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ImageRoma, 6 mag. Sono almeno 2.390 le persone messe a morte, in 25 paesi, tra gennaio e dicembre dello scorso anno e sono almeno 8.864 le condanne alla pena capitale emesse in 52 paesi. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto di Amnesty International ''Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008'', in cui l'organizzazione per i diritti umani sottolinea che sono state eseguite piu' condanne in Asia che in ogni altra parte del pianeta. ''Solo in Cina - si legge nel rapporto - hanno avuto luogo quasi tre quarti delle esecuzioni su scala mondiale, 1718 su 2.930, dati che si teme potrebbero essere piu' elevati poiche' le informazioni sulle condanne a morte e le esecuzioni restano un segreto di stato''. Per contrasto, in Europa solo un paese ricorre ancora alla pena di morte: la Bielorussia. ''La pena di morte e' la punizione estrema. E' crudele, inumana e degradante.

Il rapporto dell'organizzazione per i diritti umani segnala i paesi in cui sono state emesse condanne a morte al termine di processi iniqui, come Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Nigeria, Sudan e Yemen; l'uso spesso sproporzionato della pena di morte nei confronti di persone povere o appartenenti a minoranze etniche o religiose in paesi come Arabia Saudita, Iran, Stati Uniti d'America e Sudan; il costante rischio che vengano messi a morte innocenti, come dimostrato dal rilascio di quattro prigionieri dai bracci della morte statunitensi. Entrando nel dettaglio regione per regione, il Rapporto di Amnesty International evidenzia come il maggior numero di esecuzioni nel 2008 e' stato riscontrato in Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam. Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, e' stato registrato nella regione Africa del Nord - Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione

Nel continente americano solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a ricorrere con regolarita' alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in liberta' dal 1975 perche' riconosciuti innocenti. L'unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte e' stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003. L'Europa sarebbe una ''zona libera dalla pena di morte'' se non fosse per la Bielorussia, dove l'uso della pena di morte e' avvolto dalla segretezza. Le condanne vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell'esecuzione ne' sul luogo di sepoltura. Le esecuzioni nell'ex repubblica sovietica sono state quattro. Nell'Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni ma le condanne a morte sono state almeno 362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento.

Intanto il 24 aprile 2009, dopo dell'introduzione del nuovo codice penale, il Burundi e' diventato il 93mo paese che ha abolito la pena di morte per ogni reato. L'annuncio compare nella sezione ''Buone notizie'' del sito di Amnesty International, secondo cui piu' della meta' dei paesi ha abolito la pena di morte di diritto o de facto. Secondo i dati aggiornati al 24 marzo 2009: - 92 paesi hanno abolito la pena di morte per ogni reato. - 10 paesi l'hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra. - 36 paesi sono abolizionisti de facto poiche' non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. In totale 138 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. 59 paesi mantengono in vigore la pena capitale, ma il numero di quelli dove le condanne a morte sono eseguite e' molto piu' basso.
fonte ADNKRONOS

gordon
12-05-09, 10:41
Iran/ Impiccati tre uomini e una donna condannati per omicidio
di Apcom
Sono oltre 90 le persone giustiziate dall'inizio dell'anno
Teheran, 7 mag. (Ap) - Quattro persone condannate per omicidio, tra cui una donna di 30 anni, sono state impiccate in Iran. E' quanto riporta oggi il quotidiano di Stato iraniano IRAN, precisando che l'esecuzione è avvenuta ieri. Secondo il quotidiano, la donna era stata condannata per aver ucciso il marito con un martello. Anche le altre tre persone erano state condannate per omicidio, ma non sono stati forniti maggiori dettagli. In Iran, i reati di omicidio, stupro, rapina a mano armata e traffico di droga sono punibili con la pena di morte. Dall'inizio dell'anno, nel Paese sono state giustiziate più di 30 persone, secondo i resoconti della stampa. Il governo, infatti, non diffonde dati ufficiali.

gordon
12-05-09, 10:42
Pena morte/ Iran, impiccati 8 uomini e 1 donna, 90 uccisi in 2009
di Apcom
Quattro giustiziati ieri, altri cinque a Kerman, sud-est Paese
Teheran, 7 mag. (Ap) - Nove persone, otto uomini e una donna di 30 anni, sono stati impiccati in Iran in queste ore: secondo il quotidiano di Stato Iran, quattro, tra cui la giovane donna, erano condannati per omicidio e sono stati giustiziati ieri. La donna era ritenuta colpevole di aver ucciso il marito a martellate. La radio di Stato, ha riferito inoltre che altre cinque persone, condannate per spaccio di droga, sono state impiccate nella città sud-orientale di Kerman, circa mille chilometri a sud-est della capitale teheran, senza precisare quando l'esecuzione è avvenuta. Secondo la stampa, sono più di 90 le esecuzioni capitali eseguite dall'inizio dell'anno in Iran. Tra le recenti condanne a morte nel Paese che più hanno provocato l'indignazione internazionale, quella della pittrice iraniana Delara Darabi, giustiziata il Primo Maggio in Iran. La 23enne era ritenuta colpevole di aver commesso un omicidio quando aveva 17 anni.

gordon
12-05-09, 10:42
Iran. Impiccate cinque persone per traffico di droga



7 Maggio 2009

Cinque uomini accusati di traffico di droga sono stati impiccati nel carcere di Kerman, nell'Iran meridionale. Lo riferisce l'agenzia d'informazione iraniana "Fars News", senza precisare però se le sentenze siano state eseguite oggi o ieri. Le cinque persone impiccate sono Saeed D., Sattar N., Mahmood M., Majid P. e Sarvar V..

Negli ultimi due giorni sono state complessivamente nove le condanne a morte eseguite nella Repubblica Islamica. Alle prime luci dell'alba di ieri, infatti, una donna e tre uomini sono stati impiccati nel famigerato carcere di Evin, vicino Teheran.

Un comunicato di "Iran Human Rights", organizzazione che si batte per i diritti umani, ha riferito che la donna impiccata si chiamava Zeynab Nazarzadeh ed era stata condannata a morte per aver ucciso suo marito. Per il momento, invece, è stata risparmiata la vita dei due giovani, Safar Angooti e Amir Khaleghi, le cui impiccagioni, inizialmente programmate per ieri, con una pena comminata quando erano minorenni, sono state rinviate di sei mesi. http://www.loccidentale.it/articolo/iran.+impiccate+cinque+persone+per+traffico+di+dro ga.0071033

gordon
12-05-09, 10:43
» 2009-05-07 09:34
Pena morte: Iran, 5 impiccati
Uccisi nella prigione di Kerman
(ANSA) - TEHERAN, 7 MAG - Nuove impiccagioni in Iran: sono stati uccisi nella prigione di Kerman, nel sud del Paese, cinque trafficanti di droga. Lo riferisce oggi l'agenzia Fars.Ieri, nel carcere di Evin a Teheran, la pena capitale era stata applicata nei confronti di quattro persone, fra cui una donna, perche' giudicate colpevoli di omicidio.Secondo il conteggio dell'agenzia France Presse, le esecuzioni di oggi portano il numero totale, nel 2009, a 94.Nel 2008, sono state messe a morte 246 persone.

gordon
12-05-09, 10:43
07/05/2009 13:15
IRAN
Iran: il boia torna a colpire, 15 esecuzioni in una settimana
Nel carcere di Evin impiccata una donna colpevole di omicidio e tre uomini. Sabato scorso a Taybad giustiziati sei trafficanti di droga. Teheran: la pena di morte “mezzo efficace” per garantire la sicurezza.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Quindici impiccagioni in meno di una settimana: la “giustizia” in Iran torna a colpire e non risparmia nemmeno persone che, al tempo del reato, erano minorenni. Ieri le autorità carcerarie di Evin – la famigerata prigione per detenuti politici a Teheran – hanno eseguito la condanna a morte di Zeinab Nazarzadeh (una donna di 28 anni), Hamid, Safarali Nasiri (30 anni) e Hasanali.

La notte precedente l’impiccagione, i familiari di Zeinab Nazarzadeh – accusata di aver assassinato il marito – hanno lanciato un disperato appello chiedendo la sospensione della condanna. L’invocazione è rimasta inascoltata: la donna, che ha trascorso gli ultimi due anni in carcere, è stata uccisa all’alba. La madre è morta due mesi fa di crepacuore per le sofferenze patite dalla figlia; stupri, violenze fisiche e psichiche sono una prassi comune nelle prigioni iraniane.

Dall’inizio di maggio sono state eseguite altre 11 sentenze di morte nelle carceri di Teheran, Isfahan, Rasht, Ardabil e Taybad, nella provincia nord-orientale di Khorasan. Sabato scorso a Taybad, nei pressi del confine con l’Afghanistan, sei trafficanti di droga sono stati impiccati. Un settimo uomo, Abdolbaret Noorzehi, è stato giustiziato a Khash perché colpevole di omicidio.

Nei giorni scorsi aveva suscitato clamore l’uccisione di Delara Darabi, condannata a morte per l’omicidio di un parente; il fatto è avvenuto nel 2003, quando la ragazza aveva 17 anni. All’inizio Delara, diventata famosa per i quadri dipinti negli anni di carcere, si era addossata la responsabilità del crimine per salvare dall’impiccagione il fidanzato. Una sua successiva ritrattazione non è stata presa in considerazione dalle autorità iraniane, le quali hanno confermato la condanna a morte eseguita il primo maggio scorso.

Le ultime esecuzioni portano a 85 il numero delle persone giustiziate dal regime iraniano, che punisce con la morte i trafficanti di droga, gli assassini e i dissidenti politici. Nel 2008 sono state eseguite 246 condanne a morte, un centinaio in meno rispetto al 2007 in cui i giustiziati furono 335. Teheran afferma che l’uso della pena di morte è un “mezzo efficace” per migliorare il livello della sicurezza nella società.

gordon
12-05-09, 10:44
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Ex soldato dell’esercito americano, il ventiquattrenne Steven Green rischia la pena di morte. Sarà un tribunale civile del Kentucky a stabilire quale pena comminare al giovane colpevole dello stupro e omicidio di una quattordicenne irachena e della sua famiglia, avvenuto nel 2006, vicino Baghdad.

Viene descritto come un soldato dal “grilletto facile”, ha condotto, insieme ad altri quattro colleghi, la spedizione criminale finalizzata allo stupro di Abir Kassim Hamza al Janabi, quattordicenne irachena prima violentata poi uccisa a colpi di arma da fuoco e bruciata col kerosene. Prima i compagni avevano ucciso a sangue freddo gli altri membri della famiglia, padre, madre e la sorellina di sei anni.

Una vera e propria missione punitiva avvenuta in una serata cominciata bevendo Whisky e giocando a carte.

Green continua a proclamarsi innocente, nonostante gli altri imputati abbiano confessato. I I suoi avvocati sottolineano come nella vicenda pesi lo stato psicologico del soldato Green sconvolto per la perdita, giorni prima, di alcuni colleghi in battaglia. http://it.euronews.net/2009/05/08/usa-l-ex-soldato-green-rischia-la-pena-capitale/

gordon
12-05-09, 10:45
Pena di morte, esecuzione negli Usa
Inziezione letale in Carolina del Sud

Ancora il boia in azione negli Stati Uniti. Thomas Ivey, 34 anni, condannato a morte per l'omicidio di un poliziotto di 38 anni quando lui ne aveva 18, è stato messo a morte nella Carolina del Sud. Lo si è appreso dalle autorità penitenziarie dello stato. Si tratta della 42esima persona cui è stata legalmente tolta la vita nello Stato da quando è stata reintrodotta la pena capitale nel 1976.
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo449165.shtml

gordon
12-05-09, 10:46
Usa/ Condannato a morte ucciso con iniezione letale
di Apcom
In Sud Carolina, si tratta dell'omicida Ivey
Columbia, 9 mag. (Ap) - E' stato ucciso con una iniezione letale in Sud Carolina, negli Usa, Thomas Treshawn Ivey, di 34 anni. L'uomo era stato condannato a morte nel 1995 per aver ucciso un poliziotto e un uomo d'affari. Si tratta della 42esima persona cui è stata legalmente tolta la vita nello Stato da quando è stata reintrodotta la pena capitale nel 1976.

gordon
12-05-09, 10:46
Arabia Saudita: Giustiziato nigeriano che stuprò anziana

Un nigeriano che, sotto l’effetto di droghe, stupro’ una donna anziana e’ stato decapitato in Arabia Saudita. Lo ha riferito il ministro dell’Interno. E’ la 29esima persona messa a morte quest’anno in Arabia Saudita, dove sono puniti con la pena di morte le violenze sessuali, gli omicidi, l’apostasia, le rapine e il traffico di droga. Nel 2008 le persone giustiziate sono state 102. (AGI) Zec

gordon
12-05-09, 10:46
Pena morte: due trafficanti droga impiccati in Iran

(ANSA) - TEHERAN, 9 MAG - Due trafficanti di droga sono stati impiccati nel carcere di Shiraz, nel sud dell'Iran. Lo riferisce oggi il quotidiano Etemad. I due avevano 29 e 36 anni ed erano stati arrestati mentre trasportavano 1,2 tonnellate di oppio. Le esecuzioni, fanno salire ad almeno 105 i giustiziati dall'inizio dell'anno nella Repubblica islamica, secondo la stampa locale. (FOTO D'ARCHIVIO)
09 maggio 2009

gordon
12-05-09, 10:47
Pena morte/ Arabia Saudita, eseguite cinque condanne capitali
di Apcom
Il numero delle persone giustiziate nel 2009 è salito a 34
Riad, 10 mag. (Apcom) - Cinque membri di una banda criminale, quattro sauditi e un ciadiano, condannati a morte per una serie di reati, sono stati decapitati oggi a Medina, città santa dell'ovest dell'Arabia saudita. Lo ha annunciato il ministero dell'Interno in un comunicato, precisando che i cinque hanno ammesso una serie di crimini fra cui rapimenti e stupri di bambini, furti, aggressioni e consumo di droga e alcol. Con queste decapitazioni sale 34 il numero delle esecuzioni effettuate in Arabia Saudita dall'inizio del 2009. Nel 2008 erano state giustiziate 102 persone nel Paese mentre un record era stato raggiunto nel 2007 con 153 esecuzioni contro le 37 del 2006. Lo stupro, l'omicidio, il furto a mano armata e il traffico di droga sono tutti crimini passibili della pena capitale nel regno saudita che applica rigidamente la sharia. (con fonte Afp)

gordon
12-05-09, 10:47
» 2009-05-10 14:56
Pena morte: 5 esecuzioni in Arabia
A Medina decapitati i componenti di una banda criminale
(ANSA) - RIAD, 10 MAG - Cinque membri di una banda criminale, condannati a morte, sono stati decapitati a Medina, citta' santa dell'Arabia Saudita. Lo ha annunciato il ministero dell'Interno. I cinque uomini, quattro sauditi e uno del Ciad, erano stati condannati a morte per diversi crimini tra cui rapimento di bambini, stupro, furto, aggressione, consumo di droga e alcol. Con queste ultime decapitazioni, sale a 34 il numero dell'esecuzioni in Arabia Saudita dall'inizio dell'anno.

gordon
12-05-09, 10:48
Svolta in Iran: scarcerata Roxana Saberi

Dopo la drammatica condanna a morte comminata ai danni di Delara Darabi, il mondo cosiddetto civile stava seguendo con ansia la vicenda di Roxana Saberi, giornalista americana di origini iraniane. Accusata di spionaggio, Roxana Saberi è stata condannata a otto anni di reclusione; una pena che, in un paese che si fa beffe dei diritti umani, può diventare un supplizio infinito.


