Visualizza Versione Completa : I Catari e Concorezzo
Concorezzo è un paese della Brianza popolato da circa tredicimila concorezzesi.
Nonostante abbia qualche edificio di pregio, qualche bella villa, un bel parco e due belle chiese, risulta essere un paesino abbastanza anonimo.
Eppure mi è stato riferito che tale località ha una importanza particolare: è stata la sede di una importante comunità di Catari, la più grande dell'Italia.
Nota: a dirla tutta, un mio amico concorezzese mi ha detto che una sedicente associazione rosacrociana ieri ha organizzato una specie di convegno cataro a Concorezzo.
Un giorno...un uomo indicò la luna con un dito...e uno sciocco guardò il dito...
uva bianca
16-05-05, 20:15
In Originale postato da Seafarer
Concorezzo è un paese della Brianza popolato da circa tredicimila concorezzesi.
sarebbe strano se fossero tredicimila bergamaschi!
:D :D
In Originale postato da Seafarer
Concorezzo è un paese della Brianza popolato da circa tredicimila concorezzesi.
Nonostante abbia qualche edificio di pregio, qualche bella villa, un bel parco e due belle chiese, risulta essere un paesino abbastanza anonimo.
Eppure mi è stato riferito che tale località ha una importanza particolare: è stata la sede di una importante comunità di Catari, la più grande dell'Italia.
Nota: a dirla tutta, un mio amico concorezzese mi ha detto che una sedicente associazione rosacrociana ieri ha organizzato una specie di convegno cataro a Concorezzo.
Per caso vi sono iscrizioni, lapidi o roba simile che ne testimoniano epigraficamente la presenza?
In Originale postato da Ichthys
Per caso vi sono iscrizioni, lapidi o roba simile che ne testimoniano epigraficamente la presenza?
Io non ne ho conoscenza, ma è possibile.
In Originale postato da uva bianca
sarebbe strano se fossero tredicimila bergamaschi!
:D :D
E' innegabile.
Chi sa qualcosa su Rinaldo da Concorrezzo, un iquisitore che riusci a salvare moltissimi templari dal rogo, una storia tutta da scoprire
sono originario di Cremona chi conosce articoli sui Catari a Cromona ?
Mi spiego : abitualmente pensiamo ai catari come abitanti della linguadoca, distruti dalla crociata contro gli albigesi (altro nome dei catari).
Quest'estate, su una bancarella, ho acquistato un simpatico romanzo (si legge tutto di un fiato) dal titolo
IL CASTELLO DEI CATARI
Mons Fortis A.D.1028 : un mistero del Piemonte medievale.
In sostanza il romanzo è una ricostruzione di ciò che può essere avvenuto nel 1028 e perchè. Il castello di Monforte, dove appunto esisteva, a detta degli scrittori dell'epoca, una comunità catara fu raso al suolo. Dapprima i catari vennero "trasferiti" (in domicilio coatto) a Milano, dove la zona da loro occupata, prese da loro il nome : corso Monforte. Poi, visto che non intendevano modificare le loro credenze si procedette all'eliminazione.
Il punto di partenza di ricostruzioni, ipotesi e congetture è fornito da poche e scarne righe di un paio di testi medioevali. Testi, che però sembrano autentici.
L'autore è Maurizio Rosso, che ha una gradevole scrittura e l'editore è Arabafenice di Boves.
Ora se i catari erano presenti a Monforte d'Alba, paese delle Langhe a qualche chilometro a nord di Alba, non è forse possibile che fossero anche presenti in qualche altro paese della pianura padana ?
Nel libro si ipotizza anche che i catari, dopo la persecuzione avessero semplicemente cambiato nome in quello di patari, o patarini, con la speranza di non essere più perseguitati.
Quello che mi ha colpito è la data della persecuzione : 1028, quindi ben prima della crociata contro gli Albigesi.
sarebbe strano se fossero tredicimila bergamaschi!
:D :D
Facciamo 6,5 mila bergamaschi e 6,5 mila bergafemmine, e siamo apposto...
Chi sa qualcosa su Rinaldo da Concorrezzo, un iquisitore che riusci a salvare moltissimi templari dal rogo, una storia tutta da scoprire
Sembra che i Templari fossero eretici, e anche un po' maghetti...
I Catari a Concorezzo avevano uno dei loro centri.
Se vuoi saperne di più puoi leggere lo studio di Malcom Lambert
I Catari
che fu pubblicato nel 2001 dalle edizioni PIEMME
e ripubblicato dalla Biblioteca storica del Giornale.
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