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Augustinus
10-04-04, 07:58
Dall'Omelia di san Giovanni Crisostomo sul cimitero e la croce.

Nostro Signore percorre oggi gli abissi delle tenebre. Oggi egli ha spezzato le porte di bronzo e ha rotto le spranghe di ferro. Osservate come sono esatte queste espressioni desunte da Isaia. Non si dice che Cristo ha aperto le porte di bronzo, ma che le ha spezzate, rendendo inutile la prigione. Non ha tolto i chiavistelli, li ha rotti, perché non esista più carcere. Senza porte e senza catene nessuno è imprigionato, pur finendo in quell'antro. Se Gesù Cristo ha spezzato le porte, chi le riparerà? Nessuno rimette in piedi quello che Dio ha rovesciato.

Quando un principe invia una lettera per graziare un prigioniero, agisce in modo diverso: lascia porte e custodi, per cui chi esce di prigione è convinto che quel luogo riceverà altri pensionanti: forse i medesimi, forse altri al loro posto. Ma Cristo, volendo insegnarci che il regno della morte era abolito, ne ha spezzato le porte di bronzo. Il Profeta le chiama porte di bronzo, per esprimere il carattere crudele e inesorabile della morte. Nello stesso senso Dio disse a Israele indurito nel male: La tua cervice è una sbarra di ferro e la tua fronte è di bronzo.

Vuoi capire fino a che punto la morte era dura, inflessibile, implacabile? Per la lunga durata dei secoli che precedettero l'avvento di Cristo, nessuno riuscì a strappare alla morte un suo prigioniero. Fu necessario il re degli angeli in persona per costringerla. Cristo ha cominciato con l'incatenare l'uomo forte di cui parla il vangelo, poi gli ha preso tutti i suoi averi. Ecco perché il Profeta aggiunge che il Signore si è impadronito di tesori nascosti e di ricchezze ben celate. In certi luoghi oscuri si possono distinguere gli oggetti con una torcia; ma il regno della morte era così tenebroso e orrendo, che nessun raggio di luce vi era mai penetrato. Ecco perché si parla di tesori nascosti e di ricchezze ben celate. Là non c'erano che tenebre fino al giorno in cui vi scese il Sole di giustizia per illuminare tutto e cambiare l'inferno in cielo. Infatti, il cielo è dovunque c'è Cristo.

Hai visto l'ammirabile vittoria? Hai visto la nobilissima impresa della croce? Potrò mai dirti qualcosa di più meraviglioso? Considera il modo con cui ha vinto e resterai ancora più ammirato. Cristo ha vinto il diavolo con gli stessi mezzi con cui aveva ottenuto vittoria il diavolo. Lo sbaragliò con le stesse armi usate da lui. Senti in che modo.

Una vergine, un legno e la morte furono i simboli della nostra sconfitta. La vergine era Eva, non aveva infatti ancora coabitato col marito; il legno era l'albero; la morte la pena di Adamo. Ma ecco ancora una vergine, un legno e la morte, già simboli della sconfitta, diventare ora simboli della sua vittoria. Al posto di Eva c'è Maria, al posto dell'albero della scienza del bene e del male, c'è l'albero della croce, al posto della morte di Adamo la morte di Cristo.

Vedi come colui che aveva vinto viene ora sconfitto con gli stessi suoi mezzi? Presso l'albero il diavolo abbatté Adamo, presso l'albero Cristo sconfisse il diavolo. E quell'albero mandava all'inferno, questo invece richiama dall'inferno anche coloro che vi erano già scesi. Inoltre un altro albero nascose l'uomo vinto e nudo, questo invece innalza agli occhi di tutti il vincitore spoglio. E quella morte colpì tutti coloro che erano nati prima di essa. Chi può narrare i prodigi del Signore?

Hai compreso la vittoria? Hai capito il modo con cui hai vinto? Apprendi ora come questa vittoria fu riportata senza nostra fatica e sudore. Noi non abbiamo bagnato di sangue le armi, non siamo stati in battaglia, non siamo stati feriti; la battaglia non l'abbiamo nemmeno vista, eppure abbiamo riportato vittoria. Del Signore è stato il combattimento, nostra la corona.

Poiché la vittoria è anche nostra, imitiamo i soldati e, con voci di gioia, cantiamo oggi le lodi e l'inno di vittoria. Diciamo, lodando il Signore: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?

Tutto questo ci è stato procurato dalla croce gloriosa: la croce, trofeo eretto contro il demonio, arma contro il peccato, spada con cui Cristo ha trafitto il serpente: la croce volontà del Padre, gloria dell'Unigenito, gaudio dello Spirito Santo, onore degli angeli, presidio della Chiesa, vanto di Paolo, difesa dei santi, luce di tutto il mondo.

Quando c'è buio in casa, si accende la lampada: la si colloca in alto e la notte se ne va. Ugualmente l'universo era immerso nelle tenebre, ma Cristo ha elevato la croce come fiaccola luminosa e ogni tenebra fu dissipata. E come la lampada proietta lontano la luce, così la croce portava il Sole di giustizia che irradia sul mondo intero.

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Augustinus
10-04-04, 08:00
Oratio In Dominici corporis sepulturam. PG 98, 253-260.

E' caduto l'antico e invisibile principe delle tenebre; l’ha debellato colui che è avvolto di luce come di un manto (Sal 103,2), ma si è celato sotto il velo della carne. Egli ha vinto il nemico, perché abbracciò liberamente la nostra povertà, lasciandosi straziare dai chiodi e trafiggere dalla spada.

Il popolo che camminava nelle tenebre dell'ignoranza vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa (Sal 103,2) è brillata la grande luce della redenzione. Vedendo il tiranno ferito a morte, questo popolo risale dalle tenebre alla luce, dalla morte passa alla vita.

L'inganno del serpente aveva allontanato gli uomini dal Creatore; con la colpa essi erano diventati i nemici di Dio a causa di colui che si era venduto al diavolo per il primo. Ma con la vittoria del solo Gesù Cristo la salvezza è offerta agli umani.

Il legno della croce sostiene colui che ha fatto l'universo. Cristo si appoggia sulla croce come un uomo, lui che era apparso a Giacobbe appoggiato sulla scala.

Colui che subisce la morte per ridarmi la vita, è inchiodato al legno come un morto; colui che ha creato l'universo con la sua divinità e spira la vita ai morti, ora esala l'ultimo respiro sulla croce.

La croce non ispira affatto vergogna a Cristo, anzi, come un trofeo, essa attesta la sua vittoria cosmica. Colui che giudica con giustizia siede sul trono della croce e condanna la morte iniqua, sterminandola via dalla natura umana.

La corona di spine, posata sul capo di Cristo prima della crocifissione, conferma la vittoria di colui che aveva detto: Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo! (Gv 16,33)

Portando il peccato, simboleggiato dalle spine, il Signore ha vinto il principe di questo mondo, perché il peccato è lo strumento più efficace che abbia la morte, questa sostituta comandata da Satana.

Hai visto come era attrezzato quel principe, capo di perdizione? Hai misurato tutte le sue fortificazioni? Eppure, guardalo ora denudato di ogni sua armatura, sconfitto dalla sapienza efficace di Cristo. Colui infatti che è senza peccato ha svelto il pungiglione malefico e l'ha distrutto in sé stesso. Colui che toglie il peccato del mondo rende inerme e impotente la morte armata di aculeo.

Anzi, dopo aver sottratto alla morte il suo potere, la mette a morte.

Questa è la sorte che subiscono gli insetti muniti di pungiglione: quando lo conficcano nella carne altrui, essi muoiono.

Cristo aveva assunto le primizie della creazione. Oggi la sua vittoria penetra tutto l'universo, vivificandolo e rendendolo immortale.

Tutti gli esseri creati proclamano che il mistero della croce è un trionfo; l'attesterebbero le pietre, qualora io tacessi.

Secondo un'antica e veridica tradizione dei padri, il primo uomo fu sepolto sotto le pietre del calvario. Cristo, come re potentissimo, si innalzò sopra quella cittadella adamitica e riportò la vittoria contro il demonio che da tiranno vi spadroneggiava.

Il Signore, da guerriero, piantò il suo scettro su quella acropoli.

Erigendovi il trofeo della croce, egli ha manifestato chiaramente che lo scopo della sua venuta in terra era Adamo: il mistero del suo abbassamento fu compiuto per ricondurre Adamo a Dio e per salvarlo.

Per liberare il Primo uomo Cristo discese dal cielo, si incarnò, soffrì, faticò e lavorò, pregò e morì, effuse il suo sangue e fu sepolto. Tutto questo mistero ebbe per movente l'amore che il Creatore porta alla creatura.

Gesù grida ancora una volta: Adamo, dove sei? (Cf Gen 3,9)

Sono venuto a cercarti, e per poterti trovare, ho steso le mani sulla croce.

Con le mani stese mi rivolgo al Padre, per rendere grazie di averti ritrovato, e poi le volgo anche verso di te per abbracciarti.

Quei passi che un tempo ti terrificarono, segnalando il triste stato della tua anima, ora sono venuti a te senza strepito: i miei piedi sono infatti immobilizzati, confitti in croce per te.

Non sono venuto per giudicare il tuo peccato, ma per salvarti, talmente io amo gli uomini.

Non sono venuto per maledirti, a causa della tua disobbedienza, ma per benedirti con la mia obbedienza.

Un tempo fosti come un uccellino scacciato dal nido del paradiso e dilaniato dai denti del serpente.

Oggi ti copro con le mie penne, sotto le mie ali troverai rifugio. (Cf Sal 90,4)

Quando l'anima si ritira, il corpo si dissolve; ma ora cercherò la tua vita nascosta nelle tenebre e nell'ombra di morte, scenderò fino negli inferi, annoverato fra quelli che scendono nella fossa (Sal 87,5).

Non mi darò quiete finché, toccando il fondo dell'umiliazione, non ti avrò ritrovato e ricondotto in cielo, a gloria del mio amore per te.

Augustinus
10-04-04, 08:03
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Dalle Omelie di Giovanni Giusto Lanspergio sulla Passione di Cristo. Homilia XLVII in passionem Christi. Opera omnia, Monsterolii, 1890, t. III, 101-103

Non sappiamo di preciso in che momento la Madre del Signore si fece presente alla passione di Cristo suo Figlio. Però ella non ha certamente mai ignorato in spirito quale sarebbe stata la sorte di Gesù: aveva una comprensione penetrante dei profeti e l'avvenimento era stato preannunziato da suo Figlio.

Certo che quando Gesù è confitto in croce, sua Madre sta lì. Il Signore la vuole con sé nel suo supplizio. L'aveva risparmiata dai travagli del parto e la libererà pure dalle pene connesse alla morte; benché Maria sia morta, non ha sofferto di quel trapasso, tanto che si parlerà della sua dormizione più che della sua morte.

Adesso però, ai piedi della croce del Figlio, Maria sperimenta la doglie del parto e gli spasimi della morte. Gesù la vuole vicina per affidarla a Giovanni che d'ora in poi veglierà su di lei. Gesù vuole accanto la Madre in quell'ora perché la presenza e il compatire di lei acuiscano la sua propria passione, rendendo così più sovrabbondante la redenzione dell'umanità.

Soprattutto il Salvatore vuole ai piedi della croce la Madre che lo contempli nei suoi dolori, che sia straziata nell'anima dai supplizi che lui subisce nel corpo. Diverrà così partecipe e cooperatrice della passione di Cristo e della nostra redenzione, come già lo fu dell'incarnazione del Verbo.

La Vergine sta accanto alla croce: in un mare di dolore, il volto rigato di lacrime, il cuore straziato per le ferite del Figlio. Ella lo vede totalmente in preda ai patimenti e all'angoscia; nel corpo lacerato e sanguinante, dalla pianta dei piedi alla testa non vi è una parte che non sia ferita o contusa.

Maria vede suo Figlio livido e così sfigurato da non avere più aspetto di uomo. Un lebbroso, un ammasso di piaghe e lividure sta davanti a lei: il più abietto degli uomini. Questa la scena che penetra nel cuore della Madre come una spada: non uno dei particolari del dramma le sfugge o le è risparmiato.

Però Maria sta ritta sotto la croce non solo con il corpo, ma con fede incrollabile. Ella crede, crede con forza che per Cristo tutto non finisce con la morte. Il terzo giorno egli risorgerà per sua propria potenza.

Il vangelo ci narra che accanto a Gesù crocifisso stanno la Madre e il discepolo amato. Il Signore amava il discepolo, ma molto di più sua Madre. Una madre straordinaria la sua, con una capacità di affetto per il figlio superiore a quella di qualsiasi altra madre. Nessuna creatura può amare il suo Dio e Creatore, nessuna madre può amare suo figlio come la Vergine Maria. Era il suo figlio unico e su di lui si concentrava tutto l'affetto materno.

Certo, è così per tante altre mamme. Però lui era figlio soltanto di lei. Cristo non ha avuto un padre terreno. Quanto appartiene alla natura umana o riceviamo da entrambi i genitori, Gesù lo ha avuto dalla Madre e soltanto da lei.

Come Maria ha dato alla luce il Figlio senza intervento di uomo, così ella ha ricevuto tutto l'amore che di solito i figli spartiscono fra i due genitori. Per di più, ne Figlio Maria ama il suo Dio, il suo Creatore: amore questo, la cui intensità eguaglia la fede assoluta con cui lo riconosce.

Maria ama nel Figlio colui che l'ha colmata di doni eccelsi, elevandola a un onore e a una funzione ineguagliabili, perché l'ha voluta Madre di Dio. Sopraffatta da tanti benefici, ella cantò: Tutte le genti mi chiameranno beata, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente. Così renderà amore per amore a colui che tanto l'ha amata.

Per legge di natura amiamo chi ci ama: a veemenza e fedeltà d'amore rispondiamo con la medesima intensità. Maria sapeva che Cristo l'amava di qualsiasi uomo in terra. Poteva non corrispondere in misura superiore a tutti e sopra tutto?

Ma come tanto ha amato, tanto la Vergine ha patito. Sempre amore e dolore si coniugano quando uno vede soffrire la persona amata. Il martirio che ora Maria subisce alla vista del Figlio torturato e agonizzante nasce dall'immensità del suo amore per lui.

Gesù vede la Madre addolorata ritta ai piedi della croce. Che madre questa! Non di un uomo soltanto, ma di Dio. Madre splendente del fulgore virgineo, madre più santa di ogni altra; e il cuore di Gesù si sente straziare.

La Madre invia al cuore del Figlio frecce di amore e di compassione che lo feriscono a morte. A sua volta, l'impeto dell'amore filiale di Gesù e la spada della passione che subisce trafiggono la Madre. Il tormento di ognuno è acuito da quello dell'altro.

Già si è detto che Cristo volle accanto a sé Maria come cooperatrice della nostra redenzione, per darcela poi un giorno come madre di misericordia. Era dunque necessario che la Madre tenerissima di Cristo sotto la croce ci generasse come figli di adozione. Secondo la natura ella è madre di Cristo; doveva però diventare anche madre adottiva e spirituale di noi tutti. Incorporati in Cristo, siamo le sue membra mistiche; così siamo anche figli di Maria, non secondo la carne, ma per adozione.

Grazie ai patimenti che Cristo subì per noi, veniamo incorporati in lui mediante la fede e il battesimo; diventiamo suoi fratelli, membra molteplici sotto un solo capo formiamo un solo corpo. Membra del corpo di Cristo, siamo perciò figli di Maria.

Per sostenere i dolori di questo parto spirituale, Maria, madre nostra, sta ai piedi della croce. Dolori e generazione entrambi spirituali. Simeone aveva predetto che una spada, non materiale ma spirituale, avrebbe trafitto la sua anima. I tormenti che Cristo sopporta nel corpo, Maria li soffre nell'anima, per cui Gesù subisce un doppio martirio, il suo e quello materno. Egli soffre il tormento della Madre non meno della propria passione. Conosce profondamente il cuore verginale di lei e ne percepisce tutti gli spasimi.

Vedere soffrire il Figlio era per la Madre una pena intollerabile, eppure non poteva staccare gli occhi da lui. Là, ritta e ben viva, lo piange e soffre mille morti.

Intanto Gesù sente che si avvicina la fine e vuole adempiere verso Maria i suoi doveri filiali. Affida la Madre a Giovanni, affida Giovanni a Maria. Il vangelo giustamente sottolinea che la Vergine continuava a stare presso la croce. Gli apostoli erano fuggiti, gli altri amici rimanevano discosti. Quando Gesù volge lo sguardo a destra e a sinistra, non trova nessuno che lo riconosca. Lei sola, Maria, a onore di tutte le donne del mondo, perdura fedele, sola con lui fra tanti tormenti.

Gesù vedendo sua madre...Così si esprime il vangelo. Cristo aveva soltanto l'uso della lingua e degli occhi; se ne serve per onorare e servire la madre. La vede e le parla: lo sguardo esprime tenero affetto, le parole sollecitudine concreta.

Donna, ecco tuo figlio!39 La chiama donna, non madre. È una delicatezza per il tenero amore della Vergine. Se l'avesse chiamata con il nome dell'affetto filiale, non avrebbe spezzato il suo delicatissimo cuore? Come avrebbe potuto quel cuore sopportare la separazione da un figlio così pieno di amore, tanto nobile e buono? E come avrebbe potuto sentirsi dire: Ecco il tuo figlio, accennando con lo sguardo a Giovanni; poi sentirsi affidata al discepolo con le parole: Ecco la tua madre? Raccomandandoli l'uno all'altra, Cristo unisce quelle due anime vergini.

Nella persona di Giovanni egli affida a sua madre noi tutti, membra del Corpo mistico di cui è il capo e davvero costituisce Maria la madre di ciascuno di noi tutti.

Augustinus
10-04-04, 08:05
Comment. in Jo, lib. XIII. PL 169, 789-790.

Presso la croce su cui è inchiodato il Figlio sta la Madre. Ella soffre dolori spasmodici, come nel travagli del parto quando viene al mondo una creatura. Ha il cuore schiantato per il supplizio del Figlio, come le aveva predetto Simeone: Anche a te una spada trafiggerà l’anima.