A differenza della povera Delara Darabi, Roxana Saberi ha avuto sin dall’inizio un asso nella manica da giocare, per sperare in una sua scarcerazione: il passaporto statunitense. Credere in un ripensamento basato su prove concrete, oppure a un rinsavimento di quanti ne auspicavano la reclusione sarebbe sciocco. Del resto, si sa che l’Iran è nella lista nera americana dei paesi “canaglia”, oltre che nell’occhio del ciclone per le centrali atomiche e le dichiarazioni antisioniste, motivi evidentemente più che sufficienti per evitare di far precipitare la situazione.

Alla fine, il tanto sospirato epilogo positivo è arrivato: Roxana Saberi è stata scarcerata, giacché la corte d’appello iraniana ha deciso di ridurre a due anni con sospensione la pena l’iniziale condanna a otto anni. I due anni di reclusione con sospensione condizionale per cinque anni sono stati inflitti alla giornalista, poiché è stata riconosciuta colpevole del reato di cui all’articolo 505 del Codice penale iraniano, che punisce “chiunque raccolga informazioni atte a minacciare la sicurezza del paese con ogni mezzo e sotto la copertura di una funzione ufficiale, e le trasmetta ad altri”. Per questo reato è prevista la reclusione da due a dieci anni. In primo grado invece la Saberi era stata riconosciuta colpevole del reato di cui all’articolo 508, che punisce “chiunque cooperi con un governo straniero ostile contro la Repubblica islamica dell'Iran”, reato che prevede la reclusione da uno a dieci anni.

Uno degli avvocati di Roxana Saberi, Abdolsamad Khorramshahi, ha spiegato il motivo di questo positivo epilogo: “Poiché con gli Usa non siamo in guerra, la pena è stata ridotta [...] I giudici d’appello hanno dato la possibilità di argomentare alla difesa, concedendoci tempo sufficiente”.

Donato Capozzi

zulux
09-12-09, 22:32
Pena di morte: Nessuno tocchi Caino lancia campagna abolizionista nella Repubblica Democratica del Congo

Roma-Kinshasa, 9 giugno 2009



Inizia domani, 10 giugno, a Kinshasa la Conferenza per l’abolizione della pena di morte nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), organizzata da Nessuno tocchi Caino sotto l’Alto Patrocinio dell’Assemblea Nazionale e del Senato della Repubblica Democratica del Congo e con il contributo del Ministero degli Affari Esteri italiano.
La conferenza, che si svolge presso il Palais du Peuple, sarà aperta dal Vice Presidente del Senato Emma Bonino che illustrerà le iniziative di Nessuno tocchi Caino per la applicazione concreta nel mondo della Risoluzione pro-moratoria approvata al Palazzo di Vetro nel dicembre 2007, mentre la deputata radicale e tesoriera di Nessuno tocchi Caino Elisabetta Zamparutti presenterà la campagna dell’associazione radicale per l’abolizione della pena di morte nella RDC.
Nel corso della conferenza, a cui interverranno il Ministro per i Diritti Umani, quello della Giustizia e il Primo Ministro congolese Adolphe Muzito, verranno illustrate le due proposte di legge depositate al Senato e alla Assemblea Nazionale, rispettivamente da Leonard She Okitundu e da Nyabirungu Mwene Songa.
La conferenza sarà seguita da un seminario di tre giorni (11/13 giugno) patrocinato dall’Unione Nazionale della Stampa congolese e dal Segretariato sociale della RAI, che è tenuto da Oliviero Toscani al fine di preparare una campagna di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica congolese contro la pena di morte sulla falsariga della celebre campagna “We, on death row” che proprio Toscani fece negli Stati Uniti.

zulux
09-12-09, 22:34
Pena di morte: la Repubblica democratica del Congo si avvia all’abolizione attraverso una moratoria legale delle esecuzioni

Roma/Kinshasa, 11 giugno 2009


• Comunicato stampa di Nessuno tocchi Caino


La Conferenza contro la pena di morte nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), organizzata a Kinshasa da Nessuno tocchi Caino sotto l’Alto Patrocinio del Presidente dell’Assemblea Nazionale e del Presidente del Senato congolesi e con il contributo del Ministero degli Affari Esteri, si è conclusa con l’annuncio da parte della Presidenza del Senato dell’avvio del processo legislativo volto ad abolire la pena di morte in Congo, stabilendo nel frattempo una moratoria legale delle esecuzioni. Negli stessi termini si era espresso nel suo intervento inaugurale il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Evariste Boshab, secondo il quale le norme penali ordinarie vanno uniformate alla nuova Costituzione congolese che non prevede più la pena di morte. A tal fine sono state già depositate due proposte di legge al Senato e alla Assemblea Nazionale, rispettivamente da Leonard She Okitundu e da Nyabirungu Mwene Songa.
Intervenendo alla conferenza, il Ministro della Giustizia Luzolo Bambi ha parlato di “abolizione responsabile”, ponendo l’attenzione sulla necessità, in vista della fine della pena capitale, di migliorare le condizioni delle carceri del Paese.
Positivo il giudizio della Vice Presidente del Senato Emma Bonino presente a Kinshasa: “La Conferenza ha recepito in pieno metodo e contenuti della Risoluzione per la moratoria approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu in uno dei paesi-simbolo del martirio dell’Africa e al contempo della sua capacità di lanciare al mondo segnali di speranza e di nonviolenza.” Secondo la deputata radicale Elisabetta Zamparutti, organizzatrice della conferenza di Nessuno tocchi Caino, “con l’abolizione della pena di morte il Congo dimostra di sapere voltare pagina, interrompendo l’assurda catena dell’odio e della vendetta che in quella parte del continente ha avuto la sua rappresentazione più tragica e attuale.”
Conclusa la conferenza, si è aperto oggi un seminario di tre giorni rivolto agli addetti all’informazione provenienti da diverse province del Congo con l’obiettivo di realizzare una campagna multimediale di sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro la pena di morte. Patrocinato dall’Unione Nazionale della Stampa congolese e dal Segretariato Sociale della RAI presente a Kinshasa con il suo Direttore Carlo Romeo, il seminario è coordinato da Oliviero Toscani che con “La Sterpaia”, la bottega dell’arte della comunicazione multimediale che ha fondato in Toscana, ha in mente di realizzare una versione africana della notissima campagna “We, on death row” realizzata nel 2000 sulla pena di morte negli Stati Uniti.

zulux
09-12-09, 22:35
Achille Lauro. Mecacci e D’Elia: Italia fermi espulsione Al Molky in Siria, in assenza di garanzie su pena di morte.

Roma, 27 giugno 2009

Sulla vicenda di Youssef Maged Al Molky, palestinese coinvolto nella vicenda dell’Achille Lauro, che rischia di essere espulso dall’Italia in Siria, Matteo Mecacci, Deputato Radicale in Commissione Esteri e Sergio D’Elia Segretario di Nessuno Tocchi Caino hanno rivolto il seguente appello urgente al Governo italiano:
Ci appelliamo con urgenza al Ministro dell’Interno e al Ministro della Giustizia affinché intervengano immediatamente per assicurare che Youssef Maged Al Molky non sia espulso in Siria.
Al Molky deve ancora scontare 3 anni di libertà vigilata in Italia e in queste ore pende un ricorso contro la sua espulsione davanti al Giudice di Pace. Riteniamo che non sia accettabile per un paese come l’Italia che è stato protagonista a livello internazionale della battaglia contro la pena di morte, procedere all’espulsione verso un paese come la Siria, che oltre a praticare la tortura e violare i diritti umani, continua ad applicare la pena di morte.
Chiediamo quindi al Governo di assicurare che non ci sia nessuna espulsione verso la Siria di Al Molky, in assenza di garanzie assolute (richieste dalla nostra legislazione) di non applicazione della pena di morte e di trattamenti disumani e degradanti.

zulux
09-12-09, 22:35
Pena di Morte: Approvata Risoluzione Italiana da Assemblea Annuale Parlamentari OSCE a Vilnius.

Roma, 1 luglio 2009

Questo pomeriggio e' stata approvata a larghissima maggioranza dall'Assemblea Parlamentare Annuale dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa) in corso fino a venerdi' a Vilnius in Lituania, la Risoluzione per la Moratoria delle esecuzioni capitali e per l'abolizione della pena di morte, presentata dal Deputato Radicale Matteo Mecacci e sostenuta dalla Delegazione Parlamentare italiana.

La Risoluzione e' stata cosponsorizzata da oltre 30 Parlamentari di 14 paesi (inclusi gli Stati Uniti), ed e‘ stata approvata a larghissima maggioranza con i soli voti contrari di due parlamentari americani e l‘astensione della delegazione bielorussa e della Relatrice russa.

Tra i Parlamentari italiani che hanno appogggiato la risoluzione figurano il Presidente della delegazione italiana Riccardo Migliori, i Deputati Emerenzio Barbieri, Claudio D‘Amico, Pierluigi Mantini e Guglielmo Picchi, e i Senatori Laura Allegrini e Andrea Marcucci.

A questo poroposito il Primo fimatario della risoluzione, il Deputato Radicale Matteo Mecacci, ha dichiarato:

„Ritengo che questa sia una giornata importante nel lungo cammino verso l‘eliminazione della pena di morte portalo avanti dal Partito Radicale e da Nessuno Tocchi Caino da oltre 15 anni, con il sostegno del Parlamento Italiano. Dopo l‘Approvazione da parte dell‘Assemblea Generale dell‘ONU nel 2007, oggi l‘Italia segna un nuovo successo internazionale che spinge gli ultimi due paesi che applicano la pena di morte all‘interno dell‘area OSCE (Stati Uniti e Bielorussia) verso la moratoria delle esecuzioni capitali.

Voglio sottolineare , in particolare, che tre Parlamentari della delegazione americana si sono espressi a favore della risoluzione; il Repubblicano Chris Smith, il Senatore Democratico Ben Cardin e la Democratica Gwen Moore. Si tratta di un importante segnale da parte dei legislatori americani che va incoraggiato e sostenuto e che sicuramente riflette l‘emergere di una maggiore attenzione e sensibilita‘ sui temi dei diritti umani da parte dell‘Amministrazione Obama.

zulux
09-12-09, 22:36
Testo della risoluzione sulla pena di morte approvata Commissione Diritti umani dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE

Vilnius, 1 luglio 2009
RISOLUZIONE

SULLA MORATORIA DELLA PENA DI MORTE
E VERSO LA SUA ABOLIZIONE
approvata dalla Commissione Diritti umani dell’Assemblea
parlamentare dell’OSCE
Vilnius, 1 luglio 2009


