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Liberalix
28-02-06, 14:08
Venti domeniche di apertura all'anno, le prime due di ogni mese da gennaio a maggio e da settembre a novembre, che diventano quattro a dicembre, più una a discrezione per la festa del patrono, ma battenti rigorosamente chiusi nelle giornate festive di giugno, luglio e agosto, per permettere anche alle commesse di godersi qualche scampolo di sole in spiaggia.

Eccolo qui quello che il sindaco di Tavagnacco Mario Pezzetta, uno dei tre «deus ex machina» dell'intesa (assieme ai primi cittadini di Martignacco e Reana), definisce «il risultato di un'operazione di mediazione ed ascolto», raggiunto ieri con la firma di quasi tutti i sindaci dell'Ato Udine Nord (ma tre sui 25 presenti hanno votato contro: Flaibano, Rive d'Arcano e Tricesimo), la "piccola patria" dei centri commerciali: 43 Comuni (di cui 25 presenti ieri al momento del voto) e 155mila 736 abitanti (ma erano 112mila 828 quelli ufficialmente rappresentati dai loro legittimi sindaci), con la bellezza di quasi 10mila fra commesse e commessi.

La decisione, che sarà operativa da subito per tutto il 2006 è «un buon compromesso ottenuto grazie alle mobilitazioni dei lavoratori e alla partecipazione dei sindaci» per Mattia Grion della Cgil Filcams, il male minore per Paolo Duriavig della Fisascat Cisl («meglio 20 che 52, anche se noi puntavamo a 12»). E l'assessore Bertossi esulta alla faccia di «tutte le Cassandre che ritenevano impossibile raggiungere l'accordo». Ma Confcommercio non è della stessa idea. «Il nostro giudizio è negativo - tuona il presidente provinciale Giovanni Da Pozzo - perché noi chiedevamo l'applicazione della legge Bersani, con 12 o al massimo 15-16 domeniche di apertura l'anno. Non possiamo gioire per questa decisione: ci aspettavamo una maggiore attenzione da parte degli amministratori ai problemi che avevamo prospettato. Questo provvedimento rischia di strangolare il piccolo commercio e anche i negozi del centro di Udine». Per una volta concorda con Da Pozzo anche Angelo Andreoli di Udine città viva: «20 domeniche sono un'enormità. Siamo contrarissimi: continueremo a raccogliere le firme e poi decideremo nuove iniziative di protesta». Secca la replica di Pezzetta: «Che siano 15 o 20 poco cambia. Chi critica lo fa solo per una questione di principio».

UDINE. A far decidere per il "compromesso" delle 20 domeniche è stato l'impegno assunto dal sindaco di Udine Sergio Cecotti, che ha confermato la decisione di emettere al più presto (la prima giunta "utile" è oggi) l'ordinanza che dividerà in due la città: la zona "libera" (con possibilità di tenere aperto tutte le domeniche, secondo le regole della città turistica) a sud di via Di Giusto, Planis, Caccia, e di viale Venezia e Ledra, ovvero il centro e le aree sud e est, e, a nordovest, l'area che si adeguerà alla "norma" delle 20 domeniche, come il resto dell'Ato. Proprio l'impegno di Cecotti ha convinto i sindaci a estendere la nuova regolamentazione all'intero 2006, mentre inizialmente Pezzetta aveva proposto una sperimentazione semestrale. A giugno, comunque, i Comuni si rivedranno per fare il punto ed applicare i correttivi del caso.

ALIMENTARI. Il grosso nodo da risolvere, sia per gli amministratori sia per i sindacati, resta quello degli alimentari "misti", che vendono un po' di tutto, dal pecorino al pc. In attesa di un'interpretazione autentica della norma da parte della Regione (oggi la legge lascia 52 domeniche di apertura possibile agli "alimentari", non meglio specificati), spiega Pezzetta, «abbiamo inserito nella delibera un passaggio in cui si dice che gli esercizi del settore misto, nei giorni festivi in cui sia prevista la chiusura degli altri negozi, potranno vendere solo generi alimentari. Abbiamo chiesto a Bertossi di far chiarezza su questo punto».

UDINE SUD. 16 domeniche di apertura, più una (o due) che i singoli Comuni potranno giocarsi per il patrono o altri eventi. Per l'ambito a sud di Udine i sindaci di 29 Comuni (su 40 totali) hanno deciso quasi all'unanimità (tre i contrari: Porpetto, Ajello e Bagnaria Arsa, che volevano le 20) di frenare il più possibile la deregulation: oltre alle 4 aperture domenicali di dicembre, i negozi lavoreranno le prime due domeniche (in coincidenza con i saldi) a gennaio e luglio e la seconda in tutti gli altri mesi, agosto escluso. La scelta di ridurre il monte-domeniche incontra il plauso di Cristiano Perosa di Confcommercio: «Abbiamo apprezzato la sensibilità degli amministratori, che sono venuti incontro alle richieste di Confcommercio».

