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Augustinus
09-02-05, 08:48
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Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 463-467

MERCOLEDÌ DELLE CENERI

L'appello del profeta.

Ieri il mondo s'agitava nei piaceri, e gli stessi cristiani si abbandonavano ai leciti divertimenti; ma questa mattina ha squillato la sacra tromba di cui parla il profeta Gioele (v. Epistola della Messa) per annunciare l'apertura solenne del digiuno quaresimale, il tempo dell'espiazione, l'imminente avvicinarsi dei grandi anniversari della nostra salvezza. Destiamoci, cristiani, e prepariamoci a combattere le battaglie del Signore.

L'armatura spirituale.

Ricordiamoci, però, che nella lotta dello spirito contro la carne, dobbiamo essere armati: ecco perché la santa Chiesa ci raccoglie nei suoi templi per iniziarci alla milizia spirituale. San Paolo ce ne ha già fatto conoscere i dettagli della difesa con queste parole: "Siate dunque saldi, cingendo il vostro fianco con la verità, vestiti della corazza della giustizia, avendo i piedi calzati in preparazione al Vangelo di pace. Prendete soprattutto lo scudo della fede, l'elmo della saldezza e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio" (Ef 6,14-17). Il principe degli Apostoli aggiunge: "Avendo Cristo patito nella carne, armatevi anche voi dello stesso pensiero" (1Pt. 4,1).

Ricordandoci oggi la Chiesa questi apostolici insegnamenti, ne aggiunge un altro non meno eloquente, obbligandoci a risalire al giorno della prevaricazione, che rese necessario quelle lotte che stiamo per intraprendere e le espiazioni attraverso le quali dobbiamo passare.

I nemici da combattere.

Noi siamo assaliti da due sorta di nemici: le passioni dentro il nostro cuore, il demonio fuori; entrambi disordini che derivano dalla superbia. L'uomo si rifiutò d'obbedire a Dio; ciò nonostante egli lo risparmiò, ma alla dura condizione di subire la morte: "Uomo, disse, tu sei polvere, ed in polvere ritornerai" (Gen 3,19). Ah! perché dimenticammo quell'avvertimento? A Dio bastò solo premunirci contro noi stessi; compresi del nostro niente, non avremmo mai dovuto infrangere la sua legge. Se ora vogliamo perseverare nel bene, al quale ci ha ricondotti la sua grazia, dobbiamo umiliarci, accettare la sentenza e considerare la vita come un viaggio più o meno breve che termina alla tomba. Sotto questa luce tutto diventa nuovo, ogni cosa si schiarisce. Nell'immensa sua bontà, Dio, che si compiacque riversare tutto il suo amore su di noi, esseri condannati alla morte, ci appare ancor più ammirabile. Nelle brevissime ore della nostra esistenza, l'ingratitudine e l'insolenza con cui ci scagliammo contro di lui ci sembrano sempre più degne del nostro disprezzo, e più legittima e salutare la riparazione che ora ci è possibile e che egli si degna d'accettare.

L'imposizione delle ceneri.

A questo pensava la santa Chiesa, quando fu indotta ad anticipare di quattro giorni il digiuno quaresimale e ad aprire questo sacro tempo cospargendo di cenere la fronte colpevole dei suoi figli, e ripetendo a ciascuno di loro le parole con cui il Signore li condannava alla morte.

Come segno d'umiliazione e penitenza, però, l'uso delle ceneri è molto anteriore a quella istituzione. Infatti lo troviamo praticato fin nell'Antico Testamento. Perfino Giobbe, che apparteneva alla gentilità, copriva di cenere la sua carne dilaniata dalla mano di Dio, per implorare così la sua misericordia (Gb 16,16). Più tardi il Salmista, nell'ardente contrizione del suo cuore, mescolava cenere nel pane che mangiava (Sal 101,10). Analoghi esempi abbondano nei Libri storici e nei Profeti dell'Antico Testamento. Si avvertiva anche allora il rapporto esistente fra la polvere d'una materia bruciata e l'uomo peccatore, il corpo del quale sarà disfatto in polvere sotto il fuoco della giustizia divina. Per salvare almeno l'anima, il peccatore ricorreva alla cenere, e nel riconoscere quella triste fraternità con essa si sentiva più al riparo dalla collera di colui che resiste ai superbi e perdona agli umili.

I pubblici penitenti.

L'uso liturgico delle Ceneri al Mercoledì di Quinquagesima non sembra che in origine sia stato imposto a tutti i fedeli, ma solo ai colpevoli di certi peccati soggetti alla pubblica penitenza della Chiesa. In questo giorno, prima della Messa, essi si presentavano in Chiesa dove stava raccolto tutto il popolo, i sacerdoti ricevevano la confessione dei loro peccati, quindi li vestivano di cilizi e spargevano sulle loro teste la cenere. Dopo questa cerimonia, il clero ed il popolo si prostravano a terra, mentre ad alta voce venivano recitati i sette salmi penitenziali. Successivamente aveva luogo la processione, durante la quale i penitenti camminavano a piedi scalzi. Di ritorno, erano solennemente cacciati fuori dalla Chiesa dal Vescovo, che diceva loro: "Vi scacciamo fuori dal recinto della Chiesa a causa dei vostri peccati e delitti, come fu scacciato fuori dal Paradiso il primo uomo Adamo a causa della sua trasgressione". Poi il clero cantava diversi Responsori tratti dal Genesi, dov'erano ricordate le parole del Signore che condannava l'uomo ai sudori ed al lavoro sulla terra, ormai maledetta a causa sua. Quindi venivano chiuse le porte della Chiesa, affinché i penitenti non ne passassero più le soglie fino al Giovedì Santo, giorno nel quale ricevevano solennemente l'assoluzione.

Estensione del rito liturgico.

Dopo il XII secolo, la penitenza pubblica cominciò a cadere in disuso; ma l'uso d'imporre in questo giorno le ceneri a tutti i fedeli divenne sempre più generale e prese posto fra le cerimonie essenziali della Liturgia Romana. È difficile dire esattamente in quale epoca si produsse tale evoluzione. Sappiamo solo che nel Concilio di Benevento (1091) Urbano II ne fece un obbligo a tutti i fedeli. L'attuale cerimonia è descritta negli Ordines del XII secolo; le antifone, i responsori e le preghiere della benedizione delle Ceneri erano già in uso fra l'VIII e il X secolo.

Una volta i cristiani si avvicinavano a piedi nudi a ricevere l'ammonimento sul niente dell'uomo, e, ancora nel XII secolo, lo stesso Papa, per recarsi da S. Anastasia a S. Sabina, dov'è la Stazione, faceva tutto il percorso senza calzatura, come pure i Cardinali che l'accompagnavano. Poi la Chiesa mitigò questo rigore esteriore; ma continuò a dare valore ai sentimenti interni che deve produrre in noi un rito così espressivo.

Come abbiamo or ora detto, la Stazione odierna è a Roma, in S. Sabina, sul colle Aventino, aprendosi così sotto gli auspici di questa santa Martire la penitenza quaresimale.

La sacra funzione incomincia con la benedizione delle ceneri, ottenute dalle Palme benedette l'anno prima nella Domenica che precede la Pasqua. La nuova benedizione ch'esse ricevono in questa circostanza ha lo scopo di renderle più degne del mistero di contrizione e di umiltà che stanno a significare.

MESSA

EPISTOLA (Gl 2,12-19). - Queste cose dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore nel digiuno, nelle lacrime, nei sospiri. Lacerate i vostri cuori e non le vostre vesti; tornate al Signore, Dio vostro, che è benigno e misericordioso, paziente e ricco di clemenza, e ci pensa molto avanti di castigare. Chi sa che non cambi e perdoni, e non lasci dietro a sé la benedizione pel sacrificio e la libazione al Signore Dio vostro? Sonate la tromba in Sion, pubblicate il digiuno, convocate l'adunanza, radunate il popolo, purificate la riunione, convocate gli anziani; fate venire i fanciulli e i lattanti, lo sposo novello lasci il suo letto e la novella sposa il suo talamo. Tra il vestibolo e l'altare i sacerdoti, ministri del Signore, piangano, e dicano: Perdona, Signore, perdona al tuo popolo, non abbandonare la tua eredità all'obbrobrio, non la render serva delle nazioni; che non si dica fra i popoli: Dov'è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: Ecco che io vi manderò il frumento, il vino e l'olio, e ne avrete in abbondanza. e non vi farò più essere l'obbrobrio delle genti: dice il Signore onnipotente.

Efficacia del digiuno.

Questo magnifico passo del Profeta ci rivela l'importanza che il Signore dà all'espiazione fatta col digiuno. Quando l'uomo contrito dei propri peccati affligge la sua carne. Dio si commuove, come lo dimostra l'esempio di Ninive. Il Signore perdonò a una città infedele, perché i suoi abitanti imploravano pietà con l'abito della penitenza. Che non farà allora in favore del suo popolo, se questo saprà unire all'immolazione del corpo il sacrificio del cuore ?

Affrontiamo dunque coraggiosamente la via della penitenza; e se l'affievolimento della fede e del timor di Dio sembra far cadere intorno a noi pratiche antiche quanto il cristianesimo, guardiamoci dal non esagerare in un rilassamento così pregiudizievole al complesso dei costumi cristiani. Riflettiamo soprattutto ai nostri obblighi personali verso la giustizia divina, la quale ci rimetterà i peccati e le pene meritate, in misura che ci mostreremo premurosi d'offrirle la soddisfazione cui ha diritto.

VANGELO (Mt 6,16-21). - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando digiunate, non prendete un'aria melanconica, come gl'ipocriti, che sfigurano la loro faccia per mostrare alla gente che digiunano. In verità vi dico che han già ricevuto la loro mercede. Ma tu, quando digiuni, profumati il capo e la faccia, affinché non alla gente apparisca che tu digiuni, ma al tuo Padre, che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Non vogliate accumulare tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e i ladri scassinano e rubano; ma fatevi dei tesori nel cielo, dove né ruggine né tignole consumano, dove i ladri né scassinano né rubano. Perché dove è il tuo tesoro, quivi è anche il tuo cuore.

La gioia della Quaresima.

Nostro Signore non vuole che i cristiani accolgano il digiuno espiatorio, con un'aria triste e lugubre. Anzi, persuasi ch'è tanto pericoloso differire i conti con la giustizia, si devono consolare e mostrarsi allegri all'avvicinarsi di quel tempo sì salutare perché sanno in anticipo che, se saranno fedeli alle prescrizioni della Chiesa, il peso del loro fardello si alleggerirà.

Queste soddisfazioni, oggi tanto mitigate dall'indulgenza della Chiesa, se offerte a Dio con quelle del Redentore e fecondate da quella comunione di opere propiziatorie che unisce in un sol fascio le opere sante di tutti i membri della Chiesa militante, purificheranno le loro anime e le faranno degne di partecipare alle purissime gioie della Pasqua. Perciò, non dobbiamo essere tristi perché digiuniamo, ma perché abbiamo col peccato reso necessario il digiuno.

Il Signore, poi, ci dà un altro consiglio, che la Chiesa ci ricorderà spesso nel corso dei quaranta giorni: quello d'aggiungere l'elemosina alle privazioni del corpo. Vuole che tesorizziamo, ma per il cielo. Abbiamo bisogno d'intercessori: li dobbiamo cercare tra i poveri. Ogni giorno di Quaresima, eccetto le Domeniche, prima di congedare l'assemblea dei fedeli, il Sacerdote recita per loro una preghiera particolare, sempre preceduta dall'esortazione del diacono: "Umiliate le vostre teste dinanzi a Dio". La preghiera è una formula di benedizione, implorante il pegno della protezione celeste sui fedeli che ritornano alle ordinarie occupazioni (Callewaert, Sacris erudiri, p. 694).

PREGHIAMO

Riguarda placato, o Signore, il popolo prostrato dinanzi a te e, dopo averlo ristorato col dono divino, confortalo sempre con celesti aiuti.

Augustinus
09-02-05, 09:21
Quaranta capitoli di sobrietà, 1, 27. Filocalia Torino, 1983, vol. 2, 398.409-410; Firenze, 1981, t. 2, 63.71.

Si dà in noi una guerra spirituale più ardua di quella visibile. Chi e impegnato nella ricerca della santità bisogna che corra e persegua questo scopo nel suo spirito: mettere perfettamente in serbo nel cuore il ricordo di Dio, come perla o pietra preziosa. E tutto bisogna trascurare, anche il corpo, e non tenere alla vita presente, per acquisire nel cuore Dio solo.
In chi ben conduce l'opera della sobrietà o e sollecito nel ben condurla con cuore puro, si dispiega come un cielo spirituale con sole, luna e stelle; nella contemplazione e nell'ascesa mistica egli diviene spazio del Dio che nulla può racchiudere.Chi ama la virtù divina, decida dunque di trasferire le parole in opere, mediante l'aiuto di Dio e con tutto lo slancio di cui è capace. Se trattiene con una certa violenza i suoi sensi, dai quali sa che l'anima patisce danno, rende più leggera la lotta e la guerra del cuore.
Respingi tutti i nemici esterni con alcuni accorgimenti e combatti i pensieri che essi generano dentro, valendoti di immateriali arti divine. Scaccia i pensieri con la fatica delle veglie; sii temperante nei cibi e nel bere, assottiglia il corpo per renderti facilmente leggera la guerra del cuore, beneficando così te stesso e non un altro. E soccorri l'anima con la considerazione della morte; raccogli il tuo intelletto disperso col ricordo di Gesù Cristo. L'intelletto, soprattutto di notte, e solito rasserenarsi con le luminose contemplazioni di Dio e delle realtà divine.

