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Visualizza Versione Completa : 95 - La Dinastia dei Borbone



Conterio
10-06-05, 15:25
In questo 3d, vorrei pubblicare ciò che su Internet si trova interrogandolo sulla dinastia dei Borbone di Napoli e delle due Sicilie. Mi sembra giusto conoscere anche questa parte della storia Italiana, che pur non essendo unitaria, ha il vantaggio di essere comunque NON repubbli-cana !

Spero di non dispiacere ai più !

Il Regno e la Dinastia .....

L'incoronazione di Carlo di Borbone nel 1734 restituisce all'Italia Meridionale l'indipendenza dopo quasi 230 anni di dominazione straniera. Il territorio che corrisponde alle odierne province di Caserta e di Benevento divenne quindi strategico, perché di confine con lo Stato Pontificio e ultima difesa verso la capitale. Vicende politiche e militari portarono alla creazione di caserme, carceri, quartieri e scuole militari: testimonianze lasciate sul territorio ma spesso dimenticate che ci proponiamo di far riaffiorare con questo itinerario. Il nostro percorso parte da Aversa dove i Borbone trasformano il Castello eretto dal normanno Rainulfo alla metà dell'XI secolo in un Quartiere militare di Cavalleria. Proprio questo era stato il punto di partenza dei Normanni per le loro conquiste mediterranee. A questo periodo feudale risale il primo impianto della Chiesa di S. Francesco, di quella benedettina di S. Lorenzo - oggi Facoltà di Architettura - e del Duomo di S. Paolo, di cui restano in forme romanico normanne la cupola e l'abside

Carlo era figlio di Filippo V di Borbone e di Elisabetta Farnese e quando arrivò a Napoli quel "pezzo di cielo caduto sulla terra" trovò una città avvilita e mortificata da 27 anni di dominazione austriaca e da 200 di vicereame. Carlo fu, prima Duca di Parma e Piacenza (1731-1734), poi Re di Napoli e di Sicilia (1734-1759), Re di Spagna (1759-1788). Il 10 maggio 1734, ormai diciottenne, Carlo entrò in Napoli e fu accolto a Portacapuana dalla nobiltà partenopea. Egli fu caldamente acclamato anche perché era il primo Re di Napoli residente a Napoli, finalmente i napoletani avevano il loro Re ! Iniziava a Napoli la dinastia dei Borbone. Carlo, nel luglio del 1735, fu incoronato, a Palermo, Re di Sicilia e, per volere della madre, nel 1738 sposò la quattordicenne Maria Amalia di Sassonia. L'autonomia del Regno di Napoli dalla Spagna fu sancita, definitivamente, dalla pace di Vienna e dal riconoscimento del Regno da parte del Papa, Clemente XII. Alla morte di Filippo V gli succedette al trono Ferdinando VI, ma la sua salute precaria preannunciava al trono di Spagna l'ascesa di Carlo III, cosa che avvenne nel 1759. Durante il regno di Carlo, videro la nascita imponenti opere monumentali, quali: Il Teatro San Carlo, nel 1737, la Reggia di Capodimonte e la villa di Portici, nel 1751 l'Albergo dei poveri e nel 1752 la Reggia di Caserta. Nel 1759 Carlo, accompagnato dai figli Filippo (affetto da turbe mentali) e da Carlo erede al trono di Spagna, lasciava a Napoli il terzo genito, di soli otto anni) Ferdinando. Carlo non approfondì adeguatamente i problemi politici, dedicandosi prevalentemente alla caccia ed alla pesca, alle belle atri, la pittura e le incisioni. E' sintomatico al riguardo che egli non si interessò molto al numero d'ordine da attribuirsi, malgrado Filippo V lo sollecitasse a denominarsi Carlo VI. Egli fu Carlo III in Spagna, ma a Napoli fu solo Carlo. Nel parco di Capodimonte ebbe sede nel 1743 la fabbrica di porcellane, detta perciò di Capodimonte. Carlo promosse ricerche nel regno per trovare il caolino, che rendeva dura la porcellana, trovato il 4.12.1743 tra Fuscaldo e Paola, nell'attuale provincia di Cosenza. Va dato atto al sovrano che cercò di valersi ai fini economici di questa iniziativa ed a tale scopo organizzo un centro di vendita presso il nuovo teatro di corte, il S.Carlo, inaugurato il 4.11.1737. La produzione ebbe un grande successo, tanto che Carlo, partendo per la Spagna portò con se artisti ed arnesi e fondò in Spagna la fabbrica detta del Retiro, dal luogo ove aveva sede.Le porcellane di Capodimonte continuarono ad essere prodotte sotto il regno del figlio Ferdinando IV nella villa reale di Portici. Carlo di Borbone, per soddisfare le sue manie delle costruzioni, ordinò anche l'edificazione del palazzo reale di Caserta, che fin dalla piazza d'accesso imita il palazzo reale di Versailles. Il palazzo fu iniziato 20.1.1752 ed il 1° maggio dello stesso anno Luigi Vanvitelli ebbe la patente di primo architetto di Sua Maestà per la reale fabbrica di Caserta. Tra alterne vicende, un po' sotto la direzione di Luigi Vanvitelli e, dopo la sua morte avvenuta il 1.3.1773, del figlio Carlo, solo nel 1774 la costruzione del palazzo reale fu completata. Proseguì durante il regno di Ferdinando IV la sistemazione degli appartamenti reali e fu dovuta a questo sovrano l'idea di costruire una pescheria nel parco. Altre opere vanno ricordate, come gli scavi di Ercolano. Per Carlo le opere che contavano erano in funzione della caccia in primo luogo; per questa passione faceva costruire strade ed edifici; poi venivano ville e palazzi (tra cui anche la villa di Portici).

