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Visualizza Versione Completa : II Domenica dopo Pasqua



Augustinus
25-04-04, 08:22
Dalla «Prima Apologia e favore dei cristiani» di san Giustino, martire (Cap. 66-67; PG 6, 427-431)

A nessun altro è lecito partecipare all'Eucaristia, se non a colui che crede essere vere le cose che insegniamo, e che sia stato purificato da quel lavacro istituito per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e poi viva così come Cristo ha insegnato.
Noi infatti crediamo che Gesù Cristo, nostro Salvatore, si è fatto uomo per l'intervento del Verbo di Dio. Si è fatto uomo di carne e sangue per la nostra salvezza. Così crediamo pure che quel cibo sul quale sono state rese grazie con le stesse parole pronunciate da lui, quel cibo che, trasformato, alimenta i nostri corpi e il nostro sangue, è la carne e il sangue di Gesù fatto uomo.
Gli apostoli nelle memorie da loro lasciate e chiamate vangeli, ci hanno tramandato che Gesù ha comandato così: Preso il pane e rese grazie, egli disse: «Fate questo in memoria di me. Questo è il mio corpo». E allo stesso modo, preso il calice e rese grazie, disse: «Questo è il mio sangue» e lo diede solamente a loro.
Da allora noi facciamo sempre memoria di questo fatto nelle nostre assemblee e chi di noi ha qualcosa, soccorre tutti quelli che sono nel bisogno, e stiamo sempre insieme. Per tutto ciò di cui ci nutriamo benediciamo il creatore dell'universo per mezzo del suo Figlio Gesù e dello Spirito Santo.
E nel giorno, detto del Sole, si fà l'adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna convengono nello stesso luogo, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette.
Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento e di esortazione che incitano a imitare gesta così belle.
Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi.
Alla fine coloro che hanno in abbondanza e lo vogliono, danno a loro piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto, è deposto presso colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che per malattia o per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola, si prende cura di tutti i bisognosi.
Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del Sole, sia perché questo è il primo giorno in cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos, creò il mondo, sia perché Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti nel medesimo giorno. Lo crocifissero infatti nel giorno precedente quello di Saturno e l'indomani di quel medesimo giorno, cioè nel giorno del Sole, essendo apparso ai suoi apostoli e ai discepoli, insegnò quelle cose che vi abbiamo trasmesso perché le prendiate in seria considerazione.

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/gus.jpg Gustave Doré, Cristo appare agli apostoli sul lago di Tiberiade

http://www.wga.hu/art/r/raphael/6tapestr/2draught.jpg Raffaello Sanzio, La pesca miracolosa, 1515, Victoria and Albert Museum, Londra

Augustinus
02-05-04, 07:19
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno papa (Homilia XIV, 3-6 in Evangelium; PL 76, 1129-1130)

Il motivo per cui il mercenario fugge sta proprio nel fatto di essere prezzolato. Non può affrontare il pericolo con il gregge chi ne assume la custodia non per amore ma solo per desiderio di lucro. Impegnato a ricevere onori, tutto lieto per i vantaggi terreni, teme di affrontare il pericolo nel quale potrebbe perdere ciò che gli sta davvero a cuore.

Il nostro Redentore ha però smascherato le colpe del falso pastore e ha proposto il modello a cui ci si deve conformare, dicendo: Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore, cioè le amo, e le mie pecore conoscono me. Come per dire: c'è vicendevole amore e mi seguono. Chi infatti non ama la verità, non l'ha ancora minimamente conosciuta.

Avete udito, fratelli, i pericoli che incombono su di noi; riflettete ora su quelli che vi riguardano sulla scorta della Parola divina. Chiedetevi se siete le pecore del buon pastore, se lo conoscete, se vi è nota la luce della verità. Non parlo della conoscenza che proviene dalla fede, ma di quella basata sull'amore e che si attua non tanto nel fatto di credere quanto attraverso le opere. Infatti lo stesso evangelista Giovanni, di cui stiamo meditando la parola, afferma: Chi dice di conoscere Dio e non ne osserva i suoi comandamenti, è bugiardo.

Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore. Il che significa: Conosco il Padre e sono conosciuto da lui, appunto perché do la vita per il mio gregge. Dimostro la grandezza del mio amore per il Padre attraverso la carità che mi spinge a morire per le pecore.

Ma Cristo è venuto per portare a salvezza non solo i giudei ma anche i pagani, per cui aggiunge: E ho altre pecore che non sono di questo ovile: anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Parlando delle altre pecore da ricondurre al gregge, il Signore vedeva compiersi la redenzione per noi, che proveniamo dal mondo pagano. Potete constatare, fratelli, che ciò avviene ogni giorno e anche oggi si verifica con la riconciliazione dei pagani. Il Signore ha costituito un solo ovile come da due greggi, perché ha congiunto il popolo giudaico e quello pagano nella fede verso di lui, come attesta Paolo con queste parole: Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo. Eleggendo per la vita eterna i semplici dai due popoli, li conduce come pecore al proprio ovile.

Di questo gregge dice ancora il Signore: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna. Delle pecore poco prima Gesù aveva detto: Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Entrerà alla fede e passerà da questa alla visione, cioè dal credere al contemplare e troverà i cibi del banchetto eterno.

Le pecore del Signore troveranno i pascoli, perché chi lo segue in semplicità di cuore trova un alimento di eterna freschezza. Cosa sono i pascoli di queste pecore se non gli intimi gaudi della bellezza paradisiaca? Sì, pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e, mentre se ne compie l'incessante contemplazione, l'anima si nutre senza sosta del cibo della vita.

In questi pascoli gioiscono di sazietà eterna quanti si sono sottratti ai lacci dei piaceri terreni. Ivi si incontrano i cori osannanti degli angeli; la compagnia dei cittadini del cielo; la dolce, festosa presenza di chi torna dall'ardua fatica di questo pellegrinaggio; le schiere dei profeti illuminati sul futuro; il gruppo degli apostoli costituiti giudici; l'esercito vittorioso di martiri senza numero, in sovrumana letizia dopo le persecuzioni subite sulla terra; i testimoni della fede, la cui pazienza è ricompensata; i fedeli, che le voluttà del secolo non riuscirono a smuovere dalla fermezza dei propositi; le donne sante, vittoriose sul mondo e sulla fragilità della loro natura; i fanciulli, vissuti sulla terra con virtù ben superiori alle forze della loro età; i vecchi, resi deboli sulla terra dal peso degli anni ma sempre saldi nel compiere il bene.

La suprema letizia dell'adunanza festosa di tanti eletti sia per noi un invito. Quando la gente celebra una fiera, o accorre per la solenne dedicazione di una chiesa, ci affrettiamo tutti per trovarci insieme; ognuno fa in modo di essere presente, rammaricandosi come di un grave danno se non riesce ad assistere alle gioiose espressioni della comune letizia.

Ecco allora celebrata nelle sedi celesti la gioia degli eletti e il vicendevole gaudio per esservi tutti riuniti: E noi, tiepidi nell'amore verso le realtà eterne, non sentiamo l'ardore del desiderio e ci diamo ben poco da fare per essere chiamati a tale tripudio: ci troviamo privi di quella gioia, eppure riusciamo a sentirci lieti. Infervoriamo perciò il nostro animo, o fratelli, rinsaldiamo la fede in ciò in cui abbiamo creduto, e si infiammi in noi l'anelito verso le realtà celesti: questo amore è già come essere in cammino. Nessuna avversità ci allontani dalla gioia della celebrazione interiore, perché se uno desidera giungere alla mèta agognata non vi sarà asprezza di cammino tale da fargli cambiare proposito.

Nessuna prosperità ci seduca col suo fascino, perché è ben stolto il viandante che ferma lo sguardo ai prati ameni lungo il viaggio, e non può così raggiungere la mèta fissata. Lo spirito aneli, dunque, in pienezza di desiderio, alla patria eterna; non abbia bramosie terrene, visto che tutto dovrà ben presto essere lasciato.

Se siamo davvero nel gregge del Pastore celeste e riusciamo a non farci incatenare dalla seduzione di ciò che incontriamo per via, avremo la gioia suprema, giunti ai pascoli eterni.

Augustinus
02-05-04, 07:21
Alle alunne dell'Istituto del Buon Pastore, 8 aprile 1945, in Discorsi e Radiomessaggi di S.S. Pio XII, Ed. Vita e Pensiero, Milano, 1946, t. 7, 21-25.

Voi ben sapete con quale dolce compiacenza il divino Maestro amava presentarsi nella fìgura del buon Pastore e con quale profondo accento egli manifestava questo suo sentimento: Io sono il buon pastore - egli diceva -, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. E ancora: Le pecore ascoltano la voce del pastore e lo seguono. E, ciò che è anche più commovente: Il buon pastore offre la vita per le pecore (Cf. Gv 10, 14.4.11). Molte volte voi avete letto e udito queste parole e avete appreso a gustarne l'incanto. Ma bisogna che esse siano per voi quasi faro di fede e di amore che vi guidi in ogni passo della vostra vita.

Che altro dunque potremmo raccomandarvi e inculcarvi se non di corrispondere a così amabili inviti del buon Pastore? Ascoltando la sua voce per meglio conoscerlo e amarlo; abituandovi a seguirlo docilmente; mettendo in lui tutta la vostra fiducia.

Adoperatevi a meglio conoscere e amare il Salvatore. Voi, è vero, non udite sensibilmente la sua voce divina come i fanciulli che lo avvicinavano sulla terra. Ma egli vi parla con arcana tenerezza nell'intimo del vostro cuore; vi parla anche per bocca di quelli che tengono per voi il suo luogo quaggiù.

La voce del Maestro e pastore delle anime vostre non è forse dolce, quando esclama: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero? (Mt 11,28.30) Questa voce non è benigna quando dice alla peccatrice entrata nella casa di Simone: Ti sono perdonati i tuoi peccati. La tua fede ti ha salvata; va' in pace? (Lc 7,48.50)

Questa voce non è amabile quando annunzia a Marta: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno? (Gv 11,25‑26)

Ecco ciò che il buon Pastore vuol donarvi: il perdono delle colpe, il suo amore, la pace del cuore, la risurrezione e la vita eterna.

Dolce è la voce del buon Pastore, ma di una dolcezza ben diversa dalle altre; non è quella dolcezza che lusinga, che inebria e che turba., quella dolcezza che promette i piaceri dell'orgoglio e dei sensi, ma non lascia nello spirito e nel cuore che tenebre e amarezza. La voce del buon Pastore è grave; mostra il dovere, austero talvolta, sano sempre; insegna a portare la croce, ma diffonde intorno a sé un'aura di pace calma e serena. Essa ammonisce e corregge, ma senza asprezza, con una bontà infinita; riprende ed emenda, ma per amore e per il bene, il vero bene, precorritore della vera felicità. Non riconoscete voi forse, sulle labbra dei superiori, un'eco di questa voce del buon Pastore, che vi parla, vi insegna ad essere buoni, ad amare e desiderare ciò che può farvi realmente felici? Non la riconoscete teneramente materna persino nei rimproveri, che deve talvolta rivolgervi?

La voce del buon Pastore è la voce di colui che dà la vita per le sue pecore, la voce di colui che va in cerca della pecora smarrita e, ritrovatala, se la pone sulle spalle e la riconduce al pascolo o all'ovile.

Non avete voi stessi sentito questo amore del divino Pastore dopo una buona confessione, nel fervore della santa comunione, nelle ore felici, in cui un'intima soavità dello spirito e l'ardore dei vostri salutari propositi vi danno in qualche modo la consapevolezza di essere nella sua grazia?

Le vostre debolezze non vi intimidiscano; esse sono per il cuore di Gesù, fornace ardente di carità, un'occasione dì far maggiormente risplendere la sua bontà e la sua potenza. Non dimenticate le parole di lui: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano (Gv 10, 27-28).

Quale promessa più bella di questa? Quale assicurazione più solenne e degna di fiducia?

http://www.wga.hu/art/m/murillo/2/206muril.jpg Bartolomé Esteban Murillo, Cristo Buon Pastore, 1660 circa, Museo del Prado, Madrid

http://img149.imageshack.us/img149/9198/sd635uj1.jpg http://www.idumea.org/Art/Dewey/Besidestillwaters.gif Simon Dewey, Ad acque tranquille (Il Buon Pastore)

http://img411.imageshack.us/img411/9392/thelordismyshepherd4ie.jpg http://temaa1p315.homestead.com/Christ_20-_20The_20Lord_20is_20My_20Shepherd_20-_20Simon_20Dewey.jpg Simon Dewey, Il Signore è il mio Pastore

Augustinus
09-04-05, 17:37
Ad Populum Antiochenum hom. XVI, 6; XVIII, 1-2, in PG 49, 170.181-183.

Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. Parole brevi, ma cariche di grande incoraggiamento. E cosa significa: Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia? Vediamolo.
Sei ricco? Molti possono toglierti la felicità della ricchezza: ladri che abbattono muri, schiavi che trafugano i beni loro affidati, l'imperatore che li confisca, gente invidiosa che ti calunnia.
Sei potente? Molti potranno toglierti la gioia che ne deriva. Scaduto il mandato della magistratura, termina anche la soddisfazione; e finché dura, molti contrasti pieni di difficoltà e di preoccupazioni ti tolgono l'entusiasmo.
Hai una costituzione robusta? Viene una malattia ed è finita la gioia della salute.
Sei dotato di bellezza e di attrattiva? Arriva la vecchiaia, la bellezza appassisce e la felicità sfuma.
Ti stai godendo un lauto banchetto? Sopraggiunge la sera e il piacere del pasto sontuoso è svanito.
Tutti i beni terreni sono facili a dissiparsi e non riescono mai a procurarci una gioia duratura.

La pietà e le virtù interiori operano tutto l'inverso. Se fai elemosina nessuno te ne potrà togliere il merito. Congiurino pure eserciti e sovrani, ladri e delatori a migliaia, le ricchezze già depositate in cielo non saranno mai oggetto di rapina. Resterà eterna la gioia. Sta scritto infatti: Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre. È così! Hai chiuso i tuoi tesori nei forzieri del cielo dove il ladro non ruba, il brigante non rapisce e la tignola non consuma.
Hai elevato preghiere continue e attente? Nessuno potrà togliertene il frutto, perché è frutto radicato in cielo, libero da qualunque insidia. Resterà inafferrabile. Hai beneficato chi ti ha fatto del male? Hai sopportato la maldicenza? Hai benedetto chi ti oltraggiava? Questi sono guadagni che ti dureranno per sempre. Nessuno te ne toglierà la gioia. Ogni volta che ti verranno in mente, proverai letizia e soddisfazione, cogliendone un forte piacere.

Chi è ben disposto interiormente e si cura della propria anima, non si rattrista mai; da qualsiasi evento sa ricavare gioia pura e ininterrotta. Che ciò sia vero ascoltatelo da Paolo che oggi ci consola e ci dice: Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. So che pare cosa inattuabile. Come sarebbe possibile - si dice - che un uomo possa godere senza interruzione? Rallegrarsi non è difficile, ma rallegrarsi continuamente sembra impossibile date le tante occasioni di tristezza che ci assediano.
Il tale ha perduto il figlio o la moglie o l'amico sincero, caro più di ogni congiunto; oppure ha subito una grave perdita, è caduto malato, ha dovuto sopportare difficoltà di ogni genere: offese indegne, fame, peste, esazioni insopportabili, guai familiari. Chi del resto può contare tutti i mali pubblici e privati che ci sogliono affliggere? Come è possibile dunque essere sempre contenti?
Sì, è possibile, o uomo, e se non fosse possibile, Paolo non ci avrebbe esortato, non ce l'avrebbe consigliato, lui così pieno di celeste sapienza.

Senza molte parole o lunghi discorsi, riflettendo soltanto sul detto di Paolo troveremo la via che conduce alla felicità. Paolo non dice semplicemente: Rallegratevi sempre, ma aggiunge il motivo della continua gioia, dicendo: Rallegratevi nel Signore, sempre.Qualsiasi cosa succeda, questa gioia non potrà mai abbandonare chi gode nel Signore. Tutti gli altri motivi di felicità sono mutevoli e caduchi. Non solo: finché durano, non potranno mai procurarci una felicità capace di vincere le pene che per altre cause ci opprimono.
Il timore di Dio invece possiede queste due proprietà: è sicuro e incrollabile e fa sbocciare tanta gioia che non ci lascia neppure sentire gli altri dolori. Chi teme Dio e in lui confida come si deve, ha trovato la radice della beatitudine, possiede la fonte di ogni gioia.
Come una scintilla caduta nell'immensità dell'oceano subito si spegne, così ogni tristezza che tocca il cuore di chi teme Dio, scompare quasi inghiottita dall'oceano sterminato della felicità.
Ma la meraviglia più bella è che pur sotto il peso del dolore egli rimane lieto. Se non subisse afflizioni, non stupirebbe che possa gioire sempre. Ma di fronte all'incubo di mille pene mantenersi su una sfera più alta e in mezzo alle sofferenze conservare la gioia, ecco ciò che sorprende.

Augustinus
09-04-05, 17:39
IV pour l'Ascension. Sermons de Tauler, trad. Hugueny, Thèry, Corin, "La vie spirituelle", Parigi, 1927, t. I, 352-356.

Figli cari, il nostro Capo è salito in cielo; è conveniente perciò che le membra seguano il loro Capo e non fissino consolazione o dimora in questo mondo; lo seguano invece con amore e desiderio, e camminino per la via che egli ha così dolorosamente percorsa. L'evangelista Luca infatti ci dice: Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? (Lc 24, 26). Seguiamo allora l'amabile Capo che ha portato davanti a noi la bandiera. Prenda ciascuno la sua croce e lo segua, per giungere dove egli è.
Vedete bene che molti uomini seguono il mondo a motivo di vani onori, per cui sanno rinunziare alle comodità, alla famiglia e agli amici, e vanno in guerra per acquistare dei beni. Perciò è normale che noi pratichiamo una completa rinuncia per il puro bene che si chiama ed è Dio, e che seguiamo il nostro amabile Capo.

Molti uomini sarebbero volentieri testimoni di Dio nella pace, purché tutto andasse a loro talento. Essi vorrebbero essere santi, se ciò non fosse duro negli esercizi e nel lavoro ascetico; vorrebbero gustare, bramare e conoscere le dolcezze divine, senza dover attraversare alcuna amarezza, senza fatica e senza desolazione. Non appena incappano in tentazioni o tenebre, non appena non sentono né gustano più Dio e si sentono derelitti internamente ed esternamente, essi si distolgono da Dio: non sono allora veri testimoni.Tutti gli uomini cercano la pace, e la cercano in ogni loro opera, con ogni mezzo e in ogni dove. Quanto a noi, cerchiamo la pace nella lotta, - là solo nasce la vera pace che resta e che dura. Colui che s'ingegna per trovare altrove la pace, sbaglia strada.

Cerchiamo la pace nei tormenti, la gioia nella tristezza, la semplicità nella molteplicità, la consolazione nell'amarezza. Così diventeremo veri testimoni di Dio. Gesù continuò a promettere la pace ai suoi discepoli prima di morire, e anche quando fu risorto. I discepoli però non ottennero mai la pace esteriore, furono interrogati, giudicati e condannati, ma conquistarono l'amore nella sofferenza, la vita nella morte e la pace nella lotta. Così furono i veri testimoni. Talvolta ho incontrato non pochi uomini che avevano conosciuto le dolcezze spirituali nel corpo e nell'anima al punto da esserne penetrati fin nelle midolla e nelle vene. Ma se allora sopraggiungevano la sofferenza, le tenebre, lo scoraggiamento del cuore e l'abbandono da parte degli altri, costoro non sapevano dove andare, si arrestavano bruscamente, e da tali prove, non veniva fuori nulla di buono.

Gli autentici testimoni di Dio stanno fermi in Dio, ancorati alla sua volontà nella gioia e nel dolore, senza vacillare, sia che Dio doni, sia che tolga. Se uno trovasse la strada per lodare Dio in qualunque evenienza, bella o brutta, interna o esterna, avrebbe imbroccato giusto. Credetemi che se costui sapesse rioffrire ogni cosa a Dio con cuore riconoscente, sarebbe un sicuro e vero testimone. Riporta dunque, figlio mio, ogni cosa nel fondo da cui è scaturita e non indugiare in nulla di creato, ma riversati tutto quanto in quel fondo. Là nasce la vera lode di Dio e porta davvero frutto: là fiori e frutto sono una sola e medesima realtà; là c'è Dio in Dio, la luce nella luce.Porta dunque lì, in quel fondo, le tue prove e i tuoi pensieri qualunque essi siano, e da ovunque vengano; riportali a Dio e riporta insieme anche te stesso.

Augustinus
09-04-05, 17:41
E' importante cogliere bene il segreto della gioia ìnscrutabile che dimora in Gesù e gli è propria. Specie il vangelo di Giovanni ne solleva il velo affidandoci le parole intime del Figlio di Dio fatto uomo. Se Gesù irradia una tale pace, una tale sicurezza e gioia, una tale disponibilità, ciò dipende dall'amore ineffabile di cui si sa amato dal Padre.
Ed ecco che i discepoli, e tutti coloro che credono in Cristo, sono invitati a partecipare a questa gioia. Gesù vuole che essi abbiano in sé stessi la pienezza della sua gioia. "E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore col quale mi hai amato sia in essi e io in loro" (Gv 17, 13). Questa gioia di dimorare nell’amore di Dio inizia fin da quaggiù. E' quella del Regno di Dio. Ma è concessa su per una via scoscesa, che richiede totale fiducia nel Padre e nel Figlio, oltre alla preferenza data al Regno. Il messaggio di Gesù promette anzitutto la gioia, questa gioia esigente; non sono forse le beatitudini a schiuderne l'accesso? "Beati voi poveri, perché vostro è il Regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete" (Lc 6, 20-21).