Camilla De Mori - Il Gazzettino Udine

Mitteleuropeo
01-03-06, 11:32
Quando leggo queste cose, mi chiedo sempre perchè mai non si consideri l' opzione dei turni, come nella maggior parte dei paesi.
Io sarei per la totale liberalizzazione degli orari, ma rigorosissima tutela dei lavoratori, che per nessun motivo potranno essere privati delle ferie o costretti a lavorare più a lungo di quanto preveda il contratto. I maggiori oneri per il proprietario, dovuti al fatto che 3 commesse à 6 ore al giorno costano di più di 1 à 18, sarebbero compensati dall' aumento delle vendite, dall' aumento della domanda interna dovuta ad ulteriore occupazione e, magari, da qualche incentivo fiscale a chi assume e rinuncia alle ore straordinarie.

nonno libero
30-03-06, 18:26
La dilatazione degli orari di apertura dei negozi, porta inevitabilmente ad una diluizione degli incassi con conseguente aumento dei costi di gestione.
Non sottovalutiamo poi il danno biologico per gli operatori commeciali (dipendenti e commessi) i quali saranno costretti a turni impossibili.
Morale: AUMENTO DEI PREZZI, DIMINUZIONE DEI SERVIZI E PERSONALE MENO CORDIALE.
Ne vale veramente la pena?
Nonno Libero:confused:

Mitteleuropeo
15-04-06, 16:34
Non sottovalutiamo poi il danno biologico per gli operatori commeciali (dipendenti e commessi) i quali saranno costretti a turni impossibili.


* Secondo me, se i sindacati impongono turni "dal volto umano", come in altri Paesi, magari aumenta l' occupazione... Anche se fosse il solo effetto positivo, mi sembra che sarebbe già qualcosa.

A proposito, negli anni '80, il (defunto) presidente tedesco Johannes Rau fece la proposta di non consentire più alle aziende di dedurre gli straordinari nel conto economico. Purtroppo nessuno lo ascoltò, ma era un' idea saggia.

nonno libero
21-04-06, 16:22
Ma a chi devono imporre i turni "dal volto umano" i sindacati ? ai lavoratori o ai padroni ? Si può definire "umano" un turno che fa ricongiungere una madre ai propri figli alle 22.00 per soddisfare i capricci di qualcuno che deve comprare una batteria o una ricarica telefonica oppure una maglietta dopo le 20.30 ? Si perchè a Città Fiera dal giorno 8 maggio ai negozi è stato imposto il nuovo orario che prevede l'apertura anche il lunedì mattina e la chiusura alle 21.00. Ma cosa credono di essere a Milano o in qualche altra metropoli? In Friuli si va ancora a "letto con le galline" perchè quì si lavora! Alle 20.00 le famiglie normali sono già sedute a tavola.

Liberalix
21-04-06, 16:29
In Friuli si va ancora a "letto con le galline" perchè quì si lavora! Alle 20.00 le famiglie normali sono già sedute a tavola.

in Friuli è ora che ci si svegli, ci si europeizzi e ci si sprovincializzi...altro che galline...

Mitteleuropeo
21-04-06, 16:42
Ma a chi devono imporre i turni "dal volto umano" i sindacati ? ai lavoratori o ai padroni ?

* ovviamente ai padroni, impedendo gli straordinari o facendoli pagare il 300% del salario normale, in modo da costringere a nuove assunzioni. Capisco che arrivare a casa alle 22 può non essere il massimo della comodità, ma se l' alternativa è la disoccupazione, penso che possa essere accettabile.

Cenerentola82
21-04-06, 16:47
Ci sono tanti studenti a cui farebbe comodo guadagnare qualche euro con un lavoro serio di sera, diciamo dalle 19 alle 22 o qualche ora di domenica. Le uniche possibilità oggi sono i pub e birrerie.

nonno libero
21-04-06, 18:36
Se parliamo di GDO (gande distribuzione organizzata) posso anche essere d'accordo su un trattamento più umano per i dipendenti, ma mi riferisco in particolare ai piccoli commercianti che sono dovuti emigrare nei Centri Commerciali per poter sopravivere e non chiudere un'attività spesso tramandata da generazioni. La causa di ciò è sicuramente l'avvento dei grossi agglomerati commerciali che hanno fagocitato il sistema distributivo facendo desertificare i centri cittadini. Fra non molto se vorremo il pane fresco oppure il latte, non ci potremo più rivolgere al negozio sotto casa, che magari ci faceva pagare qualche centesimo in più ma con un sorriso ed una parola amichevole però ci consentiva di non prendere la macchina ed andare al centro commerciale dove prenderemo un capiente carrello e lo riempiremo di un sacco di cose superflue e magari ci dimenticheremo il latte! Quando non ci sarà più la concorrenza dei piccoli, la Grande Distribuzione farà cartello ed imporrà la sua politica commerciale, la scarsa qualità ed i suoi prezzi furbi. Poi parleremo di occupazione....:mad:

nonno libero
21-04-06, 20:24
in Friuli è ora che ci si svegli, ci si europeizzi e ci si sprovincializzi...altro che galline...


E' questo il punto! Guardate gli orari di apertura dei negozi in Austria, Germania, e gli altri paesi europei.!!:-01#53

Mitteleuropeo
23-04-06, 13:07
Forse l' Austria non è proprio un modello a proposito...

nonno libero
07-05-06, 18:46
Scusate la mia ignoranza, ma qualcuno mi spiega cosa vuol dire quel disco rosso a fianco dello "stato" nei miei precedenti messaggi? Grazie!!!:confused: :confused: :confused:

Liberalix
08-05-06, 09:11
Scusate la mia ignoranza, ma qualcuno mi spiega cosa vuol dire quel disco rosso a fianco dello "stato" nei miei precedenti messaggi? Grazie!!!:confused: :confused: :confused:
credo sia quello che indica la modalità invisibile....

nonno libero
08-05-06, 13:58
credo sia quello che indica la modalità invisibile....

