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09-02-06, 02:57
Da “LA NUOVA” di mercoledì 8 febbraio.



IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Sardegna capofila contro la devolution di Bossi.

Venerdì a Roma 15 Consigli regionali depositeranno la richiesta in Cassazione.
CAGLIARI. Venerdì a Roma quindici Consigli regionali, con la Sardegna capofila, depositeranno la richiesta di indizione del referendum sulla devolution in Corte di Cassazione. La delegazione sarda è guidata dal presidente Giacomo Spissu. Il testo di modifica della parte II della Costituzione è stato approvato in seconda lettura dalla Camera dei deputati il 20 ottobre 2005 e dal Senato il 16 novembre (sempre con i voti del Centrodestra). L'assemblea legislativa sarda (con una maggioranza nettamente più ampia rispetto a quella che ha vinto le elezioni nel 2004) è stata la prima in Italia ad approvare, nella seduta del 24 novembre, la delibera di indizione del referendum costituzionale. Che è stata immediatamente comunicata ai Consigli di tutte le altre regioni. Alla richiesta della Sardegna si sono aggiunte, con analoga decisione, Campania, Lazio, Lombardia, Valle d'Aosta, Toscana, Calabria, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Liguria e Abruzzo.
L'articolo 138 della Costituzione prevede che se una legge di modifica costituzionale non è approvata da entrambi i rami del Parlamento con la maggioranza dei due terzi, questa può essere sottoposta a referendum popolare confermativo, entro tre mesi dall'ultima approvazione. La richiesta può essere fatta da un quinto dei membri della Camera, da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali. E' la prima volta nella storia repubblicana che le Regioni esercitano la possibilità di richiesta di referendum prevista dalla Costituzione.
Oltre che trasferire competenze su sanità, sicurezza e scuola (rischiando così - secondo gli oppositori - di minare l'unità nazionale nell'offerta dei servizi ai cittadini - la devolution introduce una nuova forma di supremazia dello Stato sulle Regioni: facendo riferimento al cosiddetto «interesse nazionale», il governo può bloccare una legge regionale, esercitando di fatto una sorta di controllo (che era stato abolito). Le opposizioni si sono opposte anche anche all'aumento dei poteri del premier sul Parlamento.


Segue una intervista a Giacomo Spissu…..a mio parere complessivamente deprimente.

