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Cenerentola82
11-01-06, 08:51
COMPRA MOTO CROSS E LA PROVA IN CALLI VENEZIA, FERMATO DA PS

(ANSA) - VENEZIA, 10 GEN - Per i percorsi "accidentati" non ha pensato di meglio che usare la sua nuova e fiammante moto da cross facendo, stamani, saliscendi sui ponti della città lagunare, "violando" calli e campielli e sconvolgendo la quiete di turisti e residenti che, a decine, hanno chiamato il 113. L'uomo, E.D., 47 anni, di Santa Maria La Longa (Udine), è stato bloccato dai poliziotti di quartiere che gli hanno comminato una sanzione amministrativa. Il centralinista della Questura dapprima ha pensato ad uno scherzo, poi con l'aumentare delle segnalazioni ha dato credito a quanti gli riferivano di aver rischiato, nella zona dell' università di Cà Foscari, di essere travolti da una Yamaha 250, sulla quale sventolava un bandierina americana, guidata da uno squilibrato con piccone al seguito.

Zmajcek
11-01-06, 17:39
COMPRA MOTO CROSS E LA PROVA IN CALLI VENEZIA, FERMATO DA PS

(ANSA) - VENEZIA, 10 GEN - Per i percorsi "accidentati" non ha pensato di meglio che usare la sua nuova e fiammante moto da cross facendo, stamani, saliscendi sui ponti della città lagunare, "violando" calli e campielli e sconvolgendo la quiete di turisti e residenti che, a decine, hanno chiamato il 113. L'uomo, E.D., 47 anni, di Santa Maria La Longa (Udine), è stato bloccato dai poliziotti di quartiere che gli hanno comminato una sanzione amministrativa. Il centralinista della Questura dapprima ha pensato ad uno scherzo, poi con l'aumentare delle segnalazioni ha dato credito a quanti gli riferivano di aver rischiato, nella zona dell' università di Cà Foscari, di essere travolti da una Yamaha 250, sulla quale sventolava un bandierina americana, guidata da uno squilibrato con piccone al seguito.

La presenza del piccone è il dato più inquietante......

Cenerentola82
11-01-06, 18:30
Mi preoccupa di più la bandierina americana...

Mitteleuropeo
12-01-06, 10:11
A me preoccupa la combinazione amerika + pikkone. Magari stava andando a demolire San Marco per venderlo a pezzetti come souvenir, tipo muro di Berlino

Liberalix
12-01-06, 11:09
L'uomo, E.D., 47 anni, di Santa Maria La Longa (Udine), ma nato a Muggia (TS) :D

Cenerentola82
14-06-07, 08:06
SCORRAZZA IN AUTO SULLA SCALINATA DI TRINITA' DEI MONTI/ANSA

- ROMA, 13 GIU - Violata ancora, ma questa volta non dai bivacchi dei turisti, la scalinata di Trinità dei Monti. Il "barbaro", 24 anni, residente a Pocenia, in provincia di Udine, e di passaggio a Roma, ha percorso la metà dei 135 gradini di travertino bianco, come fosse una qualsiasi strada alla guida di una Toyota Celtica . A fermarlo poco prima dell'alba sono stati i vigili urbani, increduli e sbigottiti. Il giovane era in evidente stato di ubriachezza, come hanno accertato per ben due volte i test con l'etilometro. Quando il giovane è stato fermato dalla polizia municipale si è anche stupito della denuncia per danneggiamento di monumenti artistici e guida in stato di ebbrezza. Il colombiano proveniva da via Sistina. Giunto all'altezza della scalinata di Trinità dei Monti, ha girato a sinistra pensando che la strada portasse alla piazza. Soltanto dopo aver percorso diversi scalini ha intuito che c'era qualcosa di strano e ha fermato l'auto. (ANSA).

Furlan
14-06-07, 09:12
Colombiano, no furlano

Schiffsbauer
06-10-07, 13:50
Mi preoccupa di più la bandierina americana...

Quoto in pieno !

Cenerentola82
09-11-07, 10:39
(ANSA) - ROMA, 8 NOV - Diffamazione e vilipendio dello Stato: sono questi i reati ipotizzati con la querela che Renato Garibaldi, discendente del ramo cadetto di Giuseppe Garibaldi, presenterà domani nei confronti dei protagonisti del blitz dei parlamentari leghisti del 6 novembre alla Camera, alla giornata di studio per il bicentenario dell'Eroe dei due mondi. "Quelle di quel giorno - osserva l'avv.Fleur Casanova, legale di Renato Garibaldi - non erano libere esternazioni del pensiero né semplice revisionismo storico, ma espressioni di dileggio e vilipendio, tanto più gravi da parte di parlamentari che siedono alla Camera in rappresentanza di tutti i cittadini italiani. Garibaldi è stato infatti definito un traditore, un ladro di cavalli, un truffatore, un criminale che seminava morte e distruzione. E il mio assistito si è sentito offeso non solo come erede di quel nome, ma anche come cittadino". Da qui dunque la decisione di rivolgersi alla magistratura, chiedendo se non si possa ravvisare il reato di diffamazione dello stesso Renato Garibaldi, in quanto portatore dell'illustre cognome ma anche come personaggio pubblico lui stesso, quale fondatore di 'Carnia in Movimento', associazione di difesa del territorio di quella regione friulana. Ipotizzato inoltre il vilipendio della Repubblica, di cui l'eroe del Risorgimento - a sua volta parlamentare - è da ritenersi uno dei fondatori. Garibaldi ha intanto annunciato che si recherà a Verona il 15 dicembre al 'Processo a Garibaldi' organizzato dalla Lega. (ANSA).

Liberalix
09-11-07, 10:53
bravo Garibaldi!

Mitteleuropeo
09-11-07, 11:27
Come al solito la Lega è partita da un' idea giusta ma l'ha espressa male. Avrebbero potuto dire che "Garibaldi non si rendeva conto della portata delle sue azioni sulle generazioni future". Anche Bossi è andato oltre con la sua frase sul tricolore. Perchè non dire semplicemente: "cos'è quella bandiera? La mia non è certo". Il concetto sarebbe rimasto quello, ma non avrebbe offeso nessuno.

Liberalix
09-11-07, 11:31
Come al solito la Lega è partita da un' idea giusta ma l'ha espressa male. Avrebbero potuto dire che "Garibaldi non si rendeva conto della portata delle sue azioni sulle generazioni future". Anche Bossi è andato oltre con la sua frase sul tricolore. Perchè non dire semplicemente: "cos'è quella bandiera? La mia non è certo". Il concetto sarebbe rimasto quello, ma non avrebbe offeso nessuno.

ma stiamo parlando della lega di borgheziocalderolibossi...lì dentro l'unico che riesce a mettere in fila 3 parole con un certo senso forse è il Maroni...il resto è becerume...

Imperator (POL)
09-11-07, 14:06
s', e dimenticano che garibaldi era piemontese e che le sue gesta era espressione proprio di quella mania di grandezza piemontese che proprio con l'unificazione della penisola doveva trovare il suo sfogo (possibile). e questa mania di grandezza era molto in voga a torino e milano (culla della padania operosa), mentre lasciava indifferente il sud.

Furlan
09-11-07, 17:16
DI ALEX LATTANZIO



I festeggiamenti per il 200° anniversario della nascita di Giuseppe Garibaldi, con tutto lo stantio corteo di corifei e laudatori, non ha suscitato dibattiti né analisi sul processo di 'unificazione' dell'ItaGlia. Questo evento non è diventato occasione per affrontare i nodi della storia italiana, o meglio italiane. Niente di niente. Neanche gli atenei o le accademie, né ricercatori e né docenti, hanno avuto il coraggio di affrontare, in modo serio e complessivo, la natura del processo storico italiano che va dall'Unità ad oggi. Anzi, il 'General intellect' italiano, a ennesima dimostrazione della sua subalternità e del suo provincialismo, ha solo prodotto qualche raccolta di 'memorie' dei garibaldini, veri o presunti poco importa, spacciandola come lavoro storico e di analisi storica. Nulla di più falso, poiché ogni vero storico sa che la memorialistica è altamente inaffidabile; e l'ItaGlia è la patria delle 'memorie' scritte per secondi fini politico-personalis tici. Inoltre, 'voler costruire' la storia patria raccogliendo le memorie di una parte sola, che ha una memoria… appunto 'parziale', ha più il sapore dell'opera di indottrinamento e della retorica, piuttosto che della onesta e disinteressata ricerca storica.

Capisco che in questi anni di disfacimento nazionale, di contestazione dell'ItaGlia quale nazione unica, e dell'italianità quale sentimento 'patriottico', alcuni settori ideologicamente e strumentalmente legati al cosiddetto 'risorgimento' sentano il bisogno di ravvivare un 'patriottismo nazionale' che almeno salvaguardi la concezione, attualmente propagandata nelle scuole e nei media, che si ha della storia italiana. Soprattutto proprio quella riguardante il periodo della costituzione della sua statualità unitaria.
Ma il fatto è che, con il riproporsi di schemi patriottardi e di affabulazioni devianti, non si renda proprio un buon servizio neanche alla storia dell'ItaGlia.

La figura di Giuseppe Garibaldi, in tal caso, è centrale; non in quanto super-uomo o eroe di uno o più mondi. Ma in quanto strumento di 'forze superiori', ma non sto parlando della Storia con la 'S maiuscola', ma più prosaicamente di mercati, risorse, capitali, commerci, banche e finanza, ecc. Insomma, delle regole e dinamiche dettate dai rapporti di forza tra potenze coloniali, tra i nascenti imperialismi, l'equilibrio tra potenze regionali e mondiali. E in questo contesto deve essere inserita, appunto, la figura di Garibaldi. Lasciamo agli affabulatori e agli annebbianti i raccontini sull''eroe dei due mondi' e sul 'Cincinnato di Caprera'. Partiamo, quindi, dall'analizzare il ruolo e la posizione dell'obiettivo principe della più notoria spedizione dell'avventuriero nizzardo: la Sicilia.

La Sicilia, granaio e giardino del Regno di Napoli (o delle Due Sicilie), oltre ad avere una economia agricola abbastanza sviluppata, almeno nella sua parte orientale, ovvero una agrumicoltura sostenuta e avanzata, necessaria ad affrontare il mercato internazionale, sbocco principale di tale tipo di coltura; possedeva una forte marineria, assieme a quella di Napoli, tanto da essere stata una nave siciliana, la prima ad inaugurare una linea diretta con New York e gli Stati Uniti d'America. Marineria avanzata per sostenere una avanzata produzione agrumicola destinata al commercio estero, come si è appena detto. Capitalismo, altro che gramsciana 'arretratezza feudale'. Ma il fiore all'occhiello dell'economia siciliana era rappresentato da una risorsa strategica, all'epoca, ovvero lo zolfo. Lo zolfo e i prodotti solfiferi, erano estremamente necessari per il nascente processo di industrializzazione. Lo zolfo veniva utilizzato per la produzione dell'acciaio, per la preparazione di sostanze chimiche, come conservanti, esplosivi, fertilizzanti; era insomma il lubrificante del motore dell'imperialismo, soprattutto di quello inglese. Con la rivoluzione nella tecnologia navale, ovvero la nascita della corazzata, e la diffusione delle ferrovie in Europa, e non solo; ne fanno montare la domanda e, quindi, la necessità di sempre maggiori quantità di acciaio, ferro e ghisa. Quindi i processi produttivi connessi, richiedono sempre più ampie quantità di zolfo; cosi come la richiedono l'economia moderna tutta, industriale e commerciale. Tipo quella dell'Impero Britannico.

La Sicilia, alla luce dei mutamenti epocali che si vivevano alla metà dell'800, diventa un importante obiettivo strategico, un asset geo- politicamente e geo-economicamente cruciale. Difatti l'Isola possedeva 400 miniere di zolfo che, all'epoca, coprivano circa il 90% della produzione mondiale di zolfo e prodotti affini. Come poteva, l'Isola, essere ignorata dai centri strategici dell''Impero di Sua Maestà'? Come potevano l'Ammiragliato e la City trascurare la posizione della Sicilia, al centro geografico del Mediterraneo, proprio mentre si stava lavorando per realizzare il Canale di Suez? La nuova via sarebbe divenuta l'arteria principale dei traffici commerciali e marittimi dell'Impero Britannico. Come potevano ignorare tutto ciò i Premier e i Lord, gli imperialisti conservatori e gli imperialisti liberali, i massoni e i missionari d'Albione? Come? E come potevano dimenticare che, all'epoca, il Regno di Napoli e le marinerie di Sicilia e della Campania, marinerie mediterranee, fossero dei temibili concorrenti per la flotta commerciale inglese? Come potevano?

Il 'General Intellect' dell’imperialismo inglese, il maggiore dell'epoca, non poteva certo ignorare e trascurare simili fattori strategici. Loro no. Semmai a ignorarlo è stato tutto il circo italidiota dei laudatori del Peppino longochiomato e barbuto. Tutti i raccoglitori di cimeli garibaldineschi, più o meno genuini, non hanno mai avuto il cervello (il cervello appunto!) di capire e studiare questi 'trascurabili' elementi. La Sicilia è terra di schiavi e di africani, barbara e senza storia, non vale certo un libro che ne spieghi anche solo il valore materiale. Così vuole la vulgata dei nostrani storici accademici; o di venete 'storiche' contemporanee che, invece delle vicende dell'assolata terra triangolata, preferiscono dedicarsi alle memorie della masnada di mercenari vestiti delle rosse divise destinate, non a caso, agli operai del mattatoio di Montevideo.

Tralasciando la biografia e gli interessi dei fratelli Rubattino, che attuarono quella vera e propria 'False Flag Operation' detta 'Spedizione dei Mille', giova ricordare che Garibaldi, prima di partire da Quarto, era stato convocato presso la Loggia 'Alma Mater' di Londra. Vi fu una festa pubblica, di massa, che lo accolse a Londra e lo accompagnò fino alla sede centrale della massoneria anglo- scozzese. 'La più grande pagliacciata a cui abbia mai assistito' scrisse un testimone diretto dell'evento. Un tal Karl Marx. Giuseppe Garibaldi venne scelto da Londra, poiché si era già reso utile alla causa dell'impero britannico. In America Latina, quando gli inglesi favorirono la secessione di Montevideo dall'impero brasiliano, e la conseguente guerra tra Brasile e Uruguay, Garibaldi venne assoldato per svolgere il ruolo di 'raider', ovvero incursore nelle retrovie dell'esercito brasiliano. Il suo compito fu di sconvolgere l'economia dei territori nemici devastando i villaggi, bruciando i raccolti e razziando il bestiame. Morti e mutilati tra donne e bambini abbondarono, sotto i colpi dei fucili e dei machete dei suoi uomini.

Il compito svolto da Garibaldi rientrava nella politica di intervento coloniale inglese nel continente Latinoamericano; la nascita dell'Uruguay rientrava nel processo di controllo e consolidamento del flusso commerciale e finanziario di Londra verso e da il bacino del Rio de la Plata; la regione economicamente più interessante per la City. Escludere l'impero brasiliano dalla regione, era una carta strategica da giocare, perciò Londra, tramite anche Garibaldi, favorì la nascita dell'Uruguay. La borghesia compradora di Montevideo era legata da mille vincoli con l'impero inglese. Ivi Garibaldi svolse sufficientemente bene il suo compito. Divenne un 'bravo' comandante militare, solo perché si trovò di fronte i battaglioni brasiliani costituiti, per lo più, da schiavi neri armati di picche. Facile averne ragione, se si disponeva della potenza di fuoco necessaria, che fu graziosamente concessa dalla regina Vittoria.(*) L'eroe dei due mondi era stato richiamato a Londra, distogliendolo dal suo ameno lavoro: il trasporto di coolies cinesi, ovvero operai non salariati, da Hong Kong alla California. La carne cinese era richiesta dal capitale statunitense per costruire, a buon prezzo, le ferrovie della West Coast. Garibaldi si prodigava nel fornire l''emancipazione' semischiavista agli infelici cinesi, in cambio di congrua remunerazione dai suoi presunti ammiratori yankee. (2) Colui che richiese l'intervento di Garibaldi, in Sicilia, effettivamente fu un siciliano, Francesco Crispi. Egli venne inviato a Londra, presso i suoi fratelli di loggia, per dare l'allarme al gran capitale inglese: Napoli stava trattando con una azienda francese per avviare un programma per meccanizzare, almeno in parte, le miniere e la produzione dello zolfo.

Il progettato processo di modernizzazione della produzione mineraria siciliana, avrebbe alleviato il popolo siciliano dalla piaga del lavoro minorile semischiavistico delle miniere di zolfo. Ma i baroni proprietari delle miniere, stante l'alto margine di profitto ricavato dal lavoro non retribuito, e timorosi che l'interventismo economico della 'arretrata amministrazione borbonica', potesse sottrarre loro il controllo dell'oro rosso, decisero di chiedere l'intervento britannico, allarmando Londra sul destino delle miniere di zolfo. Non fosse mai che lo stolto Luigi Napoleone potesse controllare il 90% di una materia prima necessaria alle macchine e alle fornaci del capitale imperiale inglese.

Tutto ciò portò alla chiamata alle armi del loro 'eroe dei due mondi'. E i 'carusi' delle miniere solfifere devono ringraziare Garibaldi, e i suoi amici anglo-piemontesi, se la loro condizione semischiavista si è protratta fino agli anni '50 del secolo scorso. Le due navi della Rubattino, della 'Spedizione dei Mille', arrivarono a Marsala l'11 maggio 1860. Ad attenderli non vi erano unità della marina napoletana o una compagnia del corpo d'armata borbonico, forte di 10000 uomini, stanziata in Sicilia e comandata dal Generale Lanti. No. In compenso era presente una squadra della Royal Navy, posta nella rada di Marsala, a vigilare affinché tutto andasse come previsto. I 1089 garibaldini, in realtà, erano solo l'avanguardia del vero corpo d'invasione, una armata anglo-piemontese di 20000 soldati, per lo più mercenari, che attuarono, già allora, la tattica di eliminare qualsiasi segno di riconoscimento delle proprie forze armate. Infatti il corpo era costituito, in maggioranza, da ex zuavi francesi che avevano appena 'esportato' la civiltà nei villaggi dell'Algeria e sui monti della Kabilya. Inoltre, erano presenti alcune migliaia di soldati e carabinieri piemontesi, momentaneamente posti in 'congedo', e riarruolati come 'volontari' nella missione d'invasione. Eppoi c'erano i veri e propri volontari/mercenari , finanziati per lo più dall'aristocrazia e dalla massoneria inglesi. Il primo scontro a fuoco, tra garibaldini e guarnigione borbonica, si risolse ufficialmente nella sconfitta di quest'ultima. Fatto sta che nella breve battaglia di Calatafimi, a fronte delle perdite dell'esercito napoletano, che ebbe una mezza dozzina di caduti, i garibaldini vengono letteralmente sbaragliati, subendo circa 100 tra morti e feriti. In realtà, nella mitizzata battaglia di Calatafimi, i soldati napoletani che cozzarono con l'avventuriero Garibaldi dovettero abbandonare il campo, poiché il comando di Palermo aveva loro negato l'invio di rifornimenti, soprattutto di munizioni, costringendo la guarnigione borbonica non solo a smorzare l'impeto con cui affrontarono i garibaldini, ma anche ad abbandonare il terreno, quindi, lasciando libero Garibaldi nel proseguire l'avanzata su Palermo.

A Palermo, dopo la scaramuccia presso 'Ponte Ammiraglio', nell'allora periferia della capitale siciliana, il comandante della guarnigione borbonica decise di consegnare la città. Contribuì alla decisione, probabilmente, la consegna da parte inglese di un forziere carico di piastre d'oro turche. La moneta franca del Mediterraneo. L'avanzata dei garibaldini, rincalzati dal corpo d'invasione che li seguiva, incontrò un ostacolo quasi insormontabile presso Milazzo. Qui la guarnigione napoletana impose un pesante pedaggio ai volontari di Garibaldi. Infatti la battaglia di Milazzo ebbe un risultato, per Garibaldi, peggiore di quella di Calatafimi. A fronte dei 150 morti tra i napoletani, le 'camicie rosse' subirono ben 800 caduti in azione. La guarnigione napoletana si ritirò, in buon ordine e con l'onore delle armi da parte garibaldina! Ma solo quando, all'orizzonte sul mare, si profilò una squadra navale anglo- statunitense, con a bordo una parte del vero e proprio corpo d'invasione mercenario. Corpo che fu fatto sbarcare alle spalle della guarnigione nemica di Milazzo.

Va sottolineato che i vertici della marina borbonica, come quelli dell'esercito napoletano, erano stati corrotti con abbondanti quantità di oro turco e di prebende promesse nel futuro regno unito sabaudo. Così si spiega il comportamento della marina napoletana, che alla vigilia dello sbarco di Garibaldi, sequestrò una nave statunitense carica di non meglio identificati 'soldati' (i notori mercenari), ma che subito dopo la rilasciò. Così come, nello stretto di Messina, la squadra napoletana evitò di ostacolare, ai garibaldini, il passaggio del braccio di mare, permettendo a Garibaldi e a Bixio di sbarcare sulla penisola italiana. Da lì fu una corsa fino all'entrata 'trionfale' a Napoli, dove Garibaldi fece subito assaggiare il nuovo ordine savoiardo: fece sparare sugli operai di Pietrarsa, poiché si opposero allo smantellamento delle officine metalmeccaniche e siderurgiche fatte costruire dall''arretrata' amministrazione borbonica.

Certo, il regno delle Due Sicilie era fu reame particolarmente limitato, almeno sul piano della politica civica, ma nulla di eccezionale riguardo al resto dei regni italiani. Di certo fu che la monarchia borbonica, dopo il disastro della repressione antiborghese della rivoluzione partenopea del 1799, avviò una politica che permise il prosperare, nell'ambito della proprio apparato amministrativo e di governo, degli elementi ottusi, malfidati e corrotti. Condizione necessaria per poter perdere, in modo catastrofico, la più piccola delle guerre.

In seguito ci fu la battaglia del Volturno, già perduta dai borbonici, poiché presi tra due fuochi: i mercenari di Garibaldi a sud e l'esercito piemontese a nord. E quindi l'assedio di Gaeta e Ancona, e poi la guerra civile nota come 'Guerra al Brigantaggio' . Una guerra che costò, forse, 100000 vittime. Prezzo da mettere in relazione con i 4000 morti, in totale, delle tre Guerre d'Indipendenza italiane. Solo tale cifra descrive la natura reale del processo di unificazione italiana.

La Sicilia, in seguito, venne annessa con un plebiscito farsa (3); poi nel 1866 scoppiò, a Palermo, la cosiddetta 'Rivolta del Sette e mezzo', che fu domata tramite il bombardamento dal mare della capitale siciliana. Bombardamento effettuato dalla Regia Marina che così, uccidendo qualche migliaio di palermitani in rivolta o innocenti, si 'riscattò' dalla sconfitta di Lissa, subìta qualche settimana prima e da cui stava ritornando. Subito dopo esplose, a Messina, una catastrofica epidemia di colera, la cui dinamica stranamente assomigliava alla guerra batteriologica condotta dagli yankees contro gli indiani nativi d'America. Migliaia e migliaia di morti in Sicilia.

