Liquid Sky
28-10-05, 14:48
Il crisantemo arriva dall'Oriente, il suo nome significa "fiore d'oro": probabilmente il colore predominante per questo fiore era in origine il giallo.
E' la denominazione comune di molte varietà del genere "Chrysanthemum" che hanno fioritura estiva, autunnale a fiori semplici o doppi, annui o perenni. Originario della Cina, le sue tracce si perdono nella notte dei tempi, si pensa che venisse coltivato cinque secoli prima della nascita di Cristo. Nel suo paese d'origine è considerato il simbolo della vita che si rinnova e della gioia, per la bellezza, i colori e le tante varietà che ne fanno un fiore largamente impiegato in tantissime occasioni di festa.
In Cina, dove lo si coltiva fin da tempi antichissimi ed è continuamente ibridato, all’inizio è in posizione subordinata alla peonia, fiore per eccellenza, ma diventa predominante ai tempi della dinastia Sung meridionale (1127-1279).
In quell’epoca la corolla raggiunge dimensioni notevoli, i colori comprendono pure il rosso e il violetto oltre al bianco e al giallo, e alcune varietà fioriscono anche d’estate. E’ molto apprezzato dalla nobiltà, dapprima per la credenza che abbia il potere di allungare la vita (forse dovuta al suo uso come pianta medicinale) e poi per i suoi fiori da ammirare.
Uno dei suoi nomi cinesi, jih-tsing, significa "essenza solare".
http://image51.webshots.com/151/6/30/43/509763043cxpGPm_ph.jpg
Il crisantemo, fiore imperiale
Non è certo se il crisantemo sia esistito in Giappone come pianta indigena, ma è sicuro che l’uso di coltivarlo come fiore arriva nell’arcipelago dalla Cina attraverso la penisola della Corea, dove esso approdò nel IV sec. d.C. (una sua specie denominata 'Hironishi' fu equiparata al sole e fu eletta quale "fiore imperiale").
Questo avviene alla fine dell’VIII secolo o alquanto in là nel IX, perché il crisantemo non compare affatto fra i numerosissimi fiori ricordati nella raccolta di liriche giapponesi intitolata “Man-yo-shu” (VIII-IX secolo).
Nel seguente periodo Heian (IX secolo) la famiglia imperiale introduce, sul modello cinese, l’uso di bere sakè con petali di crisantemo, e a corte viene fatto un banchetto appositamente a questo scopo nell’epoca della fioritura, il nono giorno del nono mese del calendario lunare. Probabilmente per questo motivo il nome del crisantemo e il disegno del fiore compaiono ancor oggi nel logo di una famosissima marca di sakè. Con il tempo l’usanza di coltivare e ammirare i crisantemi si diffonde dalla nobiltà alla gente comune, e dal XVII secolo in poi si producono numerose nuove varietà.
Con il passare del tempo, nella ricerca del nuovo e dell’inconsueto, durante la coltivazione si piega la pianta ad assumere forme particolari: ad alberello, a piramide, a cascata, a candelabro, ad alzata, in miniatura (bonsai).
Addirittura si arriva a “vestire” di crisantemi a fiori minuti dei manichini a grandezza naturale. Nel 1875 si tiene a Tokyo la prima esposizione di “bambole di crisantemi”, riproducenti soprattutto famosi attori del teatro kakuki, che con gli anni diventa una delle attrazioni della città. Ancor oggi si hanno in parecchie città mostre del genere, spesso di tema storico o letterario (una delle più famose ha luogo a Hirakata, in provincia di Osaka).
Queste “bambole”, curiosità un po’ barocche, durano circa due settimane e ormai sanno produrle soltanto pochi artigiani. Per ogni manichino si usano 100-150 piantine, a fiori piccoli e steli lunghi e flessibili, che vengono inserite in una intelaiatura con le radici avvolte in muschio bagnato e sostenute da strisce d’erba.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4a/DSCF2547.JPG/800px-DSCF2547.JPG (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4a/DSCF2547.JPG/800px-DSCF2547.JPG)
[/URL]http://www.longwoodgardens.org/SeasonalFestivals/MumDolls991022-2.jpg (http://www.longwoodgardens.org/SeasonalFestivals/MumDolls991022-2.jpg)
http://img220.imageshack.us/img220/5617/mumdollslw9.jpg (http://img220.imageshack.us/img220/5617/mumdollslw9.jpg)
Negli Stati Uniti, dove il crisantemo è bene accolto e anzi evoca ricordi di feste scolastiche, riunioni familiari e ricorrenze gioiose, le virtuosità floreali delle bambole di crisantemi hanno incontrato il favore del pubblico. Sono state presentate per esempio dai Longwood Gardens in Pennsylvania, famosi come i Cypress Gardens della Florida per le grandi esposizioni annuali di crisantemi.