1. Richiamando la Risoluzione sull’abolizione della pena di morte adottata a Parigi durante la Decima Sessione Annuale, a luglio del 2001;
2. Richiamando la Risoluzione sui prigionieri detenuti dagli Stati Uniti nella base di Guantanamo, adottata a Rotterdam durante la dodicesima Sessione, a luglio del 2003, che, “sottolineando l’importanza della difesa dei diritti democratici, anche in presenza di terrorismo e altri metodi antidemocratici”, ha esortato gli Stati Uniti ad “astenersi dal ricorso alla pena di morte”;
3. Richiamando la Risoluzione sul rafforzamento di un efficace controllo parlamentare sugli organi di sicurezza e sui servizi segreti, adottata a Bruxelles durante la Quindicesima Sessione Annuale, a luglio del 2006, che ha espresso preoccupazione per “alcune pratiche che violano le libertà e i diritti umani più fondamentali e contravvengono ai trattati internazionali sui diritti umani, che costituiscono la pietra miliare della tutela dei diritti umani dopo la fine della seconda guerra mondiale, come” tra l’altro “l’estradizione verso paesi dove è probabile che venga applicata la pena di morte o si ricorra alla tortura o a maltrattamenti, e dove sono praticate la reclusione e le persecuzioni in ragione di attività politiche o religiose”;
4. Richiamando la Risoluzione sull’attuazione degli impegni OSCE, adottata a Kiev, durante la Sedicesima Sessione Annuale, a luglio del 2007, che “ribadisce il valore della vita umana e richiede l’abolizione della pena di morte negli Stati partecipanti, sostituendola con mezzi più giusti ed umani per esercitare la giustizia”;
5. Considerando che, il 18 dicembre 2007, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la storica Risoluzione 62/149, che chiedeva una moratoria mondiale delle esecuzioni capitali nella prospettiva di abolire la pena di morte, con una maggioranza schiacciante di 104 stati membri dell’ONU a favore, 54 contrari e 29 astenuti;
6. Considerando che la Risoluzione 63/168 sull’attuazione della risoluzione 62/149 dell’Assemblea Generale del 2007 è stata adottata dell’Assemblea Generale della Nazioni Unite il 18 dicembre 2008 con 106 voti a favore, 46 contrari e 34 astenuti;
7. Ricordando l’inserimento della questione della pena capitale nella serie di impegni inerenti la dimensione umana dell’OSCE, con il Documento Conclusivo di Vienna del 1989 e il Documento di Copenaghen del 1990;
8. Richiamando il paragrafo 100 della Dichiarazione di San Pietroburgo dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE del 1999 e il paragrafo 119 della Dichiarazione di Bucarest dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE del 2000;
9. Considerando che la pena di morte costituisce una punizione inumana e degradante, un atto di tortura inaccettabile per gli stati rispettosi dei diritti umani;
10. Considerando che la pena di morte costituisce una punizione discriminatoria e arbitraria e che la sua applicazione non ha un effetto deterrente sui crimini violenti;
11. Osservando che, alla luce della fallibilità della giustizia umana, il ricorso alla pena di morte porta inevitabilmente con sé il rischio che vengano giustiziate persone innocenti;
12. Richiamando le disposizioni del Protocollo n˚6 alla Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, che vieta agli Stati membri di applicare la pena di morte;
13. Richiamando le disposizioni del Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici del 1989 e il Congresso Mondiale sulla Pena Capitale, tenutosi a Strasburgo nel 2001, nonché il Protocollo Addizionale n˚6 alla Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali teso all’abolizione universale della pena di morte;
14. Considerando che, ai sensi dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale del 1998, è esclusa la pena di morte, sebbene rientrino tra le competenze della Corte i crimini contro l’umanità, il genocidio e i crimini di guerra. Ciò è anche vero per il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia, per il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, per la Corte Speciale per la Sierra Leone, i Collegi Speciali per i crimini gravi a Dili, Timor Est, e le Camere straordinarie delle Corti cambogiane;
15. Osservando che, nell’ottobre del 2008, l’UE e il Consiglio d’Europa in una dichiarazione congiunta hanno istituito la “Giornata europea contro la pena di morte”;
16. Ricordando che nel corso delle riunioni dell’OSCE sugli adempimenti della dimensione umana, tenutesi a Varsavia nel 2006, 2007 e 2008, numerose organizzazioni della società civile (fra cui: Nessuno Tocchi Caino, Amnesty International, la Coalizione mondiale contro la pena di morte e la Federazione internazionale di Helsinki per i diritti umani) hanno espresso il loro sostegno alla risoluzione sulla moratoria universale della pena di morte presentata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite;
17. Considerando che 138 stati nel mondo hanno abolito la pena di morte per legge o de facto; 92 dei quali l’hanno abolita per qualsiasi reato, 10 l’hanno mantenuta in vigore solo per crimini eccezionali come quelli commessi in tempo di guerra, e 36 non applicano esecuzioni capitali da almeno 10 anni o si sono impegnati ad attuare la moratoria;
18. Accogliendo con favore l’emendamento costituzionale della Georgia per la completa abolizione della pena di morte, firmato il 27 dicembre 2006;
19. Accogliendo con favore l’abolizione della pena di morte in Kirghizistan, come stabilito dal nuovo Articolo 14 della Costituzione, approvato il 15 gennaio 2007;
20. Accogliendo con favore l’abolizione della pena di morte in Uzbekistan, a partire dall’1 gennaio 2008;
21. Considerando che, in alcuni Stati membri dell’OSCE, la pena di morte è prevista dalla legge, ma esiste una moratoria nella Federazione Russa, in Kazakistan e Tajikistan, mentre in Lettonia è prevista solo in tempo di guerra;
22. Osservando che un emendamento del 21 maggio 2007 alla Costituzione della Repubblica del Kazakistan ha abolito la pena di morte in tutti i casi, fatta eccezione per gli atti di terrorismo che causano la perdita di vite umane e per crimini particolarmente gravi commessi in tempo di guerra;
23. Osservando che, all’interno dell’OSCE, solo 2 Stati membri su 56 continuano comunque ad applicare la pena di morte;
24. Profondamente preoccupati del fatto che in Bielorussia e negli Stati Uniti d’America sono ancora comminate condanne a morte ed eseguite esecuzioni capitali;
25. Osservando che, secondo il rapporto pubblicato da Amnesty International nel marzo 2009, “Ending executions in Europe – Towards abolition of the death penalty in Belarus”, in Bielorussia “ci sono prove concrete che la tortura ed i maltrattamenti vengano usati per strappare “confessioni”; che i prigionieri condannati non sempre hanno accesso ad effettive procedure di ricorso; e che alla intrinseca natura crudele, disumana e degradante della pena di morte, si aggiunge, per i detenuti nel braccio della morte ed i loro parenti, la segretezza che circonda la pena capitale. Né i prigionieri né i loro famigliari vengono informati in anticipo della data dell’esecuzione e i prigionieri devono convivere con la paura che in ogni momento si possano aprire le porte della cella per essere chiamati per l’esecuzione.”
26. Considerando che l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) e l’Unione Europea (UE) hanno ripetutamente esortato la Bielorussia ad abolire la pena di morte;
27. Osservando che i dettagli sulla pena di morte in Bielorussia sono tenuti segreti e che, secondo il Codice Penale, la pena capitale viene eseguita in privato per fucilazione, l’amministrazione del carcere informa il giudice dell’avvenuta esecuzione e il giudice informa i parenti; il corpo dei giustiziati non viene consegnato ai parenti per la sepoltura ed il luogo in cui essa avviene non viene comunicato;
28. Considerando che l’11 marzo 2004 la Corte Costituzionale ha affermato che potrebbe essere approvata dal Capo di Stato e dal Parlamento l’abolizione della pena di morte o, come primo passo, l’introduzione di una moratoria;
29. Considerando che la pena capitale in Bielorussia, ai sensi della sua Costituzione, e’ una misura straordinaria e temporanea, applicabile solo in casi eccezionali e che la Bielorussia e’ riuscita progressivamente a limitare l’applicazione della pena di morte, per esempio dimezzando il numero di articoli del Codice penale che prevedono la pena capitale;
30. Osservando che la Bielorussia non è riuscita a rendere pubblici i dati statistici sul numero di condanne a morte ed esecuzioni eseguite, in violazione del suo impegno come membro dell’OSCE a: “rendere pubblicamente note le informazioni riguardo il ricorso alla pena di morte”, come stabilito dal Documento approvato nella riunione di Copenaghen della Conferenza sulla dimensione umana della CSCE del 29 giugno 1990;
31. Osservando che dei 50 stati che compongono gli Stati Uniti d’America, 38 prevedono la pena di morte, ma in 4 di essi non si ci sono state esecuzioni dal 1976; e che la legge federale prevede 42 reati passibili di essere puniti con la morte;
32. Osservando che negli Stati Uniti d’America negli ultimi anni si è registrata una significativa diminuzione del numero di esecuzioni e di condanne a morte e che molti stati stanno valutando la possibilità di adottare una moratoria o l’abolizione della pena di morte, anche a seguito di un minore sostegno da parte dell’opinione pubblica;
33. Accogliendo con favore il fatto che alcuni stati, tra i quali Montana, North Carolina, New York e New Jersey, stanno adottando misure contro la pena di morte inclusa una moratoria delle esecuzioni o la sua abolizione;
34. Considerando che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha recentemente emesso una sentenza storica che introduce maggiori tutele e che prende in considerazione l’evoluzione degli standard della giustizia;
35. Accogliendo con favore la decisione del governatore del New Mexico, a marzo 2009, che mette al bando la pena capitale in tale stato, considerandola “incompatibile con i principi fondamentali di giustizia, libertà ed uguaglianza dell’America”;
36. Osservando che il 19 marzo 2009, un senatore statunitense ha presentato la “Federal Death Penalty Abolition Act”, una legge per l’abolizione della pena di morte a livello federale;


L’Assemblea Parlamentare dell’OSCE,

1. Condanna tutte le esecuzioni ovunque esse avvengano;
2. Chiede agli Stati partecipanti che applicano la pena di morte di dichiarare una immediata moratoria delle esecuzioni;
3. Esorta gli Stati partecipanti che non hanno abolito la pena di morte a rispettare i principi che salvaguardano i diritti di coloro che vi sono sottoposti, così come stabilito nelle Garanzie di protezione del Consiglio ECOSOC delle Nazioni Unite;
4. Esorta la Bielorussia a intraprendere azioni immediate per l’abolizione della pena di morte, applicando prontamente una moratoria su tutte le sentenze capitali ed le esecuzioni, nella prospettiva di una abolizione della pena di morte, come stabilito dalla risoluzione 62/149 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, adottata il 18 dicembre 2007 e dalla risoluzione 63/168 adottata il 18 dicembre 2008;
5. Esorta il governo degli Stati Uniti ad adottare una moratoria delle esecuzioni per poi giungere alla completa abolizione della pena di morte nella legislazione federale e di ritirare la sua riserva all’articolo 6(5) del Patto Internazionale sui diritti civili e politici;
6. Esorta la Repubblica del Kazakistan, nella prospettiva di una totale abolizione della pena di morte, ad emendare il Codice Penale in conformità all’emendamento costituzionale del 21 maggio 2007;
7. Esorta la Lettonia ad emendare il Codice Penale per abolire la pena di morte anche per gli omicidi che prevedono l’aggravante di essere perpetrati in tempi di guerra;
8. Esorta gli Stati membri mantenitori ad incoraggiare l’ODHIR e le Missioni OSCE in cooperazione con il Consiglio d’Europa, per mettere a punto iniziative di sensibilizzazione contro il ricorso alla pena di morte, rivolte soprattutto ai mass media, ai funzionari delle forze dell’ordine, ai politici e all’opinione pubblica;
9. Incoraggia ulteriormente le attività promosse dalle organizzazioni non governative per l’abolizione della pena di morte.

zulux
09-12-09, 22:37
Abolire la pena di morte nel mondo, una tendenza ormai inarrestabile

Da Fuoriluogo.it, di Antonio Salvati - 23 giugno 2009

Il 18 dicembre 2007 l'Assemblea Generale dell'Onu a maggioranza schiacciante – 104 a 54 – approvava per la prima volta la Moratoria Universale della pena di morte.



Esattamente un anno dopo, una nuova Risoluzione nella stessa sede ha visto aumentare i voti favorevoli a 106, con 46 contrari e 34 astensioni. Una conferma, una tendenza ormai inarrestabile verso la scomparsa della pena capitale ovunque nel mondo. Ma pure il frutto di una grande sinergia, di un ruolo italiano di primo piano, di uno schieramento mondiale, di un contributo diretto e rilevante anche della Comunità di Sant’Egidio che ha organizzato lo scorso 25 maggio il IV Congresso Internazionale dei ministri della giustizia sul tema: “Dalla moratoria all'abolizione della pena capitale”, svoltosi a Roma, nell'Aula della Protomoteca del Campidoglio.
Hanno partecipato all’iniziativa 23 paesi – sia abolizionisti che ancora mantenitori – di Africa, Asia e America, 28 personalità politiche e della società civile – tra cui 13 ministri della Giustizia – parlamentari, giudici di Corti Supreme, procuratori.
Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha affermato che «questo convegno mostra come l’abolizione della pena di morte rappresenti un nuovo standard morale che sarà sempre più difficile ignorare a livello internazionale». Inoltre ha ricordato come lo Stato e le leggi esistano a tutela della vita dei cittadini e non per la loro morte. «Per questo diciamo che non c’è giustizia senza vita. Questi convegni hanno incoraggiato molti paesi a intraprendere i passaggi necessari per passare dallo stato di mantenitori, a quello di abolizionisti de facto o addirittura de iure come Rwanda e Gabon nel 2007, il Burundi proprio quest’anno e prossimamente il Togo. Quello che chiediamo ai politici di ogni paese è che si lavori perché cresca l’autorevolezza umana, morale della legge e delle società nelle quali viviamo, più giuste e nelle quali ognuno ha il suo posto».
Nel corso del Congresso il Ministro della Giustizia del Paese del Togo Kokou Biossey Koné ha annunciato che il suo paese abolirà la pena di morte nei prossimi giorni. Per il Ministro africano, la decisione di porre fine alla pena capitale nel Paese è stata presa «grazie all'amicizia che unisce il Togo e la Comunità di Sant'Egidio». «In questo cammino siamo stati accompagnati dagli amici della Comunità, con fedeltà e pazienza», ha affermato. Negli ultimi anni, la Comunità di Sant'Egidio ha lavorato a stretto contatto con il Governo del Togo e con l'opinione pubblica del Paese e «ha favorito il dialogo politico che ha portato all'attuale transizione di unità nazionale», ha dichiarato il Ministro.
Dal Congresso sono emerse esperienze e impegni incoraggianti che attestano l’esistenza di una nuova onda della cultura della vita. Oggi il mondo sente la pena di morte, come in passato la schiavitù, come un crimine. Le persone possono cambiare, la giustizia può non essere retributiva: la legge nasce nelle società umane per difendere la vita e non per toglierla. Da più parti è stato sottolineato il bisogno di costruire le nostre società in maniera intelligente sulla base della cultura della vita, tracciando un nuovo percorso: quello della giustizia riabilitativa. La pena di morte non è prevenzione del crimine, non è legittima difesa della società. Un mondo senza pena di morte non è più indifeso, più debole o peggiore, è semplicemente migliore. Non rischia di umiliare l’intera società al livello di chi uccide. Non si arroga il diritto di togliere quello che non potrebbe mai restituire, in caso di errore: la vita umana. In tal senso, è tempo di rinunciare definitivamente alla pena capitale.

