Liquid Sky
19-08-05, 17:08
La traduzione letterale della parola Ikebana è “fiori viventi”, ma l’arte dei fiori può essere anche indicata come Kado, cioè “via dei fiori”.
L’Ikebana è un’arte molto antica, ha le sue origini in Oriente (India, Cina) ma solo nel complesso artistico e religioso del Giappone ha trovato il terreno fertile per il suo sviluppo trasformandosi, da iniziale offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica, frutto e riflesso della cultura del momento. Le sue origini risalgono al VI secolo d.C. e cioè al periodo in cui il buddismo attraverso la Cina e la Corea penetra nell’arcipelago nipponico introducendo l’usanza delle offerte floreali votive. In origine l’arte dei fiori era praticata solamente dai nobili e dai monaci buddisti, che rappresentavano le classi elevate del Giappone, e solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti diventando popolare con il nome di Ikebana. Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka che comprendeva la presenza nella composizione di ben sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. In seguito venne elaborato uno stile più semplice il Nageire. A questo seguì il Seika, una specie di Rikka semplificato, meno austero del Nageire. In epoca moderna ogni scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi bassi dal bordo poco elevato, elementi vari come sassi, rami secchi ed altri materiali naturali. Le scuole più famose, ognuna col proprio stile, sono: Ikenobo, Ohara, Sogetsu.
Il tratto saliente che caratterizza l’ikebana è probabilmente la predilezione per la linea piuttosto che per la massa o i volumi. Si apprezzano cioè il fluire della linea di un ramo o di uno stelo e il rapporto armonico con le altre linee, mai superflue, di fiori e foglie. Linearità ed essenzialità sono tutt’uno, per cui i pochi elementi s’impongono con la loro bellezza di presenza vegetale unica e singola.
Il principio è di dire molto con poco: la quantità, la ripetizione, la simmetria sono escluse come inutile eccesso che sommerge e soffoca. La linearità e la semplicità dell’insieme sono poi ulteriormente messe in risalto dal fatto che l’ikebana è per lo più da guardarsi frontalmente, sullo sfondo di una parete, e non da vari angoli.
Altrettanto importante è l’aderenza al mondo naturale, accettato ed amato in tutti i suoi mutamenti. La composizione suggerisce sempre il tempo e la stagione, così come il continuo crescere e trasformarsi dell’elemento vegetale. Per esempio in primavera la composizione è vigorosa con forti curve, in estate è piena e rigogliosa, in autunno è sparsa e rada, in inverno è come assopita e un po’ malinconica.
Se non si usano volutamente rami secchi e frutti o semi, come capita per l’autunno e l’inverno, i rami e gli steli preferiti sono di solito quelli con fiori a bocciolo chiuso e foglie in germoglio, non solo perché la linea è così più evidente, non messa in secondo piano dalle altre parti, ma anche perché l’osservatore ha il piacere di vedere boccioli e germogli schiudersi lentamente e di apprezzarne l’intrinseca vitalità.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/f/f2/Bunjin.JPG/450px-Bunjin.JPG
(Forma Bunjin)
L’Ikebana è un’arte molto antica, ha le sue origini in Oriente (India, Cina) ma solo nel complesso artistico e religioso del Giappone ha trovato il terreno fertile per il suo sviluppo trasformandosi, da iniziale offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica, frutto e riflesso della cultura del momento. Le sue origini risalgono al VI secolo d.C. e cioè al periodo in cui il buddismo attraverso la Cina e la Corea penetra nell’arcipelago nipponico introducendo l’usanza delle offerte floreali votive. In origine l’arte dei fiori era praticata solamente dai nobili e dai monaci buddisti, che rappresentavano le classi elevate del Giappone, e solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti diventando popolare con il nome di Ikebana. Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka che comprendeva la presenza nella composizione di ben sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. In seguito venne elaborato uno stile più semplice il Nageire. A questo seguì il Seika, una specie di Rikka semplificato, meno austero del Nageire. In epoca moderna ogni scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi bassi dal bordo poco elevato, elementi vari come sassi, rami secchi ed altri materiali naturali. Le scuole più famose, ognuna col proprio stile, sono: Ikenobo, Ohara, Sogetsu.
Il tratto saliente che caratterizza l’ikebana è probabilmente la predilezione per la linea piuttosto che per la massa o i volumi. Si apprezzano cioè il fluire della linea di un ramo o di uno stelo e il rapporto armonico con le altre linee, mai superflue, di fiori e foglie. Linearità ed essenzialità sono tutt’uno, per cui i pochi elementi s’impongono con la loro bellezza di presenza vegetale unica e singola.
Il principio è di dire molto con poco: la quantità, la ripetizione, la simmetria sono escluse come inutile eccesso che sommerge e soffoca. La linearità e la semplicità dell’insieme sono poi ulteriormente messe in risalto dal fatto che l’ikebana è per lo più da guardarsi frontalmente, sullo sfondo di una parete, e non da vari angoli.
Altrettanto importante è l’aderenza al mondo naturale, accettato ed amato in tutti i suoi mutamenti. La composizione suggerisce sempre il tempo e la stagione, così come il continuo crescere e trasformarsi dell’elemento vegetale. Per esempio in primavera la composizione è vigorosa con forti curve, in estate è piena e rigogliosa, in autunno è sparsa e rada, in inverno è come assopita e un po’ malinconica.
Se non si usano volutamente rami secchi e frutti o semi, come capita per l’autunno e l’inverno, i rami e gli steli preferiti sono di solito quelli con fiori a bocciolo chiuso e foglie in germoglio, non solo perché la linea è così più evidente, non messa in secondo piano dalle altre parti, ma anche perché l’osservatore ha il piacere di vedere boccioli e germogli schiudersi lentamente e di apprezzarne l’intrinseca vitalità.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/f/f2/Bunjin.JPG/450px-Bunjin.JPG
(Forma Bunjin)