Alla prossima - Saluti

Conterio
10-06-05, 15:26
Ferdinando I di Borbone (Napoli 1751-1825), Re delle Due Sicilie (1816-1825), già Ferdinando IV come re di Napoli (1759-1799, 1799-1806, 1815-1816), e Ferdinando III come re di Sicilia (1759-1816).
Terzogenito di Carlo III, re di Spagna, e di Maria Amalia di Sassonia, salì al trono nel 1759, ma avendo solamente otto anni, gli fu affiancato un consiglio di reggenza con a testa il marchese Bernardo Tanucci e il principe di San Nicandro, Domenico Cattaneo. Ferdinando IV regnò per sessantacinque anni, per cui la sua figura riveste un carattere molto importante nella storia della Napoli borbonica. La diversa levatura e cultura politica tra i due educatori, riformista l'uno, conservatore l'altro, ben presto sfociò in un aperto contrasto tra i due. Purtroppo, per l'educazione di Ferdinando, il San Nicandro finì per prevalere sul Tanucci, accentuando e, quindi, creando il carattere del Re che risultò essere volgare ed approssimativo, poco attento alle cose di Stato e molto incline alle inezie ed al divertimento. "In quest'ultimo anno, ansioso di raggiungere la maggiore età... ...più per seguire i suoi piaceri, che per governare i suoi regni", così scriveva, nel marzo del 1767 W. Hamilton in un suo rapporto sul Re (H. Acton, I Borboni di Napoli, Firenze, Giunti, 1988). Il 7 aprile 1768 Ferdinando IV sposa Maria Carolina d'Austria, matrimonio combinato da Carlo III per rafforzare i rapporti tra Spagna ed Austria. Il carattere di Ferdinando, la sua educazione triviale e la sua scarsa attenzione ai doveri regali fecero ben presto sì che le redini del regno passassero nelle mani della Regina. Ferdinando amava il divertimento, la caccia (ed in questo aveva preso dal padre), mischiarsi con la bassa lega, vendere il pescato al mercato, effettuare i propri bisogni corporali in presenza di altre persone e assumere atteggiamenti immaturi, naturalmente, tutto questo, contrastava con il carattere di Maria Carolina, la quale lo aveva sposato solo per dovere e, grazie anche al menefreghismo del Re, non tardò ad imporsi nelle scelte politiche che influenzarono e non poco la vita del regno. Ferdinando IV morì il 5 gennaio 1825, all'età di settantaquattro anni e dopo sessantacinque di regno.