Scusa, ma ne so' quanto prima, grazie comunque.

Liberalix
08-05-06, 14:25
Scusa, ma ne so' quanto prima, grazie comunque.
se è questo
http://www.politicaonline.net/forum/images/pol/statusicon/user_invisible.gif

indica che quando ti connetti al forum scegli la modalità invisibile ovvero gli altri non possono vedere in quale forum sei e cosa stai facendo cioè se stai leggendo, rispondendo ad una discussione o ad esempio modificando il tuo profilo personale...

nella pagina iniziale del forum dove cè l'indice di tutti i forum è possibile leggere in fondo tutti gli utenti connesi ovviamente con la modalità visibile, poi in ogni forum sempre in fondo appaiono gli utenti in modalità visibile che in quel momento sono su quel forum.

nonno libero
08-05-06, 21:30
Grazie! Avevi ragione, ho rimosso il flag dell'invisibilità ed ora tutto OK.:-:-01#19

nonno libero
17-05-06, 22:58
in Friuli è ora che ci si svegli, ci si europeizzi e ci si sprovincializzi...altro che galline...
Mi sai dire dove sono i friulani adesso che i Centri Commerciali di Udine sono aperti fino alle 9 di sera?
Dalle 20 alle 20,30 ci sono più commessi che clienti, dalle 20,30 in poi ci sono più negozi aperti che clienti!!!:-0#09o

Liberalix
17-05-06, 23:12
Mi sai dire dove sono i friulani adesso che i Centri Commerciali di Udine sono aperti fino alle 9 di sera?
Dalle 20 alle 20,30 ci sono più commessi che clienti, dalle 20,30 in poi ci sono più negozi aperti che clienti!!!:-0#09o
beh il cittàfiera il venerdì chiude alle 22 ed era pieno....

nonno libero
18-05-06, 13:42
beh il cittàfiera il venerdì chiude alle 22 ed era pieno....
E' vero e confermo; ma questo succede solo il venerdì perchè è un pre-prefestivo, durante il resto della settimana è un mortorio!

Cenerentola82
17-09-08, 10:33
Dal Piccolo:di Matteo Unterweger

Commercio, no bipartisan alla riforma
Molti consensi alla proposta Rovis sulle aperture domenicali: stop alla bozza regionale


Fermare la riforma regionale del commercio, mantendendo l'autonomia dei commercianti sulle aperture domenicali. Ed estendendo a tutta la provincia di Trieste la libertà decisionale concessa alle località turistiche e ai centri storici. La proposta Rovis, che mira a modificare la bozza Ciriani, raccoglie molti consensi da politici, consumatori e categorie. Ma ribadisce una prevalente diversità di vedute all'interno del centrodestra: da un lato la Regione, dall'altro il Comune di Trieste.

La posizione del forzista Rovis trova consensi in seno ad An: «Trieste è una città turistica, sarebbe un passo indietro dividerla in zone - osserva il vicesindaco Paris Lippi -. Se è legittima la richiesta dei dipendenti di poter passare le domeniche e i festivi con la famiglia, è altrettanto vero che la riduzione delle aperture potrebbe portare a licenziamenti dovuti alla diminuzione del volume di lavoro. Come me, la pensano anche l'onorevole Menia e il consigliere regionale Tononi. Dev'essere data libera facoltà di gestione, ma che sia accompagnata dal buon senso, venendo anche incontro ai lavoratori». Che, in soldoni, significa massiccio ricorso all'auspicata (da Rovis) turnazione. Le parole di Lippi, peraltro, seguono una direzione opposta a quella intrapresa qualche giorno fa dalla collega di partito Angela Brandi, capogruppo di An in Consiglio comunale.

«Noi siamo per le chiusure domenicali - dice dal canto suo Roberto Sasco (Udc) - e l'apertura a rotazione solo dei negozi che vendono generi alimentari nei centri commerciali. Possibili problemi conseguenti per la concorrenza della Slovenia? La questione riguarda i prezzi, non le aperture: spero nasca un consorzio tra i commercianti per controllarli». Favore alla controproposta Rovis anche dall'opposizione, per voce del capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Fabio Omero: «La concorrenza slovena ci fa dire che è giusto correggere la scelta della Regione. Mi rendo conto delle motivazioni addotte dalle famiglie, ma credo che alla lunga si rischino posti di lavoro con un danno per le stesse persone».

Dal Consiglio regionale, arriva il pensiero di Sergio Lupieri (Pd): «Sarebbe stato certamente più opportuno che la bozza Ciriani fosse preceduta da una concertazione adeguata. La riforma regionale del commercio va contro lo sviluppo economico e turistico della città, tanto che è l'amministrazione comunale stessa a scendere in campo e chiedere a gran voce di non modificare la legge varata dalla Giunta Illy».

Il vicepresidente della Confcommercio di Trieste e «past presidente» dell'Associazione commercianti al dettaglio locale, Franco Rigutti, analizza così la situazione: «Posto che la liberalizzazione sulle aperture degli ultimi anni non ha sconvolto le economie di mercato della zona, credo si sia tutti concordi sulla valenza di Trieste come città turistica. Il numero di aperture domenicali previste dalla bozza Ciriani (29 all'anno, di cui quattro in dicembre, ndr) mi pare comunque sufficiente per soddisfare la componente turistica».