In modo misterioso, Cristo stesso, per sradicare dal cuore umano il peccato di presunzione e manifestare al Padre un'obbedienza intatta e filiale accetta di morire per mano di empi, di morire in croce. Ma il Padre non permise che la morte lo trattenesse in suo potere. La risurrezione di Gesù è il sigillo posato dal Padre sul valore del sacrificio del Figlio, è la prova della fedeltà del Padre, secondo il voto formulato da Gesù prima della sua passione: "Padre, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te" (Gv 17, 1). D'ora innanzi, Gesù è per sempre vivo nella gloria del Padre: perciò i discepoli furono radicati in una gioia senza fine, al vedere il Signore, la sera di Pasqua. Ne deriva che quaggiù, la gioia del Regno portato a compimento scaturirà soltanto dalla celebrazione congiunta della morte e della risurrezione del Signore. E' il paradosso della condizione cristiana, che proietta una luce singolare su quella umana; né la prova, né la sofferenza sono eliminate, ma esse acquistano un significato nuovo, nella certezza di condividere la redenzione operata da Cristo e partecipare alla sua gloria. Perciò il credente, sottoposto alle comuni difficoltà dell'esistenza, non è ridotto tuttavia a cercare la sua strada a tastoni, né a vedere nella morte la fine delle proprie speranze.

L'Exultet pasquale canta un mistero attuato oltre le speranze profetiche; nell'annuncio glorioso della risurrezione la pena stessa dell'uomo è trasfigurata, mentre la pienezza della gioia sgorga dalla vittoria del Crocifisso, dal suo Cuore trafitto, dal suo Corpo glorificato, e rischiara le tenebre delle anime: "Per me le tenebre son come luce" (Sal 138, 11).
La gioia pasquale non è solo quella di una possibile trasfigurazione; è quella della nuova presenza di Cristo risorto, che elargisce ai suoi lo Spirito Santo, perché rimanga con loro. Cosi lo Spirito Consolatore è donato alla Chiesa come principio inesauribile della sua gioia di sposa di Cristo glorificato. Il Paraclito richiama alla memoria, mediante il ministero di grazia e di verità esercitato dai successori degli Apostoli, l'insegnamento stesso del Signore. Suscita in essi la vita divina e l'apostolato. E il cristiano sa che questo Spirito non verrà mai spento nel corso della storia. La sorgente di speranza apparsa a Pentecoste non si esaurirà.

Lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio, dei quali è il reciproco amore vivente, è comunicato d'ora in poi al popolo della nuova Alleanza, ad ogni cuore disponibile alla sua intima azione. Egli fa di noi la sua dimora: "Dolce ospite dell'anima" (Sequenza “Veni, Sancte Spiritus”), canta la nota sequenza. Insieme con lui il cuore dell'uomo è abitato dal Padre e dal Figlio. Lo Spirito suscita in noi una preghiera filiale, che sgorga dal più profondo del cuore e si esprime nella lode, nel rendimento di grazie, nella riparazione e nella supplica. Sicché possiamo gustare quella gioia davvero spirituale, frutto dello Spirito Santo. Essa consiste nel fatto che lo spirito dell'uomo trova la quiete e l'intima soddisfazione nel possesso di Dio Trinità, conosciuto mediante la fede e amato con la carità che viene da lui. Questa gioia caratterizza, a partire di qui, tutte le virtù cristiane. Le umili gioie umane, semi di una realtà più alta in seno alla nostra esistenza, vengono trasfigurate. Quaggiù una tale gioia includerà sempre più o meno la prova dolorosa della donna nel parto, oltre ad un certo apparente abbandono, simile a quello dell'orfano: pianti e lamenti, mentre il mondo ostenterà soddisfazione maligna. Ma la tristezza dei discepoli, che è secondo Dio e non secondo il mondo, sarà prontamente mutata in gioia spirituale che nessuno potrà loro togliere.

Augustinus
16-04-05, 18:54
Dove vai a pascolare, o buon Pastore, tu che porti sulle spalle tutto il gregge? Quell'unica pecorella rappresenta tutta la natura umana che hai preso sulle tue spalle. Mostrami il luogo del tuo riposo, conducimi all'erba buona e nutriente, chiamami per nome, perché io, che sono tua pecorella, possa ascoltare la tua voce e con essa possa avere vita eterna. "Dimmi, o amore dell'anima mia" (Ct 1, 7). Così infatti ti chiamo; perché il tuo nome è sopra ogni nome e ogni comprensione, e neppure tutto l'universo degli esseri ragionevoli è in grado di pronunziarlo e di comprenderlo. Il tuo nome, dunque, nel quale si mostra la tua bontà, rappresenta l'amore della mia anima verso di te. Come potrei infatti non amare te, quando tu hai tanto amato me? Mi hai amato tanto da dare la tua vita per il gregge del tuo pascolo.
Non si può immaginare un amore più grande di questo. Tu hai pagato la mia salvezza con la tua vita.

"Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!" (Ct 1, 16). Da quando nulla d'altro mi sembra bello, da quando mi sono distaccata da tutto ciò che annoveravo fra il bello, mai il mio giudizio sulla bellezza si è sviato al punto da farmi trovare bello qualcosa d'altro se non te, fossero la lode degli uomini, la gloria, la fama, la potenza di questo mondo. Tutte queste cose hanno un'apparenza di bellezza per chi guarda soltanto con i sensi, ma non sono ciò che si può credere. E quel che è onorato in questo mondo esiste solo nel pensiero di chi crede che ciò esista.
Invece tu, tu sei veramente bello. Anzi, non sei soltanto bello, sei l'essenza stessa del bello; tu permani eternamente uguale a te stesso, sei da sempre quello che sei; non fiorisci in un tempo per avvizzire in un altro, ma il tuo principio si estende a tutta l'eternità della vita. Tu hai per nome: amore degli uomini.

Fammi sapere dove dimori, perché io possa trovare questo luogo salutare e riempirmi di celeste nutrimento, poiché chi non mangia dì esso, non può entrare nella vita eterna. Fa' che accorra alla fonte fresca e vi attinga la divina bevanda, quella bevanda che tu offri a chi ha sete. Fa' che l'attinga come dalla sorgente del tuo costato aperto dalla lancia. Per chi la beve, quest'acqua diventa una sorgente che zampilla per la vita eterna (Gv 4, 14).
Se tu mi ammetti a questi pascoli, mi farai riposare sicuramente al meriggio, quando dormendo in pace, riposerò nella luce che è senz'ombra. Davvero il meriggio non ha ombra, quando il sole splende verticale. Nel meriggio tu fai riposare coloro che hai nutrito, quando accoglierai con te nelle tue stanze i tuoi figli.

Nessuno è stimato degno di questo riposo meridiano se non è figlio della luce e figlio del giorno. Colui che si è tenuto ugualmente lontano dalle tenebre della sera e del mattino, cioè dal male con il suo inizio e la sua fine, questi viene posto dal sole di giustizia nel "meriggio", perché in esso possa riposare.
Spiegami dunque come bisogna riposare e pascere, e quale sia la via del riposo "meridiano", perché non avvenga che mi allontani dalla guida della tua mano per l’ignoranza della verità, e mi unisca invece a greggi. estranei.
Questo dice la sposa dei cantici, tutta sollecita della bellezza che le è venuta da Dio e avida di imparare a custodire questa grazia per l'eternità. Però essa non è ancora giudicata degna di udire la voce dello Sposo, perché Dio ha disegni più grandi su di lei. Egli vuole che il preludio del suo gaudio accenda l'amore di lei d'un desiderio più veemente, perché anche la sua gioia cresca con il desiderio che la divora.

Augustinus
29-04-06, 17:26
Pasqua di Resurrezione (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=155446)

I Domenica dopo Pasqua (o in Albis) o Festa della Divina Misericordia (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=158273)

III Domenica dopo Pasqua (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=425335)

La vocazione religiosa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=340349)

Augustinus
29-04-06, 17:48
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, 127-133

SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA *

Domenica del Buon Pastore.

Questa Domenica viene designata con l'appellativo popolare di "Domenica del Buon Pastore" perché, alla Messa, vi si legge il brano evangelico di san Giovanni in cui nostro Signore stesso si chiama in questo modo. Un vincolo misterioso unisce tale testo al tempo nostro, poiché è in questi giorni che il Salvatore degli uomini, stabilendo e consolidando la sua Chiesa, cominciò a darle quel Pastore che dovrà governarla fino alla consumazione dei secoli.

Secondo l'eterno decreto, l'Uomo-Dio, tra qualche giorno, non sarà più visibile quaggiù. La terra lo rivedrà solamente alla fine del tempo, quando verrà a giudicare i vivi e i morti. Nondimeno egli non può abbandonare questa umanità, per la quale si è sacrificato sulla croce, che ha vendicato della morte dell'inferno, uscendo vittorioso dal sepolcro. Egli resterà dal cielo il suo Capo; ma cosa avremo noi, per supplire alla sua presenza sulla terra? Avremo la Chiesa. Alla Chiesa lascerà tutta la sua autorità sopra di noi; è nelle mani della Chiesa che depositerà tutte le verità che ha insegnato; è lei che stabilirà quale dispensatrice di tutti i mezzi di salvezza, che ha destinati per gli uomini.

I membri della Chiesa.

Questa Chiesa è una grande società nella quale tutti gli uomini sono chiamati ad entrare: società composta di due generi di membri, gli uni governanti e gli altri governati, gli uni insegnanti e gli altri catechizzati, gli uni santificatori e gli altri santificati. Questa società immortale è la Sposa del Figlio di Dio: è per suo mezzo che genera i suoi eletti. Essa è l'unica madre fuori del cui grembo non vi sarà salvezza per nessuno.

Pietro costituito Pastore.

Ma come sussisterà questa società? Come farà a traversare i secoli ed arrivare così sino alla fine del mondo? chi le darà l'unità e la coesione? quale sarà il legame visibile tra le sue membra, il segno palpabile che la designerà vera Sposa di Cristo, nel caso in cui altre società pretendessero fraudolentemente di rubarle l'onore legittimo? Non avremmo corso nessun rischio se Gesù fosse potuto restare in mezzo a noi, poiché dove c'è lui, c'è anche la verità e la vita; ma "egli se ne va", ci dice, e noi non possiamo ancora seguirlo.

Ascoltate, dunque, e imparate su quale base ha stabilito la legittimità della sua unica Sposa. Durante la sua vita mortale, stando un giorno nel territorio di Cesarea di Filippo, insieme ai suoi Apostoli radunati intorno a lui, li interrogò sull'idea che avevano della sua persona. Uno di loro, Simone, figlio di Giovanni, o Giona, e fratello di Andrea, prese la parola e gli disse: "Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivente". Gesù ricevette con bontà questa testimonianza che non era stata suggerita a Simone da nessun sentimento umano, ma che proveniva dalla sua coscienza, in quel momento divinamente ispirata; e dichiarò all'Apostolo beato che, d'ora in avanti, non sarebbe più stato Simone, ma Pietro. Cristo era stato designato dai Profeti sotto il carattere simbolico della pietra (Is 28,16). Attribuendo così solennemente al suo discepolo questo stesso titolo particolare, dato al Messia, Gesù faceva ben comprendere che Simone avrebbe con lui rapporti diversi da quelli esistenti con gli altri Apostoli. Ma egli continuò il suo discorso: aveva detto a Simone: "Tu sei Pietro" ed ora aggiunse: "e su questa pietra io fonderò la mia Chiesa". Pesiamo le parole del figlio di Dio: "Fonderò la mia Chiesa". Ha dunque un progetto: quello di fondare una Chiesa. Questa Chiesa, però, non è adesso, che egli la fonda; l'opera è ancora differita; ma ciò che sappiamo già con certezza, è che questa Chiesa sarà fondata su Pietro. Pietro ne sarà il fondamento, e chiunque non si appoggerà su Pietro, non farà parte della Chiesa. Ma ascoltiamo ancora: "E le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa". Nello stile ebraico le porte significano le potenze; perciò la Chiesa di Gesù sarà indistruttibile, nonostante tutti gli sforzi dell'inferno. Perché? perché stabile ne è il fondamento. Il Figlio di Dio continua: "Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli". In lingua ebraica le chiavi significano il potere di governare, e nelle parabole del Vangelo il Regno di Dio significa la Chiesa che deve essere fondata da Cristo.

Dicendo a Pietro, che non si chiamerà più Simone, "Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli", Gesù si esprime come se gli dicesse: "Ti farò Re di questa Chiesa, della quale tu sarai nello stesso tempo il fondamento". Nulla di più evidente; ma non dimentichiamo che tutte queste magnifiche promesse riguardano l'avvenire (Mt 16).

Adesso, quest'avvenire è divenuto il presente. Eccoci giunti alle ultime ore di Gesù sulla terra. Il momento è arrivato in cui egli adempirà la sua promessa e fonderà il Regno di Dio, questa Chiesa che doveva costruire quaggiù. Fedeli agli ordini che gli Angeli avevano loro trasmesso, gli Apostoli si sono trasferiti nella Galilea. Il Signore si manifesta sulle rive del lago di Tiberiade, e dopo aver consumato un pasto, che egli stesso aveva loro preparato, mentre stanno attentamente ascoltando le sue parole, chiede improvvisamente al suo discepolo: "Simone, figlio di Giovanni, m'ami tu?".

Rimarchiamo che in quel momento non si rivolse a lui chiamandolo col nome di Pietro; si riporta a quella volta in cui gli disse: "Simone, figlio di Giona, tu sei Pietro"; vuole che i discepoli sentano il legame che unisce la promessa alla sua realizzazione. Pietro con la solita prontezza, risponde all'interrogazione del Maestro: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo". E Gesù, riprendendo la parola con autorità: "Pasci i miei agnelli" dice al discepolo. Poi ripete ancora la domanda: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?" Pietro si meraviglia dell'insistenza con la quale il Maestro sembra incalzarlo; nondimeno risponde con la stessa semplicità: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo". Dopo questa risposta, Gesù torna a dire le stesse parole d'investitura: "Pasci i miei agnelli". I discepoli ascoltano rispettosamente questo dialogo: capiscono che, ancora una volta, Pietro è trattato in modo particolare; che, in questo momento, egli riceve qualcosa che essi non avrebbero ricevuto. I ricordi di Cesarea di Filippo tornano loro alla mente e si sovvengono dello speciale riguardo che il Maestro, dopo quel giorno, ha sempre avuto per Pietro. Ma non è ancora tutto finito. Per la terza volta Gesù interpella Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, m'ami tu?". A questo punto l'Apostolo non regge più. Questi tre appelli al suo amore, fatti da Gesù, hanno risvegliato in lui il triste ricordo dei tre dinieghi davanti alla serva di Caifa. Sente un'allusione alla sua infedeltà ancora così recente, ed è chiedendo grazia, che questa volta risponde con maggiore compunzione che sicurezza: "Signore, tu sai tutto; tu conosci che io ti amo".

Allora il Signore, mettendo l'ultimo suggello all'autorità di Pietro, pronuncia quelle parole: "Pasci le mie pecore" (Gv 21).

Ecco dunque Pietro eletto Pastore da colui stesso che ci disse "Io sono il buon Pastore". Il Signore per prima cosa, e per ben due volte, ha dato al suo discepolo l'incarico di curare i suoi "agnelli"; non era ancora l'elezione a Pastore; ma quando l'incarica di pascere anche "le pecore", tutto l'intero gregge viene posto sotto la sua autorità.

Si manifesti, ora, la Chiesa; che ella si elevi, che si propaghi! Simone, il figlio di Giovanni, ne è proclamato il capo visibile. È un edificio, questa Chiesa? egli ne è la Pietra fondamentale. È un Regno? egli ne possiede le Chiavi, ossia lo scettro. È un ovile? egli ne è il Pastore. Sì, sarà un ovile, la Chiesa che Gesù sta organizzando in quel momento, e che nel giorno della Pentecoste si rivelerà. Il Verbo di Dio è disceso dal Cielo "a fine di radunare insieme i dispersi figli di Dio" (Gv 11,52). E si avvicina il momento nel quale non vi sarà più che "un solo ovile e un solo Pastore" (ivi 10,16). Noi ti benediciamo, ti ringraziamo, o divino nostro Pastore! Questa Chiesa da te fondata in quei giorni, per mezzo tuo sussiste, ed attraversa i secoli, raccogliendo e salvando tutte le anime che a lei si affidano. La sua legittimità, la sua forza, la sua unità, le vengono da te, Pastore suo onnipotente e misericordioso. Noi ti benediciamo e ti ringraziamo pure, o Gesù, per la previdenza con la quale hai provveduto a mantenere questa legittimità, questa forza, questa unità, dandoci Pietro tuo vicario; Pietro, nostro Pastore in te e per te Pietro, al quale pecore e agnelli devono ubbidienza; Pietro, in cui tu dimorerai visibilmente fino alla consumazione dei secoli.

Nella Chiesa greca, la seconda Domenica dopo Pasqua che chiamiamo del "Buon Pastore" è designata sotto il nome di Domenica delle sante mirofore o porta-profumi. Vi viene particolarmente celebrata la pietà delle pie donne che portarono i profumi al Sepolcro, per imbalsamare il corpo del Salvatore. Giuseppe di Arimatea ha pure la sua parte, nei cantici di cui si compone l'officio della Chiesa greca durante questa settimana.

MESSA

EPISTOLA (Pt 2,21-25). - Carissimi: Cristo ha sofferto per noi, lasciandovi l'esempio, affinché ne seguiate le orme. Egli, che non commise peccato, né ebbe mai frode sulla bocca, venendo maledetto non malediceva, strapazzato non minacciava, si rimetteva nelle mani di chi ingiustamente lo giudicava. Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sopra la croce, affinché, morti al peccato e sanati dalle sue piaghe, viviamo alla giustizia. Eravate infatti pecore erranti, ma ora siete ritornati al pastore e vescovo delle anime vostre.

L'esempio di Cristo.

Il Principe degli Apostoli, il Pastore visibile della Chiesa, ci ha fatto ora udire la sua parola. Osservate come nella fine di questo brano Pietro orienta il nostro pensiero sul Pastore invisibile, di cui è il vicario. Con quanta modestia evita qualsiasi allusione a se stesso. È il medesimo Pietro che, guidando Marco, il discepolo, nella compilazione del suo Vangelo, non volle che vi raccontasse l'investitura che Cristo gli diede su tutto il gregge, ed invece non omettesse niente nel riferire il triplice diniego presso Caifa.

Con quale tenerezza l'Apostolo ci parla qui del suo Maestro, delle sofferenze da lui sopportate, della sua pazienza, della sua dedizione, fino alla morte, verso le povere pecorelle erranti che dovevano formare il suo ovile! Queste parole, un giorno troveranno applicazione in Pietro stesso. Verrà l'ora in cui sarà anche lui affisso ad una croce, in cui si mostrerà paziente come il suo Maestro in mezzo agli oltraggi ed ai maltrattamenti. Gesù glielo aveva predetto: poiché, dopo avergli affidato pecore e agnelli, aggiunse che sarebbe venuto il tempo in cui Pietro "divenuto vecchio stenderebbe le sua mani" sulla croce e che la violenza dei carnefici si sarebbe praticata sulla sua debolezza (Gv 21). E ciò accadrà non soltanto per la persona di Pietro, ma ad un numero notevole dei suoi successori, che fanno una sola cosa con lui, e che si vedranno, durante i secoli, perseguitati, esiliati, imprigionati, messi a morte. Seguiamo anche noi le tracce di Gesù, soffrendo volentieri per amore della giustizia; noi lo dobbiamo a Colui che, uguale nella gloria a Dio Padre, da tutta l'eternità, si è degnato scendere sulla terra per essere "il Pastore e il Vescovo delle anime nostre".

VANGELO (Gv 10, 11-16). - In quel tempo: Gesù disse ai Farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Il mercenario invece, e chi non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, e lascia le pecore e fugge, e il lupo le azzanna e disperde. Il mercenario fugge perché è mercenario e non gl'importa delle pecore. Io sono il buon pastore e conosco le mie pecorelle, e le mie (pecorelle) conoscono me; come il Padre conosce me ed io conosco il Padre; e per le mie pecorelle do la vita. E ho delle altre pecorelle che non sono di quest'ovile; anche quelle bisogna che raduni, e daranno ascolto alla mia voce, e si avrà un solo ovile e un solo pastore.

La sottomissione all'unico Pastore.

O Pastore divino delle anime nostre, come è grande il tuo amore per le pecorelle! Arrivi fino a dare la vita, affinché esse siano salve! Il furore dei lupi non ti fa fuggire; tu ti offri vittima per distogliere da esse il dente mortale che vorrebbe divorarle; sei morto in nostra vece perché eri nostro Pastore. Noi non ci meravigliamo più che tu abbia voluto da Pietro un amore più grande di quello che aspettavi dai suoi fratelli: volevi stabilirlo loro e nostro Pastore.

Pietro ha risposto con assoluta sicurezza che ti amava, e tu gli hai conferito quel titolo che ti apparteneva, e il potere di esercitare le tue mansioni, perché egli ti rimpiazzasse quando saresti sparito dai nostri sguardi. Sii benedetto, Pastore divino, poiché hai provveduto ai bisogni del tuo ovile, che non poteva conservarsi Uno, se avesse avuto molti pastori senza quello Supremo. Per conformarci ai tuoi ordini, c'inchiniamo con amore e sottomissione avanti a Pietro, baciamo con rispetto i suoi sacri piedi; poiché è, per suo mezzo, che noi raggiungiamo te, e che siamo le tue pecorelle. Conservaci, Gesù, nell'ovile di Pietro, che è il tuo. Allontana da noi il mercenario, che vorrebbe usurpare il posto e i diritti del Pastore. Con profana violenza egli diviene un intruso nell'ovile, dandosi delle arie da maestro, ma non conosce le pecore e queste non conoscono lui. Attirato, non dallo zelo, ma dalla cupidigia e dall'ambizione, fugge all'avvicinarsi del pericolo. Quando non si è mossi che da interessi umani, non si sacrifica la propria vita per gli altri; il pastore scismatico ama se stesso; non ama le tue pecorelle; perché allora darebbe la sua vita per loro?