- Presidente Spissu, com'è che stavolta la Sardegna è arrivata prima?
«Il recupero del protagonismo sui temi dell'autonomia ha un grande significato politico e non è casuale».
- Dove nasce?
«C'è stato un lungo anno di lavoro soprattutto con le altre Regioni a statuto speciale».
- Con quali iniziative?«Ci siamo fatti sentire in Parlamento e con il governo. Prima siamo riusciti a salvare la differenza tra Regioni speciali e Regioni ordinarie».
-Con grande dispiacere del lombardo Formigoni.
«Ci siamo riusciti mobilitando i parlamentari siciliani, tutti del Centrodestra, il cui voto è decisivo».
- Ma perché a chiedere il referendum c'è anche la Lombardia?«Per ragioni opposte alle nostre, per difendere i vantaggi delle aree forti».
- Il primo ad annunciare il ricorso al referendum era stato il campano Bassolino. C'è stata una corsa per diventare capofila?«No. Solo che il nostro Consiglio regionale può deliberare autonomamente, senza l'iniziativa della giunta. L'iter è più rapido».
- Il Centrodestra ha votato la devolution per confermare l'alleanza con la Lega di Bossi, voi siete accusati s di chiedere il referendum s solo per fare campagna elettorale. E' così?
«E' una visione che svilisce e un'iniziativa storica. Non è colpa nostra se la richiesta di
referendum scade il 18 febbraio, nel periodo dello scioglimento delle Camere».
- Come giudica che vi sono arrivati anche adesioni dal Centrodestra?
«Positivamente, è segno di maturità politica e istituzionale, che abbiamo dimostrato anche noi quando siamo stati all'opposizione. Ed è stato apprezzato che l'iniziativa sia stata proposta dal capogruppo dei Riformatori, Vargiu, che infatti è stato nominato delegato, dopo di me, per la procedura del referendum».
- La raccolta delle firme degli elettori, invece, sta procedendo a rilento e a fatica. Come lo spiega?
«Perché l'argomento è oscurato da una campagna elettorale avviata con largo anticipo e in modo gridato da un Berlusconi onnipresente sulle tv».
- O perché il tema interessa soprattutto gli addetti ai lavori?
«Forse c'è anche questo, l'argomento è un po' ostico».
- Per attirare l'attenzione anche la politica deve essere gridata su temi più semplici e popolari?
«Purtroppo è così. Ma attenzione, la devolution riguarda direttamente i cittadini, tocca interéssi diretti, di tutti: pensiamo alla sanità, all'istruzione, alla sicurezza. Le aree meno ricche del Paese saranno ancor meno garantite».
- La Sardegna compare di più sulla scena nazionale per via dell'effetto Soru?
«Sarà per l'effetto Soru, sarà per altre iniziative, fatto sta che la nostra Regione è tornata a farsi ascoltare».
- C'è chi critica il fatto che sia la giunta a dettare i temi al Consiglio.
«Per la verità in questa vicenda la giunta non ha svolto alcun ruolo. Il Consiglio s'è mosso autonomamente ed è stato ugualmente ascoltato».
- C'è un fronte molto compatto di Regioni. Più che su una proposta, però, l'unità è sul «no». E'un limite?
«E' vero solo in parte. Certo, dire no è più facile. Ma dopo le riforme del governo Berlusconi oggi c'è più consapevolezza e passeremo presto dalla fase destruens a quella costruens».
- Cosa la fa essere ottimista?«Con gli Statuti le Regioni, e penso innanzitutto a quelle speciali, stanno già ridisegnando i confini della grande riforma. Hanno iniziato il Friuli e la Sicilia, ci stiamo per arrivare anche noi».
- Pensa che gli italiani bocceranno la devolution?
«Mi auguro di sì. Anche perché noi proponiamo, per il dopo, un percorso bipartisan, in modo che nessuno pensi più a cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza».
- Il Centrodestra fa a voi lo stesso rimprovero.
«Nel 2001 il Centrosinistra ha cambiato solo il titolo quinto della Costituzione, approvando un testo che era stato precedentemente concordato con la Cdl».
- Fu comunque un errore?
«Forse sì. Ma se loro oggi dicono che fu uno sbaglio, perché lo hanno ripetuto?».
- Friuli e Sicilia, lo ha ricordato lei, sono più avanti della Sardegna nella definizione del nuovo Statuto. Perché questo ritardo?«Il ritardo c'è, ma non è poi così grave. Abbiamo gettato le basi, ora si può marciare».
- Quando sarà approvato il nuovo Statuto?
«La prima commissione ha già esitato il testo sull'istituzione della Consulta, che ora è stato inviato per il parere al Consiglio delle Autonomie. Poi sarà votato dall'aula».
- Prima o dopo le elezioni politiche?«Possiamo farlo entro la fine di febbraio».
- Ripeto: quando si avrà il nuovo Statuto?«Abbiamo individuato questo percorso: sei mesi di tempo alla Consulta per fare la proposta, cinque-sei mesi al Consiglio per esaminarla, approvarla e inviarla al Parlamento».
- Prende l'impegno che il testo del nuovo Statuto sarà pronto nel febbraio 2007?
«Possiamo puntare a farcela anche entro il 2006».
- Quali sono le ragioni per confermare la specialità?«Le stesse del 1948: ragioni storiche, geografiche, linguistiche, culturali.
- Ma oggi tutte le Regioni si considerano speciali.
«Ciascuno rivendica la titolarità del proprio territorio, ma certe peculiarità, che sono le radici dell'autonomia, non si inventano».