Gesù, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo:” Ecco la tua madre!”. A che titolo il discepolo che Gesù amava è figlio della Madre del Signore e lei stessa è madre di lui? Evidentemente perché Maria aveva dato alla luce la causa della salvezza di tutti, allorché senza dolori aveva messo al mondo dalla propria carne il Dio fatto uomo. Ora invece lo partorisce con atroci dolori, stando presso la croce come è stato predetto.

Nell'ora della sua passione il Signore ha giustamente paragonato gli apostoli ad una donna in doglie, dicendo: La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Poi soggiunge: Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi rivedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà.

Se il paragone con la donna che partorisce conviene agli apostoli, calza alla perfezione per questa madre che sta presso la croce di Cristo. Ecco perché un tale Figlio trova una tale Madre simile alla donna quando mette al mondo un figlio. Ma perché dico simile? Maria è davvero donna, davvero madre e in quel momento prova sul serio i dolori del parto. Quel travaglio questa donna non lo conobbe, come le altre madri quando le nacque il bambino. Ora invece ella soffre, è nel dolore e prova tristezza, perché è venuta la sua ora. È l'ora in vista della quale concepì per opera dello Spirito Santo e portò in grembo il nascituro; l'ora per la quale si sono compiuti per lei i giorni del parto; l'ora in cui Dio si è fatto uomo interamente dal suo grembo.

Quando quest'ora sarà passata, quando la spada avrà trapassato il suo spirito affranto, questa donna non ricorderà più lo strazio della spada, perché un uomo nascerà a questo mondo: egli sarà proclamato come uomo nuovo, che rinnoverà il genere umano e otterrà il dominio eterno su tutto l'universo. Nascerà l'uomo nuovo, quello cioè sottratto alla morte e liberato dalla sofferenza, primogenito tra i morti, trasferito dalle angustie di questa vita all'immensità della patria eterna.

Poiché la beata Vergine ha sofferto presso la croce i dolori del parto e ha generato la salvezza di tutti noi durante la passione del suo unico Figlio, ella è indiscussa madre di noi tutti. Era giusto quindi che Giovanni si facesse carico di colei che era ormai sua madre, secondo la parola di Gesù: Ecco il tuo Figlio!

Quando Gesù disse al discepolo: Ecco la tua madre, a buon diritto avrebbe potuto dirlo di qualsiasi altro dei suoi, se fosse stato presente, perché Maria è la madre di tutti. Tuttavia era più bello che ella, come vergine, venisse affidata al discepolo vergine.

E a questo discepolo fu concessa la grande grazia di descrivere, nel testo evangelico, il Verbo stesso che questa madre aveva partorito nella carne; ed egli nella misura in cui era possibile a un uomo mortale, lo ha fatto meglio di chiunque altro fra tutti i mortali.

E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Ciò non significa nei suoi possedimenti, che del resto non aveva e dove comunque non sarebbe andato ad abitare dal momento che egli era uno di coloro i quali, per seguire il Signore avevano lasciato tutto.

Dobbiamo interpretare l'espressione suddetta nel senso che, all'interno della comunanza di beni ripartita secondo le necessità di ognuno, a Giovanni spettava quanto ci voleva per il sostentamento di Maria.

Augustinus
10-04-04, 08:07
Cap.17. 0pere, ed. Paoline, A1ba, 1971, 314.

Il dolore della Madre trafigge il cuore del Figlio, e la morte innocente del Figlio caro provoca il martirio dell'afflitta Madre. Egli la guarda e la consola con bontà, ella tende mestamente le mani verso di lui. Preferirebbe morire per lui nei tormenti perché la propria morte le sarebbe meno penosa. Chi dei due soffre di più? Di quale è più grande l'angustia? Sono due dolori insondabili, che non ammettono paragone con nessun altro. Cuore materno, tenero animo di donna, come sopportare tale sconfinata sofferenza? Sia benedetto il tuo tenero cuore, dal dolore senza confronti! Tutto quello che fu mai detto o scritto sulla sofferenza del cuore è come un sogno di fronte alla realtà. Madre del Salvatore, aurora nascente, sii benedetta sopra tutte le creature. Sia benedetto il tuo bel volto, ornato dal rubino dell'eterna Sapienza, come prato fiorito di rose rosse. E tu, affascinante volto del Signore, come tu muori! Corpo splendente di bellezza, come tu pendi! Sangue puro, come scorri caldo sulla Madre che ti generò.

O amabile Sapienza, nulla mi sarebbe in questa vita più dolce, tu lo sai, che poter piangere senza tregua sulla compassione di un cuore a te totalmente donato. Purtroppo, impedito dall'aridità e dalla durezza, il mio cuore ne è incapace. Insegnami, soave Sapienza del Padre, come debbo comportarmi in questo momento cruciale. La Sapienza risponde al suo servo: Non meditare sulla mia passione da svogliato o alla svelta, soprattutto se disponi di tempo sufficiente; ma rievocala a lungo, con un ricordo posato e cordiale, con dolente compassione. Assapora la dolcezza del legno della Croce, gustalo con affettuosa attenzione. Se non riesci a piangere con Gesù che piange né a soffrire con lui dolente, almeno godi dei benefici a te offerti e ringrazia il cielo di tutti i suoi doni gratuiti. Se non sei toccato dalla compassione e neppure dal desiderio di riconoscenza, se il tuo cuore resta chiuso al ricordo della mia sofferenza, esplora come puoi la mia passione a lode di Dio, e aspetta dalla bontà divina i sentimenti che non puoi ottenere da te. Persevera a chiedere, a bussare, a pregare fino a quando tu non li riceva.

La meditazione frequente della mia passione ti giova, fra l'altro, per due benefici: per vincere la tristezza disordinata e per diminuire la pena del purgatorio. Con un esempio più che con le parole, ti mostrerò come il mio dolore espelle i dolori dell'anima. C'era un discepolo della Sapienza, il cui nome è nel libro della vita, che all'inizio della sua conversione fu oppresso da una tristezza disordinata e mortale, al punto da non poter leggere, né pregare o fare alcunché di buono. Mentre un giorno sedendo in cella, era tormentato da tale patimento che lo affliggeva in modo incredibile, gli fu detto dall'alto come da una voce intellettuale: Perché siedi ozioso, consumandoti in te stesso? Alzati, medita la mia passione e vincerai il tuo dolore grazie alla mia amarezza. A quelle parole il frate si alzò e si mise a rivivere con fervore la memoria della passione. Da allora fu risanato mediante quella salutare medicina e in seguito non sentì più i morsi della tentazione, grazie a quella pratica costante.

Ormai è tempo, ‑ dice la Sapienza che se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua! (Mc 8,34) Sappi che tale devota imitazione mi sarà accetta come se tu avessi perseverato con me e fossi morto insieme con me allora morente. Sarà questa la croce che devi portare, se vuoi essere mio amante. Impara a ricevere derisioni e calunnie come premio dei tuoi atti di virtù e d'obbedienza; impara ad apparire vile e disprezzabile senza che si sospetti quanta pazienza o grazia divina stiano alla radice di tale atteggiamento; impara a passare per incapace o per scemo quando penseranno che pur volendo vendicarti, non osi o non sai farlo; impara a sopportare ciò con pazienza e volentieri per Dio, come meglio puoi, impara a pregare per i nemici e a scusarli, raccomandandoli presso di me. Impara a vincerti in questa lotta trafiggente a imitazione e gloria del Crocifisso. Ogni volta che avrai fatto questo tu renderai attuale la morte del Signore e imprimerai in te l'immagine del Crocifisso.

Ogni volta che sai dominarti nelle vicissitudini della vita per amore di Dio, tu stai accanto al tuo diletto Crocifisso: siine assolutamente certo. Ecco come dovrai comportarti per essere unito a lui: Compi opere buone, e cammina con innocenza e semplicità nella via del Signore. Qualora tu sia schernito e perseguitato da gente invidiosa, che parli dovunque male di te e non cessi di depravare la tua vita agli occhi di chi ti stima, non turbarti, ma piuttosto rallegrati di ciò; sii pronto in ogni ora a perdonare con sincero affetto i tuoi persecutori, scusa dal fondo del cuore tutte le loro offese, al punto da dimenticarle completamente; per di più, offri consiglio e aiuto opportuno ai tuoi calunniatori. Tutto questo fallo per amore del Crocifisso: egli perdonò i suoi carnefici che non glielo chiedevano e volle giovare ad essi intercedendo per loro presso il Padre.

Fuggi le gioie del mondo, lascia gli agi e le consolazioni terrene, fuorché per quello che richiede il bisogno. Questa separazione volontaria compensa l'abbandono in cui fui lasciato da tutti, nell'ora della passione. Nel lasciare parenti e amici carissimi diventi un discepolo e un fratello diletto che soffre con me ai piedi della croce. Quando ti spogli della tua volontà propria allora tu vesti la mia nudità. Fai brillare in te l'immagine della mia morte quanto cedi volontariamente a chi ti impugna, ti accusa o ti infligge contrarietà, quando sopporti l'ira e l'impazienza di coloro che ti attaccano con ingiuste parole, quando fai vergognare i tuoi avversari con la dolcezza del tuo cuore e delle tue parole e quando spezzi il loro orgoglio con il sorriso del volto, con la tua bontà e mansuetudine.

Devi aver sempre in cuore la memoria della mia passione, e riferire ad essa tutte le avversità che soffri: assumila per quanto ti è possibile. Quando per segreta disposizione della mia provvidenza ti sottraggo la consolazione interiore e ti lascio desolato, non cercare altrove conforto, ma comportati come un vero crocifisso: attendi pazientemente, leva lo sguardo al Padre che è nei cieli, abbandona te stesso, getta in Dio ogni tuo pensiero. Quanto sarà maggiore la prova dell'uomo esteriore e l'abbandono dell'uomo interiore unito al volere di Dio, tanto più somigliante sarai al Crocifisso, e più gradito al Padre nella pienezza del suo amore. Proprio l'avversità permette di esaminare la resistenza dei soldati di Cristo.

Non cedere a soddisfare le tue voglie, ma infrangile virilmente; berrai allora il fiele amarissimo insieme col tuo Diletto. Abbi sete della salvezza di tutti gli uomini, presta ai superiori un'obbedienza devota, e sforzati di portare le tue opere alla perfezione della virtù e al compimento totale.

Modellati sull'esempio della mia fedelissima Madre, e del discepolo prediletto; conserva sempre il ricordo della mia passione nella memoria del cuore, nel ruminare devoto della preghiera e nell'imitazione affettuosa delle azioni. Se farai ciò, diverrai conforme a me e io ti ricompenserò con abbondanti delizie. Provami con le opere il tuo amore per me. E' giunta la tua ora. Accorri, affrettati a ricevere per me la morte spiritualmente. Quale gloria per il Padre dei cieli vederti accettare una simile croce! Quale gioia per il Maestro dei maestri avere un tale fedelissimo discepolo! Sii il diletto che muore per il suo Diletto e che corrisponde alla sua passione tanto da avere in te gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. .(Fil 2,5) Sarai colmato di gloria nei cieli, sarai degno di tutti gli onori celesti. Compagno di Cristo nella grande tribolazione, lo sarai anche nell'immensa consolazione.

Augustinus
10-04-04, 08:11
Oratio VIII In S. Mariam assistentem cruci. PG 100, 1475-1478.

Coloro che ne hanno fatto l'esperienza conoscono lo strazio delle ultime raccomandazioni di un morente, come esse penetrino in fondo al cuore provocando vivo dolore. Sono come l'ultima espressione dell'essere amato con il quale si condivise l'esistenza.

Ai piedi della croce Maria viene a sapere come il Figlio ch'ella conosceva così bene e aveva cura di lei, stava per lasciarla. Ma conosce pure che il Verbo ineffabile le rimarrà perennemente accanto.

"Madre, d'ora in poi ti sarò accanto in maniera divina e avrò cura di te con l'amore dovuto a mia madre. Avrai con te per figlio il mio discepolo prediletto ed egli ti presterà tutti i servizi che gli ispirerà la sua pietà filiale.

Grazie a lui voglio colmare il vuoto causato dalla mia assenza per diminuire la tua pena sconfinata.

Cerca di placare il tuo acuto dolore, allevia l'angoscia che ti contrista pensando al grande dono che ti faccio. Tu hai l'animo a pezzi, consumato da una fiamma interiore devastante e il tuo cuore è ferito in modo spaventoso. Il tuo amore verso di me va ben oltre la capacità naturale, né d'altra parte è possibile che tu non senta nulla. Ma io eliminerò una parte del dolore che ti assilla interiormente donandoti una forza d'animo che sappia dominarlo, poiché sei mia madre.

Con le ignominie che mi sono inflitte ho voluto ridare onore al disonorato genere umano. Queste stesse ingiurie, mentre per me sofferente nella carne sono segno di immensa gloria, per te sono rivelazione e annunzio della mia grandezza. Accanto a te ora hai il discepolo sul cui petto reclinai il capo; poni fine perciò alle tue sofferenze e, vivendo con lui e con gli altri, occupa il posto lasciato vuoto da me.

Nella persona di Giovanni intendo affidarti anche gli altri discepoli. Desidero che tu stia insieme con essi, e fino a quando sarai in vita, tu faccia in modo di sostituire la mia presenza fisica. Sii per essi ciò che le madri mostrano di essere per i loro figli; anzi, di più: sii ciò che io rappresentavo per loro quando ero presente.

A loro volta essi ti porteranno quel rispetto che è proprio di figli sottomessi. Ti venereranno con il culto che si addice alla madre del Signore e io mi comunicherò loro per mezzo tuo, perché abbiano te come mediatrice di pronta riconciliazione con me".

Dopo aver così amorevolmente parlato alla madre, Cristo si rivolge al discepolo e gli dice: Ecco la tua madre! O eccelso onore per un discepolo, eredità più ricca di qualsiasi bene esistente! Di quale dono di grazia l'amato discepolo diventa messaggero! Ottiene di essere chiamato fratello del Creatore e di ricevere come madre e accogliere con sé la regina dell'universo.

Ecco la tua madre! "Ecco, - dice Cristo - te l'affido. Poiché ritorno nella mia gloria, la lascio a te al posto della mia visibile presenza. Supplisci a quell'affetto filiale che le avrei dovuto; venerala come si addice alla madre del tuo Signore e Maestro. Poiché ella godrà della mia continua presenza divina, abbia anche il tuo premuroso aiuto, senza mai cedimenti.

Entrambi, tu con la parola e io con i fatti, elimineremo il suo dolore. Tu confortala adeguatamente. mentre - io le infonderò una forza d'animo incrollabile.

Io la costituisco madre non soltanto per te ma anche per tutti gli altri; la pongo a guida dei discepoli e voglio che sia onorata in modo speciale per questo privilegio di madre.

Benché vi abbia ordinato di non chiamare nessuno padre sulla terra, tuttavia voglio che la onoriate e chiamate madre, perché è stata per me una dimora più sublime dei cieli e ha mostrato una volontà del tutto soprannaturale."


http://www.certosini.info/images/miniature/Compassione-BVM-Addolorata.jpg

http://img82.exs.cx/img82/8233/manetdeadchrist27kd.jpg Édouard Manet, Cristo morto e gli angeli, 1864, Metropolitan Museum of Art, New York

Augustinus
10-04-04, 08:13
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire. Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

http://sandstead.com/images/san_fran/legion/William_Bouguereau_Pieta_1876_LoFA_SF_LS_d100_13.j pg http://img119.exs.cx/img119/7060/pieta18769iv.jpg William Bouguereau, Pietà, 1876, Dallas Museum of Fine Arts, Dallas, Texas

http://img153.imageshack.us/img153/2315/litany10pieta2ew8vp.jpg

http://img153.imageshack.us/img153/4387/burial7be3cn.jpg http://img258.imageshack.us/img258/9020/cruciso7.jpg Carl H. Bloch, Sepoltura di Gesù, XIX sec.

http://img258.imageshack.us/img258/6373/cruciwq2.jpg Carl H. Bloch, Sepoltura di Gesù, 1880

Augustinus
10-04-04, 08:20
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=20259):

Sabato Santo

(celebrazione mobile)

Nella Settimana Santa della Liturgia cristiana, che va dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua, vi sono tre giorni che primeggiano per la loro solennità ed unicità, ed è il “Triduo Pasquale”, nel quale si commemora la crocifissione, sepoltura e Resurrezione di Gesù Cristo ed incomincia con la Messa vespertina del Giovedì Santo, prosegue con i riti del Venerdì Santo; al suo centro c’è la Veglia pasquale e si chiude ai Vespri della Domenica di Pasqua.
Se nel Giovedì Santo predomina la solennità dell’istituzione dell’Eucaristia, dell’istituzione del Sacerdozio e della Chiesa di Cristo; se nel Venerdì Santo predomina la mestizia, il dolore e la penitenza, nel ricordare la Passione e morte di Gesù, con la sua sepoltura; nel Sabato Santo invece predomina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro; poi verrà la gioia della Domenica di Pasqua con la sua Resurrezione, ma nel sabato incombe il silenzio del riposo della morte.
Con la nostra meditazione, andiamo col pensiero, alla disperazione e disorientamento degli Apostoli e degli amici di Gesù, che dopo averlo seguito nei suoi itinerari in Galilea, assistito ai suoi prodigi, ascoltato i suoi insegnamenti, così pieni di speranza e innovativi per quell’epoca, l’avevano visto poi morire così tragicamente, senza che qualcosa o qualcuno, tanto meno Lui stesso, abbia bloccato questo ingiusto e assurdo evento.
Tutto prenderà poi un’altra luce, il peso che opprime il loro animo si trasformerà in gioia e sollievo, alla notizia della Sua Resurrezione, ma il Sabato, cioè il giorno dopo la morte, che per gli Ebrei era il giorno sacro e del più assoluto riposo, resterà cupo e pieno di sgomento per loro, che ignoravano ciò che sarebbe avvenuto dopo.
Ma nella liturgia, non sempre è stato così, a partire dal IV secolo in alcuni luoghi, in questo giorno i candidati al Battesimo (Catecumeni), facevano la loro pubblica professione di fede, prima di venire ammessi nella Chiesa, rito che avveniva poi nella Veglia di Pasqua.
Verso il XVI secolo, si cominciò con un’anticipazione della Vigilia alla mattina del Sabato Santo, forse perché non era consigliabile stare di notte fuori casa, ad ogni modo questa anticipazione al mattino del Sabato, è durata fino agli ultimi anni Cinquanta del XX secolo; ricordo personalmente che la “Gloria” si “scioglieva” verso le 10-11 del mattino del sabato, con il suono delle campane, appunto “sciolte” dai legami messi la sera del Giovedì Santo.
Poi con la riforma liturgica Conciliare, tutto è ritornato come alle origini e il Sabato ha ripreso il significato del giorno della meditazione e penitenza; l’oscurità nelle chiese è totale, non vi sono celebrazioni liturgiche, né Sante Messe; è l’unico giorno dell’anno che non si può ricevere la S. Comunione, tranne nel caso di Viatico per gli ammalati gravi.
Tutto è silenzio nell’attesa dell’evento della Resurrezione. Quanto tempo restò sepolto nel sepolcro Gesù? Furono tre giorni non interi, dalla sera del Venerdì fino all’alba del giorno dopo la festa del Sabato ebraico, che oggi è la Domenica di Pasqua, ma che per gli Ebrei era il primo giorno della settimana; in tutto durò circa 40 ore.
Bisogna dire che con la liturgia odierna, la “Veglia Pasquale” è prevista in buona parte delle nostre chiese e cattedrali, con inizio verso le 22,30-23 del sabato; ma la “Veglia”, madre di tutte le Veglie celebrate dalla Liturgia cristiana, pur iniziando nell’ultima ora del sabato, di fatto appartiene alla Liturgia solenne della Pasqua.
Durante la “Veglia” viene benedetto il fuoco, il ‘cero pasquale’, l’acqua battesimale; cercando di far coincidere il canto del ‘Gloria’, con il suono delle campane a festa, verso mezzanotte. In altre zone la “Veglia” inizia verso mezzanotte e quindi la liturgia eucaristica prosegue nelle prime ore notturne.
La cerimonia della “Veglia” è riportata nella scheda del sito alla voce “Pasqua di Resurrezione” (ID 20260).

