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Augustinus
11-12-04, 23:19
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 62-66

TERZA DOMENICA DI AVVENTO

Il gaudio della Chiesa aumenta vieppiù in questa Domenica. Ella sospira sempre verso il Signore; ma sente che ormai è vicino, e crede di poter temperare l'austerità di questo periodo di penitenza con l'innocente letizia delle pompe religiose. Innanzi tutto, questa Domenica ha ricevuto il nome di Gaudete, dalla prima parola del suo Introito; ma, inoltre, vi si osservano le commoventi usanze che sono proprie della quarta Domenica di Quaresima chiamata Laetare. Alla Messa si suona l'organo; gli ornamenti sono di color rosa; il Diacono riprende la dalmatica, e il Suddiacono la tunicella; nelle Cattedrali, il Vescovo assiste, ornato della mitra preziosa. O mirabile condiscendenza della Chiesa, che sa unire così bene la severità delle credenze alla graziosa poesia delle forme liturgiche! Entriamo nel suo spirito, e rallegriamoci in questo giorno per l'avvicinarsi del Signore. Domani, i nostri sospiri riprenderanno il loro corso; poiché, per quanto egli non debba tardare, non sarà ancora venuto.

La Stazione ha luogo nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Questo tempio augusto che ricopre la tomba del Principe degli Apostoli, è l'asilo universale del popolo cristiano; è quindi giusto che sia testimone delle gioie come delle tristezze della Chiesa.

L'Ufficio della notte comincia con un nuovo Invitatorio, che è un grido di letizia per la Chiesa; tutti i giorni, fino alla Vigilia di Natale, essa apre i Notturni con queste belle parole:

Il Signore è ormai vicino: venite, adoriamolo.

Prendiamo ora il libro del Profeta, e leggiamo con la santa Chiesa:

****

Lettura del Profeta Isaia

Fiducia in Dio, Egli umilia i superbi.

Allora si canterà questo cantico nella terra di Giuda:

Città forte è la nostra;
la salvezza vi ha messo mura e baluardo.

Aprite le porte, che vi entri il popolo giusto, mantenitore della fede.

Gente di saldo cuore, conserverai la pace,
pace, perché in te è fiducia.

Abbiate fiducia nel Signore sempre, in perpetuo,
perché il Signore è rocca per secoli;

perché ha avvallati gli abitatori delle altezze,
la città sì elevata l'ha gettata giù,

l'ha gettata giù sino a terra,
l'ha rasa al suolo.

Ora la calpestano i piedi dei miseri
i passi dei tapini.

Il giusto aspetta il regno della giustizia e rimane fedele a Dio.

Piano è il cammino per il giusto,
il sentiero del giusto Tu livelli o Signore.

Sì, per la via dei tuoi giudizi noi Ti attendiamo,
al tuo Nome, al tuo ricordo va l'anelito dell'anima.

L'anima nostra a Te aspira di notte;
ancora al mattino il nostro cuore Ti ricerca.

(Is 26,1-9)

****

O santa Chiesa Romana, nostra roccaforte, eccoci raccolti entro le tue mura, attorno alla tomba di quel pescatore le cui ceneri ti proteggono sulla terra, mentre la sua immutabile dottrina ti illumina dall'alto del cielo. Ma se tu sei forte, è per il Signore che sta per venire. Egli è il tuo baluardo, poiché è lui che abbraccia tutti i tuoi figli nella sua misericordia; egli è la tua fortezza invincibile poiché per lui le potenze dell'inferno non prevarranno contro di te. Apri le tue porte, affinché tutti i popoli facciano ressa nella tua cinta: poiché tu sei la maestra della santità, la custode della verità. Possa l'antico errore che si oppone alla fede cessare presto, e la pace stendersi su tutto il gregge! O santa Chiesa Romana, tu hai riposto per sempre la tua speranza nel Signore; ed egli a sua volta, fedele alla promessa, ha umiliato davanti a te le alture superbe, le roccaforti dell'orgoglio. Dove sono i Cesari, che credettero di averti annegata nel tuo stesso sangue? Dove sono gli IMperatori che vollero attentare all'inviolabile verginità della tua fede? Dove i settari che ogni secolo, per così dire, ha visto accanirsi l'uno dopo l'altro intorno agli articoli della tua dottrina? Dove sono i prìncipi ingrati che tentarono di asservirti dopo che tu stessa li avevi innalzati? Dov'è l'Impero della Mezzaluna che tante volte ruggì contro di te, allorché, disarmata, ricacciavi lontano l'orgoglio delle sue conquiste? Dove sono i Riformatori che pretesero di costituire un Cristianesimo senza di te? Dove sono quei sofisti moderni, ai cui occhi non eri più che un fantasma impotente e tarlato? Dove saranno, fra un secolo, quei re tiranni della Chiesa, quei popoli che cercano la libertà fuori della verità?

Saranno passati con il rumore del torrente; e tu invece sarai sempre calma, sempre giovane, sempre senza rughe, o santa Chiesa Romana, assisa sulla pietra inamovibile. Il tuo cammino attraverso tanti secoli, sotto il sole che fuori di te illumina sole le variazioni dell'umanità. Donde ti viene questa solidità, se non da colui che è la Verità e la Giustizia? Gloria a lui in te! Ogni anno, egli ti visita; ogni anno, ti reca nuovi doni, per aiutarti a compiere il pellegrinaggio, e sino alla fine dei secoli, verrà sempre a visitarti, a rinnovarti, non solo mediante la potenza di quello sguardo con il quale rinnova Pietro, ma riempiendoti di se stesso, come riempì la Vergine gloriosa; l'oggetto del tuo più tenero amore, dopo quello che porti allo Sposo. Noi preghiamo con te, o Madre nostra, e diciamo: Vieni, Signore Gesù! Il tuo nome e il tuo ricordo sono il desiderio delle anime nostre; esse ti desiderano durante la notte, e i nostri intimi sospiri ti cercano.

MESSA.

EPISTOLA (Fil 4,4-7). - Fratelli, state sempre allegri nel Signore, lo ripeto, state allegri. La vostra modestia sia nota a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non vi affannate per niente, ma in ogni cosa siano le vostre petizioni presentate a Dio con preghiere e suppliche unite a rendimento di grazie. E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù Signor nostro.

Dobbiamo dunque rallegrarci nel Signore, poiché il Profeta e l'Apostolo concordano nell'incoraggiare i nostri desideri verso il Signore: l'uno e l'altro ci annunciano la pace. Stiamo dunque tranquilli: Il Signore è vicino; è vicino alla sua Chiesa; è vicino a ciascuna delle nostre anime. Possiamo forse restare presso un fuoco così ardente, e rimanere freddi? Non le sentiamo forse venire, attraverso tutti gli ostacoli che la sua suprema elevazione, la nostra profonda bassezza e i nostri numerosi peccati gli suscitano? Egli supera tutto. Ancora un passo, e sarà in noi. Andiamogli incontro con le preghiere, le suppliche, i rendimenti di grazie di cui parla l'Apostolo. Raddoppiamo il fervore e lo zelo per unirci alla santa Chiesa, i cui sospiri verso colui che è la sua luce e il suo amore diventano ogni giorno più ardenti.