-L'ex presidente Soddu dice che, in epoca di globalizzazione, l'autonomia non serve più e che occorre puntare sulla sovranità, cioé al diritto di fare le scelte che ci riguardano insieme allo Stato e all'Unione europea.
«Se Soddu sostiene che non si può vivere di separazione, sono d'accordo. Non valeva nel passato, vale ancora meno oggi».
- Ma è possibile conciliare la specialità con i nuovi poteri dell'Ue e dello Stato?
«Sì. Prima la spinta in Europa era verso l'unificazione, oggi va verso la valorizzazione delle diversità».
- La Regione rivendica più poteri da Roma, ma è accusata di neo-centralismo da Province e Comuni. E' una contraddizione?
«Non sempre il sistema politico e la classe dirigente riescono ad avere consapevolezza della portata degli avvenimenti».
- Quali avvenimenti?
«Le riforme. Sono di grande portata, assolutamente decisive. Toccano interessi consolidati, capisco che diano fastidio. Mentre la dinamica del centro e della periferia visti in contrapposizione è uno schema vecchio».
- Province e Comuni sbagliano a fare rivendicazioni?«No, ma devono prendersela con chi li minaccia».
- Chi?
“I tagli del governo Berlusconi”.
- E' così. Ma di tagli è accusato anche Soru.«Province e Comuni vedono nella Regione un interlocutore in grado di rimediare e per questo la trasformano in controparte».
- Nega che avanzi un neo-centralismo regionale?«Certo che lo nego. C'è anzi uno sforzo contrario, la delocalizzazione delle decisioni verso gli enti locali».
- Province e Comuni dicono il contrario.
«Abbiamo già varato leggi importanti di decentramento, come le Unioni dei Comuni e le Comunità montane, il Consiglio delle Autonomie, i servizi per l'impiego, i servizi alla persona. E le commissioni stanno discutendo le riforme dei Consorzi industriali, di quelli di bonifica, eccetera. L'impianto generale è validissimo».
- E cosa dice delle proteste sul Piano paesaggistico?«La co-pianificazione è una prassi nuova, tutta da verificare e sperimentare. Capisco che ci possano essere incomprensioni».
- Ma la riforma del titolo quinto della Costituzione, votata dal Centrosinistra, mette Regioni, Province e Comuni sullo stesso piano gerarchico. Con il Piano paesaggistico, invece, la Regione assume competenze altrui.
«E' un modo diverso di programmare il territorio per evitare il localismo. Le decisioni vanno prese insieme».
- I Comuni dicono che le ha prese solo la Regione.«Comuni come Palau e Villasimius, per fare due esempi, devono essere protagonisti, ma il bene di cui dispongono, la costa, è di interesse generale. Per la gestione del bene pubblico occorre una visione più ampia».
- Sarebbe una riforma da fare insieme?«Purché siano tutti d'accordo che è una riforma da fare. Perché noi vogliamo che questa sia una legislatura costituente».
- Giusto fare le riforme dicono anche i sindacati ma occorre gestire l'emergenza.«Vero, ma attenzione. Sarebbe come cambiare le ruote senza fermare la macchina».
- Ma la Sardegna non si può fermare ad aspettare le riforme.
«Ma è urgente anche cambiare. Le riforme non sono mai indolori. Spesso si invoca il momento giusto, che però, guarda caso, non arriva mai».
- Lei viene dalla scuola socialista: riformismo non fa rima con gradualismo?
«Sono d'accordo. Ma il gradualismo è comunque un cambiamento».
- A costo, per citare il caso della formazìone professionale, di lasciare duemila ragazzi a casa e provocare mille licenziamenti?«Spero che non ce ne sia neanche uno. L'obiettivo è spostare la formazione su altri livelli».
- La vertenza entrate della Sardegna si sta scontrando anche con la controffensiva di Formigoni. E' preoccupato?«Io contesto i conti di Formigoni. Lui cita solo una piccola parte dell'intervento dello Stato in Lombardia».
- Cosa non cita?
«Ad esempio le grandi infrastrutture. Bisognerebbe fare il calcolo complessivo. Si scoprirebbe che la Lombardia riceve dallo Stato molto di più di quello che versa con le imposte».
- E' l'accusa che Formigoni fa soprattutto alle Regioni speciali.
«Ed è, per quanto ci riguarda, esattamente il contrario.
Se si guarda bene la realtà, si vedrà che è il Sud a finanziarla il Nord: ad esempio facendo
laureare i propri ragazzi, che emigrano per arricchire chi è già più forte».
- Visto che Formigoni si lamenta, lei farebbe cambio tra i fondi pro-capite che riceve la Lombardia e quelli che riceve la Sardegna?
«Non accetterebbe lui».
- Come spiega allora la sua offensiva?
«Sono stati introdotti elevati tassi di egoismo. La solidarietà non è più un valore».
- L'idea del riequilibrio ha speranze di successo?«Se gli altri, come Formigoni, evitano di fare calcoli poco rispettosi del passato».
- In che senso?«Non si può far finta che si può ripartire considerando tutti nella stessa situazione».
- Condivide tutto quello che fa Soru?«Tutto no».
- Cosa condivide?
«Ha molte idee buone, è spinto da passione politica e sociale, si sente investito da una mission, quella di cambiare la Sardegna. E'un'esperienza positiva».
- Cosa non condivide?«Certi strappi, la difficoltà a rapportarsi al sistema politico dei partiti e delle parti sociali, ma ha già fatto molta strada verso la comprensione delle ragioni degli interlocutori».
- Cosa pensa del conflitto di interessi?«Che Soru ha presentato un buon disegno di legge».