Autore: Antonio Borrelli

http://img49.exs.cx/img49/2427/champaignedeadchristc16xx6ca.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/7EDEI4/84-000860.jpg Philippe de Champaigne, Il corpo di Cristo morto, Louvre, Parigi

http://www.sternburg-stiftung.de/gemaelde/bilder/1206_champaigne_maria.jpg Philippe de Champaigne, Maria Addolorata, XVII sec., Ecken

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/0G2NR9/93-006264-02.jpg Philippe de Champaigne, Vergine del Dolore o Mater Dolorosa, XVII sec., musée de Port-Royal des Champs, Magny-les-Hameaux

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/33.jpg Anthony van Dyck, Compianto sul Cristo morto, 1634-36, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Anversa

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/25.jpg Anthony van Dyck, Compianto sul Cristo morto, 1630 circa, Museo di palazzo Venezia, Roma

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/21.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p01475a01nf2004.jpg Anthony van Dyck, Compianto sul Cristo morto, 1628-29, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
25-03-05, 17:11
Venerdì Santo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=155444)

Pasqua di Resurrezione (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=155446)

S. Giuseppe d'Arimatea (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=416535)

Meditazioni sulla Passione di N. S. Gesù Cristo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149185)

Studi sulla Sacra Sindone (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=400919)

Augustinus
26-03-05, 08:53
Libro VI, Cap. 25, §§ 1454-1465

CAPITOLO 25

La Regina del cielo consola Pietro e gli altri apostoli, usa prudenza dopo la sepoltura del Figlio e vede discendere la sua anima al limbo, dove si trovavano i santi padri.

1454. La pienezza di sapienza che illuminava l'intelletto di Maria beatissima non lasciava spazio ad alcuna mancanza ed ella, in mezzo ai suoi dolori, continuava a porre attenzione ad ogni azione che l'occasione richiedeva. Con questa superna provvidenza non trascurava niente, operando ciò che era più santo e perfetto in tutto. Dopo la sepoltura di Cristo, nostro bene, si ritirò, come si è detto, nel cenacolo; nel luogo dove era stata celebrata la Pasqua parlò con Giovanni, con le Mafie e con le altre che lo avevano seguito dalla Galilea, ringraziandoli con semplicità e nel pianto per la perseveranza con la quale sino a quel momento l'avevano accompagnata con pietà ed affetto nel corso della passione del suo adorato Gesù, in nome del quale promise loro il premio. Al tempo stesso, si offrì alle pie discepole come ancella e amica. Tutte le si mostrarono riconoscenti per questo grande favore e le baciarono la mano chiedendo la benedizione; la supplicarono poi di distendersi un po' e di mangiare qualcosa, ma ella rifiutò: «Mio riposo e mio ristoro deve essere il vedere risorto il mio Signore. Voi, o carissime, soddisfate le vostre necessità come è giusto, mentre io me ne sto con lui in disparte».

1455. Si separò da loro assistita dall'Apostolo e quindi, postasi in ginocchio, affermò: «Tenete a mente le parole con le quali il mio Unigenito dalla croce ha voluto costituire voi mio figlio e me vostra madre. Siete sacerdote dell'Altissimo: per questa eccelsa dignità è opportuno che io dipenda da voi in tutto e da adesso bramo che mi comandiate quello che sarò tenuta a fare, considerando che sono sempre stata serva e che tutta la mia gioia sta nell'obbedire fino alla morte». Proclamò ciò tra molte lacrime ed egli, spargendone ugualmente in abbondanza, rispose: «Signora mia, che avete dato alla luce il mio Redentore, sono io che devo sottostare a voi, perché al figlio non compete autorità, ma abbandono e docilità nei confronti della propria madre. Chi mi ha reso suo ministro vi ha fatto sua genitrice ed è stato soggetto al vostro beneplacito, sebbene fosse il Creatore dell'universo. Occorre, dunque, che anch'io lo sia allo stesso modo e mi impegni con tutte le forze per corrispondere adeguatamente all'incarico di assistervi; per adempierlo con decoro, vorrei essere più angelo che uomo». Tali espressioni furono molto prudenti, ma non sufficienti per vincere l'umiltà della Regina delle virtù, la quale replicò: «Mio diletto, sarà mia consolazione reputarvi mio capo, dato che lo siete. Io nel pellegrinaggio terreno devo sempre avere un superiore al quale subordinare i miei aneliti e le mie opinioni. Per questo siete inviato dall'Onnipotente e come figlio vi compete darmi tale sollievo nella mia triste solitudine». Egli riprese: «Madre mia, sia fatta la vostra volontà, poiché in essa è riposta la mia sicurezza di non sbagliare». Ella, senza aggiungere altro, gli domandò licenza di rimanere a contemplare i misteri di sua Maestà e lo pregò di recarsi a procurare del cibo per le donne, e di sostenerle e confortarle; eccettuò soltanto le Marie, che intendevano continuare il digiuno sino alla risurrezione, scongiurandolo di permettere loro di attuare quel devoto proposito.

1456. Giovanni andò a incoraggiare queste ultime ed eseguì quanto gli era stato ordinato, curandosi dei bisogni delle altre; tutte, poi, si appartarono e passarono la notte in mesta e straziante meditazione del supplizio del Salvatore. La Vergine, tra i flutti delle sue angustie e delle sue pene, faceva ogni cosa con questa saggezza così divina, senza scordare affatto a causa di esse di praticare con puntualità l'obbedienza, la sottomissione, la carità e la previdenza, per quanto era importante. Né si dimenticò di se stessa nell'attendere alle esigenze delle sue compagne, né per queste tralasciò di fissare il pensiero su ciò che conveniva alla sua maggiore perfezione. Ammise l'astinenza delle Marie, più robuste e fervorose nell'amore, e provvide alle più deboli; dispose l'Evangelista, avvertendolo di come dovesse comportarsi con lei, e agì in tutto come vera maestra della santità e dispensatrice della grazia, proprio mentre le acque della tribolazione le giungevano fino all'anima. Quando, poi, restò da sé, sciolse il freno alla corrente impetuosa della sofferenza e si fece possedere completamente dall'amarezza, richiamando alla memoria le immagini di tutti i tormenti e dell'ignobile condanna del suo Gesù, e riflettendo anche sulla sua vita, la sua predicazione, i suoi miracoli, il valore infinito della redenzione, la Chiesa fondata con tanta bellezza e tante ricchezze di sacramenti e tesori di misericordia, la felicità incomparabile dell'intero genere umano così abbondantemente e gloriosamente riscattato, la sorte inestimabile degli eletti che ne avrebbero goduto, la spaventosa sventura dei reprobi che per loro volere si sarebbero resi indegni della beatitudine eterna che era stata meritata loro.

1457. Attese l'alba ponderando nel modo dovuto realtà così sublimi, lamentandosi, lodando ed esaltando le opere di Cristo, il suo sacrificio, i suoi imperscrutabili giudizi ed altri altissimi arcani della sua provvidenza. Si elevava al di sopra di tutti, come unica madre della vera sapienza, conversando ora con gli angeli ora con sua Maestà riguardo a ciò che l'illuminazione celeste le faceva sentire nel suo castissimo petto. Il sabato mattina, dopo le quattro, il nuovo figlio entrò, desideroso di rinfrancare l'Addolorata, che, genuflessa, lo implorò di concederle la benedizione come sacerdote e suo superiore; anch'egli, gemendo, la chiese a lei, e se la dettero scambievolmente. Maria lo invitò ad uscire senza indugio, perché ben presto fuori avrebbe incontrato Pietro, che veniva a cercarlo; lo esortò ad accoglierlo, consolarlo e condurlo là, ed a fare lo stesso con gli altri discepoli che avrebbe trovato, dando loro la speranza del perdono e manifestando a ciascuno l'amicizia di lei. Egli lasciò il cenacolo e dopo pochi passi lo scorse mentre, pieno di confusione e tra le lacrime, arrivava dalla grotta in cui aveva pianto il suo rinnegamento e si recava assai timoroso dalla Regina. Giovanni alleviò un po' la sua angoscia riferendo il messaggio, e subito entrambi provarono a rintracciare gli altri; ne incontrarono alcuni e tutti insieme tornarono alla casa dove stava il loro rimedio. Pietro si introdusse per primo e da solo al cospetto della Signora e, gettandosi ai suoi piedi, esclamò con grande afflizione: «Ho peccato davanti al mio Dio, ho offeso il mio Maestro e voi». Non riuscì a proferire altro, oppresso dai singhiozzi e dai sospiri che provenivano dal profondo del suo intimo.

1458. Ella, vedendolo prostrato a terra e stimandolo da una parte penitente per la sua recente caduta e dall'altra responsabile della comunità ecclesiale, scelto dal suo Unigenito come vicario, non riteneva opportuno inchinarsi al pastore che poco prima aveva dichiarato di non conoscere il suo Signore né del resto sopportava nella sua umiltà di tralasciare di prestargli la riverenza che gli spettava in considerazione del suo ufficio. Valutò, allora, conveniente dargli ossequio, nascondendone però il motivo; perciò, si inginocchiò dinanzi a lui venerandolo con questa azione e, per dissimulare il suo intento, disse: «Invochiamo la remissione del vostro sbaglio». Pregò e lo rincuorò, confortandolo e muovendolo a confidare. Gli ricordò la bontà di Gesù con i colpevoli pentiti e l'obbligo che egli aveva, come capo del collegio apostolico, di confermare tutti con il suo esempio nella costanza e nella confessione della fede. Con queste ed altre parole, molto veementi e dolci, lo rinsaldò nella fiducia nella clemenza. Quindi, si fecero avanti gli altri, i quali, stesi al suolo, la supplicarono di scusare la loro codardia, che li aveva indotti ad abbandonare il Salvatore nella passione. Si dolsero amaramente del loro errore, spinti a maggiore dispiacere dalla presenza della compassionevole Vergine, il cui mirabile aspetto provocava in essi straordinari effetti di contrizione e di affezione verso di lui. Ella li fece rialzare e li rianimò con la promessa dell'indulgenza che bramavano e della sua intercessione per ottenerla. Incominciarono subito tutti per ordine a raccontarle ciò che a ciascuno era successo nella fuga, come se ne avesse ignorato qualche circostanza. Li ascoltò traendo occasione da quello che affermavano per parlare al loro cuore allo scopo di rafforzarli nell'adesione a sua Maestà e di risvegliare in essi il suo amore; conseguì tutto ciò, perché, dopo averla udita, si separarono da lei infervorati e resi giusti con aumenti di grazia.

1459. In questo la Madre impiegò parte del sabato e quando fu sera si ritirò un'altra volta nel suo oratorio allontanandosi da loro, ormai rinnovati nello spirito e colmi di sollievo e di gaudio, ma sempre tristi per l'uccisione di Cristo. Durante la notte ella rivolse la sua mente alle opere che l'anima beatissima del Figlio compiva dopo essersi staccata dal sacro corpo; infatti, seppe fin da quel momento che essa, unita alla divinità, discendeva al limbo per liberare i padri che vi erano trattenuti, dal primo retto morto nel mondo aspettando la venuta del Redentore universale. Per spiegare questo mistero, che è uno degli articoli del credo circa la santissima umanità del Verbo, mi è sembrato bene far intendere ciò che mi è stato rivelato intorno a quel carcere sotterraneo e alla sua ubicazione. Informo, dunque, che il nostro pianeta da una superficie all'altra ha un diametro di duemilacinquecentodue leghe, milleduecentocinquantuno sino alla metà; la circonferenza si deve misurare in rapporto a questo. Al centro, come nel cuore della terra, sta l'inferno, una spelonca o un caos contenente molte stanze buie con supplizi diversi, tutti terribili e spaventosi, che formano un globo simile a una brocca immensa con una bocca o entrata molto larga e spaziosa. In questa orribile fossa di confusione e di tormenti stanno i demoni e tutti i dannati, e vi rimarranno per tutta l'eternità', finché Dio sarà Dio, perché laggiù non vi è scampo.

1460. Da un lato degli inferi c'è il purgatorio, dove le anime dei giusti si purificano, se in questa vita non hanno finito di pagare per le loro mancanze e non ne sono usciti così puliti e senza difetti da poter raggiungere subito la contemplazione dell'Altissimo. Questa caverna è ampia, ma molto meno dell'inferno, alla quale non è collegata, quantunque anche in essa vi siano duri castighi. Dal lato opposto sta il limbo, diviso in due antri: uno è per i piccoli deceduti prima del battesimo con il solo peccato originale, senza atti buoni o cattivi del proprio arbitrio; l'altro serviva per farvi sostare gli uomini dopo l'espiazione del male commesso, perché non potevano essere ammessi in paradiso né esultare nel Signore finché non fossero stati salvati e non fosse stato aperto l'ingresso che la trasgressione di Adamo aveva chiuso. Il limbo è ancora meno vasto, non comunica con l'inferno e non ha pene come il purgatorio, perché vi si perveniva da esso dopo averle già scontate, avendo come unico danno quello di non poter godere del sommo Bene. Vi si trovavano tutti coloro che erano periti in stato di grazia dal principio fino alla crocifissione di Gesù. In questo luogo si recò la sua anima santissima con la divinità, quando diciamo che scese agli inferi; con tale nome, infatti, si designano tutte le parti che stanno nelle profondità, anche se nel linguaggio comune lo riferiamo all'inferno, perché questo è il significato più noto, come parlando di cielo ordinariamente pensiamo all'empireo, dove stanno e staranno sempre gli eletti, e perché il limbo e il purgatorio hanno queste denominazioni particolari. Dopo il giudizio finale saranno abitati solo il cielo e l'inferno, perché il purgatorio non sarà più necessario e dal limbo i bambini devono ancora trasferirsi in un'altra dimora.

1461. L'anima santissima vi giunse, accompagnata da innumerevoli angeli, che lodavano il loro sovrano vittorioso e trionfante e rendevano a lui onore, gloria e potenza. Per rappresentare la sua grandezza e magnificenza comandarono che si spalancassero le porte di quell'antica prigione, perché il Re della gloria, potente in battaglia e signore delle virtù, le potesse varcare. A questo ordine si spaccarono alcune rupi, benché non ce ne fosse bisogno per l'accesso di Cristo e della sua milizia, interamente composta da spiriti sottilissimi. Per la sua presenza quell'oscuro abisso si convertì in cielo, perché si riempì tutto di mirabile splendore. Le anime dei giusti che erano lì furono beatificate con la visione chiara della Trinità e istantaneamente passarono da una condizione di così lunga speranza al possesso perpetuo del gaudio, e dalle tenebre alla luce inaccessibile. Riconobbero il loro vero Dio e lo esaltarono con nuovi cantici, affermando: «L'Agnello che è stato immolato è degno di ricevere potenza, onore e forza. Tu ci hai riscattati con il tuo sangue da tutte le tribù e le nazioni, e ci hai costituiti per il nostro Dio un regno, e regneremo. Tua è la potenza, tuo è il regno, tua è la gloria per le tue opere». Egli ingiunse immediatamente ai suoi ministri di portare davanti a lui dal purgatorio le anime che vi erano, le quali, come primi frutti della redenzione, furono assolte da ciò di cui restava loro da saldare il debito e furono innalzate come le altre; così, dinanzi a lui rimasero vuote le due carceri del limbo e del purgatorio.

1462. Solo per l'inferno questo giorno fu terribile, perché fu disposto che tutti i suoi abitanti intendessero e sperimentassero la discesa al limbo del Figlio dell'Eterno. Anche i padri e i retti capirono lo spavento che questo mistero infuse nei demoni e nei dannati. Gli uni, che erano abbattuti ed oppressi per la rovina sofferta sul monte Calvario, appena udirono le voci delle schiere che precedevano sua Maestà si turbarono e si intimorirono: come serpenti perseguitati si nascondevano e si rintanavano nei pertugi più remoti. Negli altri si aggiunse confusione a confusione, perché compresero con più dispetto come si fossero ingannati, perdendo così il beneficio del quale molti avevano approfittato. Siccome Giuda e il ladrone malvagio erano gli ultimi arrivati, e assai singolari in questa sciagura, ebbero un loro tormento maggiore e i diavoli si infuriarono in particolar modo contro di essi. Per quanto dipendeva da loro, i nemici si proposero di torturare più degli altri i cattolici che professassero la fede e di castigare più duramente coloro che la negassero o cadessero, giudicandoli meritevoli di pene peggiori dei pagani, ai quali non era pervenuta la predicazione.

