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Visualizza Versione Completa : Referendum del 12 Giugno 2005 in Sardegna sulle scorie



Pellita
31-05-05, 19:49
Referendum 12 Giugno 2005 > Sardegna

Il 12 giugno 2005 si terrà il referendum regionale per l’abrogazione della legge regionale n°8/2001 che consente l’importazione in Sardegna di scorie tossiche qualificandole come materie prime. La legge regionale n°8, infatti, consente l’introduzione di “(…) rifiuti di origine extra-regionale da utilizzare esclusivamente quali materie prime nei processi produttivi degli impianti industriali ubicati in Sardegna e già operanti alla data dell’approvazione delle legge regionale, non finalizzata al trattamento ed allo smaltimento dei rifiuti”. In questo modo normative Europee che impongono una documentazione sull’origine, il trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti tossici vengono aggirate. Tra questi rifiuti tossici vanno compresi i fumi d’acciaieria.

Cosa sono i fumi di acciaieria?

Sono le polveri metalliche altamente inquinanti e velenose che vengono raccolte filtrando i fumi dei forni elettrici che producono acciaio dai rottami ferrosi. L’acciaio viene ormai prodotto fondendo rottami ferrosi importati dai paesi dell’Est europeo o dagli stati dell’ex Unione Sovietica. Finiscono nel forno rottami d’ogni tipo che contengano ferro (tubature industriali, container, serbatoi di raffinerie e industrie obsolete, centrali nucleari dismesse, impianti petrolchimici,etc.). Ma quante sostanze velenose ed altamente inquinanti vengono fuse o vaporizzate assieme ai rottami?

Cosa contengono i fumi di acciaieria e cosa determinano

I fumi di acciaieria sono un distillato di sostanze chimiche e metalli pesanti (Zinco, Piombo, Cadmio Mercurio, Nichel, Vanadio, Arsenico, Berillio, Rame e Cobalto) alcuni dei quali capaci di indurre lo sviluppo di tumori. Ad esempio il Cadmio e i suoi composti, per i quali, nell’ area del Sulcis, si registra il record Europeo di rilascio nelle acque, è conosciuto come causa di tumori polmonari, prostatici e vescicali. Possono inoltre causare neuropatie degenerative e anche malattie cardio-vascolari e polmonari che trovano importanti cause inducenti nelle emissioni inquinanti atmosferiche.

Cosa possono contenere o cosa possono aver contenuto?

Da un rapporto del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (NOE) il 6 ottobre 1999 si rileva:

“Le considerevoli quantità di materiali radioattivi accumulate nelle strutture industriali tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ed il concomitante dissesto delle organizzazione governative dei Paesi dell’est europeo, nonché i rilevanti incidenti nucleari verificatesi all’estero, sono fattori che hanno favorito la nascita e lo sviluppo di traffici illeciti di materiale contaminato da sorgenti radioattive.
In particolare l'importazione di ingenti quantitativi di rottami metallici e materiale ferroso che entrano nel nostro territorio, destinati per buona parte alle fonderie del nord, diventa oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni criminali nazionali ed internazionali, al pari dei traffici abusivi di armi e stupefacenti.”

Anche i nostri servizi di sicurezza conoscono bene il problema. Nel numero 19 (gennaio-aprile 2001) della Rivista del Servizio di informazioni e sicurezza democratica SISDE “Per Aspera ad Veritatem - Rivista di intelligence e di cultura professionale” si afferma:

“Sono stati accertati 173 casi di traffico illecito di materiale nucleare dal 1992 al 1998. Su due milioni e 260 mila tonnellate di rottami ferrosi che passano attraverso i valichi doganali, sono stati rispediti al mittente, in quanto risultate contaminate, 15.000 tonnellate. Sono stati accertati e denunciati 66 responsabili di laboratorio, accertati 113 reati penali ed eseguiti 17 sequestri, tra il 1997 e il 1999, per un valore pari a 2.200 milioni. (… )”.

Rischi passati e presenti

Il 13 gennaio 2004 all’Acciaieria AFV Beltrame di Vicenza è accaduto di fondere una sorgente radioattiva, finita per cause ancora non chiarite, tra i rottami in ingresso allo stabilimento. L’emergenza è scattata quando le emissioni dei forni sono transitate attraverso il portale di controllo della radioattività posto all’uscita dallo stabilimento. La sorgente radioattiva non è stata rilevata all’ingresso perché presumibilmente schermata o sigillata, ma solo dopo, quando a seguito della fusione, si è liberata nei fumi del forno fissandosi alle polveri con valori molto alti di Cesio 137 riscontrati pari a 25000 bequerel/kg. Incidenti simili posso essere accaduti in altre acciaierie senza che ne sia conseguito un comportamento virtuoso di denuncia .