Tralasciamo di spiegare il saccheggio delle banche siciliane, che assieme a quelle di Napoli, rimpinguarono le tasche di Bomprini e di altri speculatori tosco-padani, ammanicati con le camarille di Rattazzi e Sella; la distruzione delle marineria siciliana; lo stato di abbandono della Sicilia per almeno i successivi 40 anni (4); la feroce repressione dei Fasci dei Lavoratori siciliani; l'emigrazione epocale che ne scaturì. Infine un novecento siciliano tutto da riscrivere, dall'ammutinamento dei battaglioni siciliani a Caporetto alle vicende del bandito Giuliano, uomo del battaglione Vega della X.ma Mas, che fu al servizio degli USA e del sionismo; per arrivare alla vicenda del cosiddetto 'Milazzismo' e a una certa professionalizzazione dell''antimafia' (che va a braccetto con quella di certo 'antifascismo') dei giorni nostri.
Garibaldi, una volta sistematosi a Caprera, aveva capito che la Sicilia e il Mezzogiorno d'ItaGlia, non gli avrebbero perdonato ciò che gli aveva fatto.

Alessandro Lattanzio
http://www.aurora03 (http://www.aurora03/) .da.ru/
http://sitoaurora. (http://sitoaurora./) altervista. org/
Catania 8/7/2007

Note:

1) Giova ricordare che l'impero inglese, alla metà del XIX.mo secolo, fu impegnato in una serie di guerre contro determinati stati (Regno delle Due Sicilie, Paraguay e gli stessi USA), che avevano deciso di seguire uno sviluppo autocentrato, sviluppando l'industria locale e rafforzando la propria agricoltura e il proprio commercio tramite l'applicazione dei dazi. Ciò avrebbe permesso lo sviluppo economico, pur restando al di fuori dell'influenza bancario-finanziaria e, quindi, politica di Londra. L'impero britannico reagì, a tali comportamenti, creando operazioni tipo 'Falsa Bandiera'. In ItaGlia meridionale con Garibaldi e la sua 'spedizione' . Negli USA reclutando gli 'abolizionisti' estremisti di John Walker, i quali, nel 1858, prima di iniziare una loro propria 'spedizione' su Harper's Ferry, dove vi era il maggiore arsenale statunitense, vennero addestrati da un misterioso ufficiale inglese che si faceva chiamare Forbes. Egli, poco prima della fallimentare 'spedizione', scomparve nel nulla. Il Paraguay, durante gli anni della guerra civile statunitense, venne a sua volta aggredito da una coalizione di stati latinoamericani chiaramente legati agli interessi britannici: Uruguay, Argentina e un Brasile addomesticato. Questa guerra si risolse con la distruzione, fisica, del Paraguay e della sua popolazione maschile. Alla fine si ebbe un rapporto di otto donne per ogni uomo.

2) C'è chi va blaterando di un Garibaldi bramato da Abramo Lincoln, presidente degli USA, durante la Guerra Civile statunitense. Secondo la leggenda, Washington cercava un abile condottiero, un Garibaldi appunto, che dirigesse l'Armata del Potomac che si trovava in serie difficoltà nell'affrontare la ben più smilza 'Armata della Virginia' guidata dal grande Generale Robert E. Lee. Della presunta richiesta non ci sono in giro che voci e illazioni, nulla di più. Eppoi, perché mai Lincoln doveva affidare il suo esercito ad un avventuriero che non ha mai diretto che qualche centinaio di sbandati? I bravi generali nordisti non scarseggiavano: Halleck, Sherman, Grant, Sheridan, ecc. Insomma, il solito provincialismo incolto e fanfarone italico con cui s'insegna la storia nelle nostre università!

3) Si trattò della massima dimostrazione di malafede e inganno nei confronti dei contemporanei e dei posteri. Il plebiscito di svolse nelle seguente modalità: due schede, una con un NO e l'altra con un SI stampati sopra; chi votava NO doveva mettere la relativa scheda in una determinata urna, chi votava per il SI, doveva mettere, a sua volta, la relativa scheda su un'altra urna. Potete capire come venisse 'tutelata', in quel modo, il diritto alla libera espressione del voto. E con tanto di soldati piemontesi presenti nei seggi elettorali! 667 furono i siciliani che votarono NO al plebiscito. Non c'è bisogno di dire che, subito dopo la 'consultazione' , tutti costoro dovettero abbandonare la loro terra.