1463. La Signora del mondo, dal luogo in cui stava ritirata, fu informata attraverso una straordinaria illuminazione di tutti questi arcani e di altri che non posso spiegare. La meravigliosa gioia che ottenne nella parte superiore dello spirito non ridondò, come avrebbe potuto, nelle sue membra verginali; al contrario, quando ella percepì che si estendeva un po' alla sensibilità, pregò che ciò fosse impedito. Non voleva, infatti, ammetterla nel suo corpo, finché quello del suo Unigenito fosse stato nel sepolcro, non ancora glorificato. L'affetto così accorto e prudente di Maria verso di lui era proprio di una immagine viva, adeguata e perfetta della sua umanità divinizzata. Con questa diligenza sopraffina ella fu piena di letizia nell'anima, e di dolori e di angosce nel corpo, appunto come avvenne in lui. In tale occasione compose inni di lode celebrando questo trionfo, nonché la carità e la saggezza della provvidenza di Gesù, il quale, come padre premuroso e sovrano onnipotente, decise di andare di persona a prendere possesso del dominio che gli era stato consegnato e a salvare quei giusti con la sua presenza, affinché in lui stesso cominciassero a gustare il premio che aveva guadagnato loro. Per tutte queste ragioni e per altre che sapeva, ella giubilava e lo osannava come sua madre e cooperatrice.

Insegnamento della Regina del cielo

1464. Carissima, considera bene il messaggio contenuto in questo capitolo, in quanto è il più necessario per te nella condizione in cui Dio ti ha posta e per ciò che egli ti chiede in corrispondenza del suo amore; tra le attività, gli esercizi e le relazioni con gli altri, sia come superiora sia come suddita, governando, comandando o obbedendo, non devi mai rimuovere l'attenzione da lui né cessare di contemplarlo nella parte più recondita ed elevata di te né distrarti dalla luce dello Spirito Santo, che ti assisterà comunicandosi incessantemente. Il mio adorato, infatti, predilige nel segreto del tuo cuore quei sentieri che sono celati a Lucifero ed ai quali non giungono le passioni. Essi conducono al santuario, dove entra solo il sommo sacerdote e dove l'anima assapora i misteriosi abbracci del Re, quando, tutta intera e senza occupazioni, gli prepara il talamo del suo riposo. Lì troverai propizio il tuo Redentore, generoso l'Altissimo, misericordioso il tuo creatore e tenero il tuo dolce sposo. Non temerai il potere delle tenebre né gli effetti del peccato, che in tale regione di splendore e di verità si ignorano. L'attaccamento disordinato a ciò che è visibile e le negligenze nella custodia della legge superna, però, sbarrano queste vie; ogni pendìo e sregolamento le ostruisce; ogni cura inutile le blocca, e molto più l'inquietudine e il non conservare serenità e pace interiore, perché per godere il Signore bisogna che l'intimo sia solitario, puro e distaccato da quanto non è autentico e luminoso.

1465. Tu hai compreso e sperimentato a fondo questo insegnamento, che io ti ho manifestato nella mia vita come in un chiaro specchio. Ti ho messo davanti il mio modo di agire mentre ero da un lato in mezzo ai tormenti, alle angustie e alle afflizioni del supplizio di mio Figlio e dall'altro tra le preoccupazioni, gli impegni e la sollecitudine per la sepoltura, gli apostoli e le pie donne. Anche in tutto il resto della mia storia hai conosciuto come unissi tali atti con quelli spirituali, senza che si opponessero e ostacolassero fra loro. Perché tu ricalchi in questo le mie orme, come voglio, è opportuno che né per i rapporti indispensabili né per le fatiche del tuo stato né per le pene di codesto esilio né per le tentazioni e la malizia del demonio tu accolga in te alcuna affezione che ti sia di intralcio o alcun interesse che ti distolga. Ti avverto che, se non sarai assai vigilante, perderai molto tempo, ti renderai inutili favori infiniti e straordinari, defrauderai i sublimi fini di sua Maestà e contristerai me e gli angeli, poiché tutti bramiamo che tu conversi con noi. Inoltre, smarrirai la tua quiete e consolazione, e ti priverai di parecchi dei gradi di grazia e degli aumenti di ardore per lui che desideri, nonché, infine, della ricchissima ricompensa nel cielo. L'ascolto e l'osservanza di quello che ti espongo con benignità materna comportano tutto questo. Mia diletta, rifletti e serba le mie parole per praticarle con la mia intercessione e l'aiuto divino. Sforzati alla stessa maniera di modellarti su di me nella fedeltà con la quale io evitai il gaudio per imitare il mio Maestro, e nel lodarlo per il beneficio che egli recò ai santi del limbo con la discesa della sua anima beatissima a riscattarli e a riempirli della gioia della sua vista, poiché ciò fu opera della sua immensa carità.

http://img193.exs.cx/img193/825/peruginoc1498sepolturadiges7jz.jpg http://img193.exs.cx/img193/6558/peruginoc1498sepoltura21op.jpg Pietro Perugino, Sepoltura di Gesù, 1498

http://enciklopedia.fazekas.hu/tarsmuv/bibliafull_large/image225.jpg Lucas Cranach il Vecchio, Pietà, Pinacoteca Vaticana

http://www.wga.hu/art/h/holbein/hans_y/1525/03deadch.jpg Hans Holbein il Giovane, Il corpo di Cristo nella tomba, 1521, Kunstmuseum, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea

Augustinus
26-03-05, 12:09
http://www.wga.hu/art/a/angelico/07/marco_p5.jpg http://img135.imageshack.us/img135/15/marcop58xk.jpg Beato Angelico, Sepoltura di Gesù, 1438-40, Alte Pinakothek, Monaco

http://www.wga.hu/art/b/badalocc/entombme.jpg Sisto Badalocchio, Sepoltura di Gesù, 1610 circa, Galleria Borghese, Roma

http://www.wga.hu/art/c/caravagg/07/37depos.jpg http://www.wga.hu/art/c/caravagg/07/37depos1.jpg Caravaggio, Sepoltura di Gesù, 1602-03, Pinacoteca, Vaticano

http://www.wga.hu/art/c/carracci/annibale/2/dead_chr.jpg Annibale Carracci, Lamentazione sul Cristo, 1606, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/c/crespi/giovanni/entombme.jpg Giovanni Battista Crespi, Sepoltura di Gesù, Museo Civico, Novara

http://www.wga.hu/art/g/guercino/1/entombme.jpg Maerten van Heemskerck, Trittico della Sepoltura di Gesù, 1559-60, Musées Royaux des Beaux-Arts, Bruxelles

Augustinus
26-03-05, 12:10
http://www.wga.hu/art/m/massys/quentin/2/entombme.jpg Quentin Massys, Sepoltura di Gesù, 1525 circa, Stedelijke Musea, Lovanio

http://www.wga.hu/art/m/michelan/2paintin/2entombm.jpg Michelangelo Buonarroti, Sepoltura di Gesù, 1510 circa, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/r/raphael/3umbtrip/37entom.jpg Raffaello Sanzio, Sepoltura di Gesù, 1507 circa, Galleria Borghese, Roma

http://www.wga.hu/art/t/tournier/entombme.jpg Nicolas Tournier, Sepoltura di Gesù, Musée des Augustins, Tolosa

http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/14pieta/3entombm.jpg Rogier van der Weyden, Sepoltura di Gesù, 1450, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/14pieta/7lamenta.jpg Rogier van der Weyden, Lamentazioni sul Cristo morto, 1460-80, Koninklijk Kabinet van Schilderijen, L'Aja

http://img149.exs.cx/img149/2985/rubens822cg.jpg http://img523.imageshack.us/img523/5631/001047014ec6lp.jpg Pieter Paul Rubens, Sepoltura di Gesù, 1612 circa, J. Paul Getty Museum, Malibu, USA.

Augustinus
26-03-05, 12:11
http://img223.exs.cx/img223/2128/czezlozenie6ro.jpg Szymon Czechowicz, Sepoltura di Gesù, 1731, National Museum, Cracovia

http://www.wga.hu/art/a/andrea/sarto/2/pieta.jpg Andrea del Sarto, Pietà, 1523, Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze

http://www.wga.hu/art/b/baciccio/pieta.jpg Baciccio, Pietà, 1667, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://www.wga.hu/art/b/bandinel/pieta.jpg Baccio Bandinelli, Pietà, 1554-59, SS. Annunziata, Firenze

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1470-79/070pieta.jpg Giovanni Bellini, Cristo morto sostenuto da angeli (Pietà), 1474 circa, Pinacoteca Comunale, Rimini

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1459/021pieta.jpg Giovanni Bellini, Cristo morto sostenuto da angeli (Pietà), 1460 circa, Museo Correr, Venezia

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1459/013pieta.jpg Giovanni Bellini, Cristo morto sostenuto da Maria e S. Giovanni (Pietà), 1455, Accademia Carrara, Bergamo

Augustinus
26-03-05, 12:12
http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1459/027pieta.jpg http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1459/027pietb.jpg http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1459/027pietc.jpg Giovanni Bellini, Cristo morto sostenuto da Maria e S. Giovanni (Pietà), 1460, Pinacoteca di Brera, Milano

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1459/022pieta.jpg Giovanni Bellini, Cristo morto (Pietà), 1460 circa, Museo Poldi Pezzoli, Milano

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1470-79/pesaro/068pieta.jpg Giovanni Bellini, Pietà, 1471-74, Pinacoteca, Vaticano

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1500-09/180pieta.jpg Giovanni Bellini, Pietà, 1505, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1470-79/065pieta.jpg Giovanni Bellini, Pietà, 1472, Palazzo Ducale, Venezia

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1460-69/ferreri/057ferr3.jpg Giovanni Bellini, Polittico di S. Vincenzo Ferrer, Pietà, 1464-68, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Venezia

Augustinus
26-03-05, 12:12
http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1490-99/153pieta.jpg Giovanni Bellini, Lamentazioni sul corpo del Cristo, 1500 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/b/bermejo/christ_l.jpg Bartolomé Bermejo, Cristo conduce i patriarchi in Paradiso, 1480 circa, Istituto dell'arte ispanica, Barcellona

http://www.wga.hu/art/b/bermejo/pieta.jpg Bartolomé Bermejo, Pietà del canonico Luis Desplá, 1490 circa, Cattedrale, Barcellona

http://www.wga.hu/art/c/carracci/annibale/2/pieta.jpg Annibale Carracci, Pietà, 1599-1600, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli

http://www.wga.hu/art/c/carracci/annibale/2/triptyc1.jpg Annibale Carracci, Trittico della Pietà con i SS. Cecilia ed Ermenegildo, 1604-05, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://www.wga.hu/art/c/coustou/nicolas/pieta.jpg Nicolas Coustou, Pietà, 1712-28, Basilica di Notre-Dame, Parigi

http://www.wga.hu/art/c/crespi/daniele/pieta.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00128a01nf2005.jpg Daniele Crespi, Pietà, 1626 circa, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
26-03-05, 12:13
http://www.wga.hu/art/c/crivelli/carlo/pieta.jpg Carlo Crivelli, Pietà, Pinacoteca, Vaticano

http://www.wga.hu/art/d/david/1/lamentat.jpg Gerard David, Lamentazione, University Art Museum, University of California, Santa Barbara

http://www.wga.hu/art/d/delacroi/4/412delac.jpg Eugène Delacroix, Pietà, 1850 circa, Nasjonalgalleriet, Oslo

http://www.wga.hu/art/d/donner/pieta.jpg Georg Raphael Donner, Pietà, 1740-41, Cattedrale, Gurk

http://www.wga.hu/art/f/fernande/gregorio/pieta.jpg Gregorio Fernandez (o Hernandez), Pietà, San Martin, Valladolid

http://www.wga.hu/art/g/gallego/pieta.jpg Fernando Gallego, Pietà, 1470 circa, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/03/0309grec.jpg El Greco, Pietà (Lamentazione sul Cristo), 1571-76, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/03/0310grec.jpg El Greco, Pietà, 1575 circa, The Hispanic Society of America, New York

Augustinus
26-03-05, 12:13
http://www.wga.hu/art/g/gunther/pieta1.jpg Franz Ignaz Günther, Pietà, 1758, Chiesa di S. Ruperto, Kircheiselfing

http://www.wga.hu/art/g/gunther/pieta2.jpg Franz Ignaz Günther, Pietà, 1764, Former Augustinian Church, Weyarn

http://www.wga.hu/art/g/gunther/pieta3.jpg Franz Ignaz Günther, Pietà, 1774, Cappella del cimitero, Nenningen

http://www.wga.hu/art/l/lorenzo/alessand/pieta.jpg Lorenzo di Alessandro di Sanseverino, Pietà, 1491 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/l/lotto/1507-10/04recan3.jpg Lorenzo Lotto, Pietà, 1508, Pinacoteca Comunale, Recanati

http://www.wga.hu/art/m/malouel/pieta.jpg Jean Malouel, Pietà, 1400-10, Musée du Louvre, Parigi

http://img502.imageshack.us/img502/4909/pieta144cb.jpg Maestro della Scuola di Avignone, Pietà, 1460 circa, Musée du Louvre, Parigi

Augustinus
26-03-05, 12:14
http://www.wga.hu/art/m/meckenem/veraicon.jpg Israhel van Meckenem, Vera icona, 1490 circa, Staatliche Museen, Berlino

http://www.wga.hu/art/m/memling/5late/39dipty.jpg Hans Memling, Dittico della Deposizione, 1492-94, Capilla Real, Cattedrale, Granada

http://www.wga.hu/art/m/memling/2middle1/08sorrow.jpg Hans Memling, La Vergine mostra l'Uomo dei Dolori, 1475 o 1479, National Gallery of Victoria, Melbourne

http://www.wga.hu/art/m/michelan/1sculptu/pieta/1pieta1.jpg http://www.wga.hu/art/m/michelan/1sculptu/pieta/1pieta2.jpg http://www.wga.hu/art/m/michelan/1sculptu/pieta/1pieta3.jpg Michelangelo Buonarroti, Pietà, 1499, Basilica di San Pietro, Vaticano

http://www.wga.hu/art/m/michelan/1sculptu/pieta/pieta_.jpg http://www.wga.hu/art/m/michelan/1sculptu/pieta/pieta_d.jpg Michelangelo Buonarroti, Pietà, 1550 circa, Museo dell'Opera del Duomo, Firenze

Augustinus
26-03-05, 12:15
http://www.wga.hu/art/m/michelan/1sculptu/pieta/palestri.jpg Michelangelo Buonarroti, Pietà Palestrina, Galleria dell'Accademia, Firenze

http://www.wga.hu/art/m/michelan/1sculptu/pieta/rondani.jpg Michelangelo Buonarroti, Pietà Rondanini, 1552-64, Castello Sforzesco, Milano

http://www.wga.hu/art/m/montauti/pieta.jpg Antonio Montauti, Pietà, 1734 circa, Cappella Corsini, Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma

http://www.wga.hu/art/m/moretto/pieta.jpg Moretto da Brescia, Pietà, 1520, National Gallery of Art, Washington

http://www.wga.hu/art/p/pietro/cortona/pieta.jpg Pietro da Cortona, Pietà, 1620-25, S. Chiara, Cortona

http://www.wga.hu/art/p/pontormo/4capponi/1deposi.jpg Jacopo Pontormo, Deposizione, 1528 circa, Cappella Capponi, Santa Felicità, Firenze

http://www.wga.hu/art/q/quellin/artus/pieta.jpg Artus Quellin I, Pietà, 1660 circa, O.-L. Vrouwekathedraal, Antwerp

Augustinus
26-03-05, 12:30
http://www.wga.hu/art/r/romanino/pieta.jpg Romanino, Pietà, 1510, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/r/rosso/2/2deadchr.jpg Rosso Fiorentino, Cristo morto sostenuto da angeli, 1525-26, Museum of Fine Arts, Boston

http://www.wga.hu/art/r/rosso/1/5descen.jpg http://www.wga.hu/art/r/rosso/1/5descen1.jpg Rosso Fiorentino, Discesa dalla Croce, 1521, Cattedrale, Volterra

http://www.wga.hu/art/r/rosso/2/5pieta.jpg Rosso Fiorentino, Pietà, 1537-40, Musée du Louvre, Parigi

http://www.wga.hu/art/s/sammarti/deadchri.jpg http://img517.imageshack.us/img517/9912/sansevero2022sd8rv.jpg Giuseppe Sammartino, Cristo morto avvolto nel sudario o Cristo velato, 1753, Santa Maria della Pietà dei Sangro, Napoli

http://www.wga.hu/art/s/sittow/pieta.jpg Michel Sittow, Pietà, 1500 circa, Capilla Real, Cattedrale, Granada

Augustinus
26-03-05, 12:31
http://www.wga.hu/art/s/sodoma/pieta.jpg Il Sodoma, Pietà, 1540 circa, Galleria Borghese, Roma

http://img129.imageshack.us/img129/9442/pieta2rt9.jpg http://www.wga.hu/art/t/tintoret/3_1560s/1lamenta.jpg Tintoretto, Lamentazione sul Cristo morto, 1560 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/t/tiziano/07_1570s/10pieta.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/9813X7/06-528715.jpg Tiziano Vecellio, Pietà, 1576, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/t/turchi/lamentat.jpg Alessandro Turchi, Lamentazione sul Cristo morto, 1617, Galleria Borghese, Roma

http://www.wga.hu/art/v/veronese/05_1580s/02pieta.jpg http://www.wga.hu/art/v/veronese/05_1580s/02pieta1.jpg Paolo Veronese, Pietà, 1581 circa, Hermitage, San Pietroburgo