VANGELO (Gv 1,19-28). - In quel tempo, i Giudei di Gerusalemme mandarono a Giovanni dei sacerdoti e dei leviti per domandargli: Tu chi sei? Ed egli confessò e non negò; e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: Chi sei dunque? Sei Elia? Ed egli: No. Sei tu il profeta? No, rispose. Allora gli dissero: E chi sei, affinché possiamo rendere conto a chi ci ha mandati: che dici mai di te stesso? Rispose: Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia. Or quelli che erano stati inviati a lui erano dei Farisei; e l'interrogarono dicendo: Come dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro: Io battezzo coll'acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Questi è colui che verrà dopo di me, ed a cui non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Questo accadeva in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, dice san Giovanni Battista ai messi dei Giudei. Il Signore può dunque essere vicino; può anche essere venuto, e tuttavia rimanere ancora sconosciuto a molti. Questo divino Agnello è la consolazione del santo Precursore, il quale ritiene un grande onore l'essere la mera voce che grida agli uomini di preparare le vie del Redentore. San Giovanni è in questo il tipo della Chiesa e di tutte le anime che cercano Gesù Cristo. La sua gioia è completa per l'arrivo dello Sposo; ma è circondato da uomini per i quali il Divino Salvatore è come se non ci fosse. Ora, eccoci giunti alla terza domenica del sacro tempo dell'Avvento: sono scossi tutti i cuori alla voce del grande annunzio dell'arrivo del Messia? Quelli che non vogliono amarlo come Salvatore, pensano almeno a temerlo come Giudice? Le vie storte si raddrizzano? Le colline pensano ad abbassarsi? La cupidigia e la sensualità sono state seriamente attaccate nel cuore dei cristiani? Il tempo stringe: Il Signore è vicino! Se queste righe cadessero sotto gli occhi di qualcuno di quelli che dormono invece di vegliare nell'attesa del divino Bambino, lo scongiureremmo di aprire gli occhi e di non aspettare oltre a rendersi degno d'una visita che sarà per lui, nel tempo, l'oggetto d'una grande consolazione, e che lo rassicurerà contro tutti i terrori dell'ultimo giorno. O Gesù, manda la tua grazia con maggiore abbondanza; costringili ad entrare, affinché non sia detto del popolo cristiano quello che san Giovanni diceva della Sinagoga: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

PREGHIAMO

Deh, Signore, volgi il tuo orecchio alle nostre preghiere e con la grazia della sua venuta rischiara le tenebre della nostra mente.

http://img235.imageshack.us/img235/528/precursoreve6.jpg Paolo de Matteis, S. Giovanni Battista come precursore, XVIII sec., Museo del Prado, Madrid

Augustinus
11-12-04, 23:21
Sermo 293, 3-4, in PL 1328-1329

Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio.
Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore.
Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo posso fare entrare in te quella parola, che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio.
Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore.
Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce.
E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: Ma tu allora chi sei? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore (cfr. Gv 1, 20-23). Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio.
«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via.
Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia.
Tale era il disegno voluto da Dio: che a Cristo rendesse testimonianza un uomo dotato di tanta grazia da poter essere ritenuto, lui, il Cristo.
Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battista. Se nessuno è più grande di quest'uomo, chi è più grande di lui è più che uomo. Eccellente testimonianza di Cristo a se stesso, ma agli occhi cisposi e malati risulta debole la testimonianza di sé che dà la luce del giorno. Gli occhi malati hanno terrore della luce del giorno e tollerano la lucerna.
Perciò, la luce del giorno, nell'imminenza del suo arrivo, si fece precedere dalla lucerna. Si fece precedere dalla lucerna nei cuori dei credenti a confusione della mentalità degli increduli. Ho preparato una lampada al mio Cristo. È Dio Padre a parlare in questa profezia: A colui che viene come Salvatore ho preparato un araldo, al Giudice venturo un precursore, per il futuro Sposo un amico.

Augustinus
11-12-04, 23:28
Preparate la strada del Signore! (Is 40, 3). Penso che dobbiamo, prima di tutto, riflettere sulla grazia della solitudine, sulla beatitudine del deserto, che fin dall'inizio dell'era salvifica meritò di essere consacrata all'esichia dei santi. Certo, la vita in solitudine fu santificata per noi dalla voce di colui che gridava nel deserto, cioè da Giovanni che vi predicò e vi conferì un battesimo di conversione. Già prima di lui i più santi dei profeti avevano sempre avuta la solitudine per amica perché mediatrice dello Spirito. Tuttavia, una grazia di santificazione incomparabilmente più alta, più divina fu connessa col deserto quando Gesù vi successe a Giovanni. Infatti anche il Signore, prima di cominciare la predicazione rivolta a quelli che volevano pentirsi, reputò di dover preparare un posto per riceverli; durante quaranta giorni visse nel deserto come per purificare e rinnovare quel luogo, consacrandolo a vita nuova. Là egli vinse il tiranno che se ne stava in agguato e smascherò tutte le sue malizie e scaltrezze; Cristo lo fece non tanto per sé quanto per i futuri abitanti del deserto. Se perciò sei fuggito lontano e ti sei fissato nel deserto, restaci e lì aspetta colui che ti salverà dalla depressione spirituale e dalla tempesta.

Beato colui che, fuggito lontano dal tumulto del secolo, si è immerso così profondamente nel segreto e nella solitudine di una mente quieta, da meritare di udire non solo la voce del Verbo, ma il Verbo stesso: non più Giovanni, ma Gesù! Però prima di arrivare a tanto, ascoltiamo ciò che ci grida la voce del Verbo, per poter un giorno passare dalla voce al Verbo stesso: Preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri (Is 40, 3).
Preparare la strada significa rivedere l'orientamento della propria vita, raddrizzare il sentiero è condurre un'esistenza più austera. Certo, una vita rettificata è la strada diritta per cui il Signore ci verrà incontro, lui che sempre, e pure qui, ci previene. Infatti è il Signore che dirige i passi dell'uomo; e questa nostra via diritta è talmente cara a lui, che la sceglie volentieri per venirci incontro e camminare costantemente con noi. Se Cristo, che è la Via, la Verità e la Vita, non è lui stesso a preparare la sua venuta verso di noi, non possiamo correggere la strada che battiamo secondo la regola della verità e neppure indirizzarla verso la vita eterna.

Preparate la strada del Signore! (Is 40, 3). Questa via del Signore che ci viene comandato di tener pronta, la prepariamo camminando, e preparandola vi camminiamo. E quand'anche, fratelli, aveste già progredito d'un buon tratto, vi resta sempre da prepararla, affinché, dal punto a cui siete giunti, voi avanziate protesi verso ciò che sta oltre. Cosi ad ogni passo avanti, il Signore, per la cui venuta è preparata la via, vi verrà incontro sempre nuovo, in certo senso, e più grande di prima. Ha ragione perciò il giusto a pregare così: Indicami, Signore, la via dei tuoi precetti, e la seguirò sino alla fine (Sal 118, 33). Forse essa fu detta vita eterna, perché se la Provvidenza ha previsto la strada di ognuno e ha fissato un termine al suo progredire, tuttavia non conosce fine la natura della Bontà verso cui siamo in cammino. Perciò il viandante alacre e provveduto, quando sia giunto alla mèta, comincerà allora il viaggio; dimentico del passato, egli si dirà ogni nuovo giorno: Adesso comincio!

Ma se tu sei sulla via giusta, abbi solo il timore di deviare e di offendere l'Altissimo, che per essa ti guida, giacché allora egli lascerà che tu vada errando per la strada del tuo proprio cuore. Ma oltre lui, non temere nessun'altra persona. E se accampi il motivo che è una strada eccessivamente stretta, alza lo sguardo verso la mèta a cui ti conduce. Se contempli l'approdo di ogni termine, immediatamente esclamerai: La tua legge non ha confini (Sal 118, 96). E qualora tu non possa scorgerlo, credi ad Isaia, il veggente, che è l'occhio del tuo corpo. Appunto perché egli vedeva ad un tempo l'angustia di questo cammino e il suo approdo, aggiungeva: Su questa via commineranno i redenti. Su di esso ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto (Is 35, 9-10). Colui che pone mente abbastanza a questo traguardo, penso che non solo rende la sua via spaziosa, ma addirittura prende le ali; invece di camminare, ormai vola. Fratelli, rammentatevi sempre della ricompensa finale; allora potrete correre sulla via dei comandamenti divini con la maggior facilità e prontezza. Attraverso questa via vi guidi e vi conduca fino al termine Colui che è la via di quelli che corrono e la palma di quelli che arrivano, il Cristo Gesù. A lui onore e gloria nei secoli eterni.

Augustinus
18-12-05, 13:19
BENEDETTO XVI

ANGELUS

III Domenica d'Avvento, 11 dicembre 2005

Cari fratelli e sorelle!