Rigutti torna poi anche sul dibattito dei saldi liberi, altro punto chiave delle modifiche alla legge regionale 29/2005 sul commercio che a fine mese verranno discusse in Consiglio regionale: «Forse bisognerebbe approfondire il significato del termine saldi, ovvero vendite di fine stagione. Quindi per un periodo determinato».

«Se da un lato è giusto tutelare il diritto dei dipendenti al riposo e a stare con i propri cari alla domenica - è l'opinione di Luisa Nemez, presidente dell'Organizzazione tutela dei consumatori -, dall'altro limitando le aperture festive, gli stessi nuclei familiari potrebbero trovarsi improvvisamente senza sostentamento per la mancanza di lavoro. Quindi, è bene che si lasci libertà di apertura, senza alcun obbligo e con un giusto ricorso ai turni».

Cenerentola82
24-10-08, 13:34
Dal Piccolo: di Roberto Urizio

Negozi, il Pdl triestino pronto a votare no
Il centrodestra blinda il tetto delle 29 domeniche: esplode la protesta interna

Le aperture domenicali dei negozi resteranno 29 per tutti. Ma il Pdl triestino è pronto a votare «no» alla riforma del commercio.

A fronte dell’impossibilità di trovare una quadratura del cerchio all’interno della maggioranza, dove ci sono posizioni assai variegate, i partiti decidono infatti di non modificare il testo già votato in giunta e commissione. Lo annuncia il capogruppo del Pdl, Daniele Galasso: «Le posizioni sono note. C’è chi vuole di più e ha argomentazioni valide, chi vuole di meno con motivi da non buttare, e quindi a questo punto l’unico equilibrio possibile è quello di non modificare la norma, scontentando meno sensibilità possibili». La Lega chiedeva di scendere a 20 domeniche e l’Udc pure ma alla fine i due alleati del Pdl sono disposti ad accettare le 29 domeniche pur di cancellare la liberalizzazione totale della legge Bertossi.
A patto, però, che non ci siano deroghe per Trieste.
In questi giorni non sono mancati incontri, ma non sono serviti: «Quelli che per qualcuno sono passi in avanti per altri sono passi indietro. Ci stiamo parlando – conferma il capogruppo della Lega Danilo Narduzzi – ma la soluzione più probabile è quella di lasciare il testo così com’è». Blindando il tetto delle 29 aperture domenicali. Con i voti di Lega e Udc la maggioranza riuscirà quantomeno ad evitare di andare sotto a livello di voti ma non raggiungerà l’obiettivo di compattarsi con i consiglieri triestini che hanno già annunciato che non voteranno il provvedimento così come uscito dalla Commissione.

«È tutto troppo fermo» lamenta Piero Tononi che oggi insieme ai colleghi Maurizio Bucci, Piero Camber e Bruno Marini, ai rappresentanti della grande distribuzione ed agli assessori competenti di Trieste, Paolo Rovis, e di Gorizia, Fabio Gentile, terrà una conferenza stampa per illustrare gli effetti negativi della riforma Ciriani sui livelli occupazionali. Replica indirettamente Paolo Santin, relatore di maggioranza: «Abbiamo elaborato una proposta seria e rispettosa del territorio. Non è pensabile che si possano estendere ulteriormente le aperture: le 29 domeniche sono un risultato che dimostra la volontà di armonizzare i diversi interessi in gioco. La legge tiene conto delle esigenze delle province di Gorizia e Trieste, delle necessità dei lavoratori, delle associazioni di categoria e di quelle dei consumatori». (24 ottobre 2008)
..........
Ma se i friulani vogliono tenere chiuso, lao facciano.... ma a casa loro.
Non vedo perchè bisogna uniformare la regione sulla volontà di una parte e perchè debbano decidere cosa si deve fare a Trieste e Gorizia.

Alex il Rosso
24-10-08, 13:42
Dal Piccolo: di Roberto Urizio

Negozi, il Pdl triestino pronto a votare no
Il centrodestra blinda il tetto delle 29 domeniche: esplode la protesta interna

Le aperture domenicali dei negozi resteranno 29 per tutti. Ma il Pdl triestino è pronto a votare «no» alla riforma del commercio.

A fronte dell’impossibilità di trovare una quadratura del cerchio all’interno della maggioranza, dove ci sono posizioni assai variegate, i partiti decidono infatti di non modificare il testo già votato in giunta e commissione. Lo annuncia il capogruppo del Pdl, Daniele Galasso: «Le posizioni sono note. C’è chi vuole di più e ha argomentazioni valide, chi vuole di meno con motivi da non buttare, e quindi a questo punto l’unico equilibrio possibile è quello di non modificare la norma, scontentando meno sensibilità possibili». La Lega chiedeva di scendere a 20 domeniche e l’Udc pure ma alla fine i due alleati del Pdl sono disposti ad accettare le 29 domeniche pur di cancellare la liberalizzazione totale della legge Bertossi.
A patto, però, che non ci siano deroghe per Trieste.
In questi giorni non sono mancati incontri, ma non sono serviti: «Quelli che per qualcuno sono passi in avanti per altri sono passi indietro. Ci stiamo parlando – conferma il capogruppo della Lega Danilo Narduzzi – ma la soluzione più probabile è quella di lasciare il testo così com’è». Blindando il tetto delle 29 aperture domenicali. Con i voti di Lega e Udc la maggioranza riuscirà quantomeno ad evitare di andare sotto a livello di voti ma non raggiungerà l’obiettivo di compattarsi con i consiglieri triestini che hanno già annunciato che non voteranno il provvedimento così come uscito dalla Commissione.