Augustinus
26-03-05, 12:48
http://www.wga.hu/art/c/cano/limbo.jpg http://collectionsonline.lacma.org/MWEBimages/eps_mm/full/M48_5_1.jpg Alonso Cano, Discesa di Cristo nel Limbo, 1640 circa, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

http://collectionsonline.lacma.org/MWEBimages/eps_mm/full/49_11_10.jpg Antonio del Castillo y Saavedra, Cristo morto compianto dagli angeli nel sepolcro, 1650, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

http://www.wga.hu/art/c/cano/angel.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00629a01nf2003.jpg Alonso Cano, Cristo morto sorretto da un angelo, 1646-52, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/c/carducho/bartolom/descent.jpg Alonso Cano, Discesa di Cristo dalla Croce, 1595, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/c/christus/1/lamenta.jpg Petrus Christus, Lamentazioni, 1455-60, Musées Royaux des Beaux Arts, Bruxelles

http://www.wga.hu/art/d/duccio/buoninse/maesta/verso_3/verso24.jpg Duccio di Buoninsegna, Discesa agli inferi, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena

Augustinus
26-03-05, 12:48
http://www.wga.hu/art/r/rembran/painting/biblic2/descent.jpg Harmenszoon van Rijn Rembrandt, Discesa dalla Croce, 1634, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.wga.hu/art/r/rubens/11religi/07desce.jpg http://www.wga.hu/art/r/rubens/11religi/07desce1.jpg Pieter Paul Rubens, Discesa dalla Croce, 1612-14, O.-L. Vrouwekathedraal, Antwerp

http://www.wga.hu/art/r/rubens/12religi/34religi.jpg Pieter Paul Rubens, Discesa dalla Croce, 1616-17, Musée des Beaux-Arts, Lille

http://www.wga.hu/art/m/master/bartholo/descent1.jpg Maestro dell'altare di S. Bartolomeo, Discesa dalla Croce, 1500-05, Musée du Louvre, Parigi

http://www.wga.hu/art/r/regnault/2descent.jpg Jean-Baptiste Regnault, Discesa dalla Croce, 1789, Musée du Louvre, Parigi

http://hungart.euroweb.hu/kep/m/mildorfe/muvek/pieta.jpg Joseph Ignaz Mildorfer, Pietà, 1750 circa, Chiesa di S. Spirito, Sopron

http://www.wga.hu/art/s/stanzion/pieta.jpg Massimo Stanzione, Pietà, 1621-25, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

Augustinus
26-03-05, 13:17
Se qualcuno dei nostri, non per spirito di contesa ma per desiderio d'istruirsi, si domanda perché Cristo non volle subire una morte diversa da quella della croce, comprenda che appunto questa forma di morte meglio giovava a noi, e il Signore l'accettò per amor nostro, non senza motivo.
Se egli veniva a prendere su di sé la maledizione che pesava su di noi, in che altro modo sì sarebbe fatto per noi maledizione, se non avesse accettato la morte dei maledetti? E tale è la morte di croce, perché sta scritto: Maledetto chi pende dal legno (Gal 3, 13).
Inoltre, la morte del Signore abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, è redenzione di tutti e per essa avviene la chiamata dei pagani alla fede; ora, in che modo egli ci avrebbe riuniti se non fosse stato crocifisso?
Soltanto sulla croce si muore con le braccia aperte.
Perciò convenne che il Signore subisse questo genere di morte, tendendo le mani, perché l'una attirasse il popolo ebraico e l'altra i pagani, e i due popoli trovassero in lui la loro unità. L'ha detto egli stesso, indicando con quale genere di morte avrebbe compiuto la redenzione: Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12, 32).

La morte sulla croce fu dunque scelta in modo sapiente e opportuno, e, sotto ogni aspetto, conforme alla ragione; essa sì fonda su argomenti validi: la salvezza di tutti gli uomini non doveva operarsi altrimenti che per mezzo della croce.
Di fatto neppure sulla croce il Signore tollerò di essere considerato un uomo qualsiasi, ma volle che tutta la creazione rendesse testimonianza in modo straordinario alla presenza del suo Creatore.
E non permise che il suo tempio, cioè il suo corpo, rimanesse a lungo senza vita; ma, dopo averlo mostrato preda della morte, subito, al terzo giorno lo risuscitò, presentando incorruttibile e impassibile il suo corpo risorto, come trofeo glorioso della vittoria sulla morte.
Anzi, il Signore avrebbe potuto risuscitare subito dopo la morte e mostrarsi redivivo; ma non volle farlo per una saggia previdenza.
Se fosse subito risorto, qualcuno avrebbe potuto sospettare che egli non fosse realmente morto, o che la morte l'avesse appena sfiorato.
E anche se la morte e la risurrezione si fossero succedute quasi contemporanee, l'onore dell'incorruttibilità sarebbe rimasto incerto e ignorato.
Ma perché fosse ben chiaro che il suo corpo era veramente morto, il Verbo divino lasciò passare un'intera giornata, e il terzo giorno mostrò il suo corpo incorrotto.
Risorse il terzo giorno per dimostrare che era veramente morto.
Se invece avesse richiamato in vita il suo corpo dopo parecchio tempo, quando già poteva essere corrotto, la risurrezione avrebbe potuto sembrare incredibile, e si sarebbe potuto pensare che egli avesse ora un corpo del tutto diverso dal precedente; per questo non aspettò più di tre giorni, e non fece attendere più oltre quelli che lo avevano udito parlare dì risurrezione.
Quando le sue parole risuonavano ancora nel loro orecchio, quando ancora lo aspettavano con gli occhi spalancati e l'animo sospeso, quando vivevano ancora negli stessi luoghi coloro che l'avevano ucciso ed erano testimoni della sua morte, il Figlio di Dio ripresentò immortale e incorrotto quel corpo che era stato per tre giorni nel sepolcro. Allora fu chiaramente manifesto che non era morto per la debolezza della natura del Verbo che lo abitava, ma perché in esso la potenza del Salvatore distruggesse la morte.

La morte più non conturba, è stata vinta dalla croce di Cristo e ha perduto ogni forza, è veramente morta: lo dimostra e ne è indizio certissimo il fatto che tutti i discepoli di Cristo la disprezzano, tutti se ne ridono e non la temono, ma col segno della croce e la fede in Cristo la vilipendono come cosa morta.
Un tempo, prima della venuta del Salvatore divino, la morte era il terrore anche degli uomini santi, tutti piangevano i morti come perduti.
Ma ora, dopo che il Salvatore risuscitò dagli inferi il suo corpo, la morte non è più causa di sgomento, ma tutti coloro che credono in Cristo la disprezzano come un nulla, e preferiscono morire piuttosto che rinnegare la fede.
Essi hanno la certezza che la morte non li distrugge, ma per loro è causa di vita, e che risorgeranno incorrotti.
Il demonio che prima poteva insultarci malignamente, essendo scomparsa l'afflizione che segue la morte, resta il solo veramente morto: e ne sono prova gli uomini che, non credendo in Cristo, temono la morte come spaventosa e ne rifuggono; ma poi, quando hanno abbracciato la fede e l'insegnamento di lui, la disprezzano così tanto da andarle incontro con ammirevole prontezza d'animo, ormai testimoni del Salvatore che l'ha vinta.
Per questo anche dei fanciulli desiderano morire e non solo uomini ma anche donne sono pronte ad affrontare la morte; essa è diventata cosi debole e inerme che anche le donne, da lei ingannate per le prime, ora se ne fanno gioco vedendola ridotta al nulla.
Così la morte fu vinta e dal Salvatore posta sulla croce con mani e piedi legati come su un cippo sepolcrale. Tutti quelli che passano da questo mondo la calpestano senza paura, rendendo testimonianza a Cristo, la deridono e la rimproverano acerbamente: Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? (1 Cor 15, 55).

uva bianca
26-03-05, 14:23
SABATO SANTO
Al sepolcro in attesa della vita vera
Il giorno della sepoltura di Cristo la Chiesa si astiene dall’Eucaristia, fonte della sua stessa identità. Nelle parole di monsignor Vito Angiuli teologo del Congresso di Bari il significato di questo digiuno
Di Matteo Liut

Il masso che sigilla il sepolcro è l’ultimo rumore che risuona dopo la morte di Gesù. Eppure il silenzio che regna tra il Venerdì santo e il Sabato santo è abitato dall’attesa di qualcosa di nuovo e più grande. Monsignor Vito Angiuli, direttore dell’Istituto di scienze religiose di Bari e presidente della Commissione teologica del Congresso eucaristico nazionale di Bari, spiega il valore teologico e liturgico di questi due giorni in cui la Chiesa conserva e consuma solo il pane eucaristico consacrato il Giovedì santo. Oggi il digiuno eucaristico terminerà con la grande Veglia pasquale.
Monsignor Angiuli, qual è il significato di questo silenzio di riflessione?
«In questo giorno accostarsi alla tomba di Cristo vuol dire riconoscere che tutta la rivelazione del Dio-Amore si muove nella dialettica tra svelamento e velamento, tra manifestazione e nascondimento. Il silenzio del Sabato santo custodisce la Parola rivelata: se la croce è la manifestazione pubblica dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, il sepolcro di Cristo è il luogo in cui l’amore si "nasconde" in un silenzio che è carico di tutta la profondità del mistero di Dio e dell’uomo».
Un silenzio che comunica, quindi.
«Certo, esso è anche la risposta di Dio alle domande fondamentali che l’uomo si pone sul senso della vita e della storia. A chi, come André Malraux, è ancora in attesa "del profeta che oserà gridare: non c’è il nulla", il credente deve annunciare con tutta la sua vita che il male, il dolore e la morte sono stati definitivamente sconfitti e che l’amore di Dio circonda tutta la vita. Questo annuncio cristiano contiene il segreto desiderio di ogni uomo».
Ciò significa che non si tratta di un messaggio per pochi privilegiati?
«Infatti. Va interpretato in tal senso il "fremito di Dio", il "desiderio dello Spirito" che serpeggia e, talvolta, divampa nel mondo contemporaneo e dà voce a quella "preghiera laica" di Heideggger: "Solo un Dio può salvarci". Ma quale Dio? Il Dio Pan che " rinasce" (per morire e rinascere ancora) o il Crocifisso-Risorto che risorge e non muore più, perché la morte non ha più alcun potere su di Lui?».
Se la Chiesa si costituisce attorno alla mensa eucaristica, quali sono i riferimenti in questo giorno in cui l’Eucaristia viene a mancare?
«A questo proposito vorrei richiamare un’osservazione del cardinale Ratzinger. Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ricordando una pratica esistente fin dall’epoca apostolica, nel suo "La comunione nella Chiesa", scrive che "il digiuno eucaristico era frutto della spiritualità comunionale della Chiesa. È proprio la rinuncia alla comunione in uno dei giorni più santi dell’anno liturgico, trascorso senza Messa e senza comunione ai fedeli. Era un modo profondo di partecipare alla Passione del Signore: il lutto della sposa alla quale è tolto lo sposo". Ci sono, infatti, momenti nei quali l’astenersi dalla mensa del Signore non implica un’esclusione dall’amore di Dio, ma è il segno di un desiderio della sua presenza più intenso».
Come vivere questa esperienza di digiuno?
«Rispondo ancora con le parole di Ratzinger: "Esso potrebbe favorire un approfondimento del rapporto personale col Signore nel sacramento; potrebbe essere anche un atto di solidarietà con chi ha desiderio del sacramento, ma non lo può ricevere. Mi sembra che il problema dei divorziati risposati, ma anche quello dell’intercomunione (per esempio, nei matrimoni misti) risulterebbe molto meno gravoso se tale volontario digiuno spirituale riconoscesse ed esprimesse visibilmente che noi tutti dipendiamo da quel salvataggio dell’amore che il Signore ha compiuto nell’estrema solitudine della croce"».
Sullo sfondo dell’Anno dell’Eucaristia, che valore aggiunto per il Sabato santo?
«Varrebbe la pena oggi di meditare in particolare su alcuni passaggi dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia. In essa il Papa sottolinea che "quando si celebra l’Eucaristia presso la tomba di Gesù si torna in modo quasi tangibi le all’ora della croce e della glorificazione". La celebrazione eucaristica riconduce il tempo all’evento della redenzione, al mistero della Croce e del sepolcro vuoto, a quel fatto che ha un valore storico e cosmico».
E in vista del Congresso eucaristico di Bari?
«A questo proposito il riferimento al Sabato santo acquista un particolare significato anche in vista del dialogo interconfessionale. La scelta della città di Bari come sede del Congresso è dovuta alla sua naturale vocazione ecumenica. Motivi storico-geografici e soprattutto la presenza delle reliquie di san Nicola, vescovo di Myra, nella Basilica a lui dedicata, fanno della città e della Puglia un punto di incontro tra la tradizione bizantina e quella latina».
In cosa si differenziano queste due sensibilità?
«L’Ortodossia, nelle sue diverse espressioni teologiche, liturgiche e artistiche, pone in particolare rilievo il mistero del Sabato santo. "L’immagine della redenzione, in Occidente – ha recentemente scritto Olivier Clément –, è il Golgota. In Oriente, è la discesa di Cristo agli inferi". Cristo spezza la porta di questo stato d’esistenza dove regnano la separazione e l’angoscia e stende la mano al primo Adamo».
Il sepolcro come condizione esistenziale?
«Nella visione orientale l’umanità decaduta si trova sepolta nell’inferno come modalità di esistenza, un inferno che non è creazione di Dio, ma espressione dello "stato di separazione". Come ha sottolineato Hans Urs von Balthasar, è forse una lacuna della teologia occidentale quella di non considerare da che cosa Cristo ci ha riscattati. Questo "da che cosa" per l’Ortodossia è semplicemente l’inferno».

tratto da Avvenire (http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_03_26/articolo_527670.html)

uva bianca
26-03-05, 22:21
26/3/2005 17:17

SABATO SANTO, GIORNO DEL SILENZIO, DOPO UNA VIA CRUCIS ‘SENZA’ LA VOCE DEL PAPA



ITALY 26/3/2005 17:17
SABATO SANTO, GIORNO DEL SILENZIO, DOPO UNA VIA CRUCIS ‘SENZA’ LA VOCE DEL PAPA
Church/Religious Affairs, Standard


Nella malinconica sera inoltrata di ieri, quando le ultime luci di queste prime e più lunghe giornate di primavera si erano spente da qualche ora, in piazza San Pietro, su quello scenico ponte-confine che divide e unisce Roma e il Vaticano, si sono accesi quattro maxi-schermi a colori, per trasmettere dalla non lontana zona del Colosseo le immagini della ‘Via Crucis’ ai fedeli lì riuniti nella speranza di vedere Papa Giovanni Paolo II. Allo sfolgorio dei grandi schermi al plasma, nel buio che aveva concluso una giornata sì di primavera ma uggiosa e avara di luce, si è unito, alto sulla folla, il lume delle finestre dell’appartamento del Papa. E prima che cominciasse la “diretta” dal Colosseo, Giovanni Paolo II, vestito di bianco e con la stola rossa sulle spalle, e' apparso per pochi secondi sui maxi-schermi - senza parlare - seduto nella sua cappella privata. E’ stata la prima volta che le immagini televisive violavano la speciale privatezza del suo appartamento; nei successivi 90 minuti si è poi visto più volte Karol Wojtyla, al termine di ognuna delle stazioni della “Via Crucis”, inquadrato di spalle, a volte di lato, raccolto e intento a seguire il rito su un televisore posto sul pavimento davanti all’altare della sua cappellina. Per l’ultima stazione, la XIV, Giovanni Paolo II reggeva, tenendola sulle ginocchia, una grande croce, alta quasi un metro, consegnata poi a un assistente mentre gli insoliti telespettatori di piazza San Pietro non trattenevano più un commosso applauso. Impossibilitato per la prima volta ad essere tra la gente per il Venerdì Santo, il Papa, come aveva annunciato, è riuscito ad essere “spiritualmente” molto presente, “una presenza che ha testimoniato la capacita' di tenuta del pontefice – ha scritto Gianluca Vannucchi nel notiziario dell’Ansa, l’agenzia italiana di stampa - dopo i timori e gli allarmi sulle sue non semplici condizioni di salute”. E lo ha fatto offrendo le sue “sofferenze perche' il disegno di Dio si compia e la Sua parola cammini fra le genti”, nelle parole del messaggio papale letto dal Vicario di Roma cardinale Camillo Ruini. Un disegno capace di superare “la putrefazione delle ideologie”, la “sporcizia”, il “vuoto e la cattiveria” presenti anche nella Chiesa, e di opporsi a quel “nuovo paganesimo” che hanno costituite le forti ‘denunce’ risuonate nelle meditazioni della Via crucis affidate dal Papa al cardinale Joseph Ratzinger. Spiritualmente più che presente, Karol Wojtyla non ha pronunciato ieri una sola parola. Ma nel messaggio letto dal cardinale Ruini ha ugualmente detto: “Sono a mia volta vicino a quanti, in questo momento, sono provati dalla sofferenza. Prego per ciascuno di loro” e, rivolto a Cristo sulla croce, ha aggiunto: “Donaci la pazienza e il coraggio, e ottieni al mondo la pace”. Il ‘silenzio della voce’ del Papa e al tempo stesso la sua ‘sonorità spirituale’ sembrano sottolineare stamani la particolare natura liturgica della giornata che precede la Pasqua.
Si legge infatti sull’ “Osservatore Romano” di oggi: “Il Sabato Santo è contrassegno esemplificativo della teologia silenziosa….l'atmosfera spirituale e mistica del ‘giorno del silenzio liturgico’ richiama i fedeli ad attualizzare nella loro vita il mistero pasquale a partire dall'interstizio tra il già avvenuto sacrificio del Cristo e il non ancora esploso gaudio della Risurrezione”: lo scrive Paolo Miccoli, ordinario di Storia della filosofia moderna e contemporanea nella Pontificia Università Urbaniana, in un articolo intitolato “Sabato Santo: il silenzio dell’attesa – Il Dio che tace è il Dio presente”.
Autore di una serie di saggi e articoli raccolti nel volume “Dal nichilismo alla teologia”, Miccoli in uno dei suoi scritti aveva già suggerito: “Alle sfide del nichilismo la teologia deve poter rispondere con l'ardimento propositivo dei valori evangelici”; esprimendo la convinzione che “il realismo cristiano impone fedeltà alla terra e orientamento di fede verso il cielo” aveva poi sottolineato la necessità di “ridare senso all'identità dell'uomo, offrire motivazioni plausibili dell'umano agire morale, precisare l'orientamento finalizzante del destino umano”. La “silenziosa vocalità” spirituale di Karol Wojtila sembra dunque essere di particolare aiuto nella comprensione più profonda del significato di questa giornata in cui tutte le voci del ‘Triduo Pasquale’, cominciato giovedì con la Messa ‘in Cena Domini’, anche quelle televisive, dovrebbero farsi se non altro più rispettose e sommesse. Miccoli aggiunge: “L'intervallo di abissale silenzio che intercorre tra il grido di Gesù in croce: ‘Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato’ e l'annuncio di risurrezione dell'angelo alle pie donne che si erano recate al sepolcro di Giuseppe d'Arimatea per dare onorata sepoltura al Deposto dalla croce, è zona di mistero che limita le pretese della ragione di spingersi oltre certi limiti del sapere….. Il Sabato Santo di attesa è una sorta di limite ideale tra esperienza terrena e speranza celeste, una zona di confine tra azione e contemplazione, tra parola e silenzio..”. Più avanti Miccoli cita testualmente il teologo Karl Rahner: “Il Dio che tace è il Dio presente. Sta solo ascoltando silenziosamente, attende che l'uomo smarrito taccia, per poter riprendere la parola, quella parola che all'uomo sembra solo un silenzio mortale. Il silenzio di Dio può essere scambiato per assenza o per morte di Dio, se si pensa che solo la parola sia indice di cura e di esistenza. Ma nel caso di Dio la pienezza di amore, l'attesa che l'uomo si liberi dalla prigione del finito e degli idoli, si esprime mediante quel silenzio che non è inesistenza o incomunicabilità, bensì parola senza parole”. Parola senza parole che è pienezza d’amore: una considerazione che dovrebbe lenire la malinconia e il comprensibile senso di vuoto, di smarrimento, forse il sottile timore dell’abbandono che ieri sera si poteva cogliere ai margini della Via Crucis tra alcuni italiani ma anche tra i tanti fedeli del Sud del Mondo, giunti a Roma per la Pasqua dall’Africa, dall’America Latina, dall’Asia e dal Medio Oriente, o qui residenti da tempo in una capitale che è ormai un arcobaleno del mondo. Nel fiume di gente, annota il cronista dell’Ansa, spicca anche il turbante di un indiano: “Sono qui con mia moglie, per il terzo anno. Siamo di religione Sikh, ma non importa. Il Papa ci piace, lo apprezziamo per la spiritualità forte… e stasera, stasera ci manca molto…” Una donna dal capo velato convertitasi all'Islam due anni fa aggiunge: “Sono italiana di Torino, le mie radici innegabilmente cristiane e italiane; il mio percorso di fede mi ha fatto abbracciare l'Islam, ma resto affezionata al Papa”. Concorde il marito turco, studente di teologia alla Pontificia Universita' Gregoriana: “Il Papa ha fatto molto per la convivenza pacifica tra religioni…”. Conclude, con commozione, una suora peruviana: “E' la situazione più difficile per il Papa: sta condividendo la sofferenza di Cristo ma sarà contento di sapere che siamo in tanti riuniti qui a pregare”. Assordanti forse, ma non sconvolgenti, profondamente mistici, fecondi di preghiera semplice preghiera ma forse anche di convinto dialogo interreligioso, i silenzi che echeggiano tra San Pietro e il Colosseo, nel malinconico Venerdì appena concluso e in questo Sabato Santo, portatore di Resurrezione e di quel “profumo che - come ricordava ieri la Meditazione della XIV Stazione della Via Crucis - riporta sulle tracce della vita.” (a cura di Pietro Mariano Benni)[MB]


