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Visualizza Versione Completa : 50 - I Savoia a Peschiera



Zarskoeselo
31-10-05, 21:43
I SAVOIA A PESCHIERA

Il traffico corre veloce sulla strada che attraversa Peschiera senza nemmeno rendersi conto che al suo fianco, di fronte alla Palazzina storica di Parco Catullo, sta andando in onda un pezzo di storia: il principe Vittorio Emanuele di Savoia accompagnato dalla consorte Marina è, infatti, tornato a Peschiera, per il secondo anno consecutivo, in occasione della cerimonia rievocativa del Convegno interalleato dell’8 novembre 1917 che, proprio da una delle stanze della Palazzina, decise la resistenza sul Piave e quindi le sorti della Prima guerra mondiale.
La manifestazione è stata organizzata per la parte culturale dall’associazione Società Sala storica, che da anni tiene viva la memoria di quell’evento; un evento che molto probabilmente ha deciso, come hanno sottolineato tutti gli ospiti presenti alla cerimonia, la geografia dell’Europa di quegli anni. La parte organizzativa è affidata alle Guardie d’onore, sotto l’egida del delegato provinciale Roberto de Razza Planelli.
I principi di Savoia sono arrivati puntuali, alle 10.30. A riceverli il picchetto organizzato dalle Guardie d’onore alle reali tombe del Pantheon e alcuni componenti del gruppo storico "Sentinelle del Lagazuoi", vestite come i militari del primo conflitto mondiale. Il corteo è stato salutato dalla banda cittadina di Grezzana, che ha intonato la marcia reale, quindi l’Inno di Mameli accompagnato dall’alzabandiera dal balcone della Palazzina storica; è poi seguita l’esecuzione delle note che rievocano la resistenza sul Piave per finire con il Silenzio al momento della deposizione della corona ai caduti.
Vittorio Emanuele di Savoia e Marina Doria hanno, quindi, lasciato lo spazio antistante la Palazzina e attraversato i giardini di Parco Catullo per raggiungere l’ex Palleria austriaca di Porta Verona, ovvero il deposito delle palle di cannone, oggi sede del locale gruppo alpini.
Al suo interno si sono susseguiti i saluti ai reali da parte delle autorità presenti: Giorgio Residori, presidente della Società sala storica; il senatore Umberto Chincarini, sindaco di Peschiera, Massimo Galli Righi, presidente del consiglio provinciale; Flavio Tosi, assessore regionale alla Sanità.
«Quando, lo scorso anno, Vittorio Emanuele presenziò alla nostra cerimonia, usammo l’avverbio "finalmente"; oggi è un onore e motivo di orgoglio ritrovarci nuovamente insieme per una commemorazione che vuole tenere viva la memoria di un importante momento storico», ha detto Residori. Lo ha seguito il sindaco Chincarini, che ha ricordato l’impegno concreto dell’amministrazione «a tenere viva la memoria e la verità storica; ne è testimonianza anche la volontà di sistemare e mantenere in buono stato i beni che la storia ci ha consegnato. Proprio la Palazzina storica», ha detto il sindaco, «sarà oggetto di lavori che cominceranno ai primi dell’anno prossimo per sistemare tutto il tetto. E se troveremo altre risorse economiche, altri interventi seguiranno in modo da sistemare tutto l’edificio».
Galli Righi, portando il saluto della Provincia e del suo presidente Elio Mosele, ha sottolineato l’importanza che «i fatti si conoscano; al di là delle diverse opinioni, ciò che conta è che gli italiani sappiano cosa è avvenuto a Peschiera e l’importanza della decisione presa in questo luogo. Tenere il fronte sul Piave, anziché sull’Adige o il Po, avrebbe cambiato la storia e la geografia europea. Ecco, dunque, perché è utile e importante essere qui oggi». Un pensiero cui si è associato Flavio Tosi salutando i presenti, tra cui il prefetto Francesco Giovannucci, anche a nome del presidente della Regione, Giancarlo Galan.
La cerimonia è proseguita con l’inaugurazione del quadro di Sinibaldo Tordi, restaurato da Carlo Alberto Aletti Alemagna, raffigurante l’incontro interalleato di Peschiera. La tela era stata donata nel 1977 alla Società sala storica da Umberto I. Un gesto cui ha voluto dare un seguito lo stesso Vittorio Emanuele: prima di lasciare la Palleria austriaca per recarsi nella chiesa di San Martino per la celebrazione della messa, ha fatto dono all’associazione di alcune mappe risorgimentali, realizzate a mano, risalenti all’epoca della terza guerra d’Indipendenza.
Giuditta Bolognesi