Liberaci da questi mercenari, o Gesù! Ci separerebbero da te, staccandoci da Pietro, che tu hai stabilito tuo Vicario. E noi non ne vogliamo riconoscere altri. Anatema chiunque volesse comandarci in tuo nome, e non fosse inviato da Pietro! Falso pastore, non si appoggerebbe sulla pietra fondamentale, e non avrebbe le chiavi del Regno dei Cieli; non potrebbe altro che perderci.

Accordaci, o nostro buon Pastore, di restare sempre con te e con Pietro, di cui tu stesso sei il fondamento, come egli è il nostro; e allora noi potremo sfidare tutte le tempeste. Tu l'hai detto, Signore: "l'uomo prudente ha costruito la sua casa sopra la roccia. Cadde la pioggia a dirotto, i fiumi strariparono, soffiarono i venti e s'abbatterono su quella casa, ed essa non crollò, perché fondata sopra la roccia" (Mt 7,24-25).

PREGHIAMO

O Dio, che con le sofferenze del tuo Figlio, hai rialzato il mondo decaduto, concedi ai fedeli una perenne letizia e, dopo averli liberati dal pericolo della morte eterna, fa' loro godere l'eterna felicità.
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NOTE

* A seguito della riforma liturgica, quella che è attualmente la III Domenica di Pasqua era la II ed il tema era quello dell'attuale IV Domenica.

Augustinus
21-04-07, 18:27
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
21-04-07, 22:26
http://img401.imageshack.us/img401/9414/goodshep2vn3.jpg

http://img191.imageshack.us/img191/2559/113mu.jpg http://gregolsengallery.com/Merchant2/images/GOOD0005.jpg Greg Olsen, Il Buon Pastore, XX sec.

http://www.hartclassics.com/images/products/goodshepherd_lg.jpg Nathan Greene, Buon Pastore, XX sec.

http://www.biblepicturegallery.com/free/Pics/Shephrd1.gif

http://www.istitutodelbuonpastore.it/images/Buon_Pastore_003.jpg

Augustinus
06-04-08, 07:52
SERMONE XXIII. - PER LA DOMENICA II. DOPO PASQUA

Dello scandalo.

Lupus rapit et dispergit oves (Ioan. 10, 12).

I lupi che rapiscono e dispergono le pecorelle di Gesù Cristo, come si dice nel corrente vangelo, sono gli scandalosi, che non contenti di perdere se stessi, si adoprano a far perdere anche gli altri; ma guai, dice Dio: Vae homini illi per quem scandalum venit (Matth. 18, 7). Guai a quell'uomo che dà scandalo ed è causa che gli altri perdano la grazia di Dio, poiché dice Origene: Plus ille peccat qui ad peccandum impulit, quam qui peccat. Uditori miei, se mai tra voi vi è alcuno che per lo passato ha dato scandalo, voglio oggi fargli sapere il gran male che ha fatto, acciocché lo pianga, e per l'avvenire se ne guardi. Per tanto vi dimostrerò:

Nel punto I. Il gran disgusto che dà a Dio il peccato dello scandalo;

Nel punto II. Il gran castigo che minaccia Dio agli scandalosi.

PUNTO I. Il gran disgusto che dà a Dio il peccato dello scandalo.

Bisogna prima di tutto spiegare che cosa è lo scandalo. Ecco come lo definisce s. Tommaso: Est dictum vel factum praebens proximo occasionem ruinae spiritualis (2 2 q. 45 a. 1). Lo scandalo dunque è un detto o un'azione, colla quale tu sei causa, oppure occasione al prossimo di fargli perdere l'anima. Questo scandalo poi può essere diretto ed indiretto. Il diretto è quando tu direttamente tenti ed induci il prossimo a commettere un peccato. L'indiretto poi è quando col mal esempio o col tuo parlare prevedi la caduta del prossimo, e non lasci di dire quella mala parola o di fare quella mal'azione. Or questo scandalo, quando è in materia grave, o sia diretto o indiretto, sempre è peccato mortale.

Vediamo ora il gran disgusto che dà a Dio che gli fa perdere un'anima. Per vedere ciò bisogna considerare quanto è cara a Dio ogni anima de' nostri prossimi. Egli l'ha creata ad immagine sua: Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram (Gen. 1, 26). Le altre creature le ha create Iddio con un fiat, con un cenno della sua volontà; ma l'anima l'ha creata col suo medesimo fiato: Et inspiravit in faciem eius spiraculum vitae (Gen. 2, 7). Quest'anima poi del prossimo tuo il Signore l'ha amata sin dall'eternità: In caritate perpetua dilexi te, ideo attraxi te miserans (Ierem. 31, 3). Inoltre egli l'ha creata per essere regina del paradiso e consorte della sua gloria, come scrive s. Pietro: Ut per haec efficiamini divinae consortes naturae (2 Petr. 1, 4). Ed in cielo la farà partecipe del suo medesimo gaudio: Intra in gaudium Domini tui (Matth. 25, 21). E le darà se stesso per mercede: Ego ero merces tua magna nimis (Gen. 15, 1).

Ma soprattutto niuna cosa vale più a dimostrare la stima che fa Dio dell'anima, quanto ciò che fece il Verbo incarnato nel ricomprarla, vedendola perduta per il peccato: Quam pretiosus sis, scrive s. Eucherio, si factori non credis, interroga Redemptorem. E s. Ambrogio, parlando appunto della cura che noi dobbiamo avere della salute de' nostri fratelli, dice: Quantum valeat salus fratris, ex morte Christi cognoscitur. Tanto si giudica valere una cosa, quanto vale il prezzo, per cui si compra da un savio compratore; posto ciò, se Gesù Cristo ha comprate le anime col suo sangue, come dice l'apostolo, Empti enim estis pretio magno (1 Cor. 6, 20); dunque possiamo dire, che tanto vale un'anima, quanto vale il sangue di un Dio; ed in fatti così dice s. Ilario: Tam copioso munere redemptio agitur, ut homo Deum valere videatur. Onde ci fa sapere poi il nostro Salvatore che quel che facciamo al minimo de' nostri fratelli o di bene o di male, a lui lo facciamo: Quamdiu fecistis uni ex his fratribus meis minimis, mihi fecistis (Matth. 25, 40).

Da ciò si scorge, qual disgusto amaro dà a Dio chi dà scandalo, e gli fa perdere un'anima: basta dire che gli ruba e gli uccide una figlia, che per salvarla, egli vi ha speso il sangue e la vita. Perciò san Leone chiama lo scandaloso omicida: Quisquis scandalizat, mortem infert animae proximi. Omicida più empio degli altri, mentre dà la morte non già al corpo, ma all'anima del suo fratello; e fa perdere a Gesù Cristo tutte le lagrime, i dolori, e quanto ha fatto e patito per guadagnare quell'anima. Quindi scrive l'apostolo: Sic autem peccantes in fratres, et percutientes conscientiam eorum infirmam, in Christum peccatis (1 Cor. 8, 12). Chi dà scandalo ad alcuno, par che pecchi propriamente contro Cristo, perché, dice s. Ambrogio, chi è causa di far perdere un'anima, fa perdere a Gesù Cristo un'opera per cui ha spesi tanti anni di fatiche e di stenti. Narrasi che il beato Alberto Magno avesse faticato per trent'anni a comporre una testa, simile ad una testa umana, che proferiva certe parole; e che s. Tommaso, dubitando che ciò avvenisse per opera diabolica, prese quella testa e la franse. Di ciò il b. Alberto se ne lagnò con esso dicendogli: Opus triginta annorum fregisti mihi. Se tal fatto sia vero io non l'accerto, ma quel che è vero si è che quando Gesù Cristo vede perduta un'anima per causa di uno scandaloso, ben può rimproverargli: ah scellerato, che hai fatto? Mi hai fatta perdere quest'anima, per la quale ho impiegati trentatre anni di vita.

Si legge nella scrittura che i figli di Giacobbe, avendo venduto Giuseppe lor fratello a certi mercadanti, vennero dipoi a dire al padre, che una fiera per la via lo avea divorato: Fera pessima devoravit eum (Gen. 37, 20). E per far credere ciò al padre presero la veste di Giuseppe, la tinsero col sangue di un capretto, e così la presentarono a Giacobbe, dicendogli: Vide, utrum tunica filii tui sit (Ibid. v. 32). Onde l'afflitto padre piangendo poi dicea: Tunica filii mei est, fera pessima comedit eum (Ibid. v. 33). Così appunto possiamo immaginarci, che quando cade in peccato una persona, indotta da uno scandaloso, i demonj presentino a Dio la veste di quel prossimo tinta del sangue dell'agnello immacolato Gesù Cristo; cioè la grazia perduta da quell'anima scandalizzata, che G. Cristo avea comprata col suo sangue, e gli dicano: Vide, utrum tunica filii tui sit. Onde se Dio potesse piangere, piangerebbe allora più amaramente, che non pianga Giacobbe, in vedere quell'anima perduta, quella povera figlia uccisa, dicendo: Tunica filiae meae est, fera pessima comedit eam. Perciò il Signore anderà cercando la fiera: Dov'è, dov'è la fiera che mi ha divorato la figlia mia? Quando poi la troverà, che farà?

Parla Iddio per Osea (13, 8) e dice: Occurram eis quasi ursa raptis catulis. Quando l'orsa va alla tana e non trova i suoi figli, si mette a girar per la selva, affin di trovare chi se gli ha presi; quando poi lo trova, oh con qual furore se gli avventa per isbranarlo? Così dice il Signore che egli si avventerà contro lo scandaloso che gli ha rubato i suoi figli. Risponderà lo scandaloso: ma quel mio prossimo già si è dannato, come posso io più rimediarvi? E giacché si è dannato per causa tua, dirà Iddio; tu me l'hai da pagare: Sanguinem vero eius de manu tua requiram (Ezech. 3, 20). Sta scritto nel Deuteronomio (19, 21): Non misereberis eius, sed animam pro anima. Hai fatta perdere un'anima, ti tocca a perdere la tua. E passiamo al secondo punto.

PUNTO II. Il gran castigo che minaccia Dio agli scandalosi.

Vae homini illi, per quem scandalum venit (Matth. 18, 7). Se grande è il disgusto che dà a Dio lo scandaloso, grande ancora ha da essere il castigo che gli aspetta. Ecco come parla Gesù Cristo di tal castigo: Qui autem scandalizaverit unum de pusillis istis, expedit ei, ut suspendatur mola asinaria in collo eius, et demergatur in profundum maris (Matth. 18, 6). Chi dunque dà scandalo, dice il Signore, conviene che sia gittato nel profondo del mare con una pietra di molino al collo: si dice, mola asinaria, poiché, secondo scrive l'abate, nella Palestina gli asini voltavano i molini. Se un malfattore muore giustiziato nella piazza, muove a compassione gli spettatori, i quali se non possono liberarlo dalla morte, almeno pregano Dio per lui; ma se quegli è buttato nel profondo del mare, non avrà neppure chi lo compatisca. Dice un autore che Gesù Cristo espresse questa sorta di castigo per lo scandaloso per dichiararlo talmente odioso anche agli angeli ed a' santi, che essi non hanno animo di raccomandare a Dio uno che gli ha fatta perdere qualche anima: Indignus declaratur qui videatur, nedum adiuvetur (Mansi, cap. 3. num. 4).

Scrive s. Giovanni Grisostomo che lo scandalo è così odiato da Dio, che quantunque egli dissimuli peccati più gravi, non fa passare però senza il castigo meritato il peccato dello scandalo: Tam Deo horribile est scandalum, ut peccata graviora dissimulet, non autem peccata ubi frater scandalizatur. E ciò prima lo disse Dio stesso per Ezechiele (14, 7 e 8) dicendo che se per alcuno scandalum iniquitatis suae statuerit ... faciam eum in exemplum et in proverbium, et disperdam eum de medio populi mei. Ed in fatti uno de' peccati che troviamo nelle sacre scritture con più rigore castigato da Dio, è quello dello scandalo. Di Eli, solamente perché non corresse i figli che davano scandalo rubando le carni sacrificate (mentre i padri danno scandalo, non solo col dar mal esempio, ma ancora col non correggere i figli come debbono), disse Dio: Facio verbum, quod quicumque audierit, tinnient ambae aures eius (1 Reg. 3, 11). E prima (Ibid. c. 2, v. 17) parlandosi dello scandalo dato dai figli di Eli, dice la scrittura: Erat ergo peccatum puerorum grande nimis. Qual era questo peccato troppo grande? Spiega s. Gregorio in detto luogo: Quia ad peccandum alios pertrahebant. Perché similmente Geroboamo fu così castigato? Perché fu scandaloso: Qui peccavit et peccare fecit Israel (3 Reg. 14, 16). Nella famiglia di Acabbo ch'era tutta nemica di Dio, la più castigata fu poi Gezzabele, poiché ella fu precipitata da una finestra, e poi divorata da' cani che lasciarono solamente il cranio e le punte delle mani e de piedi; perché? Perché, come scrive l'Abulense: Ipsa incitabat Achab ad omne malum.

Per il peccato dello scandalo fu creato l'inferno: In principio creavit Deus coelum et terram (Gen. 1, 1). Quando poi creò l'inferno? Quando Lucifero cominciò a sedurre gli angeli a ribellarsi da Dio; ed affinché non avesse seguito a sedurre gli altri, che erano stati a Dio fedeli, fu subito dopo il peccato discacciato dal cielo. Perciò Gesù Cristo disse a' Farisei i quali col mal esempio scandalizzavano il popolo, che essi erano figli del demonio, che fu da principio l'omicida delle anime: Vos ex patre diabolo estis, ille homicida erat ab initio (Ioan. 8, 44). E quando s. Pietro gli dava scandalo, insinuandogli a non farsi prendere e togliere la vita da' giudei, e con ciò volea impedirgli di compir la redenzione umana, Gesù Cristo lo chiamò demonio: Vade post me, Satana, scandalum es mihi (Matth. 16, 23). Ed in verità che altro officio fa lo scandaloso, che di ministro del demonio? Non farebbero certamente i demonj tanto acquisto di anime, quanto ne fanno, se non avessero l'aiuto di tali empj ministri. Fa più danno un compagno scandaloso, che cento demonj.

S. Bernardo su quelle parole di Ezechia presso Isaia (38, 17): Ecce in pace amaritudo mea amarissima, mette in bocca alla santa chiesa le seguenti parole: Pax a paganis, pax a haereticis, non pax a filiis. Nel tempo presente la chiesa non ha idolatri, non eretici che la perseguitino; ma la perseguitano i suoi medesimi figli, quali sono i cristiani scandalosi.

I cacciatori di rete per prendere gli uccelli portano i richiami, che sono certi uccelli accecati e legati. Così fa il demonio, dicea s. Efrem: cum fuerit capta anima, ad alias decipiendas, fit laqueus. Il nemico, dopo che ha fatto cadere in peccato un giovane, prima l'acceca e lo lega come suo schiavo, e poi lo fa suo richiamo per ingannare gli altri, e tirarli alla rete del peccato. Non solo lo spinge ad ingannare gli altri, ma anche lo sforza, dice s. Leone: Habet hostis multos, quos obligat ad alios decipiendos (Serm. de Nativ.).

Poveri scandalosi: essi all'inferno hanno da patire la pena di quanti peccati han fatti fare agli altri. Narra Cesario (Lib. 2 c. 6) che morì un certo scandaloso, e nel punto che morì un uomo santo vide il di lui giudizio, nel quale fu condannato, e poi vide che essendo egli giunto alla porta dell'inferno gli vennero ad incontro tutte le anime da lui scandalizzate, e gli dissero: vieni, maledetto, vieni a pagare tutti i peccati che tu ci hai fatti commettere; e così dicendo se gli avventarono sopra e cominciarono come tante fiere a sbranarlo. Scrive s. Bernardo che quando la scrittura parla degli altri peccatori, dà speranza di emenda e di perdono; ma quando parla degli scandalosi, parla come di presciti che già sono separati da Dio e disperati della salute: Loquitur tanquam a Deo separati, unde hisce nulla spes vitae esse poterit.

Quindi vedano in quale stato deplorabile si trovano quelli che danno scandalo col loro mal esempio; e quelli che parlano disonestamente davanti a' compagni, davanti a zitelle e davanti anche a poveri fanciulli innocenti, che sentendo quelle parole, di poi ci pensano e fanno mille peccati; pensate allora, come piangono gli angeli custodi di quei miseri fanciulli, vedendoli caduti in peccato; e come cercano vendetta a Dio contro quelle bocche sacrileghe che gli hanno scandalizzati. Un gran castigo spetta ancora a coloro che deridono o mettono in burla chi fa il bene; poiché molti, per non sentirsi burlare dagli altri, lasciano il bene e si danno alla mala vita. Che sarà poi di coloro che portano imbasciate per concludere qualche appuntamento infame? Che sarà di coloro che arrivano a vantarsi del male che han fatto? Oh Dio, in vece di piangere e pentirsi di aver offeso Iddio, se ne ridono e se ne gloriano! Vi sono poi altri che consigliano il peccato; altri portano gli altri a peccare; altri giungono ad insegnare come si fa il peccato, cosa che non la fanno neppure i demonj. E che diremo di quei padri e madri, che potendo non impediscono i peccati de' figli, e permettono che pratichino con mali compagni, oppure in certe case pericolose, e che le figlie conversino coi giovani? Oh nel giorno del giudizio con quali flagelli vedremo castigati tutti questi scandalosi!

Dirà forse taluno fra di voi: dunque, padre, io che ho dato scandalo, son perduto? Non v'è più speranza di salute? No, non voglio dire che sei disperato; la misericordia di Dio è grande. Egli ha promesso di perdonare a chi si pente. Ma se vuoi salvarti, sei obbligato a riparare gli scandali che hai dati. Dice Eusebio Emisseno (Hom. 10 ad Mon.): Qui cum multorum destructione se perdidit, cum multorum aedificatione se redimat. Tu ti sei perduto, e ne hai fatti perdere molti coi tuoi scandali, sei tenuto ora a rimediare; siccome hai tirati gli altri al male, ora colle buone parole e buoni esempj, con fuggire le male occasioni, con frequentare i sacramenti, con farti vedere spesso alla chiesa per fare orazione, e con sentire le prediche, sei tenuto a tirare gli altri al bene. E da oggi avanti guardati più che dalla morte di far cosa e di dire parola che possa dare scandalo agli altri: Sufficiat lapsis, dice s. Cipriano, ruina sua (Lib. 1, epist. 3). E s. Tomaso da Villanova: Sufficiant vobis peccata vestra. E che male ti ha fatto Gesù Cristo, che non ti basta di averlo tu offeso, vuoi farlo offendere anche dagli altri? Questa è troppa crudeltà.

Guardati dunque da oggi innanzi di dare più un minimo scandalo. E se vuoi salvarti fuggi quanto puoi gli scandalosi. Questi demonj incarnati si danneranno, ma se tu non gli fuggi, ti dannerai ancora: Vae mundo a scandalis, dice il Signore (Matth. 17, 7). Viene a dire che molti si dannano perché non attendono a fuggire gli scandali. Ma quegli mi è amico, gli ho obbligazioni, ne spero molto. Ma dice Gesù Cristo: Si oculus tuus dexter scandalizat te, erue eum, et proiice abs te: bonum tibi est cum uno oculo in vitam intrare, quam duos oculos habentem mitti in gehennam ignis (Matth. 18, 9). Ancorché quella persona fosse l'occhio tuo dritto, bisogna che la lasci e non la vedi più; è meglio che perdi l'occhio e ti salvi l'anima, che conservando l'occhio andartene all'inferno.

Fonte: S. Alfonso M. De' Liguori, Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, Sermone sulla II Domenica dopo Pasqua, Napoli, 1771, ora in OPERE ASCETICHE, in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, a cura di Pier Giacinto Marietti, Vol. III, Torino, 1880, pp. 440-445 (http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P31Q.HTM)

Augustinus
06-04-08, 10:42
http://ccat.sas.upenn.edu/~rs002/Images/Christian/goodshep.jpg

Augustinus
06-04-08, 11:03
http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/K2OZ4U/76-001332.jpg http://img107.imageshack.us/img107/6793/easter25philippedechampdo2.jpg Phillippe de Champaigne, Buon Pastore, 1650 circa, musée de Port-Royal des Champs, Magny-les-Hameaux

Holuxar
30-04-17, 20:51
Domenica 30 aprile 2017: Santa Caterina da Siena, vergine e Patrona d'Italia; SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA, Domenica del Buon Pastore…



“SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Domenica del Buon Pastore.”
Guéranger, L'anno liturgico - Seconda Domenica dopo Pasqua (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm

"Santa Caterina da Siena, vergine, 30 aprile"
Guéranger, L'anno liturgico - Santa Caterina da Siena, Vergine (http://www.unavoce-ve.it/pg-30apr.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-30apr.htm




"Seconda Domenica dopo Pasqua (Santa Messa) Don Floriano Abrahamowicz."
https://www.youtube.com/watch?v=LHs5cO4j5r8
"Seconda Domenica dopo Pasqua (Omelia)"
https://www.youtube.com/watch?v=SgYQveDn2Ck
https://www.youtube.com/channel/UCgigVH1_cycHasvCb8ECH8w
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php




Santa Caterina da Siena - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/3953-2/)
http://www.sodalitium.biz/3953-2/
“30 aprile, Santa Caterina da Siena, Vergine (Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380). Terziaria domenicana, nel 1939 fu proclmata da Pio XII patrona d’Italia.
O Caterina santa, giglio di verginità e rosa di carità che ornasti il giardino domenicano, eroina di cristiano zelo che fosti eletta al pari di Francesco singolare Patrona d’Italia, a te noi fiduciosi ricorriamo, invocando la tua potente protezione sopra di noi e sopra tutta la Chiesa di Cristo, tuo diletto, nel cui cuore bevesti inesauribile fonte di ogni grazia e di ogni pace per te e per il mondo.
Da quel cuore divino tu derivasti l’acqua viva di virtù e concordia nelle famiglie, di onesto tratto nella gioventù, di riunione fra i popoli discordi, di rinnovazione del costume pubblico e dell’amore fraterno, compassionevole e benefico verso gl’infelici e i sofferenti, e insegnasti con l’esempio tuo a congiungere l’unione di Cristo con l’amore di patria. Se ami l’Italia e il popolo a te affidato, se la pietà verso di noi ti muove, se ti è cara la tomba in cui Roma venera e onora la tua spoglia verginale, allora, rivolgi benigna il tuo sguardo e il tuo favore sulla nostra pena e sulla nostra preghiera e compi i nostri voti.
Difendi, soccorri e conforta la tua patria e il mondo. Sotto il tuo presidio e tutela siano i figli e le figlie d’Italia, i nostri cuori e le anime nostre, i nostri travagli e le nostre speranze, la nostra fede e il nostro amore: quell’amore e quella fede che furono la tua vita e ti fecero immagine di Cristo crocifisso nello zelo intrepido per la sposa di lui, la santa Chiesa.
O eroica e santa messaggera di unione e di pace per la Chiesa di Cristo, che restituisci al seggio apostolico romano nel suo splendore di autorità e di magistero il Successore di Pietro, proteggilo e consolalo nella sua paterna universale sollecitudine, nei suoi affanni e nei suoi consigli per la salvezza e la pace dei popoli; e ravviva, conserva e accresci in noi e in tutti i fedeli cristiani, o celeste Patrona, l’affetto e la sottomissione che tu nutrivi per lui e per l’ovile di Cristo, nella tranquillità del mondo. Così sia.”