«È tutto troppo fermo» lamenta Piero Tononi che oggi insieme ai colleghi Maurizio Bucci, Piero Camber e Bruno Marini, ai rappresentanti della grande distribuzione ed agli assessori competenti di Trieste, Paolo Rovis, e di Gorizia, Fabio Gentile, terrà una conferenza stampa per illustrare gli effetti negativi della riforma Ciriani sui livelli occupazionali. Replica indirettamente Paolo Santin, relatore di maggioranza: «Abbiamo elaborato una proposta seria e rispettosa del territorio. Non è pensabile che si possano estendere ulteriormente le aperture: le 29 domeniche sono un risultato che dimostra la volontà di armonizzare i diversi interessi in gioco. La legge tiene conto delle esigenze delle province di Gorizia e Trieste, delle necessità dei lavoratori, delle associazioni di categoria e di quelle dei consumatori». (24 ottobre 2008)
..........
Ma se i friulani vogliono tenere chiuso, lao facciano.... ma a casa loro.
Non vedo perchè bisogna uniformare la regione sulla volontà di una parte e perchè debbano decidere cosa si deve fare a Trieste e Gorizia.
Avevo letto che se riducono le aperture domenicali ci sono circa 100 posti di lavoro a rischio nel goriziano e circa 400 a Trieste, questi dati sono attendibili?

Liberalix
24-10-08, 23:30
..........
Ma se i friulani vogliono tenere chiuso, lao facciano.... ma a casa loro.
Non vedo perchè bisogna uniformare la regione sulla volontà di una parte e perchè debbano decidere cosa si deve fare a Trieste e Gorizia.

no qui la questione è che la legge dev'essere uguale per tutti senza eccezioni e senza figli e figliastri...e ti ricordo che la casa è una sola che piaccia o meno ma è così :o

Alex il Rosso
25-10-08, 15:36
no qui la questione è che la legge dev'essere uguale per tutti senza eccezioni e senza figli e figliastri...e ti ricordo che la casa è una sola che piaccia o meno ma è così :o
Ok, però poi non lamentiamoci se a Nova Gorica ed a Sesana fanno affari d'oro con la clientela italiana.

Liberalix
25-10-08, 15:46
Ok, però poi non lamentiamoci se a Nova Gorica ed a Sesana fanno affari d'oro con la clientela italiana.

e lo so...quindi era meglio la liberalizzazione...ma i "liberali" del cdx non vogliono...

Cenerentola82
27-10-08, 11:05
Chissà se l'albergo di Tondo la domenica è chiuso?

Cenerentola82
29-10-08, 15:37
Dal Piccolo:
La riforma del commercio, stop di Tondo al Pdl triestino
Il governatore richiama all’ordine i dissidenti sulle aperture domenicali: votate la legge
di Roberto Urizio

Renzo Tondo richiama all’ordine i consiglieri triestini del Pdl e li invita a votare la legge sul commercio che domani andrà all’esame deciviso del Consiglio regionale. Il presidente della Regione conferma d’aver contattato nei giorni scorsi i «dissidenti» in merito alle questione delle aperture domenicali che sta rischiando di spaccare la maggioranza. Nei corridoi consiliari si vocifera di una sonora lavata di capo da parte di Tondo. (ndr. mi lo mandassi cag..) Ma il diretto interessato minimizza: «Non c’è bisogno di strigliate. Ho semplicemente sottolineato che i consiglieri triestini hanno già ottenuto alcuni risultati grazie alla loro determinazione e perseveranza».

Quali? Presto detto: la previsione di 29 aperture domenicali rispetto alle 20 previste nel programma e invocate da Lega e Udc, la liberalizzazione nei centri storici, la decisione sulle domeniche in cui tenere aperto affidata ai commercianti e non più alla conferenza dei sindaci. «Abbiamo cercato e, ritengo, trovato un equilibrio tra le diverse esigenze e sensibilità, e ciò inevitabilmente non fa felici tutti. Ma - conclude Tondo - sono fiducioso che alla fine ci sarà la massima estensione del consenso nei confronti di questa legge».

Dal canto loro i consiglieri giuliani sperano ancora di portare a casa qualcosa in più delle 29 domeniche aperte che spettano a tutti tranne a Grado, Lignano e ai centri storici, dove rimane la liberalizzazione totale. «Confidiamo di riuscire ad ottenere un risultato migliore di quello uscito dalla commissione» ribadisce Maurizio Bucci. Ma, in realtà, gli emendamenti proposti dal fronte triestino del Pdl non sembrano fare breccia tanto che, nel confronto di ieri pomeriggio tra il relatore di maggioranza Paolo Santin e l’assessore alle Attività produttive Luca Ciriani, hanno ottenuto parere contrario.

«I triestini avranno comunque la possibilità di fare la spesa ogni domenica» insiste Ciriani. Difficile che la riunione odierna di maggioranza a cui dovrebbe prendere parte anche Tondo faccia registrare un diverso atteggiamento nei confronti delle richieste dei triestini. L’emendamento che proponeva le «mezze domeniche» è stato cassato già ieri da Ciriani e Santin come quello che garantiva la possibilità di andare oltre le 29 aperture domenicali all’anno con una accordo tra categorie e sindacati che salvaguardasse il tetto di 25 domeniche lavorative per gli addetti.