tratto da
Agenzia Misna (http://www.misna.org/ita/default.htm)

Augustinus
06-04-07, 17:29
http://img401.imageshack.us/img401/7964/gbdrovhy4.jpg Giovanni Battista della Rovere, La Santa Sindone, XVII sec., Galleria Sabauda, Torino

http://img401.imageshack.us/img401/6041/suairewi9.jpg Jean Gaspard Baldoino, Sepoltura del corpo di Gesù avvolto nella Sindone, XVII sec., Cappella della Sacra Sindone, Nizza

http://www.wga.hu/art/f/francken/ambrosiu/descent.jpg Ambrosius Francken, Discesa dalla Croce, 1580 circa, O.-L. Vrouwekathedraal, Antwerp

http://www.wga.hu/art/j/jouvenet/descent.jpg Jean-Baptiste Jouvenet, Discesa dalla Croce, 1697, Musée du Louvre, Parigi

http://www.artunframed.com/images/artmis17/jouvenet99.jpg Jean-Baptiste Jouvenet, Discesa dalla Croce, Hermitage, San Pietroburgo

Augustinus
07-04-07, 11:21
http://www.wga.hu/art/c/carracci/lodovico/trinity.jpg Ludovico Carracci, Trinità con Cristo morto, 1590 circa, Pinacoteca, Vaticano

http://www.wga.hu/art/f/fouquet/pieta.jpg Jean Fouquet, Pietà, 1445 circa, Chiesa parrocchiale, Nouans-le-Fontaines

http://www.wga.hu/art/m/morales/pieta.jpg Luis de Morales, Pietà, 1560 circa, Real Academia de Bellas Artes, Madrid

http://www.wga.hu/art/s/sodoma/pieta1.jpg Il Sodoma, Pietà, 1533, collezione privata

http://www.wga.hu/art/s/schedoni/depositi.jpg Bartolomeo Schedoni, Deposizione, 1613, Galleria Nazionale, Parma

http://img403.imageshack.us/img403/1223/reniexh88cat16063004aq6.jpg Guido Reni, Pietà con i SS. protettori di Bologna (SS. Petronio, Domenico, Carlo Borromeo, Francesco d'Assisi e Procolo), detta anche Pietà dei Mendicanti, 1616, Pinacoteca Nazionale, Bologna

http://www.latribunedelart.com/Nouvelles_breves_2004/mai_2004/Saltarello_Luca_-_Christ_mort.JPG Luca Saltarello (attrib.), Cristo morto, 1632 circa, Museo de l'Accademia Ligustica di Belle Arti, Genova

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/carracci1.jpg Annibale Carracci, Cristo morto, 1582 circa, Staatsgalerie Stuttgart, Stoccarda

Augustinus
07-04-07, 11:36
http://img144.imageshack.us/img144/5029/piovno7.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00284a01nf2003.jpg Michele Parrasio, Cristo morto adorato da S. Pio V, 1572-75, Museo del Prado, Madrid

http://img180.imageshack.us/img180/9273/232em3.jpg Pavel Zhukovsky, Pietà, 1876, Gemeente Museum, Den Haag

http://www.latribunedelart.com/Expositions_2005/Girodet_Pieta.JPG Anne-Louis Girodet-Trioson, Cristo morto sostenuto dalla Vergine ovvero Pietà, 1789, Chiesa di Saint-Victor, Montesquieu-Volvestre

http://www.rollins.edu/cfam/images/fontanaBig.jpg Lavinia Fontana, Cristo morto con gli strumenti della Passione, 1581, El Paso Museum of Art, Kress Collection

http://www.wga.hu/art/m/maratti/thorncro.jpg Carlo Maratti, Adorazione della corona di spine, XVII sec., collezione privata

http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/14pieta/4pieta.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p02540a01nf2005.jpg Rogier van Weyden, Pietà, 1450, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
22-03-08, 08:25
http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/CHBJ0/06-518539.jpg Pieter Pawel Rubens, Cristo morto sulle ginocchia della Vergine, XVII sec., musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/L9UMQ8/04-505137.jpg Giovanni Bellini, Cristo morto sorretto da due angeli o Pietà, 1475-80, Gemäldegalerie, Berlino

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/AL8NH/06-506531.jpg Jacob Cornelisz Van Oostsanen, Cristo morto sostenuto da Dio Padre, XVI sec., musée Magnin, Digione

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/HWKH9X/06-528727.jpg http://www.wga.hu/art/t/tintoret/3_1560s/3deposit.jpg Tintoretto, La Pietà, XVI sec., Pinacoteca di Brera, Milano

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/6HICK1/07-502404.jpg Jean-Jacques Henner, Cristo nella tomba, XIX sec., musée Jean-Jacques Henner, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/MY67MF/07-509576.jpg http://www.wga.hu/art/p/perugino/christ/pieta.jpg Pietro Perugino, Pietà, 1494-95, Galleria degli Uffizi, Firenze

Augustinus
22-03-08, 08:36
http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/GIOZ4U/96-011641.jpg Adriaen Pietersz Van de Venne, Pietà, musée des Beaux-Arts, Valenciennes

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/CG2NR9/95-007505.jpg Gustave Moreau, La Pietà, XIX sec., musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/QJYQ6N/88-001985.jpg http://www.wga.hu/art/l/le_brun/pieta.jpg Charles Le Brun, Cristo morto sulle ginocchia della Vergine, 1643-45, musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/YG2NR9/95-005801.jpg Annibale Carracci, Pietà con i SS. Francesco e Maria Maddalena, XVII sec., musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/YL13X7/03-004174.jpg David II Teniers il giovane, Pietà con le tre Marie ed i SS. Francesco e Chiara d'Assisi, XVII sec., musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/4HKH9X/99-024488.jpg Baugin Lubin, Deplorazione sul Cristo morto, XVII sec., musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/GLCPH3/91-002225.jpg Andrea Solario, Pietà, XV sec., musée du Louvre, Parigi

Augustinus
22-03-08, 09:00
Holy Saturday

In the primitive Church Holy Saturday was known as Great, or Grand, Saturday, Holy Saturday, the Angelic Night, the Vigil of Easter, etc. It is no longer, like Maundy Thursday, a day of joy, but one of joy and sadness intermingled; it is the close of the season of Lent and penance, and the beginning of paschal time, which is one of rejoicing.

By a noteworthy exception, in the early Church this was the only Saturday on which fasting was permitted (Constit. Apost., VII, 23), and the fast was one of special severity. Dating from the time of St. Irenaeus, an absolute fast from every kind of food was observed for the forty hours preceding the feast of Easter, and although the moment assigned for breaking the fast at dawn on Sunday varied according to time and country, the abstinence from food on Holy Saturday was general.

The night of the vigil of Easter has undergone a strange displacement. During the first six or seven centuries, ceremonies were in progress throughout the entire night, so that the Alleluia coincided with the day and moment of the Resurrection. In the eighth century these same ceremonies were held on Saturday afternoon and, by a singular anachronism, were later on conducted on Saturday morning, thus the time for carrying out the solemnity was advanced almost a whole day. Thanks to this change, special services were now assigned to Holy Saturday whereas, beforehand, it had had none until the late hour of the vigil.

This vigil opened with the blessing of the new fire, the lighting of lamps and candles and of the paschal candle, ceremonies that have lost much of their symbolism by being anticipated and advanced from twilight to broad daylight. St. Cyril of Jerusalem spoke of this night that was as bright as day, and Constantine the Great added unprecedented splendour to its brilliancy by a profusion of lamps and enormous torches, so that not only basilicas, but private houses, streets, and public squares were resplendent with the light that was symbolic of the Risen Christ. The assembled faithful gave themselves up to common prayer, the singing of psalms and hymns, and the reading of the Scriptures commentated by the bishop or priests. The vigil of Easter was especially devoted to the baptism of catechumens who, in the more important churches, were very numerous. On the Holy Saturday following the deposition of St. John Chrysostom from the See of Constantinople, there were 3000 catechumens in this church alone. Such numbers were, of course, only encountered in large cities; nevertheless, as Holy Saturday and the vigil of Pentecost were the only days on which baptism was administered, even in smaller churches there was always a goodly number of catechumens. This meeting of people in the darkness of the night often occasioned abuses which the clergy felt powerless to prevent by active supervision unless by so anticipating the ceremonies that all of them could take place in daylight. Rabanus Maurus, an ecclesiastical writer of the ninth century (De cleric. Instit., II, 28), gives a detailed account of the ceremony of Holy Saturday. The congregation remained silent in the church awaiting the dawn of the Resurrection, joining at intervals in psalmody and chant and listening to the reading of the lessons. These rites were identical with those in the primitive Church and were solemnized at the same hours, as the faithful throughout the world had not yet consented to anticipate the Easter vigil and it was only during the Middle Ages that uniformity on this point was established.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, 1910, New York (http://www.newadvent.org/cathen/07424a.htm)

Augustinus
22-03-08, 09:04
Holy Sepulchre

Holy Sepulchre refers to the tomb in which the Body of Jesus Christ was laid after His death upon the Cross. The Evangelists tell us that it was Joseph of Arimathea's own new monument, which he had hewn out of a rock, and that it was closed by a great stone rolled to the door (Matthew 27:60; Mark 15:46; Luke 23:53). It was in a garden in the place of the Crucifixion, and was nigh to the Cross (John 19:41, 42) which was erected outside the walls of Jerusalem, in the place called Calvary (Matthew 27:32; Mark 15:20; John 19:17; cf. Hebrews 13:12), but close to the city (John 19:20) and by a street (Matthew 27:39; Mark 15:29). That it was outside the city is confirmed by the well-known fact that the Jews did not permit burial inside the city except in the case of their kings. No further mention of the place of the Holy Sepulchre is found until the beginning of the fourth century. But nearly all scholars maintain that the knowledge of the place was handed down by oral tradition, and that the correctness of this knowledge was proved by the investigations caused to be made in 326 by the Emperor Constantine, who then marked the site for future ages by erecting over the Tomb of Christ a basilica, in the place of which, according to an unbroken written tradition, now stands the church of the Holy Sepulchre.

These scholars contend that the original members of the nascent Christian Church in Jerusalem visited the Holy Sepulchre soon, if not immediately, after the Resurrection of the Saviour. Following the custom of their people, those who were converts from Judaism venerated, and taught their children to venerate, the Tomb in which had lain the Foundation of their new faith, from which had risen the Source of their eternal hope; and which was therefore more sacred and of greater significance to them than had been the tombs of Abraham, Isaac, Jacob, and David, which they had hitherto venerated, as their forefathers had for centuries. Nor would Gentile converts have failed to unite with them in this practice, which was by no means foreign to their own former customs. The Christians who were in Jerusalem when Titus laid siege to the city in the year 70 fled, it is true, across the Jordan to Pella; but, as the city was not totally destroyed, and as there was no law prohibiting their return, it was possible for them to take up their abode there again in the year 73, about which time, according to Dr. Sanday (Sacred Sites of the Gospels, Oxford, 1903), they really did re-establish themselves. But, granting that the return was not fully made until 122, one of the latest dates proposed, there can be no doubt that in the restored community there were many who knew the location of the Tomb, and who led to it their children, who would point it out during the next fifty years. The Roman prohibition which kept Jews from Jerusalem for about two hundred years, after Hadrian had suppressed the revolt of the Jews under Barcochebas (132-35), may have included Jewish converts to Christianity; but it is possible that it did not. It certainly did not include Gentile converts. The list of Bishops of Jerusalem given by Eusebius in the fourth century shows that there was a continuity of episcopal succession, and that in 135 a Jewish line was followed by a Gentile. The tradition of the local community was undoubtedly strengthened from the beginning by strangers who, having heard from the Apostles and their followers, or read in the Gospels, the story of Christ's Burial and Resurrection, visited Jerusalem and asked about the Tomb that He had rendered glorious. It is recorded that Melito of Sardis visited the place where "these things [of the Old Testament] were formerly announced and carried out". As he died in 180, his visit was made at a time when he could receive the tradition from the children of those who had returned from Pella. After this it is related that Alexander of Jerusalem (d. 251) went to Jerusalem "for the sake of prayer and the investigation of the places", and that Origen (d. 253) "visited the places for the investigation of the footsteps of Jesus and of His disciples". By the beginning of the fourth century the custom of visiting Jerusalem for the sake of information and devotion had become so frequent that Eusebius wrote, that Christians "flocked together from all parts of the earth".

It is at this period that history begins to present written records of the location of the Holy Sepulchre. The earliest authorities are the Greek Fathers, Eusebius (c.260-340), Socrates (b.379), Sozomen (375-450), the monk Alexander (sixth century), and the Latin Fathers, Rufinus (375-410), St. Jerome (346-420), Paulinus of Nola (353-431), and Sulpitius Severus (363-420). Of these the most explicit and of the greatest importance is Eusebius, who writes of the Tomb as an eyewitness, or as one having received his information from eyewitnesses. The testimonies of all having been compared and analysed may be presented briefly as follows: Helena, the mother of the Emperor Constantine, conceived the design of securing the Cross of Christ, the sign of which had led her son to victory. Constantine himself, having long had at heart a desire to honour "the place of the Lord's Resurrection", "to erect a church at Jerusalem near the place that is called Calvary", encouraged her design, and giving her imperial authority, sent her with letters and money to Macarius, the Bishop of Jerusalem. Helena and Macarius, having made fruitless inquiries as to the existence of the Cross, turned their attention to the place of the Passion and Resurrection, which was known to be occupied by a temple of Venus erected by the Romans in the time of Hadrian, or later. The temple was torn down, the ruins were removed to a distance, the earth beneath, as having been contaminated, was dug up and borne far away. Then, "beyond the hopes of all, the most holy monument of Our Lord's Resurrection shone forth" (Eusebius, "Life of Constantine", III, xxviii). Near it were found three crosses, a few nails, and an inscription such as Pilate ordered to be placed on the Cross of Christ.