FrantziscuMedda
09-02-06, 11:30
Abbiamo gettato le basi, ora si può marciare»

magari avessero gettato le basi (militari):lol :lol :lol :lol

repubricanu
09-02-06, 12:09
Propaganda politica di sinistra.
Grave errore ostacolare la devolution.

Su Componidori
12-02-06, 14:06
L’interpretazione politica della “devolution” è controversa anche nell’ambito del mio Partito.
Personalmente condivido totalmente l’analisi fatta da Kekko (moderatore del forum Liga Fronte Veneto), riportata sia nel 3d aperto da Pippotto sul forum di SNI: http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=209648 ;
che dal sottoscritto,
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=215677 .
Questo apparente trasferimento di competenze dallo Stato alle “regioni” è il classico “piatto di lenticchie” offerto da questo Governo, per tacitare le richieste della Lega Nord.
Tuttavia, nulla ne viene alla Sardegna, più di quanto attualmente sia possibile, ad esempio in tema di istruzione scolastica.
Ribadisco che non ha molto senso continuare ad elemosinare singole competenze legislative, se poi queste sono sottoposte alla “spada di Damocle” del superiore “interesse nazionale” dello Stato.
La natura del rapporto tra la Sardegna e lo Stato italiano non può che essere definito complessivamente attraverso il riconoscimento della Nazionalità sarda, all’interno della Repubblica (poi si vedrà).
Questo riconoscimento deve passare sia attraverso la revisione dello “Statuto/Costituzione” della “Regione/Nazione” sarda, con la sua approvazione nel passaggio al Parlamento italiano, sia all’interno della Costituzione della Repubblica italiana nel momento in cui, dopo il referendum che abolirà la “riforma”, si dovrà rimettere mano alla Carta costituzionale.
Quest’ultimo è, a mio modo di vedere, l’unico punto che varrebbe la pena di chiedere ad una eventuale alleanza col csx.
Pertanto, queste motivazioni sono per certi versi esattamente opposte a quelle addotte dai proponenti del referendum, con l’intento di riaprire la partita…
Tutto il resto è una logica conseguenza.

Ortega (POL)
27-02-06, 16:49
Mirate che la c.d. devolution sia in salsa centrosinistra sia in salsa centrodestra non ha altro effetto che deprimere la (poca) autonomia speciale sarda.

repubricanu
27-02-06, 17:04
Ma contiene elementi utili.

Su Componidori
27-02-06, 21:30
Davvero? E quali sarebbero?
Dovresti rileggere i post introduttivi nel 3d “D-evolution”, ed esprimere una tua opinione in merito, invece di tirare fuori la questione della lingua sarda unificata.
Approfitto dell’occasione per chiederti se nel sito/portale di URN sia possibile inserire anche il link di quello della federazione di Cagliari www.psdaz-fedca.it.
Ma voi per chi voterete alle prossime elezioni?

repubricanu
27-02-06, 22:00
Io non tiro fuori solo la questione della lingua sarda unificata.
Nella devolution vi sono svariate pertinenze di rilievo non solo politiche ma sociali:
Pubblica sicurezza, istruzione, etc.
Quì non si tratta più di scrivere solo uno statuto che poi può venire affossato dalle varie forze politiche in regione, si tratta di una riforma costituzionale.
La coesione sociale di un popolo è data in un territorio anche dal conseguimento delle più disparate destinazioni sociali.
Non mi si venga a dire adesso che avere una ns polizia è una cosa inutile così come avere una legge COSTITUZIONALE che santifica per tutte le regioni il diritto ad una regolamentazione delle proprie finalità scolastiche, non posso dilungarmi quì nel forum.
Se fino ad oggi la SArdegna non ha avuto voce a sufficienza, oggi tutte le regioni potrebbero avanzare richieste analoghe sulle pertinenze dettate dalla devolution.
A livello politico oltre che sociale dunque diventa uno strumento di forte rivendiaczioni per avanzare in futuro la riscrittura di un'eventuale nuovo statuto sardo autonomo (transitorio).
In sintesi, le possibilità aumentano.
IL Ps d'az può anche avere tante buone proposte in merito senza questa devolution su un nuovo statuto, ma non saranno mai sufficienti, nè avranno dietro una riforma Costituzionale quale la devolution a spianare la strada in tal senso.
E' interessante anche il progetto siglato tra Lega ed MPA per consolidare un cartello federalistico di potenziamento onde spezzare il centralismo italiano che è finito inevitabilmente anche in questa devolution.
Ma non si poteva pretendere tutto e subito.
Non bisogna guardare solo il presente o ciò che non è digeribile al momento, ma anche il dopo.

Per il portale URN, non sò se hai letto le nuove sezioni, c'è qualcosa al riguardo su varie discussioni presenti.
Per mettere il link di Cagliari devi scrivere al portale, non decido solo io, sicuramente non si potrà mettere un doppio link per il ps d'az, quindi ficnhè a limite il partidu sardu non si dota di un sito natzionale dovrete decidere tra cagliari o sassari.
Ciao

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01-03-06, 01:51
Non condivido il tuo ragionamento.
Partendo dal principio che la Sardegna non può essere assimilata ad una qualsiasi “Regione” italiana, ma costituisce una “nazionalità” all’interno dello Stato (è solo una constatazione), il suo riconoscimento passa necessariamente sia attraverso la riforma del nuovo Statuto, che della Costituzione della Repubblica.
La cosiddetta “devolution” si muove nella direzione contraria.
Chiedi cosa ne pensano in merito i Partiti e Movimenti dell’ALE, a cominciare dalla Liga Fronte Veneto; poi chiedi agli amici del Frunti Nazziunali Sicilianu cosa pensano della genesi dell’MPA e di Lombardo.
Paradossalmente anche nel PSd’A c’è chi la pensa come te, non per questo sono d’accordo, tutt’altro.
Ciao.

repubricanu
01-03-06, 02:39
Certo, la Sardegna ha diritto ad un riconoscimento sostanziale in quanto nazione in seno allo stato italiano.
Ma, obiettivamente, credi che le forze politiche che hanno votato assieme alla Lega la devolution avrebbero mai acconsentito a postille simili?
Fantasie.
Si sarebbe creato un precedente che il centralismo romano non può assolutamente permettersi.
Ergo bisogna accontentarsi per il momento, lo statuto regionale ha bisogno di elementi di forza propositori più forti, che poi sono anche alcuni degli eleemnti citati: sicurezza, scuola,etc.
Più che l'ALE poi, il ps d'az dovrebbe guardare meno cosa fanno gli altri movimenti d'italia e pensare a noi.
La ns situazione è più articolata, sono necessari assolutamente degli elementi maggioritari di rafforzamento della coesione sociale interna, l'istrtuzione e la pubblica sicurezza territoriale rientrano in tali pertinenze.
A differenza di altri popoli da noi non esiste più coesione sociale nazionalitaria in tal senso, qualsiasi eleemento è dunque PRIORITARIO.
Con la devolution inoltre, non saremmo più l'unica entità(in quanto regione) a poterci aggrappare ad una riforma Costituzionale e non potranno più fare finta di nulla.
Il riconoscimento della nazionalità sarda è dunque un passo successivo.
Ho stretto il ragionamento......
Ciao

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03-03-06, 00:11
Niente affatto, le tue ipotesi sono molto più fantasiose di un percorso politico ed istituzionale più lineare e diretto da seguire.
Il referendum Costituzionale, piaccia o meno, abrogherà la “devolution”.
I soggetti politici del centro-sinistra, esponenti di rilievo del centro-destra, le associazioni sindacali, la confindustria, rappresentanti della CEI, si sono espressi in tal senso.
A questo punto la palla passerà allo schieramento che vincerà le prossime elezioni: sondaggi “americani” a parte (o di parte), si può ragionevolmente credere che questo sarà il centro-sinistra.
Il mio rammarico è che nelle trattative elettorali, il PSd’A poteva avanzare come unica richiesta proprio quella del riconoscimento della “nazionalità” sarda, nella Carta costituzionale, magari in sincronia con lo Statuto/Costituzione della Sardegna.
Non so cosa sia avvenuto, anche perché dalle dichiarazioni del nostro Segretario politico, a quegli incontri ci si è presentati sotto il cartello dell’ALE, tant’è che solo la Liga fronte Veneto mi pare sia riuscita a spuntare quella alleanza.
Questo mancato accordo col PSd’A, in Sardegna, avrà comunque ripercussioni sulla linea politica espressa nell’ultimo Congresso di Arborea.
Tuttavia è assolutamente necessario ribadire in tutte le occasioni di confronto con i Partiti di centro-sinistra, il fatto che non è più possibile continuare ad ignorare, censurare, con il gioco delle tre scimmiette, una verità incontrovertibile come l’esistenza della Nazione sarda ed il diritto del suo popolo al riconoscimento istituzionale ai più alti livelli.
E questo per le note argomentazioni di natura storica, linguistica, territoriale, culturale, economica, sociale che ben conosci.
Si può obiettare che il centro-sinistra non è molto diverso in quanto a centralismo statalista, ma ritengo esista, in misura diversa a seconda di quei Partiti, una maggiore sensibilità e attenzione.
Continueranno a far finta di niente? Benissimo, sarà compito del Partito riprendere una lotta molto più determinata coinvolgendo quanto più possibile il popolo sardo attraverso iniziative che vadano nella direzione prospettata.
Ovviamente queste istanze devono trovare voce anche in Europa e nel Parlamento Italiano, attraverso i Partiti dell’Alleanza Libera Europea, meglio se con un Senatore del Partito Sardo d’Azione.
Ciao

