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Spetaktor
27-04-09, 14:27
25 Aprile: Enrico Mattei, 50 anni fa
di Claudio Moffa - 26/04/2009
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice .it
Fonte: claudio moffa

Mezzo secolo fa, in un mondo e un'Italia diversissimi da quelli di oggi e veramente spaccati in due, in Enrico Mattei c'era già tutto quel di cui si va discutendo – fra revisionismi e contrasti - in questa ricorrenza del 25 aprile 2009: era stato dirigente del CLNAI, ma fu subito pronto a difendere la sopravvivenza dell'AGIP fascista e a collaborare con le maestranze ex repubblichine; stava con i governi centristi, ma non esitò a sostenere nel ‘58 il milazzismo fascio-comunista in Sicilia; fu filo atlantico ma siglò il primo contratto rivoluzionario con l'URSS dopo essersi battuto come un leone per difendere il petrolio e il metano della valle padana dalle compagnie angloamericane.
Tutto questo non era frutto né di stravaganze né di equilibrismi tattici, ma di una spregiudicatezza geniale volta alla costruzione di una politica di sviluppo nazionale attenta allo stesso tempo ai diritti delle classi lavoratrici. Mattei era datore di lavoro, ma illuminato e generoso come pochi; era manager, ma veniva dal popolo; credeva nel mercato, ma fu difensore strenuo dell'industria di stato nei settori chiave dell'economia; aveva conosciuto la povertà dell'Italia contadina, e divenne modernizzatore e nuclearista convinto; maneggiava miliardi ma per produrre ricchezza materiale e non per speculare come un parassita usuraio. Un esempio per la crisi di oggi.
Mattei era un “padrone”, ma viveva senza lussi; aveva uno stipendio da dirigente che donava in beneficenza; non si era laureato ma fu ingegnere e costruttore geniale della più grande azienda italiana; era democristiano ma propositore di una politica economica e sociale che faceva concorrenza ai comunisti; fu l'artefice principale del boom italiano grazie alla metanizzazione dell'economia, ma anche uno straordinario sostenitore dell'emancipazione economica dell'allora Terzo mondo; fu patriota convinto (un residuo della sua giovanile adesione al fascismo?) ma nemico attivo del colonialismo e fautore di una politica estera di fatto internazionalista che persino Cina e URSS se la sognavano.
Per questo, probabilmente, egli ricorse anche a “fondi neri” per ben indirizzare la politica estera italiana. Per questo fu decisamente filoarabo, fino a sostenere la guerra di liberazione algerina e a stringere con Nasser un'amicizia profonda che non è spiegabile solo in termini di petrolio. Mattei credeva in Nasser come leader emancipatore del mondo arabo: come JFK Kennedy, che ebbe una corrispondenza cordiale col rais egiziano almeno fino alla crisi yemenita del '62.
Come Kennedy, un anno prima di Dallas, Mattei finì assassinato. La sua ultima battaglia era stata contro Israele, con la cui arroganza si era già scontrato dopo la guerra di Suez: nel dicembre del 1961 Mattei aveva scoperto che il suo vice Cefis aveva intessuto rapporti con lo Stato ebraico, mettendo a repentaglio l'intera strategia ENI. A gennaio Cefis fu espulso dall'ENI. A giugno Montanelli – il miserrimo giornalista dei poteri forti oggi conteso dal centrodestra e dal centrosinistra – gli sparò contro paginate di attacchi sul Corriere della Sera. Il 27 ottobre 1962 ci fu l'attentato aereo di Bascapé e Cefis tornò alla guida dell'ENI frenando sul troppo filoarabismo del suo precedessore.
Cefis era stato partigiano, come Mattei: ma fra i due c'era un abisso di linea politica, di umanità, di carattere. La loro diversità è l'emblema di una guerra di liberazione dalle diverse facce che solo la faziosità può ridurre a una marcetta unitaria di tutti eroici combattenti, o a un evento senza pagine negative e in cui quel che solo conta sarebbero l'affiliazione partitico ideologica e le battaglie contro i nazisti. Esistono pagine oscure di una storia che come sempre è a più livelli. Cattolici, socialisti o comunisti, forse non erano solo queste le differenze di una guerra di liberazione “vista dall'alto”, e questo nonostante la spaccatura del vecchio CLN nel ‘48: fondamentale è che un Mattei fu combattente ben diverso da Igor Markevitch, uno dei numerosi partigiani per fede tr ibale e con strategia neo-totalitaria; o da un Cefis, l'uomo dei servizi segreti inglesi con le loro trame oscure e determinanti. Si parla tanto di “rifondazione” della festa di liberazione come momento di unità e pacificazione nazionale: la ricerca storica libera è una cosa, il suo uso o semplice sbocco “politico” è altra cosa. Ma nei fatti un revisionismo non fondato soltanto sul rimbeccarsi fra destra e sinistra le atrocità vere o presunte dei due campi, ma attento a individuare le possibili strumentalizzazioni della guerra civile per finalità che avevano poco a che fare con gli interessi dell'Italia e delle stesse cause “di parte”, potrebbe aprire prospettive interessanti.

