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Visualizza Versione Completa : 41 - I Savoia e il XX settembre



SANCO
20-09-05, 16:57
Il 20 settembre del 1870 il Regio Esercito italiano entrava in Roma, da secoli abusivamente occupata dal locale vescovo, attraverso la breccia di Porta Pia. Malgrado Roma fosse divenuta italiana senza alcun carattere epico (ma era stato lo stesso cardinale Antonelli ad invitare il generale Kanzler a far opporre solo una debole resistenza ai suoi 15.000 mercenari del guelfismo internazionale), il fatto manteneva la sua forza simbolica. Spentasi anche l’ultima eco delle armi da fuoco, il 21 settembre Roma era italiana e vi si formava un governo provvisorio presieduto dal vecchio e cieco don Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta.

Ma il 21 settembre cade una ricorrenza che potremmo dire occulta, visto che neanche i calendari dell’antica Roma la registravano: quella della nascita del fondatore dell’Urbe, Romolo, e quindi del dio Quirino. Che Romolo fosse nato il 21 settembre, e precisamente “al levar del sole”, lo dice Plutarco nella Vita di Romolo. Lo storico greco si rifaceva a Varrone, che avrebbe in proposito consultato l’astrologo Taruzio. Uno dei primi atti del governo italiano, dopo la presa di Roma, fu acquistare da Napoleone III, che ne era proprietario (!), proprio il colle di Romolo, il Palatino, cuore della civiltà romana, sede primordiale della sua regalità.

Quanto a Michelangelo Caetani, va ricordato che egli era uno degli esegeti del Dante “esoterico”, colui che aveva riconosciuto Enea nel Messo celeste portante l’aurea verghetta nel misterioso canto IX dell’Inferno. E don Michelangelo, che proclamò “provvidenziale avvenimento” il XX settembre, più tardi fu proprio lui a consegnare a Firenze l’urna coi risultati del plebiscito romano a Vittorio Emanuele.

Ora, che proprio Casa Savoia dovesse essere la protagonista di tale “provvidenziale avvenimento” lo rivela un documento seicentesco legato alle gesta di Carlo Emanuele I, il Savoia che, facendosi campione d’Italia contro la tracotanza spagnola, aveva preannunciato la storia risorgimentale della dinastia. Leggiamo in una pagina del vol. II delle Opere del Salvemini questo importante passo: “[...] l’idea di un solo re girava per l’Italia. In un curioso documento del 1624, un piemontese si dichiarava informato da ‘rivelazioni, illuminationi, inspirationi et suggestioni’ dello Spirito Santo, che Dio aveva ‘eletto, chiamato e costituito’ Carlo Emanuele ‘re dell’Italia bella’. Gli altri principi indipendenti, perciò, cedano i propri possessi ‘al re che Iddio ha loro dato’, e gli spagnoli si contentino della Spagna. Il Papa sia dichiarato decaduto non solo nella sovranità temporale, ma anche nell’autorità religiosa, ed i territori della Chiesa, con tutti i censi e le entrate godute in Italia dal Papa, vadano a Carlo Emanuele”.

Tale documento segnalato dal Salvemini, evidentemente, non può non lasciar sbalorditi: in esso vediamo colta non solo la missione nazionale (il petrarchesco e machiavelliano invito a liberare l’Italia dai “barbari”), ma anche quella ghibellina (liberare Roma e l’Italia dalla “lupa” guelfa) della dinastia subalpina; troviamo, pure, il senso tradizionale della futura breccia di Porta Pia e di certe leggi sabaude minanti il potere economico, peraltro dovuto quasi tutto ad usurpazioni e raggiri, del clero cattolico: si dirada così la cortina fumogena che l’integralismo cattolico ha sparso attorno a quell’evento epocale per occultarne il senso sacrale.

Se Vittorio Emanuele fosse al corrente della suddetta profezia, riferita ad un suo avo ma da lui in buona parte attuata, non è dato sapere. E’ però interessante che, scomunicato, dopo Porta Pia il re scrivesse a Pio IX: “Io mi consideravo come uno strumento della divina Provvidenza, forte della fede inconcussa nei divini voleri, tranquillo della mia coscienza”. Il papa, per il re, aveva “dimenticato il suo divino mandato”, ed egli si sentiva investito della missione divina di correggere le “ambizioni terrestri”, i “detestabili vizi” e “le più infami turpitudini” della Chiesa.