repubricanu
03-03-06, 03:38
Che la devolution fallirà, basta guardarsi intorno per capire appunto il suo destino.
Non reputo tuttavia affatto fantasiose le considerazioni espresse, probabilmente lo sono in egual misura alla fantasia di ritenere che si potesse riconoscere la Sardegna in quanto Nazione (attualmnete) e mi pare che il PS d' Az sia su questo binario.
E questo è l'unico elemento su cui possiamo essere d'accordo (il riconoscimento).
Ma sulle modalità, ti pare più serio ritenere che una forza politica Europea (allo stato attuale) oppure una riscrittura di uno statuto regionale possano conferire alla Sardegna competenze di tipo statale quali ad es la pubblica sicurezza?
Io ho SERI dubbi che senza una riforma federalista COSTITUZIONALE e non regionale si possa raggiungere tali traguardi.
Il ragionamento mi pare logico, lineare e credibile.
Ricordo che la LEGA in previsione del declino Berlusconiano di cui parli ha creato un cartello con l'MPA.
Vai tranquillo che la Lega non cederà negli anni a tentativi di riforma COSTITUZIONALE in senso federalista, a questo proposito appare più linerae unire tutti i movimenti che si prepongano traguardi similari, le strategie non si fanno solo nel breve termine, cui con le tue affermazioni mi pare che il tuo partito punti a questo.
Capisco anche che il ps d'az è ai minimi storici per consensi ed appare lineare accasrarsi con la torta più lauta del momento.
Dovreste anche considerare giacchè parlate di sicurezza "istituzionale strategica" che la maggioranza di Prodi è retta da fragili equilibri.
Considerate anche i trattamenti subiti a vs danno da un'alleato di peso e leader della coalizione: I DS.
Sotto questo profilo il ritenere la devolution un passaggio graduale è altrattanto alle modalità del ps d'az un percorso non meno difforme per fantasia dal vostro.
Permettimi poi di ritenere ancora più fantasiose le presunte "sensibilità" di alcune voci presenti in queste materie nel centrosinistra, ricordiamoci quale schieramento ha approvato la devolution e chi lo sta ostacolando, buona parte stanno dalla vostra parte....
Aggiungo che il ps d'az non rappresenta neppure una discreta preferenza di elettorato per poter affermare cosa sia opportuno alla Sardegna.
Io mi azzardo benissimo a dire che certe renitenze nascono a nche da una collocazione a sinistra del ps d'az per ovvie ragioni, se sommiamo la vicenda alla natura dell'ALE e ad alcune sue evidenti connotazioni ideologiche appare del tutto chiaro per quali motivi il PS d'Az sia stato inerme o titubante in tema devolution.
Ma iuo per carità, capisco la votra posizione, ma non la ritengo corretta nei confronti della strategia da seguire, il ps d'az naturalmente ha interesse a fare come dici.
Sono convinto che comunque anche dentro il tuo partito ci sono posizioni similari alla mia.
Opinioni.
Ciao

Ortega (POL)
10-03-06, 02:11
Quali elementi utili conterrebbe la riforma dei quattro ...saggi?

Su Componidori
10-03-06, 20:14
Che la devolution .... Opinioni.
Ciao
No, non è così.
Se vai a rileggerti il mio intervento pubblicato sull’Unione Sarda del 09/04/95 riportato nel 3d “D-evolution”, la considerazione che sia necessario e forse prevalente il passaggio Costituzionale, l’avevo messo in evidenza prima di te.
Ti ripeto che, considerare la “devolution” un passo avanti nella direzione dell’autodeterminazione e dell’indipendenza, è un abbaglio colossale.
A noi non interessa l’articolazione territoriale dello Stato in senso federale delle attuali “regioni”.
L’unico passaggio istituzionale per il quale bisogna mobilitarsi, trovando adeguati strumenti, è il riconoscimento della nazionalità sarda nella Costituzione italiana.
Se questo concetto viene accolto, tutte le competenze passerebbero nelle mani della Nazione Sarda, le altre appartengono già all’Unione Europea.
Allo Stato verrebbero versati, temporaneamente, i tributi minimi.
Tutte le altre valutazioni lasciale al PSd’A, soprattutto in un momento così difficile.