The accounts of the finding of the Holy Sepulchre thus summarized have been rejected by some on the ground that they have an air of improbability, especially in the attribution of the discovery to "an inspiration of the Saviour", to "Divine admonitions and counsels", and in the assertions that, although the Tomb had been covered by a temple of Venus for upwards of two centuries, its place was yet known. To the first objection, it is replied that whilst the historians piously attributed the discovery to God, they also showed the human secondary agents to have acted with careful prudence. Paulinus is quoted as saying that "Helena was guided by Divine counsel, as the result of her investigations show". As to the second objection, it is claimed that a pagan temple erected over the Holy Sepulchre with the evident purpose of destroying the worship paid there to the Founder of Christianity, or of diverting the worship to pagan gods and goddesses, would tend to preserve the knowledge of the place rather than to destroy it. What appears to be a more serious difficulty is offered by writers who describe the location of the basilica erected by Constantine, and consequently the place of the Sepulchre over which it was built. The so-called Pilgrim of Bordeaux who visited Jerusalem in 333, while the basilica was building, writes that it was on the left hand of the way to the Neapolitan--now Damascus--gate (Geyer, "Itinera Hier.", pp. 22, 23). Eucherius, writing 427-40, says that it was outside of Sion, on the north (op. cir., 126); Theodosius, about 530, "that it was in the city, two hundred paces from Holy Sion" (op. cit., 141); an anonymous author, that it was "in the midst of the city towards the north, not far from the gate of David", by which is meant the Jaffa Gate (op. cit., 107). These descriptions are borne out by the mosaic chart belonging to the fifth century that was discovered at Medeba in 1897 (see "Revue Biblique", 1897, pp. 165 sqq. and 341). The writers must have known that the New Testament places the Crucifixion and the Tomb outside the city, yet they tell us that the Constantinian basilica enclosing both was inside. They neither show surprise at this contradiction, nor make any attempt to explain it. Nor does anyone at all, at this period, raise a doubt as to the authenticity of the Sepulchre. Was it not possible to trace an old city wall belonging to the time Christ outside of which was the Sepulchre, although it was inside of the existing wall that had been built later? As the difficulty was seriously urged in the last century, it will be fully considered and answered at the close of this article.

The edifice built over the Holy Sepulchre by Constantine was dedicated in 336. The Holy Sepulchre, separated by excavation from the mass of rock, and surmounted by a gilded dome, was in the centre of a rotunda 65 feet in diameter. The basilica, extending eastward from this to a distance of 250 feet, embraced Calvary in its south aisle. An atrium and a propylaeum gave a total length of 475 feet. The magnificent monument was destroyed by fire in 614, during the Persian invasion under Chosroes II. Two hundred years later new buildings were begun by the Abbot Modestus and finished, in 626, with the aid of the Patriarch of Alexandria, who had sent money and one thousand workmen to Jerusalem. These buildings were destroyed by the Mohammedans in 1010. Smaller churches were erected in 1048, and stood intact until the crusaders partly removed them and partly incorporated them in a magnificent basilica that was completed in 1168. As in the basilica of Constantine, so also in that of the crusaders, a rotunda at the western end rose over the Holy Sepulchre. This basilica was partially destroyed by fire in 1808, when the rotunda fell in upon the Sepulchre. A new church designed by the Greek architect, Commenes, and built at the expense of Greeks and Armenians, was dedicated in 1810. The dome of its rotunda was rebuilt in 1868, France, Russia, and Turkey defraying the expenses. In the middle of this rotunda is the Tomb of Christ, enclosed by the monument built in 1810 to replace the one destroyed then.

This monument, an inartistic Greek edifice, cased with Palestine breccia--red and yellow stone somewhat resembling marble--is 26 feet long by 18 feet wide. It is ornamented with small columns and pilasters, and surmounted at the west end by a small dome, the remainder of the upper part being a flat terrace. Against the west end, which is pentagonal in form, there is a small chapel used by the Copts. In each of the side walls at the east end is an oval opening used on Holy Saturday by the Greeks for the distribution of the "Holy Fire". The upper part of the façade is ornamented with three pictures, the one in the centre belonging to the Latins, the one on the right to the Greeks, and the one on the left to Armenians. On great solemnities, these communities adorn the entire front with gold and silver lamps, and flowers. The only entrance is at the east end, where there is low doorway conducting to a small chamber called the Chapel of the Angel. In the middle of the marble pavement there is a small pedestal, which is said to mark the place where the angel sat after rolling the stone away from the door of Christ's Tomb. Immediately beneath the pavement is solid rock, which Pierotti was able to see and touch while repairs were being made ("Jerusalem Explored", tr. from the French, London, 1864). Through the staircases, of which there is one at each side of the entrance, he was also able to see that slabs of breccia concealed walls of masonry. Opposite to the entrance is a smaller door, through which, by stooping low, one may enter into a quadrangular chamber, about 6 feet wide, 7 feet long and 7 1/2 feet high, brilliantly lighted by forty-three lamps of gold and silver that are kept burning by the Latins, Greeks, Armenians, and Copts. This is the Holy Sepulchre. On the north side, about two feet from the floor, and extending the full length, is a marble slab covering the sepulchral couch. Floor, walls, and ceiling have also been covered with marble slabs in order to adorn the interior area and to protect the rock from pilgrims who would break and carry it away. Pierotti declares that when he made his studies of the Sepulchre he succeeded in seeing the native rock in two places. Breydenbach tells us that in the fifteenth century it was still exposed ("Itinerarium Hier.", ed. 1486, p.40). And Arculph, who saw it in the seventh century, describes it as red and veined with white, still bearing the marks of tools. Over the sepulchral couch there had been an arch such as is seen in so many of the ancient Hebrew tombs about Jerusalem. The walls that supported the arch still remain. The door closely corresponds with that of the Tomb of the Kings, where a great elliptical stone beside the entrance suggests the manner in which the Holy Sepulchre was closed by a stone rolled before it.

It was not until the eighteenth century that the authenticity of this tomb was seriously doubted. The tradition in its favour was first formally rejected by Korte in his "Reise nach dem gelobten Lande" (Altona, 1741). In the nineteenth century he had many followers, some of whom were content with simply denying that it is the Holy Sepulchre, because it lies within the city walls, while others went further and proposed sites outside the walls. No one, however, has pointed out any other tomb that has a shred of tradition in its favour. The most popularly accepted tomb among those proposed is one near Gordon's Calvary (see CALVARY, Modern Calvaries). But this has been found to be one of a series of tombs extending for some distance, and did not, therefore, stand in a garden as did Christ's Tomb. Moreover, the approach to this tomb is over made ground, the removal of which would leave the entrance very high, whereas the door of the Holy Sepulchre was very low. It has been suggested above, that when Constantine built his basilica, and for long afterwards, there may have been evident traces of an old city wall that had excluded the Holy Sepulchre from the city when Christ was buried. From Josephus, we know of three walls that at different times enclosed Jerusalem on the north. The third of these is the present wall, which was built about ten years after the death of Christ, and is far beyond the traditional Holy Sepulchre. Josephus describes the second wall as extending from the gate Gennath, which was in the first wall, to the tower Antonia. A wall running in a direct line between these two points would have included the Sepulchre. But it could have followed an irregular line and thus have left the Sepulchre outside. No researches have ever yielded any indication of a wall following a straight line from the Gennath gate to the Antonia. That, on the contrary, the wall took an irregular course, excluding the Sepulchre, seems to have been sufficiently proved by the discoveries, in recent years, of masses of masonry to the east and southeast of the church. So convincing is the evidence afforded by these discoveries that such competent authorities as Drs. Schick an Gauthe at once admitted the authenticity of the traditional Tomb. Since then, this view has been generally adopted by close students of the question.

Bibliography

EUSEBIUS, Life of Constantine, III, xxv-xxviii; Letter of Constantine, ibid., xxx, xxxi, in P.G., XX, 1085-92; SOCRATES, Hist. Eccl., in P.G., LXVII, 117-20; SOZOMEN, Hist. Eccl., II, 1, 2, in P.G., LXVII, 929-33; ALEXANDER OF SALAMINA, logos eis ten euresin tou ... staurou, in P.G., LXXXVII, 4045, 4061, 4064; RUFINUS, Hist. Eccl., I, vii, viii, in P.L., XXI, 475-477; ST. JEROME, Ep. to Paulinus, in P.L., XXII, 580, 581; PAULINUS OF NOLA, Ep. to Severus, in P.L., LXI, 326-328; SULPITIUS SEVERUS, Sac. Hist. in P.L., XX, 147, 148; CLARKE, Travels in Palestine (London, 1811); WILSON, The Lands of the Bible (London, 1847); SCHAFF, Through Bible Lands (New York, 1879); DE VOGUE, Les eglises de la Terre Sainte (Paris, 1860); CLERMONT-GANNEAU, L'Authenticite du S. Sep. (Paris, 1877); MOMMERT, Die heil. Grabeskirche zu Jerusalem (1898); IDEM, Golgotha u. das Heil-Grab (1900).--See also authorities cited under CALVARY.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, 1910, New York (http://www.newadvent.org/cathen/07425a.htm)

Holuxar
15-04-17, 18:05
15 aprile 2017: Sabato Santo…



"Sabato Santo"
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm#PASS)
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm#PASS
Guéranger, L'anno liturgico - Cenno storico sul Tempo Pasquale (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-st.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-st.htm
Guéranger, L'anno liturgico - Pratica del Tempo Pasquale (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-pr.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-pr.htm




Sabato Santo - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sabato-santo/)
“15 aprile 2017, Sabato Santo.
http://www.sodalitium.biz/sabato-santo/
Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che ti sommerse quando vedesti morto e poi sepolto tuo Figlio, ti supplico affinché io mi distacchi da ogni piacere terreno e brami di venire a lodarti per sempre in Cielo. Così sia.”

http://www.sodalitium.biz/catechismo-san-pio-x-la-settimana-santa/
http://www.sodalitium.biz/settimana-santa-orari-del-triduo/



https://www.sursumcorda.cloud/
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare le sante Basilissa ed Anastasia, nobili donne, le quali essendo discepole degli Apostoli, e persistendo costanti nella confessione della fede, sotto l’imperatore Neróne, dopo il taglio della lingua e dei piedi, percosse con la spada, si guadagnarono la corona del martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di queste sante Martiri, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, le sante Basilissa ed Anastasia possano essere mie avvocate e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr”



Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch/)
“Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
“Samedi Saint.”




http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010414_omelia-sabato-santo_it.html
http://www.maranatha.it/Ore/qua/qua6/letSABpage.htm
"Da un'antica «Omelia sul Sabato santo» (PG 43, 439. 451. 462-463)
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire. Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli»."




"[PIO XII] Per vivere la Settimana Santa"
https://www.radiospada.org/2017/04/pio-xii-per-vivere-la-settimana-santa/
“Pubblichiamo di seguito una serie di brevi meditazioni di Papa Pio XII, che possono essere utili per la preghiera personale in ciascun giorno della Settimana Santa. [RS]”
“Sabato Santo. Gesù nella tomba
La notte, che precedette la risurrezione di Gesù, fu notte di desolazione e di pianto, fu notte di tenebra. Gesù è nella tomba. La salma giace sulla roccia fredda e tutto il suo corpo è ancora piagato; le labbra sono mute. Che rimane più delle sue parole, che sapevano animare, confortare, illuminare; le sue parole così piene di maestà e di sapienza? Dove sono i suoi comandi ai venti e alle tempeste? Dove è la sua facoltà di sanare i malati, di risuscitare í morti? Tutto è finito, vanno mormorando gli uomini; e nella loro voce è l’espressione di una disperata tristezza. Tutto è finito, par che rispondano le cose. Ma poco lontano, in una casetta modesta e silenziosa, arde una fiamma di fede non mai spenta: Maria attende fiduciosa Gesù…Pasqua 1957.”


https://www.radiospada.org/2016/04/iesus-nazarenus-rex-iudaeorum-ossia-jhwh/
“Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, ossia JHWH di don Curzio Nitoglia.
San Giovanni nel suo Vangelo (XIX, 17-22) ci racconta che Ponzio Pilato fece apporre sulla Croce di Gesù una tabella con su scritto “Gesù il Nazareno Re dei Giudei” in ebraico, greco e latino.
I Sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato di togliere quella scritta e di sostituirla con un’altra che spiegasse che Gesù non era il Re dei Giudei ma solo che aveva detto: “Io sono il Re dei Giudei”, però Pilato rispose: “quod scripsi scripsi / quel che ho scritto, ho scritto”.
Ora se si confrontano le quattro iniziali della scritta in latino “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum “ appare “INRI” e in ebraico “Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim” appare “YHWH”. Quindi se si legge la prima frase in ebraico posta sulla Croce e si focalizzano le iniziali di essa ci si trova davanti al Tetragramma JHWH (Jahwèh).
Il Tetragramma (dal greco “quattro lettere”) indica il Nome con cui Dio si rivelò a Mosè (Esodo, III, 14-15): “Io Sono Colui che Sono / Ego sum qui sum”, e significa l’Essere stesso per sua natura, Colui la cui proprietà essenziale è l’Essere.
Quindi la scritta “INRI” non solo ci ricorda che Gesù è il Re del mondo intero e dei Giudei ma anche che “Egli è Colui che è” (“YHWH”), ossia l’Essere increato e Creatore del cielo e della terra.
Gesù stesso aveva predetto sempre nel Vangelo di San Giovanni (VIII, 28): “Cum exaltaveritis Filium hominis, tunc cognoscetis quia ego sum / Quando avrete innalzato da terra (sulla Croce) il Figlio dell’uomo, allora capirete che Io sono (colui che sono)”.”

https://www.radiospada.org/2017/04/crucifige-crucifige-per-non-dimenticare/
““Crucifige! Crucifige!” …per non dimenticare di Cristiano Lugli.”

https://www.facebook.com/radiospadasocial/posts/1679334702096192:0
“15 aprile 2017: Beato Lorenzino da Marostica, martire, vittima di omicidio rituale.
La miracolosa storia del Beato Lorenzino.
Il Beato Lorenzino Sossio (o Fossa o Fosser o De Lorenzoni) nacque nella contrada di Valrovina (frazione di Bassano del Grappa) nel 1480. Il padre, milite della Serenissima, dopo una sola notte di matrimonio, fu costretto a partire per la guerra; tornato dopo nove mesi trovò la moglie con in braccio il neonato di dieci giorni appena. Credendosi tradito e colto da improvvisa gelosia, sguainò la spada e minacciò di uccidere la sposa, che, devota della Santissima Vergine, ne invocò la protezione nel pericolo.
Ed ecco il primo miracolo: l’infante di soli dieci giorni s’interpose, afferrò con le mani la spada del padre, e gli disse: ”Fermati, padre mio, ch’io sono tuo figlio”.
Cinque anni dopo, il 5 aprile 1485, questo fanciullo di grazie preclare, venne attirato in una località isolata (Caluga) da alcuni individui, che lo trafissero con lunghi chiodi di ferro per stillarne il sangue e lo circoncisero; compiuto lo scellerato crimine furono scorti da un eremita mentre si allontanavano dal luogo dopo aver tentato di occultare il cadavere sotto un mucchio di pietre; nonostante ogni loro sforzo, sempre restava tuttavia scoperto qualche lembo del corpicino insanguinato.
Dato l’allarme, fra lo strazio dei genitori, gli venne data una prima sepoltura nella nuda terra, segno che, prudentemente, non si dava ancora per scontato trattarsi di martirio. Ma, nella notte, il corpo del piccolo Beato emanava raggi di luce e profumo di fiori fragranti, mentre dalla terra sporgeva il braccino con la mano destra rivolta verso il cielo; questi eventi meravigliarono la popolazione e le autorità.
Si decise quindi di dargli sepoltura in chiesa. Ma essendo sorta disputa fra bassanesi e marosticensi, che se ne contendevano le spoglie, ci si accordò di collocare la piccola salma sopra un carro, trainato da due giovenche e di lasciare che fosse la Provvidenza a indicare con qualche suo segno speciale la città prescelta. All’altezza del bivio tra Bassano e Marostica le giovenche spontaneamente si diressero verso Marostica, fermandosi soltanto all’altezza della scalinata che oggi conduce al convento di San Sebastiano e dove un capitello ricorda il Beato innocente.
Intorno alle reliquie incorrotte del Beato, subito fiorirono grazie e miracoli; addirittura le unghie delle mani e dei piedi e i capelli biondi del piccolo Martire continuarono a crescere per anni, fino a quando la madre, che sola aveva il privilegio di tagliarglieli e che intanto era rimasta vedova, non si risposò.
Dopo diverse traslazioni, a causa delle soppressioni napoleoniche, le spoglie del Beato Lorenzino trovarono riposo nell’attuale chiesa parrocchiale. Durante l’ultimo conflitto mondiale, per le mani del parroco Don Casto Poletto, i marosticensi fecero voto solenne di erigere in suo onore una cappella ove la loro città fosse scampata alla distruzione.
Esauditi, i marosticensi sciolsero il loro voto inaugurando solennissimamente, nell’aprile 1947, alla presenza dei vescovi di Reggio Emilia (Mons. Socche) e di Vicenza (Mons. C. Zinato) la costruzione.
Il culto ab immemorabili prestato al Beato e il pronunciamento delle supreme autorità ecclesiastiche
Il Beato Lorenzino ricevette dunque un culto ab immemorabili, ultracentenario prima del 1634, come richiesto dai decreti del Papa Urbano VIII, grazie all’ininterrotta approvazione dei vescovi di Padova e di Vicenza sotto cui alternativamente fu posta Marostica. Ininterrotta, giacchè, come si evince dal dibattimento del 31 agosto 1867 in Roma, presso la Sacra Congregazione dei Riti, dibattimento che precedette il decreto della stessa Congregazione e del Papa Pio IX (5 settembre 1867) di confermazione del culto del Beato Lorenzino, l’antica decisione del vescovo Barozzi di vietare il culto pubblico in quel lontano 1488, fu ritenuta coatta, assunta cioè al solo scopo d’impedire turbative dell’ordine pubblico.
In effetti già nel 1602 il vescovo di Padova, Mons. Marco Corner, aveva formalmente introdotta a Roma la causa di beatificazione; per la morte del vescovo la causa fu tuttavia interrotta e in seguito gli atti andarono perduti, insieme con manoscritti, ex voto e quadri, in un rogo appiccato in un raptus di follia dal sagrestano del convento di San Sebastiano, dov’erano depositati gli originali. Uno solo di questi quadri andati a fuoco documentava ben ventidue grazie ottenute per intercessione del Beato nello spazio di un solo anno.
Tra i molti vescovi che permisero il culto del Beato, si annoverano il Beato Gregorio Barbarigo ed il Card. Carlo Rezzonico, poi Papa col nome di Clemente XIII.
Nel 1867 spettò al Vescovo di Vicenza, Mons. Giovanni Antonio Farina, l’onore di promuovere a Roma la causa di confermazione del culto del Martire Lorenzino, trionfalmente conclusa col citato decreto della Sacra Congregazione per i Riti, approvato da Pio IX.
Il 5 maggio 1889 l’allora Vescovo di Vicenza, Mons. Antonio Maria de Pol celebrò solennemente la Santa Messa in onore del Beato nella chiesa di Marostica, pronunciando nell’occasione una memorabile omelia, in cui chiamava fortunati i marosticensi: alludendo al Beato Lorenzino, “Voi possedete”, dichiarava il Vescovo, “un tesoro, invidiatovi a ragione da altre terre; possedete un pegno prezioso dell’amore divino. Deh! Fate di serbar voi, i vostri figli e i vostri nipoti degni di tanto onore e di tanta gloria. E lo farete certo, se porrete ogni cura nel difendere e nel custodire inalterata la fede degli avi, che è la fede cattolica [...]”. E riferendosi alla massoneria, ormai al potere attraverso la rivoluzione francese ed il cosiddetto risorgimento, anche nell’Italia cattolica, proseguiva: “Lo farete se con quella forza che viene da Dio, e che vi intercederà il glorioso Lorenzino, resisterete strenuamente alle false dottrine dei seguaci della giudaica superstizione, qualsiasi nome e qualsiasi forma si prenda oggidì. [...] Sì, è bene che lo sappiate dalla bocca del vostro Vescovo, che una setta perversa continua oggidì le superstizioni e le empietà giudaiche, assai probabilmente animata, sorretta e in parte ingannata dagli ostinati discendenti dei crocifissori di Cristo e carnefici del nostro Lorenzino; setta d’uomini perduti, che aspirano non tanto ad uccidere un cristiano, quanto ad uccidere lo stesso Cristianesimo”.
Nel 1885, in occasione del IV centenario del martirio del Beato Lorenzino, presenziò alla solenne funzione, stando a quanto scrive Don Igino Milan, nella sua opera Il Beato Lorenzino da Marostica nella storia e nel culto, lo stesso Patriarca di Venezia, Cardinale Agostini.
Dal 7 al 9 aprile 1910, presente l’allora vescovo di Vicenza, Mons. Antonio Feruglio, si tenne una delle tante solenni traslazione dell’urna del Beato; lo stesso Presule nel 1908 si congratulava col polemista cattolico, Don Ottavio Ronconi, per aver “saputo difendere l’onore [...] di tre Beati, uno dei quali il nostro Beato Lorenzino di Marostica, ribattendo vittoriosamente le gratuite insinuazioni onde taluni si sforzano di scagionare gli ebrei dall’orribile delitto di esserne stati i carnefici”.
La messa propria del Beato, le sue reliquie, l’iconografia
Nel 1870 Pio IX, concesse l’ufficiatura propria del Beato, in onore di Lorenzino Sossio e a beneficio del clero di Padova e di Vicenza, fissando al 15 aprile la sua festa liturgica e la festa esterna cittadina alla seconda Domenica dopo Pasqua.
Il braccio e la mano destra del Beato si conservano tuttora esposte al culto e alla devozione in un altare laterale della chiesa di Sant’Ambrogio a Valrovina, luogo di nascita di Lorenzino.
Nella parrocchiale di Santa Maria Assunta, in Marostica, rimane la grande cappella laterale in onore di Lorenzino, con la sua urna e i dipinti (incruenti); la forte devozione popolare depone ancora fiori e candele al suo altare.Anche il soffitto della parrocchiale vede effigiato il Beato Lorenzino. A lui rimane a tutt’oggi intestata la via che fiancheggia la chiesa e una scuola materna, retta dalle suore. Rimane pure il capitello in fondo alla strada a lui dedicata.
Anche nel borgo natale di Valrovina la via principale reca il nome del Beato Lorenzino; quadri (incruenti) che lo effigiano sono nella chiesa di Sant’Ambrogio, specie sul soffitto; un’edicola a monte della chiesa è dedicata al piccolo martire ed in esso un quadro ricorda il primo miracolo della parola, a soli dieci giorni d’età.
A Caluga, ai margini del bosco, un capitello si erge sul luogo dove il piccolo Martire fu sacrificato. Sulla parete di fondo alcuni carnefici ebrei lo stanno martirizzando: i loro volti sembrano però volutamente scalpellati per render difficilmente riconoscibile la scena.”