Gilbert
20-09-05, 17:01
In Origine postato da sanco
Il 20 settembre del 1870 il Regio Esercito italiano entrava in Roma, da secoli abusivamente occupata dal locale vescovo, attraverso la breccia di Porta Pia. Malgrado Roma fosse divenuta italiana senza alcun carattere epico (ma era stato lo stesso cardinale Antonelli ad invitare il generale Kanzler a far opporre solo una debole resistenza ai suoi 15.000 mercenari del guelfismo internazionale), il fatto manteneva la sua forza simbolica. Spentasi anche l’ultima eco delle armi da fuoco, il 21 settembre Roma era italiana e vi si formava un governo provvisorio presieduto dal vecchio e cieco don Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta.

Ma il 21 settembre cade una ricorrenza che potremmo dire occulta, visto che neanche i calendari dell’antica Roma la registravano: quella della nascita del fondatore dell’Urbe, Romolo, e quindi del dio Quirino. Che Romolo fosse nato il 21 settembre, e precisamente “al levar del sole”, lo dice Plutarco nella Vita di Romolo. Lo storico greco si rifaceva a Varrone, che avrebbe in proposito consultato l’astrologo Taruzio. Uno dei primi atti del governo italiano, dopo la presa di Roma, fu acquistare da Napoleone III, che ne era proprietario (!), proprio il colle di Romolo, il Palatino, cuore della civiltà romana, sede primordiale della sua regalità.

Quanto a Michelangelo Caetani, va ricordato che egli era uno degli esegeti del Dante “esoterico”, colui che aveva riconosciuto Enea nel Messo celeste portante l’aurea verghetta nel misterioso canto IX dell’Inferno. E don Michelangelo, che proclamò “provvidenziale avvenimento” il XX settembre, più tardi fu proprio lui a consegnare a Firenze l’urna coi risultati del plebiscito romano a Vittorio Emanuele.

Ora, che proprio Casa Savoia dovesse essere la protagonista di tale “provvidenziale avvenimento” lo rivela un documento seicentesco legato alle gesta di Carlo Emanuele I, il Savoia che, facendosi campione d’Italia contro la tracotanza spagnola, aveva preannunciato la storia risorgimentale della dinastia. Leggiamo in una pagina del vol. II delle Opere del Salvemini questo importante passo: “[...] l’idea di un solo re girava per l’Italia. In un curioso documento del 1624, un piemontese si dichiarava informato da ‘rivelazioni, illuminationi, inspirationi et suggestioni’ dello Spirito Santo, che Dio aveva ‘eletto, chiamato e costituito’ Carlo Emanuele ‘re dell’Italia bella’. Gli altri principi indipendenti, perciò, cedano i propri possessi ‘al re che Iddio ha loro dato’, e gli spagnoli si contentino della Spagna. Il Papa sia dichiarato decaduto non solo nella sovranità temporale, ma anche nell’autorità religiosa, ed i territori della Chiesa, con tutti i censi e le entrate godute in Italia dal Papa, vadano a Carlo Emanuele”.

Tale documento segnalato dal Salvemini, evidentemente, non può non lasciar sbalorditi: in esso vediamo colta non solo la missione nazionale (il petrarchesco e machiavelliano invito a liberare l’Italia dai “barbari”), ma anche quella ghibellina (liberare Roma e l’Italia dalla “lupa” guelfa) della dinastia subalpina; troviamo, pure, il senso tradizionale della futura breccia di Porta Pia e di certe leggi sabaude minanti il potere economico, peraltro dovuto quasi tutto ad usurpazioni e raggiri, del clero cattolico: si dirada così la cortina fumogena che l’integralismo cattolico ha sparso attorno a quell’evento epocale per occultarne il senso sacrale.

Se Vittorio Emanuele fosse al corrente della suddetta profezia, riferita ad un suo avo ma da lui in buona parte attuata, non è dato sapere. E’ però interessante che, scomunicato, dopo Porta Pia il re scrivesse a Pio IX: “Io mi consideravo come uno strumento della divina Provvidenza, forte della fede inconcussa nei divini voleri, tranquillo della mia coscienza”. Il papa, per il re, aveva “dimenticato il suo divino mandato”, ed egli si sentiva investito della missione divina di correggere le “ambizioni terrestri”, i “detestabili vizi” e “le più infami turpitudini” della Chiesa.


se non altro a Re Vittorio Emmanueke II la scomunica fu ritirata con immenso piacere del bravo pontefice Pio IX...