«Un’opportunità che fa contenti tutti» sostiene Bucci. Ma l’emendamento, su cui la maggioranza non è d’accordo, potrebbe anche essere dichiarato inammissibile «in quanto – spiega Santin – la materia non è di competenza della Regione». I triestini dovranno quindi cercare la sponda dell’opposizione visto che tra gli emendamenti presentati (una sessantina in totale di cui buona parte relativi alle domeniche) ce ne sono alcuni del Pd che difendono la vocazione turistica di Trieste (e della montagna) e chiedono deroghe per le zone di confine.

I numeri non garantiscono ancora certezze sulla tenuta della maggioranza anche se la possibilità di un voto contrario da parte dei triestini del Pdl appare lontana: già si ipotizzano altre forme di dissenso come l’astensione o l’uscita dall’aula al momento del voto (ndr: che no servi a una mazza). La riunione di maggioranza di oggi dovrebbe chiarire il quadro in attesa del dibattito e del voto di domani.
(29 ottobre 2008)
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E adesso vediamo se Bucci & C. hanno il coraggio di andare fino in fondo.

Alex il Rosso
30-10-08, 11:59
29-OTT-08 20:53
REGIONI: FVG; PDL, POTERE AI SINDACI SU APERTURE DOMENICALI
(VEDI: "REGIONI: FVG: CONSIGLIO INIZIA..." DELLE 19.54) (ANSA) - TRIESTE, 29 OTT - Saranno i sindaci a decidere eventuali deroghe al "tetto" di 29 aperture domenicali all'anno negli esercizi commerciali del Friuli Venezia Giulia. Lo prevede un emendamento al disegno di legge messo a punto stasera in una riunione del gruppo consiliare del Pdl, convocata per armonizzare le divergenze sul testo e alla quale ha preso parte anche il presidente della Regione, Renzo Tondo. Nel testo, che verrà ufficializzato domani, dovrebbe venire inserito un comma che dà ai primi cittadini la potestà di aumentare le aperture domenicali. Si prevede tuttavia un bilanciamento a tutela dei lavoratori, con la previsione di una norma che non consente di superare le 25 domeniche lavorative per ciscun addetto. Lega Nord e Udc hanno comunque presentato un emendamento "cautelativo" che stabilisce il tetto di 24 aperture domenicali all'anno, come mediazione tra le 20 proposte dai due partiti e le 29 del testo della Giunta. Il capogruppo Udc Edoardo Sasco si è detto comunque disposto ad approvare il testo "se tutti - ha precisato - saranno d'accordo". (ANSA).
http://www.regione.fvg.it/rafvg/ansa/ansaRegionaleb.act?ansa=20081029.093&dir=/rafvg/cms/RAFVG/ansa/

In pratica ogni comune potrà fare quello che gli pare.

Cenerentola82
30-10-08, 12:06
La cosa che mi sembra ridicola è che i comuni "turistici" come Lignano e Grado possano tenere aperto ogni domenica.
Immagino che nelle domeniche dei prossimi 5 mesi, Grado e Lignano saranno innondate dai turisti...

Alex il Rosso
31-10-08, 01:43
Secondo me Di Piazza e Romoli andranno puntualmente in deroga dal 01/01 al 31/12 di ogni anno...

Cenerentola82
31-10-08, 08:58
REGIONI, FVG: CONSIGLIO APPROVA LEGGE SUL COMMERCIO

(ANSA) - TRIESTE, 30 OTT - Il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato in serata, a maggioranza, la legge sul commercio che era stata illustrata dall'assessore, Luca Ciriani. 45 i votanti: 30 i si, 15 i no. Il testo fissa a 29 il tetto di domeniche di apertura per i centri commerciali e i negozi lontani dai centri storici delle città. Ampliate le finestre per i saldi, e diminuiti a due i comuni turistici, che sono Grado (Gorizia) e Lignano (Udine). L'aula ha approvato l'ordine del giorno della maggioranza che impegna la giunta regionale a valutare gli effetti del testo "dopo il primo anno di attuazione", considerato che dalle province di Trieste e Gorizia "sono state rappresentate voci di preoccupazione per la possibile concorrenza oltre confine".
(ndr. per el momento xe cussì, dopo, forsi, vederemo, penseremo ... )
(ANSA).
La riforma della legge regionale del commercio approvata questa sera dal Consiglio regionale ha fissato a 29 le domeniche di apertura per gli esercizi commerciali del Friuli Venezia Giulia. Studiata dalla giunta di centrodestra, guidata da Renzo Tondo, a tre anni dall'entrata in vigore della cosidetta 'Legge Bertossi' - varata dalla precedente giunta regionale di centrosinistra presieduta da Riccardo Illy - la riforma punta a "semplificare e sburocratizzare la normativa - ha spiegato l'assessore regionale alle attività produttive, Luca Ciriani - a vantaggio sia dei consumatori che degli operatori del settore, ponendo fine alla 'deregulation' del settore". La legge riduce a 29 le domeniche di apertura, previa comunicazione al Comune dell'elenco delle giornate prescelte. Viene cancellato l'elenco dei comuni turistici, individuando come tali solo Grado (Gorizia) e Lignano (Udine), e dando libertà di apertura ai comuni classificati a prevalente economia turistica, agli esercizi commerciali situati nei centri storici e a quelli isolati con superficie di vendita non superiore ai 400 mq, ovunque si trovino nel territorio comunale. Il periodo dei saldi stagionali è stabilito, a facoltà dell'esercente, nei periodi dell'anno a lui più convenienti, con il solo vincolo del rispetto degli spazi temporali definiti per legge. La nuova legge prevede la moratoria sulla grande distribuzione per due anni, fino al 2010, in vista della definizione del nuovo Piano della grande distribuzione. La legge istituisce infine il Fondo a sostegno delle Pmi regionali e consente alle imprese di superare il divieto di cumulo fra gli incentivi regionali per le attività di ricerca e sviluppo e i crediti d'imposta previsti, per gli stessi interventi, dalla Finanziaria nazionale del 2007.(ANSA).