"Sabato Santo"
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm#PASS)
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm#PASS




Luca, Sursum Corda!

Holuxar
19-04-20, 00:17
11 APRILE 2020: SABATO SANTO...




"Sabato Santo"
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm#PASS




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre
http://www.domusmarcellefebvre.it
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
Sabato Santo
https://www.youtube.com/watch?v=nn829BgiKDs
Sabato Santo (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=cnYJb1cvgYc
Per seguire le profezie in lingua italiana Sabato Santo
https://www.divinumofficium.com/cgi-bin/missa/missa.pl
L'uffizio delle Tenebre (Sabato Santo)
https://www.youtube.com/watch?v=-7nKueVRD98
Funzione liturgica (Venerdì Santo)
https://www.youtube.com/watch?v=KHgdzUzM7ok
L'uffizio delle Tenebre (Venerdì Santo)
https://www.youtube.com/watch?v=I7InMCJAERE[/B]
In Coena Domini (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=AEu68_DtU30
L'Ufficio delle Tenebre (Giovedì Santo - Sacro Triduo)
https://www.youtube.com/watch?v=p3FC_t9tLww
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».




Messa IMBC in streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/)

Apriamo il Messale romano. Pillole di liturgia romana - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/apriamo-messale-romano-1-tempo-della-passione-la-settimana-santa/)
«Apriamo il Messale Romano. 4. Il Sabato Santo».

Sabato Santo 2017 - Fotogallery - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sabato-santo-2/)

“11 aprile 2020, Sabato Santo.
Funzione del Sabato Santo in streaming alle 12 (ore italiane):
https://www.youtube.com/watch?v=_uvdtFLDX24
Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che vi sommerse quando vedeste morto e poi sepolto vostro Figlio, vi supplico affinché io mi distacchi da ogni piacere terreno e brami di venire a lodarvi per sempre in Cielo. Così sia”.
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/st_peter.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/st_peter.jpg





https://www.sursumcorda.cloud/
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
«Carlo Di Pietro - Sursum Corda».
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/dizionario-biblico.html
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/bibbia-e-non-bibbia.html
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/dizionario-di-teologia-dommatica.html
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/dizionario-di-teologia-morale.html
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere.html





«#SINDONE2020 ITA - Diretta streaming della Contemplazione della Sindone di Torino - 11 APRILE 2020
https://www.youtube.com/watch?v=4vBl4onpq2A »





Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.com/)
http://tradidiaccepi.blogspot.com/
“SABATO SANTO - Descéndit ad ínferos, tértia die resurréxit a mórtuis.
• Catechismo Maggiore di San Pio X. Del quinto articolo (Parte I, capo VI)”.


Tradidi quod et accepi: Sabato Santo - Antica liturgia della Veglia Pasquale (http://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/03/sabato-santo-antica-liturgia-della.html?m=1)
«SABATO SANTO - LA SOLENNE E ANTICA LITURGIA DELLA VEGLIA PASQUALE
Sabato Santo - Antica liturgia della Veglia Pasquale
Di seguito riportiamo i testi della liturgia della Veglia Pasquale così com’era prima delle riforme pacelliane degli anni Cinquanta»
https://3.bp.blogspot.com/-O4u80x4USmI/WrwMJANOXVI/AAAAAAAAAy4/_nTjUPToI1MXohnDbwu57b2sGL5hFschgCLcBGAs/s1600/18403009_939064162901422_6797505117405879535_n.jpg


https://3.bp.blogspot.com/-O4u80x4USmI/WrwMJANOXVI/AAAAAAAAAy4/_nTjUPToI1MXohnDbwu57b2sGL5hFschgCLcBGAs/s1600/18403009_939064162901422_6797505117405879535_n.jpg





«PIO ESERCIZIO DELLA VIA MATRIS
Oggi, Sabato Santo, meditiamo con la Via Matris, gli acerbissimi sette Dolori della Beata Vergine Maria Santissima.
https://gloria.tv/text/cM7v2gvJcuU71cWnLfrNH2fhR
SABATO SANTO - Il giorno di Maria Desolata.
Meditiamo la Santa Desolazione della Beatissima Vergine Maria dopo la Morte e Sepoltura di Nostro Signore Gesù Cristo.
https://gloria.tv/text/zRdAmX6TCSTn3dbp3hbmLSfei
INDULGENZE (Preces et pia opera 1952, n. 379): Ai fedeli, che dalle ore 15 del Venerdì Santo in Parasceve fino a mezzodì del giorno seguente, per qualche intervallo di tempo, avranno atteso pubblicamente o privatamente alle meditazioni o preci in onore della Beata Vergine Maria Addolorata, si concede: Indulgenza plenaria alle solite condizioni (S. C. Indulg., 18 giugno 1822; S. Pen. Ap., 16 giugno 1931)».







https://www.radiospada.org
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“11 APRILE 2020: Sabato Santo (ultimo giorno di Quaresima).
Nell'immagine Nostro Signore scende al Limbo dei Santi Padri per portare in Paradiso le anime sante dell'Antico Testamento.
Lo accompagna, particolare toccante, il Buon Ladrone morto con Lui sul Calvario”.



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https://www.radiospada.org/2020/04/via-matris-la-sepoltura-di-gesu/
“La Via Matris si conclude al Santo Sepolcro.
Maria seppellisce Gesù, ma con la fede teologale inconcussa che non rimarrà fra i morti Colui che è vivo”.
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https://www.radiospada.org/tag/inri/
https://www.radiospada.org/tag/jhwh/
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https://www.radiospada.org/tag/limbo/
https://www.radiospada.org/2013/08/sulle-differenze-fra-inferi-inferno-limbo-dei-padri-e-limbo-dei-non-battezzati/
«Sulle differenze fra Inferi, Inferno, Limbo dei padri e Limbo dei non battezzati.
Il Venerdì Santo, sulla Croce, Cristo realizza la suprema manifestazione del nome di Dio: “Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca» Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così. […] Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto»“. [1] ***
Cosa successe dopo che Gesù spirò?
“Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù“. [2]
E’ importante riportare quanto ci è dato sapere e quanto la Chiesa Cattolica ha insegnato dogmaticamente, attingendo tali certezze dall’inerranza della Parola di Dio nella Scrittura. Prende vita così la Tradizione o depositum fidei.
1) “[…] Come infatti anima razionale e carne sono un solo uomo, così Dio e uomo sono un solo Cristo. Che patì per la nostra salvezza, discese agli Inferi, il terzo giorno è risuscitato dai morti“. [3]
2) “[…] patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; discese agli Inferi; il terzo giorno risuscitò da morte […]”. [4] ***
Gli Inferi e l’Inferno sono la stessa cosa?
Purtroppo, a distanza di quasi 2.000 anni dall’episodio, ricordato da Sant’Alfonso Maria de Liguori con l’espressione “Barbari, siete contenti?” [5] ed ancora “Poveri giudei! voi diceste allora: Sanguis eius super nos et super filios nostros. Voi stessi v’imprecaste il gastigo, il quale già vi è arrivato; i vostri figli già portano la pena di quel sangue innocente, e la porteranno sino alla fine del mondo” [6], ci sono alcuni che non hanno ben chiaro ciò che Cristo fece dopo essere spirato.
Gesù Cristo realmente morì; la divinità però rimase sempre congiunta al corpo e all’anima. [7]
Dal Catechismo di San Pio V. Dobbiamo credere che Gesù Cristo, dopo crocifisso, morì realmente e fu sepolto. Non senza motivo tale fatto è proposto separatamente alla fede dei credenti, essendosi da taluni negata la sua morte in croce. I santi Apostoli ritennero necessario contrapporre a tale errore questa dottrina di fede, sulla cui verità nessun dubbio è più consentito, avendo concordemente tutti gli Evangelisti asserito che Gesù Cristo rese il suo spirito (cf. Mt 27,50; Mc 15,37; Lc 23,46; Gv 19,30).
Del resto, essendo vero e perfetto uomo, Gesù Cristo poteva veramente morire. La morte dell’uomo, infatti, non è altro che la separazione dell’anima dal corpo. Riconoscendo che Gesù Cristo è morto vogliamo appunto dire che la sua anima si divise dal corpo. Non diciamo però che se ne separò anche la divinità, ma crediamo e riconosciamo fermamente che, separatasi l’anima dal corpo, la divinità rimase sempre unita al corpo nel sepolcro e all’anima discesa agli Inferi. Era del resto opportuno che il Figlio di Dio morisse, per sconfiggere attraverso la morte il diavolo, signore della morte, e affrancare coloro che il timore della morte teneva per tutta la vita nei ceppi della schiavitù (cf. Eb 2, 14.15). (…)
Gesù era disceso nelle regioni Inferiori della terra: “Colui che discese è lo stesso che anche ascese” (Ef 4,10). Il Simbolo degli Apostoli professa in uno stesso articolo di fede la discesa di Cristo agli Inferi e la sua Risurrezione dai morti il terzo giorno, perché nella sua Pasqua Egli dall’abisso della morte ha fatto scaturire la vita: Cristo, tuo Figlio, che, risuscitato dai morti, fa risplendere sugli uomini la sua luce serena, e vive e regna nei secoli dei secoli. [Messale Romano, Veglia Pasquale, Exultet].
(…) I bambini non battezzati che hanno raggiunto lʼetà di ragione, possono fare lʼatto di vera contrizione (se manifestano buona volontà nel loro piccolo, Dio sicuramente concede loro la grazia di riuscirci, almeno prima dellʼeventuale morte prematura), appunto perché hanno raggiunto lʼetà di ragione. Diversamente, i bambini molto piccoli, che non hanno ancora raggiunto la capacità di ragione, per tale motivo non sono proprio in grado di fare lʼatto di contrizione; neppure lʼatto di desiderio. Per loro questa via non esiste (come ribadisce Pio XII).
Quindi lʼunico modo che hanno per poter avere la grazia santificante è che, finché sono in vita, devono ricevere il Battesimo, non potendo avere il Battesimo di desiderio né esplicito né implicito, in quanto non sono ancora in grado di formulare desideri; né il generale desiderio di fare la volontà di Dio (Battesimo di desiderio implicito per chi ancora lo ignora), né il preciso desiderio di battezzarsi (Battesimo di desiderio esplicito per chi già lo conosce). In alternativa, possono salvarsi in caso di Battesimo di sangue, vedi i Martiri Innocenti, ma questo è un altro argomento.
Quindi per me l’esistenza del Limbo è una verità (forse implicitamente) dogmatica.
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
[1] Cfr. Gv 18, 1 -19, 42
[2] Ibid.
[3] Simbolo Atanasiano – “Quicumque vult”
[4] Simbolo apostolico
[5] Sant’Alfonso Maria de Liguori, Predica alla Passione, Sermoni compendiati – Secondo teatro del pretorio
[6] Ibid.
[7] Catechismo ad uso dei parroci, teologi, predicatori, insegnanti di religione. Pubblicato dal Papa San Pio V per Decreto del Concilio di Trento (1545-1563), C. 58
San Pio X, Catechismo Maggiore, VIII. GESÚ CRISTO: SUA VITA E PREDICAZIONE; SUA MORTE, RISURREZIONE E ASCENSIONE AL CIELO».


https://www.radiospada.org/2017/04/pio-xii-per-vivere-la-settimana-santa/
"[PIO XII] Per vivere la Settimana Santa
Sabato Santo. Gesù nella tomba
La notte, che precedette la risurrezione di Gesù, fu notte di desolazione e di pianto, fu notte di tenebra. Gesù è nella tomba. La salma giace sulla roccia fredda e tutto il suo corpo è ancora piagato; le labbra sono mute. Che rimane più delle sue parole, che sapevano animare, confortare, illuminare; le sue parole così piene di maestà e di sapienza? Dove sono i suoi comandi ai venti e alle tempeste? Dove è la sua facoltà di sanare i malati, di risuscitare í morti? Tutto è finito, vanno mormorando gli uomini; e nella loro voce è l’espressione di una disperata tristezza. Tutto è finito, par che rispondano le cose. Ma poco lontano, in una casetta modesta e silenziosa, arde una fiamma di fede non mai spenta: Maria attende fiduciosa Gesù…"
https://www.radiospada.org/tag/triduo-pasquale/







«delectatiónes in déxtera tua usque in finem.
delizie eterne sono alla tua destra».

https://www.divinumofficium.com/cgi-bin/horas/Pofficium.pl?date1=4-11-2020&command=prayMatutinum&version=Divino%20Afflatu&testmode=regular&lang2=Italiano&votive=
https://www.divinumofficium.com/cgi-bin/horas/Pofficium.pl?date1=4-11-2020&command=prayLaudes&version=Divino%20Afflatu&testmode=regular&lang2=Italiano&votive=
«Jerúsalem, Jerúsalem, convértere ad Dóminum Deum tuum.
R. Jerúsalem, surge, et éxue te véstibus jucunditátis: indúere cínere et cilício,
* Quia in te occísus est Salvátor Israël.
V. Deduc quasi torréntem lácrimas per diem et noctem, et non táceat pupílla óculi tui.
R. Quia in te occísus est Salvátor Israël».

«Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
R. Gerusalemme, sorgi e deponi le vesti di gioia: copriti colla cenere e col cilizio,
* Perché in te è stato ucciso il Salvatore d'Israele.
V. Versa lacrime come un torrente giorno e notte, e non quieti la pupilla del tuo occhio.
R. Perché in te è stato ucciso il Salvatore d'Israele».

«Ant. Elevámini, * portæ æternáles, et introíbit Rex glóriæ.
Ant. Alzatevi, * porte eterne, ed entrerà il Re della gloria».





Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!