Dopo aver celebrato la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, entriamo in questi giorni nel clima suggestivo della preparazione prossima al Santo Natale. Nell’odierna società dei consumi, questo periodo subisce purtroppo una sorta di "inquinamento" commerciale, che rischia di alterarne l’autentico spirito, caratterizzato dal raccoglimento, dalla sobrietà, da una gioia non esteriore ma intima. E’ dunque provvidenziale che, quasi come una porta d’ingresso al Natale, vi sia la festa di Colei che è la Madre di Gesù, e che meglio di chiunque altro può guidarci a conoscere, amare, adorare il Figlio di Dio fatto uomo. Lasciamo dunque che sia Lei ad accompagnarci; siano i suoi sentimenti ad animarci, perché ci predisponiamo con sincerità di cuore e apertura di spirito a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio venuto sulla terra per la nostra redenzione. Camminiamo insieme a Lei nella preghiera, e accogliamo il ripetuto invito che la liturgia dell’Avvento ci rivolge a restare nell’attesa, un’attesa vigilante e gioiosa perché il Signore non tarderà: Egli viene a liberare il suo popolo dal peccato.

In tante famiglie, seguendo una bella e consolidata tradizione, subito dopo la festa dell’Immacolata si inizia ad allestire il Presepe, quasi per rivivere insieme a Maria quei giorni pieni di trepidazione che precedettero la nascita di Gesù. Costruire il Presepe in casa può rivelarsi un modo semplice, ma efficace di presentare la fede per trasmetterla ai propri figli. Il Presepe ci aiuta a contemplare il mistero dell’amore di Dio che si è rivelato nella povertà e nella semplicità della grotta di Betlemme. San Francesco d’Assisi fu così preso dal mistero dell’Incarnazione che volle riproporlo a Greccio nel Presepe vivente, divenendo il tal modo iniziatore di una lunga tradizione popolare che ancor oggi conserva il suo valore per l’evangelizzazione. Il Presepe può infatti aiutarci a capire il segreto del vero Natale, perché parla dell’umiltà e della bontà misericordiosa di Cristo, il quale "da ricco che era, si è fatto povero" (2 Cor 8,9) per noi. La sua povertà arricchisce chi la abbraccia e il Natale reca gioia e pace a coloro che, come i pastori a Betlemme, accolgono le parole dell’angelo: "Questo per voi il segno: un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,12). Questo rimane il segno, anche per noi, uomini e donne del Duemila. Non c’è altro Natale.

Come faceva l’amato Giovanni Paolo II, tra poco anch’io benedirò i Bambinelli che i ragazzi di Roma collocheranno nel Presepe delle loro case. Con questo gesto vorrei invocare l’aiuto del Signore perché tutte le famiglie cristiane si preparino a celebrare con fede le prossime feste natalizie. Ci aiuti Maria ad entrare nel vero spirito del Natale.

Augustinus
16-12-06, 15:16
Avvento - Tempo Dell'attesa Del Signore (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=133639)

II Domenica di Avvento (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=213994)

IV Domenica di Avvento o Rorate (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=213997)

Augustinus
17-12-06, 14:52
BENEDETTO XVI

ANGELUS

III Domenica d'Avvento, 17 dicembre 2006

Cari fratelli e sorelle!

Nell’odierna terza Domenica di Avvento la liturgia ci invita alla gioia dello spirito. Lo fa con la celebre antifona che riprende un’esortazione dell’apostolo Paolo: "Gaudete in Domino", "Rallegratevi nel Signore sempre … il Signore è vicino" (cfr Fil 4,4.5). Anche la prima Lettura biblica della Messa è un invito alla gioia. Il profeta Sofonìa, alla fine del VII secolo a.C., si rivolge alla città di Gerusalemme e alla sua popolazione con queste parole: "Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, / e rallégrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! / … Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente" (Sof 3,14.17). Dio stesso viene rappresentato con analoghi sentimenti: "Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, / si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa" (Sof 3,17-18a). Questa promessa si è pienamente realizzata nel mistero del Natale, che celebreremo tra una settimana, e che chiede di rinnovarsi nell’"oggi" della nostra vita e della storia.

La gioia che la liturgia risveglia nei cuori dei cristiani, non è riservata a loro soli: è un annuncio profetico destinato all’umanità intera, in modo particolare ai più poveri, in questo caso ai più poveri di gioia! Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle che, specialmente in Medio Oriente, in alcune zone dell’Africa ed in altre parti del mondo vivono il dramma della guerra: quale gioia possono vivere? Come sarà il loro Natale? Pensiamo a tanti ammalati e persone sole che, oltre ad essere provati nel fisico, lo sono anche nell’animo, perché non di rado si sentono abbandonati: come condividere con loro la gioia senza mancare di rispetto alla loro sofferenza? Ma pensiamo anche a coloro – specialmente ai giovani – che hanno smarrito il senso della vera gioia, e la cercano invano là dove è impossibile trovarla: nell’esasperata corsa verso l’autoaffermazione e il successo, nei falsi divertimenti, nel consumismo, nei momenti di ebbrezza, nei paradisi artificiali della droga e di ogni forma di alienazione. Non possiamo non mettere a confronto la liturgia di oggi e il suo "Rallegratevi!" con queste drammatiche realtà. Come ai tempi del profeta Sofonìa, è proprio a chi è nella prova, ai "feriti della vita ed orfani della gioia" che si rivolge in modo privilegiato la Parola del Signore. L’invito alla gioia non è un messaggio alienante, né uno sterile palliativo, ma, al contrario, é profezia di salvezza, appello ad un riscatto che parte dal rinnovamento interiore.

Per trasformare il mondo, Dio ha scelto un’umile fanciulla di un villaggio della Galilea, Maria di Nazaret, e l’ha interpellata con questo saluto: "Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te". In quelle parole sta il segreto dell’autentico Natale. Dio le ripete alla Chiesa, a ciascuno di noi: Rallegratevi, il Signore è vicino! Con l’aiuto di Maria, offriamo noi stessi, con umiltà e coraggio, perché il mondo accolga Cristo, che è la sorgente della vera gioia.

Augustinus
16-12-07, 21:11
SERMONE III. - PER LA DOMENICA III. DELL'AVVENTO

Dei mezzi necessarj alla salute.

Ego vox clamantis in deserto: Dirigite viam Domini.(Ioan. 1, 23)

Tutti vorrebbero salvarsi ed andare a godere in paradiso; ma per giungere al paradiso bisogna prendere la via diritta che conduce al paradiso. Questa via diritta è l'osservanza de' divini precetti. Quindi il Battista predicava: Dirigite viam Domini. Acciocché poi possiamo sempre camminare per questa via del Signore senza torcere a destra o a sinistra, dobbiamo prendere i mezzi. I mezzi sono:

I. Diffidenza di noi stessi,

II. Confidenza in Dio,

III. Resistenza alle tentazioni.

MEZZO I. Diffidenza di noi stessi.

Dice l'Apostolo: Cum metu et tremore vestram salutem operamini (Phil. 2, 12). Per acquistar la vita eterna bisogna che sempre temiamo, anzi tremiamo di noi stessi (cum metu et tremore) diffidando affatto delle nostre proprie forze; giacché noi senza la divina grazia niente possiamo fare: Sine me, disse Gesù Cristo, nihil potestis facere: niente possiamo fare di bene per le anime nostre. Dice s. Paolo che noi da per noi non siamo capaci neppure di fare un buon pensiero.

Non quod sufficientes simus cogitare aliquid a nobis quasi ex nobis, sed sufficientia nostra ex Deo est (2 Cor. 3, 5). Non possiamo neppure nominar Gesù utilmente con merito, senza l'aiuto dello Spirito santo: Et nemo potest dicere: Dominus Iesus, nisi in Spiritu sancto (1 Cor. 12, 3).

Misero chi nella via di Dio confida in se stesso! Questa disgrazia ben la sperimentò s. Pietro, allorché Gesù Cristo, predicendogli che in quella notte l'avrebbe negato: In hac nocte, antequam gallus cantet, ter me negabis (Matth. 26, 34): egli confidando nelle sue proprie forze e nella sua buona volontà, rispose: Etiam si oportuerit me mori tecum, non te negabo (Ibid. v. 35). Ma che avvenne? Quando si trovò dopo la cattura di Gesù Cristo in quella notte nel cortile di Caifas, appena che fu ivi rimproverato di esser egli uno de' discepoli del Salvatore, preso dal timore rinnegò tre volte il suo Maestro, attestando che non l'avea mai conosciuto. Gran cosa! E tanto necessario a noi l'essere umili e diffidare di noi stessi, che Iddio si contenta più presto di permettere alle volte che noi cadiamo in qualche peccato, affinché così acquistiamo quest'umiltà e cognizione della nostra debolezza. Questa disgrazia avvenne anche a Davide, e perciò egli dopo il suo peccato confessa: Priusquam humiliarer, ego deliqui (Ps. 118, 67).

Quindi lo Spirito santo chiama beato quell'uomo che sempre teme: Beatus homo qui semper est pavidus (Prov. 28, 14). Chi teme di cadere, diffidando delle proprie forze, fugge quanto può le occasioni pericolose, si raccomanda spesso a Dio, e così si mantiene libero da' peccati. Ma chi non teme e confida in se stesso, facilmente si espone ai pericoli di cadere, poco si raccomanda a Dio e così cade. Figuriamoci che taluno stesse sulla cima di un monte, appeso ad una fune tenuta da un altro sopra d'un gran precipizio. Ora vedendosi costui in tal pericolo, non farebbe altro che pregare e dire a chi lo sostiene colla fune: Tieni, tieni forte per carità, non lasciare. Così sta ognuno di noi nel pericolo di cadere nell'abisso di tutte le scelleraggini, se Dio non ci sostiene colla sua mano. Perciò continuamente dobbiamo pregarlo che non ci tolga le mani da sopra e ci soccorra in tutti i pericoli.

S. Filippo Neri ogni mattina in levarsi diceva a Dio: Signore, tieni le mani oggi sopra Filippo, perché se no, Filippo ti tradisce. Ed un giorno, come si narra nella sua vita, camminando il santo per la città di Roma, e considerando la sua miseria, andava dicendo: son disperato, son disperato. Fu inteso ciò dire da un certo religioso, il quale, credendo ch'egli fosse veramente tentato di disperazione, lo corresse e l'animò a sperare nella divina bontà, ma il santo rispose allora: Io son disperato di me stesso, ma confido in Dio. Così bisogna che ancor noi passiamo questa vita, in cui troviamo tanti pericoli di perdere Dio, bisogna che viviamo sempre disperati di noi stessi, ma confidati in Dio.

MEZZO II. Della confidenza in Dio.

Scrive s. Francesco di Sales che se noi non attendessimo che a diffidare di noi, guardando solamente la nostra debolezza, ciò non servirebbe ad altro, che a renderci pusillanimi con gran pericolo di abbandonarci alla vita rilassata, oppure alla disperazione. Quanto più diffidiamo delle nostre forze, tanto più bisogna che confidiamo nella divina misericordia. Questa è una bilancia, dice il medesimo santo, nella quale quanto più s'innalza la coppa della confidenza in Dio, tanto più discende la coppa della diffidenza di noi stessi.

Uditemi, peccatori, che per vostra disgrazia per lo passato avete offeso Dio, e siete stati condannati all'inferno: se il demonio vi dice che poca speranza vi è per voi della vostra eterna salute, rispondetegli che la sacra scrittura dice: Nullus speravit in Domino et confusus est (Eccl. 2, 11): niun peccatore mai ha confidato nel Signore e si è perduto. E così voi abbiate fermo proposito di non più peccare, abbandonatevi nelle braccia della bontà di Dio, e non dubitate che Dio avrà pietà di voi, e vi salverà dall'inferno: Iacta super Dominum curam tuam, et ipse te enutriet (Ps. 54, 23). Disse un giorno il Signore a s. Geltrude, come scrive Blosio: «Chi confida in me, mi fa tanta violenza, ch'io non posso far di meno di esaudirlo in ciò che mi domanda».

Dice il profeta Isaia: Qui autem sperant in Domino, mutabunt fortitudinem, assument pennas sicut aquilae, current, et non laborabunt, ambulabunt, et non deficient (Isa. 40, 31): quei che pongono la loro confidenza in Dio, muteranno fortezza, lascieranno la debolezza propria, ed acquisteranno la fortezza divina, voleranno nella via del Signore come aquile, senza affaticarsi e senza mai mancare. Dice di più Davide: Sperantem autem in Domino misericordia circumdabit (Ps. 31, 10). Chi spera nel Signore, sarà circondato talmente dalla sua misericordia, che da quella non potrà mai restare abbandonato.

Scrive s. Cipriano che la misericordia divina è una fonte d'infinita grandezza: chi vi porta un vaso più grande di confidenza, quegli ne riporta più grazie. Onde disse il profeta reale: Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te (Ps. 32, v.22). Quando dunque il demonio ci spaventa col porci davanti gli occhi tante difficoltà nel perseverare in grazia di Dio in mezzo a tante occasioni e pericoli che vi sono in questa vita, senza rispondergli, alziamo gli occhi a Dio, e speriamo nella sua bontà, che certamente da lui ci verrà l'aiuto per resistere ad ogni insulto: Levavi oculos meos in montes, unde veniet auxilium mihi (Ps. 120, 1). E quando il nemico ci rappresenta la nostra debolezza, diciamo coll'Apostolo: Omnia possum in eo qui me confortat (Phil. 4, 13). Io per me non posso nulla, ma confido in Dio, che colla sua grazia potrò tutto.

Perciò in mezzo a tanti pericoli, in cui ci troviamo di perderci, dobbiamo continuamente star rivolti a Gesù Cristo, con abbandonarci nelle mani di colui che ci ha redenti colla sua morte, e con dirgli: In manus tuas commendo spiritum meum: redemisti me, Domine Deus veritatis (Ps. 30, 6). E dicendo così, dobbiamo conservare una gran confidenza di giungere alla vita eterna, soggiungendo: In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum (Ibid. v. 1).

MEZZO III. Della resistenza alle tentazioni.

È troppo vero che nelle occasioni pericolose, quando con confidenza ricorriamo a Dio egli ci soccorre; ma talvolta in certe occasioni più istiganti vorrà il Signore che ci mettiamo anche la parte nostra con farci violenza a resistere. Non basterà allora che una o due volte ricorriamo a Dio, ma bisognerà che replichiamo le preghiere, con andare più volte a gemere davanti la beata Vergine ed a' piedi del crocifisso, esclamando con lagrime: Madre mia, Maria, aiutatemi: Gesù mio Salvatore, salvatemi; per pietà non mi abbandonate, non permettete ch'io vi abbia da perdere.

Ricordiamoci del vangelo che dice: Quam angusta porta, et arcta via est, quae ducit ad vitam! et pauci sunt, qui inveniunt eam (Matth. 7, 14). La via del paradiso è stretta; come suol dirsi, non vi passa la carrozza; chi vuole andarvi in carrozza, non vi potrà entrare; e perciò pochi giungono al paradiso, perché pochi voglion farsi forza a resistere alle tentazioni: Regnum coelorum vim patitur, et violenti rapiunt illud (Matth. 11, 12). Il regno de' cieli vim patitur, spiega un autore, vi quaeritur, invaditur, occupatur; bisogna cercarlo, ed acquistarlo con farsi violenza; chi vuole acquistarlo senza incomodo, con menare una vita sciolta e molle, non l'acquisterà e ne resterà escluso.

I santi per salvarsi sono andati chi a vivere in un chiostro, chi ad intanarsi in una grotta, chi ad abbracciare i tormenti e la morte, come hanno fatto i santi martiri: Violenti rapiunt illud. Alcuni si lamentano che non hanno confidenza in Dio; ma non si avvedono che la loro poca confidenza nasce dalla loro poca risoluzione di servire a Dio. Dicea s. Teresa: Di anime irresolute non ha paura il demonio. E scrisse il Savio: Desideria occidunt pigrum (Prov. 21, 25). Alcuni vorrebbero salvarsi, vorrebbero farsi santi, ma non mai si risolvono a pigliarne i mezzi, la meditazione, la frequenza dei sacramenti, il distacco dalle creature; oppure pigliano e lasciano. Si pascono in somma di desiderj inefficaci, e frattanto seguono a vivere in disgrazia di Dio, oppure nella loro tepidezza, che finalmente li porta a perdere Dio, e così si avvera che desideria occidunt pigrum.

Se dunque vogliamo salvarci e farci santi, bisogna che facciamo una forte risoluzione, non solo in generale di darci a Dio, ma anche in particolare di prendere i mezzi opportuni; e dopo averli presi di non tralasciarli; e perciò bisogna che non lasciamo mai di pregare Gesù Cristo e la sua ss. madre, affinché ci ottengano la s. perseveranza.

Fonte: S. Alfonso M. De' Liguori, Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, Sermone sulla 3° Domenica di Avvento, Napoli, 1771, ora in OPERE ASCETICHE, in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, a cura di Pier Giacinto Marietti, Vol. III, Torino, 1880, pp. 353-356 (http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P316.HTM)

Augustinus
16-12-07, 21:13
BENEDETTO XVI

ANGELUS

III Domenica d'Avvento, 16 dicembre 2007

Cari fratelli e sorelle!

"Gaudete in Domino semper – Rallegratevi nel Signore sempre" (Fil 4,4). Con queste parole di san Paolo si apre la santa Messa della III Domenica di Avvento, che perciò è chiamata domenica "gaudete". L’Apostolo esorta i cristiani a gioire perché la venuta del Signore, cioè il suo ritorno glorioso, è sicuro e non tarderà. La Chiesa fa proprio questo invito, mentre si prepara a celebrare il Natale e il suo sguardo si dirige sempre più verso Betlemme. In effetti, noi attendiamo con speranza certa la seconda venuta di Cristo, perché abbiamo conosciuto la prima. Il mistero di Betlemme ci rivela il Dio-con-noi, il Dio a noi prossimo, non semplicemente in senso spaziale e temporale; Egli ci è vicino perché ha "sposato", per così dire, la nostra umanità; ha preso su di sé la nostra condizione, scegliendo di essere in tutto come noi, tranne che nel peccato, per farci diventare come Lui. La gioia cristiana scaturisce pertanto da questa certezza: Dio è vicino, è con me, è con noi, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, come amico e sposo fedele. E questa gioia rimane anche nella prova, nella stessa sofferenza, e rimane non in superficie, bensì nel profondo della persona che a Dio si affida e in Lui confida.

Alcuni si domandano: ma è ancora possibile oggi questa gioia? La risposta la danno, con la loro vita, uomini e donne di ogni età e condizione sociale, felici di consacrare la loro esistenza agli altri! La beata Madre Teresa di Calcutta non è stata forse, nei nostri tempi, una testimone indimenticabile della vera gioia evangelica? Viveva quotidianamente a contatto con la miseria, il degrado umano, la morte. La sua anima ha conosciuto la prova della notte oscura della fede, eppure ha donato a tutti il sorriso di Dio. Leggiamo in un suo scritto: "Noi aspettiamo con impazienza il paradiso, dove c’è Dio, ma è in nostro potere stare in paradiso fin da quaggiù e fin da questo momento. Essere felici con Dio significa: amare come Lui, aiutare come Lui, dare come Lui, servire come Lui" (La gioia di darsi agli altri, Ed. Paoline, 1987, p. 143). Sì, la gioia entra nel cuore di chi si pone al servizio dei piccoli e dei poveri. In chi ama così, Dio prende dimora, e l’anima è nella gioia. Se invece si fa della felicità un idolo, si sbaglia strada ed è veramente difficile trovare la gioia di cui parla Gesù. E’ questa, purtroppo, la proposta delle culture che pongono la felicità individuale al posto di Dio, mentalità che trova un suo effetto emblematico nella ricerca del piacere ad ogni costo, nel diffondersi dell’uso di droghe come fuga, come rifugio in paradisi artificiali, che si rivelano poi del tutto illusori.

Cari fratelli e sorelle, anche a Natale si può sbagliare strada, scambiare la vera festa con quella che non apre il cuore alla gioia di Cristo. La Vergine Maria aiuti tutti i cristiani, e gli uomini in cerca di Dio, a giungere fino a Betlemme, per incontrare il Bambino che è nato per noi, per la salvezza e la felicità di tutti gli uomini.

Augustinus
13-12-08, 17:57
http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/P01510.jpg Jan Gossaert, Cristo tra la Vergine Maria e S. Giovanni Battista, 1510-15, museo del Prado, Madrid

Augustinus
13-12-08, 18:02
http://static.artbible.info/large/holbein_testamenten.jpg http://img401.imageshack.us/img401/2025/ng202407gx5.jpg Hans Holbein il giovane, Allegoria dell'Antico e del Nuovo Testamento, 1532-35, National Gallery of Scotland, Edinburgo

Augustinus
14-12-08, 14:38
DOMINICA TERTIA ADVENTUS

II classis

Semiduplex

Statio ad S. Petrum

Introitus

Philipp. 4, 4-6

GAUDÉTE in Domino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestræ innotéscant apud Deum. Ps. 84, 2. Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Jacob. V/. Glória Patri. Gaudéte.

Oratio

AUREM tuam, quaésumus, Dómine, précibus nostris accómmoda: et mentis nostræ ténebras grátia tuæ visitatiónis illústra: Qui vivis.

Orationes pro diversitate Temporum assignatæ, ut habentur post Dominicam Primam Adventus.

Lectio Epístolæ beáti Páuli Apóstoli ad Philippénses

Philipp. 4, 4-7

FRATRES: Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne, et obsecratióne, cum gratiárum actióne, petitiónes vestræ innotéscant apud Deum. Et pax Dei, quæ exsúperat omnem sensum, custódiat corda vestra, et intelligéntias vestras, in Christo Jesu Dómino nostro.

Graduale. Ps. 79, 2-3 et 2. Qui sedes, Dómine, super Chérubim, éxcita poténtiam tuam, et veni. V/. Qui regis Israel, inténde: qui dedúcis, velut ovem, Joseph.

Allelúja, allelúja. V/. Excita, Dómine, poténtiam tuam, et veni, ut salvos fácias nos. Allelúja.

http://www.unavoce-ve.it/crux.gif Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem

Joann. 1, 19-28

IN ILLO témpore: Misérunt Judaéi ab Jerosólymis sacerdótes et levítas ad Joánnem, ut interrogárent eum: Tu quis es? Et conféssus est, et non negávit: et conféssus est: Quia non sum ego Christus. Et interrogavérunt eum: Quid ergo? Elías es tu? Et dixit: Non sum. Prophéta es tu? Et respóndit: Non. Dixérunt ergo ei: Quis es, ut respónsum demus his, qui misérunt nos? Quid dicis de te ipso? Ait: Ego vox clamántis in desérto: Dirígite viam Dómini, sicut dixit Isaías prophéta. Et qui missi fúerant, erant ex pharisæis. Et interrogavérunt eum, et díxérunt ei: Quid ergo baptízas, si tu non es Christus, neque Elías, neque prophéta? Respóndit eis Joánnes, dicens: Ego baptízo in aqua: médius autem vestrum stetit, quem vos nescítis. Ipse est, qui post me ventúrus est, qui ante me factus est: cujus ego non sum dignus ut solvam ejus corrígiam calceaménti. Hæc in Bethánia facta sunt trans Jordánem, ubi erat Joánnes baptízans.

Credo.

Offertorium. Ps. 84, 2. Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Jacob: remisísti iniquitátem plebis tuæ.

Secreta

DEVOTIONIS nostræ tibi, quaésumus, Dómins, hóstia júgiter immolétur: quæ et sacri péragat institúta mystérii, et salutáre tuum in nobis mirabíliter operétur. Per Dóminum.

Aliæ Secretæ.

Præfatio de Ssma Trinitate.

Communio. Is. 35, 4. Dícite: pusillánimes confortámini, et nolíte timére: ecce Deus noster véniet, et salvábit nos.

Postcommunio

IMPLORAMUS, Dómine, cleméntiam tuam: ut hæc divína subsídia, a vítiis expiátos, ad festa ventúra nos praéparent. Per Dóminum.

Aliæ Postcommuniones.