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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare il beato Eutropio, Vescovo e Martire, il quale, consacrato Vescovo dal Papa san Clemènte, fu da lui mandato in Frància, ed ivi, dopo aver lungamente predicato, finalmente morì vincitore, essendogli stato spaccato il capo, per la testimonianza di Cristo. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Vescovo e Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, il beato Eutropio possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr.”



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"Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]."
“30 Avril : Sainte Catherine de Sienne, Vierge (1347-1380).”
“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Deuxième Dimanche après Pâques (2016).
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“30 aprile 2017: SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA.”
“30 APRILE 2017: SANTA CATERINA DA SIENA, VERGINE E PATRONA D'ITALIA E DELLE ISOLE ADIACENTI.”




Guéranger, L'anno liturgico - Santa Caterina da Siena, Vergine (http://www.unavoce-ve.it/pg-30apr.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-30apr.htm
"30 APRILE
SANTA CATERINA DA SIENA, VERGINE.
La Mistica.
Chi oserebbe intraprendere la narrazione dei meriti di Caterina, o anche solo di enumerare i titoli di gloria di cui si circonda il suo nome? Ella occupa uno dei primi posti tra le spose di Gesù: Vergine fedele, si unisce allo Sposo divino fin dai suoi primi anni. La sua vita, consacrata da un sì nobile voto, si svolge in seno alla famiglia, affinché sia in grado di adempiere le missioni sublimi che la Provvidenza le aveva destinato. Ma il Signore, che voleva nondimeno glorificare in lei lo stato religioso, le ispira, per mezzo della professione nel Terz'Ordine, di unirsi ai Frati Predicatori. Ne veste l'abito e per tutta la vita ne segue le regole.
Fin dagli inizi si può riconoscere dal portamento di quella ancella del Signore, qualche cosa di celestiale; come se un angelo si fosse obbligato a venire ad abitare la terra per condurvi corporalmente una vita umana. La sua corsa verso Dio sembra irresistibile, dando l'idea di quello slancio che deve trascinare verso il Sommo Bene le anime glorificate, agli occhi delle quali egli già si mostra e si mostrerà per sempre. Il peso della carne minaccia invano di trattenere il suo volo: l'intensità delle penitenze la macera, la rende dolce e leggera. In questo corpo trasformato, sembra che la sola anima viva. Per sostenersi le basta il solo alimento dell'Eucaristia; e l'unione con Cristo diviene così completa, che le sue sacratissime piaghe s'imprimono sulle membra della vergine, facendola partecipare ai dolori della Passione.
Pur vivendo ad altezze così sublimi, Caterina non resta estranea a nessuna della miserie dei suoi fratelli. Il suo zelo è di fuoco per le anime loro, la sua compassione per le loro infermità corporali è tenera come quella di una madre. Dio ha messo a sua disposizione la sorgente dei prodigi, che ella dispensa a piene mani tra gli uomini. La morte e le malattie cedono al suo impero, ed i miracoli si moltiplicano intorno a lei.
Fin dai primi anni ha cominciato a godere comunicazioni divine, e l'estasi è divenuta il suo stato quasi abituale. I suoi occhi hanno visto spesso il nostro Redentore risorto, che le prodigava carezze e attenzioni. I misteri più grandi sono discesi alla sua portata, ed una scienza, che non ha niente di terrestre, illumina la sua intelligenza. Questa figliola, senza istruzione, detterà scritti sublimi, nei quali la penetrazione più profonda della dottrina celeste viene esposta con una precisione ed una eloquenza sovrumana, e con un accento che anche oggi penetra le anime.
L'azione politica.
Ma il cielo non vuole che tante meraviglie restino sepolte in un angolo dell'Italia. I santi sono l'appoggio della Chiesa; e se la loro opera è spesso misteriosa e nascosta, qualche volta invece si rivela agli sguardi degli uomini. Allora si scorgono in piena luce quei mezzi, con l'aiuto dei quali Dio governa il mondo. Alla fine del secolo XIV si trattava di restituire alla città eterna la presenza del Vicario di Cristo, assente dalla sua cattedra da più di sessant'anni. Nel segreto della presenza di Dio, un'anima santa poteva, per mezzo dei suoi meriti e della sua preghiera, determinare questo ritorno che desiderava tutta la Chiesa. E il Signore volle che tutto ciò si compisse in piena luce.
In nome della Chiesa abbandonata, in nome del suo divin Sposo, che è pure Sposo della Chiesa, Caterina attraversa le Alpi, e si presenta a quel Pontefice che non aveva mai visto Roma e di cui Roma ignorava le fattezze del volto. La Profetessa gl'intima rispettosamente il dovere ch'egli deve compiere; e, per garanzia della missione che assolve, gli rivela un segreto, di cui lui solo poteva aver coscienza. Gregorio XI è conquistato, e la Città eterna rivede finalmente il suo Pastore e padre. Ma, alla morte del Pontefice, uno scisma, presago di grandi disgrazie, porta una lacerazione nel grembo della Chiesa. Caterina lotta ancora contro la tempesta fino alla sua ultima ora; ha compiuto il trentatreesimo anno, ed il Signore Gesù non vuole che sorpassi quell'età già consacrata nella sua persona. Adesso è venuta l'ora in cui la vergine andrà a continuare in cielo la sua opera d'intercessione per quella Chiesa che ha tanto amato, e per le anime riscattate dal sangue di Cristo.
VITA. - Santa Caterina nacque a Siena il 25 luglio 1347. All'età di sette anni fece voto di castità perpetua. Dopo una viva opposizione, la madre le permise di ricevere l'abito delle Suore di san Domenico, ma restando nel mondo. La sua vita, allora, trascorse nella cura dei malati, l'estinzione degli odi che dividevano le famiglie, la conversione dei peccatori, attraverso le sue preghiere e le sue esortazioni. Scrisse al legato del Papa in Italia per domandargli la riforma del clero, il ritorno del Papato da Avignone a Roma e l'organizzazione di una crociata contro gl'infedeli. Nel 1376, inviatavi dai Fiorentini, partì per Avignone per patrocinare, presso il Sommo Pontefice la causa di Firenze in rivolta, che il Papa aveva dovuto colpire d'interdetto. Ne profittò per supplicare di nuovo Gregorio XI di ritornare a Roma. All'inizio del grande scisma, sostenne con ardore la causa di Urbano VI, senza pertanto riuscire a farla trionfare. Favorita delle più insigni grazie spirituali, dettò, durante le estasi, il "Dialogo" che contiene tutta la sua dottrina mistica, e, infine, mori a Roma nel 1380. Il suo corpo riposa nella Chiesa di S. Maria sopra Minerva. Il Papa Pio II la canonizzò nel 1461 e Pio IX nel 1865 la dichiarò compatrona di Roma.
Preghiera per tutti.
Presa completamente dalle gioie della Risurrezione, la Chiesa si rivolge a te, Caterina; a te, che segui l'Agnello, ovunque egli vada (Ap 14,4). In questo luogo di esilio, ove Egli non si fermerà più a lungo, ella non gode che ad intervalli della sua presenza; ti domanda, dunque: "Avresti veduto l'amato del mio cuore?" (Ct 3,3). Tu sei la sua Sposa, e lo è lei pure; ma per te non esistono più né separazioni né quel velo che impedisce la vista, mentre per lei il godimento è raro e rapido, e la luce ancora offuscata dalle ombre.
Ma quale vita è stata la tua, o Caterina! ha unito la più profonda compassione verso i dolori di Gesù alle delizie più vibranti della sua vita glorificata. Tu puoi iniziarci ai misteri del Calvario, e alla magnificenza della Risurrezione. Siamo nel tempo pasquale e in questa novella vita veglia su noi, affinché la vita divina non si spenga mai nelle anime nostre, ma vi sia invece accresciuta da quell'amore di cui tutta la tua esistenza celestiale ci offre l'ammirabile modello.
... per la Chiesa.
Rendici partecipi, o Vergine, di quel tuo attaccamento filiale alla santa Chiesa che ti fece intraprendere cose così grandi. Tu ti affliggevi delle sue afflizioni, e ti rallegravi delle sue gioie, quale figlia devota. Noi pure vogliamo amare la Madre nostra, confessare sempre quel vincolo che ci unisce a lei, difenderla contro i suoi nemici, guadagnarle nuovi figli generosi e fedeli.
Il Signore si servì del tuo debole braccio, o donna ispirata, per rimettere sulla sua cattedra il Pontefice, di cui Roma rimpiangeva l'assenza. Fosti più forte degli elementi umani che si agitano per prolungare una situazione disastrosa per la Chiesa. Le ceneri di Pietro, in Vaticano, quelle di Paolo sulla via Ostiense, le altre di Lorenzo, di Sebastiano, di Cecilia, di Agnese e di tante migliaia di martiri trasalirono nelle loro tombe, quando il carro trionfale che riconduceva Gregorio XI entrò nella Città. Per merito tuo Caterina, avevano termine in quel giorno i settant'anni di quella desolante cattività; e Roma, tornava alla vita.
... per l'Italia.
Prega pure per l'Italia che ti ha tanto amata, che fu così fiera delle tue glorie e di cui tu sei la Padrona. L'empietà e l'eresia oggi vi circolano liberamente; si bestemmia il nome del tuo Sposo, si propagano le dottrine più perverse ad un popolo smarrito, gli s'insegna a maledire tutto ciò che esso aveva venerato; la Chiesa è spesso oltraggiata, la fede, affievolita da un pezzo, minaccia di spegnersi: ricordati della tua patria, Caterina! è ora di accorrere in suo aiuto e di strapparla dalle mani dei suoi mortali nemici. Tutta la Chiesa spera in te per la salvezza di questa illustre provincia del suo impero: calma la tempesta, e salva la fede, in questo naufragio che minaccia di inghiottire tutto.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 585-588."


Guéranger, L'anno liturgico - Seconda Domenica dopo Pasqua (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm
“SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA.
Domenica del Buon Pastore.
Questa Domenica viene designata con l'appellativo popolare di "Domenica del Buon Pastore" perché, alla Messa, vi si legge il brano evangelico di san Giovanni in cui nostro Signore stesso si chiama in questo modo. Un vincolo misterioso unisce tale testo al tempo nostro, poiché è in questi giorni che il Salvatore degli uomini, stabilendo e consolidando la sua Chiesa, cominciò a darle quel Pastore che dovrà governarla fino alla consumazione dei secoli.
Secondo l'eterno decreto, l'Uomo-Dio, tra qualche giorno, non sarà più visibile quaggiù. La terra lo rivedrà solamente alla fine del tempo, quando verrà a giudicare i vivi e i morti. Nondimeno egli non può abbandonare questa umanità, per la quale si è sacrificato sulla croce, che ha vendicato della morte dell'inferno, uscendo vittorioso dal sepolcro. Egli resterà dal cielo il suo Capo; ma cosa avremo noi, per supplire alla sua presenza sulla terra? Avremo la Chiesa. Alla Chiesa lascerà tutta la sua autorità sopra di noi; è nelle mani della Chiesa che depositerà tutte le verità che ha insegnato; è lei che stabilirà quale dispensatrice di tutti i mezzi di salvezza, che ha destinati per gli uomini.
I membri della Chiesa.
Questa Chiesa è una grande società nella quale tutti gli uomini sono chiamati ad entrare: società composta di due generi di membri, gli uni governanti e gli altri governati, gli uni insegnanti e gli altri catechizzati, gli uni santificatori e gli altri santificati. Questa società immortale è la Sposa del Figlio di Dio: è per suo mezzo che genera i suoi eletti. Essa è l'unica madre fuori del cui grembo non vi sarà salvezza per nessuno.
Pietro costituito Pastore.
Ma come sussisterà questa società? Come farà a traversare i secoli ed arrivare così sino alla fine del mondo? chi le darà l'unità e la coesione? quale sarà il legame visibile tra le sue membra, il segno palpabile che la designerà vera Sposa di Cristo, nel caso in cui altre società pretendessero fraudolentemente di rubarle l'onore legittimo? Non avremmo corso nessun rischio se Gesù fosse potuto restare in mezzo a noi, poiché dove c'è lui, c'è anche la verità e la vita; ma "egli se ne va", ci dice, e noi non possiamo ancora seguirlo.
Ascoltate, dunque, e imparate su quale base ha stabilito la legittimità della sua unica Sposa. Durante la sua vita mortale, stando un giorno nel territorio di Cesarea di Filippo, insieme ai suoi Apostoli radunati intorno a lui, li interrogò sull'idea che avevano della sua persona. Uno di loro, Simone, figlio di Giovanni, o Giona, e fratello di Andrea, prese la parola e gli disse: "Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivente". Gesù ricevette con bontà questa testimonianza che non era stata suggerita a Simone da nessun sentimento umano, ma che proveniva dalla sua coscienza, in quel momento divinamente ispirata; e dichiarò all'Apostolo beato che, d'ora in avanti, non sarebbe più stato Simone, ma Pietro. Cristo era stato designato dai Profeti sotto il carattere simbolico della pietra (Is 28,16). Attribuendo così solennemente al suo discepolo questo stesso titolo particolare, dato al Messia, Gesù faceva ben comprendere che Simone avrebbe con lui rapporti diversi da quelli esistenti con gli altri Apostoli. Ma egli continuò il suo discorso: aveva detto a Simone: "Tu sei Pietro" ed ora aggiunse: "e su questa pietra io fonderò la mia Chiesa". Pesiamo le parole del figlio di Dio: "Fonderò la mia Chiesa". Ha dunque un progetto: quello di fondare una Chiesa. Questa Chiesa, però, non è adesso, che egli la fonda; l'opera è ancora differita; ma ciò che sappiamo già con certezza, è che questa Chiesa sarà fondata su Pietro. Pietro ne sarà il fondamento, e chiunque non si appoggerà su Pietro, non farà parte della Chiesa. Ma ascoltiamo ancora: "E le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa". Nello stile ebraico le porte significano le potenze; perciò la Chiesa di Gesù sarà indistruttibile, nonostante tutti gli sforzi dell'inferno. Perché? perché stabile ne è il fondamento. Il Figlio di Dio continua: "Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli". In lingua ebraica le chiavi significano il potere di governare, e nelle parabole del Vangelo il Regno di Dio significa la Chiesa che deve essere fondata da Cristo.
Dicendo a Pietro, che non si chiamerà più Simone, "Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli", Gesù si esprime come se gli dicesse: "Ti farò Re di questa Chiesa, della quale tu sarai nello stesso tempo il fondamento". Nulla di più evidente; ma non dimentichiamo che tutte queste magnifiche promesse riguardano l'avvenire (Mt 16).
Adesso, quest'avvenire è divenuto il presente. Eccoci giunti alle ultime ore di Gesù sulla terra. Il momento è arrivato in cui egli adempirà la sua promessa e fonderà il Regno di Dio, questa Chiesa che doveva costruire quaggiù. Fedeli agli ordini che gli Angeli avevano loro trasmesso, gli Apostoli si sono trasferiti nella Galilea. Il Signore si manifesta sulle rive del lago di Tiberiade, e dopo aver consumato un pasto, che egli stesso aveva loro preparato, mentre stanno attentamente ascoltando le sue parole, chiede improvvisamente al suo discepolo: "Simone, figlio di Giovanni, m'ami tu?".
Rimarchiamo che in quel momento non si rivolse a lui chiamandolo col nome di Pietro; si riporta a quella volta in cui gli disse: "Simone, figlio di Giona, tu sei Pietro"; vuole che i discepoli sentano il legame che unisce la promessa alla sua realizzazione. Pietro con la solita prontezza, risponde all'interrogazione del Maestro: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo". E Gesù, riprendendo la parola con autorità: "Pasci i miei agnelli" dice al discepolo. Poi ripete ancora la domanda: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?" Pietro si meraviglia dell'insistenza con la quale il Maestro sembra incalzarlo; nondimeno risponde con la stessa semplicità: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo". Dopo questa risposta, Gesù torna a dire le stesse parole d'investitura: "Pasci i miei agnelli". I discepoli ascoltano rispettosamente questo dialogo: capiscono che, ancora una volta, Pietro è trattato in modo particolare; che, in questo momento, egli riceve qualcosa che essi non avrebbero ricevuto. I ricordi di Cesarea di Filippo tornano loro alla mente e si sovvengono dello speciale riguardo che il Maestro, dopo quel giorno, ha sempre avuto per Pietro. Ma non è ancora tutto finito. Per la terza volta Gesù interpella Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, m'ami tu?". A questo punto l'Apostolo non regge più. Questi tre appelli al suo amore, fatti da Gesù, hanno risvegliato in lui il triste ricordo dei tre dinieghi davanti alla serva di Caifa. Sente un'allusione alla sua infedeltà ancora così recente, ed è chiedendo grazia, che questa volta risponde con maggiore compunzione che sicurezza: "Signore, tu sai tutto; tu conosci che io ti amo".
Allora il Signore, mettendo l'ultimo suggello all'autorità di Pietro, pronuncia quelle parole: "Pasci le mie pecore" (Gv 21).
Ecco dunque Pietro eletto Pastore da colui stesso che ci disse "Io sono il buon Pastore". Il Signore per prima cosa, e per ben due volte, ha dato al suo discepolo l'incarico di curare i suoi "agnelli"; non era ancora l'elezione a Pastore; ma quando l'incarica di pascere anche "le pecore", tutto l'intero gregge viene posto sotto la sua autorità.
Si manifesti, ora, la Chiesa; che ella si elevi, che si propaghi! Simone, il figlio di Giovanni, ne è proclamato il capo visibile. È un edificio, questa Chiesa? egli ne è la Pietra fondamentale. È un Regno? egli ne possiede le Chiavi, ossia lo scettro. È un ovile? egli ne è il Pastore. Sì, sarà un ovile, la Chiesa che Gesù sta organizzando in quel momento, e che nel giorno della Pentecoste si rivelerà. Il Verbo di Dio è disceso dal Cielo "a fine di radunare insieme i dispersi figli di Dio" (Gv 11,52). E si avvicina il momento nel quale non vi sarà più che "un solo ovile e un solo Pastore" (ivi 10,16). Noi ti benediciamo, ti ringraziamo, o divino nostro Pastore! Questa Chiesa da te fondata in quei giorni, per mezzo tuo sussiste, ed attraversa i secoli, raccogliendo e salvando tutte le anime che a lei si affidano. La sua legittimità, la sua forza, la sua unità, le vengono da te, Pastore suo onnipotente e misericordioso. Noi ti benediciamo e ti ringraziamo pure, o Gesù, per la previdenza con la quale hai provveduto a mantenere questa legittimità, questa forza, questa unità, dandoci Pietro tuo vicario; Pietro, nostro Pastore in te e per te Pietro, al quale pecore e agnelli devono ubbidienza; Pietro, in cui tu dimorerai visibilmente fino alla consumazione dei secoli.
Nella Chiesa greca, la seconda Domenica dopo Pasqua che chiamiamo del "Buon Pastore" è designata sotto il nome di Domenica delle sante mirofore o porta-profumi. Vi viene particolarmente celebrata la pietà delle pie donne che portarono i profumi al Sepolcro, per imbalsamare il corpo del Salvatore. Giuseppe di Arimatea ha pure la sua parte, nei cantici di cui si compone l'officio della Chiesa greca durante questa settimana.
MESSA
EPISTOLA (Pt 2,21-25). - Carissimi: Cristo ha sofferto per noi, lasciandovi l'esempio, affinché ne seguiate le orme. Egli, che non commise peccato, né ebbe mai frode sulla bocca, venendo maledetto non malediceva, strapazzato non minacciava, si rimetteva nelle mani di chi ingiustamente lo giudicava. Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sopra la croce, affinché, morti al peccato e sanati dalle sue piaghe, viviamo alla giustizia. Eravate infatti pecore erranti, ma ora siete ritornati al pastore e vescovo delle anime vostre.
L'esempio di Cristo.
Il Principe degli Apostoli, il Pastore visibile della Chiesa, ci ha fatto ora udire la sua parola. Osservate come nella fine di questo brano Pietro orienta il nostro pensiero sul Pastore invisibile, di cui è il vicario. Con quanta modestia evita qualsiasi allusione a se stesso. È il medesimo Pietro che, guidando Marco, il discepolo, nella compilazione del suo Vangelo, non volle che vi raccontasse l'investitura che Cristo gli diede su tutto il gregge, ed invece non omettesse niente nel riferire il triplice diniego presso Caifa.
Con quale tenerezza l'Apostolo ci parla qui del suo Maestro, delle sofferenze da lui sopportate, della sua pazienza, della sua dedizione, fino alla morte, verso le povere pecorelle erranti che dovevano formare il suo ovile! Queste parole, un giorno troveranno applicazione in Pietro stesso. Verrà l'ora in cui sarà anche lui affisso ad una croce, in cui si mostrerà paziente come il suo Maestro in mezzo agli oltraggi ed ai maltrattamenti. Gesù glielo aveva predetto: poiché, dopo avergli affidato pecore e agnelli, aggiunse che sarebbe venuto il tempo in cui Pietro "divenuto vecchio stenderebbe le sua mani" sulla croce e che la violenza dei carnefici si sarebbe praticata sulla sua debolezza (Gv 21). E ciò accadrà non soltanto per la persona di Pietro, ma ad un numero notevole dei suoi successori, che fanno una sola cosa con lui, e che si vedranno, durante i secoli, perseguitati, esiliati, imprigionati, messi a morte. Seguiamo anche noi le tracce di Gesù, soffrendo volentieri per amore della giustizia; noi lo dobbiamo a Colui che, uguale nella gloria a Dio Padre, da tutta l'eternità, si è degnato scendere sulla terra per essere "il Pastore e il Vescovo delle anime nostre".
VANGELO (Gv 10, 11-16). - In quel tempo: Gesù disse ai Farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Il mercenario invece, e chi non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, e lascia le pecore e fugge, e il lupo le azzanna e disperde. Il mercenario fugge perché è mercenario e non gl'importa delle pecore. Io sono il buon pastore e conosco le mie pecorelle, e le mie (pecorelle) conoscono me; come il Padre conosce me ed io conosco il Padre; e per le mie pecorelle do la vita. E ho delle altre pecorelle che non sono di quest'ovile; anche quelle bisogna che raduni, e daranno ascolto alla mia voce, e si avrà un solo ovile e un solo pastore.
La sottomissione all'unico Pastore.
O Pastore divino delle anime nostre, come è grande il tuo amore per le pecorelle! Arrivi fino a dare la vita, affinché esse siano salve! Il furore dei lupi non ti fa fuggire; tu ti offri vittima per distogliere da esse il dente mortale che vorrebbe divorarle; sei morto in nostra vece perché eri nostro Pastore. Noi non ci meravigliamo più che tu abbia voluto da Pietro un amore più grande di quello che aspettavi dai suoi fratelli: volevi stabilirlo loro e nostro Pastore.
Pietro ha risposto con assoluta sicurezza che ti amava, e tu gli hai conferito quel titolo che ti apparteneva, e il potere di esercitare le tue mansioni, perché egli ti rimpiazzasse quando saresti sparito dai nostri sguardi. Sii benedetto, Pastore divino, poiché hai provveduto ai bisogni del tuo ovile, che non poteva conservarsi Uno, se avesse avuto molti pastori senza quello Supremo. Per conformarci ai tuoi ordini, c'inchiniamo con amore e sottomissione avanti a Pietro, baciamo con rispetto i suoi sacri piedi; poiché è, per suo mezzo, che noi raggiungiamo te, e che siamo le tue pecorelle. Conservaci, Gesù, nell'ovile di Pietro, che è il tuo. Allontana da noi il mercenario, che vorrebbe usurpare il posto e i diritti del Pastore. Con profana violenza egli diviene un intruso nell'ovile, dandosi delle arie da maestro, ma non conosce le pecore e queste non conoscono lui. Attirato, non dallo zelo, ma dalla cupidigia e dall'ambizione, fugge all'avvicinarsi del pericolo. Quando non si è mossi che da interessi umani, non si sacrifica la propria vita per gli altri; il pastore scismatico ama se stesso; non ama le tue pecorelle; perché allora darebbe la sua vita per loro?
Liberaci da questi mercenari, o Gesù! Ci separerebbero da te, staccandoci da Pietro, che tu hai stabilito tuo Vicario. E noi non ne vogliamo riconoscere altri. Anatema chiunque volesse comandarci in tuo nome, e non fosse inviato da Pietro! Falso pastore, non si appoggerebbe sulla pietra fondamentale, e non avrebbe le chiavi del Regno dei Cieli; non potrebbe altro che perderci.
Accordaci, o nostro buon Pastore, di restare sempre con te e con Pietro, di cui tu stesso sei il fondamento, come egli è il nostro; e allora noi potremo sfidare tutte le tempeste. Tu l'hai detto, Signore: "l'uomo prudente ha costruito la sua casa sopra la roccia. Cadde la pioggia a dirotto, i fiumi strariparono, soffiarono i venti e s'abbatterono su quella casa, ed essa non crollò, perché fondata sopra la roccia" (Mt 7,24-25).
PREGHIAMO
O Dio, che con le sofferenze del tuo Figlio, hai rialzato il mondo decaduto, concedi ai fedeli una perenne letizia e, dopo averli liberati dal pericolo della morte eterna, fa' loro godere l'eterna felicità.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 127-133.”