Fante d'Italia
20-09-05, 17:24
Benvenuto su questo forum.
Il Tuo è un contributo che merita la "cornice". E se non fossimo in ore di convention susciterebbe entusiastici echi.
Grazie.

Conterio
21-09-05, 10:19
E' davvero molto interessante, ...l'ho stampato a parte, per potermelo gustare in pace, ...

Saluti

Conterio
30-09-05, 12:00
In Origine postato da sanco
Il 20 settembre del 1870 il Regio Esercito italiano entrava in Roma, da secoli abusivamente occupata dal locale vescovo, attraverso la breccia di Porta Pia. Malgrado Roma fosse divenuta italiana senza alcun carattere epico (ma era stato lo stesso cardinale Antonelli ad invitare il generale Kanzler a far opporre solo una debole resistenza ai suoi 15.000 mercenari del guelfismo internazionale), il fatto manteneva la sua forza simbolica. Spentasi anche l’ultima eco delle armi da fuoco, il 21 settembre Roma era italiana e vi si formava un governo provvisorio presieduto dal vecchio e cieco don Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta.
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Se Vittorio Emanuele fosse al corrente della suddetta profezia, riferita ad un suo avo ma da lui in buona parte attuata, non è dato sapere. E’ però interessante che, scomunicato, dopo Porta Pia il re scrivesse a Pio IX: “Io mi consideravo come uno strumento della divina Provvidenza, forte della fede inconcussa nei divini voleri, tranquillo della mia coscienza”. Il papa, per il re, aveva “dimenticato il suo divino mandato”, ed egli si sentiva investito della missione divina di correggere le “ambizioni terrestri”, i “detestabili vizi” e “le più infami turpitudini” della Chiesa.

Riprendo ora questo interessante argomento. Mi piacerebbe poter approfondire.
Del resto non ho altre notizie ... e i libri che parlano di SM VE II non citano queste cose !

Ne sapete di più ??

Deus et Rex
03-10-05, 20:06
In Origine postato da sanco
Il 20 settembre del 1870 il Regio Esercito italiano entrava in Roma, da secoli abusivamente occupata dal locale vescovo, attraverso la breccia di Porta Pia. Malgrado Roma fosse divenuta italiana senza alcun carattere epico (ma era stato lo stesso cardinale Antonelli ad invitare il generale Kanzler a far opporre solo una debole resistenza ai suoi 15.000 mercenari del guelfismo internazionale), il fatto manteneva la sua forza simbolica. Spentasi anche l’ultima eco delle armi da fuoco, il 21 settembre Roma era italiana e vi si formava un governo provvisorio presieduto dal vecchio e cieco don Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta.

Ma il 21 settembre cade una ricorrenza che potremmo dire occulta, visto che neanche i calendari dell’antica Roma la registravano: quella della nascita del fondatore dell’Urbe, Romolo, e quindi del dio Quirino. Che Romolo fosse nato il 21 settembre, e precisamente “al levar del sole”, lo dice Plutarco nella Vita di Romolo. Lo storico greco si rifaceva a Varrone, che avrebbe in proposito consultato l’astrologo Taruzio. Uno dei primi atti del governo italiano, dopo la presa di Roma, fu acquistare da Napoleone III, che ne era proprietario (!), proprio il colle di Romolo, il Palatino, cuore della civiltà romana, sede primordiale della sua regalità.

Quanto a Michelangelo Caetani, va ricordato che egli era uno degli esegeti del Dante “esoterico”, colui che aveva riconosciuto Enea nel Messo celeste portante l’aurea verghetta nel misterioso canto IX dell’Inferno. E don Michelangelo, che proclamò “provvidenziale avvenimento” il XX settembre, più tardi fu proprio lui a consegnare a Firenze l’urna coi risultati del plebiscito romano a Vittorio Emanuele.