Ferdinando II, nipote di Ferdinando IV e figlio di Francesco I e Maria Isabella di Borbone, nacque a Palermo il 12 gennaio 1810, durante la dominazione francese a Napoli con Giuseppe Bonaparte prima (1806) e Gioacchino Murat dopo (1808). All'età di venti anni, nel novembre del 1830, divenne Re del Regno delle due Sicilie. I suoi primi diciassette anni di regno videro un gran numero di riforme: l'abolizione di alcune cacce reali che furono aperte al popolo, la rinunzia a diverse rendite, il rinnovamento del governo, la diminuzione di alcuni dazi e la riduzione di molte voci di spesa, insomma rappresentarono un periodo di austerità rivolta al risanamento dello Stato. Ciò non deve far pensare, però, ad un Ferdinando debole, egli ebbe mano pesante con delinquenti e traditori del Regno. Il 20 novembre del 1832 sposò la principessa Maria Cristina che gli darà un figlio, Francesco II, ma che morì, per complicazioni da parto dopo solo quindici giorni, il 31 gennaio 1836. Il 9 gennaio 1837 sposa, in seconde nozze, Maria Teresa Isabella, arciduchessa d'Austria. Non mancarono in questi diciassette anni dei moti popolari, come quelli di Peluso e di Cesare Rossarol, che furono scoperti e repressi. Ciò che lasciò il segno, durante la reggenza di Ferdinando II, furono i moti del 1848. Infatti, il 12 dicembre del 1848 la rivolta scoppiò in quel di Sicilia, a Palermo e nonostante l'invio di oltre cinquemila soldati, portò all'evacuazione del capoluogo siciliano . Per arginare i tumulti scoppiati in tutto il regno, Ferdinando promulgò, l'11 febbraio, la costituzione ma fu, suo malgrado, coinvolto nei fatti del 15 maggio, quando gli furono addossate le responsabilità di terribili eccidi contro il popolo che aveva eretto barricate. Morì, dopo atroce e lenta agonia, il 22 maggio 1859, dopo 29 anni di illuminato governo.

Francesco Gennaro Giuseppe, nacque a Napoli 19 agosto del 1777 da Ferdinado IV di Borbone e Maria Carolina. Il suo regno fu molto breve, durò appena 5 anni, dal 1825 (successe a Ferdinando IV morto il 4 gennaio dello stesso anno) al 1830 (morì l'8 novembre). Quando salì al trono aveva già 47 anni, ma aveva già esperienze di governo (era stato più volte vicario del Regno) e queste esperienze lo avevano provato moltissimo. Egli era di carattere schivo e riservato, molto dedito alla famiglia, sposò nel 1797 Maria Clementina, arciduchessa d'Austria, dalla quale ebbe una sola figlia Carolina Fernanda Luisa che sposerà il conte Lucchesi Palli. Morta Carolina nel 1801, Francesco I, sposa l'infante di Spagna Maria Isabella, che gli darà ben 12 figli. Oramai stanco ed annoiato, lascia la conduzione del Regno a Luigi de' Medici, fu questo il periodo più triste di tutto il regno borbonico, dove corruzione e rilassatezza erano l'unico credo praticato, ed imperava a tutti i livelli. L'unica cosa che gli riuscì di fare, fu quella di liberare il suolo del Regno dai soldati austriaci e da Metternich (gli austriaci dovevano vigilare sulla pace nel regno, minata dai carbonari), sostituendo queste forze con dei mercenari svizzeri. Il comando dell'esercito borbonico passò nelle mani del principe ereditario Ferdinando II appena diciassettenne, era il 1827. Di fatto, tutto il regno, era nelle mani di Ferdinando e lo rimase fino alla morte del padre, Francesco I, avvenuta l'8 novembre del 1830.

Francesco II, figlio di Ferdinando II e Maria Cristina di Savoia, nacque a Napoli il 16 gennaio 1836 e morì ad Arco di Trento il 27 dicembre del 1894, all'età di 58 anni. Aveva solo 23 anni quando successe al trono al padre Fredinando II morto il 22 maggio del 1859. Il regno di Francesco II o Francischiello, come lo chiamavano i napoletani, fu di brevissima durata e non fu certo caratterizzato da fermezza e determinazione. L'ultimo Borbone era un Re debole ed alquanto bigotto, contornato da uomini abbastanza inetti, se si eccettua il Principe di Satriano, Carlo Filangieri. Francesco sposò Maria Sofia di Baviera; l'unione non fu, inizialmente, delle più felici, basti pensare che, la notte, aspettava che la moglie s'addormentasse per mettersi a letto. Il matrimonio fu consumato dopo un mese e solo per intercessione di un sacerdote !