Ma cossa c...o servi a Lignan e Grado tigir verto da ottobre ad aprile che no xe nissun???
Come previsto Bucci e C. ga calà le braghe.

Furlan
31-10-08, 09:55
Ma cossa c...o servi a Lignan e Grado tigir verto da ottobre ad aprile che no xe nissun???
Come previsto Bucci e C. ga calà le braghe.


Probabilmente per rilasciare nuove autorizzazioni per centri commerciali.
(e x Lignano c'è già più di una richiesta)

Schiffsbauer
31-10-08, 12:32
Come previsto Bucci e C. ga calà le braghe.

Ovvio, vuoi che corrano il rischio di non essere ricandidati alle prossime elezioni ?
Fin quando i candidati verranno decisi dai segretari di partito il nostro voto varrà come carta igienica, e quelli come Tondo, e Berlusconi, potranno fare il bello e il cattivo tempo sulle nostre teste.

Alex il Rosso
31-10-08, 13:13
REGIONI, FVG: CONSIGLIO APPROVA LEGGE SUL COMMERCIO

(ANSA) - TRIESTE, 30 OTT - Il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato in serata, a maggioranza, la legge sul commercio che era stata illustrata dall'assessore, Luca Ciriani. 45 i votanti: 30 i si, 15 i no. Il testo fissa a 29 il tetto di domeniche di apertura per i centri commerciali e i negozi lontani dai centri storici delle città. Ampliate le finestre per i saldi, e diminuiti a due i comuni turistici, che sono Grado (Gorizia) e Lignano (Udine). L'aula ha approvato l'ordine del giorno della maggioranza che impegna la giunta regionale a valutare gli effetti del testo "dopo il primo anno di attuazione", considerato che dalle province di Trieste e Gorizia "sono state rappresentate voci di preoccupazione per la possibile concorrenza oltre confine".
(ndr. per el momento xe cussì, dopo, forsi, vederemo, penseremo ... )
(ANSA).
La riforma della legge regionale del commercio approvata questa sera dal Consiglio regionale ha fissato a 29 le domeniche di apertura per gli esercizi commerciali del Friuli Venezia Giulia. Studiata dalla giunta di centrodestra, guidata da Renzo Tondo, a tre anni dall'entrata in vigore della cosidetta 'Legge Bertossi' - varata dalla precedente giunta regionale di centrosinistra presieduta da Riccardo Illy - la riforma punta a "semplificare e sburocratizzare la normativa - ha spiegato l'assessore regionale alle attività produttive, Luca Ciriani - a vantaggio sia dei consumatori che degli operatori del settore, ponendo fine alla 'deregulation' del settore". La legge riduce a 29 le domeniche di apertura, previa comunicazione al Comune dell'elenco delle giornate prescelte. Viene cancellato l'elenco dei comuni turistici, individuando come tali solo Grado (Gorizia) e Lignano (Udine), e dando libertà di apertura ai comuni classificati a prevalente economia turistica, agli esercizi commerciali situati nei centri storici e a quelli isolati con superficie di vendita non superiore ai 400 mq, ovunque si trovino nel territorio comunale. Il periodo dei saldi stagionali è stabilito, a facoltà dell'esercente, nei periodi dell'anno a lui più convenienti, con il solo vincolo del rispetto degli spazi temporali definiti per legge. La nuova legge prevede la moratoria sulla grande distribuzione per due anni, fino al 2010, in vista della definizione del nuovo Piano della grande distribuzione. La legge istituisce infine il Fondo a sostegno delle Pmi regionali e consente alle imprese di superare il divieto di cumulo fra gli incentivi regionali per le attività di ricerca e sviluppo e i crediti d'imposta previsti, per gli stessi interventi, dalla Finanziaria nazionale del 2007.(ANSA).


Ma cossa c...o servi a Lignan e Grado tigir verto da ottobre ad aprile che no xe nissun???
Come previsto Bucci e C. ga calà le braghe.
Quindi nessuna ordinanza sindacale, con tanti saluti a Romoli e Di Piazza.
Quanti erano che rischiavano il posto 100 in provincia di Gorizia e 400 in quella di Trieste?

Cenerentola82
31-10-08, 14:28
Dal Piccolo: di Roberto Urizio
Negozi aperti 29 domeniche, il Pdl triestino si adegua

I «ribelli» strappano l’impegno della giunta a verificare tra un anno gli effetti del nuovo regime nelle zone di confine. Romoli soddisfatto (ndr: no go capido per cossa)

TRIESTE Il centrodestra si ricompatta ad un passo dalla rottura e la riforma Ciriani diventa legge senza spaccature. Le domeniche di apertura, vero nodo della norma, rimangono 29 ma alla fine anche i triestini del Pdl vengono soddisfatti con un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a valutare, dopo il primo anno di attuazione, gli effetti della riforma sull’economia e sull’occupazione a Trieste, Gorizia e nelle aree di confine.