repubricanu
10-03-06, 20:25
E tu ce lo vedi il Parlamento italiano unito a votare proposte del ps d'az(senza cartelli politici dietro del resto)?
Io lo vedo meno probabile del cartello federalista.
Dai sù.
E poi, come motivato (non ricordo se in questo forum) il trasferimento di competenze in senso federale ha un suo senso nel quadro dell'assegnazione alla regione di strumenti di coesione sociale: Pubblica sicurezza,sanità,etc.
E solo dopo,anche grazie a questi strumenti (politici e sociali) si potrà avanzarerichieste circa la giusta attribuzione 8che ci spetta di diritto poi) della nazionalità alla Sardegna.
Altriementi rischiate di fare il passo più lungo della gamba.

Su Componidori
12-03-06, 18:34
Non mi piace ripetere le stesse cose né voglio cercare di convincerti.
Ho solo indicato un obiettivo, un passaggio istituzionale che prelude l’indipendenza.
Esattamente quello che accade in Catalunya o in Alba (Scozia), con la differenza che lì sono molto più avanti di noi.
Esistono vari percorsi, strumenti, forme di pressione politica per arrivare a questo.
La prima operazione dovrebbe essere quella di rafforzare l’area che si riconosce nell’ALE, in ambito sia italiano che europeo, con programmi ed iniziative sul territorio che ne identifichino la soggettività.
Un altro passo determinante in quella direzione (dopo le elezioni politiche e amministrative) è il confronto tra PSd’A, iRS, SNI, per definire un cammino ed obiettivi condivisi, mantenendo ciascuno la propria fisionomia politico-organizzativa.
Il concetto di Nazione sarda è ormai patrimonio anche di formazioni non necessariamente indipendentiste che successivamente potrebbero essere coinvolte.
Dopodiché, per la mia concezione del sardismo, ribadisco la necessità di sensibilizzare quei partiti del centro sinistra italiano, come ad esempio la “rosa nel pugno”, i verdi, i cui valori ed idealità sul piano programmatico possono essere condivisibili, ma che ignorano completamente le istanze nazionalitarie ed indipendentiste, affinché queste ultime siano trasposte in atti istituzionali.
Se ciò non dovesse accadere al PSd’A non resta che seguire la propria strada:
• coinvolgendo quanto più possibile il Popolo Sardo attraverso iniziative che vadano nella direzione prospettata;
• riprendendo l’elaborazione di programmi, che siano funzionali e “traducano” l’indipendenza, trasferendoli in quelle istituzioni in cui abbiamo responsabilità amministrative.
• nell’Alleanza Libera Europea.
Non intendo portare avanti, per qualche tempo, questa discussione.
Necessariamente proseguirà, a tempo debito, magari in un 3d apposito.
Ciao

repubricanu
12-03-06, 22:47
Non sto dicendo che non sia valido, è anche quello che prospetti un passaggio come altri.
Non è che son "puntato" con quanto ho detto sia chiaro, penso che non bisogni chiudere la porta a nulla, data la situazione non felice per tutti.
Dici bene che in tali paesi sono più avanti a noi, per questo non possiamo paragonarci a nessuno, purtroppo.
Non credo ad un'alleanza con membri dell'Unione, non dopo le ultime vicende e le posizioni assunte da precise persone dei DS nei confronti del Partito in cui militi.
Con i soggetti politic da te citati bisognerà valutare ben oltre dopo le elezioni e la tenuta di Prodi, ma sopratutto con le voci di Partito Democratico alle porte nei prossimi anni.
Concordo sull'ALE in parte, nel senso che se si ricreano divisioni quali le ultime sorte dopo la vicenda Lega Nord-Sanna, si è gia capito che la struttura rischia di cristallizzarsi a causa delle varie sensibilità dei vari membri di tale formazione.
Concordo assolutamente sullanecessità di dialogo tra IRS,SNI ed i Sardisti per arrivare ad una piattaforma strategica comune, pur nel rispetto delle oggettive diversità tra i tre soggetti,sia politiche che concettuali.
Le strategie nel mediolungo termine con partiti dei 2 poli italiani possono essere utili appunto come riconosci ma è un periodo di grandi mutamenti in atto come dicevo e il rischio è alto.
Spero che il ps d'az riesca comunque a trovare una sua stabilità interna prima.
Prudenza.
Ciao

repubricanu
13-03-06, 00:04
Mi son dimenticato di aggiungere:
Non è strano che tra IRS, SNI e PS d'Az nessuno si sia ricordato dei cattolici Sardi?
Non hanno una rappresentanza nazionalitaria.
Assurdo.
Spesso l'ideologia ed il laicismo esaperato hanno consegnato questo consistente bacino elettorale direttamente nelle mani dell'avversario politico.
Ciao