Anche dopo l'introduzione in Giappone conservò lo stesso significato: in questo Paese il crisantemo riveste probabilmente l'importanza e la popolarità che in Occidente ha la rosa, infatti in Giappone esistono interi giardini dedicati solo a lui.
Un crisantemo stilizzato a sedici petali ("Hironishi")è lo stemma della famiglia imperiale; la sua origine pare risalga all’ottantaduesimo imperatore, Gotoba Tenno (1183-1198), che amava molto il crisantemo e lo adottò come emblema sui suoi abiti e sui suoi beni.
Più che l’autorità imperiale il fiore sta però a simboleggiare pace, nobiltà e lunga vita, come indica la scelta del disegno di un crisantemo per il francobollo da due Yen emesso a ricordo della firma del trattato di pace che pose fine alla guerra del Pacifico.
Nel territorio giapponese, infatti, il crisantemo non ha alcuna connotazione funebre. Al contrario, per il suo splendore e le sue varietà è molto usato nell’ikebana e assai sfruttato come motivo decorativo. E’ pure un nome di donna, Kiku, piuttosto comune sia nel passato sia ai nostri tempi (non esiste invece, diversamente da quanto parecchi credono, il nome femminile di “Fior di Loto”, che è fiore religioso del Buddismo).
I Giapponesi ritengono che un singolo petalo di crisantemo messo sul fondo di un bicchiere di vino favorisca una vita lunga e sana.
http://img245.imageshack.us/img245/8198/bonsaichrysanthemumei7.jpg (http://img245.imageshack.us/img245/8198/bonsaichrysanthemumei7.jpg)
I “fiori d’oro” arrivano in Europa
I primi fan capolino nel XVII secolo. Nel 1668 vengono coltivati in Olanda dei crisantemi portati dal Giappone, ma la cosa finisce lì. Occorreranno ancora parecchi anni per vedere le piante “attecchire” nel Vecchio Continente.
Nel 1753 il famoso botanico svedese Karl Linneus, o Linneo, conia un nuovo nome per questo fiore appartenente alla famiglia delle composite (quindi, per intenderci, parente delle margherite). Lo chiama “fiore d’oro”, unendo le parole greche chrysós (oro) e ánthemon (fiore).
Nel 1789, in arrivo dalla Cina passando da Macao, il crisantemo entra in Francia dove viene coltivato e si propaga. Ancora qualche anno ed eccolo in Italia: è vanto dell’orto botanico di Pavia la prima notizia di fioriture di crisantemi, che risale al 1795. Con l’800 le coltivazioni sono ormai diffuse, varietà diverse continuano a comparire e pian piano i fiori assumono importanza e valori diversi secondo la cultura e la società che li accoglie.
In principio era una vera rarità esotica, ma col tempo se ne diffuse la coltivazione casalinga. I ricettari europei dei secoli scorsi lo ponevano ad un posto d'onore. In particolare il "Chrysanthemum vulgare", noto anche come tanaceto o erba amara, godeva di grande considerazione. Il suo particolare aroma era sfruttato per frittate, pasticci di carne, per il pesce, e crudo nelle insalate.
Compaiono anche nell’arte, oltre che nei giardini. Val la pena di ricordare almeno i quattro quadri che a tal soggetto dedica Claude Monet e l’enigmatica “Donna con crisantemi” di Edgar Degas, per proseguire nel secolo scorso con le opere di Giorgio Morandi, Andy Warhol e molti altri pittori. Su un altro registro artistico, quello musicale, si possono citare “I crisantemi” dell’omonima elegia per quartetto d’archi di Giacomo Puccini. In campo letterario, invece, c’è “La signora crisantemo” di Pierre Loti (ed. Muzzio, 1995).