In questa situazione la Sardegna si trova in una condizione di estrema vulnerabilità per l’assenza di un portale radiometrico nello stabilimento per lo smaltimento dei fumi di acciaieria fino alla primavera del 2004 e per l’inesistenza di una Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente funzionante.
Perché perseverare nell’errore?

Nel Mondo si producono ogni anno per 3.430.000 tonnellate di fumi di acciaierie di cui 226.000 solo in Italia. Nello stato italiano lo smaltimento in discarica speciale costa ormai quasi 1000 euro per ogni tonnellata di fumi d’acciaieria. Per questo la stragrande maggioranza dei fumi di produzione occidentale è inviata nel terzo mondo e nell’estremo oriente per il recupero dello zinco e lo smaltimento dei rifiuti nocivi, disinteressandosi i committenti del loro destino finale. L'Assessorato della Difesa dell'Ambiente, di concerto con quelli alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, dopo la Valutazione di Impatto Ambientale ha concesso recentemente l’innalzamento delle quote di fumi di acciaieria da smaltirsi in Sardegna da 120.000 a 300.000 tonnellate, ignorando le gravi conseguenze (tra le prescrizioni richieste si insiste sulle emissioni in atmosfera, ma si dimentica la bonifica analitica delle condizioni del suolo e delle acque, sia pregresse che future).

Perché trasformare la Sardegna in una pattumiera?

In Sardegna non esistono industrie che producano acciaio, però sono presenti industrie che smaltiscono fumi d’acciaierie per ricavarne zinco. Se ne può recuperare fino al 10/15%, mentre le altre sostanze tossiche che rimangono dopo il trattamento vengono emesse e disperse, parte in atmosfera e parte accumulate nel suolo e nelle acque. Dal punto di vista quantitativo questa prospettiva è tutt’altro che rosea per l’ambiente sardo. Infatti il 75-80% delle scorie residue rappresentano un quantitativo di 250.000 tonnellate/annue di scorie residue che in dieci anni risultano 2.500.000 tonnellate. Quantità e volumi enormi, soprattutto se tali scorie venissero vetrificate per la messa in sicurezza, cosa che, comunque, ancora non viene fatta. Nel caso, dove andrebbero a finire queste quantità e volumi di scorie?

Necessità di una politica seria di bonifica

E’ evidente che l’individuazione dei siti ad alto rischio ambientale, presuppone un programma di salvaguardia della salute dei lavoratori e delle popolazioni presenti in tali aree. E’ altresì necessario l’avviamento di un programma di bonifica che veda, proprio nei lavoratori presenti in tali aree ed in relazione alla loro alta specializzazione, i soggetti attivi sui quali contare per la stessa opera di bonifica. Esistono normative Europee e statali che prevedono finanziamenti indirizzati in questo senso. Chiediamo, alle organizzazioni sindacali ed in particolare alle strutture di base, una mobilitazione per concertare, assieme alle istituzioni, un programma che trasformi le imprese industriali sarde in fonti sane di opportunità di benessere, sia per chi ci lavora che per le popolazioni dei territori interessati.

Pellita
31-05-05, 19:52
Referendum regionale del 12/13 Giugno 2005

Contro l'introduzione di scorie in Sardegna

Il 12/13 Giugno 2005, oltre che al referendum statale sulla fecondazione assistita, si terrà in Sardegna il referendum regionale per l'abrogazione della legge regionale n°8/2001 che consente l'importazione in Sardegna di scorie tossiche qualificandole come materie prime. La legge regionale n° 8, infatti, consente l'introduzione di "rifiuti di origine extra-regionale da utilizzare esclusivamente quali materie prime nei processi produttivi degli impianti industriali ubicati in Sardegna e già operanti alla data dell'approvazione delle legge regionale, non finalizzata al trattamento ed allo smaltimento dei rifiuti".

In questo modo, con la scusa di ulteriori lavorazioni anche di impercettibili quantità le scorie vengono fatte passare per materie prime e aggirando le normative Europee che impongono una documentazione sull'origine, il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti tossici, si smaltiscono in Sardegna scorie che nessuno al mondo vuole.

Queste scorie lasciano nella nostra terra MILIONI di tonnellate di residui tossici con il loro contenuto di metalli pesanti e forse/talvolta anche radioattivi, estremamente nocivi per il territorio e per gli esseri viventi, dei quali possono modificarne addirittura il DNA.

Tutto ciò è incompatibile con il nostro popolo e con il nostro territorio, stravolgerà il giusto rapporto che la civiltà sarda ha stabilito con il proprio abitat e non può essere ulteriormente tollerato.


LA SARDEGNA NON PUO' ESSERE UNA DISCARICA !

Il 12 e 13 Giugno

VOTA SI

CONTRO LE SCORIE


Votando "SI' " viene abrogata la legge regionale n. 8/2001 e ripristinato il comma 19 dell'art. 6 della Legge Regionale 24 Aprile 2001 n. 6, recanti norme in tema di rifiuti speciali, che cita: "E' fatto divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale".