Su Componidori
08-03-06, 16:35
Mi sembra giusto, dopo tante critiche, e per coloro che non avessero avuto occasione di leggerla, riportare l’intervista rilasciata dal Segretario del PSd’A a “LA NUOVA” di ieri, 7 Marzo 2006.
L’INTERVISTA
Sanna: «Abbiamo il diritto di esistere il centrosinistra voleva impedircelo» Di Filippo Peretti
— Giacomo Sanna, un attacco di follia?
«Altro che follia, è un disegno lucidissimo per dare al partito il diritto di esistere, il diritto di tribuna nel Parlamento italiano e una visione più ampia della politica in Sardegna e in Europa».
— Ora fa parte della Cdl?
«E cosa è?».
— Come cosa è, la Casa delle libertà.
«E quando mai. Se dovessi entrare in Parlamento vado dritto nel gruppo misto a rappresentare il Psd’Az. Fuori dai due poli».
— E se il suo voto dovesse essere decisivo?
«In caso di pareggio al Senato il mio voto non potrebbe andare né all’uno né all’altro».
— Nega l’alleanza politica e strategica con la Lega?
«E’ un accordo tecnico».
— E l’ex segretario sardista, Giancarlo Acciaro, suo amico, che è capolista della Lega in Sardegna?
«Non lo sapevo».
— Avete deciso con la Lega un patto di desistenza in Sardegna alla Camera?
«No. Il Psd’Az ha deciso di non presentarsi molto prima dei colloqui con la Lega. Addirittura me lo chiese l’onorevole Cabras, davanti a testimoni, per non danneggiare il Centrosinistra. La verità è che presentandoci solo al Senato noi volevamo fare la desistenza con il Centrosinistra».
— E chi farete votare alla Camera?
«Non abbiamo impegni con nessuno. Ma vogliamo convogliare la rabbia e il malcontento presenti nelle forze politiche e nei cittadini sul simbolo dei Quattro Mori al Senato».
— Non stavate trattando con il Centrosinistra?
«Certo, coinvolgendo l’Ale, l’Alleanza libera europea, abbiamo proposto al Centrosinistra un nuovo progetto: far decollare l’Ale in Italia».
— C’è stata l’intesa politica, non sui posti. E’ così?».
«I massimi livelli romani, c’erano Levi, Chiti, Cabras, Franceschini, ci hanno chiesto una sospensione».
— E allora?
«Nonostante i miei ripetuti tentativi di mettermi in contatto con l’onorevole Cabras, non ho sentito più nessuno. Mentre Liga Veneta e Lega Lombarda erano stati contattati singolarmente e candidati da Ds e Margherita come “diritto di tribuna”».
— Ha parlato con altri?
«Ho spiegato più volte la situazione a Parisi, ho cercato lo staff di Prodi, che a quelli della Liga Veneta ha detto che al Psd’Az ci avrebbe pensato Cabras. Se poi aggiungiamo il veto di un governatore, il romanzo è completo».
— Come lo spiega?
«Forse sono convinti di poter disporre a piacimento del Psd’Az, di prenderlo quando gli serve, come alle amministrative, e di non dialogarci quando secondo loro non gli è utile. Con la vecchia legge elettorale non l’avrebbero fatto visto l’insuccesso del 2001, il cui
rancore qualcuno si porta ancora dietro, e l’ha dimostrato».
— Quali rapporti con la Lega?
«I rapporti che si instaurarono negli anni 80 e 90 sono rimasti più di amicizia che di carattere politico. La Lega Nord, diventata Lega delle Autonomie, sta facendo un tentativo di uscire dallo spazio limitato del proprio territorio, si rende conto che è necessario ampliare il progetto politico, anche per non restare prigioniera nel Centrodestra».
— Chi ha preso l’iniziativa?
«Loro».
— Loro chi?
«Maroni, Calderoli...».
— Alleato di Calderoli?
«Certo, non ha lo stile di un ministro, ma tutto ciò che è accaduto non è certo per una maglietta».
— Quando le hanno parlato?
«Dopo che il Centrosinistra si è fatto bandito».
— E per la candidatura?
«Negli ultimi giorni».
— Cosa le hanno detto?
«Volevano capire cosa stava succedendo. Quando gli ho rimproverato che la nuova legge elettorale ci danneggiava, hanno fatto un ragionamento sul diritto di tribuna. Non è uno scandalo».
— Non è uno scandalo?
«Il diritto di tribuna è stato usato anche dal Centrosinistra per sigle di ogni ordine e grado, anche neonate. La Lega non capiva perché proprio il partito più vecchio, il partito federalista per eccellenza, non dovesse trovare rappresentanza».
— E allora?
«Mi hanno chiesto se ero candidato in Sardegna. Gli ho detto di no».
— E perché lei aveva deciso di non candidarsi?
«Perchè la minoranza, con un senso indegno della militanza politica, non avrebbe votato il partito al Senato se ci fossi stato io. Come del resto aveva fatto alle elezioni regionali. Così abbiamo candidato i consiglieri regionali. Scarpa non mi ha votato, ma la maggioranza che mi sostiene lo voterà».
— Non è che ha messo Scarpa capolista perché, in caso di elezione, lasci a lei il seggio del consiglio regionale?
«No. Scarpa ha dimostrato di essere il più forte elettoralmente».
— Torniamo a quando la Lega ha saputo che lei non era candidato.
«Mi hanno detto: possiamo candidarti noi perché il Psd’Az sia presente, può essere l’inizio di un discorso, ma sia chiaro, niente ci è dovuto, niente ti dobbiamo».
— Perché non ha riunito il partito?
«Non c’era tempo. Il giorno dopo il primo colloquio mi hanno chiamato parlandomi del Senato in Lombardia. Volevano una risposta immediata. Ho consultato telefonicamente alcuni membri della segreteria, alcuni segretari di federazione, diversi consiglieri nazionali».
— Cosa le hanno detto?
«Mi hanno incoraggiato».
— E la minoranza?
«Non mi meraviglia che strilli. In questi anni ha dimostrato di non saper fare altro. Ha uno spirito distruttivo senza eguali. Per qualcuno viene dal congresso di Alghero, per altri è meglio che non riepiloghi la loro storia politica. Io ho avuto una sola tessera in
tutta la vita, per altri il Psd’Az è come un albergo a ore».
— Rinnega le alleanze con il Centrosinistra?
«Quando i sardisti eleggevano quelli del Centrosinistra?».
— Non era il contrario?
«Nel 1996 col sistema maggioritario abbiamo fatto prendere quattro seggi in più all’Ulivo e in cambio ne abbiamo avuto uno. Nel 2001 senza i nostri voti ne hanno perso cinque. Qualcuno dovrebbe chiedersi perché oggi la Lega elegge un sardista senza chiedere niente in cambio».
— E perché lo fa?
«Non siamo cambiati noi. Sono cambiati i vecchi comunisti e i vecchi democristiani. In altri tempi - e non solo per la collaborazione di questi anni - non ci sarebbe stata storia, lo spazio per il Psd’Az ci sarebbe stato, non ci sarebbe stato questo atteggiamento indegno».
— La Lega parla di un Patto delle autonomie. Lo firmerete?
«Non ci sono prospettive in questo senso. Io ho quella del partito: serve un congresso anticipato per decidere la linea».
— Non l’ha già cambiata?
«No. Il Psd’Az continua a essere autonomo e libero. Per farlo restare tale ho pagato di persona alle elezioni regionali, senza metterci sul mercato. Io voglio che gli alleati tradizionali non pensino più di potersi alleare con noi a loro piacimento».
— Rottura definitiva col Centrosinistra?
«Si vedrà. Io so che per noi la lista del Senato in Sardegna è un investimento politico. Perchè questa legislatura regionale finirà male, con questo governatore. Ci stiamo preparando alla sfida del 2009. Ecco perchè è indispensabile la presenza in Parlamento».
— I Ds mettono in discussione la vostra presenza in Province e Comuni.
«Le rappresaglie non fanno parte della cultura sardista, ma sono patrimonio di chi le attua».
L’INTERVISTA
Sanna: «Abbiamo il diritto di esistere il centrosinistra voleva impedircelo» Di Filippo Peretti
— Giacomo Sanna, un attacco di follia?
«Altro che follia, è un disegno lucidissimo per dare al partito il diritto di esistere, il diritto di tribuna nel Parlamento italiano e una visione più ampia della politica in Sardegna e in Europa».
— Ora fa parte della Cdl?
«E cosa è?».
— Come cosa è, la Casa delle libertà.
«E quando mai. Se dovessi entrare in Parlamento vado dritto nel gruppo misto a rappresentare il Psd’Az. Fuori dai due poli».
— E se il suo voto dovesse essere decisivo?
«In caso di pareggio al Senato il mio voto non potrebbe andare né all’uno né all’altro».
— Nega l’alleanza politica e strategica con la Lega?
«E’ un accordo tecnico».
— E l’ex segretario sardista, Giancarlo Acciaro, suo amico, che è capolista della Lega in Sardegna?
«Non lo sapevo».
— Avete deciso con la Lega un patto di desistenza in Sardegna alla Camera?
«No. Il Psd’Az ha deciso di non presentarsi molto prima dei colloqui con la Lega. Addirittura me lo chiese l’onorevole Cabras, davanti a testimoni, per non danneggiare il Centrosinistra. La verità è che presentandoci solo al Senato noi volevamo fare la desistenza con il Centrosinistra».
— E chi farete votare alla Camera?
«Non abbiamo impegni con nessuno. Ma vogliamo convogliare la rabbia e il malcontento presenti nelle forze politiche e nei cittadini sul simbolo dei Quattro Mori al Senato».
— Non stavate trattando con il Centrosinistra?
«Certo, coinvolgendo l’Ale, l’Alleanza libera europea, abbiamo proposto al Centrosinistra un nuovo progetto: far decollare l’Ale in Italia».
— C’è stata l’intesa politica, non sui posti. E’ così?».
«I massimi livelli romani, c’erano Levi, Chiti, Cabras, Franceschini, ci hanno chiesto una sospensione».
— E allora?
«Nonostante i miei ripetuti tentativi di mettermi in contatto con l’onorevole Cabras, non ho sentito più nessuno. Mentre Liga Veneta e Lega Lombarda erano stati contattati singolarmente e candidati da Ds e Margherita come “diritto di tribuna”».
— Ha parlato con altri?
«Ho spiegato più volte la situazione a Parisi, ho cercato lo staff di Prodi, che a quelli della Liga Veneta ha detto che al Psd’Az ci avrebbe pensato Cabras. Se poi aggiungiamo il veto di un governatore, il romanzo è completo».
— Come lo spiega?
«Forse sono convinti di poter disporre a piacimento del Psd’Az, di prenderlo quando gli serve, come alle amministrative, e di non dialogarci quando secondo loro non gli è utile. Con la vecchia legge elettorale non l’avrebbero fatto visto l’insuccesso del 2001, il cui
rancore qualcuno si porta ancora dietro, e l’ha dimostrato».
— Quali rapporti con la Lega?
«I rapporti che si instaurarono negli anni 80 e 90 sono rimasti più di amicizia che di carattere politico. La Lega Nord, diventata Lega delle Autonomie, sta facendo un tentativo di uscire dallo spazio limitato del proprio territorio, si rende conto che è necessario ampliare il progetto politico, anche per non restare prigioniera nel Centrodestra».
— Chi ha preso l’iniziativa?
«Loro».
— Loro chi?
«Maroni, Calderoli...».
— Alleato di Calderoli?
«Certo, non ha lo stile di un ministro, ma tutto ciò che è accaduto non è certo per una maglietta».
— Quando le hanno parlato?
«Dopo che il Centrosinistra si è fatto bandito».
— E per la candidatura?
«Negli ultimi giorni».