Luca, Sursum Corda!

Holuxar
15-04-18, 22:48
15 APRILE 2018: SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA, Domenica del Buon Pastore…



«SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Domenica del Buon Pastore.»
"Guéranger, L'anno liturgico - Seconda Domenica dopo Pasqua"
Guéranger, L'anno liturgico - Seconda Domenica dopo Pasqua (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm




SANTA MESSA domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamovicz alla "Domus Marcel Lefebvre" di Paese (TV) alle ore 10.30 stamattina 15 APRILE 2018: SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA, Domenica del Buon Pastore:


«II Domenica d. Pasqua (Santa Messa).
https://www.youtube.com/watch?v=YMVJI2Abveg
II domenica d. Pasqua (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=Z6jPR5QLn_U
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php) »




«Omelie dell'I·M·B·C a Ferrara
https://www.youtube.com/channel/UCQZ3TmSl2G-HXEQsb7zruAw
Omelia del Rev. Don Francesco Ricossa del 15.04.2018, 2° domenica dopo Pasqua
https://www.youtube.com/watch?v=Kg2YbGR7Ll0
Centralità del Sacerdozio e manomissione modernista dei riti - Don Ricossa - 2° dopo Pasqua
https://www.youtube.com/watch?v=rNPQ2ff7PZ0 »


Domenica del Buon Pastore - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/domenica-del-buon-pastore/)
http://www.sodalitium.biz/domenica-del-buon-pastore/
«15 aprile 2018, Domenica del Buon Pastore.
Questa Domenica viene designata con l’appellativo popolare di “Domenica del Buon Pastore” perché, alla Messa, vi si legge il brano evangelico di san Giovanni in cui nostro Signore stesso si chiama in questo modo. Un vincolo misterioso unisce tale testo al tempo nostro, poiché è in questi giorni che il Salvatore degli uomini, stabilendo e consolidando la sua Chiesa, cominciò a darle quel Pastore che dovrà governarla fino alla consumazione dei secoli.
Vangelo (Gv 10, 11-16). – In quel tempo: Gesù disse ai Farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Il mercenario invece, e chi non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, e lascia le pecore e fugge, e il lupo le azzanna e disperde. Il mercenario fugge perché è mercenario e non gl’importa delle pecore. Io sono il buon pastore e conosco le mie pecorelle, e le mie (pecorelle) conoscono me; come il Padre conosce me ed io conosco il Padre; e per le mie pecorelle do la vita. E ho delle altre pecorelle che non sono di quest’ovile; anche quelle bisogna che raduni, e daranno ascolto alla mia voce, e si avrà un solo ovile e un solo pastore.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/12974396_10207546269912731_2601686102997567015_n-238x300.jpg


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Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Deuxième Dimanche après Pâques.”
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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Deuxième Dimanche après Pâques.
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_04_10_avril.mp3”
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“15 avril : Saintes Anastasie et Basilisse, Martyres († 64).”
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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
SVRSVM CORDA® n° 108 del 15 aprile 2018 - www.sursumcorda.cloud
Numero 108 - anno III - di SVRSVM CORDA® del 15 aprile 2018.
- Comunicato numero 108. I Magi;
- La teologia dei Magi;
- Preghiera a San Giustino, Martire;
- Gli anatemi del Concilio di Efeso, numeri 9 e 10;
- Preghiera a Sant’Ermenegildo, Martire;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Giovanni Nano (parte 2);
- Preghiera a San Zeno, Vescovo e Martire;
- San Tommaso: scelta del luogo adatto alla fondazione di una città;
- Preghiere a San Leone Magno, Papa;
- Dizionario di teologia dommatica. L’Illuminismo.
Già disponibili sul sito:
- Teologia Politica 97. L’autorità della Chiesa nella società e le rivendicazioni moderne;
- Racconti miracolosi n° 56. Totila Re degli Ostrogoti e San Benedetto di Norcia.
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"Il padre Poemen raccontava che il padre Giovanni Nano aveva pregato Dio e furono allontanate da lui le passioni e fu liberato da ogni sollecitudine. Si recò allora da un anziano e gli disse: «Mi trovo nella quiete, e non devo sostenere nessuna lotta». Gli disse il vecchio: «Va’ e prega Dio perché sopraggiunga su di te la lotta e tu ne tragga quella contrizione ed umiltà che avevi prima. È attraverso la lotta che l’anima progredisce». L’altro pregò Dio per questo e, quando giunse la lotta, non pregò più perché la allontanasse da lui. Chiedeva invece: «Dammi, Signore, pazienza nei combattimenti» (208bc; PJ VII, 8)."


“Domenica del buon Pastore. «Il buon pastore offre la vita per le pecore». La carità (che si compiace della verità, 1Cor. 13,6, ndR) è il primo dovere del buon pastore, perciò dice Gesù: "Il buon pastore offre la vita per le sue pecore". Infatti c'è differenza tra il buono e il cattivo pastore: il buon pastore ha di mira il vantaggio del gregge, mentre il cattivo il proprio. Questo infatti dice il profeta: "Guai ai pastori d'Israele che pascolano se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?" (Ez. 34,2). Colui che non fa altro che utilizzare il gregge a proprio vantaggio non è un buon pastore... Un buon pastore, in senso proprio, sopporta molte cose per il gregge sul quale veglia, come testimonia Giacobbe: "Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo" (Gen. 31,40)... Siccome la salvezza del gregge spirituale ha maggior peso della vita corporale del pastore, quando incombe il pericolo del gregge (in primo luogo l'apostasia, l'eresia e lo scisma, ndR) ogni pastore spirituale deve affrontare il sacrificio della vita corporale. Questo dice il Signore: "Il buon pastore offre la sua vita per le sue pecore". Egli consacra loro la sua persona nell'esercizio dell'autorità e della carità... Cristo ci ha dato l'esempio di questo insegnamento: "Egli ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per il fratelli" (1 Gv 3,6). (da Esposizione su Giovanni, c.10, lett. 3, 1-2).”
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“La perfezione dello stato episcopale consiste nel fatto che uno per amore di Dio si obbliga ad attendere alla salvezza delle anime. Perciò uno è obbligato a conservare la cura pastorale, fino a che è in grado di giovare alla salvezza delle anime a lui affidate. Compito questo che egli non deve trascurare neppure per attendere alla contemplazione di Dio; poiché l'Apostolo per il bene dei fedeli tollerava con pazienza persino il differimento della contemplazione della vita futura. Così infatti scriveva ai Filippesi: "Che cosa io debba preferire non so, son messo alle strette dalle due parti: avendo il desiderio di andarmene e d'essere con Cristo, che è molto meglio; ma il rimanere nella carne è necessario per voi. E in questa fiducia so che rimarrò". E neppure deve abbandonare il suo ufficio per evitare avversità di qualsiasi genere, o per altri vantaggi; poiché, come dice il Vangelo, "il buon Pastore dà la sua vita per le sue pecorelle". Talora però può capitare che a un vescovo, in una maniera o nell'altra, venga impedito di procurare il bene dei suoi sudditi. (...) Talora l'impedimento può nascere da un difetto dei sudditi, ai quali non è piu in grado di fare del bene. Di qui le parole di S. Gregorio: "È giusto sopportare i cattivi là dove ci sono dei buoni che è possibile aiutare. Ma dove manchi ogni frutto nei buoni, il travaglio che si subisce dai cattivi diventa inutile. Ecco perché talora i perfetti, considerando la sterilità dei loro sforzi, pensano di andare altrove, per lavorare con frutto in altri luoghi". - Talora poi l'impedimento può derivare da terze persone: come quando l'elezione di un individuo suscita gravi scandali. L'Apostolo infatti diceva: "Se il cibo è di scandalo a un mio fratello, piuttosto non voglio mangiare più carne in perpetuo". Purché lo scandalo non sia dovuto alla malizia di chi vuole osteggiare la fede o i diritti della Chiesa. In tal caso lo scandalo non deve far deporre la cura pastorale, sull'esempio di Cristo, il quale a proposito di chi si scandalizzava della verità del suo insegnamento diceva: "Lasciateli stare: sono ciechi e guide di ciechi". San Tommaso d'Aquino, Summa Th., II-II, q. 185, a. 4.”


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“Cara Madre mia Maria, per quanto amate Gesu-Cristo ottenetemi questa perseveranza e la corona di gloria. Così spero, così sia.”
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“15 aprile 2018: SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Domenica del Buon Pastore.”


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“15 aprile 2018: Beato Lorenzino da Marostica, martire, vittima di omicidio rituale.
La miracolosa storia del Beato Lorenzino.
Il Beato Lorenzino Sossio (o Fossa o Fosser o De Lorenzoni) nacque nella contrada di Valrovina (frazione di Bassano del Grappa) nel 1480. Il padre, milite della Serenissima, dopo una sola notte di matrimonio, fu costretto a partire per la guerra; tornato dopo nove mesi trovò la moglie con in braccio il neonato di dieci giorni appena. Credendosi tradito e colto da improvvisa gelosia, sguainò la spada e minacciò di uccidere la sposa, che, devota della Santissima Vergine, ne invocò la protezione nel pericolo.
Ed ecco il primo miracolo: l’infante di soli dieci giorni s’interpose, afferrò con le mani la spada del padre, e gli disse: ”Fermati, padre mio, ch’io sono tuo figlio”.
Cinque anni dopo, il 5 aprile 1485, questo fanciullo di grazie preclare, venne attirato in una località isolata (Caluga) da alcuni individui, che lo trafissero con lunghi chiodi di ferro per stillarne il sangue e lo circoncisero; compiuto lo scellerato crimine furono scorti da un eremita mentre si allontanavano dal luogo dopo aver tentato di occultare il cadavere sotto un mucchio di pietre; nonostante ogni loro sforzo, sempre restava tuttavia scoperto qualche lembo del corpicino insanguinato.
Dato l’allarme, fra lo strazio dei genitori, gli venne data una prima sepoltura nella nuda terra, segno che, prudentemente, non si dava ancora per scontato trattarsi di martirio. Ma, nella notte, il corpo del piccolo Beato emanava raggi di luce e profumo di fiori fragranti, mentre dalla terra sporgeva il braccino con la mano destra rivolta verso il cielo; questi eventi meravigliarono la popolazione e le autorità.
Si decise quindi di dargli sepoltura in chiesa. Ma essendo sorta disputa fra bassanesi e marosticensi, che se ne contendevano le spoglie, ci si accordò di collocare la piccola salma sopra un carro, trainato da due giovenche e di lasciare che fosse la Provvidenza a indicare con qualche suo segno speciale la città prescelta. All’altezza del bivio tra Bassano e Marostica le giovenche spontaneamente si diressero verso Marostica, fermandosi soltanto all’altezza della scalinata che oggi conduce al convento di San Sebastiano e dove un capitello ricorda il Beato innocente.
Intorno alle reliquie incorrotte del Beato, subito fiorirono grazie e miracoli; addirittura le unghie delle mani e dei piedi e i capelli biondi del piccolo Martire continuarono a crescere per anni, fino a quando la madre, che sola aveva il privilegio di tagliarglieli e che intanto era rimasta vedova, non si risposò.
Dopo diverse traslazioni, a causa delle soppressioni napoleoniche, le spoglie del Beato Lorenzino trovarono riposo nell’attuale chiesa parrocchiale. Durante l’ultimo conflitto mondiale, per le mani del parroco Don Casto Poletto, i marosticensi fecero voto solenne di erigere in suo onore una cappella ove la loro città fosse scampata alla distruzione.
Esauditi, i marosticensi sciolsero il loro voto inaugurando solennissimamente, nell’aprile 1947, alla presenza dei vescovi di Reggio Emilia (Mons. Socche) e di Vicenza (Mons. C. Zinato) la costruzione.
Il culto ab immemorabili prestato al Beato e il pronunciamento delle supreme autorità ecclesiastiche
Il Beato Lorenzino ricevette dunque un culto ab immemorabili, ultracentenario prima del 1634, come richiesto dai decreti del Papa Urbano VIII, grazie all’ininterrotta approvazione dei vescovi di Padova e di Vicenza sotto cui alternativamente fu posta Marostica. Ininterrotta, giacchè, come si evince dal dibattimento del 31 agosto 1867 in Roma, presso la Sacra Congregazione dei Riti, dibattimento che precedette il decreto della stessa Congregazione e del Papa Pio IX (5 settembre 1867) di confermazione del culto del Beato Lorenzino, l’antica decisione del vescovo Barozzi di vietare il culto pubblico in quel lontano 1488, fu ritenuta coatta, assunta cioè al solo scopo d’impedire turbative dell’ordine pubblico.
In effetti già nel 1602 il vescovo di Padova, Mons. Marco Corner, aveva formalmente introdotta a Roma la causa di beatificazione; per la morte del vescovo la causa fu tuttavia interrotta e in seguito gli atti andarono perduti, insieme con manoscritti, ex voto e quadri, in un rogo appiccato in un raptus di follia dal sagrestano del convento di San Sebastiano, dov’erano depositati gli originali. Uno solo di questi quadri andati a fuoco documentava ben ventidue grazie ottenute per intercessione del Beato nello spazio di un solo anno.
Tra i molti vescovi che permisero il culto del Beato, si annoverano il Beato Gregorio Barbarigo ed il Card. Carlo Rezzonico, poi Papa col nome di Clemente XIII.
Nel 1867 spettò al Vescovo di Vicenza, Mons. Giovanni Antonio Farina, l’onore di promuovere a Roma la causa di confermazione del culto del Martire Lorenzino, trionfalmente conclusa col citato decreto della Sacra Congregazione per i Riti, approvato da Pio IX.
Il 5 maggio 1889 l’allora Vescovo di Vicenza, Mons. Antonio Maria de Pol celebrò solennemente la Santa Messa in onore del Beato nella chiesa di Marostica, pronunciando nell’occasione una memorabile omelia, in cui chiamava fortunati i marosticensi: alludendo al Beato Lorenzino, “Voi possedete”, dichiarava il Vescovo, “un tesoro, invidiatovi a ragione da altre terre; possedete un pegno prezioso dell’amore divino. Deh! Fate di serbar voi, i vostri figli e i vostri nipoti degni di tanto onore e di tanta gloria. E lo farete certo, se porrete ogni cura nel difendere e nel custodire inalterata la fede degli avi, che è la fede cattolica [...]”. E riferendosi alla massoneria, ormai al potere attraverso la rivoluzione francese ed il cosiddetto risorgimento, anche nell’Italia cattolica, proseguiva: “Lo farete se con quella forza che viene da Dio, e che vi intercederà il glorioso Lorenzino, resisterete strenuamente alle false dottrine dei seguaci della giudaica superstizione, qualsiasi nome e qualsiasi forma si prenda oggidì. [...] Sì, è bene che lo sappiate dalla bocca del vostro Vescovo, che una setta perversa continua oggidì le superstizioni e le empietà giudaiche, assai probabilmente animata, sorretta e in parte ingannata dagli ostinati discendenti dei crocifissori di Cristo e carnefici del nostro Lorenzino; setta d’uomini perduti, che aspirano non tanto ad uccidere un cristiano, quanto ad uccidere lo stesso Cristianesimo”.
Nel 1885, in occasione del IV centenario del martirio del Beato Lorenzino, presenziò alla solenne funzione, stando a quanto scrive Don Igino Milan, nella sua opera Il Beato Lorenzino da Marostica nella storia e nel culto, lo stesso Patriarca di Venezia, Cardinale Agostini.
Dal 7 al 9 aprile 1910, presente l’allora vescovo di Vicenza, Mons. Antonio Feruglio, si tenne una delle tante solenni traslazione dell’urna del Beato; lo stesso Presule nel 1908 si congratulava col polemista cattolico, Don Ottavio Ronconi, per aver “saputo difendere l’onore [...] di tre Beati, uno dei quali il nostro Beato Lorenzino di Marostica, ribattendo vittoriosamente le gratuite insinuazioni onde taluni si sforzano di scagionare gli ebrei dall’orribile delitto di esserne stati i carnefici”.
La messa propria del Beato, le sue reliquie, l’iconografia
Nel 1870 Pio IX, concesse l’ufficiatura propria del Beato, in onore di Lorenzino Sossio e a beneficio del clero di Padova e di Vicenza, fissando al 15 aprile la sua festa liturgica e la festa esterna cittadina alla seconda Domenica dopo Pasqua.
Il braccio e la mano destra del Beato si conservano tuttora esposte al culto e alla devozione in un altare laterale della chiesa di Sant’Ambrogio a Valrovina, luogo di nascita di Lorenzino.
Nella parrocchiale di Santa Maria Assunta, in Marostica, rimane la grande cappella laterale in onore di Lorenzino, con la sua urna e i dipinti (incruenti); la forte devozione popolare depone ancora fiori e candele al suo altare.Anche il soffitto della parrocchiale vede effigiato il Beato Lorenzino. A lui rimane a tutt’oggi intestata la via che fiancheggia la chiesa e una scuola materna, retta dalle suore. Rimane pure il capitello in fondo alla strada a lui dedicata.
Anche nel borgo natale di Valrovina la via principale reca il nome del Beato Lorenzino; quadri (incruenti) che lo effigiano sono nella chiesa di Sant’Ambrogio, specie sul soffitto; un’edicola a monte della chiesa è dedicata al piccolo martire ed in esso un quadro ricorda il primo miracolo della parola, a soli dieci giorni d’età.
A Caluga, ai margini del bosco, un capitello si erge sul luogo dove il piccolo Martire fu sacrificato. Sulla parete di fondo alcuni carnefici ebrei lo stanno martirizzando: i loro volti sembrano però volutamente scalpellati per render difficilmente riconoscibile la scena."