FONTE (http://www.unavoce-ve.it/mr-adv-dom3=lat.htm)

Holuxar
11-12-16, 21:43
Domenica 11 dicembre 2016: TERZA DOMENICA DI AVVENTO…







http://www.unavoce-ve.it/pg-avvento-dom3.htm
Guéranger, L'anno liturgico - Terza Domenica di Avvento (http://www.unavoce-ve.it/pg-avvento-dom3.htm)
“TERZA DOMENICA DI AVVENTO”





3° d'Avvento - Santa Messa (https://www.youtube.com/watch?v=a6DM4mljqCQ) don Floriano (https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz)
https://www.youtube.com/watch?v=a6DM4mljqCQ
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)

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Radio Spada (https://www.facebook.com/radiospadasocial/?hc_ref=PAGES_TIMELINE&fref=nf)
"Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com"

“11 DICEMBRE 2016: TERZA DOMENICA DI AVVENTO ("GAUDETE").”


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“11 dicembre 2016: infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione.
Consideriamo il nostro divin Salvatore nel seno della purissima Maria madre sua; e adoriamo, con i santi Angeli, il profondo annientamento al quale si è ridotto per amor nostro. Contempliamolo mentre si offre al Padre per la redenzione del genere umano e comincia fin da allora a compiere l'ufficio di Mediatore del quale si è degnato incaricarsi. Ammiriamo con tenerezza quell'amore infinito che non è soddisfatto di quel primo atto d'abbassamento il cui merito è tanto grande che sarebbe bastato per riscattare milioni di mondi. Il Figlio di Dio vuoi completare, come gli altri bambini, il soggiorno di nove mesi nel seno della Madre sua, nascere quindi nell'umiliazione, vivere nel lavoro e nella sofferenza, e farsi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. O Gesù, sii benedetto, sii amato per tanto amore! Eccoti dunque disceso dal cielo per essere l'Ostia che sostituirà tante altre ostie sterili, con le quali non si è potuta cancellare la colpa dell'uomo. La terra porta ora il suo Salvatore, per quanto ancora non l'abbia contemplato. Dio non la maledirà, questa terra ingrata, arricchita com'è di un simile tesoro.
Ma riposa ancora, o Gesù, nel casto seno di Maria, in questa vivente Arca, nel cui seno tu sei la vera Manna destinata al nutrimento dei figli di Dio. Tuttavia, o Salvatore, si appressa l'ora in cui bisognerà che tu esca da quel santuario. Invece della tenerezza di Maria, dovrai conoscere la malizia degli uomini. Ciò nonostante, te ne supplichiamo e abbiamo l'ardire di ricordartelo, è necessario che tu nasca nel giorno stabilito: è la volontà del Padre tuo, è l'attesa del mondo, è la salvezza di quelli che ti avranno amato.”



https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/15420889_1531756230187374_3860234008604598779_n.jp g?oh=71e4ce80e5a425fdf9ef9579e7285f53&oe=58F7F284





“11 DICEMBRE 2016: SAN DAMASO, PAPA E CONFESSORE.”


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“11 dicembre 1925: Papa Pio XI pubblica l'Enciclica "Quas primas" sulla Regalità sociale di Cristo.”


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“Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore (https://www.facebook.com/carlomariadipietro/)
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Dàmaso primo, Papa e Confessore, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Papa e Confessore, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Dàmaso primo, Papa e Confessore, possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr (https://www.facebook.com/hashtag/sdgcdpr)”



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San Damaso - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-damaso/)
http://www.sodalitium.biz/san-damaso/
“11 dicembre, San Damaso I, Papa e Confessore (+Roma, 11 dicembre 384).
Santo Pontefice Damaso, tu sei stato per tutta la vita la fiaccola dei figli della Chiesa, poiché hai fatto loro conoscere il Verbo incarnato, li hai premuniti contro le dottrine perverse mediante le quali l’Inferno cercherà sempre di distruggere quel glorioso Simbolo nel quale sono scritte la suprema misericordia d’un Dio per l’opera delle sue mani e la sublime dignità dell’uomo riscattato. Dall’alto del cielo, fa’ discendere fino a noi un raggio di quella luce nella quale il Signore Gesù si mostra a te nella sua gloria, affinché possiamo anche noi vederlo, riconoscerlo e gustarlo nell’umiltà sotto la quale si mostrerà presto a noi (Dom Prosper Guéranger).”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/57-3-6-195x300.jpg





Guéranger, L'anno liturgico - San Damaso, Papa e Confessore (http://www.unavoce-ve.it/pg-11dic.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-11dic.htm
"11 DICEMBRE
SAN DAMASO, PAPA E CONFESSORE

Questo grande Pontefice appare nel Ciclo, non più per annunciare la Pace come san Melchiade, ma come uno dei più illustri difensori del grande Mistero dell'Incarnazione. Egli rivendica la fede delle Chiese nella divinità del Verbo, condannando, come il suo predecessore Liberio, gli atti e i fautori del troppo famoso concilio di Rimini, e attesta con la sua suprema autorità l'Umanità completa del Figlio di Dio incarnato proscrivendo l'eresia di Apollinare. Infine, possiamo considerare come una nuova e luminosa testimonianza della sua fede e del suo amore verso l'Uomo-Dio l'incarico che diede a san Girolamo di attendere a una nuova versione del Nuovo Testamento sull'originale greco, per uso della Chiesa Romana. Onoriamo questo grande Pontefice che il Concilio di Calcedonia chiama l'ornamento e la forza di Roma per la sua pietà, e che il suo illustre amico e protetto san Girolamo qualifica come uomo eccellente, incomparabile, dotto nelle Scritture, Dottore vergine d'una Chiesa vergine.

VITA. - San Damaso, romano di origine, successe sulla sede di Roma al Papa Liberio, nel 366. Non solo vegliò alla purezza della dottrina, ma conservò gli antichi monumenti cristiani, restaurò le Catacombe, ornò le tombe dei martiri di eleganti iscrizioni, fece prevalere il primato della sede di Roma e lo fece riconoscere da tutto l'Oriente e l'Occidente. Regolò l'ordinanza della preghiera pubblica con il canto dei Salmi, a due cori; incaricò san Girolamo di tradurre il Salterio e mori nel 384. Le sue reliquie sono state trasportate nella Chiesa di San Lorenzo che porta il suo nome: in Damaso.

Santo Pontefice Damaso, tu sei stato per tutta la vita la fiaccola dei figli della Chiesa, poiché hai fatto loro conoscere il Verbo incarnato, li hai premuniti contro le dottrine perverse mediante le quali l'Inferno cercherà sempre di distruggere quel glorioso Simbolo nel quale sono scritte la suprema misericordia d'un Dio per l'opera delle sue mani e la sublime dignità dell'uomo riscattato. Dall'alto della Cattedra di Pietro, hai confermato i tuoi fratelli, e la tua fede non è venuta meno poiché Cristo aveva pregato per te. Noi ci rallegriamo della ricompensa infinita che il Principe dei Pastori ha concesso alla tua integrità, o Dottore vergine della Chiesa vergine! Dall'alto del cielo, fa' discendere fino a noi un raggio di quella luce nella quale il Signore Gesù si mostra a te nella sua gloria, affinché possiamo anche noi vederlo, riconoscerlo e gustarlo nell'umiltà sotto la quale si mostrerà presto a noi. Ottienici l'intelligenza delle sacre Scritture, nella cui scienza tu fosti così eccelso Dottore, e la docilità agli insegnamenti del Romano Pontefice, cui è stato detto, nella persona del Principe degli Apostoli: Duc in altum: Prendi il largo.
Fa' o potente successore del pescatore di uomini, che tutti i Cristiani siano animati dagli stessi sentimenti di Girolamo, quando mirando il tuo Apostolato, in una celebre Epistola, diceva: "È la Cattedra di Pietro che voglio consultare; voglio che da essa mi venga la fede, e il nutrimento dell'anima. La vasta estensione dei mari, la distanza delle terre non mi fermeranno nella ricerca di questa perla preziosa: dove si trova il corpo è giusto che si radunino le aquile. È all'Occidente che si leva ora il Sole di Giustizia: per questo io chiedo al Pontefice la Vittima della salvezza e dal Pastore io che sono la pecorella imploro l'aiuto. Sulla Cattedra di Pietro è fondata la Chiesa: chiunque mangia l'Agnello fuori di questa Casa è un profano; chiunque non sarà nell'Arca di Noè, perirà nelle acque del diluvio. Io non conosco Vitale, non ho nulla in comune con Melezio e mi è ignoto Paolino: chiunque non raccoglie con te, o Damaso, disperde ciò che ha ammassato, poiché chi non è di Cristo è dell'Anticristo".