Augustinus
09-02-05, 09:25
Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza.
Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui. Noè fu l’araldo della penitenza e coloro che lo ascoltarono furono salvi.
Giona predicò la rovina ai Niniviti e questi, espiando i loro peccati, placarono Dio con le preghiere e conseguirono la salvezza. Eppure non appartenevano al popolo di Dio.
Non mancarono mai ministri della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza. Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento: Com’è vero ch’io vivo — oracolo del Signore — non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza (cfr. Ez 33, 11). Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontànati, o casa di Israele, dai tuoi peccati. Di’ ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e più neri del cilicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamiate « Padre », ed io vi tratterò come un popolo Santo ed esaudirò la vostra preghiera (cfr. Is 1,18; 63,16; 64,7; Ger 3,4; 31,9).
Volendo far godere i beni della conversione a quelli che ama, pose la sua volontà onnipotente a sigillo della sua parola.
Obbediamo perciò alla sua magnifica e gloriosa volontà. Prostriamoci davanti al Signore supplicandolo di essere misericordioso e benigno. Convertiamoci sinceramente al suo amore. Ripudiamo ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte. Siamo dunque umili di spirito, o fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera. Mettiamo in pratica ciò che sta scritto. Dice, infatti, lo Spirito Santo: Non si vanti il saggio della sua saggezza, né il ricco delle sue ricchezze, ma chi vuol gloriarsi si vanti nel Signore, ricercandolo e praticando il diritto e la giustizia (cfr. Ger 9,22-23; 1 Cor 1,31). Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesù quando esortava alla mitezza e alla pazienza: Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate, perché anche a voi sia perdonato; come trattate gli altri, così sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non giudicate, e non sarete giudicati; siate benevoli, e sperimenterete la benevolenza; con la medesima misura con cui avrete misurato gli altri, sarete misurati anche voi (cfr. Mt 5, 7; 6, 14; 7, 1.2). Stiamo saldi in questa linea e aderiamo a questi comandamenti. Camminiamo sempre con tutta umiltà nell’obbedienza alle sante parole. Dice infatti un testo sacro: Su chi si posa il mio sguardo se non su chi è umile e pacifico e teme le mie parole? (cfr. Is 66, 2).
Perciò, avendo vissuto grandi e illustri eventi, corriamo verso la meta della pace, preparata per noi fin da principio. Fissiamo fermamente lo sguardo sul Padre e Creatore di tutto il mondo, e aspiriamo vivamente ai suoi doni meravigliosi e ai suoi benefici incomparabili.

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Augustinus
28-02-06, 16:03
Dopo i divertimenti e gli eccessi carnacialeschi, con il mercoledì delle Ceneri inizia il periodo più inteso e significativo dell'intero Anno liturgico, che ci introduce al mistero della nostra Redenzione, con la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù.
Pertanto, riporto in rilievo questo thread.

Aug. :) :) :)

Augustinus
01-03-06, 09:02
Quaresima: cammino di penitenza, di digiuno ed astinenza (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=45732)

Giovedì dopo le Ceneri (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=231207)

Venerdì dopo le Ceneri (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=231208)

Sabato dopo le Ceneri (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=231209)

1° Domenica di Quaresima (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=150650)

Augustinus
01-03-06, 22:50
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=20240):

Mercoledì delle Ceneri

1 marzo (celebrazione mobile) - Solennità

Il mercoledì delle Ceneri, la cui liturgia è marcata storicamente dall’inizio della penitenza pubblica, che aveva luogo in questo giorno, e dall’intensificazione dell’istruzione dei catecumeni, che dovevano essere battezzati durante la Veglia pasquale, apre ora il tempo salutare della Quaresima.
Lo spirito comunitario di preghiera, di sincerità cristiana e di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulle nostre teste, al quale noi ci sottomettiamo umilmente in risposta alla parola di Dio. Al di là del senso che queste usanze hanno avuto nella storia delle religioni, il cristiano le adotta in continuità con le pratiche espiatorie dell’Antico Testamento, come un “simbolo austero” del nostro cammino spirituale, lungo tutta la Quaresima, e per riconoscere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale, come un sacrificio reso al Dio della vita in unione con la morte del suo Figlio Unigenito. È per questo che il mercoledì delle Ceneri, così come il resto della Quaresima, non ha senso di per sé, ma ci riporta all’evento della Risurrezione di Gesù, che noi celebriamo rinnovati interiormente e con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati come il suo.
Il rinnovamento pasquale è proclamato per tutta l’umanità dai credenti in Gesù Cristo, che, seguendo l’esempio del divino Maestro, praticano il digiuno dai beni e dalle seduzioni del mondo, che il Maligno ci presenta per farci cadere in tentazione. La riduzione del nutrimento del corpo è un segno eloquente della disponibilità del cristiano all’azione dello Spirito Santo e della nostra solidarietà con coloro che aspettano nella povertà la celebrazione dell’eterno e definitivo banchetto pasquale. Così dunque la rinuncia ad altri piaceri e soddisfazioni legittime completerà il quadro richiesto per il digiuno, trasformando questo periodo di grazia in un annuncio profetico di un nuovo mondo, riconciliato con il Signore.

L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".

La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.

1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".

Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.

Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.

Autore: Enrico Beraudo

Augustinus
01-03-06, 23:54
http://cgfa.dotsrc.org/k/kramskoy3.jpg http://img345.imageshack.us/img345/4439/kramskxstwild726js.jpg Ivan Nikolaevich Kramskoy, Gesù nel deserto, 1873, Galleria Tretyakov, Mosca, Russia

http://img120.imageshack.us/img120/6562/displayimage2dr.jpg http://img162.imageshack.us/img162/84/thomas20cole544es.jpg Thomas Cole, Cristo servito dagli Angeli nel deserto, 1843, Worcester Art Museum, Massachusetts

Augustinus
20-02-07, 19:29
Domani inizia la Quaresima con il mercoledì delle Ceneri.
Ricordo ai forumisti cattolici che domani è digiuno ed astinenza.

Aug. :) :) :)

Aganto
20-02-07, 21:24
Grazie, non ricordo se c'è precetto per la celebrazione delle ceneri (non mi pare...).

Augustinus
20-02-07, 22:52
Grazie, non ricordo se c'è precetto per la celebrazione delle ceneri (non mi pare...).

Non è festa di precetto, ma la partecipazione alla Messa con l'imposizione delle sacre ceneri è vivamente consigliata. :-01#44

http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/044q01a1.gif

Augustinus
06-02-08, 09:25
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
06-02-08, 16:39
Ash Wednesday

The Wednesday after Quinquagesima Sunday, which is the first day of the Lenten fast.

The name dies cinerum (day of ashes) which it bears in the Roman Missal is found in the earliest existing copies of the Gregorian Sacramentary and probably dates from at least the eighth century. On this day all the faithful according to ancient custom are exhorted to approach the altar before the beginning of Mass, and there the priest, dipping his thumb into ashes previously blessed, marks the forehead -- or in case of clerics upon the place of the tonsure -- of each the sign of the cross, saying the words: "Remember man that thou art dust and unto dust thou shalt return." The ashes used in this ceremony are made by burning the remains of the palms blessed on the Palm Sunday of the previous year. In the blessing of the ashes four prayers are used, all of them ancient. The ashes are sprinkled with holy water and fumigated with incense. The celebrant himself, be he bishop or cardinal, receives, either standing or seated, the ashes from some other priest, usually the highest in dignity of those present. In earlier ages a penitential procession often followed the rite of the distribution of the ashes, but this is not now prescribed.

There can be no doubt that the custom of distributing the ashes to all the faithful arose from a devotional imitation of the practice observed in the case of public penitents. But this devotional usage, the reception of a sacramental which is full of the symbolism of penance (cf. the cor contritum quasi cinis of the "Dies Irae") is of earlier date than was formerly supposed. It is mentioned as of general observance for both clerics and faithful in the Synod of Beneventum, 1091 (Mansi, XX, 739), but nearly a hundred years earlier than this the Anglo-Saxon homilist Ælfric assumes that it applies to all classes of men. "We read, he says, in the books both in the Old Law and in the New that the men who repented of their sins bestrewed themselves with ashes and clothed their bodies with sackcloth. Now let us do this little at the beginning of our Lent that we strew ashes upon our heads to signify that we ought to repent of our sins during the Lenten fast".
And then he enforces this recommendation by the terrible example of a man who refused to go to church for the ashes on Ash Wednesday and who a few days after was accidentally killed in a boar hunt (Ælfric, Lives of Saints, ed. Skeat, I, 262-266). It is possible that the notion of penance which was suggested by the rite of Ash Wednesday was was reinforced by the figurative exclusion from the sacred mysteries symbolized by the hanging of the Lenten veil before the sanctuary. But on this and the practice of beginning the fast on Ash Wednesday see LENT.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1907 (http://www.newadvent.org/cathen/01775b.htm)

Augustinus
06-02-08, 16:44
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a7/Carl_Spitzweg_003.jpg Carl Spitzweg, Il mercoledì delle Ceneri ovvero la fine del Carnevale, 1855-60, Staatsgalerie, Stoccarda

Holuxar
01-03-17, 19:59
1 Marzo 2017: Mercoledì delle Ceneri, INIZIO QUARESIMA…




Mercoledì delle Ceneri - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/mercoledi-delle-ceneri/)
“1° marzo 2017, Mercoledì delle Ceneri.
“MEMENTO, HOMO, QUIA PULVIS ES, ET IN PULVEREM REVERTERIS” (Ricordati, o uomo, che sei polvere, e in polvere ritornerai).
Concedi, o Signore, ai tuoi fedeli: che questo tempo venerando, consacrato ai digiuni, venga da loro accolto con la debita pietà e trascorso con la ferma devozione. Per nostro Signore Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.”


Della Quaresima - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/)
“Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima
35 D. Che è la Quaresima?
R. La Quaresima è un tempo di digiuno e di penitenza istituito dalla Chiesa per tradizione apostolica.
36 D. Per qual fine è istituita la Quaresima?
R. La Quaresima è istituita:
1. per farci conoscere l’obbligo che abbiamo di far penitenza in tutto il tempo della nostra vita, di cui, secondo i santi Padri la Quaresima è la figura;
2. per imitare in qualche maniera il rigoroso digiuno di quaranta giorni, che Gesù Cristo fece nel deserto;
3. per prepararci coi mezzo della penitenza a celebrare santamente la Pasqua.
37 D. Perché il primo giorno di Quaresima si chiama il giorno delle Ceneri?
R. Il primo giorno di Quaresima si chiama giorno delle Ceneri, perché la Chiesa mette in quel giorno le sacre ceneri sul capo dei fedeli.
38 D. Perché la Chiesa nel principio della Quaresima usa imporre le sacre ceneri?
R. La Chiesa nel principio della Quaresima usa imporre le sacre ceneri, affinché noi ricordandoci che siamo composti di polvere, e colla morte dobbiamo ridurci in polvere, ci umiliamo e facciamo penitenza de’ nostri peccati mentre ne abbiamo il tempo.
39 D. Con quale disposizione dobbiamo noi ricevere le sacre ceneri?
R. Noi dobbiamo ricevere le sacre ceneri con cuor contrito ed umiliato, e con la santa risoluzione di passare la Quaresima nelle opere di penitenza.
40 D. Che cosa dobbiamo noi fare per passar bene la Quaresima secondo la mente della Chiesa?
R. Per passar bene la Quaresima secondo la mente della Chiesa dobbiamo fare quattro cose:
1. osservare esattamente il digiuno, e mortificarci non solamente nelle cose illecite e pericolose, ma ancora, per quanto si può, nelle cose lecite, come sarebbe moderarsi nelle ricreazioni;
2. fare preghiere, limosine, ed altre opere di cristiana carità verso il prossimo più che in ogni altro tempo;
3. ascoltare la parola di Dio non già per pura usanza o curiosità, ma per desiderio di mettere in pratica le verità che si ascoltano;
4. essere solleciti a prepararci alla confessione, per rendere più meritorio il digiuno, e per disporci meglio alla Comunione pasquale.
41 D. In che consiste il digiuno?
R. Il digiuno consiste nel fare un solo pasto al giorno, e nell’astenersi dai cibi vietati.
42 D. Nei giorni di digiuno oltre l’unico pasto è vietata qualunque altra refezione?
R. Nei giorni di digiuno la Chiesa permette una leggiera refezione alla sera, o pure sul mezzogiorno quando l’unico pasto viene differito alla sera.
43 D. Chi è obbligato al digiuno?
R. Al digiuno sono obbligati tutti coloro che hanno compito il ventesimo primo anno e non ne sono legittimamente impediti.
44 D. Quelli che non sono obbligati al digiuno sono affatto esenti dalle mortificazioni?
R. Quelli che non sono obbligati al digiuno non sono affatto esenti dalle mortificazioni, perché niuno è dispensato dall’obbligo generale di far penitenza e perciò devono mortificarsi in altre cose secondo le loro forze.”



"1° marzo 2017, Mercoledì delle Ceneri – La Quaresima"
1° marzo 2017, Mercoledì delle Ceneri ? La Quaresima « www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=27438)


