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L'Uomo Tigre
06-05-05, 09:34
Edison e Petrolchimico costituiscono un gruppo di lavoro per accertare le cause dei black-out di martedì e mercoledì scorsi

Bruciate duemila tonnellate di veleni

Da Villa chiede un’indagine sulle sostanze tossiche ricadute al suolo

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Arpav e Cnr dovranno esaminare le polveri inquinanti rimaste a terra durante l’azione delle fiaccole

GIANNI FAVARATO

Entro due setimane Arpav e Cnr consegneranno all’assessore Ezio Da Villa, i risultati di un’indagine mirata a verificare quali sostanze tossiche e cancerogene sono ricadute al suolo a causa dei black-out di Edison Rete che in due giorni hanno costretto Polimeri Europa a bruciare quasi 2 mila tonnellate (1.840 in tutto) di etilene e propilene nella torcia del cracking. I direttori delle società chimiche ed Edison hanno istituito un gruppo di lavoro per accertare le cause dei black-out totale di mercoledì e rimuoverle.
Due black-out elettrici in due giorni sono un po’ troppi. Sopratutto se il secondo (quello di mercoledì mattina), è causato dalla misteriosa interruzione del collegamento con la rete nazionale, di Edison Rete che alimenta buona parte del Petrolchimico.
Il primo stop (martedì scorso) era stato causato, a quanto pare, da un errore di manovra di alcuni operatori della rete che ha messo in blocco un compressore con la conseguente attivazione del «salva vita» e interrotto l’afflusso di corrente elettrica agli impianti del Petrolchimico per 14 minuti.
Ma il black out del giorno dopo (mercoledì) è stato molto più grave. Infatti, è stato determinato dall’improvviso (e per ora inspiegabile) scollegamento di Edison dalla rete nazionale gestita dal Gestore (Grtn). Ciò ha comportato due grossi problemi. Il primo è l’impossibilità di Edison di garantire quanto previsto dall’accordo siglato due anni (dopo il gigantesco black-out nazionale del settembre 2003) con le società chimiche. Ovvero, che in caso di mancanza di corrente elettrica per un black-out della rete nazionale (come quello del 2003), Edison è autorizzata da Grtn a mantenere in marcia la centrale a Turbogas di Porto Marghera in modo da garantire energia al Petrolchimico ed evitare il blocco degli impianti e l’utilizzo delle fiaccole. Il black-out «totale» dell’altro ieri è stato più grave anche per una seconda regione: l’interruzione totale dell’erogazione d’energia alla centrale termica di Syndial che produce vapore, poi distribuito ai vari stabilimenti. La mancanza di vapore ha determinato una «pessima combustione» di etilene e propilene nelle fiaccole del cracking, come dimostrano le nubi nere e spesse, alte fino a 60 metri che si sono innalzate l’altro ieri dal Petrolchimico. «Questo ripetersi di black-out elettrici e fuori servizio al cracking è inquietante - commenta l’assessore provinciale all’Ambiente, Ezio Da Villa -, ancor più se, come è avvenuto negli ultimi giorni, si mandano alla combustione migliaia di tonnellate di sostanze tossiche derivate dal petrolio. Quantità enormi di liquidi e gas molto inquinanti, bruciati in fiaccole che però sono sprovviste di adeguati filtri e sistemi d’abbattimento, in quanto sono considerati solo sfiati d’emergenza».
Per questo l’assessore Da Villa - dopo le ispezioni eseguite ieri mattina dai Vigili provinciali, dai Vigili del fuoco e dall’Arpav - ha chiesto a quest’ultima un’indagine mirata per appurare quali ricadute al suolo ci sono state in seguito ad ore e ore di funzionamento delle fiaccole del cracking. I tecnici dell’Arpav dovrannno appurare se oltre all’anidride carbonica e all’acqua - che dovrebbero essere le uniche componenti del fumo che esce dalle fiaccole in caso di combustione ottimale -, sono presenti anche altri microinquinanti cancerogeni come, ad esempio, gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Da Villa ha anche chiesto all professor Guerzoni del Cnr di verificare se la rete di «deposimetri» esistenti in città ha rilevato accumuli di Ipa o altre sostanze tossiche nelle ore in cui sono state attivate le torce del cracking.