Kornus
13-03-06, 10:55
Mi son dimenticato di aggiungere:
Non è strano che tra IRS, SNI e PS d'Az nessuno si sia ricordato dei cattolici Sardi?
Non hanno una rappresentanza nazionalitaria.
Assurdo.
Spesso l'ideologia ed il laicismo esaperato hanno consegnato questo consistente bacino elettorale direttamente nelle mani dell'avversario politico.
Ciao


E fiat ora...... A pustis de unu muntone de criticas una frase costruttiva de Rep!
Quoto e superquoto!
Si a pustis de sa gherra su Partidu Sardu aiat cagadu unu pagu de pius sos cattolicos (abbaida SVP in Sudtirol) a cust'ora no fini kilkende cadreas in sa Lega Nord...... E s'Indipendentzia foltzis fiat bistada cosa fatta......

Su Componidori
18-03-06, 21:13
Mi son dimenticato di aggiungere:
Non è strano che tra IRS, SNI e PS d'Az nessuno si sia ricordato dei cattolici Sardi?
Non hanno una rappresentanza nazionalitaria.
Assurdo.
Spesso l'ideologia ed il laicismo esaperato hanno consegnato questo consistente bacino elettorale direttamente nelle mani dell'avversario politico.
Ciao
Quando ho scritto che “Il concetto di Nazione sarda è ormai patrimonio anche di formazioni non necessariamente indipendentiste che successivamente potrebbero essere coinvolte” mi riferivo all’UDS, al PPS (forza paris), in parte ai Riformatori.
Nelle loro analisi si trovano tranquillamente riferimenti alla Nazione sarda ed ai valori cattolici o “della dottrina sociale della Chiesa”, tuttavia (da ex democristiani) sono lontani dagli ideali, dai programmi e dalle soluzioni che solo l’indipendentismo proclama e difende.

Su Componidori
18-03-06, 21:14
E fiat ora...... A pustis de unu muntone de criticas una frase costruttiva de Rep!
Quoto e superquoto!
Si a pustis de sa gherra su Partidu Sardu aiat cagadu unu pagu de pius sos cattolicos (abbaida SVP in Sudtirol) a cust'ora no fini kilkende cadreas in sa Lega Nord...... E s'Indipendentzia foltzis fiat bistada cosa fatta......
E sa Demogratzia Cristiana?

repubricanu
19-03-06, 02:30
E sa Demogratzia Cristiana?
Più furbi del ps d'az

Su Componidori
19-03-06, 11:20
Considerazione liquidatoria.
Non è che ti è sfuggito l'ultimo post della prima pagina?

Kornus
19-03-06, 13:26
E sa Demogratzia Cristiana?

No fiat esistida, ca su ruolo sou l'aiat leadu su Psd'Az.....

repubricanu
19-03-06, 18:05
Considerazione liquidatoria.
Non è che ti è sfuggito l'ultimo post della prima pagina?

Ho letto il post,conosco bene la natura del trio UDC/Fortza Paris/Riformatori.
Ma se si parlava di DC, il riferimento era chiaramente al passato del ps d'az.
Non possiamo negare che per 50 anni si è completamente ignorata la parte cattolica di popolazione, chissà se il ps d'az oggi avrebbe una posizione diversa.
Per questo ho liquidato direttamente con quella frase.
E' un bene che oggi ci siano anche forze politiche cattoliche che girano intorno al tema Nazione,ma non sono indipendentisti.
E' difficile pure pensare oggi ad una ipotetica federazione tra i vari soggetti politici citati,anche perchè non dipendono da Cagliari....
Attendendo un tempo più opportuno per eventuali terzi poli non sarebbe male tuttavia se qualche formazione indipendentista presente,o più tali,iniziassero a ragionare per un percorso che renda possibili dei traguardi.
Altrimenti i requisiti per il terzo polo si allontanano....

s'Arkimastru
24-03-06, 17:20
ma kale Devolution???
REVOLUTION!!
allrightsallogados