* * *
Consideriamo il nostro divin Salvatore nel seno della purissima Maria madre sua; e adoriamo, con i santi Angeli, il profondo annientamento al quale si è ridotto per amor nostro. Contempliamolo mentre si offre al Padre per la redenzione del genere umano e comincia fin da allora a compiere l'ufficio di Mediatore del quale si è degnato incaricarsi. Ammiriamo con tenerezza quell'amore infinito che non è soddisfatto di quel primo atto d'abbassamento il cui merito è tanto grande che sarebbe bastato per riscattare milioni di mondi. Il Figlio di Dio vuoi completare, come gli altri bambini, il soggiorno di nove mesi nel seno della Madre sua, nascere quindi nell'umiliazione, vivere nel lavoro e nella sofferenza, e farsi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. O Gesù, sii benedetto, sii amato per tanto amore! Eccoti dunque disceso dal cielo per essere l'Ostia che sostituirà tante altre ostie sterili, con le quali non si è potuta cancellare la colpa dell'uomo. La terra porta ora il suo Salvatore, per quanto ancora non l'abbia contemplato. Dio non la maledirà, questa terra ingrata, arricchita com'è di un simile tesoro.
Ma riposa ancora, o Gesù, nel casto seno di Maria, in questa vivente Arca, nel cui seno tu sei la vera Manna destinata al nutrimento dei figli di Dio. Tuttavia, o Salvatore, si appressa l'ora in cui bisognerà che tu esca da quel santuario. Invece della tenerezza di Maria, dovrai conoscere la malizia degli uomini. Ciò nonostante, te ne supplichiamo e abbiamo l'ardire di ricordartelo, è necessario che tu nasca nel giorno stabilito: è la volontà del Padre tuo, è l'attesa del mondo, è la salvezza di quelli che ti avranno amato.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 294-296."







https://forum.termometropolitico.it/393622-iii-domenica-di-avvento-o-gaudete.html#post16004206
III Domenica di Avvento o Gaudete (https://forum.termometropolitico.it/393622-iii-domenica-di-avvento-o-gaudete.html)






Luca, Sursum Corda!

Holuxar
17-12-17, 22:02
17 dicembre 2017: San Lazzaro, Vescovo e Confessore, TERZA DOMENICA DI AVVENTO ("Gaudete"); secondo giorno della Novena di Natale…



Guéranger, L'anno liturgico - Terza Domenica di Avvento (http://www.unavoce-ve.it/pg-avvento-dom3.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-avvento-dom3.htm
“TERZA DOMENICA DI AVVENTO.”

Guéranger, L'anno liturgico - Inizio delle Grandi Antifone (http://www.unavoce-ve.it/pg-antifone.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-antifone.htm
“17 DICEMBRE INIZIO DELLE GRANDI ANTIFONE.”





Santa Messa domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Tv) stamattina 17 dicembre 2017, TERZA DOMENICA DI AVVENTO ("Gaudete"):



“III domenica d'Avvento (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=UENJgaEj-mI
III domenica d'Avvento (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=WxivGs5fuH8
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php”





San Lazzaro - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-lazzaro/)
http://www.sodalitium.biz/san-lazzaro/
“17 dicembre, San Lazzaro, Vescovo e Confessore.
“A Marsiglia, in Frància, il beato Làzzaro Vescovo, fratello delle sante Maria Maddalena e Marta, il quale, come si legge nel Van gelo, dal Signore venne chiamato amico e fu risuscitato da morte”.
“Lazzaro di Betania, in Giudea, fratello di Marta e Maria, deve all’amicizia di Gesù non solo la strepitosa risurrezione dalla tomba, ma anche il culto con cui la Chiesa lo ha onorato nel corso dei secoli. Eletto vescovo di Marsiglia, Lazzaro avrebbe colto la palma del martirio all’epoca dell’imperatore Nerone. I “lazzaretti”, gli ospizi per i poveri reietti, gli ospedali, sorsero molto spesso all’insegna della protezione di S. Lazzaro, confondendo il Lazzaro della parabola del ricco Epulone, col fratello di Marta e Maria, “colui che Gesù risuscitò” (Piero Bargellini).”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/lazzaro-164x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/lazzaro-164x300.jpg








Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
“Troisième Dimanche de l'Avent.”


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/25396064_565538187112199_3845875192229712519_n.jpg ?oh=7dc62fdf431d8a315bb370a040944681&oe=5ABACA82



“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Troisième Dimanche de l'Avent (2016)
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_12_11.mp3”


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/25348292_565539920445359_8878605358242348294_n.jpg ?oh=abee63705dd3742bb33efe919439438b&oe=5AD051E0




“17 Décembre : Saint Lazare, Évêque de Marseille et Martyr († 80).”


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"Novena di Natale (dal 16.12 al 24.12)"









Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://radiospada.org/)
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“17 dicembre 2017: TERZA DOMENICA DI AVVENTO ("Gaudete").”


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“Il 17 dicembre 1198 Innocenzo III approvava l’Ordine della Santissima Trinità fondato per divina ispirazione dai santi Giovanni de Matha e Felice di Valois allo scopo di riscattare i cristiani caduti nella schiavitù dei Maomettani.”

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/25398802_1946992661997060_4146657288962909308_n.jp g?oh=f792e297e302efd4f084ec4f7dc063c3&oe=5AC6B318




“Il 17 dicembre 1637, guidati dal diciassettenne Shiro Amakusa, i samurai e i contadini cristiani insorgono. Inizia così la Rivolta di Shimabara. (o Vandea del Giappone).”


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https://www.radiospada.org/2016/12/glorie-del-cardinalato-s-e-r-costantino-patrizi-naro-1798-1876/
“Il 17 dicembre 1876 muore S.E.R. il cardinale Costantino Patrizi Naro, nato nel 1798, sacerdote nel 1819, vescovo nel 1828, cardinale dal 1834 creato da Papa Gregorio XVI, segretario del Supremo Sacro Collegio per la Romana e Universale Inquisizione dal 1860 alla morte, figura di spicco al Concilio Vaticano, decano del Sacro Collegio dall’8 ottobre 1870.”








Guéranger, L'anno liturgico - Terza Domenica di Avvento (http://www.unavoce-ve.it/pg-avvento-dom3.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-avvento-dom3.htm
“TERZA DOMENICA DI AVVENTO.
Il gaudio della Chiesa aumenta vieppiù in questa Domenica. Ella sospira sempre verso il Signore; ma sente che ormai è vicino, e crede di poter temperare l'austerità di questo periodo di penitenza con l'innocente letizia delle pompe religiose. Innanzi tutto, questa Domenica ha ricevuto il nome di Gaudete, dalla prima parola del suo Introito; ma, inoltre, vi si osservano le commoventi usanze che sono proprie della quarta Domenica di Quaresima chiamata Laetare. Alla Messa si suona l'organo; gli ornamenti sono di color rosa; il Diacono riprende la dalmatica, e il Suddiacono la tunicella; nelle Cattedrali, il Vescovo assiste, ornato della mitra preziosa. O mirabile condiscendenza della Chiesa, che sa unire così bene la severità delle credenze alla graziosa poesia delle forme liturgiche! Entriamo nel suo spirito, e rallegriamoci in questo giorno per l'avvicinarsi del Signore. Domani, i nostri sospiri riprenderanno il loro corso; poiché, per quanto egli non debba tardare, non sarà ancora venuto.
La Stazione ha luogo nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Questo tempio augusto che ricopre la tomba del Principe degli Apostoli, è l'asilo universale del popolo cristiano; è quindi giusto che sia testimone delle gioie come delle tristezze della Chiesa.
L'Ufficio della notte comincia con un nuovo Invitatorio, che è un grido di letizia per la Chiesa; tutti i giorni, fino alla Vigilia di Natale, essa apre i Notturni con queste belle parole:

Il Signore è ormai vicino: venite, adoriamolo.