*Comunità di Sant'Egidio

zulux
09-12-09, 22:38
Giappone, il giorno del boia: impiccati tre condannati

• da Il Messaggero del 29 luglio 2009, pag. 16

Tre condannati, fra cui un cinese, sono stati messi a morte ieri in Giappone. Lo ha annunciato il ministero della Giustizia. Il cittadino cinese aveva ucciso tre connazionali a Kawasaki, vicino a Tokyo. Gli altri due erano giapponesi condannati alla pena capitale per omicidio. I tre, precisa un comunicato del ministero, sono stati impiccati a Tokyo e Osaka e che il cittadino cinese, Chen Detong, 41 anni, aveva ucciso nel 1999 tre connazionali ferendone altrettanti. Uno dei due giapponesi, Hiroshi Maeue, 40 anni, aveva ucciso nel 2005 a Osaka tre persone, fra cui un ragazzo di 14 anni; l’altro, Yukio Yamaji, 25 anni, aveva ucciso due sorelle sempre a Osaka nel 2005. Ora rimangono nel braccio della morte 101 detenuti, di cui 63 in cerca della revisione del processo. Le impiccagioni sono avvenute a poco più di un mese dalle elezioni legislative del 30 agosto, che potrebbero portare a una vittoria dell’opposizione e a un cambio di governo. Makoto Teranaka, responsabile di Amnesty 1nternational in Giappone, ha protestato contro «questo grave atto che non può essere permesso mentre nel mondo si moltiplicano gli appelli per abolire la pena di morte». Le ultime esecuzioni in Giappone risalgono allo scorso gennaio, quando furono impiccati quattro condannati. Nel 2008 sono state messe a morte 15 persone. Il Giappone è, con gli Stati Uniti, l’unico dei grandi Paesi industrializzati dove si pratica ancora la pena di morte. Le autorità ne giustificano il mantenimento affermando che gode del sostegno della popolazione. Il Partito Democratico del Giappone (Pdj), la principale forza dell’opposizione che, secondo tutti i pronostici, dovrebbe vincere le prossime elezioni, si è impegnato ad aprire un dibattito sulla questione. Dall’inizio del 2007 - anno in cui entra in carica il ministro della Giustizia Kunio Hatoyama, acceso sostenitore della pena capitale - a oggi il Giappone ha eseguito 31 esecuzioni capitali: 9 nel 2007, 15 nel 2008, 4 nel gennaio 2009 a cui si aggiungono le 3 impiccagioni di ieri. I dati emergono dal rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo che Nessuno Tocchi Caino presenterà questa mattina a Roma, presso la sede dei Radicali. Il Giappone, stando al rapporto, è il secondo stato-boia per numero di esecuzioni dopo gli Stati Uniti, tra i paesi catalogati tra le "democrazie liberali" che praticano ancora la pena di morte. I dati del rapporto verranno illustrati durante un incontro con) a stampa al quale parteciperà Gail Chasey, parlamentare dello Stato del New Mexico, che riceverà il premio "Abolizionista dell’anno", conferito ogni anno alla personalità che più si è impegnata sul fronte della moratoria delle esecuzioni capitali e per l’abolizione della pena di morte. Il premio andrà ex equo anche al governatore. dello Stato Usa, Bill Richardson, che, secondo Stato americano dopo il New Jersey in oltre 40 anni, ha abolito la pena di morte il 18 marzo 2009. All’incontro parteciperanno anche il presidente e il segretario di Nessuno Tocchi Caino, Marco Pannella e Sergio D’Elia, il vicepresidente del Senato, Emma Bonino, e la deputata radicale e curatrice del documento, Elisabetta Zamparutti.

zulux
09-12-09, 22:39
Pena di morte: meno esecuzioni

• da Avvenire del 30 luglio 2009, pag. 17

Quasi seimila giustiziati solo dall’inizio del 2008: resta allarmante, nonostante la mobilitazione internazionale e le tante campagne abolizioniste, il numero di volte in cui il boia entra in azione applicando la pena capitale. Lo ricorda il nuovo rapporto 2009 di "Nessuno Tocchi Caino", anche se non manca qualche segnale positivo. Per la Comunità di Sant’Egidio l’annuncio del vicepresidente della Corte Suprema Cinese Zhang Jun di ricorrere sempre più spesso alla «pena di morte con commutazione», per ridurre in maniera rilevante il numero delle esecuzioni, «è un fatto importante, che segue la riduzione delle esecuzioni conosciute degli ultimi due anni del 15 per cento nel 2007 e del 10 per cento nel 2008». Tuttavia la Cina, l’Iran e l’Arabia saudita continuano a detenere il primato, per il numero di esecuzioni e quasi 9 su dieci sono eseguite solo da Pechino. Esecuzioni per le quali, spesso, si ricorre a metodi crudeli, come le lapidazioni, non risparmiando neanche minorenni. Il bilancio delle esecuzioni capitali 5.727 nel solo 2008 - nei primi sei mesi di quest’anno ha già superato la quota 250 ma senza considerare la Cina i cui dati restano sotto segreto di stato. E tra i giustiziati dell’ultimo anno e mezzo, almeno 13 ragazzi minorenni al momento del reato. Anche il Rapporto annuale di "Nessuno Tocchi Caino" evidenzia comunque «una evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte». Non solo per il calo, seppur limitato, dei giustiziati dello scorso anno rispetto al 2007 (quando furono almeno 5.851 le condanne a morte eseguite). Ma anche per l’abbandono della pratica della pena di morte da parte di tre nuovi stati solo dall’inizio di quest’anno: Togo, New Mexico e il Burundi. Complessivamente - ricorda il Rapporto - i Paesi in cui è ancora in vigore la pena di morte (applicata però effettivamente solo da 26) ammontava, nel 2008, a 46 stati, 5 in meno dell’anno prima quando già si erano compiuti progressi (9 in meno sul 2006). Sul podio negativo degli Stati-boia si confermano la Cina - che da sola conta l’87,3% del totale mondiale - l’Iran e l’Arabia Saudita, mentre tra i Paesi considerati democrazie liberali il «triste» primato rimane quello degli Stati Uniti (37 esecuzioni nel 2008) seguito dal Giappone (15 giustiziati lo scorso anno cui si aggiungono 7 impiccagioni nel 2009, tre martedì).

zulux
09-12-09, 22:39
Meno boia nel mondo, scusate se è poco

• da Europa del 30 luglio 2009, pag. 1

di Gabriella Monteleone

Un successo è un successo. Può apparire stonato rivendicarlo mentre vengono annunciate tre impiccagioni in Giappone, l’unico dei grandi paesi industrializzati, con gli Stati Uniti, dove si pratica ancora la pena di morte (ed è ciò che fa più male). Ma non mancano le ragioni per farlo. Perché se dal 2007 sono ben 14 i paesi che l’hanno abolita per legge o di fatto, si deve alla risoluzione Onu perla moratoria delle esecuzioni approvata nella storica seduta del 18 dicembre di quell’anno, grazie anche al governo Prodi, grazie all’Italia «che è da sempre in prima fila contro, e all’impegno perseverante della società civile e di associazioni come Nessuno tocchi Caino» -ha ricordato ieri in un messaggio il presidente Napolitano. Se dopo quarant’anni, ronda abolizionista è arrivata a toccare due stati Usa - il New jersey e il New Mexico - significa che c’è più di una speranza per affrancare dal boia anche le ultime democrazie liberali che ancora ne fanno uso. Ma senza la moratoria sarebbe più vana. Il rapporto annuale presentato da Nessuno tocchi Caino parla chiaro e smentisce tutte quelle «analisi superficiali», sottolinea Emma Bonino, che guardano sempre il bicchiere mezzo vuoto. Dal 2007 le esecuzioni capitali diminuiscono, anche in Cina, che pure nel 2008 sale sul podio con più di 5mila, seguita da Iran (346) e da Arabia Saudita (102). Però anche in Cina qualcosa si muove se, ieri, il vicepresidente della corte suprema del popolo ha annunciato che ridurrà le esecuzioni ad «un numero estremamente esiguo». E presto potrebbe allungarsi la lista abolizionista (almeno di fatto) dei paesi Usa con «il Montana, il Nebraska ed anche la California» ha detto Gail Chasey - la parlamentare del New Mexico che insieme al suo governatore, Bill Richardson, ha ricevuto ieri il premio "Abolizionista dell’anno 2009" promosso dall’associazione in campo contro la pena di morte dal 1993. Fosse pure "sold’ per risparmiare il costo del boia - i miliardo di dollari - il governatore Schwarzenegger «potrebbe dichiarare la moratoria». Non è poco. Certo resta l’Asia, e resta per certi versi pure l’Europa perché è vero che solo la Bielorussia mantiene la pena capitale, ma come ricorda Pannella «almeno fa i processi, la Russia di Putin ammazza e basta». Natalya Estemirova, Anna Politkovskaja, Sergei Protazanov, tanto per non fare nomi.

zulux
09-12-09, 22:40
Gli ultimi della pena di morte

• da Il Mattino del 30 luglio 2009, pag. 1

di Fabio Nicolucci

Da oltre dieci anni è in atto una tendenza verso l’abolizione della pena di morte. Lo conferma il rapporto uscito ieri di «Nessuno tocchi Caino». Si tratta di una buona notizia, di merito e di metodo. Già Beccaria scriveva infatti come la pena di morte fosse non solo inutile ma anche controproducente per dissuadere dal commettere delitti, perché «non è l’intensione della pena che fa il maggior effetto sull’animo umano, ma l’estensione di essa; perché la nostra sensibilità è più facilmente e stabilmente mossa da minime ma replicate impressioni che un forte ma passeggiero movimento». Ma all’interno di questa controintuitiva tendenza globale all’incivilimento si segnalano però anche delle preoccupanti ombre. Ombre confermate anche da altri rapporti sui diritti umani come quello annuale di Amnesty International uscito un mese fa, che esprime fondate preoccupazioni su come l’umanità tratta se stessa e come sia concreta la minaccia che in un mondo dove tutto diviene rigido - dai fattori economici a quelli temporali - l’unica cosa comprimibile rischi di diventare la persona umana, l’uomo in sé. Un pericolo accresciuto dalle incognite aperte dal tramonto per insostenibilità del modello di sviluppo liberista, di cui la crisi economica globale è sintomo e manifestazione, sul quale ha cominciato a riflettere seriamente solo la Chiesa, con l’innovativa enciclica «Caritas in Veritate». Tali ombre nascono quando si illuminano le situazioni dei paesi non democratici in gene- re: per un governatore dello Stato Usa del New Mexico, Bili Richardson, che abolisce la pena di morte nel suo Stato e per questo merita il premio «abolizionista dell’anno 2009», ci sono paesi come la Cina con 5000 esecuzioni nel 2008, l’Iran con 346 e l’Arabia Saudita 102. Quest’ultima è terza in assoluto ma prima per numero di esecuzioni rispetto alla popolazione. Per l’Iran, in particolare, è preoccupazione generale in questi giorni che la cifra già raggiunta di 200 nel 2009 possa subire un’impennata data la repressione in atto. Per iniziare ad abolire definitivamente la pena di morte nel mondo e fondare quel «nuovo patto» per i diritti umani auspicato anche da Amnesty International è chiaro, dunque, che la battaglia da ingaggiare sarà tutta politica. Da questo punto di vista l’Italia rivendica il successo riportato all’Onu il 18 dicembre 2007 con la moratoria, e noi italiani possiamo esserne orgogliosi. Adesso occorre però globalizzare questa battaglia, ridisegnando campo e priorità politiche delle relazioni internazionali. Ed è chiaro a noi occidentali che una forza politica terrena deve essere affiancata alla pur irrinunciabile e fondamentale riflessione della Chiesa cattolica. Tale forza può essere il presidente degli Usa Barack Obama e il nuovo corso democratico da lui aperto, dentro e fuori gli Stati Uniti, e tale compito passa anche da una lotta al terrorismo globale su basi giuridiche e ideologiche diverse da quelle costruite a Guantanamo dai neoconservatori. Molte critiche sono state espresse per un suo supposto disinteresse alla questione dei diritti umani nei rapporti con Iran e Cina. Il tempo dimostrerà come invece è proprio da Obama che potrà venire quel disegno politico capace di rifondare le relazioni internazionali su basi sia politiche sia morali, e non solo alternativamente o moralistiche oppure economicistiche a seconda degli interessi tattici del momento. Perché solo Obama ha al. momento una visione profonda e larga dell’interdipendenza che governa il inondo di oggi pari a quella della Chiesa, e per un certo verso della Cina, anche se su posizioni opposte. Occorre partecipare a questo sforzo. L’Europa su questo ha carte di valore da giocare, e l’Italia è ben piazzata per figurare bene. Ora si tratta di fare.

zulux
09-12-09, 22:40
Il boia continua a uccidere: in un anno 5700 esecuzioni

• da Il Messaggero del 30 luglio 2009, pag. 15

di Marco Berti

Perché "no" alla pena di morte? Al di là delle considerazioni di carattere etico, c’è un risposta incontrovertibile nelle parole del governatore del New Mexico, Bill Richardson, che nel marzo scorso ha ratificato la legge che abolisce le esecuzioni capitali nel suo Stato. «Una volta presa la decisione finale - scrive nell’introduzione del rapporto 2009 sulla pena di morte nel mondo di "Nessuno tocchi Caino" - e la condanna a morte eseguita, non si può più tornare indietro». «Non nutro scrive ancora, spiegando perché ha abolito le esecuzioni capitali nel New Mexico - la massima fiducia in un sistema che agisce da arbitro assoluto stabilendo chi deve vivere e chi deve morire. Se lo Stato si assume questa terribile responsabilità, il sistema che impone una pena così definitiva deve essere perfetto e non può mai sbagliare. Ma la verità è che il sistema non è perfetto. Lo hanno provato i test dei Dna. Persone innocenti sono state imprigionate nei bracci della morte in tutto il Paese». Il problema finale è tutto qua: «Una prova, anche quella del Dna, può essere manipolata, i procuratori possono ancora abusare del loro potere. Non possiamo essere sicuri al cento percento che solo i veri colpevoli saranno condannati per un reato capitale». Dovrebbero bastare queste parole per convincere quei governanti che ancora mantengono nei loro codici la condanna a morte ad abolire questo retaggio di epoche barbariche. Ma non e così, ancora oggi, nonostante le grandi battaglie internazionali contro le esecuzioni capitali, sono 46 i paesi che applicano la pena di morte (in calo comunque rispetto agli anni precedenti), mentre le condanne eseguite nel 2008, si legge nel rapporto di "Nessuno tocchi Caino", sono state 5.727. Sono invece 96 gli abolizionisti, 8 i paesi che non la applicano per crimini ordinari, 42 gli abolizionisti "di fatto", che cioé non la applicano da dieci anni, 5 quelli che attuano la moratoria. 1 L’ultimo stato che l’ha abolita è stato il New Mexico e il suo governatore, Bill Richardson, è stato insignito del premio «L’abolizionista dell’anno 2009» promosso da Nessuno Tocchi Caino, come riconoscimento alla personalità che più di ogni altra si è impegnata nella battaglia contro la pena di morte. Con lui è stata premiata la deputata Gail Chasey, sempre del New Mexico per i suoi dieci anni di lotta sullo stesso fronte. Commenta il leader radicale Marco Pannella: «Voi fate parte di quell’America che, ancorché democratica, era un po’quella del ku-klux-klan e dintorni, quindi è particolarmente importante che siate arrivati a questa decisione. Rappresentate una punta avanzata di distruzione dei connotati anti democratici, antilaici, anti liberali della storia degli Stati Uniti». «Quanto è accaduto nel New Mexico - dice la vice presidente del Senato Emma Bonino - è una nuova partenza affinché la pena di morte venga abolita ovunque sia adottata». Si unisce a questa battaglia di civiltà anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano che, in un messaggio indirizzato a Sergio D’Elia, segretario di "Nessuno tocchi Caino", scrive tra l’altro: «Avverto il dovere di unire la mia voce a quella di quanti continuano a battersi per l’inviolabilità della vita e contro la cultura della morte». E’la Cina a condurre la triste classifica delle condanne a morte (5000 nel 2008), seguono l’Iran (346), l’Arabia Saudita (102), la Corea del Nord (63), gli Usa (37), il Pakistan (36), l’Iraq (34), il Vietnam (19), l’Afghanistan (17), il Giappone (15). Dalla Cina arriva comunque una notizia consolante. «Taglieremo le esecuzioni, commuteremo le sentenze capitali in pene detentive», annuncia il vice presidente della Corte suprema del popolo, Zhang Jun.