QUARESIMA, IL SIGNIFICATO DELLE CENERI « www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=27440)
“"QUARESIMA, IL SIGNIFICATO DELLE CENERI."
Segnalazione di Interris, quotidiano internazionale on-line di Fabio Beretta
“Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”. Le parole pronunciate da Dio nel giardino dell’Eden, e che accompagnano la cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, segnano l’inizio della Quaresima, un tempo di preghiera, digiuno e penitenza durante il quale i cristiani si preparano alla grande festa della Pasqua. “Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai” (Genesi 3,19), è la stessa frase che caratterizza la celebrazione peculiare del Mercoledì delle Ceneri. Tradizionalmente ricavate dai rami d’ulivo benedetti in occasione della Domenica delle Palme dell’anno precedente, le ceneri, e il rito della loro imposizione, hanno origini antichissime.
Il significato biblico
Da Abramo a Giuditta, le ceneri, assumono un duplice significato nella storia dell’Antico Testamento. Sono segno della debole e fragile condizione dell’uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere” (Gen 18,27). Giobbe, riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). Ma la cenere è anche segno di penitenza, di chi si accorge del proprio agire “malvagio” e decide di “convertirsi”. Noto, a tal proposito, il testo della conversione degli abitanti di Ninive dopo la predicazione di Giona: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11). Inoltre, Giuditta, prima di intraprendere l’ardua impresa di liberare Betulia, “cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo e mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e, nell’ora in cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l’incenso della sera, supplicò a gran voce il Signore” (Gdt 9, 1). Nel Nuovo Testamento, poi, Gesù stesso, parlando delle città di Corazin e Betsaida, afferma che avrebbero meritato la stessa fine di Tiro e Sidone se non avessero fatto penitenza con cenere e cilicio (Mt 11, 21).
La penitenza “pubblica” nel medioevo
È da queste pagine che i Padri della Chiesa, come San Cipriano, Sant’Ambrogio, San Girolamo e altri, alludono spesso alla penitenza “in cinere et cilicio”. A cavallo tra il V e il VI secolo, quando la Chiesa istituì la “penitenza pubblica”, scelse proprio la cenere e il sacco per indicare il castigo di coloro che avevano commesso peccati gravi e notori. Il periodo di quella penitenza canonica iniziava il mercoledì, primo giorno di Quaresima, e terminava il Giovedì Santo. Nella Roma del VII secolo, quaranta giorni prima della Pasqua, i penitenti si presentavano ai presbiteri, confessavano le proprie colpe e, se era il caso, ricevevano un vestito di cilicio impregnato di cenere. Essi restavano esclusi dalla chiesa, con la prescrizione di ritirarsi in qualche abbazia per compiere la penitenza.
La benedizione delle ceneri
Il primo formulario di benedizione delle ceneri risale all’XI secolo. Il rito di imporle sulla testa dei penitenti, gesto simbolico che si rifà alla tradizione biblica, si diffuse rapidamente in tutta Europa. Inizialmente venivano deposte sul capo degli uomini, mentre alle donne veniva fatta una croce sulla fronte. Inoltre, esso era riservato solo ai penitenti. Poi, essendo in seguito abolita la penitenza pubblica, il rito fu esteso a tutti i fedeli per richiamare alla memoria il comune destino mortale causato dal peccato originale.
Le “stationes” romane
A Roma, capitale dell’Impero e sede papale, a partire dal V secolo, si sviluppa la tradizione delle “stationes” quaresimali: i fedeli, ogni giorno, si radunano e sostano presso una delle tante “memorie” dei Martiri, che costituiscono le fondamenta della Chiesa di Roma. Nelle Basiliche, dove vengono esposte le reliquie, è celebrata la Santa Messa preceduta da una processione, durante la quale si cantano le Litanie dei Santi. Si fa in questo modo memoria di quanti, con il loro sangue, hanno testimoniato Cristo.
La prima notizia storica ufficiale, registrata nel “Liber pontificalis”, risale a Papa Ilario (461-468). È scritto che il Papa donò alla Chiesa di Roma una serie di vasi sacri da utilizzare nelle chiese in cui avvenivano le stationes. Questa pratica si diffuse poi in tutta Europa e nell’Africa del nord. Nei calendari liturgici che non seguono il Martirologio Romano venivano esplicitamente ricordate le chiese stazionali dell’Urbe, per sentirsi in piena comunione con il Papa. Una prima riorganizzazione e sistemazione delle stationes avviene, secondo la tradizione, con Gregorio Magno.
La riforma di Gregorio Magno
Il Papa si recava nella chiesa vicina a quella stazionaria. Lì si recitava un’orazione, quindi prendeva forma la processione che, al canto delle litanie dei santi, giungeva alla chiesa stazionaria dove si partecipava a una veglia di preghiera, successivamente sostituita dalla celebrazione eucaristica. Questo avvenne fino all’esilio avignonese. Nel 1870, le stationes non ebbero più luogo, a causa dei moti che portarono all’unità d’Italia e alla presa di Roma. Bisognerà attendere l’inizio del XX secolo per vedere rinascere le stationes romane, grazie a monsignor Carlo Respighi, che dal ’31 al ’47 sostenne e incoraggiò questa tradizione. Paolo Vi fu il primo Pontefice a riprendere l’uso di presiedere la prima “statio“, quella che per tradizione si svolge nella basilica di Santa Sabina sull’Aventino.
Santa Sabina, la “statio” del Papa
La scelta di partire proprio da questa particolare chiesa è probabilmente dovuta al fatto che anticamente la processione iniziava dalla chiesa di Santa Anastasia, nei pressi del Circo Massimo, e dunque la salita all’Aventino simboleggiava il cammino di purificazione dell’anima verso la perfezione spirituale. Santa Sabina non è sempre stata la prima “statio”. Infatti, fino a una certa epoca la Quaresima cominciava la domenica e in questo giorno le processioni iniziavano sempre dalle grandi basiliche. (…)
Fonte: QUARESIMA, IL SIGNIFICATO DELLE CENERI di Fabio Beretta”






La Quaresima prima del Concilio? Ecco le regole. | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2014/03/la-quaresima-prima-del-concilio-ecco-le-regole/)
"Come si faceva la Quaresima prima del Concilio? Quali erano le istruzioni per digiuno e astinenza? In quali altri giorni dell’anno si applicavano questi precetti?
– LA LEGGE DEL DIGIUNO obbliga tutti i fedeli che hanno compiuto i 21 anni e non hanno ancora iniziato il 60° anno.
– LA LEGGE DELL’ASTINENZA dalla carne obbliga tutti i fedeli a partire dai 7 anni compiuti.
IL DIGIUNO consiste nel fare un solo pasto al giorno e due piccole refezioni nel corso della giornata (i moralisti quantificano in 60 grammi al mattino e 250 grammi alla sera).
L’ASTINENZA vieta l’uso della carne, di estratto o brodo di carne, ma non quello delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento di grasso animale.
GIORNI DI ASTINENZA DALLA CARNI: – tutti i Venerdì dell’anno (tranne se vi cade una festa di precetto).
GIORNI DI ASTINENZA E DI DIGIUNO: – Mercoledì delle Ceneri; – ogni Venerdì e Sabato di Quaresima; – il Mercoledì, il Venerdì e il Sabato delle Quattro Tempora; – le Vigilie di Natale (24 Dicembre), di Pentecoste, dell’Immacolata (7 dicembre), d’Ognissanti (31 Ottobre).
GIORNI DI SOLO DIGIUNO SENZA ASTINENZA: tutti gli altri giorni feriali di Quaresima (le Domeniche non c’è digiuno).
POSSONO NON PRATICARE L’ASTINENZA:
– i poveri che ricevono carne in elemosina e non hanno altro da mangiare;
– gli infermi, i convalescenti, i deboli di stomaco, le donne che allattano, le donne incinte se deboli; – gli operai che fanno lavori più pesanti quotidianamente;
– mogli, figli, servi, tutti coloro che esercitano un servizio essendovi costretti, e che non possono avere altro cibo sufficientemente nutriente.
POSSONO NON PRATICARE IL DIGIUNO:
– coloro che digiunerebbero con grave incomodo: ammalati, convalescenti, deboli di nervi, donne che allattano o incinte;
– poveri che hanno già poco cibo a disposizione;
– coloro che esercitano un lavoro che è moralmente e ordinariamente incompatibile con il digiuno (es: lavori pesanti);
– coloro che fanno un lavoro intellettuale molto faticoso (es. studenti sotto esami);
– chi deve fare un lungo e faticoso viaggio, per un maggiore bene o per un’opera di pietà più grande se questa è moralmente incompatibile con il digiuno (es: assistenza ai malati).
DIFFONDETE QUESTA PAGINA E FATE CONOSCERE QUESTE REGOLE!"

[Audio, 26-2-15] P. Seveso ci dice qualcosa in più sulla Quaresima Cattolica | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2015/02/audio-26-2-15-p-seveso-ci-dice-qualcosa-in-piu-sulla-quaresima-cattolica/)

https://www.facebook.com/radiospadasocial/posts/1625231844173145:0
“1 MARZO 2017: MERCOLEDÌ DELLE CENERI (INIZIO DELLA SANTA QUARANTENA - ASTINENZA E DIGIUNO).
L'appello del profeta.
Ieri il mondo s'agitava nei piaceri, e gli stessi cristiani si abbandonavano ai leciti divertimenti; ma questa mattina ha squillato la sacra tromba di cui parla il profeta Gioele (v. Epistola della Messa) per annunciare l'apertura solenne del digiuno quaresimale, il tempo dell'espiazione, l'imminente avvicinarsi dei grandi anniversari della nostra salvezza. Destiamoci, cristiani, e prepariamoci a combattere le battaglie del Signore.
L'armatura spirituale.
Ricordiamoci, però, che nella lotta dello spirito contro la carne, dobbiamo essere armati: ecco perché la santa Chiesa ci raccoglie nei suoi templi per iniziarci alla milizia spirituale. San Paolo ce ne ha già fatto conoscere i dettagli della difesa con queste parole: "Siate dunque saldi, cingendo il vostro fianco con la verità, vestiti della corazza della giustizia, avendo i piedi calzati in preparazione al Vangelo di pace. Prendete soprattutto lo scudo della fede, l'elmo della saldezza e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio" (Ef 6,14-17). Il principe degli Apostoli aggiunge: "Avendo Cristo patito nella carne, armatevi anche voi dello stesso pensiero" (1Pt. 4,1).
Ricordandoci oggi la Chiesa questi apostolici insegnamenti, ne aggiunge un altro non meno eloquente, obbligandoci a risalire al giorno della prevaricazione, che rese necessario quelle lotte che stiamo per intraprendere e le espiazioni attraverso le quali dobbiamo passare.
I nemici da combattere.
Noi siamo assaliti da due sorta di nemici: le passioni dentro il nostro cuore, il demonio fuori; entrambi disordini che derivano dalla superbia. L'uomo si rifiutò d'obbedire a Dio; ciò nonostante egli lo risparmiò, ma alla dura condizione di subire la morte: "Uomo, disse, tu sei polvere, ed in polvere ritornerai" (Gen 3,19). Ah! perché dimenticammo quell'avvertimento? A Dio bastò solo premunirci contro noi stessi; compresi del nostro niente, non avremmo mai dovuto infrangere la sua legge. Se ora vogliamo perseverare nel bene, al quale ci ha ricondotti la sua grazia, dobbiamo umiliarci, accettare la sentenza e considerare la vita come un viaggio più o meno breve che termina alla tomba. Sotto questa luce tutto diventa nuovo, ogni cosa si schiarisce. Nell'immensa sua bontà, Dio, che si compiacque riversare tutto il suo amore su di noi, esseri condannati alla morte, ci appare ancor più ammirabile. Nelle brevissime ore della nostra esistenza, l'ingratitudine e l'insolenza con cui ci scagliammo contro di lui ci sembrano sempre più degne del nostro disprezzo, e più legittima e salutare la riparazione che ora ci è possibile e che egli si degna d'accettare.
L'imposizione delle ceneri.
A questo pensava la santa Chiesa, quando fu indotta ad anticipare di quattro giorni il digiuno quaresimale e ad aprire questo sacro tempo cospargendo di cenere la fronte colpevole dei suoi figli, e ripetendo a ciascuno di loro le parole con cui il Signore li condannava alla morte.
Come segno d'umiliazione e penitenza, però, l'uso delle ceneri è molto anteriore a quella istituzione. Infatti lo troviamo praticato fin nell'Antico Testamento. Perfino Giobbe, che apparteneva alla gentilità, copriva di cenere la sua carne dilaniata dalla mano di Dio, per implorare così la sua misericordia (Gb 16,16). Più tardi il Salmista, nell'ardente contrizione del suo cuore, mescolava cenere nel pane che mangiava (Sal 101,10). Analoghi esempi abbondano nei Libri storici e nei Profeti dell'Antico Testamento. Si avvertiva anche allora il rapporto esistente fra la polvere d'una materia bruciata e l'uomo peccatore, il corpo del quale sarà disfatto in polvere sotto il fuoco della giustizia divina. Per salvare almeno l'anima, il peccatore ricorreva alla cenere, e nel riconoscere quella triste fraternità con essa si sentiva più al riparo dalla collera di colui che resiste ai superbi e perdona agli umili.
I pubblici penitenti.
L'uso liturgico delle Ceneri al Mercoledì di Quinquagesima non sembra che in origine sia stato imposto a tutti i fedeli, ma solo ai colpevoli di certi peccati soggetti alla pubblica penitenza della Chiesa. In questo giorno, prima della Messa, essi si presentavano in Chiesa dove stava raccolto tutto il popolo, i sacerdoti ricevevano la confessione dei loro peccati, quindi li vestivano di cilizi e spargevano sulle loro teste la cenere. Dopo questa cerimonia, il clero ed il popolo si prostravano a terra, mentre ad alta voce venivano recitati i sette salmi penitenziali. Successivamente aveva luogo la processione, durante la quale i penitenti camminavano a piedi scalzi. Di ritorno, erano solennemente cacciati fuori dalla Chiesa dal Vescovo, che diceva loro: "Vi scacciamo fuori dal recinto della Chiesa a causa dei vostri peccati e delitti, come fu scacciato fuori dal Paradiso il primo uomo Adamo a causa della sua trasgressione". Poi il clero cantava diversi Responsori tratti dal Genesi, dov'erano ricordate le parole del Signore che condannava l'uomo ai sudori ed al lavoro sulla terra, ormai maledetta a causa sua. Quindi venivano chiuse le porte della Chiesa, affinché i penitenti non ne passassero più le soglie fino al Giovedì Santo, giorno nel quale ricevevano solennemente l'assoluzione.
Estensione del rito liturgico.
Dopo il XII secolo, la penitenza pubblica cominciò a cadere in disuso; ma l'uso d'imporre in questo giorno le ceneri a tutti i fedeli divenne sempre più generale e prese posto fra le cerimonie essenziali della Liturgia Romana. È difficile dire esattamente in quale epoca si produsse tale evoluzione. Sappiamo solo che nel Concilio di Benevento (1091) Urbano II ne fece un obbligo a tutti i fedeli. L'attuale cerimonia è descritta negli Ordines del XII secolo; le antifone, i responsori e le preghiere della benedizione delle Ceneri erano già in uso fra l'VIII e il X secolo.
Una volta i cristiani si avvicinavano a piedi nudi a ricevere l'ammonimento sul niente dell'uomo, e, ancora nel XII secolo, lo stesso Papa, per recarsi da S. Anastasia a S. Sabina, dov'è la Stazione, faceva tutto il percorso senza calzatura, come pure i Cardinali che l'accompagnavano. Poi la Chiesa mitigò questo rigore esteriore; ma continuò a dare valore ai sentimenti interni che deve produrre in noi un rito così espressivo.
Come abbiamo or ora detto, la Stazione odierna è a Roma, in S. Sabina, sul colle Aventino, aprendosi così sotto gli auspici di questa santa Martire la penitenza quaresimale.
La sacra funzione incomincia con la benedizione delle ceneri, ottenute dalle Palme benedette l'anno prima nella Domenica che precede la Pasqua. La nuova benedizione ch'esse ricevono in questa circostanza ha lo scopo di renderle più degne del mistero di contrizione e di umiltà che stanno a significare.
MESSA
EPISTOLA (Gl 2,12-19). - Queste cose dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore nel digiuno, nelle lacrime, nei sospiri. Lacerate i vostri cuori e non le vostre vesti; tornate al Signore, Dio vostro, che è benigno e misericordioso, paziente e ricco di clemenza, e ci pensa molto avanti di castigare. Chi sa che non cambi e perdoni, e non lasci dietro a sé la benedizione pel sacrificio e la libazione al Signore Dio vostro? Sonate la tromba in Sion, pubblicate il digiuno, convocate l'adunanza, radunate il popolo, purificate la riunione, convocate gli anziani; fate venire i fanciulli e i lattanti, lo sposo novello lasci il suo letto e la novella sposa il suo talamo. Tra il vestibolo e l'altare i sacerdoti, ministri del Signore, piangano, e dicano: Perdona, Signore, perdona al tuo popolo, non abbandonare la tua eredità all'obbrobrio, non la render serva delle nazioni; che non si dica fra i popoli: Dov'è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: Ecco che io vi manderò il frumento, il vino e l'olio, e ne avrete in abbondanza. e non vi farò più essere l'obbrobrio delle genti: dice il Signore onnipotente.
Efficacia del digiuno.
Questo magnifico passo del Profeta ci rivela l'importanza che il Signore dà all'espiazione fatta col digiuno. Quando l'uomo contrito dei propri peccati affligge la sua carne. Dio si commuove, come lo dimostra l'esempio di Ninive. Il Signore perdonò a una città infedele, perché i suoi abitanti imploravano pietà con l'abito della penitenza. Che non farà allora in favore del suo popolo, se questo saprà unire all'immolazione del corpo il sacrificio del cuore ?
Affrontiamo dunque coraggiosamente la via della penitenza; e se l'affievolimento della fede e del timor di Dio sembra far cadere intorno a noi pratiche antiche quanto il cristianesimo, guardiamoci dal non esagerare in un rilassamento così pregiudizievole al complesso dei costumi cristiani. Riflettiamo soprattutto ai nostri obblighi personali verso la giustizia divina, la quale ci rimetterà i peccati e le pene meritate, in misura che ci mostreremo premurosi d'offrirle la soddisfazione cui ha diritto.
VANGELO (Mt 6,16-21). - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando digiunate, non prendete un'aria melanconica, come gl'ipocriti, che sfigurano la loro faccia per mostrare alla gente che digiunano. In verità vi dico che han già ricevuto la loro mercede. Ma tu, quando digiuni, profumati il capo e la faccia, affinché non alla gente apparisca che tu digiuni, ma al tuo Padre, che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Non vogliate accumulare tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e i ladri scassinano e rubano; ma fatevi dei tesori nel cielo, dove né ruggine né tignole consumano, dove i ladri né scassinano né rubano. Perché dove è il tuo tesoro, quivi è anche il tuo cuore.
La gioia della Quaresima.
Nostro Signore non vuole che i cristiani accolgano il digiuno espiatorio, con un'aria triste e lugubre. Anzi, persuasi ch'è tanto pericoloso differire i conti con la giustizia, si devono consolare e mostrarsi allegri all'avvicinarsi di quel tempo sì salutare perché sanno in anticipo che, se saranno fedeli alle prescrizioni della Chiesa, il peso del loro fardello si alleggerirà.
Queste soddisfazioni, oggi tanto mitigate dall'indulgenza della Chiesa, se offerte a Dio con quelle del Redentore e fecondate da quella comunione di opere propiziatorie che unisce in un sol fascio le opere sante di tutti i membri della Chiesa militante, purificheranno le loro anime e le faranno degne di partecipare alle purissime gioie della Pasqua. Perciò, non dobbiamo essere tristi perché digiuniamo, ma perché abbiamo col peccato reso necessario il digiuno.
Il Signore, poi, ci dà un altro consiglio, che la Chiesa ci ricorderà spesso nel corso dei quaranta giorni: quello d'aggiungere l'elemosina alle privazioni del corpo. Vuole che tesorizziamo, ma per il cielo. Abbiamo bisogno d'intercessori: li dobbiamo cercare tra i poveri. Ogni giorno di Quaresima, eccetto le Domeniche, prima di congedare l'assemblea dei fedeli, il Sacerdote recita per loro una preghiera particolare, sempre preceduta dall'esortazione del diacono: "Umiliate le vostre teste dinanzi a Dio". La preghiera è una formula di benedizione, implorante il pegno della protezione celeste sui fedeli che ritornano alle ordinarie occupazioni (Callewaert, Sacris erudiri, p. 694).
PREGHIAMO
Riguarda placato, o Signore, il popolo prostrato dinanzi a te e, dopo averlo ristorato col dono divino, confortalo sempre con celesti aiuti.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 463-467.”