Saluti

Conterio
10-06-05, 15:27
Lo scoppio della rivoluzione francese del 1789, non preoccupò per nulla Ferdinando IV e Maria Carolina, oltretutto la politica neutrale del marchese Tanucci aveva tenuto il regno lontano dagli eventi bellici. Ma i fatti luttuosi del 1793, preceduti dalla nascita della Repubblica Francese nel 1792 destarono non poca preoccupazione nei sovrani di tutta Europa, napoletani compresi. Essi cominciarono a vedere nei francesi un pericolo reale per tutte le monarchie. Ferdinando, quindi, aderì alla lega anglo-napoletana del 12 luglio 1793. Fin dai primi del '94, a Napoli, già serpeggiavano movimenti liberali quali il REOMO (repubblica o morte) ed il LIOMO (Libertà o morte) che iniziarono a cospirare contro la monarchia, ma che scoperti videro in Vincenzo Galiani, Emmanuele De Deo e Vincenzo Vitaliani i loro primi martiri, essi furono giustiziati il 18 ottobre del 1794.Dopo una breve pace, le ostilità coi francesi ripresero nella seconda metà del '98 al fianco dell'Austria; ma il precipitare degli eventi bellici costrinse Ferdinando IV e famiglia, il 23 dicembre 1798, ad una precipitosa fuga a Palermo. A Napoli rimase il generale Francesco Pignatelli ed i lazzari, ma solo per poco, in quanto il 16 gennaio del 1799, il giorno dopo della presa, da parte dei rivoluzionari, di Castelnuovo, Castel dell'Ovo e Castel Sant'Elmo, raggiunse la famiglia reale in Sicilia. I lazzari, lasciati soli al loro destino, si batterono strenuamente e fino alla morte, ma nulla poterono per fermare, il 23 gennaio del 1799, l'ingresso in città del generale francese Championnet.
La repubblica partenopea durò solo cinque mesi ed ebbe due governi, uno provvisorio ed un altro definitivo. Essa vide tra le sue fila annoverarsi i maggiori intellettuali napoletani, come il Lauberg, Vincenzo Porta, Gabriele Manthonè, Riario Sforza, Domenico Cirillo, Mario Pagano, Giuseppe Serra di Cassano e Luigi Carafa. Pochi giorni dopo, il 7 febbraio, il cardinale Ruffo era sbarcato in Calabria ed a marzo l'aveva riconquistata, i Borbone erano ripartiti alla conquista del regno.Ad aprile, la flotta inglese, aveva ripreso Ischia, Capri e Procida ed il 13 giugno l'esercito sanfedista entrò in Napoli. I repubblicani si asserragliarono a Castel Sant'Elmo e vi uscirono solo dopo la firma di un patto che, a fronte dell'esilio in Francia, prometteva la salvezza. Purtroppo l'ammiraglio Nelson, complice Maria Carolina, rinnegò il patto, impiccò l'ammiraglio Caracciolo e, con la benedizione di Ferdinando, giustiziò i rivoluzionari .
Era la fine della Repubblica napoletana.

Francesco II, figlio di Ferdinando II e Maria Cristina di Savoia, aveva solo 23 anni quando successe al trono e non aveva nulla di un Re, data la sua educazione non proprio adatta ad un erede al trono. I presupposti per la fine c'erano tutti: un Re bigotto, incapace, senza polso, impaurito da tutto e da tutti (basti pensare che il matrimonio fu consumato dopo oltre un mese e grazie all'intervento di padre Borrelli) e che commise il grande errore (nonostante consigliato del contrario dal Principe di Satriano, Carlo Filangieri) di non allearsi col Piemonte, in ultimo l'inettitudine dei comandati delle forze militari. Poi Garibaldi ! I mille (che mille non erano), male armati ed ancora peggio in arnesi, mai e poi mai avrebbero potuto quel che hanno fatto, ma nemmeno verso il più piccolo staterello o paesello. Basta pensare che i Borbone sapevano della partenza delle camice rosse, della loro rotta e del luogo dello sbarco, una flotta ricca di 14 navi incrociava al largo delle coste siciliane. A Calatafimi 4000 soldati del regno si ritirarono al cospetto di quell'armata di Brancaleone, per non parlare dello sbarco sulle coste calabresi ed il tappeto steso fino a Napoli. La puzza é forte, é troppo forte, l'Europa sbigottita assiste all'impossibile. In Calabria stanziava un esercito forte di 12000 uomini, 10000 si arresero senza sparare un colpo, fu rotta completa. Il 6 settembre del 1861 alle ore 18, Francesco II, scappava a Gaeta consegnando il suo regno, su di un piatto di platino a Giuseppe Garibaldi che entrò in Napoli alle 13,30 del giorno dopo e lasciava al suo popolo solo questo manifesto:

Fra i doveri prescritti ai re, quelli dei giorni di sventura sono i più grandiosi e solenni, ed io intendo di compierli con rassegnazione scevra di debolezza, con animo sereno e fiducioso, quale si addice al discendente di tanti monarchi. A tale uopo rivolgo ancora una volta la mia voce al popolo di questa metropoli, da cui debbo ora allontanarmi con dolore. Una guerra ingiusta e contro la ragione delle genti ha invaso i miei stati, nonostante ch'io fossi in pace con tutte le potenze europee. I mutati ordini governativi, la mia adesione ai grandi principi nazionali e italiani non valsero ad allontanarla, che anzi la necessità di difendere l'integrità dello Stato trascinò seco avvenimenti che ho sempre deplorati. Onde io protesto solennemente contro queste inqualificabili ostilità, sulle quali pronunzierà il suo severo giudizio l'età presente e futura. Il corpo diplomatico residente presso la mia persona seppe, fin dal principio di questa inaudita invasione, da quali sentimenti era compreso l'animo mio per tutti i miei popoli,e per questa illustre città, cioè garantirla dalle rovine e dalla guerra, salvare i suoi abitanti e le loro proprietà, i sacri templi, i monumenti, gli stabilimenti pubblici, le collezioni d'arte,e tutto quello che forma il patrimonio della sua civiltà e della sua grandezza,e che appartenendo alle generazioni future è superiore alle passioni di un tempo. Questa parola è giunta ormai l'ora di compierla. La guerra si avvicina alle mura della città,e con dolore ineffabile io mi allontano con una parte dell'esercito, trasportandomi là dove la difesa dei miei diritti mi chiama. L'altra parte di esso resta per contribuire, in concorso con l'onorevole Guardia Nazionale, alla inviolabilità, ed all'incolumità della capitale, che come un palladio sacro raccomando allo zelo del ministero. E chieggo all'onore e al civismo del sindaco di Napoli e del comandante della stessa guardia cittadina di risparmiare a questa Patria carissima gli orrori dei disordini interni e i disastri della guerra civile; al quale uopo concedo a questi ultimi tutte le necessarie a più estese facoltà. Discendente di una dinastia che per ben 126 anni regnò in queste contrade continentali, dopo averlo salvato dagli orrori di un lungo governo viceregnale, i miei affetti sono qui. Io sono napoletano, né potrei senza grave rammarico dirigere parole di addio ai miei amatissimi popoli, ai miei compatrioti. Qualunque sarà il mio destino, prospero o avverso, serberò sempre per essi forti e amorevoli rimembranze. Raccomando loro la concordia, la pace, la santità dei doveri cittadini. Che uno smodato zelo per la mia corona non diventi fase di turbolenze. Sia che per le sorti della presente guerra io ritorni in breve fra voi, o in ogni altro tempo in cui piacerà alla giustizia di Dio restituirmi al trono dei miei maggiori, fatto più splendido dalle libere istituzioni di cui l'ho irrevocabilmente circondato, quel che imploro da ora è di rivedere i miei popoli concordi, forti e felici.
E' la fine di un Regno !

Saluti

Conterio
14-07-05, 11:26
Per saperne di più, e soprattutto per tenersi aggiornati, consiglio la visita del Sito Ufficiale della Real Casa dei Borbone, un sito molto ben fatto, discreto e ricco di informazioni !

http://www.realcasadiborbone.it/index/index.htm

(è stato aggiunto anche sul 3d relativo ai Link Monarchici)

Saluti

lupocattivo (POL)
15-07-05, 18:42
Anche di musiche mp3, scaricate vobis.

I borbonici sono pure alquanto attivi, molto più di noi. L'anno scorso stavo passeggiando per Scanno (in the Abruzzi) e mi sono imbattuto in un negozietto che vendeva souvenir e ricordini della Casa di Borbone e del Regno delle Due Sicile.

Noi niente. :(

Tango do Hermano
15-07-05, 20:54
Si ... c'è un movimento neoborbonico ma io lo reputo un qualcosa di folkloristico... nulla di politico.

