Liberalix
04-08-05, 15:58
da "il Nuovo Friuli"
Di Costantino Tomasin
Tira una brutta aria al centro commerciale “Le valli di Carnia” di Amaro. Nel giro di un anno dei 27 negozi che vi operavano ben 9 hanno chiuso i battenti destando grossa preoccupazione tra gli operatori. L’ultimo abbandono in ordine di tempo è quello dell’Euronics, catena nazionale di negozi per la vendita di elettrodomestici, hi-fi, video, che ha messo in mobilità 12 dipendenti, creando l’ennesima falla nel tessuto economico della montagna, già alle prese con la crisi di grosse aziende come la De Longhi e la Seima.
Al momento non è possibile quantificare esattamente quanti siano i posti persi nel solo centro ma secondo i sindacati ci si avvicina a quota 60 praticamente tanti quanti ne occupa una media industria. Un danno non da poco che però sembra non essere preso in considerazione con sufficiente serietà da parte del mondo politico.
Questa l’accusa di Mauro Urli responsabile commercio della Cisl Alto Friuli: “Quando va in crisi una fabbrica c’è la fila di sindaci e amministratori che portano la loro solidarietà ai lavoratori e assicurano l’impegno per risolvere la questione -dice- nel caso del centro commerciale, invece, prevale una sorta di campanilismo e tuti vogliono difendere il piccolo commercio dei loro comuni minacciato da centro stesso. Così alla fine c’è solo il sindaco di Amaro che si è messo in prima fila per difendere questi posti di lavoro”.
Insomma l’impressione è che i lavoratori dei centri non siano considerati al pari degli altri. Eppure vivono le stesse difficoltà come quelle legate alla mobilità. “Purtroppo -continua Urli- la situazione più complessa è quella relativa a chi abita in Carnia. Le liste della mobilità lì sono intasate e ci sono poche imprese in grado di assumere nuovi dipendenti anche se a condizioni nettamente favorevoli come nel caso di chi è in appunto mobilità”. La legge infatti prevede che chi assume questi lavoratori possa avere dei consistenti sgravi fiscali ma se non ci sono imprese è chiaro che non c’è neppure il lavoro.
Tornando alla crisi del centro cerchiamo anche di capire quali siano le sue origini. Secondo Franco Barera, l’omologo di Urli della Cgil, un errore è stato già commesso all’inizio quando sono stati scelti i tipi di negozi da inserire nel centro. “Otto negozi di abbigliamento sono decisamente troppi -afferma- perchè non garantiscono una sufficiente varietà di prodotti venduti. Manca, in particolare, il settore bricolage e ferramenta che avrebbe dovuto essere introdotto dalla Brico. Purtroppo i capannoni che avrebbero dovuto ospitare questa catena non sono stati costruiti e non è stato travato neppure uno spazio all’interno della struttura esistente”.
Una parte della responsabilità quindi va attribuita al Gruppo Basso che ha selezionato le attività. Oltretutto tra la proprietà e i singoli operatori non è corso mai buon sangue e la decisione di questi ultimi di modificare lo statuto che regola i rapporti all’interno del centro ha fatto precipitare la situazione tanto che la questione finirà in tribunale. “I gestori dei negozi hanno modificato la regola che dava il diritto di veto alla proprietà nella scelta del tipo di attività che potevano insediarsi nella struttura e quella che stabiliva che in caso di chiusura di un negozio la quota delle spese di quest’ultimo dovesse essere suddivisa tra quelli che restano aperti” conferma Barera “ma il gruppo Basso non ha accettato tali modifiche ed è ricorso in giudizio”.
Altre complicazioni, quindi, che rendono ancor più difficile trovare un spinta comune per il rilancio del “Le valli di Carnia”. Un passo in avanti in questa direzione è stato fatto dalla Coopca che gestisce il supermercato presente nel centro e che recentemente ha aperto anche una rivendita di giornali offrendo quindi un servizio aggiuntivo alla clientela. “Si tratta però di un piccolo passo avanti - afferma Giacomo Borchia rappresentante di Coopca nel cda del Consorzio tra gli operatori del centro - che si aggiunge agli altri investimenti fatti dalla nostra cooperativa ad Amaro ma che non può bastare per uscire dall’impasse. L’insediamento del Brico nei nuovi capannoni che la Regione ha ormai probabilmente concesso di costruire è un passo obbligato per cercare di recuperare terreno. Certo è che tutti questi sforzi potrebbero risultare inutili se non si porrà rimedio a quello che il problema maggiore del nostro settore ossia il calo dei consumi”.
Che il calo dei consumi sia la spina nel fianco di tutta la distribuzione è l’opinione condivisa anche da Giovanni Da Pozzo presidente della Confcommercio provinciale che però aggiunge altri elementi di analisi. La sua associazione non ha mai visto di buon occhio la collocazione decisa per il centro commerciale che avrebbe preferito fosse inserito nel tessuto urbano di Tolmezzo. Ormai a giochi fatti però l’idea è quella di riboccarsi le maniche trovare delle sinergie tra i commercianti che operano nel capoluogo della Carnia e gli operatori del “Le valli” il tutto senza dimenticare un altro passo decisivo per il rilancio: “Visto come si stanno mettendo le cose ritengo che l’insediamento del Brico non sia una ricetta sufficiente per migliorare la situazione - spiega Da Pozzo - credo, invece, che vada ridisegnata la strategia commerciale del centro puntando su servizi innovativi (e non su doppioni di quelli presenti nei dintorni) seguendo il modello spagnolo ed europeo”.
http://www.gruppobasso.it/lefim/iniziative/11/levalli1.jpg
Di Costantino Tomasin
Tira una brutta aria al centro commerciale “Le valli di Carnia” di Amaro. Nel giro di un anno dei 27 negozi che vi operavano ben 9 hanno chiuso i battenti destando grossa preoccupazione tra gli operatori. L’ultimo abbandono in ordine di tempo è quello dell’Euronics, catena nazionale di negozi per la vendita di elettrodomestici, hi-fi, video, che ha messo in mobilità 12 dipendenti, creando l’ennesima falla nel tessuto economico della montagna, già alle prese con la crisi di grosse aziende come la De Longhi e la Seima.