“Il 1 marzo 492 muore San Felice III, Sommo Pontefice.”
“Il 1 marzo 705 Papa Giovanni VII viene esaltato al Sommo Pontificato.”





Guéranger, L'anno liturgico - Mercoledì delle Ceneri (http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-mer.htm)






“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare sant’Ercolàno, Vescovo e Martire, decollato per comando di Tótila, Re dei Goti. Il suo corpo poi, come scrive san Gregorio Papa, quaranta giorni dopo la decollazione, fu ritrovato così unito al capo ed intatto, come se non fosse stato colpito da alcun taglio di ferro. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questo santo Vescovo e Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Ercolàno, Vescovo e Martire possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr”






https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
"Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]."
Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch/)
“Mercredi des Cendres”





Luca, Sursum Corda!

Holuxar
14-02-18, 16:02
14 FEBBRAIO 2018: SAN VALENTINO, PRETE E MARTIRE; MERCOLEDÌ DELLE CENERI (ASTINENZA E DIGIUNO - INIZIO DELLA SANTA QUARANTENA)…



“MERCOLEDÌ DELLE CENERI.”
Guéranger, L'anno liturgico - Mercoledì delle Ceneri (http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-mer.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-mer.htm

“TEMPO DI QUARESIMA”
Capitolo I - Storia della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Storia della Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm

Capitolo II - Mistica della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Mistica della Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm

Capitolo III - Pratica della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Pratica della Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm


Guéranger, L'anno liturgico - 14 febbraio. San Valentino, Prete e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-14feb.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-14feb.htm
“14 FEBBRAIO, SAN VALENTINO: PRETE E MARTIRE.”




http://www.sodalitium.biz/san-valentino/
“14 febbraio, San Valentino, Prete e Martire.
”A Roma, sulla via Flaminia, il natale di san Valentino, Prete e Martire, il quale, glorioso per guarigioni e dottrina, fu percosso con bastoni e decapitato sotto Claudio Cesare”.
O glorioso martire San Valentino, che per la vostra intercessione liberaste i vostri devoti dalla peste e da altre terribili malattie, liberateci, vi supplichiamo, dalla peste terribile dell’anima, che è il peccato mortale. Così sia.”


Mercoledì delle Ceneri - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/mercoledi-delle-ceneri/)
http://www.sodalitium.biz/mercoledi-delle-ceneri/
“4 febbraio 2018, Mercoledì delle Ceneri.
“Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris” (Ricordati, o uomo, che sei polvere, e in polvere ritornerai).
Concedi, o Signore, ai tuoi fedeli: che questo tempo venerando, consacrato ai digiuni, venga da loro accolto con la debita pietà e trascorso con la ferma devozione. Per nostro Signore Gesú Cristo.”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/GED_0000000011-300x200.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/GED_0000000011-300x200.jpg



Della Quaresima - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/)
http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/
“Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima.
35 D. Che è la Quaresima?
R. La Quaresima è un tempo di digiuno e di penitenza istituito dalla Chiesa per tradizione apostolica.
36 D. Per qual fine è istituita la Quaresima?
R. La Quaresima è istituita:
1. per farci conoscere l’obbligo che abbiamo di far penitenza in tutto il tempo della nostra vita, di cui, secondo i santi Padri la Quaresima è la figura;
2. per imitare in qualche maniera il rigoroso digiuno di quaranta giorni, che Gesù Cristo fece nel deserto;
3. per prepararci coi mezzo della penitenza a celebrare santamente la Pasqua.
37 D. Perché il primo giorno di Quaresima si chiama il giorno delle Ceneri?
R. Il primo giorno di Quaresima si chiama giorno delle Ceneri, perché la Chiesa mette in quel giorno le sacre ceneri sul capo dei fedeli.
38 D. Perché la Chiesa nel principio della Quaresima usa imporre le sacre ceneri?
R. La Chiesa nel principio della Quaresima usa imporre le sacre ceneri, affinché noi ricordandoci che siamo composti di polvere, e colla morte dobbiamo ridurci in polvere, ci umiliamo e facciamo penitenza de’ nostri peccati mentre ne abbiamo il tempo.
39 D. Con quale disposizione dobbiamo noi ricevere le sacre ceneri?
R. Noi dobbiamo ricevere le sacre ceneri con cuor contrito ed umiliato, e con la santa risoluzione di passare la Quaresima nelle opere di penitenza.
40 D. Che cosa dobbiamo noi fare per passar bene la Quaresima secondo la mente della Chiesa?
R. Per passar bene la Quaresima secondo la mente della Chiesa dobbiamo fare quattro cose:
1. osservare esattamente il digiuno, e mortificarci non solamente nelle cose illecite e pericolose, ma ancora, per quanto si può, nelle cose lecite, come sarebbe moderarsi nelle ricreazioni;
2. fare preghiere, limosine, ed altre opere di cristiana carità verso il prossimo più che in ogni altro tempo;
3. ascoltare la parola di Dio non già per pura usanza o curiosità, ma per desiderio di mettere in pratica le verità che si ascoltano;
4. essere solleciti a prepararci alla confessione, per rendere più meritorio il digiuno, e per disporci meglio alla Comunione pasquale.
41 D. In che consiste il digiuno?
R. Il digiuno consiste nel fare un solo pasto al giorno, e nell’astenersi dai cibi vietati.
42 D. Nei giorni di digiuno oltre l’unico pasto è vietata qualunque altra refezione?
R. Nei giorni di digiuno la Chiesa permette una leggiera refezione alla sera, o pure sul mezzogiorno quando l’unico pasto viene differito alla sera.
43 D. Chi è obbligato al digiuno?
R. Al digiuno sono obbligati tutti coloro che hanno compito il ventesimo primo anno e non ne sono legittimamente impediti.
44 D. Quelli che non sono obbligati al digiuno sono affatto esenti dalle mortificazioni?
R. Quelli che non sono obbligati al digiuno non sono affatto esenti dalle mortificazioni, perché niuno è dispensato dall’obbligo generale di far penitenza e perciò devono mortificarsi in altre cose secondo le loro forze.”


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Disciplina del digiuno e dell'astinenza - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/)
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"Disciplina del digiuno e dell’astinenza.
Poichè la Costituzione “Poenitemini” del 1966 di Paolo VI e il “Nuovo Diritto Canonico” del 1983 di Giovanni Paolo II non hanno nessun valore giuridico, è ancora in vigore la disciplina osservata sotto il pontificato di Pio XII (secondo i Canoni 1250-1254 del Diritto Canonico piano-benedettino del 1917, modificati dal Decreto dalla S. Congregazione dei Riti del 16 settembre 1955 e dalla S. Congregazione Concilio del 25 luglio 1957).
L’attuale legge per i fedeli di rito latino è quindi la seguente:
– LA LEGGE DEL DIGIUNO obbliga tutti i fedeli che hanno compiuto i 21 anni e non hanno ancora iniziato il 60° anno.
– LA LEGGE DELL’ASTINENZA dalla carne obbliga tutti i fedeli a partire dai 7 anni compiuti.
IL DIGIUNO consiste nel fare un solo pasto al giorno e due piccole refezioni nel corso della giornata (i moralisti quantificano in 60 grammi al mattino e 250 grammi alla sera; la refezione serale è sempre di magro).
L’ASTINENZA vieta l’uso della carne, di estratto o brodo di carne, ma non quello delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento di grasso animale.
GIORNI DI ASTINENZA DALLA CARNI:
– tutti i Venerdì dell’anno (tranne se vi cade una festa di precetto, ma questo vale solo al di fuori della quaresima).
GIORNI DI ASTINENZA E DI DIGIUNO:
– Mercoledì delle Ceneri;
– ogni Venerdì e Sabato di Quaresima;
– il Mercoledì, il Venerdì e il Sabato delle Quattro Tempora;
– le Vigilie di Natale (24 Dicembre), di Pentecoste, dell’Immacolata (7 dicembre),
d’Ognissanti (31 Ottobre).
GIORNI DI SOLO DIGIUNO SENZA ASTINENZA:
– tutti gli altri giorni feriali di Quaresima (le Domeniche non c’è digiuno).
POSSONO NON PRATICARE L’ASTINENZA:
– i poveri che ricevono carne in elemosina e non hanno altro da mangiare;
– gli infermi, i convalescenti, i deboli di stomaco, le donne che allattano, le donne incinte se deboli;
– gli operai che fanno lavori più pesanti quotidianamente;
– mogli, figli, servi, tutti coloro che esercitano in servizio essendovi costretti, e che non possono avere altro cibo sufficientemente nutriente.
POSSONO NON PRATICARE IL DIGIUNO:
– coloro che digiunerebbero con grave incomodo: ammalati, convalescenti, deboli di nervi, donne che allattano o incinte;
– poveri che hanno già poco cibo a disposizione;
– coloro che esercitano un lavoro che è moralmente e ordinariamente incompatibile con il digiuno (es: lavori pesanti);
– coloro che fanno un lavoro intellettuale molto faticoso (es. studenti sotto esami);
– chi deve fare un lungo e faticoso viaggio; per un maggiore bene o per un’opera di pietà più grande, se questa è moralmente incompatibile con il digiuno (es.: assistenza ai malati)."