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https://www.radiospada.org/2018/04/vita-est-militia-cardinale-fabrizio-ruffo/
“Nota di Radio Spada; continua oggi, nella domenica del Buon Pastore, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.”







Guéranger, L'anno liturgico - Seconda Domenica dopo Pasqua (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm
«SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA.
Domenica del Buon Pastore.
Questa Domenica viene designata con l'appellativo popolare di "Domenica del Buon Pastore" perché, alla Messa, vi si legge il brano evangelico di san Giovanni in cui nostro Signore stesso si chiama in questo modo. Un vincolo misterioso unisce tale testo al tempo nostro, poiché è in questi giorni che il Salvatore degli uomini, stabilendo e consolidando la sua Chiesa, cominciò a darle quel Pastore che dovrà governarla fino alla consumazione dei secoli.
Secondo l'eterno decreto, l'Uomo-Dio, tra qualche giorno, non sarà più visibile quaggiù. La terra lo rivedrà solamente alla fine del tempo, quando verrà a giudicare i vivi e i morti. Nondimeno egli non può abbandonare questa umanità, per la quale si è sacrificato sulla croce, che ha vendicato della morte dell'inferno, uscendo vittorioso dal sepolcro. Egli resterà dal cielo il suo Capo; ma cosa avremo noi, per supplire alla sua presenza sulla terra? Avremo la Chiesa. Alla Chiesa lascerà tutta la sua autorità sopra di noi; è nelle mani della Chiesa che depositerà tutte le verità che ha insegnato; è lei che stabilirà quale dispensatrice di tutti i mezzi di salvezza, che ha destinati per gli uomini.
I membri della Chiesa.
Questa Chiesa è una grande società nella quale tutti gli uomini sono chiamati ad entrare: società composta di due generi di membri, gli uni governanti e gli altri governati, gli uni insegnanti e gli altri catechizzati, gli uni santificatori e gli altri santificati. Questa società immortale è la Sposa del Figlio di Dio: è per suo mezzo che genera i suoi eletti. Essa è l'unica madre fuori del cui grembo non vi sarà salvezza per nessuno.
Pietro costituito Pastore.
Ma come sussisterà questa società? Come farà a traversare i secoli ed arrivare così sino alla fine del mondo? chi le darà l'unità e la coesione? quale sarà il legame visibile tra le sue membra, il segno palpabile che la designerà vera Sposa di Cristo, nel caso in cui altre società pretendessero fraudolentemente di rubarle l'onore legittimo? Non avremmo corso nessun rischio se Gesù fosse potuto restare in mezzo a noi, poiché dove c'è lui, c'è anche la verità e la vita; ma "egli se ne va", ci dice, e noi non possiamo ancora seguirlo.
Ascoltate, dunque, e imparate su quale base ha stabilito la legittimità della sua unica Sposa. Durante la sua vita mortale, stando un giorno nel territorio di Cesarea di Filippo, insieme ai suoi Apostoli radunati intorno a lui, li interrogò sull'idea che avevano della sua persona. Uno di loro, Simone, figlio di Giovanni, o Giona, e fratello di Andrea, prese la parola e gli disse: "Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivente". Gesù ricevette con bontà questa testimonianza che non era stata suggerita a Simone da nessun sentimento umano, ma che proveniva dalla sua coscienza, in quel momento divinamente ispirata; e dichiarò all'Apostolo beato che, d'ora in avanti, non sarebbe più stato Simone, ma Pietro. Cristo era stato designato dai Profeti sotto il carattere simbolico della pietra (Is 28,16). Attribuendo così solennemente al suo discepolo questo stesso titolo particolare, dato al Messia, Gesù faceva ben comprendere che Simone avrebbe con lui rapporti diversi da quelli esistenti con gli altri Apostoli. Ma egli continuò il suo discorso: aveva detto a Simone: "Tu sei Pietro" ed ora aggiunse: "e su questa pietra io fonderò la mia Chiesa". Pesiamo le parole del figlio di Dio: "Fonderò la mia Chiesa". Ha dunque un progetto: quello di fondare una Chiesa. Questa Chiesa, però, non è adesso, che egli la fonda; l'opera è ancora differita; ma ciò che sappiamo già con certezza, è che questa Chiesa sarà fondata su Pietro. Pietro ne sarà il fondamento, e chiunque non si appoggerà su Pietro, non farà parte della Chiesa. Ma ascoltiamo ancora: "E le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa". Nello stile ebraico le porte significano le potenze; perciò la Chiesa di Gesù sarà indistruttibile, nonostante tutti gli sforzi dell'inferno. Perché? perché stabile ne è il fondamento. Il Figlio di Dio continua: "Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli". In lingua ebraica le chiavi significano il potere di governare, e nelle parabole del Vangelo il Regno di Dio significa la Chiesa che deve essere fondata da Cristo.
Dicendo a Pietro, che non si chiamerà più Simone, "Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli", Gesù si esprime come se gli dicesse: "Ti farò Re di questa Chiesa, della quale tu sarai nello stesso tempo il fondamento". Nulla di più evidente; ma non dimentichiamo che tutte queste magnifiche promesse riguardano l'avvenire (Mt 16).
Adesso, quest'avvenire è divenuto il presente. Eccoci giunti alle ultime ore di Gesù sulla terra. Il momento è arrivato in cui egli adempirà la sua promessa e fonderà il Regno di Dio, questa Chiesa che doveva costruire quaggiù. Fedeli agli ordini che gli Angeli avevano loro trasmesso, gli Apostoli si sono trasferiti nella Galilea. Il Signore si manifesta sulle rive del lago di Tiberiade, e dopo aver consumato un pasto, che egli stesso aveva loro preparato, mentre stanno attentamente ascoltando le sue parole, chiede improvvisamente al suo discepolo: "Simone, figlio di Giovanni, m'ami tu?".
Rimarchiamo che in quel momento non si rivolse a lui chiamandolo col nome di Pietro; si riporta a quella volta in cui gli disse: "Simone, figlio di Giona, tu sei Pietro"; vuole che i discepoli sentano il legame che unisce la promessa alla sua realizzazione. Pietro con la solita prontezza, risponde all'interrogazione del Maestro: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo". E Gesù, riprendendo la parola con autorità: "Pasci i miei agnelli" dice al discepolo. Poi ripete ancora la domanda: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?" Pietro si meraviglia dell'insistenza con la quale il Maestro sembra incalzarlo; nondimeno risponde con la stessa semplicità: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo". Dopo questa risposta, Gesù torna a dire le stesse parole d'investitura: "Pasci i miei agnelli". I discepoli ascoltano rispettosamente questo dialogo: capiscono che, ancora una volta, Pietro è trattato in modo particolare; che, in questo momento, egli riceve qualcosa che essi non avrebbero ricevuto. I ricordi di Cesarea di Filippo tornano loro alla mente e si sovvengono dello speciale riguardo che il Maestro, dopo quel giorno, ha sempre avuto per Pietro. Ma non è ancora tutto finito. Per la terza volta Gesù interpella Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, m'ami tu?". A questo punto l'Apostolo non regge più. Questi tre appelli al suo amore, fatti da Gesù, hanno risvegliato in lui il triste ricordo dei tre dinieghi davanti alla serva di Caifa. Sente un'allusione alla sua infedeltà ancora così recente, ed è chiedendo grazia, che questa volta risponde con maggiore compunzione che sicurezza: "Signore, tu sai tutto; tu conosci che io ti amo".
Allora il Signore, mettendo l'ultimo suggello all'autorità di Pietro, pronuncia quelle parole: "Pasci le mie pecore" (Gv 21).
Ecco dunque Pietro eletto Pastore da colui stesso che ci disse "Io sono il buon Pastore". Il Signore per prima cosa, e per ben due volte, ha dato al suo discepolo l'incarico di curare i suoi "agnelli"; non era ancora l'elezione a Pastore; ma quando l'incarica di pascere anche "le pecore", tutto l'intero gregge viene posto sotto la sua autorità.
Si manifesti, ora, la Chiesa; che ella si elevi, che si propaghi! Simone, il figlio di Giovanni, ne è proclamato il capo visibile. È un edificio, questa Chiesa? egli ne è la Pietra fondamentale. È un Regno? egli ne possiede le Chiavi, ossia lo scettro. È un ovile? egli ne è il Pastore. Sì, sarà un ovile, la Chiesa che Gesù sta organizzando in quel momento, e che nel giorno della Pentecoste si rivelerà. Il Verbo di Dio è disceso dal Cielo "a fine di radunare insieme i dispersi figli di Dio" (Gv 11,52). E si avvicina il momento nel quale non vi sarà più che "un solo ovile e un solo Pastore" (ivi 10,16). Noi ti benediciamo, ti ringraziamo, o divino nostro Pastore! Questa Chiesa da te fondata in quei giorni, per mezzo tuo sussiste, ed attraversa i secoli, raccogliendo e salvando tutte le anime che a lei si affidano. La sua legittimità, la sua forza, la sua unità, le vengono da te, Pastore suo onnipotente e misericordioso. Noi ti benediciamo e ti ringraziamo pure, o Gesù, per la previdenza con la quale hai provveduto a mantenere questa legittimità, questa forza, questa unità, dandoci Pietro tuo vicario; Pietro, nostro Pastore in te e per te Pietro, al quale pecore e agnelli devono ubbidienza; Pietro, in cui tu dimorerai visibilmente fino alla consumazione dei secoli.
Nella Chiesa greca, la seconda Domenica dopo Pasqua che chiamiamo del "Buon Pastore" è designata sotto il nome di Domenica delle sante mirofore o porta-profumi. Vi viene particolarmente celebrata la pietà delle pie donne che portarono i profumi al Sepolcro, per imbalsamare il corpo del Salvatore. Giuseppe di Arimatea ha pure la sua parte, nei cantici di cui si compone l'officio della Chiesa greca durante questa settimana.
MESSA
EPISTOLA (Pt 2,21-25). - Carissimi: Cristo ha sofferto per noi, lasciandovi l'esempio, affinché ne seguiate le orme. Egli, che non commise peccato, né ebbe mai frode sulla bocca, venendo maledetto non malediceva, strapazzato non minacciava, si rimetteva nelle mani di chi ingiustamente lo giudicava. Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sopra la croce, affinché, morti al peccato e sanati dalle sue piaghe, viviamo alla giustizia. Eravate infatti pecore erranti, ma ora siete ritornati al pastore e vescovo delle anime vostre.
L'esempio di Cristo.
Il Principe degli Apostoli, il Pastore visibile della Chiesa, ci ha fatto ora udire la sua parola. Osservate come nella fine di questo brano Pietro orienta il nostro pensiero sul Pastore invisibile, di cui è il vicario. Con quanta modestia evita qualsiasi allusione a se stesso. È il medesimo Pietro che, guidando Marco, il discepolo, nella compilazione del suo Vangelo, non volle che vi raccontasse l'investitura che Cristo gli diede su tutto il gregge, ed invece non omettesse niente nel riferire il triplice diniego presso Caifa.
Con quale tenerezza l'Apostolo ci parla qui del suo Maestro, delle sofferenze da lui sopportate, della sua pazienza, della sua dedizione, fino alla morte, verso le povere pecorelle erranti che dovevano formare il suo ovile! Queste parole, un giorno troveranno applicazione in Pietro stesso. Verrà l'ora in cui sarà anche lui affisso ad una croce, in cui si mostrerà paziente come il suo Maestro in mezzo agli oltraggi ed ai maltrattamenti. Gesù glielo aveva predetto: poiché, dopo avergli affidato pecore e agnelli, aggiunse che sarebbe venuto il tempo in cui Pietro "divenuto vecchio stenderebbe le sua mani" sulla croce e che la violenza dei carnefici si sarebbe praticata sulla sua debolezza (Gv 21). E ciò accadrà non soltanto per la persona di Pietro, ma ad un numero notevole dei suoi successori, che fanno una sola cosa con lui, e che si vedranno, durante i secoli, perseguitati, esiliati, imprigionati, messi a morte. Seguiamo anche noi le tracce di Gesù, soffrendo volentieri per amore della giustizia; noi lo dobbiamo a Colui che, uguale nella gloria a Dio Padre, da tutta l'eternità, si è degnato scendere sulla terra per essere "il Pastore e il Vescovo delle anime nostre".
VANGELO (Gv 10, 11-16). - In quel tempo: Gesù disse ai Farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Il mercenario invece, e chi non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, e lascia le pecore e fugge, e il lupo le azzanna e disperde. Il mercenario fugge perché è mercenario e non gl'importa delle pecore. Io sono il buon pastore e conosco le mie pecorelle, e le mie (pecorelle) conoscono me; come il Padre conosce me ed io conosco il Padre; e per le mie pecorelle do la vita. E ho delle altre pecorelle che non sono di quest'ovile; anche quelle bisogna che raduni, e daranno ascolto alla mia voce, e si avrà un solo ovile e un solo pastore.
La sottomissione all'unico Pastore.
O Pastore divino delle anime nostre, come è grande il tuo amore per le pecorelle! Arrivi fino a dare la vita, affinché esse siano salve! Il furore dei lupi non ti fa fuggire; tu ti offri vittima per distogliere da esse il dente mortale che vorrebbe divorarle; sei morto in nostra vece perché eri nostro Pastore. Noi non ci meravigliamo più che tu abbia voluto da Pietro un amore più grande di quello che aspettavi dai suoi fratelli: volevi stabilirlo loro e nostro Pastore.
Pietro ha risposto con assoluta sicurezza che ti amava, e tu gli hai conferito quel titolo che ti apparteneva, e il potere di esercitare le tue mansioni, perché egli ti rimpiazzasse quando saresti sparito dai nostri sguardi. Sii benedetto, Pastore divino, poiché hai provveduto ai bisogni del tuo ovile, che non poteva conservarsi Uno, se avesse avuto molti pastori senza quello Supremo. Per conformarci ai tuoi ordini, c'inchiniamo con amore e sottomissione avanti a Pietro, baciamo con rispetto i suoi sacri piedi; poiché è, per suo mezzo, che noi raggiungiamo te, e che siamo le tue pecorelle. Conservaci, Gesù, nell'ovile di Pietro, che è il tuo. Allontana da noi il mercenario, che vorrebbe usurpare il posto e i diritti del Pastore. Con profana violenza egli diviene un intruso nell'ovile, dandosi delle arie da maestro, ma non conosce le pecore e queste non conoscono lui. Attirato, non dallo zelo, ma dalla cupidigia e dall'ambizione, fugge all'avvicinarsi del pericolo. Quando non si è mossi che da interessi umani, non si sacrifica la propria vita per gli altri; il pastore scismatico ama se stesso; non ama le tue pecorelle; perché allora darebbe la sua vita per loro?
Liberaci da questi mercenari, o Gesù! Ci separerebbero da te, staccandoci da Pietro, che tu hai stabilito tuo Vicario. E noi non ne vogliamo riconoscere altri. Anatema chiunque volesse comandarci in tuo nome, e non fosse inviato da Pietro! Falso pastore, non si appoggerebbe sulla pietra fondamentale, e non avrebbe le chiavi del Regno dei Cieli; non potrebbe altro che perderci.
Accordaci, o nostro buon Pastore, di restare sempre con te e con Pietro, di cui tu stesso sei il fondamento, come egli è il nostro; e allora noi potremo sfidare tutte le tempeste. Tu l'hai detto, Signore: "l'uomo prudente ha costruito la sua casa sopra la roccia. Cadde la pioggia a dirotto, i fiumi strariparono, soffiarono i venti e s'abbatterono su quella casa, ed essa non crollò, perché fondata sopra la roccia" (Mt 7,24-25).
PREGHIAMO
O Dio, che con le sofferenze del tuo Figlio, hai rialzato il mondo decaduto, concedi ai fedeli una perenne letizia e, dopo averli liberati dal pericolo della morte eterna, fa' loro godere l'eterna felicità.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 127-133.»




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Luca, Sursum Corda!

Holuxar
06-05-19, 02:25
5 MAGGIO 2019: SAN PIO V, PAPA E CONFESSORE; SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA, “DOMENICA DEL BUON PASTORE”…



«SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Domenica del Buon Pastore.»
Guéranger, L'anno liturgico - Seconda Domenica dopo Pasqua (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm


«5 MAGGIO SAN PIO V, PAPA E CONFESSORE»
Dom Guéranger, L'anno liturgico - San Pio V, papa e confessore (http://www.unavoce-ve.it/pg-5mag.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-5mag.htm


«UNA VOCE ITALIA - La Costituzione apostolica "Quo primum tempore" di san Pio V (uvn n° 11-12, 1972)»
UNA VOCE ITALIA - La Costituzione apostolica "Quo primum tempore" di san Pio V (uvn n° 11-12, 1972) (http://www.unavoce-ve.it/unavoce-italia=costituzione_ap_quo_primum_1972.htm)
http://www.unavoce-ve.it/unavoce-italia=costituzione_ap_quo_primum_1972.htm



«Bolla Quo primum tempore»
Bolla Quo primum tempore (http://www.unavox.it/doc15.htm)
http://www.unavox.it/doc15.htm





"Maggio mese di Maria: 5° giorno - Il giudizio di Dio."
Maggio mese di Maria: 5° giorno ? Stellamatutina.eu ? Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-5-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-5-giorno/





“5 maggio (30 aprile) - S. Pio V Papa.”
https://forum.termometropolitico.it/292474-5-maggio-30-aprile-s-pio-v-papa.html
“Oggi è San Pio V: il Papa di Lepanto!”
https://forum.termometropolitico.it/255003-oggi-e-san-pio-v-il-papa-di-lepanto.html
https://forum.termometropolitico.it/5353-5-maggio-san-pio-v.html
“Lepanto, la Crociata di San Pio V.”
https://forum.termometropolitico.it/459319-lepanto-la-crociata-di-san-pio-v.html
“I 500 anni del Papa di Lepanto.”
https://forum.termometropolitico.it/279162-i-500-anni-del-papa-di-lepanto.html
“Lepanto: San Pio V salva l’Europa.”
https://forum.termometropolitico.it/124736-lepanto-san-pio-v-salva-l-europa.html
“Due sono i nodi di discussione per i nemici di Cristo: Pio XII e la Messa di S. Pio V.”
https://forum.termometropolitico.it/562755-due-sono-i-nodi-di-discussione-per-i-nemici-di-cristo-pio-xii-e-la-messa-di-s-pio-v.html
«"PERCHE' DICIAMO LA MESSA IN LATINO" di don Francesco Ricossa. Fonte: Sodalitium, N° 30.»
https://forum.termometropolitico.it/461625-perche-diciamo-la-messa-latino-bellissimo-articolo-di-don-francesco-ricossa.html





San Pio V - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-pio-v/)
http://www.sodalitium.biz/san-pio-v/
«5 maggio, San Pio V, Papa e Confessore (Bosco Marengo, 17 gennaio 1504 – Roma, 1º maggio 1572).
“San Pio quinto, dell’Ordine dei Predicatori, Papa e Confessore, che si riposò in Dio nel primo giorno di questo mese.”
“Adesso, Pontefice santo, ascolta i voti della Chiesa militante, i cui destini furono, per qualche tempo, affidati alle tue mani. Anche morendo, implorasti per lei, in nome del Salvatore risuscitato, la protezione contro i pericoli, ai quali era ancora esposta. Vedi come ai nostri giorni in quale stato ha ridotto quasi l’intera cristianità il dilagare dell’errore. Per far fronte a tutti i nemici che l’assediano, la Chiesa non ha più che le promesse del suo divin fondatore; gli appoggi visibili le mancano tutti assieme; non le restano più che i meriti della sofferenza e le risorse della preghiera. Unisci le tue suppliche alle sue, dimostrandoci, così, che sèguiti sempre ad amare il gregge del Maestro. Proteggi a Roma la cattedra del tuo successore, esposta agli attacchi più violenti ed astuti. Prìncipi e popoli cospirano contro il Signore e contro il suo Cristo. Allontana i flagelli che minacciano l’Europa, così ingrata verso la Madre sua, così indifferente agli attentati commessi contro colei a cui tutto deve. Illumina i ciechi, confondi i perversi; ottieni che la fede illumini finalmente tante intelligenze smarrite, che scambiano l’errore per la verità, le tenebre per la luce. In mezzo a questa notte così buia e così minacciosa, i nostri sguardi, o santo Pontefice, discernono le pecorelle fedeli: benedicile, sostienile e ne accresci il loro numero. Uniscile al tronco dell’albero che non può perire, affinché esse non siano disperse dalla tempesta. Rendile sempre più fedeli verso la fede e le tradizioni della santa Chiesa che è la loro unica forza, in mezzo a questo dilagare dell’errore che minaccia di tutto asportare. Conserva alla Chiesa il sacro Ordine nel quale tu fosti elevato a così alti destini; moltiplica nel suo seno quelle generazioni di uomini potenti in opere e parole, pieni di zelo per la fede e per la santificazione delle anime, quali noi ammiriamo nei suoi Annali, quali noi veneriamo sugli altari. Finalmente ricordati, o Pio, che sei stato il Padre del popolo cristiano, e seguita ad esercitare ancora questa prerogativa sulla terra, per mezzo della tua potente intercessione, fino a che sia completo il numero degli eletti”.»
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http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/30.pdf
« Sodalitium, N° 30. Perché diciamo la Messa in latino pag. 3
PERCHÉ DICIAMO LA MESSA IN LATINO, di don Francesco Ricossa.»