— Cosa le hanno detto?
«Volevano capire cosa stava succedendo. Quando gli ho rimproverato che la nuova legge elettorale ci danneggiava, hanno fatto un ragionamento sul diritto di tribuna. Non è uno scandalo».
— Non è uno scandalo?
«Il diritto di tribuna è stato usato anche dal Centrosinistra per sigle di ogni ordine e grado, anche neonate. La Lega non capiva perché proprio il partito più vecchio, il partito federalista per eccellenza, non dovesse trovare rappresentanza».
— E allora?
«Mi hanno chiesto se ero candidato in Sardegna. Gli ho detto di no».
— E perché lei aveva deciso di non candidarsi?
«Perchè la minoranza, con un senso indegno della militanza politica, non avrebbe votato il partito al Senato se ci fossi stato io. Come del resto aveva fatto alle elezioni regionali. Così abbiamo candidato i consiglieri regionali. Scarpa non mi ha votato, ma la maggioranza che mi sostiene lo voterà».
— Non è che ha messo Scarpa capolista perché, in caso di elezione, lasci a lei il seggio del consiglio regionale?
«No. Scarpa ha dimostrato di essere il più forte elettoralmente».
— Torniamo a quando la Lega ha saputo che lei non era candidato.
«Mi hanno detto: possiamo candidarti noi perché il Psd’Az sia presente, può essere l’inizio di un discorso, ma sia chiaro, niente ci è dovuto, niente ti dobbiamo».
— Perché non ha riunito il partito?
«Non c’era tempo. Il giorno dopo il primo colloquio mi hanno chiamato parlandomi del Senato in Lombardia. Volevano una risposta immediata. Ho consultato telefonicamente alcuni membri della segreteria, alcuni segretari di federazione, diversi consiglieri nazionali».
— Cosa le hanno detto?
«Mi hanno incoraggiato».
— E la minoranza?
«Non mi meraviglia che strilli. In questi anni ha dimostrato di non saper fare altro. Ha uno spirito distruttivo senza eguali. Per qualcuno viene dal congresso di Alghero, per altri è meglio che non riepiloghi la loro storia politica. Io ho avuto una sola tessera in
tutta la vita, per altri il Psd’Az è come un albergo a ore».
— Rinnega le alleanze con il Centrosinistra?
«Quando i sardisti eleggevano quelli del Centrosinistra?».
— Non era il contrario?
«Nel 1996 col sistema maggioritario abbiamo fatto prendere quattro seggi in più all’Ulivo e in cambio ne abbiamo avuto uno. Nel 2001 senza i nostri voti ne hanno perso cinque. Qualcuno dovrebbe chiedersi perché oggi la Lega elegge un sardista senza chiedere niente in cambio».
— E perché lo fa?
«Non siamo cambiati noi. Sono cambiati i vecchi comunisti e i vecchi democristiani. In altri tempi - e non solo per la collaborazione di questi anni - non ci sarebbe stata storia, lo spazio per il Psd’Az ci sarebbe stato, non ci sarebbe stato questo atteggiamento indegno».
— La Lega parla di un Patto delle autonomie. Lo firmerete?
«Non ci sono prospettive in questo senso. Io ho quella del partito: serve un congresso anticipato per decidere la linea».
— Non l’ha già cambiata?
«No. Il Psd’Az continua a essere autonomo e libero. Per farlo restare tale ho pagato di persona alle elezioni regionali, senza metterci sul mercato. Io voglio che gli alleati tradizionali non pensino più di potersi alleare con noi a loro piacimento».
— Rottura definitiva col Centrosinistra?
«Si vedrà. Io so che per noi la lista del Senato in Sardegna è un investimento politico. Perchè questa legislatura regionale finirà male, con questo governatore. Ci stiamo preparando alla sfida del 2009. Ecco perchè è indispensabile la presenza in Parlamento».
— I Ds mettono in discussione la vostra presenza in Province e Comuni.
«Le rappresaglie non fanno parte della cultura sardista, ma sono patrimonio di chi le attua».