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Tempo di Quaresima - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/tempo-di-quaresima/)
http://www.centrostudifederici.org/tempo-di-quaresima/
“Tempo di Quaresima 14 febbraio 2018
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Tempo di Quaresima
Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima
Della Quaresima - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/)
Disciplina del digiuno e dell’astinenza
Disciplina del digiuno e dell'astinenza - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/)
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QUARESIMA, IL SIGNIFICATO DELLE CENERI « www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/public/press40/2017/03/quaresima-il-significato-delle-ceneri/)
“"QUARESIMA, IL SIGNIFICATO DELLE CENERI."
Segnalazione di Interris, quotidiano internazionale on-line di Fabio Beretta
“Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”. Le parole pronunciate da Dio nel giardino dell’Eden, e che accompagnano la cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, segnano l’inizio della Quaresima, un tempo di preghiera, digiuno e penitenza durante il quale i cristiani si preparano alla grande festa della Pasqua. “Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai” (Genesi 3,19), è la stessa frase che caratterizza la celebrazione peculiare del Mercoledì delle Ceneri. Tradizionalmente ricavate dai rami d’ulivo benedetti in occasione della Domenica delle Palme dell’anno precedente, le ceneri, e il rito della loro imposizione, hanno origini antichissime.
Il significato biblico
Da Abramo a Giuditta, le ceneri, assumono un duplice significato nella storia dell’Antico Testamento. Sono segno della debole e fragile condizione dell’uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere” (Gen 18,27). Giobbe, riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). Ma la cenere è anche segno di penitenza, di chi si accorge del proprio agire “malvagio” e decide di “convertirsi”. Noto, a tal proposito, il testo della conversione degli abitanti di Ninive dopo la predicazione di Giona: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11). Inoltre, Giuditta, prima di intraprendere l’ardua impresa di liberare Betulia, “cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo e mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e, nell’ora in cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l’incenso della sera, supplicò a gran voce il Signore” (Gdt 9, 1). Nel Nuovo Testamento, poi, Gesù stesso, parlando delle città di Corazin e Betsaida, afferma che avrebbero meritato la stessa fine di Tiro e Sidone se non avessero fatto penitenza con cenere e cilicio (Mt 11, 21).
La penitenza “pubblica” nel medioevo
È da queste pagine che i Padri della Chiesa, come San Cipriano, Sant’Ambrogio, San Girolamo e altri, alludono spesso alla penitenza “in cinere et cilicio”. A cavallo tra il V e il VI secolo, quando la Chiesa istituì la “penitenza pubblica”, scelse proprio la cenere e il sacco per indicare il castigo di coloro che avevano commesso peccati gravi e notori. Il periodo di quella penitenza canonica iniziava il mercoledì, primo giorno di Quaresima, e terminava il Giovedì Santo. Nella Roma del VII secolo, quaranta giorni prima della Pasqua, i penitenti si presentavano ai presbiteri, confessavano le proprie colpe e, se era il caso, ricevevano un vestito di cilicio impregnato di cenere. Essi restavano esclusi dalla chiesa, con la prescrizione di ritirarsi in qualche abbazia per compiere la penitenza.
La benedizione delle ceneri
Il primo formulario di benedizione delle ceneri risale all’XI secolo. Il rito di imporle sulla testa dei penitenti, gesto simbolico che si rifà alla tradizione biblica, si diffuse rapidamente in tutta Europa. Inizialmente venivano deposte sul capo degli uomini, mentre alle donne veniva fatta una croce sulla fronte. Inoltre, esso era riservato solo ai penitenti. Poi, essendo in seguito abolita la penitenza pubblica, il rito fu esteso a tutti i fedeli per richiamare alla memoria il comune destino mortale causato dal peccato originale.
Le “stationes” romane
A Roma, capitale dell’Impero e sede papale, a partire dal V secolo, si sviluppa la tradizione delle “stationes” quaresimali: i fedeli, ogni giorno, si radunano e sostano presso una delle tante “memorie” dei Martiri, che costituiscono le fondamenta della Chiesa di Roma. Nelle Basiliche, dove vengono esposte le reliquie, è celebrata la Santa Messa preceduta da una processione, durante la quale si cantano le Litanie dei Santi. Si fa in questo modo memoria di quanti, con il loro sangue, hanno testimoniato Cristo.
La prima notizia storica ufficiale, registrata nel “Liber pontificalis”, risale a Papa Ilario (461-468). È scritto che il Papa donò alla Chiesa di Roma una serie di vasi sacri da utilizzare nelle chiese in cui avvenivano le stationes. Questa pratica si diffuse poi in tutta Europa e nell’Africa del nord. Nei calendari liturgici che non seguono il Martirologio Romano venivano esplicitamente ricordate le chiese stazionali dell’Urbe, per sentirsi in piena comunione con il Papa. Una prima riorganizzazione e sistemazione delle stationes avviene, secondo la tradizione, con Gregorio Magno.
La riforma di Gregorio Magno
Il Papa si recava nella chiesa vicina a quella stazionaria. Lì si recitava un’orazione, quindi prendeva forma la processione che, al canto delle litanie dei santi, giungeva alla chiesa stazionaria dove si partecipava a una veglia di preghiera, successivamente sostituita dalla celebrazione eucaristica. Questo avvenne fino all’esilio avignonese. Nel 1870, le stationes non ebbero più luogo, a causa dei moti che portarono all’unità d’Italia e alla presa di Roma. Bisognerà attendere l’inizio del XX secolo per vedere rinascere le stationes romane, grazie a monsignor Carlo Respighi, che dal ’31 al ’47 sostenne e incoraggiò questa tradizione. Paolo Vi fu il primo Pontefice a riprendere l’uso di presiedere la prima “statio“, quella che per tradizione si svolge nella basilica di Santa Sabina sull’Aventino.
Santa Sabina, la “statio” del Papa
La scelta di partire proprio da questa particolare chiesa è probabilmente dovuta al fatto che anticamente la processione iniziava dalla chiesa di Santa Anastasia, nei pressi del Circo Massimo, e dunque la salita all’Aventino simboleggiava il cammino di purificazione dell’anima verso la perfezione spirituale. Santa Sabina non è sempre stata la prima “statio”. Infatti, fino a una certa epoca la Quaresima cominciava la domenica e in questo giorno le processioni iniziavano sempre dalle grandi basiliche. (…)
Fonte: QUARESIMA, IL SIGNIFICATO DELLE CENERI di Fabio Beretta”
Quaresima « www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/public/press40/2016/02/quaresima/)
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"Vi compatisco, madre mia addolorata, per la sesta spada che vi trafisse in vedere ferito da parte a parte il dolce Cuore del vostro Figlio già morto, e morto per quegl'ingrati che neppure dopo la morte erano sazi di tormentarlo. Per questo fiero dolore dunque che fu tutto vostro, vi prego ad ottenermi la grazia di abitare nel Cuore di Gesù ferito ed aperto per me; in quel Cuore dico, ch'è la bella cella d'amore, dove riposano tutte le anime amanti di Dio, e dove io vivendo non pensi né ami altro che Dio. Vergine sacrosanta, voi lo potete fare, da voi lo spero.
Madre mia, fa che il mio core
Accompagni il tuo dolore
Nella morte di Gesù."

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"Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]."

14 février : Saint Valentin, Prêtre et Martyr (? 268) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/14-fevrier-saint-valentin)
“14 février : Saint Valentin, Prêtre et Martyr († 268).”

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“Mercredi des Cendres”

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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Mercredi des Cendres
http://prieure2bethleem.org/predica/2015_02_18_fevrier.mp3”


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"Nous vous souhaitons un pieux et profitable Carême. UdP"


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/27658111_590367871295897_5219546158453692332_n.jpg ?oh=9c0ac931c39a3f0a0c93670a1d191203&oe=5B11BD80


“Dieu tout-puissant et éternel, vous avez pardonné aux Ninivites, faisant pénitence sous la cendre et le cilice : faites que nous les imitions, de telle sorte que nous obtenions comme eux notre pardon. Prière de la bénédiction des cendres.”

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/28058653_592360284429989_4867800331103158692_n.jpg ?oh=2240dadfd17ec54f36464d501f83abe5&oe=5B2042BA
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"Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org) e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com "
“14 FEBBRAIO 2018: SAN VALENTINO PRETE E MARTIRE.”


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Valentino da Terni: il santo che non fu degli innamorati | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2013/02/valentino-da-terni-il-santo-che-non-fu-degli-innamorati/)

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“14 febbraio 2018: MERCOLEDÌ DELLE CENERI (Inizio della Santa Quarantena).”

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[Audio, 26-2-15] P. Seveso ci dice qualcosa in più sulla Quaresima Cattolica | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2015/02/audio-26-2-15-p-seveso-ci-dice-qualcosa-in-piu-sulla-quaresima-cattolica/)

La Quaresima prima del Concilio? Ecco le regole. | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2014/03/la-quaresima-prima-del-concilio-ecco-le-regole/)

