Malik
13-01-06, 23:09
«Non ho ancora firmato il nuovo contratto» Moratti: «Il sistema dei diritti va bene così» Il patron nerazzurro e i diritti tv: ««Non mi sento in colpa se gli altri incassano meno». «Ma se cambia il sistema non protesterò»
MILANO — Proprietario dell'Inter, corteggiata da Sky e Mediaset, pronte ad offrire cifre non molto distanti da quelle destinate alla Juve per i diritti criptati dal 2007 al 2009, Massimo Moratti incarna all'interno della Lega di serie A la figura del dirigente equilibrato, che guarda agli interessi del proprio club, senza dimenticare che anche gli altri hanno diritto a fare calcio, nell'interesse di tutti. Anche del campionato. Un dirigente con il senso della ragionevolezza e della realtà. Questa volta, però, nella battaglia che si è accesa, dopo la firma del contratto della Juve (23 dicembre), ha scelto di schierarsi con Juve e Milan. Ecco perché.
Dottor Moratti, come giudica questa rissa che si è creata intorno ai diritti tv del calcio?
«Credo che un po' più di serenità non guasterebbe».
La maggioranza dei club di serie A accusa Juve, Milan e Inter di essere la rovina del calcio italiano. È una delle poche volte in cui anche lei finisce nel gruppo dei cattivi. Come vive questa situazione?
«Prima di tutto vorrei chiarire che esiste una legge dello stato e noi ci siamo mossi nel pieno rispetto di questa legge. Come secondo punto, trovo abbastanza normale che un gruppo televisivo sia particolarmente interessato a quelle squadre che consentono di avere un elevato numero di abbonamenti. Penso ad un esempio del cinema di anni fa, perché ho più difficoltà con gli attori di oggi: se in un film c'erano Clark Gable, Gary Cooper e Cary Grant e altri dieci attori, escludo che si prendesse il budget totale, per dividerlo in tredici parti. Credo che una diversità di compenso fosse prevista».
Quindi nessun pentimento per la vendita soggettiva dei diritti tv criptati?
«Assolutamente no. Ricordo che le cifre ricevute fin qui da Sky non sono stati regali fatti a Juve, Milan e Inter, ma sono soldi rapportati al numero degli abbonamenti fatti e all'importanza che questi club hanno nella strategia delle tv. Mi pare che la percentuale del 18% del cosiddetto stadio virtuale, che viene versata alla società ospitata, sia una cifra importante, come il 18% dell'incasso ai botteghini. San Siro è quasi sempre pieno».
C'è una corrente di pensiero, secondo la quale, con minori introiti, i grandi club italiani perderebbero in partenza la sfida con le più ricche e potenti società europee. È d'accordo?
«Ribadisco che non mi sento in colpa nei confronti degli altri club italiani e invece avverto una grande responsabilità nei confronti dei nostri tifosi, che, giustamente, vogliono una squadra assolutamente competitiva. Abbiamo tifosi in tutto il mondo, Cina e America comprese e dobbiamo essere all'altezza delle loro aspettative. E per farlo, servono consistenti risorse economiche. Queste non sono scuse, ma motivi reali per i quali considero eque le regole attuali».
E se dovesse cambiare lo scenario?
«Lo considererei un errore, ma non farei di certo la rivoluzione e non mi metterei ad urlare. Non l'abbiamo mai fatto, non è nel nostro stile, anche se nel calcio ormai la prepotenza conta molto».
Zamparini invece minaccia di farla. Non vuol più far scendere in campo il Palermo e anche Della Valle è per la linea dura...
«Non entro nel merito delle reazioni e delle tattiche personali. Ognuno dice e si regola come crede, soprattutto quando un contenzioso è all'inizio. Non sono io che devo giudicare».
In compenso, la politica è entrata a piedi uniti in questa vicenda...
«E questo è l'aspetto meno simpatico. Se tutto potesse essere risolto fra Federcalcio e Lega, sarebbe sicuramente meglio. Coinvolgere la politica aumenta i problemi, non li risolve, perché crea contrapposizioni più difficili da superare ».
Negli ultimi quattro anni, per due volte, lei avrebbe potuto incidere in maniera decisiva sull'elezione del presidente della Lega. Oggi forse le contrapposizioni sarebbero meno forti. Pentito di non averlo fatto?
«Mi pare che Galliani stia facendo bene e sui diritti televisivi, lui è molto preparato».
Ha già firmato il nuovo contratto per la cessione dei diritti criptati dal 2007 al 2010?
«Sinceramente no».
Fabio Monti
da corriere.it
MILANO — Proprietario dell'Inter, corteggiata da Sky e Mediaset, pronte ad offrire cifre non molto distanti da quelle destinate alla Juve per i diritti criptati dal 2007 al 2009, Massimo Moratti incarna all'interno della Lega di serie A la figura del dirigente equilibrato, che guarda agli interessi del proprio club, senza dimenticare che anche gli altri hanno diritto a fare calcio, nell'interesse di tutti. Anche del campionato. Un dirigente con il senso della ragionevolezza e della realtà. Questa volta, però, nella battaglia che si è accesa, dopo la firma del contratto della Juve (23 dicembre), ha scelto di schierarsi con Juve e Milan. Ecco perché.
Dottor Moratti, come giudica questa rissa che si è creata intorno ai diritti tv del calcio?
«Credo che un po' più di serenità non guasterebbe».
La maggioranza dei club di serie A accusa Juve, Milan e Inter di essere la rovina del calcio italiano. È una delle poche volte in cui anche lei finisce nel gruppo dei cattivi. Come vive questa situazione?
«Prima di tutto vorrei chiarire che esiste una legge dello stato e noi ci siamo mossi nel pieno rispetto di questa legge. Come secondo punto, trovo abbastanza normale che un gruppo televisivo sia particolarmente interessato a quelle squadre che consentono di avere un elevato numero di abbonamenti. Penso ad un esempio del cinema di anni fa, perché ho più difficoltà con gli attori di oggi: se in un film c'erano Clark Gable, Gary Cooper e Cary Grant e altri dieci attori, escludo che si prendesse il budget totale, per dividerlo in tredici parti. Credo che una diversità di compenso fosse prevista».
Quindi nessun pentimento per la vendita soggettiva dei diritti tv criptati?
«Assolutamente no. Ricordo che le cifre ricevute fin qui da Sky non sono stati regali fatti a Juve, Milan e Inter, ma sono soldi rapportati al numero degli abbonamenti fatti e all'importanza che questi club hanno nella strategia delle tv. Mi pare che la percentuale del 18% del cosiddetto stadio virtuale, che viene versata alla società ospitata, sia una cifra importante, come il 18% dell'incasso ai botteghini. San Siro è quasi sempre pieno».
C'è una corrente di pensiero, secondo la quale, con minori introiti, i grandi club italiani perderebbero in partenza la sfida con le più ricche e potenti società europee. È d'accordo?
«Ribadisco che non mi sento in colpa nei confronti degli altri club italiani e invece avverto una grande responsabilità nei confronti dei nostri tifosi, che, giustamente, vogliono una squadra assolutamente competitiva. Abbiamo tifosi in tutto il mondo, Cina e America comprese e dobbiamo essere all'altezza delle loro aspettative. E per farlo, servono consistenti risorse economiche. Queste non sono scuse, ma motivi reali per i quali considero eque le regole attuali».
E se dovesse cambiare lo scenario?
«Lo considererei un errore, ma non farei di certo la rivoluzione e non mi metterei ad urlare. Non l'abbiamo mai fatto, non è nel nostro stile, anche se nel calcio ormai la prepotenza conta molto».
Zamparini invece minaccia di farla. Non vuol più far scendere in campo il Palermo e anche Della Valle è per la linea dura...
«Non entro nel merito delle reazioni e delle tattiche personali. Ognuno dice e si regola come crede, soprattutto quando un contenzioso è all'inizio. Non sono io che devo giudicare».
In compenso, la politica è entrata a piedi uniti in questa vicenda...
«E questo è l'aspetto meno simpatico. Se tutto potesse essere risolto fra Federcalcio e Lega, sarebbe sicuramente meglio. Coinvolgere la politica aumenta i problemi, non li risolve, perché crea contrapposizioni più difficili da superare ».
Negli ultimi quattro anni, per due volte, lei avrebbe potuto incidere in maniera decisiva sull'elezione del presidente della Lega. Oggi forse le contrapposizioni sarebbero meno forti. Pentito di non averlo fatto?
«Mi pare che Galliani stia facendo bene e sui diritti televisivi, lui è molto preparato».
Ha già firmato il nuovo contratto per la cessione dei diritti criptati dal 2007 al 2010?
«Sinceramente no».
Fabio Monti
da corriere.it