[URL="http://www.artdreamguide.com/adg/_arti/_d/_degas/img/_jpg/051.jpg"]http://www.artdreamguide.com/adg/_arti/_d/_degas/img/_jpg/051.jpg (http://www.artdreamguide.com/adg/_arti/_d/_degas/img/_jpg/051.jpg)
Due consigli riferiti al “fiore d’oro”. Uno è per agli amanti del cinema classico: cercate di vedere “La storia degli ultimi crisantemi” (Zangiku monogatari), pellicola del 1939 di Mizoguchi Kenji. L’altro è per chi vuol vivere mille anni: occorre bere la rugiada di un petalo di crisantemo su cui siano state scritte alcune righe dei testi sacri buddisti…
liberamente tratto da: link (http://www.lagazzettaweb.it/Pages/rub_nat/2002/natural/r_natl_02-28.html)
E' la denominazione comune di molte varietà del genere "Chrysanthemum" che hanno fioritura estiva, autunnale a fiori semplici o doppi, annui o perenni. Originario della Cina, le sue tracce si perdono nella notte dei tempi, si pensa che venisse coltivato cinque secoli prima della nascita di Cristo. Nel suo paese d'origine è considerato il simbolo della vita che si rinnova e della gioia, per la bellezza, i colori e le tante varietà che ne fanno un fiore largamente impiegato in tantissime occasioni di festa.
In Cina, dove lo si coltiva fin da tempi antichissimi ed è continuamente ibridato, all’inizio è in posizione subordinata alla peonia, fiore per eccellenza, ma diventa predominante ai tempi della dinastia Sung meridionale (1127-1279).
In quell’epoca la corolla raggiunge dimensioni notevoli, i colori comprendono pure il rosso e il violetto oltre al bianco e al giallo, e alcune varietà fioriscono anche d’estate. E’ molto apprezzato dalla nobiltà, dapprima per la credenza che abbia il potere di allungare la vita (forse dovuta al suo uso come pianta medicinale) e poi per i suoi fiori da ammirare.
Uno dei suoi nomi cinesi, jih-tsing, significa "essenza solare".
http://image51.webshots.com/151/6/30/43/509763043cxpGPm_ph.jpg
Il crisantemo, fiore imperiale
Non è certo se il crisantemo sia esistito in Giappone come pianta indigena, ma è sicuro che l’uso di coltivarlo come fiore arriva nell’arcipelago dalla Cina attraverso la penisola della Corea, dove esso approdò nel IV sec. d.C. (una sua specie denominata 'Hironishi' fu equiparata al sole e fu eletta quale "fiore imperiale").
Questo avviene alla fine dell’VIII secolo o alquanto in là nel IX, perché il crisantemo non compare affatto fra i numerosissimi fiori ricordati nella raccolta di liriche giapponesi intitolata “Man-yo-shu” (VIII-IX secolo).
Nel seguente periodo Heian (IX secolo) la famiglia imperiale introduce, sul modello cinese, l’uso di bere sakè con petali di crisantemo, e a corte viene fatto un banchetto appositamente a questo scopo nell’epoca della fioritura, il nono giorno del nono mese del calendario lunare. Probabilmente per questo motivo il nome del crisantemo e il disegno del fiore compaiono ancor oggi nel logo di una famosissima marca di sakè. Con il tempo l’usanza di coltivare e ammirare i crisantemi si diffonde dalla nobiltà alla gente comune, e dal XVII secolo in poi si producono numerose nuove varietà.
Con il passare del tempo, nella ricerca del nuovo e dell’inconsueto, durante la coltivazione si piega la pianta ad assumere forme particolari: ad alberello, a piramide, a cascata, a candelabro, ad alzata, in miniatura (bonsai).
Addirittura si arriva a “vestire” di crisantemi a fiori minuti dei manichini a grandezza naturale. Nel 1875 si tiene a Tokyo la prima esposizione di “bambole di crisantemi”, riproducenti soprattutto famosi attori del teatro kakuki, che con gli anni diventa una delle attrazioni della città. Ancor oggi si hanno in parecchie città mostre del genere, spesso di tema storico o letterario (una delle più famose ha luogo a Hirakata, in provincia di Osaka).
Queste “bambole”, curiosità un po’ barocche, durano circa due settimane e ormai sanno produrle soltanto pochi artigiani. Per ogni manichino si usano 100-150 piantine, a fiori piccoli e steli lunghi e flessibili, che vengono inserite in una intelaiatura con le radici avvolte in muschio bagnato e sostenute da strisce d’erba.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4a/DSCF2547.JPG/800px-DSCF2547.JPG (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4a/DSCF2547.JPG/800px-DSCF2547.JPG)
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Negli Stati Uniti, dove il crisantemo è bene accolto e anzi evoca ricordi di feste scolastiche, riunioni familiari e ricorrenze gioiose, le virtuosità floreali delle bambole di crisantemi hanno incontrato il favore del pubblico. Sono state presentate per esempio dai Longwood Gardens in Pennsylvania, famosi come i Cypress Gardens della Florida per le grandi esposizioni annuali di crisantemi.