https://www.radiospada.org/2018/02/morire-per-tornare-a-vivere-ancora-una-meditazione-quaresimale/
“Morire per tornare a vivere ancora: una meditazione quaresimale di Isacco Tacconi
La Quaresima ormai è incipiente, il peso morale e psicologico della penitenza già incombe su di noi. Un tempo apparentemente lungo e sofferto sta per cominciare: è lo spazio necessario che ci separa e prepara alla Santa Pasqua.
La meditazione che ho sentito di dover offrire a voi miei Confratelli della Buona Morte e più in generale a chiunque ne sia interessato, quest’anno la vorrei incentrare sull’insegnamento che ci offre il Patriarca San Benedetto (terzo patrono della nostra Compagnia) nella sua Santa Regola. È singolare infatti che la sua festa (21 Marzo) cada inevitabilmente ogni anno all’interno del Tempo di Quaresima quasi a rimarcarne la l’importanza drammatica, e incoraggiandoci al contempo nella sua fedele osservanza.
San Benedetto dice che “che la vita del monaco deve avere sempre un carattere quaresimale” (Regula, XLIX, I) ma rivolgendosi direttamente ai monaci non intende dire che per gli altri cristiani la vita può essere vissuta in un clima un po’ meno quaresimale ed anzi un po’ più come un carnevale, saremmo lontani dal cuore di Cristo se lo pensassimo. Chiunque, infatti, padre o madre di famiglia, laico o chierico, il sano ma afflitto nell’anima al pari dell’ammalato crocifisso in un letto di dolore vive e assapora fino in fondo la drammaticità della vita umana. Nessuno è esente dal fardello dell’esistenza.
E che la vita umana sia, volenti o nolenti, un vero e proprio “tempo di quaresima” lo sperimentiamo quotidianamente nelle incombenze, incomprensioni, fatiche, fallimenti, paure ed ansie di cui le nostre giornate sono costellate. Ad esempio, un padre e una madre che si svegliano nel cuore della notte per occuparsi del loro bimbo piangente rompendo il necessario riposo, sopportando per amore del Signore la stanchezza opprimente mentre vegliano accanto al letto dei loro figli un attimo prima che il gallo canti e il peso del nuovo giorno già corra loro incontro, non fanno altro che vivere quello che San Benedetto prescrive ai suoi monaci, e la Scrittura a tutti i cristiani: “Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode” (Sal 118,62). Poiché per i genitori è questo il modo proprio e specifico di essere cristiani, essere fedeli ai sacrifici della vita matrimoniale, solo così possono dar gloria a Dio.
Tale è la bellezza ed unicità salvifica della vita cristiana, ogni sofferenza anche la più piccola può e deve divenire non un ostacolo all’unione con Dio, come vorrebbe lo stolto quando nel suo cuore dice «se esiste il dolore e la morte Dio non esiste», ma bensì la strada maestra per penetrare nel suo Cuore. San Tommaso conclude il trattato sul male in una maniera quasi scandalosa per il mondo incredulo di ieri e di oggi: “SI MALUM EST, DEUS EST” – se esiste il male, Dio esiste (Contra Gentiles, 1. III, c.71).
Mentre il mondo fugge la sofferenza, la morte ed ogni patire il cristiano gli va incontro, li abbraccia tutti stringendoli a sé e li bacia come l’ancora della propria salvezza. Il cristiano, vale a dire il vero imitatore di Cristo che ha ricevuto il diritto e il privilegio di essere chiamato con il nome del Figlio di Dio, è precisamente colui che porta nel suo corpo il morire di Gesù (Cfr. 2Cor 4,10). A tal proposito le Fonti raccontano che San Francesco amava i luoghi più solitari e impervi andandosi ad annidare nelle fenditure della roccia perché, diceva, voleva nascondersi nelle piaghe di Gesù, alla cui morte “la terra tremò e le rocce si spezzarono” (Mt 27,51).
Personalmente credo che la principale e in un certo senso più santificante forma di penitenza sia quella che San Benedetto da padre buono e saggio prescrive ai suoi figli quando dice loro: “sopportino con grandissima pazienza le proprie miserie fisiche e morali” (Regula, LXXII, V). E noi tutti sappiamo quanto anzitutto abbiamo da perdonare a noi stessi, quanto siamo noi per primi peso a noi stessi come sospira Giobbe nella sua angoscia: «factus sum mihimet ipsi gravis». La verità è che la nostra prima frustrazione e fonte di sofferenza è la nostra incapacità di soffrire, vale a dire la nostra fragilità molto spesso emotiva che ci rende duro e a volte impossibile l’affrontare virilmente il patire che avvolge l’uomo come una ragnatela in questa breve vita. Eppure la differenza tra un cristiano e un uomo qualunque non è come alcuni credono banalmente che il primo non sente la sofferenza, ma esattamente il contrario. Il cristiano sente la sofferenza fino in fondo come qualsiasi uomo ed anzi l’assapora gustandone la dolcezza alla bocca e la tremenda amarezza nell’inghiottirla: “Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo»”. E questa è l’anima della fece cattolica. Noi infatti non siamo buddisti, non crediamo cioè che il male assoluto sia il desiderio e la sofferenza che da esso deriva, rifiuto così radicalmente anticristiano, quindi anticristico, che consiste nel continuo tentativo e sforzo di eliminare la sofferenza da questo mondo a costo di eliminare, con essa, l’uomo medesimo. Non esiste infatti l’uno senza l’altra. Tentando di estirparla infatti non è solo la sofferenza che si vuole negare ma la realtà stessa, la vita e l’uomo. Noi cristiani invece la sofferenza non solo non dobbiamo fuggirla ma siamo chiamati, unici fra gli uomini, ad amarla, onorarla e, in un certo senso, invocarla su di noi. Mi ricorderò sempre la commozione che destarono in me le parole di San José Maria Escrivà quando ad una madre che aveva perso in maniera assurda, irragionevole, inaccettabile il suo figlioletto innocente disse con amore: “Benedetto sia il dolore. Amato sia il dolore. Santificato sia il dolore. Glorificato sia il dolore”. Allora mi parvero, e tutt’ora mi paiono, come lo scuotimento violento di un albero alle sue radici, un albero avvizzito e ripiegato su se stesso che pur di non provare la sofferenza della potatura preferisse morire soffocato sotto il peso delle proprie fronde orgogliose e sterili. Ma la Quaresima sta a ricordarci “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).
La differenza tra un cristiano e un uomo qualunque è che il primo deve saper soffrire e sa perché soffre, il suo dolore quindi non è semplicemente subito ma voluto. Difatti la Redenzione che Iddio è venuto ad offrirci liberamente è anzitutto una via da percorrere, non una semplice conoscenza, ma la via drammatica della Croce, la passerella dei condannati, il tragitto che ci conduce al patibolo, la sfilata infamante che Egli per primo ha voluto percorrere “per lasciarci un esempio” (Cfr. 1Pt 2,21). Non c’è nulla di romantico o di sentimentale nella Croce quanto piuttosto il pulsare reale e vivido del dolore causato dal peccato e sanato dall’amore. Un cammino umiliante che macerò il corpo del Logos incorporeo, una discesa nel grembo della morte dall’Eternità del seno del Padre e del Santo Spirito fino nel mezzo di una folla di creature per Lui insignificanti che lo ricoprono d’ingiurie, sassi e sputi. Lo spettacolo che la religione cristiana offre al mondo è tutt’altro che allettante per un’umanità assuefatta al piacere e al godimento, schiava del peccato e di Satana. Questa è la condizione dell’umanità decaduta: ciò che non possiede l’essere disprezza e sputa sopra Colui che è l’Essere, quello che è creato crocifigge l’Increato e mentre l’ignobile si spinge fino al disprezzo dell’Altissimo il cristiano deve, come dice San Benedetto, “non anteporre nulla all’amore di Cristo”. Ed è precisamente per questo che il Santo Patriarca dice che bisogna «amare il digiuno» (IV, XIII) e non soltanto “patire il digiuno”. L’amore infatti è il motore del patire cristiano, e il dono della fede dalla quale soltanto deriva la salvezza dell’uomo non si realizza attraverso una sorta di sforzo stoico o di virtù pelagiano-kantiana ma bensì nell’abbracciare per amore tutto ciò che proviene dalla mano del Padre: “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?” (Gb 2,10). Ogni cosa – la gioia e il dolore, le conquiste e le perdite, il premio e il castigo, la riconoscenza e l’ingratitudine – assume in Cristo un valore di medietas vale a dire di mezzo per raggiungere il fine, che è Dio e l’unione con Dio.
Bisogna ricordare che il Santo Patriarca di Montecassino nel redigere la Regula non si rivolge a degli individui “speciali”, a delle lodevoli ma pur sempre eccezioni in mezzo alla massa di cristiani “normali” con cui di solito s’intendono gli intiepiditi, ma si rivolge propriamente a tutti coloro che desiderano essere dei cristiani autentici. Non ci nascondiamo che spesso nell’immaginario comune si è portati a concepire un’idea distorta quasi idealizzata di coloro che, uomini e donne, offrono le loro vite in un completo olocausto a Dio, quella cioè di una sorta di ceto sovrumano, un’immagine che, ad essere onesti, tende ad esimerci da una più seria e radicale osservanza dei precetti evangelici per riservarli a “pochi eletti”. Invece San Benedetto senza alcun timore di offendere i pusillanimi dice: “Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla volontà propria, impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza per militare sotto il vero re, Cristo Signore” (Prologo, III). Costoro, dice il Santo legislatore, devono «avere sempre dinanzi agli occhi la possibilità della morte» (IV, XLVII). E il motivo di questa continua meditatio mortis a cui ogni cristiano, uomo o donna, consacrato o sposato, giovane o vecchio è chiamato, è molto semplice: “Se non farete penitenza, – dice Colui che ha scelto la Croce per salvarci – perirete tutti quanti” (Lc, 13, 3).
Ma quest’anno in maniera particolare la Quaresima sembra essere circondata da un’aurea “benedettina”. Infatti soltanto pochi giorni prima l’inizio del periodo più austero che la Chiesa conosca la Provvidenza ha disposto che incontrassimo sul nostro cammino la figura della sorella di San Benedetto, Santa Scolastica. Poche e scarne sono le notizie che abbiamo sul suo conto, eppure sappiamo l’essenziale. San Gregorio Magno ne descrive l’efficace e potente carità dicendo soltanto che «potè di più colei che più amò». E questo appare a noi oggi che ci incamminiamo per l’aspro sentiero quaresimale, figura di tutta la nostra vita terrena, una grande consolazione e un grande criterio d’azione che ci consentirà, con l’aiuto di Dio, di spingerci molto oltre nel glorioso viaggio della fede: l’amore vince gli ostacoli della carne, dell’anima e del mondo. Ragion per cui il dolore e il peso che da principio la penitenza volontaria, oltre a quella quotidianamente accettata, ci procura può essere davvero sublimato nell’amore del Cristo, motore e fondamento di ogni nostro essere ed agire. Affidandoci perciò a San Benedetto, tale di nome e di grazia, cingiamo i nostri fianchi per affrontare con cristiana virtù il santo e propizio tempo di Quaresima poiché “il Signore attende che, giorno per giorno, rispondiamo con i fatti alle sue sante esortazioni. Ed è proprio per permetterci di correggere i nostri difetti che ci vengono dilazionati i giorni di questa vita secondo le parole dell’Apostolo: “Non sai che con la sua pazienza Dio vuole portarti alla conversione? Difatti il Signore misericordioso afferma: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Prologo, XXXV-XXXVIII).”
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Guéranger, L'anno liturgico - Mercoledì delle Ceneri (http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-mer.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-mer.htm
“MERCOLEDÌ DELLE CENERI.
L'appello del profeta.
Ieri il mondo s'agitava nei piaceri, e gli stessi cristiani si abbandonavano ai leciti divertimenti; ma questa mattina ha squillato la sacra tromba di cui parla il profeta Gioele (v. Epistola della Messa) per annunciare l'apertura solenne del digiuno quaresimale, il tempo dell'espiazione, l'imminente avvicinarsi dei grandi anniversari della nostra salvezza. Destiamoci, cristiani, e prepariamoci a combattere le battaglie del Signore.
L'armatura spirituale.
Ricordiamoci, però, che nella lotta dello spirito contro la carne, dobbiamo essere armati: ecco perché la santa Chiesa ci raccoglie nei suoi templi per iniziarci alla milizia spirituale. San Paolo ce ne ha già fatto conoscere i dettagli della difesa con queste parole: "Siate dunque saldi, cingendo il vostro fianco con la verità, vestiti della corazza della giustizia, avendo i piedi calzati in preparazione al Vangelo di pace. Prendete soprattutto lo scudo della fede, l'elmo della saldezza e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio" (Ef 6,14-17). Il principe degli Apostoli aggiunge: "Avendo Cristo patito nella carne, armatevi anche voi dello stesso pensiero" (1Pt. 4,1).
Ricordandoci oggi la Chiesa questi apostolici insegnamenti, ne aggiunge un altro non meno eloquente, obbligandoci a risalire al giorno della prevaricazione, che rese necessario quelle lotte che stiamo per intraprendere e le espiazioni attraverso le quali dobbiamo passare.
I nemici da combattere.
Noi siamo assaliti da due sorta di nemici: le passioni dentro il nostro cuore, il demonio fuori; entrambi disordini che derivano dalla superbia. L'uomo si rifiutò d'obbedire a Dio; ciò nonostante egli lo risparmiò, ma alla dura condizione di subire la morte: "Uomo, disse, tu sei polvere, ed in polvere ritornerai" (Gen 3,19). Ah! perché dimenticammo quell'avvertimento? A Dio bastò solo premunirci contro noi stessi; compresi del nostro niente, non avremmo mai dovuto infrangere la sua legge. Se ora vogliamo perseverare nel bene, al quale ci ha ricondotti la sua grazia, dobbiamo umiliarci, accettare la sentenza e considerare la vita come un viaggio più o meno breve che termina alla tomba. Sotto questa luce tutto diventa nuovo, ogni cosa si schiarisce. Nell'immensa sua bontà, Dio, che si compiacque riversare tutto il suo amore su di noi, esseri condannati alla morte, ci appare ancor più ammirabile. Nelle brevissime ore della nostra esistenza, l'ingratitudine e l'insolenza con cui ci scagliammo contro di lui ci sembrano sempre più degne del nostro disprezzo, e più legittima e salutare la riparazione che ora ci è possibile e che egli si degna d'accettare.
L'imposizione delle ceneri.
A questo pensava la santa Chiesa, quando fu indotta ad anticipare di quattro giorni il digiuno quaresimale e ad aprire questo sacro tempo cospargendo di cenere la fronte colpevole dei suoi figli, e ripetendo a ciascuno di loro le parole con cui il Signore li condannava alla morte.
Come segno d'umiliazione e penitenza, però, l'uso delle ceneri è molto anteriore a quella istituzione. Infatti lo troviamo praticato fin nell'Antico Testamento. Perfino Giobbe, che apparteneva alla gentilità, copriva di cenere la sua carne dilaniata dalla mano di Dio, per implorare così la sua misericordia (Gb 16,16). Più tardi il Salmista, nell'ardente contrizione del suo cuore, mescolava cenere nel pane che mangiava (Sal 101,10). Analoghi esempi abbondano nei Libri storici e nei Profeti dell'Antico Testamento. Si avvertiva anche allora il rapporto esistente fra la polvere d'una materia bruciata e l'uomo peccatore, il corpo del quale sarà disfatto in polvere sotto il fuoco della giustizia divina. Per salvare almeno l'anima, il peccatore ricorreva alla cenere, e nel riconoscere quella triste fraternità con essa si sentiva più al riparo dalla collera di colui che resiste ai superbi e perdona agli umili.
I pubblici penitenti.
L'uso liturgico delle Ceneri al Mercoledì di Quinquagesima non sembra che in origine sia stato imposto a tutti i fedeli, ma solo ai colpevoli di certi peccati soggetti alla pubblica penitenza della Chiesa. In questo giorno, prima della Messa, essi si presentavano in Chiesa dove stava raccolto tutto il popolo, i sacerdoti ricevevano la confessione dei loro peccati, quindi li vestivano di cilizi e spargevano sulle loro teste la cenere. Dopo questa cerimonia, il clero ed il popolo si prostravano a terra, mentre ad alta voce venivano recitati i sette salmi penitenziali. Successivamente aveva luogo la processione, durante la quale i penitenti camminavano a piedi scalzi. Di ritorno, erano solennemente cacciati fuori dalla Chiesa dal Vescovo, che diceva loro: "Vi scacciamo fuori dal recinto della Chiesa a causa dei vostri peccati e delitti, come fu scacciato fuori dal Paradiso il primo uomo Adamo a causa della sua trasgressione". Poi il clero cantava diversi Responsori tratti dal Genesi, dov'erano ricordate le parole del Signore che condannava l'uomo ai sudori ed al lavoro sulla terra, ormai maledetta a causa sua. Quindi venivano chiuse le porte della Chiesa, affinché i penitenti non ne passassero più le soglie fino al Giovedì Santo, giorno nel quale ricevevano solennemente l'assoluzione.
Estensione del rito liturgico.
Dopo il XII secolo, la penitenza pubblica cominciò a cadere in disuso; ma l'uso d'imporre in questo giorno le ceneri a tutti i fedeli divenne sempre più generale e prese posto fra le cerimonie essenziali della Liturgia Romana. È difficile dire esattamente in quale epoca si produsse tale evoluzione. Sappiamo solo che nel Concilio di Benevento (1091) Urbano II ne fece un obbligo a tutti i fedeli. L'attuale cerimonia è descritta negli Ordines del XII secolo; le antifone, i responsori e le preghiere della benedizione delle Ceneri erano già in uso fra l'VIII e il X secolo.
Una volta i cristiani si avvicinavano a piedi nudi a ricevere l'ammonimento sul niente dell'uomo, e, ancora nel XII secolo, lo stesso Papa, per recarsi da S. Anastasia a S. Sabina, dov'è la Stazione, faceva tutto il percorso senza calzatura, come pure i Cardinali che l'accompagnavano. Poi la Chiesa mitigò questo rigore esteriore; ma continuò a dare valore ai sentimenti interni che deve produrre in noi un rito così espressivo.
Come abbiamo or ora detto, la Stazione odierna è a Roma, in S. Sabina, sul colle Aventino, aprendosi così sotto gli auspici di questa santa Martire la penitenza quaresimale.
La sacra funzione incomincia con la benedizione delle ceneri, ottenute dalle Palme benedette l'anno prima nella Domenica che precede la Pasqua. La nuova benedizione ch'esse ricevono in questa circostanza ha lo scopo di renderle più degne del mistero di contrizione e di umiltà che stanno a significare.
MESSA
EPISTOLA (Gl 2,12-19). - Queste cose dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore nel digiuno, nelle lacrime, nei sospiri. Lacerate i vostri cuori e non le vostre vesti; tornate al Signore, Dio vostro, che è benigno e misericordioso, paziente e ricco di clemenza, e ci pensa molto avanti di castigare. Chi sa che non cambi e perdoni, e non lasci dietro a sé la benedizione pel sacrificio e la libazione al Signore Dio vostro? Sonate la tromba in Sion, pubblicate il digiuno, convocate l'adunanza, radunate il popolo, purificate la riunione, convocate gli anziani; fate venire i fanciulli e i lattanti, lo sposo novello lasci il suo letto e la novella sposa il suo talamo. Tra il vestibolo e l'altare i sacerdoti, ministri del Signore, piangano, e dicano: Perdona, Signore, perdona al tuo popolo, non abbandonare la tua eredità all'obbrobrio, non la render serva delle nazioni; che non si dica fra i popoli: Dov'è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: Ecco che io vi manderò il frumento, il vino e l'olio, e ne avrete in abbondanza. e non vi farò più essere l'obbrobrio delle genti: dice il Signore onnipotente.
Efficacia del digiuno.
Questo magnifico passo del Profeta ci rivela l'importanza che il Signore dà all'espiazione fatta col digiuno. Quando l'uomo contrito dei propri peccati affligge la sua carne. Dio si commuove, come lo dimostra l'esempio di Ninive. Il Signore perdonò a una città infedele, perché i suoi abitanti imploravano pietà con l'abito della penitenza. Che non farà allora in favore del suo popolo, se questo saprà unire all'immolazione del corpo il sacrificio del cuore ?
Affrontiamo dunque coraggiosamente la via della penitenza; e se l'affievolimento della fede e del timor di Dio sembra far cadere intorno a noi pratiche antiche quanto il cristianesimo, guardiamoci dal non esagerare in un rilassamento così pregiudizievole al complesso dei costumi cristiani. Riflettiamo soprattutto ai nostri obblighi personali verso la giustizia divina, la quale ci rimetterà i peccati e le pene meritate, in misura che ci mostreremo premurosi d'offrirle la soddisfazione cui ha diritto.
VANGELO (Mt 6,16-21). - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando digiunate, non prendete un'aria melanconica, come gl'ipocriti, che sfigurano la loro faccia per mostrare alla gente che digiunano. In verità vi dico che han già ricevuto la loro mercede. Ma tu, quando digiuni, profumati il capo e la faccia, affinché non alla gente apparisca che tu digiuni, ma al tuo Padre, che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Non vogliate accumulare tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e i ladri scassinano e rubano; ma fatevi dei tesori nel cielo, dove né ruggine né tignole consumano, dove i ladri né scassinano né rubano. Perché dove è il tuo tesoro, quivi è anche il tuo cuore.
La gioia della Quaresima.
Nostro Signore non vuole che i cristiani accolgano il digiuno espiatorio, con un'aria triste e lugubre. Anzi, persuasi ch'è tanto pericoloso differire i conti con la giustizia, si devono consolare e mostrarsi allegri all'avvicinarsi di quel tempo sì salutare perché sanno in anticipo che, se saranno fedeli alle prescrizioni della Chiesa, il peso del loro fardello si alleggerirà.
Queste soddisfazioni, oggi tanto mitigate dall'indulgenza della Chiesa, se offerte a Dio con quelle del Redentore e fecondate da quella comunione di opere propiziatorie che unisce in un sol fascio le opere sante di tutti i membri della Chiesa militante, purificheranno le loro anime e le faranno degne di partecipare alle purissime gioie della Pasqua. Perciò, non dobbiamo essere tristi perché digiuniamo, ma perché abbiamo col peccato reso necessario il digiuno.
Il Signore, poi, ci dà un altro consiglio, che la Chiesa ci ricorderà spesso nel corso dei quaranta giorni: quello d'aggiungere l'elemosina alle privazioni del corpo. Vuole che tesorizziamo, ma per il cielo. Abbiamo bisogno d'intercessori: li dobbiamo cercare tra i poveri. Ogni giorno di Quaresima, eccetto le Domeniche, prima di congedare l'assemblea dei fedeli, il Sacerdote recita per loro una preghiera particolare, sempre preceduta dall'esortazione del diacono: "Umiliate le vostre teste dinanzi a Dio". La preghiera è una formula di benedizione, implorante il pegno della protezione celeste sui fedeli che ritornano alle ordinarie occupazioni (Callewaert, Sacris erudiri, p. 694).
PREGHIAMO
Riguarda placato, o Signore, il popolo prostrato dinanzi a te e, dopo averlo ristorato col dono divino, confortalo sempre con celesti aiuti.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 463-467.”