Prendiamo ora il libro del Profeta, e leggiamo con la santa Chiesa:

Lettura del Profeta Isaia
Fiducia in Dio, Egli umilia i superbi.
Allora si canterà questo cantico nella terra di Giuda:
Città forte è la nostra;
la salvezza vi ha messo mura e baluardo.
Aprite le porte, che vi entri il popolo giusto, mantenitore della fede.
Gente di saldo cuore, conserverai la pace,
pace, perché in te è fiducia.
Abbiate fiducia nel Signore sempre, in perpetuo,
perché il Signore è rocca per secoli;
perché ha avvallati gli abitatori delle altezze,
la città sì elevata l'ha gettata giù,
l'ha gettata giù sino a terra,
l'ha rasa al suolo.
Ora la calpestano i piedi dei miseri
i passi dei tapini.
Il giusto aspetta il regno della giustizia e rimane fedele a Dio.
Piano è il cammino per il giusto,
il sentiero del giusto Tu livelli o Signore.
Sì, per la via dei tuoi giudizi noi Ti attendiamo,
al tuo Nome, al tuo ricordo va l'anelito dell'anima.
L'anima nostra a Te aspira di notte;
ancora al mattino il nostro cuore Ti ricerca.
(Is 26,1-9)

O santa Chiesa Romana, nostra roccaforte, eccoci raccolti entro le tue mura, attorno alla tomba di quel pescatore le cui ceneri ti proteggono sulla terra, mentre la sua immutabile dottrina ti illumina dall'alto del cielo. Ma se tu sei forte, è per il Signore che sta per venire. Egli è il tuo baluardo, poiché è lui che abbraccia tutti i tuoi figli nella sua misericordia; egli è la tua fortezza invincibile poiché per lui le potenze dell'inferno non prevarranno contro di te. Apri le tue porte, affinché tutti i popoli facciano ressa nella tua cinta: poiché tu sei la maestra della santità, la custode della verità. Possa l'antico errore che si oppone alla fede cessare presto, e la pace stendersi su tutto il gregge! O santa Chiesa Romana, tu hai riposto per sempre la tua speranza nel Signore; ed egli a sua volta, fedele alla promessa, ha umiliato davanti a te le alture superbe, le roccaforti dell'orgoglio. Dove sono i Cesari, che credettero di averti annegata nel tuo stesso sangue? Dove sono gli IMperatori che vollero attentare all'inviolabile verginità della tua fede? Dove i settari che ogni secolo, per così dire, ha visto accanirsi l'uno dopo l'altro intorno agli articoli della tua dottrina? Dove sono i prìncipi ingrati che tentarono di asservirti dopo che tu stessa li avevi innalzati? Dov'è l'Impero della Mezzaluna che tante volte ruggì contro di te, allorché, disarmata, ricacciavi lontano l'orgoglio delle sue conquiste? Dove sono i Riformatori che pretesero di costituire un Cristianesimo senza di te? Dove sono quei sofisti moderni, ai cui occhi non eri più che un fantasma impotente e tarlato? Dove saranno, fra un secolo, quei re tiranni della Chiesa, quei popoli che cercano la libertà fuori della verità?
Saranno passati con il rumore del torrente; e tu invece sarai sempre calma, sempre giovane, sempre senza rughe, o santa Chiesa Romana, assisa sulla pietra inamovibile. Il tuo cammino attraverso tanti secoli, sotto il sole che fuori di te illumina sole le variazioni dell'umanità. Donde ti viene questa solidità, se non da colui che è la Verità e la Giustizia? Gloria a lui in te! Ogni anno, egli ti visita; ogni anno, ti reca nuovi doni, per aiutarti a compiere il pellegrinaggio, e sino alla fine dei secoli, verrà sempre a visitarti, a rinnovarti, non solo mediante la potenza di quello sguardo con il quale rinnova Pietro, ma riempiendoti di se stesso, come riempì la Vergine gloriosa; l'oggetto del tuo più tenero amore, dopo quello che porti allo Sposo. Noi preghiamo con te, o Madre nostra, e diciamo: Vieni, Signore Gesù! Il tuo nome e il tuo ricordo sono il desiderio delle anime nostre; esse ti desiderano durante la notte, e i nostri intimi sospiri ti cercano.

MESSA
EPISTOLA (Fil 4,4-7). - Fratelli, state sempre allegri nel Signore, lo ripeto, state allegri. La vostra modestia sia nota a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non vi affannate per niente, ma in ogni cosa siano le vostre petizioni presentate a Dio con preghiere e suppliche unite a rendimento di grazie. E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù Signor nostro.

Dobbiamo dunque rallegrarci nel Signore, poiché il Profeta e l'Apostolo concordano nell'incoraggiare i nostri desideri verso il Signore: l'uno e l'altro ci annunciano la pace. Stiamo dunque tranquilli: Il Signore è vicino; è vicino alla sua Chiesa; è vicino a ciascuna delle nostre anime. Possiamo forse restare presso un fuoco così ardente, e rimanere freddi? Non le sentiamo forse venire, attraverso tutti gli ostacoli che la sua suprema elevazione, la nostra profonda bassezza e i nostri numerosi peccati gli suscitano? Egli supera tutto. Ancora un passo, e sarà in noi. Andiamogli incontro con le preghiere, le suppliche, i rendimenti di graziedi cui parla l'Apostolo. Raddoppiamo il fervore e lo zelo per unirci alla santa Chiesa, i cui sospiri verso colui che è la sua luce e il suo amore diventano ogni giorno più ardenti.

VANGELO (Gv 1,19-28). - In quel tempo, i Giudei di Gerusalemme mandarono a Giovanni dei sacerdoti e dei leviti per domandargli: Tu chi sei? Ed egli confessò e non negò; e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: Chi sei dunque? Sei Elia? Ed egli: No. Sei tu il profeta? No, rispose. Allora gli dissero: E chi sei, affinché possiamo rendere conto a chi ci ha mandati: che dici mai di te stesso? Rispose: Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia. Or quelli che erano stati inviati a lui erano dei Farisei; e l'interrogarono dicendo: Come dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro: Io battezzo coll'acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Questi è colui che verrà dopo di me, ed a cui non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Questo accadeva in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, dice san Giovanni Battista ai messi dei Giudei. Il Signore può dunque essere vicino; può anche essere venuto, e tuttavia rimanere ancora sconosciuto a molti. Questo divino Agnello è la consolazione del santo Precursore, il quale ritiene un grande onore l'essere la mera voce che grida agli uomini di preparare le vie del Redentore. San Giovanni è in questo il tipo della Chiesa e di tutte le anime che cercano Gesù Cristo. La sua gioia è completa per l'arrivo dello Sposo; ma è circondato da uomini per i quali il Divino Salvatore è come se non ci fosse. Ora, eccoci giunti alla terza domenica del sacro tempo dell'Avvento: sono scossi tutti i cuori alla voce del grande annunzio dell'arrivo del Messia? Quelli che non vogliono amarlo come Salvatore, pensano almeno a temerlo come Giudice? Le vie storte si raddrizzano? Le colline pensano ad abbassarsi? La cupidigia e la sensualità sono state seriamente attaccate nel cuore dei cristiani? Il tempo stringe: Il Signore è vicino! Se queste righe cadessero sotto gli occhi di qualcuno di quelli che dormono invece di vegliare nell'attesa del divino Bambino, lo scongiureremmo di aprire gli occhi e di non aspettare oltre a rendersi degno d'una visita che sarà per lui, nel tempo, l'oggetto d'una grande consolazione, e che lo rassicurerà contro tutti i terrori dell'ultimo giorno. O Gesù, manda la tua grazia con maggiore abbondanza; costringili ad entrare, affinché non sia detto del popolo cristiano quello che san Giovanni diceva della Sinagoga: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

PREGHIAMO
Deh, Signore, volgi il tuo orecchio alle nostre preghiere e con la grazia della sua venuta rischiara le tenebre della nostra mente.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 62-66.”





Luca, Sursum Corda!