"San Pio V. Intervista a don Ugolino Giugni - Sodalitium"
San Pio V - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-pio-v/)
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"San Pio V. Il Papa della S. Messa e di Lepanto - e-commerce di Sodalitium"
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"SAN PIO V, IL PAPA DELLA SANTA MESSA E DI LEPANTO - Intervista a Don Ugolino Giugni."
https://gloria.tv/video/iHakHNv3ax4A3zDqVkPHymWkg


La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/la-fedelta-alla-messa-il-rifiuto-del-rito-di-paolo-vi/)
http://www.centrostudifederici.org/la-fedelta-alla-messa-il-rifiuto-del-rito-di-paolo-vi/

https://www.agerecontra.it/2019/01/la-fedelta-alla-messa-il-rifiuto-del-rito-di-paolo-vi/


Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/calendario-2019-50-anni-di-resistenza-alla-nuova-messa/)
http://www.sodalitium.biz/calendario-2019-50-anni-di-resistenza-alla-nuova-messa/
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SANTE MESSE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN TUTTA ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"Torino - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/torino/

"Modena - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/modena/

"Rimini - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/rimini/

"Pescara - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/pescara/

"Potenza - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/potenza/

"Roma - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/roma/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
II Domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=71aZwW6lBYU
II Domenica dopo Pasqua - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=BuGlDuSs0LQ
Domenica in Albis (Santa Messa e Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=UG870mk5GHo
Lunedì Pasqua - dell' Angelo (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=wPkpeDbQdo8
Santa Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=G-lviMz3pWY
Santa Pasqua 2019 - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=lwCe33a3TUo
Sabato Santo (Veglia Pasquale)
https://www.youtube.com/watch?v=jphVO0FHUMw
Venerdì Santo
https://www.youtube.com/watch?v=6v8gLX5hNW0
Giovedi Santo
https://www.youtube.com/watch?v=80W3peGsC9I
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».







http://www.radiospada.org
http://www.edizioniradiospada.com
https://www.facebook.com/radiospadasocial/

https://www.radiospada.org/wp-content/uploads/2017/05/Novena-alla-Madonna-di-Fatima.pdf
“13 Maggio Beata Vergine Maria di Fatima.
Novena di preparazione DA RECITARSI DAL 4 AL 12 MAGGIO. Ogni giorno si termina con un’Ave Maria e l’invocazione Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi.”


“5 maggio 2019: SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Domenica del Buon Pastore.”
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“Il 5 maggio 1045 Papa Gregorio VI Graziani viene esaltato al Sommo Pontificato.”


“5 MAGGIO 2019: SAN PIO V, PAPA E CONFESSORE.”
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https://www.radiospada.org/2019/05/dieci-miracoli-di-san-pio-v/
«Dieci miracoli di San Pio V di Redazione RS il 5 Maggio 2019 a cura di Giuliano Zoroddu.
San Pio V è conosciuto per essere stato il Papa santo della Controriforma, della Inquisizione, della Messa, di Lepanto. Ma, in quanto Santo operò anche portentosi miracoli, in vita ed in morte. Per diffondere la gloria di questa grande e santo Sommo Pontefice e sollecitarne la devozione, abbiamo voluto quindi estrarne qualcuno dalla Vita di san Pio V Sommo Pontefice scritta da Paolo Alessandro Maffei in occasione della canonizzazione (22 maggio 1712) e basata sugli atti dei processi canonici.»
https://www.radiospada.org/2015/03/da-leggere-perche-diciamo-la-messa-in-latino/
“PERCHÉ DICIAMO LA MESSA IN LATINO, di don Francesco Ricossa.”
https://www.radiospada.org/tag/don-floriano-abrahamowicz/
https://www.radiospada.org/tag/san-pio-v/
https://www.radiospada.org/2018/03/latino-prima-lingua/
https://www.radiospada.org/tag/novus-ordo/
https://www.radiospada.org/tag/santa-messa/







“Disponibile il numero 159 di Sursum Corda – 5×1000
https://www.agerecontra.it/2019/05/disponibile-il-numero-159-di-sursum-corda-5x1000/
Sul sito è disponibile il numero 159 (del giorno 5 maggio 2019) di Sursum Corda®.
Comunicato numero 159. Gesù all’ultima Festa della Dedicazione;
[VIDEO] Che cos’è la vera umiltà? Dai Tesori di Cornelio ALapide;
[VIDEO] Complotto contro la Chiesa e la società civile – La Massoneria e l’Alta Vendita Suprema;
Ti adoro, o Croce Santa;
Dizionario di teologia dommatica. La Risurrezione dei corpi;
Dizionario di teologia dommatica. La Santità della Chiesa;
Dizionario di teologia dommatica. La Santità di N. S. Gesù Cristo;
Il contadino portato in Paradiso da San Francesco di Sales;
Vita e detti dei Padri del deserto: Giovanni il Persiano (parte 2 ed ultima).
FONTE – https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-159.html ”



https://www.sursumcorda.cloud/
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda.html
«Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Pio quinto, dell’Ordine dei Predicatori, Papa e Confessore, che si riposò in Dio nel primo giorno di questo mese. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questo santo Papa, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Pio quinto possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia. »

«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
5 maggio. San Pio V. Illuminate i ciechi, confondete i perversi; ottenete che la fede illumini finalmente tante intelligenze smarrite, che scambiano l'errore per la verità, le tenebre per la luce. Ricordatevi, o Pio, che siete stato il Padre del popolo cristiano, e seguitate ad esercitare ancora questa prerogativa sulla terra, per mezzo della vostra potente intercessione, fino a che sia completo il numero degli eletti.»

«Dal numero 159 di SVRSVM CORDA® del 5 maggio 2019. Indice dei contenuti:
- Comunicato numero 159. Gesù all’ultima Festa della Dedicazione;
- Ti adoro, o Croce Santa;
- Dizionario di teologia dommatica. La Risurrezione dei corpi;
- Dizionario di teologia dommatica. La Santità della Chiesa;
- Dizionario di teologia dommatica. La Santità di N. S. Gesù Cristo;
- Il contadino portato in Paradiso da San Francesco di Sales;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Giovanni il Persiano (parte 2 ed ultima).»
https://www.sursumcorda.cloud/
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“Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Così sia.”
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https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
“Per affrontare, con dati oggettivi e senza compromessi, il problema del Vaticano Secondo e dei modernisti che occupano la maggior parte delle nostre chiese --> La questione del cosiddetto "papa eretico" ed il problema dell'autorità nella Chiesa -->
Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/la-questione-del-papa-eretico.html
“Raccolta di preghiere non contaminate dall'eresia dell'ecumenismo. Diceva Sant'Alfonso: "Chi prega si salva, chi non prega si danna" ->”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere.html

"La vera umiltà---> https://youtu.be/n9mF_GM9unc "
https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri/chi-%C3%A8-maria-catechismo-mariano-detail.html
“Padre Gabriele Maria Roschini, Chi è Maria? Catechismo mariano, Sursum Corda, Potenza 2017.
Catechismo mariano composto da 235 articoli, semplici ma eruditi. Un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte.”
https://www.sursumcorda.cloud/images/stories/virtuemart/product/virtuemart-catechismo-roschini-fronte.jpg
https://www.sursumcorda.cloud/images/stories/virtuemart/product/virtuemart-catechismo-roschini-retro.jpg
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/catechismo-san-pio-x-commentato/2164-che-cosa-significa-santificare-la-festa-cosa-deve-fare-il-fedele.html
«Preghiera di San Pio X per i Sacerdoti.»
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https://www.facebook.com/MisaTridentinaenRosario/







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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http://tradidiaccepi.blogspot.com/

https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/05/san-pio-v-papa-e-confessore.html?m=0
“San Pio V, Papa e Confessore.
San Pio quinto, dell'Ordine dei Predicatori, è il santo Papa della Controriforma. Uomo di apostolici costumi, già a capo del Sant’Offizio dell’Inquisizione Romana e Universale, eletto al Soglio Petrino nel 1566, attese valorosamente e con felice successo a ristabilire la disciplina ecclesiastica, ad estirpare le eresie e ad abbattere i nemici del nome Cristiano, governò la Chiesa cattolica con santa vita e con sante leggi. Passò al Signore il 1° maggio 1572. Fu beatificato nel 1672 da papa Clemente X e canonizzato il 22 maggio 1712 da papa Clemente XI. Il suo corpo riposa a santa Maria Maggiore.
INTROITUS
Ioannes 21:15-17- Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. Allelúia, allelúia ~~ Ps 29:2- Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me, nec delectásti inimícos meos super me. ~~ Glória ~~ Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. Allelúia, allelúia
Ioannes 21:15-17- Se mi ami, Simone Pietro, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Alleluia, alleluia ~~ Ps 29:2- Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici. ~~ Gloria ~~ Se mi ami, Simone Pietro, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Alleluia, alleluia
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, qui, ad conteréndos Ecclésiæ tuæ hostes et ad divínum cultum reparándum, beátum Pium Pontíficem Máximum elígere dignátus es: fac nos ipsíus deféndi præsídiis et ita tuis inhærére obséquiis; ut, ómnium hóstium superátis insídiis, perpétua pace lætémur. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Dio, per abbattere i nemici della tua Chiesa e per restaurare il culto divino, ti sei degnato di eleggere il beato Pio Pontefice Massimo; concedici di essere difesi dalla sua protezione e di attendere al tuo divino servizio così da meritare di essere liberati dalle insidie dei nemici e di godere perpetua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Petri Apóstoli.
l Pet 5:1-4; 5:10-11.
Caríssimi: Senióres, qui in vobis sunt, obsécro consénior et testis Christi passiónum, qui et eius, quæ in futúro revelánda est, glóriæ communicátor: páscite qui in vobis est gregem Dei, providéntes non coácte, sed spontánee secúndum Deum, neque turpis lucri grátia, sed voluntárie; neque ut dominántes in cleris, sed forma facti gregis ex ánimo. Et, cum appáruerit princeps pastórum, percipiétis immarcescíbilem glóriæ corónam. Deus autem omnis grátiæ, qui vocávit nos in ætérnam suam glóriam in Christo Iesu, módicum passos ipse perfíciet, confirmábit solidabítque. Ipsi glória et impérium in saecula sæculórum. Amen.
Carissimi, esorto i sacerdoti che sono tra voi, quale sacerdote come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. A lui la gloria e l’impero nei secoli. Così sia!
ALLELUIA
Allelúia, allelúia
Matt 16:18
Tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam
Ps 44:17-18.
Constítues eos príncipes super omnem terram: mémores erunt nóminis tui, Dómine. Allelúia.
Alleluia, alleluia.
Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, Alleluia
Li farai principi di tutta la terra: faranno ricordare il tuo nome, Signore
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 16:13-19
In illo témpore: Venit Iesus in partes Cæsaréæ Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Ioánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Ieremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Iesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Iesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Iona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in coelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni coelórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in coelis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in coelis.
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
OFFERTORIUM
Ier 1:9-10
Ecce, dedi verba mea in ore tuo: ecce, constítui te super gentes et super regna, ut evéllas et destruas, et ædífices et plantes. Allelúia.
Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire,per distruggere e abbattere, per edificare e piantare. Alleluia.
SECRETA
Oblatis muneribus, quaesumus, Domine, Ecclesiam tuam benignus illumina: ut et gregis tui proficiat ubique successus, et grati fiant nomini tuo, te gubernante, pastores. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Per i doni che ti offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché ovunque il tuo gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano graditi al tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
COMMUNIO
Matt 16:18
Tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam. Allelúia.
Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Alleluia.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refectione sancta enutritam guberna, quaesumus, Domine, tuam placatus Ecclesiam: ut, potenti moderatione directa, et incrementa libertatis accipiat et in religionis integritate persistat. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Guida benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro: diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga integra la sua Fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.”
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https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/04/seconda-domenica-dopo-pasqua.html?m=0
“Seconda Domenica dopo Pasqua o "del Buon Pastore".
La seconda Domenica dopo Pasqua è la Domenica del Buon Pastore a motivo delle lezioni della Messa. Gesù Cristo nella sua infinita misericordia ci ha tratti dal potere di Satana e ci ha collocati nel suo regno: noi siamo le pecorelle che lui Pastore buono nutre, protegge e santifica nel suo ovile che è la Santa Chiesa Cattolica. L’ovile del Signore è oggi affidato a coloro che lo Spirito Santo ha costituti Pastori e Vescovi della Chiesa: il Papa, Vicario del Cristo Principe dei Pastori, i Vescovi con lui in comunione e a lui soggetti, i Sacerdoti. Il laicato ha il dovere di onorare il Sacerdozio e di aiutarlo nell’opera di apostolato perché tutte le pecorelle tornino a Gesù e si faccia un solo ovile con a capo un solo pastore.
INTROITUS
Ps 32.5-6.- Misericórdia Dómini plena est terra, allelúia: verbo Dómini cœli firmáti sunt, allelúia, allelúia. ~~ Ps 32:1.- Exsultáte, iusti, in Dómino: rectos decet collaudátio. ~~ Glória ~~ Misericórdia Dómini plena est terra, allelúia: verbo Dómini cœli firmáti sunt, allelúia, allelúia.
Ps 32.5-6.- Della misericordia del Signore è piena la terra, allelúia: la parola del Signore creò i cieli, alleluia, alleluia. ~~ Ps 32:1.- Esultate, o giusti, nel Signore: ai buoni si addice il lodarlo. ~~ Gloria ~~ Della misericordia del Signore è piena la terra, alleluia: la parola del Signore creò i cieli, alleluia, alleluia.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, qui in Filii tui humilitate iacéntem mundum erexísti: fidelibus tuis perpétuam concéde lætítiam; ut, quos perpétuæ mortis eripuísti casibus, gaudiis fácias perfrui sempitérnis. Per eundem Dominum nostrum Iesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Dio, che per mezzo dell’umiltà del tuo Figlio rialzasti il mondo caduto, concedi ai tuoi fedeli perpetua letizia, e coloro che strappasti al pericolo di una morte eterna fa che fruiscano dei gaudii sempiterni. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figliuolo, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Petri Apóstoli.
1 Petri 2:21-25
Caríssimi: Christus passus est pro nobis, vobis relínquens exémplum, ut sequámini vestígia eius. Qui peccátum non fecit, nec invéntus est dolus in ore eius: qui cum male dicerétur, non maledicébat: cum paterétur, non comminabátur: tradébat autem iudicánti se iniúste: qui peccáta nostra ipse pértulit in córpore suo super lignum: ut, peccátis mórtui, iustítiæ vivámus: cuius livóre sanáti estis. Erátis enim sicut oves errántes, sed convérsi estis nunc ad pastórem et epíscopum animárum vestrárum.
Carissimi: Cristo ha sofferto per noi, lasciandovi un esempio, acciocché camminiate sulle sue tracce. Infatti Egli mai commise peccato e sulla sua bocca non fu trovata giammai frode: maledetto non malediceva, maltrattato non minacciava, ma si abbandonava nelle mani di chi ingiustamente lo giudicava; egli nel suo corpo ha portato sulla croce i nostri peccati, affinché, morti al peccato, viviamo per la giustizia. Mediante le sue piaghe voi siete stati sanati. Poiché eravate come pecore disperse, ma adesso siete ritornati al Pastore e al Vescovo delle anime vostre.
ALLELUIA
Allelúia, allelúia
Luc 24.35.
Cognovérunt discípuli Dóminum Iesum in fractióne panis. Allelúia
Ioannes 10:14.
Ego sum pastor bonus: et cognósco oves meas, et cognóscunt me meæ. Allelúia.
Alleluia, alleluia
I discepoli riconobbero il Signore Gesù alla frazione del pane. Alleluia.
Io sono il buon Pastore e conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.Alleluia.
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Ioánnem.
Ioann 10:11-16.
In illo témpore: Dixit Iesus pharisaeis: Ego sum pastor bonus. Bonus pastor ánimam suam dat pro óvibus suis. Mercennárius autem et qui non est pastor, cuius non sunt oves própriæ, videt lupum veniéntem, et dimíttit oves et fugit: et lupus rapit et dispérgit oves: mercennárius autem fugit, quia mercennárius est et non pértinet ad eum de óvibus. Ego sum pastor bonus: et cognósco meas et cognóscunt me meæ. Sicut novit me Pater, et ego agnósco Patrem, et ánimam meam pono pro óvibus meis. Et alias oves hábeo, quæ non sunt ex hoc ovili: et illas opórtet me addúcere, et vocem meam áudient, et fiet unum ovíle et unus pastor.
In quel tempo: Gesù disse ai Farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore. Il mercenario invece, e chi non è pastore, cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, e lascia le pecore, e fugge; e il lupo rapisce e disperde le pecore: il mercenario fugge perché è mercenario, e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e queste conoscono me, come il Padre conosce me, ed io il Padre. Io do la vita per le mie pecore. E ho delle altre pecore, le quali non sono di quest’ovile: anche quelle occorre che io raduni, e ascolteranno la mia voce, e sarà un solo ovile e un solo pastore.
Credo
OFFERTORIUM
Ps 62:2; 62.5
Deus, Deus meus, ad te de luce vígilo: et in nómine tuo levábo manus meas, allelúia.
Dio, Dio mio, fin dall’aurora ti cerco ansiosamente: e nel tuo nome alzerò le mie mani, alleluia.
SECRETA
Benedictiónem nobis, Dómine, cónferat salutárem sacra semper oblátio: ut, quod agit mystério, virtúte perfíciat.Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
O Signore, questa sacra offerta ci ottenga sempre una salutare benedizione, affinché quanto essa misticamente compie, effettivamente lo produca. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRÆFATIO PASCHALIS
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre: Te quidem, Dómine, omni témpore, sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre, cum Pascha nostrum immolátus est Christus. Ipse enim verus est Agnus, qui ábstulit peccáta mundi. Qui mortem nostram moriéndo destrúxit et vitam resurgéndo reparávit. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes
È veramente degno e giusto, conveniente e salutare: Che Te, o Signore, esaltiamo in ogni tempo, ma ancor più gloriosamente in questo tempo in cui, nostro Agnello pasquale, si è immolato il Cristo. Egli infatti è il vero Agnello, che tolse i peccati del mondo. Che morendo distrusse la nostra morte, e risorgendo ristabilì la vita. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine
COMMUNIO
Ioannes 10:14.
Ego sum pastor bonus, allelúia: et cognósco oves meas, et cognóscunt me meæ, allelúia, allelúia.
Io sono il buon pastore, alleluia: conosco le mie pecore ed esse conoscono me,alleluia, alleluia.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Præsta nobis, quaesumus, omnípotens Deus: ut, vivificatiónis tuæ grátiam consequéntes, in tuo semper múnere gloriémur. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Concedici, o Dio onnipotente, che avendo noi conseguito la grazia del tuo alimento vivificante, ci gloriamo sempre del tuo dono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.”
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“L'ANGOLO PATRISTICO
• Sermone di san Leone Papa.
Sermone 1 sull'Ascensione del Signore, dopo il principio.
Carissimi, i giorni che sono trascorsi fra la risurrezione e l'ascensione del Signore non sono passati inutilmente, ma in essi sono stati confermati dei grandi sacramenti, e rivelati dei grandi misteri. In essi ci è stato tolto il timore d'una morte funesta, e non solo l'immortalità dell'anima, ma anche la risurrezione della carne ci è stata manifestata. In essi, mediante il soffio del Signore, lo Spirito Santo s'è diffuso in tutti gli Apostoli: e il beato Apostolo Pietro, innalzato su tutti, s'è visto affidare, dopo le chiavi del regno, la cura della greggia del Signore.
In questi giorni il Signore si aggiunge come terzo compagno ai due discepoli per istrada e, a dissipare tutte le tenebre dei nostri dubbi, rimprovera a loro timorosi e trepidanti la lentezza a credere. I loro cuori, allora rischiarati, cominciano a sentire la fiamma della fede: e di tiepidi ch'essi erano, divengono pieni d'ardore, mentre il Signore scopre loro il senso delle Scritture. Mentre sono a tavola, allo spezzare del pane, si aprono anche i loro occhi: quanto più felicemente si aprirono allora gli occhi di costoro per vedere nella sua persona la glorificazione della loro propria natura, che quelli dei nostri progenitori per sentire la confusione che avevano meritata colla propria disobbedienza.
Tuttavia nonostante questi fatti e altri miracoli, i discepoli rimanevano agitati da pensieri di timore, benché il Signore fosse apparso in mezzo a loro, ed avesse detto: «Pace a voi»: e perché non penetrasse nel loro spirito il dubbio che sorgeva nei loro cuori - perché credevano di vedere uno spirito, e non un corpo - egli mostra la falsità di questi pensieri sì poco conformi a verità: mette sotto gli occhi di essi che dubitavano ancora, i segni della sua crocifissione rimasti nelle sue mani e nei suoi piedi; e li invita ad osservarli attentamente e a toccarli. Le cicatrici delle ferite fatte dalla lancia e dai chiodi erano conservate per guarire le piaghe dei cuori infedeli: e perché si credesse non con fede vacillante, ma come oggetto d'una conoscenza certissima che questa stessa natura, che era stata deposta nel sepolcro, doveva assidersi col Figlio di Dio sul trono del Padre suo.
• Omelia di san Gregorio Papa.
Omelia 14 sui Vangeli.
Avete udito, fratelli carissimi, dalla lettura del Vangelo un insegnamento che vi riguarda, e avete appreso ancora a quale prova noi pastori siamo sottoposti. Ecco, colui che è buono non per una grazia accidentale, ma per essenza, dice: «Io sono il buon pastore». E nel darci il modello di questa stessa bontà da imitare, aggiunge: «Il buon pastore dà la sua vita per le sue pecorelle». Egli ha fatto ciò che ha insegnato: ci ha dato l'esempio di ciò che ha comandato. Il buon pastore ha dato la sua vita per le sue pecore, al fine di convertire in nutrimento nel nostro sacramento, il suo corpo e il suo sangue, e di saziare con l'alimento della sua carne le pecore che aveva redento.
La via che dobbiamo seguire, ad onta della morte, ci è stata mostrata; l'esempio al quale dobbiamo conformarci, ci è stato messo sott'occhio. Nostro primo dovere si è di impiegare caritatevolmente i nostri beni esteriori a favore delle pecore di lui: e poi, se sarà necessario, dare ancora la nostra vita per esse. Da questo primo grado di sacrificio, che è il più piccolo, si arriva fino all'ultimo ch'è il più grande. Ma siccome la vita è incomparabilmente più eccellente dei beni terreni, che ci sono esteriori: colui che non dà i suoi beni per le sue pecore, darà egli mai per esse la propria vita?
E ci sono di quelli che amando più i beni della terra che le loro pecore, non meritano più il nome di pastore: e di questi subito si soggiunge: «Il mercenario invece, e chi non è pastore e padrone delle sue pecore, se vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge». Non pastore, ma mercenario vien chiamato chi pasce le pecore del Signore non per motivo di amore sincero, ma per vantaggi temporali. È un mercenario colui che tiene il luogo di pastore, ma non cerca il bene delle anime: colui che appetisce con avidità le comodità della vita presente, che si compiace dell'onore che è unito alla sua carica, si nutre di guadagni temporali e si rallegra dei riguardi che gli usano gli uomini.
• Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno papa.
(Om. 14, 3-6; PL 76, 1129-1130)
Cristo, buon Pastore.
«Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore», cioè le amo, «e le mie pecore conoscono me» (Gv. 10:14). Come a dire apertamente: corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore della verità.
Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche di quella dell'amore; non del solo credere, ma anche dell'operare. L'evangelista Giovanni, infatti, spiega: «Chi dice: Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo» (1Gv. 2:4).
Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore» (Gv. 10:15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le pecore.
Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv. 10:14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv. 10:9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.
Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, ch'è eterna primavera? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l'anima si sazia senza fine del cibo della vita.
Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S'infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s'infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.
Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la mèta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.”
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«Le origini apostolico-patristiche della Messa tridentina »
https://gloria.tv/article/2dwpBSwHp8BTCvFV4edbMyNgW
«La Messa “tridentina” non è stata inventata da san Pio V né dal Concilio di Trento, ma risale ai tempi apostolici. La Liturgia, infatti, non è l’espressione d’un sentimento del fedele, ma è “la” preghiera ufficiale della Chiesa; è Dogma pregato. Essa racchiude qualcosa di eterno non costruito da mano umana. «Ecce ego vobiscum sum», dice Cristo alla sua Chiesa (Mt 28,20).»
https://image-media.gloria.tv/bonifacius/d/o5/yuu00atjk1mvnrvn5ebfz7zrwnrvn5ebfz7zs.jpg