zulux
09-12-09, 22:42
Pechino annuncia meno esecuzioni

• da Il Sole 24 Ore del 30 luglio 2009, pag. 10

di Dario Aquaro

Nessuna rivoluzione garantista, ma la Cina si dice pronta a ridurre ogni anno le condanne a morte, fino ad arrivare a «un numero estremamente piccolo», e a commutare più sentenze capitali in pene detentive. «Nelle attuali situazioni e condizioni di sicurezza sociale - ha spiegato il vice presidente della Corte suprema Zhang Jun- è impossibile per il paese abolire la pena di morte». Viene comunque assicurato «un importante impegno a controllare rigorosamente l’applicazione della sanzione da parte degli organi giudiziari». Pechino continua a non fornire cifre ufficiali, la pena di morte viene ancora considerata un segreto di stato, ma negli ultimi anni le condanne capitali sono andate progressivamente diminuendo. Anche se i numeri rimangono elevati. Per Amnesty International sono 1718 le esecuzioni avvenute in Cina nel 2008, il 72% del totale nel inondo. Il rapporto rilasciato ieri dall’organizzazione Nessuno tocchi Caino parla invece di almeno 5mila persone. In entrambe le classifiche dei paesi boia, Pechino, resta stabile al primo posto. Il calo delle esecuzioni è cominciato nel20oi, quando la Cina fu scelta quale sede delle Olimpiadi del 2008. Alla diminuzione ha poi contribuito soprattutto la riforma giudiziaria entrata in vigore nel gennaio 2007 e in base alla quale ogni sentenza di morte emessa da tribunali di grado inferiore deve essere rivista dalla Corte suprema. «Il più grande cambiamento del codice penale da più di vent’anni», lo definì l’allora presidente del massimo tribunale, Xiao Yang. Oggi, la stessa Corte ha reso noto di aver annullato il 15% delle condanne esaminate nel 2007 e nei primi sei mesi del 2008. Il 10 marzo 2009, presentando il suo rapporto alla sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo, il presidente della Corte suprema, Wang Shengjun, senza fornire statistiche, ha solo reso noto che nel 2008, su oltre un milione di condannati dai vari tribunali cinesi, 159.020 erano stati «condannati a morte, all’ergastolo o a oltre cinque anni di carcere». Sui dettagli, la cortina del segreto. In Cina la pena capitale viene comminata per più di 60 reati, inclusi quelli non violenti, come il peculato, l’evasione fiscale, il traffico di droga. Un’applicazione che, secondo Nessuno tocchi Caino, conosce un doppio standard: «funzionari pubblici che si appropriano indebitamente di milioni sono condannati a morte con la sospensione della pena che gli risparmia la vita, mentre comuni cittadini condannati per aver rubato molto meno muoiono con l’iniezione letale o con un colpo alla nuca», recita il rapporto. L’ultimo esempio viene dal caso dell’ex presidente della Sinopec, Chen Tonghai. Accusato di aver intascato tangenti per quasi 29 milioni di dollari, condannato a morte dal tribunale del popolo, sentenza sospesa per due anni «considerato che ha confessato e si è pentito», Chen sarà giudicato dalla Corte suprema. Qui si svela il nodo. Nelle sue dichiarazioni di ieri, Zhang non ha indicato in che modo l’autorità giudiziaria intende ridurre progressivamente le persone da mandare al patibolo. Ma ha spiegato che nei tribunali del popolo saranno incoraggiate proprio le sentenze di «condanna a morte con sospensione della pena». Una soluzione che consentirebbe in seguito alla Corte suprema di convertire le condanne per i colpevoli che mostrino di pentirsi osi impegnino a risarcire i parenti delle vittime. He Waifeng, professore alla Peking University: «Nel corso della storia cinese, si è sempre messa enfasi sulle esecuzioni pubbliche, meglio se truci. Ma la civiltà si è evoluta, ed è tempo di abbandonare, o almeno limitare severamente, l’uso della pena capitale».

zulux
09-12-09, 22:43
Quando la morte è decisa dallo Stato

• da La Stampa del 30 luglio 2009, pag. 56

di Giacomo Galeazzi




Qual è la situazione della pena di morte nel mondo?
Secondo il rapporto di «Nessuno tocchi Caino», nel 2008 sono state eseguite in 26 Paesi 5727 esecuzioni capitali (124 in meno rispetto al 2007). Con almeno 5 mila esecuzioni la Cina si è aggiudicata il macabro primato di nazione con il maggior numero di condannati a morte: l’87,3% del totale. Seguono Iran (almeno 346), Arabia Saudita (102), Corea del Nord (63), Usa (37), Pakistan (36), Iraq (34). Ma il bilancio potrebbe anche essere anche più «pesante», visto che in alcuni Paesi (Cina, Vietnam, Bielorussia e Mongolia) le esecuzioni sono protette dal segreto di Stato. L’Arabia Saudita è terza nella «black list» in termini assoluti, ma è prima in percentuale sulla popolazione: le esecuzioni avvengono in pubblico, per decapitazione, nei cortili fuori le moschee più frequentate dopo la preghiera del venerdì.
Il boia è in azione anche in Europa?
L’Europa sarebbe libera dalla pena di morte, se non fosse per la Bielorussia, dove anche dopo la fine dell’Urss non si è mai smesso di condannare a morte. Secondo stime non ufficiali, 400 persone sono state giustiziate dal 1991. In base a dati ufficiali, oltre 160 sentenze capitali sono state eseguite dal 1997 al 2008. Per quanto riguarda il resto dell’Europa, a parte la Lettonia (che prevede la pena di morte solo per reati commessi in tempo di guerra), gli altri Stati europei hanno abolito la pena di morte in tutte le circostanze.
Quanto incide la forma di governo?
Molto. Dei 46 Stati che mantengono la pena di morte, 36 sono dittatoriali, autoritari o illiberali. In 20, nel 2008, sono state compiute almeno 5662 esecuzioni, il 98,9% del totale. Degli altri 10 Paesi, definiti democrazie liberali, 6 hanno applicato la pena di morte e hanno effettuato 65 esecuzioni (l’1,1% del totale): Usa (37), Giappone (15), Indonesia (10).
Arrivano segnali incoraggianti dalla Cina?
Sì. Anche se la pena di morte continua a essere considerata un segreto di Stato, negli ultimi anni le condanne a morte sarebbero diminuite, fino a un 30% in meno. Nel gennaio 2007 è entrata in vigore la riforma in base alla quale ogni condanna emessa da tribunali di grado inferiore dev’essere rivista dalla Corte Suprema: questa, da parte sua, ha reso noto di aver annullato il 15% delle condanne esaminate nel 2007 e nei primi 6 mesi del 2008. Nonostante questi primi segnali garantisti, però, nel tritacarne giudiziario cinese continuano a finire imputati di reati violenti e non violenti, mentre gli avvocati denunciano il fatto di non aver accesso ai loro clienti e che molte confessioni sono estorte. Esiste inoltre un doppio standard: funzionari pubblici che si appropriano indebitamente di milioni sono condannati a morte, ma con la sospensione della pena, mentre comuni cittadini condannati per aver rubato molto meno muoiono con l’iniezione letale o con un colpo alla nuca.
Esiste un problema-Iran anche in questo campo?
Sì. Anche nel 2008 l’Iran si è piazzato al secondo posto quanto a esecuzioni (346). Qui la situazione non sembra mostrare segni di un’inversione di rotta, visto che nel 2009 (al 31 maggio) erano già state effettuate almeno 200 esecuzioni. Inoltre la Repubblica Islamica è stato l’unico Paese al mondo ad aver praticato nel 2008 la pena di morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato: 13 minori sono stati giustiziati violando la Convenzione sui Diritti del Fanciullo. Queste esecuzioni di minori sono continuate anche nel 2009 e, al 30 giugno, erano già 4. L’impiccagione è il metodo più utilizzato per l’applicazione della «sharia», ma è stata praticata anche la lapidazione in 2 casi nel 2008 (e uno nel 2009). A riprova di questa recrudescenza anche nel 2008 sono continuate le esecuzioni di massa.
Gli Usa stanno cambiando con Obama?
I segnali restano contrastanti. Da un lato, infatti, la Corte Suprema ha confermato la legittimità dell’iniezione letale, in quanto «una certa quota di dolore» nell’esecuzione è inevitabile, dall’altro il New Mexico ha abolito la pena di morte. Questa decisione risale al 18 marzo 2009: è la seconda in 40 anni, dopo quella del New Jersey del 2007. Al governatore Bill Richardson e alla parlamentare Gail Chasey è andato quest’anno, «ex aequo», il premio «Abolizionista dell’Anno», promosso da «Nessuno tocchi Caino» quale riconoscimento alla personalità che si è impegnata sul fronte della moratoria delle esecuzioni capitali e dell’abolizione della pena di morte. Intanto, però, la moratoria «de facto» iniziata il 25 settembre 2007, quando la Corte Suprema aveva annunciato di voler discutere la costituzionalità dell’iniezione letale, si è conclusa con il verdetto emesso il 16 aprile 2008. I dati rivelano che il 95% di tutte le esecuzioni è stato effettuato nel Sud: 18 in Texas (il 48% di tutte quelle Usa). L’unico Stato non del Sud a compiere esecuzioni è stato l’Ohio.

zulux
09-12-09, 22:44
La Cina guida la lista nera

• da L'Altro del 30 luglio 2009, pag. 5

di Valentina Ascione

Nel mondo la mano del boia di stato continua a uccidere. Sono quasi seimila, infatti, i giustiziati solo dall’inizio del 2008. E’ quanto emerge dal rapporto 2009 di Nessuno tocchi Caino. l’associazione che da oltre 15 anni si batte contro la pena di morte del mondo. Sebbene il dato resti allarmante, il trend verso l’abolizione, in atto da oltre dieci anni, si conferma positivo anche nel 2008 e nei primi mesi del 2009. Ad oggi sono 151 i paesi o i territori che hanno deciso di abolire, per legge o in pratica, la pena di morte. Dalla lista nera degli stati che prevedono e hanno applicato la pena capitale sono usciti la Guinea Equatoriale e il Kuwait, mentre sono rientrati gli Emirati Arabi, il Bahrein e il Saint Kitts e Nevis (isola delle Antille che con una sola esecuzione ha interrotto una moratoria di fatto decennale). Gli Stati mantenitori sono scesi a 46, dai 49 del 2007 (nel 2006 si attestavano a quota 51 e a 54 nell’anno precedente) e una flessione, seppur lieve, si registra nel numero delle esecuzioni: 5727 a fronte delle 5851 messe in atto due anni fa. 13 sono invece i minori che anche quest’anno il boia non ha risparmiato. Pechino guida anche stavolta la "black list" dei paesi-boia, con un dato stimato almeno intorno alle 5 mila esecuzioni, ovvero l’87,3 per cento del bilancio mondiale (quasi 9 su 10): un primato schiacciante che fa ancora una volta dell’Asia il continente dove si pratica pressoché la totalità delle esecuzioni. Sul podio, dopo la Cina, si confermano Iran e Arabia Saudita, con rispettivamente almeno 346 e 102 esecuzioni. Mentre tra i Paesi considerati "democrazie liberali", la leadership resta agli Stati Uniti (37 esecuzioni nel 2008), seguiti dal Giappone (15 giustiziati lo scorso anno, a cui si sommano 7 impiccagioni nel 2009). In Europa, la Bielorussia, che ha mandato a morte 4 persone anche nel 2008, continua ad essere l’unica eccezione di B bilancio dei morti potrebbe tuttavia essere ancora più pesante, in quanto molti paesi non forniscono statistiche ufficiali sulla pratica della pena di morte. Ed è proprio l’eliminazione dei "segreti di stato" uno dei prossimi obiettivi fissati da Nessuno tocchi Caino poiché, spiega il segretario Sergio D’Elia, un’informazione corretta dell’opinione pubblica in molti casi aiuterebbe a frenare la mano del boia. Un secondo fronte di iniziativa individuato da D’Elia è l’impegno in progetti per l’attuazione della moratoria in diverse parti del mondo, a partire dall’Africa: il continente dove negli ultimi anni sono stati compiuti passi significativi in questa direzione. L’abolizione della pena di morte in paesi come Ruanda e Burundi. dove si sono consumate tragedie umanitarie tra le più gravi, ha infatti avuto uno straordinario valore simbolico.

zulux
09-12-09, 22:44
Il messaggio di Fini: è la paura il vero nemico

• da Secolo d'Italia del 30 luglio 2009, pag. 6

Sul bilanciamento tra «le esigenze di sicurezza» e i «diritti di libertà » si misura «il grado di maturità » delle democrazie. È un passaggio del messaggio inviato da Gianfranco Fini a Nessuno Tocchi Caino, per la presentazione del rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo. «È noto a tutti - spiega il presidente della Camera - come il sentimento di paura contro tutto ciò che minaccia la sicurezza dei cittadini faccia spesso riaffiorare dinamiche impulsive ed irrazionali di ricorso a metodi estremi per combattere il delitto. E tuttavia è proprio sul terreno del contemperamento tra esigenze di sicurezza e diritti di libertà che si misura il grado di maturità di una democrazia e di uno Stato di diritto». Secondo Fini «la sicurezza della compagine sociale non può prescindere dalla legalità e quest’ultima è, a sua volta, legata a stretto filo al rispetto della persona». L’auspicio di Fini è che «l’azione abolizionista di Nessuno Tocchi Caino» e di tutti coloro che si impegnano a favore dei diritti umani, possa contribuire a far prevalere in ogni parte del mondo le ragioni della tutela della persona». All’Italia, in particolare, «va riconosciuto il merito di essersi fatta promotrice di un’ampia mobilitazione della comunità internazionale» che ha portato alla moratoria all’Onu.