Ora, che proprio Casa Savoia dovesse essere la protagonista di tale “provvidenziale avvenimento” lo rivela un documento seicentesco legato alle gesta di Carlo Emanuele I, il Savoia che, facendosi campione d’Italia contro la tracotanza spagnola, aveva preannunciato la storia risorgimentale della dinastia. Leggiamo in una pagina del vol. II delle Opere del Salvemini questo importante passo: “[...] l’idea di un solo re girava per l’Italia. In un curioso documento del 1624, un piemontese si dichiarava informato da ‘rivelazioni, illuminationi, inspirationi et suggestioni’ dello Spirito Santo, che Dio aveva ‘eletto, chiamato e costituito’ Carlo Emanuele ‘re dell’Italia bella’. Gli altri principi indipendenti, perciò, cedano i propri possessi ‘al re che Iddio ha loro dato’, e gli spagnoli si contentino della Spagna. Il Papa sia dichiarato decaduto non solo nella sovranità temporale, ma anche nell’autorità religiosa, ed i territori della Chiesa, con tutti i censi e le entrate godute in Italia dal Papa, vadano a Carlo Emanuele”.

Tale documento segnalato dal Salvemini, evidentemente, non può non lasciar sbalorditi: in esso vediamo colta non solo la missione nazionale (il petrarchesco e machiavelliano invito a liberare l’Italia dai “barbari”), ma anche quella ghibellina (liberare Roma e l’Italia dalla “lupa” guelfa) della dinastia subalpina; troviamo, pure, il senso tradizionale della futura breccia di Porta Pia e di certe leggi sabaude minanti il potere economico, peraltro dovuto quasi tutto ad usurpazioni e raggiri, del clero cattolico: si dirada così la cortina fumogena che l’integralismo cattolico ha sparso attorno a quell’evento epocale per occultarne il senso sacrale.

Se Vittorio Emanuele fosse al corrente della suddetta profezia, riferita ad un suo avo ma da lui in buona parte attuata, non è dato sapere. E’ però interessante che, scomunicato, dopo Porta Pia il re scrivesse a Pio IX: “Io mi consideravo come uno strumento della divina Provvidenza, forte della fede inconcussa nei divini voleri, tranquillo della mia coscienza”. Il papa, per il re, aveva “dimenticato il suo divino mandato”, ed egli si sentiva investito della missione divina di correggere le “ambizioni terrestri”, i “detestabili vizi” e “le più infami turpitudini” della Chiesa.

Che dire? Complimenti!!! ;)
Non sapevo nulla di quella profezia... Davvero interessante.

Deus et Rex
03-10-05, 20:08
In Origine postato da sanco
Il papa, per il re, aveva “dimenticato il suo divino mandato”, ed egli si sentiva investito della missione divina di correggere le “ambizioni terrestri”, i “detestabili vizi” e “le più infami turpitudini” della Chiesa.

Musica per i miei orecchi... :p :p :p

Rick Hunter
03-10-05, 22:13
In Origine postato da Gilbert I
se non altro a Re Vittorio Emmanueke II la scomunica fu ritirata con immenso piacere del bravo pontefice Pio IX...


Bravo un corno.

Deus et Rex
03-10-05, 22:52
In Origine postato da Rick Hunter
Bravo un corno.

In effetti... :rolleyes:

E comunque l'anatema papalino della "quarta generazione" ha incredibilmente sortito il suo effetto...

Conterio
04-10-05, 17:02
Sapete nulla di un'altra profezia fatta da padre Pio, su Casa Savoia ????

:confused: :confused:

Deus et Rex
04-10-05, 17:29
Onestamente no!
Di cosa si tratterebbe...?

Fante d'Italia
04-10-05, 20:13
In Origine postato da Conterio
Sapete nulla di un'altra profezia fatta da padre Pio, su Casa Savoia ????

:confused: :confused:
No, so che respinse con vigore il giornalista don Lorenzo Bedeschi che, in un intervista, cercava di strappargli parole di adesione alle porcherie Degasperiane.

Posso citare le testuali parole del Santo Padre Pio a Lorenzo Bedeschi:
"...Tu e la tua repubblica! La costituzione repubblicana non ha voluto neppure il Nome di Dio e lo ha escluso persino dalla formula del giuramento.
(da: Forse non tutti sanno che.... di Renato Riparbelli, Roma 1989)

Deus et Rex
04-10-05, 20:55
Non ci sono parole.
Commovente...
:-00#06