Fante d'Italia
16-07-05, 01:39
I loro siti sono comunque bellissimi. Quello della Real Casa delle Due Sicilie è oltretutto una vera miniera. A mne sembrano importantissimi per la salvaguardia della memoria storica e, quindi, per la promozione della nostra cultura civile.

lupocattivo (POL)
16-07-05, 08:38
In Origine postato da Adriano1897
Si ... c'è un movimento neoborbonico ma io lo reputo un qualcosa di folkloristico... nulla di politico.

qualcuno sostiene che sia una creatura di Bassolino. 'azzo vuol dire "lo Stato è l'ingresso di Dio nella storia"?

Tango do Hermano
16-07-05, 13:07
In Origine postato da lupocattivo
qualcuno sostiene che sia una creatura di Bassolino. 'azzo vuol dire "lo Stato è l'ingresso di Dio nella storia"?

Si... è una visione hegeliana dello Stato. :)
Peraltro è stata la mia tesina.
In breve lo Stato è visto come superamento dialettico tra due elementi. Famiglia e Società civile. La Famiglia è luogo dell'eticità naturale (tu vuoi bene tua figlia naturalmente senza bisogno che intervenga la propria ragione). La Società civile invece è il luogo dove manca completamente l'Etica... l'uomo è un homo oeconomicus... Lo Stato risulta invece come il terzo elemento che risolve il conflitto. Lo Stato è il luogo di Eticità razionale ed è il più elevato grado di manifestazione dello Spirito Oggettivo.

Se non hai capito qualcosa non esitare a domandarmi. ;)

Ma credo sia abbastanza chiaro.

Fante d'Italia
16-07-05, 13:59
In Origine postato da Adriano1897
Si... è una visione hegeliana dello Stato. :)
Peraltro è stata la mia tesina.
In breve lo Stato è visto come superamento dialettico tra due elementi. Famiglia e Società civile. La Famiglia è luogo dell'eticità naturale (tu vuoi bene tua figlia naturalmente senza bisogno che intervenga la propria ragione). La Società civile invece è il luogo dove manca completamente l'Etica... l'uomo è un homo oeconomicus... Lo Stato risulta invece come il terzo elemento che risolve il conflitto. Lo Stato è il luogo di Eticità razionale ed è il più elevato grado di manifestazione dello Spirito Oggettivo.

Se non hai capito qualcosa non esitare a domandarmi. ;)

Ma credo sia abbastanza chiaro.
Mi intrometto, scusate. Molto ben espresso anche per chi, come me, non è un universitario...:o
E da quello che ho capito mi par di poter dedurre che nessun stato, che non sia quello monarchico costituzionale, possa in modo ottimale realizzare la sintesi e la simbiosi dei due elementi conflittuali: l'eticità naturale e l'egoismo connaturato.
E' così?
Se mi sbaglio, nessun riguardo nel dirmelo, sono qui anche per imparare oltre che per dir la mia :)

Tango do Hermano
16-07-05, 15:52
Hegel aveva simpatie per la monarchia costituzionale. Questo è vero...

Ma la sua idea non esclude altre forme di governo a priori.


Comunque tesina d'esame di stato. No universitaria! C'avrei messo sei anni probabilmente apreparare una tesi universitaria su Hegel. :D

Tango do Hermano
17-07-05, 00:39
Secondo me per te non era nuovo il fatto che Hegel vedesse nella monarchia costituzionale la miglior forma di governo possibile vero?

Conterio
17-07-05, 14:58
In Origine postato da Adriano1897
Secondo me per te non era nuovo il fatto che Hegel vedesse nella monarchia costituzionale la miglior forma di governo possibile vero?
In effetti è favvero nuova !!!

E' anche molto interessante...

Potresti lanciare in 3d, la tua tesina in puntate su questo Forum ?

Saresti grande e molto gradito !!

Ciao

Tango do Hermano
18-07-05, 19:03
In Origine postato da Conterio
In effetti è favvero nuova !!!

E' anche molto interessante...

Potresti lanciare in 3d, la tua tesina in puntate su questo Forum ?

Saresti grande e molto gradito !!

Ciao

Volete la differenza tra la dialettica di Hegel e Schoepnhauer??? :)

E me lo chiedi 2 giorni prima che devo partire per palma de mallorca??? :)

Allora questa cosa la faccio ad Agosto.... PROMESSO. Lo giuro.

Fante d'Italia
18-07-05, 19:49
In Origine postato da Adriano1897
Secondo me per te non era nuovo il fatto che Hegel vedesse nella monarchia costituzionale la miglior forma di governo possibile vero?
Beh, qualche reminiscenza sull'organicità della Monarchia...

Buone vacanze!