Spetaktor
27-04-09, 19:17
Chi ha ucciso Enrico Mattei?
Eufemia Riannetti – 31 ottobre 2006 – tratto da Rinascita www.rinascita.info

Enrico Mattei fu assassinato, il suo caso insabbiato, i testimoni messi a tacere. Ma una cosa è certa: l’aereo su cui viaggiava il presidente dell’ENI e che cadde la sera del 27 ottobre 1962 a Bascapé, alle porte di Milano, fu sabotato.

Era un uomo che dava molto fastidio. La strategia di Mattei era volta a spezzare il monopolio delle “sette sorelle”, non soltanto per il tornaconto del nostro ente petrolifero, ma anche per stabilire rapporti nuovi tra i paesi industrializzati e i fornitori di materie prime.
Una strategia semplicemente inaccettabile per le grandi compagnie petrolifere che si spartiscono le ricchezze del mondo.

Dall’inchiesta della Procura di Pavia, riaperta a metà degli anni ‘90, risulta inoltre evidente che l’insabbiamento di quel crimine fu diretto dai vertici dei servizi. Per il sostituto procuratore di Pavia Vincenzo Calia il fondatore dell’ENI fu “inequivocabilmente” vittima di un attentato. Vincenzo Calia giunge vicino alla soluzione del caso e formula l’ipotesi dell’attentato, ma non può provarla. Scrive Calia: “L’esecuzione dell’attentato venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dell’ente petrolifero di Stato”. Calia ha dimostrato che l’esplosione che abbatté il bimotore Morane-Saulnier su cui viaggiavano il presidente dell’ENI, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William McHale fu causata da una bomba collocata nel carrello d’atterraggio del velivolo. Le prove contenute nelle 208 pagine del fascicolo dimostrano anche che l’inchiesta del 1962, presieduta dal generale dell’Aeronautica Ercole Savi, conclusasi dichiarando l’impossibilità di “accertare la causa” del disastro, fu in realtà un mostruoso insabbiamento.

Finora davanti alla sbarra è finito soltanto un contadino di Bascapé, Mario Ronchi, accusato di “favoreggiamento personale aggravato”. Secondo l’accusa vide l’aereo di Mattei esplodere in volo, rilasciò alcune interviste in questo senso a diversi organi di stampa e alla Rai e poi... si rimangiò tutto. Chi ha sabotato l’aereo? Chi sono i mandanti? Il pubblico ministero Calia non riesce ad accertarlo, ma è probabile che vi siano responsabilità di uomini inseriti nell’Eni e negli organi di sicurezza dello Stato. E ancora depistaggi, manipolazioni, soppressioni di prove e di documenti, pressioni che impediscono l’accertamento della verità.
Il 27 luglio 1993 dal “pentito” di mafia Gaetano Iannì giungono dichiarazioni importanti.

Secondo Iannì per l’eliminazione di Mattei ci fu un accordo tra non meglio identificati “americani” e Cosa nostra siciliana. A mettere una bomba sull’aereo di Mattei fuono alcuni uomini della famiglia mafiosa capeggiata da Giuseppe Di Cristina. Anche Tommaso Buscetta rivela che la mafia americana chiese a Cosa nostra il favore di eliminare Enrico Mattei “nell’interesse sostanziale delle maggiori compagnie petrolifere americane”. In Italia, poi, Mattei era un finanziatore della politica, nemico dei circoli economici e politici legati ai grandi interessi.
La certezza è che il presidente dell’ENI Enrico Mattei, il più potente manager di stato italiano viene uccisola sera del 27 ottobre 1962 insieme al pilota Irnerio Bertuzzi e al giornalista americano William Mc Hale. Parallelamente all’inchiesta amministrativa condotta dall’Aeronautica Militare, la Procura di Pavia apre un’inchiesta per i reati di omicidio pluriaggravato e disastro aviatorio. L’inchiesta militare si chiude rapidamente, nel marzo 1963, senza avere sostanzialmente accertato la causa dell’incidente; Pavia chiude le indagini penali il 7 febbraio 1966, accogliendo le richieste della procura e pronunciando sentenza “di non luogo a procedere perché i fatti non sussistono”. A ridare fiato alla vicenda sul finire degli anni Settanta sono un libro e un film. Il libro, scritto da Fulvio Bellini e Alessandro Previdi, è intitolato “L’assassinio di Enrico Mattei”. Il film è “Il caso Mattei” di Francesco Rosi.

Contemporaneamente Italo Mattei, fratello di Enrico, chiede che venga istituita una commissione parlamentare di inchiesta. Sono troppi i dubbi sull’incidente e inoltre la scomparsa di Mattei ha fatto comodo a troppe persone, in Italia e all’estero, dal momento che i suoi rapporti con i paesi del terzo mondo produttori di petrolio avevano urtato il cartello petrolifero delle sette sorelle. La riapertura delle indagini viene chiesta anche da una campagna stampa del settimanale “Le ore della settimana” e da una serie di interrogazioni parlamentari. L’interesse attorno alla misteriosa fine del “re del petrolio italiano” riceve nuovo impulso dalle indagini sulla scomparsa del giornalista dell’ “Ora” di Palermo Mauro De Mauro, il 16 settembre 1970. Una delle piste seguita dall’inchiesta sulla fine di De Mauro ipotizza infatti che il giornalista palermitano sia stato sequestrato e ucciso per aver scoperto qualcosa di molto importante circa la morte del presidente dell’E.N.I.: De Mauro aveva infatti ricevuto dal regista Rosi l’incarico di collaborare alla preparazione della sceneggiatura del film “Il caso Mattei”, ricostruendo gli ultimi due giorni di vita trascorsi dal presidente dell’E.N.I. in Sicilia.

L’indagine sulla scomparsa di De Mauro si conclude in un nulla di fatto, nonostante la richiesta di ulteriori investigazioni formulata dal GIP di Palermo ancora nel 1991. Il procedimento viene archiviato il 18 agosto 1992: De Mauro non poteva aver scoperto nulla di particolare intorno alla morte di Enrico Mattei, dal momento che la magistratura di Pavia aveva ritenuto del tutto accidentale la natura del disastro di Bascapè. Il 20 settembre 1994 il gip di Pavia autorizza la riapertura delle indagini nei confronti di ignoti. La riapertura era stata chiesta dalla procura pavese che, per competenza, aveva ricevuto dalla procura di Caltanisetta l’estratto delle dichiarazioni rese da un pentito di mafia. Il 5 novembre 1997 il pubblico ministero di Pavia Vincenzo Calia giunge a questa conclusione: “l’aereo, a bordo del quale viaggiavano Enrico Mattei, William Mc Hale e Inrneio Bertuzzi, venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè la sera del 27 ottobre 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitata carica esplosiva, probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti”. Di più non si riesce a scoprire e le domande rimangono. Enrico Mattei stava per spezzare la morsa costruita attorno a lui dal cartello petrolifero che escluse l’ENI dal mercato petrolifero internazionale, negandogli concessioni nei paesi produttori alla pari con le altre compagnie petrolifere. Mattei allora dichiarò guerra al sistema neocoloniale delle concessioni, offrendo ai paesi produttori un accordo rivoluzionario, il 75% dei profitti contro il 50% finora offerto dalle compagnie, e la qualificazione della forza lavoro locale. Il cartello reagì furiosamente, giungendo a rovesciare governi, come quello libico, che avevano accettato l’offerta e aperto all’ENI prospettive di grandi forniture. Nel 1962, quando si andava prospettando la soluzione della questione algerina, Mattei era riuscito ad aggirare il blocco.