zulux
09-12-09, 22:45
Intervista a Elisabetta Zamparutti: è meglio che il boia non lavori

• da La Voce Repubblicana del 31 luglio 2009, pag. 2

di Lanfranco Palazzolo

Il bilancio di "Nessuno Tocchi Caino " per il 2008 è positivo. Le esecuzioni capitali nel mondo sono diminuite. Lo ha detto alla "Voce Repubblicana" l’onorevole Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno Tocchi Caino e parlamentare radicale eletta nel Partito democratico.
Onorevole Zamparutti, Nessuno Tocchi Caino ha presentato il suo nuovo rapporto annuale. Qual è il vostro bilancio per lo scorso anno?
"Il bilancio che abbiamo fatto quest’anno è positivo. Sono aumentati i paesi abolizionisti. Oggi sono ben 151 rispetto ai 46 mantenitori. Di questi 46 paesi solo 26 paesi hanno praticato la pena di morte. Si tratta di 5700 esecuzioni. Una cifra in leggero calo rispetto alla cifra del 2007. La pena di morte è concentrata nei paesi meno democratici ed illiberali. Non è un caso che siano saliti sul ‘podio’ delle esecuzioni capitali quei paesi come la Cina, l’Iran e l’Arabia Saudita. Questi paesi sono responsabili del 98,90 per cento delle esecuzioni della pena di morte nel mondo, rispetto all’ 1,1 per cento dei paesi democratici. Anche negli Stati Uniti c’è stato un calo significativo delle esecuzioni. Gli Stati Uniti hanno seguito un trend costante negli ultimi dieci anni. Riteniamo che anche gli Usa comincino a guardare con convinzione all’abolizione della pena di morte nel mondo".
Chi avete premiato come abolizionista dell’anno?
"Il nostro riconoscimento è andato ad uno Stato della federazione americana. Si tratta del New Mexico e del suo governatore Bill Richardson e della parlamentare e prima firmataria della proposta abolizionista Gail Chasey. Questa parlamentare si è battuta per un decennio contro la pena di morte in quello Stato. Ecco perché abbiamo voluto premiare il senso della giustizia che lei ha espresso insieme al Governatore Bill Richardson".
Come si è comportata la Cina dalla fine delle Olimpiadi di Pechino ad oggi sul fronte delle esecuzioni capitali?
"Sul numero delle esecuzioni capitali, nella Repubblica Popolare cinese vige ancora il segreto di Stato. La battaglia per l’abolizione della pena capitale coincide sempre di più con la battaglia per la democrazia, la trasparenza e lo stato di diritto in quel paese. La trasparenza è il principale, deterrente contro la pena capitale in quella nazione. La Cina sta dando comunque in maniera ufficiosa dei dati percentuali sul ricorso alla pena capitale. Queste percentuali documentano un calo delle condanne e quindi delle esecuzioni. Questa nuova situazione dipende da una legge che ha portato la corte suprema a dover confermare tutte le sentenze dalle corti di primo grado. Questo meccanismo si è risolto in un annullamento del 15% delle condanne. La stessa Cina ha compreso che la pena capitale scalfisce la sua immagine internazionale. Ecco perché c’è stato questo contenimento".

zulux
09-12-09, 22:46
La vena non si trova: iniezione letale rinviata

• da Il Messaggero del 17 settembre 2009, pag. 16

di Anna Guaita

Se nel resto del mondo cresce il numero dei Paesi che aboliscono la pena di morte, negli Stati Uniti la marcia verso l’abolizione sembra alle volte più lenta che mai. Ieri, le cronache ci hanno offerto una vicenda che causerà raccapriccio nei lettori: in un’aula del carcere di Lucasville, nell’Ohio, i giustizieri hanno dovuto gettare la spugna dopo che per due ore e mezzo hanno tentato invano di infilare nelle vene di un condannato le siringhe per l’iniezione letale. Il maneggiare dei tre infermieri è diventato così goffo che a un certo punto lo stesso condannato ha cercato di dar loro una mano: ha spostato il braccio, ha serrato il pugno e poi lo ha rilasciato, è rimasto pazientemente ad aspettare che lo uccidessero. Ma quando i tre boia hanno sbagliato per l’ennesima volta, e l’ago è schizzato fuori dalla vena, lui si è portato le mani agli occhi e ha cominciato a piangere. Poco dopo, gli infermieri hanno tentato di infilargli gli aghi nelle gambe. E mentre ci provavano, un funzionario della prigione dava pacche di "incoraggiamento" al condannato, che continuava a piangere, fermo e in silenzio. Romell Broom non è un uomo di cui si può aver pietà: nel 1984 rapì, stuprò e uccise una ragazzina di 14 anni, Tryna Middleton. Ma nessuna persona di coscienza può trovare giusto che anche un omicida come lui venga sottoposto a una procedura di morte così lunga, crudele, dolorosa. Difatti la Costituzione americana vieta il ricorso a punizioni «crudeli e inusitate». E lo stesso governatore, Ted Strickland, sollecitato dall’avvocato difensore, ha deciso che l’esecuzione andava sospesa, e l’ha fatta rimandare di una settimana. «E’ tutta colpa dell’abuso di eroina da giovane, che gli ha indurito le vene» si difendono gli infermieri. Ma gli avvocati sono al lavoro per chiedere la sospensione non solo della sua esecuzione, ma di tutte le condanne dello Stato. L’incredibile imperizia dei giustizieri dell’Ohio è infatti già stata oggetto di critiche e ricorsi negli ultimi anni: sia nel 2006 che nel 2007 l’esecuzione di due condannati richiese più di un’ora di ricerche di una vena che reggesse l’iniezione dei tre farmaci letali. In quei casi tuttavia, alla fine il boia l’ebbe vinta: dopo aver perforato varie volte le braccia dei due condannati riuscirono a tener ferma la siringa per i circa 18 minuti necessari perché il cocktail mortale ne fermasse il cuore. L’iniziativa Onu per l’abolizione della pena di morte, di cui l’Italia è stata una dei principali sostenitori, sta riscuotendo grandi successi altrove: il Ken- ya na appena annunciato la sospensione di tutte le esecuzioni, mentre Argentina, Burundi e Uzbekistan hanno di recente abolito ufficialmente la pena capitale. Altri Paesi, come l’Uganda, la Tanzania e il Niger, stanno compiendo i passi necessari per abolirla. Solo in Cina, come testimonia l’organizzazione umanitaria "Nessuno Tocchi Caino", le esecuzioni continuano a migliaia ogni anno. Il numero delle esecuzioni americane 35 finora quest’anno - è molto diminuito rispetto al passato e può sembrare irrisorio paragonato ai record cinesi. Ma come Broom, altri detenuti, in Florida ad esempio, devono patire esecuzioni dolorose, al limite dell’orrore, procedure che alla fine non sono che la negazione della Giustizia.

zulux
09-12-09, 22:47
Pena di morte, Mecacci: continui l’impegno all’interno dell’Osce per l’eliminazione della pena di morte

Roma, 30 settembre 2009


• Dichiarazione di Matteo Mecacci, Deputato Radicale, Relatore OSCE per Democrazia, diritti umani e questioni umanitarie


Il Parlamentare Italiano Matteo Mecacci ha oggi chiesto ai paesi membri dell’OSCE di continuare il loro impegno per abolire la pena di morte all’interno dell’area dell’OSCE.
Intervenendo alla Conferenza sullla Dimensione Umana dell’OSCE in corso a Varsavia, Mecacci, che e’ anche Relatore dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE per la Democrazia i Diritti Umani e le Questioni Umanitarie, ha richiamato l’approvazione da parte dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE lo scorso Luglio a Vilnius, di una risoluzione,– di cui e’ stato il primo firmatario che chiedeva a tutti gli stati dell’OSCE di adottare una moratoria delle esecuzioni capitali.
“Nel corso degli anni, i nostri sforzi comuni per far rispettare il diritto delle persone a non essere uccisi dallo Stato, hanno prodotto importantissimi progressi. Dopo la storica approvazione della Risoluzione sulla Moratoria della pena di morte nel 2007da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU, l’Assemblea Parlamentare dell’OSCE lo scorso luglio ha condannato tutte le esecuzioni, ovunque queste abbiano luogo. Parlamentari, Governi e ONG devono adesso continuare a lavorare insieme per arrivare alla completa abolizione della pena di morte.” Ha dichiarato oggi Mecacci a Varsavia.
Nel suo intervento davanti ai Governi dell’OSCE e ONG, Mecacci si e’ rivolto in particolare agli Stati Uniti e alla Bielorussia, gli ultimi 2 Stati dell’OSCE che continuano a eseguire condanne a morte, ad adottare una Moratoria delle esecuzioni come primo passo verso la complete abolizione della pena di morte. Si e’ anche rivolto ai paesi che hanno abolito la pena di morte affinche’ mantengano questo impegno, ed ha infine espresso forte preoccupazione riguardo ad alcune dichiarazioni di esponenti del Governo del Kyrghizistan riguardo alla reintroduzione della pena di morte.
La Conferenza sulla Dimensione Umana, e’ organizzata dall’Ufficio per le istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell’OSCE per due settimane e si svolge ogni anno per discutere l’attuazione degli impegni sulla Dimensione Umana, ed include valutazioni sullo stato di diritto, la tolleranza e le istituzioni democratiche.

zulux
09-12-09, 22:47
Zingaro e analfabeta: pena di morte certa


• da Europa del 21 ottobre 2009, pag. 8

di Sergio D'Elia
Il nostro ministro degli esteri non era neanche sceso dall’aereo che la Corte suprema aveva già deciso di condannare a morte in via definitiva Vasil Yuzepchuk, uno zingaro di trent’anni detenuto nel braccio della morte del carcere di Minsk. Franco Frattini era andato a Minsk alla fine di settembre per rafforzare i rapporti bilaterali tra Italia e Bielorussia e fare da “apripista” della nuova politica europea di apertura al paese sospeso dodici anni fa dal Consiglio d’Europa per via di persecuzioni politiche, esecuzioni capitali e altri trattamenti disumani e degradanti praticati sotto il regime di Aleksandr Lukashenko, l’ultimo dittatore del vecchio continente che da quando ha preso il potere, nel 1994, ha applicato la pena di morte centinaia di volte e mostrato clemenza una volta sola.
Vasil Yuzepchuk era nato in Ucraina, ma all’età di sette anni era già in Bielorussia, nel villaggio di Tataryia, distretto di Drahichyn, regione di Brest. Da quando è nato, non è mai andato a scuola e non ha mai avuto un lavoro fisso. Si guadagnava da vivere aiutando gli abitanti del villaggio a sbrigare alcune faccende domestiche. Aveva piccoli precedenti per furto di galline e, quindi, non poteva che essere lui l’autore dell’uccisione di sei anziane signore, una serie di furti nel distretto di Drahichyn, una rapina a mano armata nella regione di Hrodna e il primo sospettato di altri delitti orribili che hanno sconvolto il paese negli ultimi due anni.
La stampa lo ha subito dipinto come un pericoloso serial killer che di giorno andava ad aiutare le vecchiette e di notte tornava a strangolarle e derubarle. Questo zingaro, illetterato del tutto e mezzo incapace – secondo una perizia – di intendere e volere, era anche diventato il protagonista del programma televisivo “Delitti del secolo”.
Quando un tribunale di Brest, il 29 giugno, lo ha ritenuto responsabile di tutto, Vasil era già “un uomo morto” e, condannandolo alla pena capitale, i suoi giudici non hanno fatto altro che certificarlo.
Ma chi lo ha visto dietro le sbarre della gabbia degli imputati il giorno dell’udienza alla corte suprema ha avuto un’impressione totalmente diversa dal suo ritratto “ufficiale”. Iryna Toustsik, un’attivista della campagna “Difensori dei diritti umani contro la pena di morte in Bielorussia”, ha descritto un uomo piccolo e gracile e dall’aspetto a dir poco pietoso, che dalle poche e a volte incomprensibili parole espresse non dimostrava di afferrare bene che cosa gli stesse accadendo intorno. È davvero difficile considerare appropriata la confessione di un uomo che non sa né leggere né scrivere. Eppure le copertine dei giornali erano piene delle sue “terribili confessioni”: «Avrò ucciso una quarantina di donne e non ho ancora detto tutto» ha scritto il Viacherni Brest.
Ovviamente, nessun organo di stampa del regime ha pubblicato un rigo sul fatto che, una volta catturato, Yuzepchuk era stato picchiato e minacciato di arresto dell’intera famiglia. Lo zingaro ha denunciato anche di essere stato tenuto a lungo in una cella di rigore, senza luce e senza cibo, costretto a prendere pillole strane e a bere alcool. Nulla di tutto ciò è stato preso in considerazione.
Durante il processo Vasil aveva tentato di spiegare perché sotto interrogatorio si era autoaccusato confessando sei omicidi: «Volevano che ne confessassi altri, ma a un certo punto gli ho detto di smetterla di guadagnare punti a mie spese».
Gli oppositori della pena di morte continuano a citare l’ex giudice Yuri Sushkov, scappato dalla Bielorussia nel 1999 e ora in esilio in Germania, che ricorda come i giudici del suo paese erano sollecitati a condannare a morte anche in assenza di prove e i sospettati venivano torturati per farli confessare. Gli avvocati difensori sostengono che il processo a Vasil tutto può essere definito fuorché un «giusto processo». «Esami medici hanno documentato le percosse», ha detto uno di loro, Igor Rabtsevich, che ora si chiede: «Come si può giustiziare un uomo quando sul caso ci sono così tanti dubbi?».
Una settimana fa, il presidente Lukashenko ha rigettato la domanda di grazia e, forse, scritto la parola fine sulla vita di questo gipsy. Varvara, la madre di Yusepchuk e di altri quattro figli, ha 52 anni e vive con venti euro al mese nel villaggio di Tataryia. Non crede che suo figlio abbia ucciso qualcuno ed è convinta che l’origine etnica sia stata decisiva nel suo caso: «Hanno trovato uno zingaro indifeso e analfabeta cui addossare la responsabilità degli omicidi». Varvara ha già attaccato un nastro nero intorno alla fotografia del figlio: pensa che le speranze di salvezza per il figlio siano totalmente svanite.
«È rimasto qualcuno cui interessi la sorte di uno zingaro analfabeta? », si chiede ora la donna che non può sapere il luogo e la data dell’esecuzione che in Bielorussia sono coperti dal segreto di stato, così come non saprà il luogo dove verrà sepolto il corpo del figlio.
Tornato a Roma dal viaggio in Bielorussia, il ministro degli esteri ha riferito di un primo «importante » contatto con la Fiat, ha confermato «il fortissimo interesse di Finmeccanica a essere presente ancora di più nel paese», ha annunciato una visita a breve di Silvio Berlusconi per stringere rapporti di cooperazione e, magari, già «firmare alcuni accordi economici»… ma ha anche detto di essere «rimasto colpito» dal fatto che il presidente Lukashenko ha istituito un comitato consultivo permanente sui diritti umani e che il parlamento ha creato una commissione per discutere dell’abolizione della pena di morte.
Al di là della sua innocenza o della sua colpevolezza, il caso di uno zingaro che rischia di essere giustiziato con un colpo di pistola alla testa, pratica rimasta invariata dai tempi dell’Unione sovietica, può essere per la Farnesina e palazzo Chigi un primo, piccolo ma urgente, banco di prova delle buone relazioni tra Roma e Minsk, del credito che abbiamo dato all’ultima dittatura d’Europa che promette di voltare pagina e della buona fede di un presidente che dopo quattrocento esecuzioni e una sola grazia dice di essere pronto a cambiare registro.

zulux
09-12-09, 22:48
In breve - "Governo deludente"


• da Europa del 23 ottobre 2009


Secondo Elisabetta Zamparutti, deputata radicale e tesoriera di Nessuno tocchi Caino, «sentire il governo in aula dire che l’impegno italiano contro la pena di morte in Bielorussia si è concretizzato nel sostegno a una prima démarche dell’Ue e nell’adesione alla lettera che la presidenza svedese dell’Ue sta inviando a Minsk, mi pare poco per un paese che ha promosso la campagna per la moratoria universale delle esecuzioni capitali e si candida a essere l’avvocato di Lukashenko in Europa. Nessuna iniziativa bilaterale sulla pena di morte e, anche in ambito europeo, solo un andare a rimorchio di iniziative prese da altri. La vicenda di Vasil Yuzepchuk è divenuta il banco di prova dell’inconsistenza di questo governo nella promozione dei diritti umani nel mondo e, in particolare, nell’ultima dittatura rimasta in Europa».

zulux
09-12-09, 22:48
User offline. Last seen 2 ore 17 min ago.

"La Stampa", 20 Novembre 2009

In breve




Rinnovo della moratoria
L’Alta Corte russa: no alla pena di morte


La Corte Costituzionale russa ha deciso che la pena di morte non potrà essere applicata in Russia dopo il 1 gennaio 2010, quando scade la moratoria sulla pena capitale. In vigore dal 1996, verrà prorogata, ma la pena di morte resta per ora nei codici.

zulux
09-12-09, 22:49
Europa contro la pena di morte in Giappone, ma ora anche a Riad


• da Corriere della Sera del 7 dicembre 2009

di Marco Del Corona

Arabia Saudita, Giappone. Diversi e lontani, sono tuttavia Paesi accomunati da una strenua difesa della pena di morte. In uno degli exploit recenti, i magistrati di Riad stanno per giustiziare un mago televisivo libanese, Ali Sibat, arrestato per stregoneria. Nell`arcipelago i condannati languono per anni e letteralmente impazziscono - ha documentato Amnesty International - senza sapere quando verranno uccisi, mentre tra il 60 e l`80% della popolazione è convinta che non si possa vivere sereni senza la rassicurante presenza del boia. In Giappone l`Unione Europea ha intrapreso una vera e propria iniziativa diplomatica presso il governo per avviare un dibattito pubblico e suggerire un percorso che porti almeno a una moratoria. Lo slancio viene dalla vittoria elettorale del Partito democratico di Yukio Hatoyama e dalla nomina alla Giustizia di Keiko Chiba, abolizionista. Il 9 ottobre una task force diplomatica Ue, di cui fa parte l`Italia, ha illustrato al ministro l`allarme per «la significativa accelerazione dell`applicazione della pena capitale dal 2006» e per «l`aumento dei detenuti nel braccio della morte», auspicando un «cambiamento». E ha organizzato con l`università Waseda un seminario proprio per seminare dubbi. Si è pronunciato il nome di Cesare Beccarla. Un giurista, Koji Tonami, poi, ha avanzato dubbi sulla costituzionalità della pena capitale. Un altro ministro abolizionista, Shizuka Kamei, ha spiegato: «II Giappone vive un paradosso. Non ha senso essere contro la guerra ma volere la pena di morte, un omicidio di Stato commesso su qualcuno che è già in cella e dunque non può nuocere. Impossibile l`abolizione subito, ma basterebbe introdurre il carcere a vita» (l`ergastolo in Giappone non esiste). Chissà che l`iniziativa Ue non possa essere presa a modello anche per l`Arabia Saudita, Paese pur sempre «amico» dell`Occidente, o per altre nazioni di quel terzo del mondo insensibile al trend abolizionista (di diritto o di fatto). Provarci, insomma. Rispettosamente, ma convintamente.

zulux
04-01-10, 01:45
Nessuno tocchi Caino: 17 e 18 dicembre IV Congresso nella Casa di Reclusione di Padova

11 dicembre 2009

Il IV Congresso di Nessuno tocchi Caino si svolgerà il 17 (inizio alle ore 14) e 18 dicembre 2009 in un luogo particolare: la Casa di Reclusione di Padova.
Per la prima volta un congresso – non solo di un’associazione Radicale, ma in assoluto – avrà come teatro dei propri lavori un penitenziario. La scelta è caduta a ragione sulla Casa di Reclusione di Padova, perché proprio nel generalmente disastrato pianeta carcerario italiano negli ultimi anni si è manifestata una realtà particolarmente viva e attenta alle questioni del carcere, della pena e della risocializzazione dei detenuti. Ne è esempio e dimostrazione l’esperienza di “Ristretti Orizzonti”, l’associazione di detenuti e di volontari che da anni assicura un’opera straordinaria di informazione, riflessione e proposta sul tema della detenzione e che, anche per questo, ha deciso di collaborare con Nessuno tocchi Caino alla buona riuscita del Congresso.
Il Congresso si terrà esattamente nei giorni del secondo anniversario dello straordinario successo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Moratoria Universale delle esecuzioni capitali e avrà all’ordine del giorno il rilancio della campagna per la Moratoria: un rilancio assolutamente necessario per evitare che sia dissipato quel risultato di grande rilievo umano e civile per il mondo intero.
Si discuterà, tra l’altro, dell’abolizione dei “segreti di Stato” sulla pena di morte – che sono anche causa diretta di un maggior numero di esecuzioni – e dell’organizzazione di eventi politici, parlamentari e pubblici in Paesi che ancora praticano la pena di morte perché sia accolta l’indicazione dell’ONU, a partire dall’Africa dove negli ultimi due anni sono stati compiuti passi significativi verso l’abolizione della pena di morte.
Dal momento che questo appuntamento avrà luogo in Italia, nel corso del dibattito non si potrà fare l'economia di una questione così drammaticamente attuale come lo stato delle carceri. Non a caso il titolo del Congresso sarà “BASTA omicidi, suicidi e segreti di Stato”: un titolo cheracchiude la volontà di attirare l’attenzione non solo sulla pena di morte nel mondo, ma anche sulle decine e quasi quotidiane morti che ogni anno, in Italia, si verificano tra i detenuti. Morti a volte sospette, spesso oscure, e che – anche quando dovute a suicidio – non possono essere slegate dalla condizione di sofferenza in cui versano le nostre carceri e dal loro profilo, di fatto, incostituzionale. Le assise di Nessuno tocchi Caino saranno dunque un'occasione per discutere anche delle proposte di riforma volte a governare l'emergenza carceri e a superarla.
Insieme ai dirigenti di Nessuno tocchi Caino Marco Pannella (Presidente), Sergio D’Elia (Segretario) ed Elisabetta Zamparutti (Tesoriera), numerosi rappresentanti delle istituzioni e personalità di spicco del mondo della politica, dell’associazionismo, della cultura, dell’impresa e della società civile saranno presenti ai lavori del Congresso con interventi, relazioni o per un semplice saluto.
Tra questi, Salvatore Pirruccio, Direttore della Casa di Reclusione di; Flavio Zanonato, Sindaco di Padova; Carlo Alberto Tesserin, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Veneto; Marcello Bortolato, Magistrato di Sorveglianza di Padova; Emma Bonino, Vicepresidente del Senato; le deputate del PD Olga D’Antona e Sabina Rossa; la deputata radicale Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia; l’on. Massimo Calearo Ciman (del Gruppo misto); il Sottosegretario Antonio Buonfiglio, socio fondatore di Nessuno tocchi Caino; il fotografo Oliviero Toscani e il direttore generale della Nazionale Cantanti Gianluca Pecchini; Sebastiano Ardita, capo della Direzione generale Detenuti e Trattamento del DAP; Eugenio Sarno, Segretario UIL Penitenziaria; Don Sandro Spriano, Cappellano di Rebibbia; l’animatrice di “Ristretti Orizzonti” Ornella Favero; Luigi Manconi, Presidente di “A Buon Diritto”; Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani; Franco Corleone, Garante dei detenuti di Firenze; Angiolo Marroni, Garante dei detenuti del Lazio; Christine Weise,Presidente di Amnesty Italia; Tiziana Galtieri della Unione Buddhista Italiana; Sergio Segio del Gruppo Abele; Riccardo Arena, conduttore di “Radio Carcere” su Radio Radicale; Giovanni Falcone, padre di Angelo, il giovane italiano detenuto per due anni in India e recentemente assolto dall’accusa di traffico di stupefacenti; e molti altri ancora.

Uno spazio del Congresso sarà dedicato all’opera di risocializzazione dei detenuti in cui sono impegnati gli imprenditori veneti, con la presenza di Luigi Rossi Luciani (Presidente parco scientifico-tecnologico Galileo, già Presidente di Confindustria Veneto), Stefano Perale (Direttore di Confindustria Belluno), Francesco Peghin (Presidente di Confindustria di Padova), Roberto Caccin (Direttore Logistica Morellato Spa).


Per in formazioni logistiche: NESSUNO TOCCHI CAINO CONTRO LA PENA DI MORTE NEL MONDO FIRMA ANCHE TU! (http://www.nessunotocchicaino.it/chisiamo/index.php?idtema=12316441)

zulux
04-01-10, 01:46
Nessuno tocchi Caino: Si apre domani il IV Congresso nella Casa di Reclusione di Padova

16 dicembre 2009

I lavori del IV Congresso di Nessuno tocchi Caino si apriranno domani, 17 dicembre, alle ore 14, e proseguiranno per l’intera giornata di venerdì 18, in un luogo particolare: la Casa di Reclusione di Padova.
Per la prima volta un congresso – non solo di un’associazione Radicale, ma in assoluto – avrà come teatro dei propri lavori un penitenziario. La scelta è caduta a ragione sulla Casa di Reclusione di Padova, perché proprio nel generalmente disastrato pianeta carcerario italiano negli ultimi anni si è manifestata una realtà particolarmente viva e attenta alle questioni del carcere, della pena e della risocializzazione dei detenuti. Ne è esempio e dimostrazione l’esperienza di “Ristretti Orizzonti”, l’associazione di detenuti e di volontari che da anni assicura un’opera straordinaria di informazione, riflessione e proposta sul tema della detenzione e che, anche per questo, ha deciso di collaborare con Nessuno tocchi Caino alla buona riuscita del Congresso.
Il Congresso si terrà esattamente nei giorni del secondo anniversario dello straordinario successo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Moratoria Universale delle esecuzioni capitali e avrà all’ordine del giorno il rilancio della campagna per la Moratoria: un rilancio assolutamente necessario per evitare che sia dissipato quel risultato di grande rilievo umano e civile per il mondo intero.
Si discuterà, tra l’altro, dell’abolizione dei “segreti di Stato” sulla pena di morte – che sono anche causa diretta di un maggior numero di esecuzioni – e dell’organizzazione di eventi politici, parlamentari e pubblici in Paesi che ancora praticano la pena di morte perché sia accolta l’indicazione dell’ONU, a partire dall’Africa dove negli ultimi due anni sono stati compiuti passi significativi verso l’abolizione della pena di morte.
Dal momento che questo appuntamento avrà luogo in Italia, nel corso del dibattito non si potrà fare l'economia di una questione così drammaticamente attuale come lo stato delle carceri. Non a caso il titolo del Congresso sarà “BASTA omicidi, suicidi e segreti di Stato”: un titolo cheracchiude la volontà di attirare l’attenzione non solo sulla pena di morte nel mondo, ma anche sulle decine e quasi quotidiane morti che ogni anno, in Italia, si verificano tra i detenuti. Morti a volte sospette, spesso oscure, e che – anche quando dovute a suicidio – non possono essere slegate dalla condizione di sofferenza in cui versano le nostre carceri e dal loro profilo, di fatto, incostituzionale. Le assise di Nessuno tocchi Caino saranno dunque un'occasione per discutere anche delle proposte di riforma volte a governare l'emergenza carceri e a superarla.
Insieme ai dirigenti di Nessuno tocchi Caino Marco Pannella (Presidente), Sergio D’Elia (Segretario) ed Elisabetta Zamparutti (Tesoriera), numerosi rappresentanti delle istituzioni e personalità di spicco del mondo della politica, dell’associazionismo, della cultura, dell’impresa e della società civile saranno presenti ai lavori del Congresso con interventi, relazioni o per un semplice saluto.
Tra questi, Salvatore Pirruccio, Direttore della Casa di Reclusione di Padova; Flavio Zanonato, Sindaco di Padova; Carlo Alberto Tesserin, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Veneto; Marcello Bortolato, Magistrato di Sorveglianza di Padova; Emma Bonino, Vicepresidente del Senato; le deputate del PD Olga D’Antona e Sabina Rossa; la deputata radicale Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia; l’on. Massimo Calearo Ciman (del Gruppo misto); il Sottosegretario Antonio Buonfiglio, socio fondatore di Nessuno tocchi Caino; il fotografo Oliviero Toscani e il direttore generale della Nazionale Cantanti Gianluca Pecchini; Sebastiano Ardita, capo della Direzione generale Detenuti e Trattamento del DAP; Eugenio Sarno, Segretario UIL Penitenziaria; Don Sandro Spriano, Cappellano di Rebibbia; l’animatrice di “Ristretti Orizzonti” Ornella Favero; Luigi Manconi, Presidente di “A Buon Diritto”; Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani; Franco Corleone, Garante dei detenuti di Firenze; Angiolo Marroni, Garante dei detenuti del Lazio; Christine Weise,Presidente di Amnesty Italia; Tiziana Galtieri della Unione Buddhista Italiana; Sergio Segio del Gruppo Abele; Riccardo Arena, conduttore di “Radio Carcere” su Radio Radicale; Giovanni Falcone, padre di Angelo, il giovane italiano detenuto per due anni in India e recentemente assolto dall’accusa di traffico di stupefacenti; e molti altri ancora.