Al momento non è possibile quantificare esattamente quanti siano i posti persi nel solo centro ma secondo i sindacati ci si avvicina a quota 60 praticamente tanti quanti ne occupa una media industria. Un danno non da poco che però sembra non essere preso in considerazione con sufficiente serietà da parte del mondo politico.
Questa l’accusa di Mauro Urli responsabile commercio della Cisl Alto Friuli: “Quando va in crisi una fabbrica c’è la fila di sindaci e amministratori che portano la loro solidarietà ai lavoratori e assicurano l’impegno per risolvere la questione -dice- nel caso del centro commerciale, invece, prevale una sorta di campanilismo e tuti vogliono difendere il piccolo commercio dei loro comuni minacciato da centro stesso. Così alla fine c’è solo il sindaco di Amaro che si è messo in prima fila per difendere questi posti di lavoro”.
Insomma l’impressione è che i lavoratori dei centri non siano considerati al pari degli altri. Eppure vivono le stesse difficoltà come quelle legate alla mobilità. “Purtroppo -continua Urli- la situazione più complessa è quella relativa a chi abita in Carnia. Le liste della mobilità lì sono intasate e ci sono poche imprese in grado di assumere nuovi dipendenti anche se a condizioni nettamente favorevoli come nel caso di chi è in appunto mobilità”. La legge infatti prevede che chi assume questi lavoratori possa avere dei consistenti sgravi fiscali ma se non ci sono imprese è chiaro che non c’è neppure il lavoro.
Tornando alla crisi del centro cerchiamo anche di capire quali siano le sue origini. Secondo Franco Barera, l’omologo di Urli della Cgil, un errore è stato già commesso all’inizio quando sono stati scelti i tipi di negozi da inserire nel centro. “Otto negozi di abbigliamento sono decisamente troppi -afferma- perchè non garantiscono una sufficiente varietà di prodotti venduti. Manca, in particolare, il settore bricolage e ferramenta che avrebbe dovuto essere introdotto dalla Brico. Purtroppo i capannoni che avrebbero dovuto ospitare questa catena non sono stati costruiti e non è stato travato neppure uno spazio all’interno della struttura esistente”.
Una parte della responsabilità quindi va attribuita al Gruppo Basso che ha selezionato le attività. Oltretutto tra la proprietà e i singoli operatori non è corso mai buon sangue e la decisione di questi ultimi di modificare lo statuto che regola i rapporti all’interno del centro ha fatto precipitare la situazione tanto che la questione finirà in tribunale. “I gestori dei negozi hanno modificato la regola che dava il diritto di veto alla proprietà nella scelta del tipo di attività che potevano insediarsi nella struttura e quella che stabiliva che in caso di chiusura di un negozio la quota delle spese di quest’ultimo dovesse essere suddivisa tra quelli che restano aperti” conferma Barera “ma il gruppo Basso non ha accettato tali modifiche ed è ricorso in giudizio”.
Altre complicazioni, quindi, che rendono ancor più difficile trovare un spinta comune per il rilancio del “Le valli di Carnia”. Un passo in avanti in questa direzione è stato fatto dalla Coopca che gestisce il supermercato presente nel centro e che recentemente ha aperto anche una rivendita di giornali offrendo quindi un servizio aggiuntivo alla clientela. “Si tratta però di un piccolo passo avanti - afferma Giacomo Borchia rappresentante di Coopca nel cda del Consorzio tra gli operatori del centro - che si aggiunge agli altri investimenti fatti dalla nostra cooperativa ad Amaro ma che non può bastare per uscire dall’impasse. L’insediamento del Brico nei nuovi capannoni che la Regione ha ormai probabilmente concesso di costruire è un passo obbligato per cercare di recuperare terreno. Certo è che tutti questi sforzi potrebbero risultare inutili se non si porrà rimedio a quello che il problema maggiore del nostro settore ossia il calo dei consumi”.
Che il calo dei consumi sia la spina nel fianco di tutta la distribuzione è l’opinione condivisa anche da Giovanni Da Pozzo presidente della Confcommercio provinciale che però aggiunge altri elementi di analisi. La sua associazione non ha mai visto di buon occhio la collocazione decisa per il centro commerciale che avrebbe preferito fosse inserito nel tessuto urbano di Tolmezzo. Ormai a giochi fatti però l’idea è quella di riboccarsi le maniche trovare delle sinergie tra i commercianti che operano nel capoluogo della Carnia e gli operatori del “Le valli” il tutto senza dimenticare un altro passo decisivo per il rilancio: “Visto come si stanno mettendo le cose ritengo che l’insediamento del Brico non sia una ricetta sufficiente per migliorare la situazione - spiega Da Pozzo - credo, invece, che vada ridisegnata la strategia commerciale del centro puntando su servizi innovativi (e non su doppioni di quelli presenti nei dintorni) seguendo il modello spagnolo ed europeo”.
http://www.gruppobasso.it/lefim/iniziative/11/levalli1.jpg