Luca, Sursum Corda!

Holuxar
28-02-20, 00:42
26 FEBBRAIO 2020: MERCOLEDÌ DELLE SACRE CENERI (ASTINENZA E DIGIUNO), INIZIO DELLA QUARESIMA…
Secondo la disciplina osservata sotto il Pontificato di Pio XII (secondo i Canoni 1250-1254 del Diritto Canonico piano-benedettino del 1917, modificati dal Decreto dalla S. Congregazione dei Riti del 16 settembre 1955 e dalla S. Congregazione Concilio del 25 luglio 1957) nel periodo quaresimale c’è sia digiuno che astinenza ogni Venerdì e Sabato di Quaresima mentre solo digiuno tutti i giorni feriali di Quaresima; invece non c’è digiuno di Domenica e nemmeno quando vi sono altre feste di precetto e Solennità...
Qui in dettaglio le REGOLE su ASTINENZA E DIGIUNO QUARESIMALE:




Disciplina del digiuno e dell'astinenza - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/)
http://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/tentazioni-300x282.jpg

Della Quaresima - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/)
http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/



http://www.sodalitium.biz/mercoledi-delle-ceneri/
«26 febbraio 2020, Mercoledì delle Ceneri.
“MEMENTO, HOMO, QUIA PULVIS ES, ET IN PULVEREM REVERTERIS” (Ricordati, o uomo, che sei polvere, e in polvere ritornerai).
Concedi, o Signore, ai tuoi fedeli: che questo tempo venerando, consacrato ai digiuni, venga da loro accolto con la debita pietà e trascorso con la ferma devozione. Per nostro Signore Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/53456066_2290374064553299_7616030798918975488_n-1-270x300.jpg


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SANTA MESSA celebrata (senza fedeli purtroppo, ma l'essenziale è che il Santo Sacrificio dell'Altare sia stato celebrato lo stesso dal Sacerdote!) da Don Floriano Abrahamowicz a Paese il 26 FEBBRAIO 2020, MERCOLEDÌ DELLE CENERI:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
Mercoledi delle Sacre Ceneri
https://www.youtube.com/watch?v=ADazA0oXzsw
Domenica di Quinquagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=_a2abfEbmDA
Domenica di Quinquagesima (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=3RngrMOObns
Domenica di Sessagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=_ZHN9Il0xfQ
Domenica di Sessagesima (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=_LzI6WoT8Ko
Domenica di Settuagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=BCk4PZy_32Q
Domenica di Settuagesima (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=uPI_0Ilmz1U
Purificazione B.V.M.- (IV dom. d.l'Epfania)- Santa Messa 2020
https://www.youtube.com/watch?v=Ij1UeB1V5Q0
Purificazione della S. Vergine Maria (Santa Messa e Benedizione delle Candele) 2019
https://www.youtube.com/watch?v=rS2tdVj3e_A
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»


“messe des cendres !!! Sia Lodato Gesù Cristo.
Ranieri Cossettini - Preghiamo, viviamo le tenebre previste da padre Pio da Pietrelcina
Gabriela Fiori - Deo gratias per questa santa messa
Al Da Santo - Mercoledi delle Sacre Ceneri a tutti! Che il Signore Dio ci custodisca e accolga propizio la nostra espiazione in unione al Suo Perfetto Sacrificio sulla Croce!
Umberto Bonvicini - I fedeli non possono assistere ma il Santo Sacrificio viene celebrato ugualmente. E' questo che conta. Sia lodato Gesù Cristo!"





http://www.centrostudifederici.org/la-quaresima/
http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2014/03/Scala_Santa_Roma.jpg


http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2014/03/Scala_Santa_Roma.jpg


http://www.centrostudifederici.org/la-quaresima-2/
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http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2017/02/z148_via-crucis-al-colosseo-300x241.jpg


La Quaresima - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/la-quaresima-3/)
http://www.centrostudifederici.org/la-quaresima-3/
«Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
La Quaresima

“L’osservanza della Quaresima è il vincolo della nostra milizia; con quella ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo; con quella allontaniamo i flagelli dell’ira divina; con quella, protetti dal soccorso celeste durante il giorno, ci fortifichiamo contro i prìncipi delle tenebre. Se ci abbandoniamo a tale rilassamento, è tutto a detrimento della gloria di Dio, a disonore della religione cattolica, a pericolo per le anime cristiane; né si deve dubitare che tale negligenza non possa divenire sorgente di sventure per i popoli, di rovine nei pubblici affari e di disgrazie nelle cose private”
(Costituzione Non ambigimus di Benedetto XIV, 30 maggio 1741).
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Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima
Della Quaresima - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/)
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Il digiuno e l’astinenza
Disciplina del digiuno e dell'astinenza - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/)
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“https://www.sursumcorda.cloud/
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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
La santa disciplina del digiuno e dell’astinenza --->»
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"Carlo Di Pietro - Sursum Corda 23 febbraio alle ore 12:45
San Carlo Borromeo porta il Santissimo Sacramento agli appestati. Poi c'è l'eretico ed imprudente che da Bari tuona contro i populismi ed i muri, infine ordina di non celebrare messe. Per i modernisti questo è un bene, almeno si risparmiano la partecipazione al rito luterano (peggiorato) in uso dall'epoca di Montini presso le chiese occupate.”

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«"Instaurare omnia in Christo", restaurare la società al cattolicesimo integrale e contro ogni forma di ecumenismo e laicità. Questa è la risposta di San Pio X agli uomini politici che si dicono cristiani e che intendono governare secondo l'ordine di Dio.
Non esistono altre soluzioni, non esistono compromessi»

“Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
“Raccolta di preghiere non contaminate dall'eresia dell'ecumenismo. Diceva Sant'Alfonso: "Chi prega si salva, chi non prega si danna" ->”
"Preghiere e tradizionali pie pratiche cristiane. Chiediamo a Nostro Signore di ottenere la vera fede e di perseverare"
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/





“QUARESIMA, IL SIGNIFICATO DELLE CENERI”
https://www.agerecontra.it/2017/03/quaresima-il-significato-delle-ceneri/






26 marzo 1950, Solenne Rito penitenziale | PIO XII (http://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/homilies/documents/hf_p-xii_hom_19500326_rito-penitenziale.html)




http://radiospada.org/
http://www.edizioniradiospada.com/
https://www.facebook.com/radiospadasocial/

"26 FEBBRAIO 2020: MERCOLEDÌ DELLE CENERI"


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«Un’ infuocata omelia “antimoderna” di Pio XII per celebrare bene la S. Quaresima.
https://www.radiospada.org/2020/02/un-infuocata-omelia-antimoderna-di-pio-xii-per-celebrare-bene-la-s-quaresima/
Il 26 marzo dell’anno del Gran Giubileo 1950, Domenica di Passione, fu celebrata una giornata mondiale di Penitenza. Pio XII scese in San Pietro, che ospitava per l’occasione il miracolo Crocifisso di San Marcello, e vi offrì il Santo Sacrificio della Messa. Nell’occasione tenne anche la seguente omelia (attualissima quanto oltremodo desiderata in questo tempo di crisi modernistica e di pastori che hanno disertato e disertano dalla cura delle anime da salvare) che riproduciamo come magna cartha per celebrare una Quaresima veramente santa e feconda di sentimento di vera penitenza e di opere buone.»

La Quaresima prima del Concilio? Ecco le regole. | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2014/03/la-quaresima-prima-del-concilio-ecco-le-regole/)

[Audio, 26-2-15] P. Seveso ci dice qualcosa in più sulla Quaresima Cattolica | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2015/02/audio-26-2-15-p-seveso-ci-dice-qualcosa-in-piu-sulla-quaresima-cattolica/)

https://www.radiospada.org/tag/quaresima/







"Astinenze e digiuni: Norme attualmente in vigore"
https://forum.termometropolitico.it/1134-astinenze-e-digiuni-norme-attualmente-vigore-21.html
"Mercoledì delle ceneri, inizia la Quaresima…"
https://forum.termometropolitico.it/408197-mercoledi-delle-ceneri-2.html







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»


«MISTERO DELLA REDENZIONE
TEMPO DI QUARESIMA
Mercoledì delle Ceneri - Sabato della IV settimana di Quaresima
(26 Febbraio - 28 Marzo A.D. 2020)

Capitolo I - STORIA DELLA QUARESIMA
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm
Capitolo II - MISTICA DELLA QUARESIMA
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm
Capitolo III - PRATICA DELLA QUARESIMA
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm »


"Christus vincit
CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X
Della Quaresima".

“Nei giorni della Quaresima, la Chiesa, nostra Madre, moltiplica le sue cure perché ognuno di noi si renda diligentemente conto delle sue miserie, sia attivamente incitato alla emendazione dei costumi e detesti in modo particolare i peccati cancellandoli con la preghiera e la penitenza; giacché l’assidua preghiera e la penitenza dei peccati commessi ci ottengono l’aiuto divino, senza il quale è inutile e sterile ogni opera nostra” (PIO XII, Lettera Enciclica Mediator Dei).


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«DIES CÍNERUM, ET INÍTIUM JEJÚNII SACRATÍSSIMÆ QUADRAGÉSIMÆ.
Giorno delle Ceneri, e principio del digiuno della sacratissima Quaresima.

BENEDIZIONE ED IMPOSIZIONE DELLE SACRE CENERI

Exáudi nos, Dómine, quóniam benígna est misericórdia tua: secúndum multitúdinem miseratiónum tuárum réspice nos, Dómine. ~~ Salvum me fac, Deus: quóniam intravérunt aquæ usque ad ánimam meam. ~~ Glória ~~ Exáudi nos, Dómine, quóniam benígna est misericórdia tua: secúndum multitúdinem miseratiónum tuárum réspice nos, Dómine.

Esaudiscici, O Signore, per la tua benigna misericordia: nella tua infinita clemenza, volgiti a noi, o Signore. ~~ Salvami, o Dio: poiché le onde arrivano fino all’anima mia. ~~ Gloria ~~ Esaudiscici, O Signore, per la tua benigna misericordia: nella tua infinita clemenza, volgiti a noi, o Signore.

Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, parce pæniténtibus, propitiáre supplicántibus: et míttere dignéris sanctum Angelum tuum de coelis, qui bene ☩ dícat et sanctíficet hos cíneres, ut sint remédium salúbre ómnibus nomen sanctum tuum humilíter implorántibus, ac semetípsos pro consciéntia delictórum suórum accusántibus, ante conspéctum divínæ cleméntiæ tuæ facínora sua deplorántibus, vel sereníssimam pietátem tuam supplíciter obnixéque flagitántibus: et præsta per invocatiónem sanctíssimi nóminis tui; ut, quicúmque per eos aspérsi fúerint, pro redemptióne peccatórum suórum, córporis sanitátem et ánimæ tutélam percípiant. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Preghiamo.
Onnipotente sempiterno Iddio, perdona ai penitenti, sii propizio ai supplicanti: e degnati di mandare dal cielo il tuo santo Angelo, che benedica, e santifichi queste ceneri, onde siano rimedio salutare a quanti Ti invocano umilmente, si confessano rei dei loro peccati, li deplorano innanzi alla tua divina clemenza e con, vero dolore e lacrime implorano la tua serenissima pietà: e per l’invocazione del Tuo Santissimo Nome: fa che tutti quelli che saranno cosparsi di queste ceneri in remissione dei loro peccati, ricevano la sanità del corpo e la protezione dell’anima. Per Cristo, nostro Signore. Amen.

Orémus.
Deus, qui non mortem, sed pæniténtiam desíderas peccatórum: fragilitátem condiciónis humánæ benigníssime réspice; et hos cíneres, quos, causa proferéndæ humilitátis atque promeréndæ véniæ, capítibus nostris impóni decérnimus, bene ☩ dícere pro tua pietáte dignáre: ut, qui nos cínerem esse, et ob pravitátis nostræ deméritum in púlverem reversúros cognóscimus; peccatórum ómnium véniam, et praemia pæniténtibus repromíssa, misericórditer cónsequi mereámur. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che non desideri la morte dei peccatori, ma il loro pentimento: guarda benignamente alla fragilità della natura umana; e queste ceneri, che intendiamo imporre sul nostro capo per umiliarci e meritarci il perdono, Tu degnati, nella tua pietà, di benedirle, affinché noi, riconoscendo di essere cenere e di dover ritornare polvere per colpa della nostra malvagità, meritiamo di ottenere misericordiosamente il perdono di tutti i peccati e il premio promesso ai penitenti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Orémus.
Deus, qui humiliatióne flécteris, et satisfactióne placáris: aurem tuæ pietátis inclína précibus nostris; et capítibus servórum tuórum, horum cínerum aspersióne contáctis, effúnde propítius grátiam tuæ benedictiónis: ut eos et spíritu compunctiónis répleas et, quæ iuste postuláverint, efficáciter tríbuas; et concéssa perpétuo stabilíta et intácta manére decérnas. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che Ti lasci piegare dall’umiltà e placare dalla penitenza, porgi pietoso orecchio alle nostre preghiere, e sui tuoi servi, cosparsi di queste ceneri, effondi propizio la grazia della tua benedizione; riempili dello spirito di compunzione, esaudisci efficacemente le giuste domande, e le grazie loro concesse rendile in perpetuo confermate e stabili. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui Ninivítis, in cínere et cilício pæniténtibus, indulgéntiæ tuæ remédia præstitísti: concéde propítius; ut sic eos imitémur hábitu, quaténus véniæ prosequámur obténtu. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Preghiamo.
Onnipotente sempiterno Iddio, che ai Niniviti attestasti il loro pentimento con la cenere e col cilicio, e accordasti il rimedio del tuo perdono, concedici propizio di imitarne gli atti, così da meritare anche noi gli effetti del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Immutémur habitu, in cínere et cilício: ieiunémus, et plorémus ante Dóminum: quia multum miséricors est dimíttere peccáta nostra Deus noster.
V. Inter vestíbulum et altáre plorábunt sacerdótes minístri Dómini, et dicent: Parce, Dómine, parce pópulo tuo: et ne claudas ora canéntium te, Dómine.
V. Emendémus in mélius, quæ ignoránter peccávimus: ne, subito præoccupáti die mortis, quærámus spátium pæniténtiæ, et inveníre non póssimus.