Uno spazio del Congresso sarà dedicato all’opera di risocializzazione dei detenuti in cui sono impegnati gli imprenditori veneti, con la presenza di Luigi Rossi Luciani (Presidente parco scientifico-tecnologico Galileo, già Presidente di Confindustria Veneto), Stefano Perale (Direttore di Confindustria Belluno), Francesco Peghin (Presidente di Confindustria di Padova), Roberto Caccin (Direttore Logistica Morellato Spa).


ORDINE DEI LAVORI DEL CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO
CASA DI RECLUSIONE DI PADOVA, 17 – 18 DICEMBRE 2009

Giovedì 17 dicembre

Ore 14 – 17.30

Saluti:
- Salvatore Pirruccio, Direttore della Casa di Reclusione di Padova
- Flavio Zanonato, Sindaco di Padova
- Carlo Alberto Tesserin, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Veneto
- Marcello Bortolato, Magistrato di Sorveglianza di Padova

Relazioni:
- Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno Tocchi Caino
- Elisabetta Zamparutti, Tesoriera
- Marco Pannella, Presidente
- Aldo Ajello
- Ristretti Orizzonti

Interventi:
- Sebastiano Ardita, responsabile della Direzione generale dei detenuti e trattamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
- Oliviero Toscani
- Antonio Buonfiglio, Sottosegretario all’Agricoltura
- Valter Vecellio

Questioni procedurali (approvazione regolamento e ordine dei lavori, eventuali modifiche statutarie)

Venerdì 18 dicembre

Ore 9 – 13.30

Interventi programmati:
- Olga D’Antona, Deputata PD
- Sabina Rossa, Deputata PD
- Nazionale Cantanti
- Rita Bernardini, Deputata PD-Radicali, Membro della Commissione Giustizia
- Eugenio Sarno, Segretario UIL Penitenziaria
- Don Sandro Spriano, Cappellano di Rebibbia
- Ristretti Orizzonti
- Luigi Manconi
- Ore 12: Luigi Rossi Luciani (Presidente parco scientifico-tecnologico Galileo, già Presidente di Confindustria Veneto), Stefano Perale (Direttore di Confindustria Belluno), Francesco Peghin (Presidente di Confindustria di Padova), Roberto Caccin (Direttore Logistica Morellato Spa)
- Massimo Calearo Ciman, Deputato Gruppo Misto

Ore 13.30 – 14 Pausa Buffet

Ore 14 – 17.30

Interventi programmati:

- Emma Bonino, Vice Presidente del Senato
- Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani
- Franco Corleone, Garante dei detenuti di Firenze
- Angiolo Marroni, Garante dei detenuti del Lazio
- Christine Weise, Presidente di Amnesty Italia
- Tiziana Galtieri, Unione Buddhista Italiana
- Marco Boato
- Cesare Salvi
- Salvatore Bonadonna
- Giovanni Falcone
- Raffaele Mauro
- Riccardo Arena, conduttore di “Radio Carcere” su Radio Radicale
- Ristretti Orizzonti
- Stefano Valdegamberi, assessore Politiche Sociali Regione Veneto
- Gianni Morrone, presidente Camera Penale di Padova
- Domenico Menorello, consigliere provinciale Padova

Ore 17.30 – 18

Elezione degli organi

zulux
04-01-10, 01:47
Padova: dalle ore 14, presso la Casa di Reclusione, IV Congresso di Nessuno tocchi Caino

17 dicembre 2009

Il IV Congresso di Nessuno tocchi Caino si svolgerà il 17 (inizio alle ore 14) e 18 dicembre 2009 in un luogo particolare: la Casa di Reclusione di Padova.
Per la prima volta un congresso – non solo di un’associazione Radicale, ma in assoluto – avrà come teatro dei propri lavori un penitenziario. La scelta è caduta a ragione sulla Casa di Reclusione di Padova, perché proprio nel generalmente disastrato pianeta carcerario italiano negli ultimi anni si è manifestata una realtà particolarmente viva e attenta alle questioni del carcere, della pena e della risocializzazione dei detenuti. Ne è esempio e dimostrazione l’esperienza di “Ristretti Orizzonti”, l’associazione di detenuti e di volontari che da anni assicura un’opera straordinaria di informazione, riflessione e proposta sul tema della detenzione e che, anche per questo, ha deciso di collaborare con Nessuno tocchi Caino alla buona riuscita del Congresso.
Il Congresso si terrà esattamente nei giorni del secondo anniversario dello straordinario successo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Moratoria Universale delle esecuzioni capitali e avrà all’ordine del giorno il rilancio della campagna per la Moratoria: un rilancio assolutamente necessario per evitare che sia dissipato quel risultato di grande rilievo umano e civile per il mondo intero.
Si discuterà, tra l’altro, dell’abolizione dei “segreti di Stato” sulla pena di morte – che sono anche causa diretta di un maggior numero di esecuzioni – e dell’organizzazione di eventi politici, parlamentari e pubblici in Paesi che ancora praticano la pena di morte perché sia accolta l’indicazione dell’ONU, a partire dall’Africa dove negli ultimi due anni sono stati compiuti passi significativi verso l’abolizione della pena di morte.
Dal momento che questo appuntamento avrà luogo in Italia, nel corso del dibattito non si potrà fare l'economia di una questione così drammaticamente attuale come lo stato delle carceri. Non a caso il titolo del Congresso sarà “BASTA omicidi, suicidi e segreti di Stato”: un titolo cheracchiude la volontà di attirare l’attenzione non solo sulla pena di morte nel mondo, ma anche sulle decine e quasi quotidiane morti che ogni anno, in Italia, si verificano tra i detenuti. Morti a volte sospette, spesso oscure, e che – anche quando dovute a suicidio – non possono essere slegate dalla condizione di sofferenza in cui versano le nostre carceri e dal loro profilo, di fatto, incostituzionale. Le assise di Nessuno tocchi Caino saranno dunque un'occasione per discutere anche delle proposte di riforma volte a governare l'emergenza carceri e a superarla.
Insieme ai dirigenti di Nessuno tocchi Caino Marco Pannella (Presidente), Sergio D’Elia (Segretario) ed Elisabetta Zamparutti (Tesoriera), numerosi rappresentanti delle istituzioni e personalità di spicco del mondo della politica, dell’associazionismo, della cultura, dell’impresa e della società civile saranno presenti ai lavori del Congresso con interventi, relazioni o per un semplice saluto.
Tra questi, Salvatore Pirruccio, Direttore della Casa di Reclusione di Padova; Flavio Zanonato, Sindaco di Padova; Carlo Alberto Tesserin, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Veneto; Marcello Bortolato, Magistrato di Sorveglianza di Padova; Emma Bonino, Vicepresidente del Senato; le deputate del PD Olga D’Antona e Sabina Rossa; la deputata radicale Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia; l’on. Massimo Calearo Ciman (del Gruppo misto); il Sottosegretario Antonio Buonfiglio, socio fondatore di Nessuno tocchi Caino; il fotografo Oliviero Toscani e il direttore generale della Nazionale Cantanti Gianluca Pecchini; Sebastiano Ardita, capo della Direzione generale Detenuti e Trattamento del DAP; Eugenio Sarno, Segretario UIL Penitenziaria; Don Sandro Spriano, Cappellano di Rebibbia; l’animatrice di “Ristretti Orizzonti” Ornella Favero; Luigi Manconi, Presidente di “A Buon Diritto”; Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani; Franco Corleone, Garante dei detenuti di Firenze; Angiolo Marroni, Garante dei detenuti del Lazio; Christine Weise,Presidente di Amnesty Italia; Tiziana Galtieri della Unione Buddhista Italiana; Sergio Segio del Gruppo Abele; Riccardo Arena, conduttore di “Radio Carcere” su Radio Radicale; Giovanni Falcone, padre di Angelo, il giovane italiano detenuto per due anni in India e recentemente assolto dall’accusa di traffico di stupefacenti; e molti altri ancora.
Uno spazio del Congresso sarà dedicato all’opera di risocializzazione dei detenuti in cui sono impegnati gli imprenditori veneti, con la presenza di Luigi Rossi Luciani (Presidente parco scientifico-tecnologico Galileo, già Presidente di Confindustria Veneto), Stefano Perale (Direttore di Confindustria Belluno), Francesco Peghin (Presidente di Confindustria di Padova), Roberto Caccin (Direttore Logistica Morellato Spa).
Per informazioni logistiche: NESSUNO TOCCHI CAINO CONTRO LA PENA DI MORTE NEL MONDO FIRMA ANCHE TU! (http://www.nessunotocchicaino.it/chisiamo/index.php?idtema=12316441)

zulux
04-01-10, 01:47
Diritti umani, Perduca: violazioni recenti frutto anche di politiche di paesi democratici

29 dicembre 2009



* Dichiarazione di Marco Perduca, co-vicepresidente del senato del Partito Radicale Nonviolento, transnazionale e transpartito, eletto Senatore nelle liste del Pd:

L'esecuzione del cittadino britannico in Cina per traffico di droga, l'espulsione di migliaia di hmong da parte del governo tailandese verso il Laos da dove scappavano, la deportazione di 20 uiguri da Phom Penh verso Shangai dove verranno processati per direttissima rischiando la pena di morte la paralisi trans-atlantica di fronte alle manifestazioni in Iran son la prova provata che l degrado della legalita' nei paesi Occidentali non puo' che fungere da copertura politica a sanguinari regimi che si fondano sull'oppressione del dissenso e delle minoranze.

Per giorni, pochi a dire la verita', Gordon Brown s'e' appellato alle autorita' cinesi perche' fosse concessa la grazia al concittadino, ma senza la benche' minima critica al fatto che l traffico di droghe in Cina sia punito col massimo della pena. Solo gli USA si son accorti che le autorita' tailandesi e cambogiane stavano deportando persone che per le Nazioni unite avevano l diritto alla protezione internazionale, di certo gli europei, colle loro politiche di respingimenti a morte certa non si son azzardati a difendere i hmong e gli uiguri che venivano, nel cuore della notte, restituiti ai loro "governanti". Nessuno ha convocato lo stesso giorno alla stessa ora l'ambasciatore iraniano per chiedere contro della reazione brutale alle coraggiose manifestazioni in decine di citta' in tutto l'Iran ne' c'e' all'orizzonte una marcia, che non sia quella del solito "forum Palestina" per denunciare queste quotidiane sistematiche violazioni dei diritti umani nel mondo. E parlano di partito dell'amore - di se stessi...

zulux
04-01-10, 01:48
Pannella: in questi giorni di anniversari e celebrazioni ricorderemo l'assassinio di Saddam Hussein, e la moratoria della pena di morte

Roma, 3 gennaio 2010

• da un intervento di Pannella a Radio Radicale

"In questi giorni di celebrazioni e di anniversari c'è qualcosa che manca. Volevo annunciare che il 6 o il 7 noi terremo una celebrazione di Saddam Hussein, del Saddam che scelse di far propria, di accettare l'impostazione del Partito Radicale 'Iraq libero', come unica alternativa alla guerra. Saddam comprese anche che la guerra significava la morte di coloro che la provocavano. E comprese che andare in esilio certo gli conveniva, e significava salvare il suo popolo da tutto quel cheè accaduto e ancora sta accadendo, per colpa della infamia del traditore Bush, del vile traditore Blair, del corresponsabile Berlusconi, corresponsabile di una scelta che fece del criminale iscritto alla lista nera Gheddafi, in pochi mesi, il re d'Africa, appoggiato tutt'ora dalla politica estera italiana, gheddafiana, putiniana e dalemiana". Lo ha detto Marco Pannella, intervendo in diretta a Radio Radicale.
Pannella ha aggiunto che con l'anniversario della morte di Saddam vuole "celebrare passaggio del governo italiano alla posizione di Nessuno Tocchi Caino alla lunga e a lungo solitaria battaglia che portò al cambiamento della politica del governo italiano - del governo Prodi e del ministro D'Alema, quando si cessò di sabotare con iniziative distorte e ottuse la linea sulla quale ci battevamo dal 1994 per ottenere che l'Assemblea generale Onu fosse libera di pronunciarsi sulla proposta esclusivamente radicale per la moratoria della pena di morte come strada per giungere progressivamente alla messa fuori legge della pena capitale". Cosa che avvenne l'anno successivo.
Ed ha spiegato che il punto di svolta fu proprio "l'assassinio dell'infame dittatore, dello sterminatore del proprio popolo e delle libertà Saddam Hussein", la cui condanna a morte fu eseguita appunto il 30 dicembre del 2006. Saddam "è stato assassinato malgrado la nostra azione nonviolenta durata quasi un anno, prima del suo primo processo, della sua prima condanna morte, poi del suo secondo processo, poi della condanna a morte. Si arrivò a quella tremenda esecuzione, che abbiamo potuto contemplare in tutto il mondo". Una esecuzione "per tagliargli la testa e la bocca", ha detto Pannella, "per impedire che lui dicesse la verità su quel che era accaduto tra il febbraio e il marzo del 2003", quando la possibilità di un esilio dell'ex dittatore era praticabile e fu scartata dall'Amministrazione americana.