4) Il primo traghetto sullo stretto di Messina venne inaugurato nel 1899!

Cenerentola82
16-11-07, 08:46
TIFOSO UCCISO: ULTRA' VA A FUNERALE CON COLTELLO, BLOCCATO

(ANSA) - UDINE, 15 NOV - Stava per andare al funerale di Gabriele Sandri con un coltello in tasca ma è stato scoperto dalla Polizia e denunciato: protagonista un ultrà dell'Udinese, già sottoposto nei mesi scorsi a divieto di accesso alle manifestazioni sportive per aver lanciato un oggetto contro i Carabinieri in occasione della partita Udinese-Napoli, lo scorso 2 settembre, allo stadio "Friuli". L'ultrà era giunto ieri a Roma insieme a un altro tifoso friulano, un minorenne indagato per concorso in lesioni personali per aver aggredito, insieme a un altro minorenne, il 25 ottobre scorso, a Pordenone, un militante di sinistra, causandogli ferite con oltre 20 giorni di prognosi. Nell'ambito di quest' ultima inchiesta, ieri mattina la Polizia di Udine ha perquisito le abitazioni dei due minorenni. Durante le perquisizioni gli agenti hanno trovato una pistola giocattolo tipo Beretta priva del tappo rosso e hanno scoperto che uno dei due minorenni si trovava a Roma, con l'ultrà dell'Udinese, per partecipare ai funerali del tifoso laziale. Grazie alla collaborazione instaurata dalla Questura di Udine con la tifoseria, il minorenne è stato contattato proprio dai suoi amici tifosi friulani ed è stato convinto a presentarsi in un Commissariato a Roma, dove si è recato nella prima mattinata insieme all'amico ultrà. I poliziotti hanno notificato al minorenne l'ordine di perquisizione e hanno deciso di perquisire l'ultrà, trovandolo in possesso del coltello. (ANSA).

Imperator (POL)
16-11-07, 10:09
TIFOSO UCCISO: ULTRA' VA A FUNERALE CON COLTELLO, BLOCCATO

Grazie alla collaborazione instaurata dalla Questura di Udine con la tifoseria, il minorenne è stato contattato proprio dai suoi amici tifosi friulani ed è stato convinto a presentarsi in un Commissariato a Roma, dove si è recato nella prima mattinata insieme all'amico ultrà. I poliziotti hanno notificato al minorenne l'ordine di perquisizione e hanno deciso di perquisire l'ultrà, trovandolo in possesso del coltello. (ANSA).

mah... per fortuna che erano amici...

Cenerentola82
22-11-07, 10:24
'PORNOPROF' PORDENONE TORNA SU INTERNET CON VIDEO DA BERLINO

(ANSA) - PORDENONE, 21 NOV - Torna su Internet, con un video girato alla Fiera dell'Eros di Berlino, l'insegnante di lettere di Pordenone, nota come la "pornoprof". Nel nuovo video diffuso su Internet, l'insegnante dapprima gira nuda per la capitale tedesca (dove la Fiera si è svolta alla fine di ottobre), quindi si rende protagonista di improvvisati show pornografici con gli ospiti della rassegna "a luci rosse". La professoressa - A.C., in arte "Madameweb" - è diventata celebre per una polemica scoppiata nel settembre 2006, dopo le proteste dei genitori dei ragazzini della scuola media dove insegnava, che non volevano più come insegnante dei propri figli una docente dalla "doppia vita", impeccabile di giorno, senza veli di notte. Dopo la polemica, la "pornoprof" - come ella stessa ama farsi chiamare - è stata trasferita da Pordenone e presta servizio in un istituto della provincia friulana. I suoi nuovi alunni sono cittadini extracomunitari adulti, che studiano per ottenere la Licenza Media attraverso le "150 ore". (ANSA).

Ma... chissà se agli extracomunitari insegna in friulano.