Come rispondere a chi obietta che anche la Messa Tridentina fu una Messa ?nuova?? ? Il Cammino dei Tre Sentieri (http://itresentieri.it/come-rispondere-a-chi-obietta-che-anche-la-messa-tridentina-fu-una-messa-nuova/)
«Come rispondere a chi obietta che anche la Messa Tridentina fu una Messa “nuova”?
C’è chi dice che la Messa Tridentina sarebbe stata una “novità”, per cui, novità per novità, perché non accettare anche la “novità” del Novus Ordo?
In realtà la Messa Tridentina non fu una “novità”, quindi non è appropriato definirla “tridentina”. Da qui la preferenza per definizioni come “Rito Romano Antico” o “Rito Gregoriano”. Infatti, ciò che il Concilio di Trento e san Pio V (1504-1572) si limitarono a fare fu una piccola riforma di un rito che aveva origini apostoliche. Insomma, san Pio V non inventò nulla. Questi promulgò sì un messale a seguito del Concilio di Trento, ma in realtà non fece altro che fissare e circoscrivere sapientemente un rito già in uso nel contesto cattolico da secoli e secoli. Un rito che risaliva almeno (è bene sottolineare “almeno") da mille anni, precisamente da papa Gregorio Magno (540-604). Ed ecco perché la definizione precisa è: Rito Romano Antico o Rito Gregoriano.
San Pio V con il suo messale guardò in un certo senso indietro. Egli abolì tutti i riti liturgici che non potevano vantare più di due secoli di antichità, a causa del fatto che da tempo serpeggiavano errori dottrinali nella Chiesa; errori che avevano portato all’avvento dell’eresia protestante. Vi era, insomma, il serio sospetto che le novità introdotte nel rito della Messa a partire dall’Umanesimo e dal Rinascimento fossero segnate, almeno implicitamente, dal pericolo di eresia.
Così san Pio V salvò tutti i riti più antichi (Ambrosiano, Mozarabico, Cartusiano, Domenicano) e restituì alla Chiesa latina, nella sua purezza di Tradizione Apostolica, il Messale Romano, il cui Canone, per attestazione di tutti risale all’apostolo Pietro.»


“La Messa di sempre”
:: Corsia dei Servi :: La Messa di sempre (http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=183)
http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=183


https://www.sanpiox.it/archivio/images/stories/Libri/mons_lefebvre/Messa_di_sempre_cp.jpg



http://www.effedieffe.com/
https://www.effedieffeshop.com/product.php~idx~~~1944~~Come+Cristo+ha+celebrato+l a+prima+Messa+_o+l_Ultima+Cena+del+Signore~.html
«Come Cristo ha celebrato la prima Messa (o l’Ultima Cena del Signore).
Un’opera capace di ridonare al pensiero cattolico la sua perfetta fisionomia storica.
Come Cristo ha celebrato la Prima Messa mostra come le tradizioni cattoliche — in particolare quelle liturgiche — risalgano fino ad Adamo. Si tratta di uno dei libri più informativi, ispirati e sorprendenti che il lettore potrà mai incontrare su tale argomento. L’autore dimostra come la Messa tradizionale riassuma l’intero culto del Vecchio Testamento iniziato da prima del diluvio, con Adamo ed Abele, e termini con l’Ultima Cena, e come anche i più minuti dettagli della nostra Messa cattolica tradizionale siano stati utilizzati da Cristo nella prima Messa celebrata nel Cenacolo, e come siano giunti ai nostri giorni con lo stesso significato simbolico che ebbero in origine. Padre Meagher approfondisce la storia e la tradizione di ogni aspetto del culto ebraico, mostrando chiaramente come il Signore abbia tutto ripreso, innalzato e completato nella bella liturgia che noi chiamiamo “Messa”.
Il testo è ricolmo di aneddoti interessanti — in ogni paragrafo — che tutti i cattolici dovrebbero conoscere, specialmente sul significato che risiede dietro ogni aspetto del Santo Sacrificio. Tra i molti punti avvincenti, quest’opera spiega i seguenti: la vita di Adamo ed Eva e come popolarono la terra; come veniva preparato l’agnello pasquale dell’antica alleanza e in che modo simboleggiava la morte di Cristo e la Santa Eucaristia; perché tutti i fedeli del Tempio guardavano verso il Calvario; perché il Calvario è stato chiamato il “luogo del Cranio”; l’incredibile storia legata al Cenacolo; in qual modo Cristo disse la Prima Messa e quali vesti indossò; come Cristo incluse gli elementi principali del sacrificio del Tempio e del culto della sinagoga nella nostra Messa; come l’architettura delle chiese cattoliche sia basata sul Vecchio Testamento e sul Tempio; l’origine del Calice utilizzato da Cristo in occasione della Prima Messa e cosa ne è stato di esso, e tanto altro ancora.
• L'ultima Cena del Signore (invito alla lettura)
Padre Meagher dimostra che fin dal principio la Messa si celebrò sulla base di una liturgia pressoché identica a quella del nostro tempo. Non vennero inserite aggiunte sostanziali rispetto all’età apostolica, revisioni o correzioni, ma solo piccoli ampliamenti a quell’Ordinario della Messa, che a partire da San Pietro ci è stato tramandato e che gli Apostoli ricevettero direttamente da Nostro Signore.
Come Cristo ha celebrato la Prima Messa ha qualcosa per tutti, ad ogni livello — dal principiante fino allo studioso —, ed è un libro destinato a cambiare la prospettiva di molte persone.
Rev. Fr. James L. Meagher, sacerdote americano vissuto a cavallo tra i due secoli (1848-1920), nominato ‘Dottore in teologia’ da papa Leone XIII, è stato un celebre autore di numerosi testi di liturgia e storia tradizionale.»
https://www.effedieffeshop.com/pimages/Come-Cristo-ha-celebrato-la-prima-Messa-o-l-Ultima-Cena-del-Sign-extra-big-2207.jpg



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https://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

Messes :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/messes)
http://liguesaintamedee.ch/messes

«Mois de mai : mois de Marie.
Nous conseillons cette page qui explique bien comment prier le Rosaire.
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/57317231_859179997748015_1327450331063255040_n.jpg ?_nc_cat=105&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=69a2eab481e8bc5d4bd1e6cbb2c0cc60&oe=5D733A16
http://www.fatima.be/fr/sanctus/prieres/rosaire.php»


“Deuxième Dimanche après Pâques.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/58842355_863108524021829_3399438779100954624_n.jpg ?_nc_cat=106&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=e27bd3a770378dc5eff9313614874c9e&oe=5D2FDC29

“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Deuxième Dimanche après Pâques.
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_04_10_avril.mp3”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/59358918_863109440688404_2830929411421765632_n.jpg ?_nc_cat=105&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0662502f0d9794aac96690186f137fc9&oe=5D5C843A


5 mai : Saint Pie V, Pape (1504-1572) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/5-mai-saint-pie-v)
“5 mai : Saint Pie V, Pape (1504-1572).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/3515/2485/9832/05_05_San_Pio_V.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/3515/2485/9832/05_05_San_Pio_V.jpg




LA SANTA MESSA DI SAN PIO V, LA SANTA MESSA CATTOLICA DI SEMPRE...
Diciamo chiaramente che i nemici giurati di Nostro Signore Gesù Cristo e del suo Vicario, in primis i falsi pastori e sommi impostori neo-modernisti della setta vaticano-secondista che usurpano i vertici e le sedi fisico-geografiche della Chiesa Cattolica per cercare di distruggerla dall'interno mettendo in atto il diabolico progetto sovversivo covato da secoli dalla giudeo-massoneria contro il Primato Petrino ed il Santo Sacrificio dell'Altare, si rendono benissimo conto che PIO XII è stato L'ULTIMO VERO e LEGITTIMO PONTEFICE CATTOLICO-ROMANO e che quella codificata da PIO V è l'AUTENTICA SANTA MESSA...

SAN PIO V, ORA PRO NOBIS!!!
COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS!!!
AVE MARIA!!! REGINA COELI, LAETARE, ALLELUIA!!!
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!

Holuxar
27-04-20, 00:03
26 APRILE 2020: SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA (DEL BUON PASTORE); SANTI CLETO E MARCELLINO, PAPI E MARTIRI, FESTA DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO…




http://www.sodalitium.biz/

Messa IMBC in streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/)
http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/
«Domenica 26/04/2020, Festa della Madonna del Buon Consiglio (memoria della domenica 2 dopo Pasqua)
S. Messa alle ore 10,30 in diretta dalla chiesa dei ss. Pietro e Paolo di Verrua Savoia (TO):
https://www.youtube.com/watch?v=xWu9wnL1Qwc
S. Messa presso l'istituto Mater Boni Consilii, Festa della Madonna del Buon Consiglio».



Madonna del Buon Consiglio - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/madonna-del-buon-consiglio/)
http://www.sodalitium.biz/madonna-del-buon-consiglio/
«26 aprile, festa della Madonna del Buon Consiglio.
Preghiera alla Mater Boni Consilii di Papa Pio XII
Vergine Santa, ai cui piedi ci conduce la nostra affannosa incertezza nella ricerca e nel conseguimento del vero e del bene per invocarti col titolo di Madre del Buon Consiglio, vieni, te ne preghiamo, in nostro soccorso, mentre le vie del mondo, le tenebre dell’errore e del male congiurano alla nostra rovina, fuorviando le menti e i cuori. Tu, Sede della Sapienza e stella del mare, dà lume ai dubbiosi e agli erranti, affinché I falsi beni non li seducano; rendili saldi contro le forze ostili e corruttrici delle passioni e del peccato. Ottieni per noi, o Madre del Buon Consiglio, dal tuo Divin Figlio, l’amore della virtù e, negli incerti e difficili passi, la forza di abbracciare ciò che conviene alla nostra salvezza. Se la tua mano ci sorregge cammineremo incolumi per i sentieri segnalatici dalla vita e dalle parole del Redentore Gesù; e dopo aver seguito liberi e sicuri, pur nelle lotte terrene, sotto la tua materna stella, il Sole della Verità e della Giustizia, godremo con Te nel porto della salute la piena ed eterna pace. Così sia».
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/mater-boni-consilii-2-262x300.jpeg



http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/mater-boni-consilii-2-262x300.jpeg




http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
«Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)»
La Madonna del Buon Consiglio ? Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano (http://www.oratoriosantambrogiombc.it/2020/04/26/la-madonna-del-buon-consiglio/)
Storia del Santuario di Genazzano ? Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano (http://www.oratoriosantambrogiombc.it/2020/04/26/storia-del-santuario-di-genazzano/)
Mater Boni Consilii ? Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano (http://www.oratoriosantambrogiombc.it/tag/mater-boni-consilii/)
http://www.oratoriosantambrogiombc.it/wp-content/uploads/2018/12/BMV-MBC-coronata-2.jpg



http://www.oratoriosantambrogiombc.it/wp-content/uploads/2018/12/BMV-MBC-coronata-2.jpg







https://www.facebook.com/donugo.casasanpiox/
«26 aprile, festa della Madonna del Buon Consiglio, patrona principale dell'Istituto di Verrua Savoia (TO).
- Preghiera di Pio XII alla Madre del Buon Consiglio»



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https://www.facebook.com/donugo.casasanpiox/
«Domenica 26 aprile 2020, II domenica dopo Pasqua, Vangelo del Buon Pastore.
Alle ore 10,30 S. Messa della Madonna del Buon Consiglio (patrona dell'IMBC) con la memoria della II domenica dopo Pasqua:
Messa IMBC in streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/)



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Domenica del Buon Pastore:

"Fra il pullulare di mercenari, l'umanità stanca, umiliata e confusa anela a un pastore che la riconduca a una meta di sicurezza, di vera prosperità e di pace. Sotto il peso delle nostre responsabilità e delle nostre delusioni, volgiamo finalmente lo sguardo all'unico Pastore: il solo che abbia dato veramente tutto se stesso per la nostra salvezza. Quando saremo tutti stretti intorno a lui, il mondo avrà finalmente tutta la felicità e tutta la vita"
(mons. Salvatore Garofalo, Evangelario festivo, Marietti 1959).

In questo breve commento risplende una profonda fede nella divinità e nella regalità di Cristo risorto. Solamente l’insegnamento del Salvatore e il Magistero della Sua Chiesa devono essere il punto di riferimento dei cattolici in ogni ambito: familiare, professionale, culturale, politico, economico, ecc. Le nostre intelligenze e i nostri cuori devono stringersi alla Sapienza divina per affrontare ogni genere di avversità e guadagnare meriti per la vita eterna. Sforziamoci di essere pecorelle sempre più docili alla voce del Buon Pastore e non farci sedurre dalle dottrine dei cattivi maestri i quali, per il fatto stesso di non avere una visione cattolica dell’esistenza, sono dei mercenari al soldo delle ideologie di questo mondo.
Il Tempo di Pasqua ci aiuti dunque a proclamare l’unico nostro Re, Nostro Signore Gesù Cristo, e allontanarci di chi non ha altro re che Cesare».



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INDICE DEL NUMERO 203 DI SURSUM CORDA, 26 APRILE 2020»
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SANTA MESSA celebrata da Don Floriano Abrahamowicz alla “Domus Marcel Lefebvre” di Paese (TV) stamattina 26 APRILE 2020, SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA (DEL BUON PASTORE):



«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
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II Domenica dopo Pasqua "Pastor bonus" (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=d903pGRf4-U
II Domenica dopo Pasqua "Pastor bonus" (Omelia)
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».







Guéranger, L'anno liturgico - Seconda Domenica dopo Pasqua (http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-dom2.htm)
«SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Domenica del Buon Pastore».
«Santi Cleto e Marcellino, Papi e martiri, 26 aprile»
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)







https://www.radiospada.org/tag/madre-del-buon-consiglio/
https://www.radiospada.org/2020/04/la-mater-boni-consilii-nellinsegnamento-di-leone-xiii/
«La ‘Mater Boni Consilii’ nell’insegnamento di Leone XIII di Redazione RS il 26 Aprile 2020
A Genazzano, nel Lazio, si venera dal secolo XV l’icona della Mater Boni Consilii. Secondo la tradizione, il 25 aprile 1467, essa si staccò dal santuario di Scutari, in Albania, dove era originariamente venerata e per non cader vittima dei Turchi venne ad apparire su un muro della chiesa di San Marco a Genazzano. Il tutto fu oggetto di verifica e conferma da parte di Paolo II, allora regnante, che inviò sul posto suoi legati ed ispettori. Particolarmente devoto alla Vergine sotto il titolo del Buon Consiglio fu Leone XIII. Questo Pontefice redasse i testi dell’ufficio e messa propri, confezionò un particolare Scapolare e infine inserì l’invocazione “Mater Boni Consilii, ora pro nobis” nelle Litanie Lauretane, a mezzo del decreto che di seguito riportiamo».
https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2020/04/SchutternGospelsFolio71vIncMark-3.jpg?w=800&ssl=1



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https://www.radiospada.org/2020/04/buoni-e-cattivi-pastori-da-unomelia-di-san-gregorio-magno/
«La domenica II dopo la Pasqua è detta del Buon Pastore. La Chiesa Romana legge il passo della Prima Epistola di San Pietro (II, 21-25) che si conclude col monito: “Eravate come pecore disperse, ma adesso siete ritornati al Pastore e al Vescovo delle anime vostre“; ed la pericope di San Giovanni (X, 11-16) dove Nostro Signore si definisce Buon Pastore. Su questa famosissima pericope San Gregorio Magno tenne una magnifica omelia (la XIV), parzialmente riportata nel Breviario Romano, la quale è tanto attuale che ci piace riportarla.

Avete udito, fratelli carissimi, dalla lettura del Vangelo un insegnamento che vi riguarda . e avete appreso ancora a quale prova noi pastori siamo sottoposti. Ecco, colui che è buono non per una grazia accidentale, ma per essenza, dice: «Io sono il buon pastore». E nel darci il modello di questa stessa bontà da imitare, aggiunge: «Il buon pastore dà la sua vita per le sue pecorelle». Egli ha fatto ciò che ha insegnato: ci ha dato l’esempio di ciò che ha comandato. Il buon pastore ha dato la sua vita per le sue pecore, al fine di convertire (in nutrimento) nel nostro sacramento, il suo corpo e il suo sangue, e di saziare con l’alimento della sua carne le pecore che aveva redento.
La via che dobbiamo seguire, ad onta della morte, ci è stata mostrata; l’esempio al quale dobbiamo conformarci, ci è stato messo sott’occhio. Nostro primo dovere si è di impiegare caritatevolmente i nostri beni esteriori a favore delle pecore di lui: e poi, se sarà necessario, dare ancora la nostra vita per esse. Da questo primo grado di sacrificio, che è il più piccolo, si arriva fino all’ultimo ch’è il più grande. Ma siccome la vita è incomparabilmente più eccellente dei beni terreni, che ci sono esteriori; colui che non dà i suoi beni per le sue pecore, darà egli mai per esse la propria vita?
E ci sono di quelli che amando più i beni della terra che le loro pecore, non meritano più il nome di pastore: e di questi subito si soggiunge: «Il mercenario invece, e chi non è pastore, e padrone delle sue pecore, se vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge». Non pastore, ma mercenario vien chiamato chi pasce le pecore del Signore non per motivo di amore sincero, ma per vantaggi temporali. È un mercenario colui che tiene il luogo di pastore, ma non cerca il bene delle anime: colui che appetisce con avidità le comodità della vita presente, che si compiace dell’onore che è unito alla sua carica, si nutre di guadagni temporali e si rallegra dei riguardi che gli usano gli uomini».
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«26 APRILE 2020: SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Domenica del Buon Pastore».



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«26 aprile 2020: Santi Cleto e Marcellino, Papi e martiri»



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https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis»



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https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/04/seconda-domenica-dopo-pasqua.html?m=0
«SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA O "DEL BUON PASTORE"»


«Il Catechismo domenicale in pillola#dottrinacattolicachristusvincit»



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https://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/04/maria-madre-del-buon-consiglio.html?m=1
«BEATA VERGINE MARIA, MADRE DEL BUON CONSIGLIO»
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https://forum.termometropolitico.it/500644-l-istituto-mater-boni-consilii-nella-festa-della-madonna-del-buon-consiglio-2.html
«L'Istituto "Mater Boni Consilii" nella festa della Madonna del Buon Consiglio»
“Preghiera alla Mater Boni Consilii di papa Pio XII”
https://forum.termometropolitico.it/255255-la-madonna-del-buon-consiglio.html
“26 aprile (25 aprile) - Madonna del Buon Consiglio”
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«[DIFUNDE TU FE CATOLICA] NUESTRA SEÑORA DEL BUEN CONSEJO, MATER BONI CONSILII»
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«Intransigeants sur la doctrine; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur”

«Dimanche 26/04 : Fête de Notre-Dame du Bon Conseil, deuxième dimanche après Pâques.
Messe basse à 10h30 en direct streaming la Chapelle saint Pierre et saint Paul (IMBC).
NB : sermon en français à la fin de la messe».
La Messe de l?IMBC en Streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.eu/messe-de-limbc-streaming/)
http://www.sodalitium.eu/messe-de-limbc-streaming/

“26 avril : Notre-Dame du Bon Conseil”
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MADONNA DEL BUON CONSIGLIO, PREGA PER NOI!!!
MATER BONI CONSILII ORA PRO NOBIS!!!
RESURREXIT, SICUT DIXIT, ALLELUJA!!!
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!