Mutiamo d’abito col cilicio e con la cenere: digiuniamo e piangiamo dinanzi al Signore: poiché il nostro Dio è molto misericordioso nel rimettere i nostri peccati.
V. Tra il vestibolo e l’altare, piangenti, i sacerdoti ministri del Signore dicano: Perdona, o Signore, perdona il tuo popolo: e non chiudere la bocca a quelli che Ti benedicono, o Signore.
V. Emendiamoci dai nostri peccati commessi per ignoranza: affinché, sorpresi improvvisamente dalla morte, non abbiamo a cercare tempo per fare penitenza senza trovarlo.

Atténde, Dómine, et miserére: quia peccávimus tibi, ~~ Adiuva nos, Deus, salutáris noster: et propter honórem nóminis tui, Dómine, líbera nos. Atténde, Dómine, ~~ Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. ~~ Atténde, Dómine, et miserére: quia peccávimus tibi,

Ascoltaci, o Signore, e abbi pietà: perché abbiamo peccato contro di Te. ~~ Aiutaci, o Dio, nostra salvezza: e a gloria del Tuo Nome, liberaci, o Signore. Ascoltaci, o Signore ~~ Gloria al Padre, e a Figliuolo e allo Spirito Santo. ~~ Ascoltaci, o Signore, e abbi pietà: perché abbiamo peccato contro di Te.

Imponendo le ceneri il sacerdote dice:

Memento, homo, quia pulvis es, et in púlverem revertéris.

Ricordati, o uomo, che sei polvere, e in polvere ritornerai.

Orémus.
Concéde nobis, Dómine, præsídia milítiæ christiánæ sanctis inchoáre ieiúniis: ut, contra spiritáles nequítias pugnatúri, continéntiæ muniámur auxíliis. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Preghiamo.
Concedici, o Signore, di iniziare con santi digiuni i mezzi di difesa della milizia cristiana, affinché, dovendo lottare contro gli spiriti maligni, ci troviamo muniti dell’ausilio dell’astinenza. Per Cristo nostro Signore. Amen.


MESSA
Stazione a Santa Sabina sull'Aventino

INTROITUS
Sap 11:24 11:25; 11:27. - Miseréris ómnium, Dómine, et nihil odísti eórum quæ fecísti, dissímulans peccáta hóminum propter pæniténtiam et parcens illis: quia tu es Dóminus, Deus noster ~~ Ps 56:2. - Miserére mei, Deus, miserére mei: quóniam in te confídit ánima mea. ~~ Glória ~~ Miseréris ómnium, Dómine, et nihil odísti eórum quæ fecísti, dissímulans peccáta hóminum propter pæniténtiam et parcens illis: quia tu es Dóminus, Deus noster

Sap 11:24 11:25; 11:27. - Tu hai pietà di tutti, o Signore, e non odii nulla di quanto hai fatto: dissimuli i peccati degli uomini per indurli a convertirsi: e perdoni loro, perché Tu sei il Signore Dio nostro. ~~ Ps 56:2. - Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me: poiché in Te confida l’anima mia. ~~ Gloria ~~ Tu hai pietà di tutti, o Signore, e non odii nulla di quanto hai fatto: dissimuli i peccati degli uomini per indurli a convertirsi: e perdoni loro, perché Tu sei il Signore Dio nostro.

ORATIO
Orémus.
Præsta, Dómine, fidélibus tuis: ut ieiuniórum veneránda sollémnia, et cóngrua pietáte suscípiant, et secúra devotióne percúrrant. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Concedi, o Signore, ai tuoi fedeli: che questo tempo venerando, consacrato ai digiuni, venga da loro accolto con la debita pietà e trascorso con la ferma devozione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Ioélis Prophétæ.
Ioel 2:12-19
Hæc dicit Dóminus: Convertímini ad me in toto corde vestro, in ieiúnio, et in fletu, et in planctu. Et scíndite corda vestra, et non vestiménta vestra, et convertímini ad Dóminum, Deum vestrum: quia benígnus et miséricors est, pátiens, et multæ misericórdiæ, et præstábilis super malítia. Quis scit, si convertátur, et ignóscat, et relínquat post se benedictiónem, sacrifícium et libámen Dómino, Deo vestro? Cánite tuba in Sion, sanctificáte ieiúnium, vocáte coetum, congregáte pópulum, sanctificáte ecclésiam, coadunáte senes, congregáte parvulos et sugéntes úbera: egrediátur sponsus de cubíli suo, et sponsa de thálamo suo. Inter vestíbulum et altare plorábunt sacerdótes minístri Dómini, et dicent: Parce, Dómine, parce pópulo tuo: et ne des hereditátem tuam in oppróbrium, ut dominéntur eis natiónes. Quare dicunt in pópulis: Ubi est Deus eórum? Zelátus est Dóminus terram suam, et pepércit pópulo suo. Et respóndit Dóminus, et dixit populo suo: Ecce, ego mittam vobis fruméntum et vinum et óleum, et replebímini eis: et non dabo vos ultra oppróbrium in géntibus: dicit Dóminus omnípotens.

Questo dice il Signore: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore, nel digiuno, nelle lacrime e nei sospiri. E squarciate i vostri cuori, e non le vostre vesti, e convertitevi al Signore Dio vostro, perché Egli è benigno, misericordioso, paziente, di molta clemenza, e portato a revocare il castigo. Chi sa che Egli non ritorni sulla sua decisione, vi perdoni, e lasci dopo di sé una benedizione, offerta e libagione al Signore Dio vostro? Suonate la tromba in Sion, intimate il santo digiuno, convocate l’adunanza, radunate il popolo, fate venire i fanciulli e i lattanti: esca lo sposo dal letto nuziale e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti ministri del Signore, e dicano: Perdona, o Signore, perdona al popolo tuo, e non abbandonare all’obbrobrio il tuo retaggio sotto il dominio delle nazioni. Perché si direbbe fra le genti: Dov’è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha parlato e ha detto al suo popolo: Ecco, io manderò a voi grano, vino ed olio: e ne avrete in abbondanza, e non permetterò più che voi siate lo scherno delle nazioni: dice il Signore onnipotente.

GRADUALE
Ps 56:2; 56:4
Miserére mei, Deus, miserére mei: quóniam in te confídit ánima mea.
V. Misit de coelo, et liberávit me, dedit in oppróbrium conculcántes me.

Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me: poiché in Te confida l’anima mia.
V. Dal cielo manderà a liberarmi, svergognando coloro che mi conculcavano.

TRACTUS
Ps 102:10
Dómine, non secúndum peccáta nostra, quæ fécimus nos: neque secúndum iniquitátes nostras retríbuas nobis
Ps 78:8-9
Dómine, ne memíneris iniquitátum nostrarum antiquarum: cito antícipent nos misericórdiæ tuæ, quia páuperes facti sumus nimis. Hic genuflectitur
V. Adiuva nos, Deus, salutáris noster: et propter glóriam nóminis tui, Dómine, libera nos: et propítius esto peccátis nostris, propter nomen tuum.

Signore, non ci retribuire secondo i peccati che abbiamo commessi, né secondo le nostre iniquità.
V. Signore, non Ti ricordare delle nostre passate iniquità: ci prevenga prontamente la tua misericordia, perché siamo divenuti oltremodo miserabili
V. Soccorrici, o Dio nostra salvezza: e a gloria del tuo nome, o Signore, liberaci: e perdona i nostri peccati per il tuo nome.

EVANGELIUM
Sequéntia ☩ sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 6:16-21
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Cum ieiunátis, nolíte fíeri, sicut hypócritæ, tristes. Extérminant enim fácies suas, ut appáreant homínibus ieiunántes. Amen, dico vobis, quia recepérunt mercédem suam. Tu autem, cum ieiúnas, unge caput tuum, et fáciem tuam lava, ne videáris homínibus ieiúnans, sed Patri tuo, qui est in abscóndito: et Pater tuus, qui videt in abscóndito, reddet tibi. Nolíte thesaurizáre vobis thesáuros in terra: ubi ærúgo et tínea demólitur: et ubi fures effódiunt et furántur. Thesaurizáte autem vobis thesáuros in coelo: ubi neque ærúgo neque tínea demólitur; et ubi fures non effódiunt nec furántur. Ubi enim est thesáurus tuus, ibi est et cor tuum.

In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Quando digiunate non fate i malinconici, come gli ipocriti, che sfigurano il proprio volto per far vedere agli uomini che digiunano. In verità, vi dico che hanno già ricevuta la loro ricompensa. Ma tu, quando digiuni, profumati la testa e lavati la faccia: che il tuo digiuno sia noto, non agli uomini, ma al Padre tuo celeste, il quale sta nel segreto: e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Non cercate di accumulare tesori sopra la terra, dove la ruggine e la tignola consumano, e dove i ladri dissotterrano e rubano. Procurate di accumulare tesori nel cielo, dove la ruggine e la tignola non consumano, e dove i ladri non dissotterrano e non rubano. Poiché dov’è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore.

OFFERTORIUM
Ps 29:2-3
Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me, nec delectásti inimícos meos super me: Dómine, clamávi ad te, et sanásti me.

Ti esalterò, o Signore, perché mi hai salvato, né hai permesso che i nemici godessero dei miei mali: Signore, ho gridato a Te, e mi hai salvato.

SECRETA
Fac nos, quaesumus, Dómine, his munéribus offeréndis conveniénter aptári: quibus ipsíus venerábilis sacraménti celebrámus exórdium. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Signore, Te ne preghiamo, rendici atti ad offrire questi doni con i quali celebriamo l’inizio di questo mistico tempo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRÆFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui corporáli ieiúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et proemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizii, sollevi la mente, largisci virtù e premii: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo

COMMUNIO
Ps 1:2 et 3.
Qui meditábitur in lege Dómini die ac nocte, dabit fructum suum in témpore suo.

Chi medita giorno e notte la legge del Signore, darà a suo tempo il frutto.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Percépta nobis, Dómine, praebeant sacraménta subsídium: ut tibi grata sint nostra ieiúnia, et nobis profíciant ad medélam. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ci aiuti, o Signore, il sacramento ricevuto: onde i nostri digiuni siano a Te graditi ed a noi servano di medicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

ORATIO SUPER POPULUM
Orémus.
V. Humiliáte cápita vestra Deo.
Inclinántes se, Dómine, maiestáti tuæ, propitiátus inténde: ut, qui divíno múnere sunt refécti, coeléstibus semper nutriántur auxíliis. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
V. Chinate il vostro capo dinanzi a Dio.
O Signore, rivolgi propizio lo sguardo a coloro che si prostrano dinanzi alla tua Maestà, affinché, ristorati dal dono divino, siano sempre confortati dagli aiuti celesti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.»


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www.agerecontra.it | Sito del Circolo Cattolico "Christus Rex"
http://www.agerecontra.it/

"Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
http://www.centrostudifederici.org/

"sito dedicato alla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica"
http://www.crisinellachiesa.it/

"Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio"
http://www.centrosangiorgio.com/


C.M.R.I. - "Congregatio Mariae Reginae Immacolata" ("Congregation of Mary Immaculate Queen" "Congregazione di Maria Regina Immacolata"):
http://www.cmri.org/ital-index.html
Le Profezie Messianiche (di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI)
http://www.cmri.org/ital-96prog9-3.html
“Le Profezie Messianiche di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI - Dicembre 1996”
“Perché i Cattolici Onorano la Beata Vergine Maria”
http://www.cmri.org/ital-94prog9.html





https://www.truerestoration.org/


https://novusordowatch.org/
“Recognize-and-OBEY is the Traditional Catholic Teaching August 29, 2019.”



": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
http://www.fathercekada.com/

"Home | Traditional Latin Mass Resources"
http://www.traditionalmass.org/

http://www.traditionalcatholicpriest.com/





"Como ovejas sin Pastor"
http://sicutoves.blogspot.com/


https://moimunanblog.com




“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
https://profidecatholica.com/


https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


"Sede Vacante -"
http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


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https://www.SaintAmedee.ch
http://liguesaintamedee.ch/messes
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

"Le Mercredi des Cendres - Sodalitium"
http://www.sodalitium.eu/le-mercredi-des-cendres/

"Discipline originelle du carême chrétien."


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MEMENTO, HOMO, QUIA PULVIS ES, ET IN PULVEREM REVERTERIS...
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!

Holuxar
17-02-21, 19:58
17 febbraio 2021: inizio della Quaresima, Mercoledì delle Ceneri…



Guéranger, L'anno liturgico - Mercoledì delle Ceneri (http://www.unavoce-ve.it/pg-ceneri-mer.htm)



"Sacre Ceneri (Santa Messa)
Sacre Ceneri (Santa Messa) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=CJQ85eZONJ0)
Programmato per il giorno 17 feb 2021 ore 19.30
don Floriano - YouTube (https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/videos)"



Mercoledi delle Ceneri - Sodalitium (https://www.sodalitium.biz/mercoledi-delle-ceneri-2/)
«17 febbraio 2021, Mercoledì delle Ceneri.
“MEMENTO, HOMO, QUIA PULVIS ES, ET IN PULVEREM REVERTERIS” (Ricordati, o uomo, che sei polvere, e in polvere ritornerai).
Concedi, o Signore, ai tuoi fedeli: che questo tempo venerando, consacrato ai digiuni, venga da loro accolto con la debita pietà e trascorso con la ferma devozione.
Per nostro Signore Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli».
https://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/w174.028ra-300x267.jpg

https://www.sodalitium.biz/della-quaresima/
«Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima»
http://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/
«DISCIPLINA DEL DIGIUNO E DELL’ASTINENZA»


http://www.centrostudifederici.org/il-tempo-di-quaresima/
«Il Tempo di Quaresima 17 febbraio 2021
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Il Tempo di Quaresima
“L’osservanza della Quaresima è il vincolo della nostra milizia; con quella ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo; con quella allontaniamo i flagelli dell’ira divina; con quella, protetti dal soccorso celeste durante il giorno, ci fortifichiamo contro i prìncipi delle tenebre. Se ci abbandoniamo a tale rilassamento, è tutto a detrimento della gloria di Dio, a disonore della religione cattolica, a pericolo per le anime cristiane; né si deve dubitare che tale negligenza non possa divenire sorgente di sventure per i popoli, di rovine nei pubblici affari e di disgrazie nelle cose private” (Costituzione “Non ambigimus” di Benedetto XIV, 30 maggio 1741).
Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima
https://www.sodalitium.biz/della-quaresima/
Disciplina del digiuno e dell’astinenza»
https://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/


http://www.oratoriosantambrogiombc.it/2021/02/17/disciplina-del-digiuno-e-dellastinenza/
http://www.oratoriosantambrogiombc.it/tag/quaresima/



Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris...
Luca, A.M.D.G. Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!