L’accordo arriva all’ora di pranzo dopo l’abbandono dell’aula da parte della Lega: «Inaccettabile – per il capogruppo Danilo Narduzzi - proseguire il dibattito vista la mole di emendamenti, anche di maggioranza, depositati in Aula e il cui senso stravolge il ddl uscito dalla Commissione». I padani chiedono un incontro chiarificatore con il presidente Tondo. La soluzione ipotizzata dal Pdl nella riunione di mercoledì sera non ha i numeri. La maggioranza vacilla. La sortita di Narduzzi sblocca la situazione: seduta sospesa su richiesta del capogruppo del Pdl Daniele Galasso e riunione di maggioranza con il presidente Tondo e l’assessore Ciriani: dopo 45 minuti di confronto, la mediazione c’è.

«C’erano valutazioni legittime derivanti da diverse esigenze del territorio – afferma il governatore – ma il lavoro di Ciriani ha portato ad una sintesi molto buona». In aula il presidente invita la maggioranza a ritirare gli emendamenti sugli articoli relativi alle aperture domenicali e allo status di Comune turistico. Un intervento che fa contenti tutti, o quasi. La Lega si ritrova con la legge approvata così com’è uscita dalla Commissione, i triestini del Pdl hanno l’impegno dalla Giunta con un documento peraltro firmato da tutti i gruppi di maggioranza. Alla fine il voto è compatto anche se Piero Tononi esce dall’aula al momento della votazione: «Non posso essere del tutto soddisfatto ma il compromesso trovato era l’unico modo per evitare la spaccatura. L’ordine del giorno comunque non è carta straccia».

Il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, esprime «soddisfazione per la soluzione trovata in quanto la sperimentazione a Trieste e Gorizia permetterà alla Regione di rendersi tempestivamente conto degli eventuali danni, da noi paventati, ponendovi pronto rimedio». (ndr: ROMOLI, I GA DITO TRA UN ANNO, FORSI SE GHE NE RIPARLA!!)
«Bilancio positivo, abbiamo tolto gli eccessi» dichiara Edoardo Sasco (Udc) mentre Maurizio Franz (Lega) plaude «alla fine della deregulation anche se puntavamo a una mediazione sulle 24 domeniche chieste da tutti». Dall’opposizione, il capogruppo del Pd Gianfranco Moretton sostiene che «la montagna ha partorito il topolino. Di fatto una domenica in più rispetto a quanto avevamo stabilito nella passata legislatura».

Secondo Enio Agnola, Cittadini-Idv «non sono le domeniche il motivo di sofferenza del commercio». Per Igor Kocjancic (Rifondazione) «la Giunta ha vinto. Chi voleva meno ha ingoiato di più, chi voleva tutto ne esce deluso». Luca Ciriani, padre della riforma, definisce la sua legge «un’operazione di grande equilibrio che affida ai commercianti la scelta delle domeniche di apertura garantendo il diritto a fare la spesa per i consumatori, il diritto al riposo dei lavoratori e rivitalizzando il piccolo commercio e i centri storici».

Luci ed ombre per la Cgil: «Siamo oltre al limite di aperture domenicali su cui si era impegnato Tondo in campagna elettorale, in più eravamo contrari alla deroga per i negozi al di sotto dei 400 metri quadri. – sostiene Franco Barera – E’ invece positivo che si sia sancita la straordinarietà del lavoro domenicale».
(31 ottobre 2008)

Cenerentola82
25-11-08, 12:45
http://trieste.rvnet.eu - 25 Novembre 2008

Legge Ciriani sul commercio: non si rassegna il comune di Trieste

Verrà pubblicato domani sulla gazzetta ufficiale il testo della “legge Ciriani” sul commercio. La legge decorrerà dal 1° gennaio 2009, data dalla quale vi sarà un mese di tempo per presentare eventuali provvedimenti migliorativi. Proprio in questa direzione si sta muovendo l’ufficio legale del comune di Trieste, che ha sempre espresso posizioni contrarie al provvedimento regionale, sostenendo in particolare la totale liberalizzazione delle aperture domenicali.
Il comune sta quindi svolgendo una serie di ricerche per verificare se la nuova norma regionale possa essere legittimamente disattesa. Questo, in sostanza, il significato espresso qualche giorno fa sulle pagine del quotidiano locale da Antonio Catricalà, garante della concorrenza e del mercato: “ricordo che gli enti territoriali, in presenza di una norma regionale restrittiva della concorrenza, possono disapplicarla facendo valere la più liberalizzatrice disciplina nazionale”. E’ proprio valutando “le pieghe delle leggi”, ha dichiarato Marina Vlach assessore comunale al commercio, che si cercherà di fare chiarezza, indagando soprattutto se la regione, applicando la propria potestà legislativa in materia di commercio, abbia sia limitato il comune nelle proprie competenze che mancato di coerenza con le norme nazionali generali e con quelle dell’Unione europea.
Gli uffici del comune hanno trenta giorni a disposizione per raccogliere dei risultati dalle loro ricerche, muovendosi “con cautela”, come afferma lo stesso Rovis “studiando dei percorsi per arrivare a un risultato che non si presti a eventuali ricorsi” che, nel caso, darebbero luogo a uno scontro legale tra comune e regione e a una frattura di tipo politico, (ndr: no saria mal) visto che entrambe le amministrazioni coinvolte sono di centrodestra.