Anche dopo l'introduzione in Giappone conservò lo stesso significato: in questo Paese il crisantemo riveste probabilmente l'importanza e la popolarità che in Occidente ha la rosa, infatti in Giappone esistono interi giardini dedicati solo a lui.
Un crisantemo stilizzato a sedici petali ("Hironishi")è lo stemma della famiglia imperiale; la sua origine pare risalga all’ottantaduesimo imperatore, Gotoba Tenno (1183-1198), che amava molto il crisantemo e lo adottò come emblema sui suoi abiti e sui suoi beni.
Più che l’autorità imperiale il fiore sta però a simboleggiare pace, nobiltà e lunga vita, come indica la scelta del disegno di un crisantemo per il francobollo da due Yen emesso a ricordo della firma del trattato di pace che pose fine alla guerra del Pacifico.
Nel territorio giapponese, infatti, il crisantemo non ha alcuna connotazione funebre. Al contrario, per il suo splendore e le sue varietà è molto usato nell’ikebana e assai sfruttato come motivo decorativo. E’ pure un nome di donna, Kiku, piuttosto comune sia nel passato sia ai nostri tempi (non esiste invece, diversamente da quanto parecchi credono, il nome femminile di “Fior di Loto”, che è fiore religioso del Buddismo).
I Giapponesi ritengono che un singolo petalo di crisantemo messo sul fondo di un bicchiere di vino favorisca una vita lunga e sana.
http://img245.imageshack.us/img245/8198/bonsaichrysanthemumei7.jpg (http://img245.imageshack.us/img245/8198/bonsaichrysanthemumei7.jpg)
I “fiori d’oro” arrivano in Europa
I primi fan capolino nel XVII secolo. Nel 1668 vengono coltivati in Olanda dei crisantemi portati dal Giappone, ma la cosa finisce lì. Occorreranno ancora parecchi anni per vedere le piante “attecchire” nel Vecchio Continente.
Nel 1753 il famoso botanico svedese Karl Linneus, o Linneo, conia un nuovo nome per questo fiore appartenente alla famiglia delle composite (quindi, per intenderci, parente delle margherite). Lo chiama “fiore d’oro”, unendo le parole greche chrysós (oro) e ánthemon (fiore).
Nel 1789, in arrivo dalla Cina passando da Macao, il crisantemo entra in Francia dove viene coltivato e si propaga. Ancora qualche anno ed eccolo in Italia: è vanto dell’orto botanico di Pavia la prima notizia di fioriture di crisantemi, che risale al 1795. Con l’800 le coltivazioni sono ormai diffuse, varietà diverse continuano a comparire e pian piano i fiori assumono importanza e valori diversi secondo la cultura e la società che li accoglie.
In principio era una vera rarità esotica, ma col tempo se ne diffuse la coltivazione casalinga. I ricettari europei dei secoli scorsi lo ponevano ad un posto d'onore. In particolare il "Chrysanthemum vulgare", noto anche come tanaceto o erba amara, godeva di grande considerazione. Il suo particolare aroma era sfruttato per frittate, pasticci di carne, per il pesce, e crudo nelle insalate.
Compaiono anche nell’arte, oltre che nei giardini. Val la pena di ricordare almeno i quattro quadri che a tal soggetto dedica Claude Monet e l’enigmatica “Donna con crisantemi” di Edgar Degas, per proseguire nel secolo scorso con le opere di Giorgio Morandi, Andy Warhol e molti altri pittori. Su un altro registro artistico, quello musicale, si possono citare “I crisantemi” dell’omonima elegia per quartetto d’archi di Giacomo Puccini. In campo letterario, invece, c’è “La signora crisantemo” di Pierre Loti (ed. Muzzio, 1995).
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Due consigli riferiti al “fiore d’oro”. Uno è per agli amanti del cinema classico: cercate di vedere “La storia degli ultimi crisantemi” (Zangiku monogatari), pellicola del 1939 di Mizoguchi Kenji. L’altro è per chi vuol vivere mille anni: occorre bere la rugiada di un petalo di crisantemo su cui siano state scritte alcune righe dei testi sacri buddisti…
liberamente tratto da: link (http://www.lagazzettaweb.it/Pages/rub_nat/2002/natural/r_natl_02-28.html)