I SAVOIA
dopo la cerimonia di Peschiera, pollo nel piatto del Principe
Vittorio Emanuele e Marina di Savoia, principi di Napoli passeggiano dalla sede degli alpini alla chiesa di Peschiera tra un’ala di folla. Cittadini discreti scattano foto restando a distanza, qualcuno applaude, qualcun altro urla «Viva il re», altri, «Viva i Savoia». Un signore anziano: «Ciao Vittorio». E Vittorio si gira, alza la mano e dice: «Ciao».
Come preferisce essere chiamato, principe, altezza reale?
«Sono principe, va bene principe».
I repubblicani mazziniani si rivolgevano al re chiamandolo «signor Savoia. Lo troverebbe offensivo?».
«No, per niente. Ma lui era re, io principe, sarebbe un elevarmi di grado».
Quando eravate esuli si chiacchierava su presunte o vere fughe in Italia da clandestini. Lei ci è venuto? Adesso può dirlo.
«No, non l’ho mai fatto. Io ho sempre rispettato le leggi italiane. E mi è costata molta fatica. Mi è stato impedito di tornare al mio Paese per 54 anni. E ancora non ho capito perché. Me lo sa dire lei?»
È passata. Adesso è tornato. Come ha trovato i suoi concittadini? Ci sono stati episodi particolari, strani?
«Ho partecipato subito alla Mille Miglia per tre ragioni. La più importante delle quali è il rapporto diretto con la gente. In auto passi da una città all’altra, vedi la gente, la senti. È per questo che ci sono andato, al di là del fatto che mi piaccono i motori e ho guardato il mio Paese da vicino, ho parlato con le persone. E sono sempre state belle emozioni, positive. Saluti, regalini, testimonianze d’affetto. Mai un fischio. Meglio così, anche perché io avrei fischiato più forte. Fischio bene, sa?».
Programmi per il futuro?
«Sarò sempre più in giro a destra e a sinistra, non per svilire gli inviti, ma per girare questo meraviglioso Paese che mi è mancato tanto. Mi è mancata la sua cucina straordinaria. L’unico problema è che ingrasso, perché è tutto buonissimo. Preferisco il vino rosso, lo spumante mi fa venire mal di stomaco e apprezzo anche la birra con un pò di gassosa. Questo fa parte del gusto belga che ho preso da mia madre».
A proposito, chi ha scelto per suo figlio Emanuele Filiberto il titolo di principe di Venezia? Venezia fu sempre repubblica. Soltanto Napoleone imperatore creò quel titolo per il figliastro Eugenio di Beahurnais.
«Lo scelse mio padre, era ancora in vita. Così come io sarei stato principe di Piemonte, ma essendo nato a Napoli divenni principe di Napoli».
Oggi c’è ancora spazio per la monarchia?
«La monarchia fa parte della nostra storia. E io spesso dico che un paese che rinnega la propria storia non ha futuro. La monarchia ha creato l’unità d’Italia. Un’Italia che deve restare unita e noi dobbiamo adoperarci per questo. E dev’esserci anche unità nell’economia, dobbiamo aiutare le piccole e medie imprese».
A proposito di economia, a tenere banco adesso è l’influenza aviaria. Lei mangia il pollo?
«Certo che lo mangio e mi piace. È mia moglie che ha paura, avrà comperato dieci scatole di Tamiflu, ce n’è per tutta la famiglia. Io mi faccio il vaccino antinfluenzale come sempre, mangio il pollo come ho sempre mangiato la carne nel periodo di mucca pazza. Non possiamo farci condizionare da notizie irreali. Già l’euro ha dato una batosta ai nostri mercati, noi dobbiamo reagire».
Alessandra Vaccari
tratto da www.coronaoggi.it

Conterio
02-11-05, 16:09
Mi sembra un'ottima intervista, con risposte ben assestate !

Saluti

vacanze romane
06-11-05, 15:12
Io c'ero! Una giornata bellissima in ogni senso.

FedericoAmMI
06-11-05, 16:27
Interessante l'intervista...a Peschiera non ho potuto esserci causa soliti impegni di studio. Ho ricevuto però tantissime telefonate entusiastiche, che voi confermate.
Mi fa molto piacere, e mi rammarico per non essere stato presente. L'anno prossimo spero di esserci.