Sostenendo il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), Mattei aveva ipotecato un trattamento preferenziale verso l’ENI dal futuro governo. Si pensava allora che l’Algeria possedesse, al confine con la Libia , le più vaste riserve di petrolio inesplorate del mondo. Parallelamente a Mattei si mosse De Gaulle, che decise di riconoscere l’indipendenza algerina. Come contropartita, la compagnia petrolifera francese ottenne gli stessi privilegi dell’ENI. L’ingresso trionfale dell’ENI sul mercato petrolifero era quindi quasi assicurato.
Non solo, l’Executive Intelligence Review, attraverso una ricostruzione minuziosa del caso Mattei, afferma che il presidente dell’Eni, alla fine, era riuscito ad aprire un dialogo con la Casa Bianca , nonostante la stampa internazionale avesse dipinto Mattei come un pericoloso sovversivo anti-americano. Mattei, per l’Eir, era riuscito a far capire alla nuova amministrazione Kennedy che tutto ciò che desiderava era essere trattato alla pari, che egli non ce l’aveva con l’America ma con i metodi coloniali applicati dalle “sette sorelle” del petrolio. L’amministrazione Kennedy accettò il dialogo e fece pressioni su una compagnia petrolifera, la Exxon , per concedere all’Eni dei diritti di sfruttamento. L’accordo sarebbe stato celebrato con la visita di Mattei a Washington, dove avrebbe incontrato Kennedy, e dal conferimento di una laurea honoris causa da parte di una prestigiosa università statunitense.

Alla vigilia di quel viaggio, il 27 ottobre 1962, Mattei fu assassinato. Un anno dopo, fu ucciso Kennedy. In un rapporto confidenziale del Foreign Office del 19 luglio 1962, si leggeva che “il Matteismo” era “potenzialmente molto pericoloso per tutte le compagnie petrolifere che operano nell’ambito della libera concorrenza (...). Non è un’esagerazione asserire che il successo della politica ‘Matteista’ rappresenta la distruzione del sistema libero petrolifero in tutto il mondo”. E quindi Mattei andava eliminato, in un modo o nell’altro.

Eufemia Giannetti

Spetaktor
27-04-09, 19:17
Enrico Mattei: la fiction sull’uomo che guardava al futuro
marida caterini Domenica 26 Aprile 2009 Nessun commento 0 votiCondividi
Enrico Mattei, l’uomo che guardava al futuro: è il titolo della fiction in due puntate (prodotte dalla Lux Vide) che Raiuno manda in onda il 3 ed il 4 maggio in prima serata. Nel ruolo del protagonista, Massimo Ghini. Le riprese si sono svolte prevalentemente nel Lazio, a Viterbo in particolare. Inevitabile il paragone con Il caso Mattei, film del 1972 di Francesco Rosi con Gian Maria Volonté. “Per calarmi nel mio personaggio mi sono molto documentato ed ho avuto in mente il film di Rosi interpretato da un grande Gian Maria Volontè” spiega Ghini “ma quella pellicola non può essere il modello per la nostra serie. Lì si poteva parlare di docu-fiction, di film inchiesta com’era nello stile di Francesco Rosi che si concentrava sulla tragica e sospetta scomparsa di Mattei. Io invece” aggiunge l’attore “qui ho la responsabilità di rappresentare l’umanità e rendere giustizia al valore storico di un imprenditore che, a suo modo svincolato dai limiti della politica, è stato fondamentale per il nostro Paese perché, come indica il sottotitolo del film, era veramente ‘L’uomo che guardava al futuro’”.
La fiction inizia negli anni ’30. Mattei viene dalla provincia marchigiana ed a 25 anni ha già messo in piedi la sua prima fabbrica. Capisce di doversi arruolare nella Resistenza dopo l’incontro con la Pira ed un gruppo di partigiani cattolici. Finita la guerra gli viene dato l’incarico di liquidare l’Agip, un carrozzone pieno di debiti. Il percorso di Mattei continua con la fondazione dell’Eni e i suoi viaggi in giro per il mondo, e si conclude il 27 ottobre 1962 con il suo ultimo volo preso a Catania e mai arrivato a Milano Linate: Mattei, infatti, muore in un incidente aereo su cui non si è mai saputa la verità. Nel cast, Vittoria Belvedere nel ruolo della moglie Greta, Sidney Rome, Franco Castellano. La regia è di Giorgio Capitani.

Ierocle
27-04-09, 19:30
Chi ha voluto la morte di Mattei


Il tenente Leonid Kolossov è un tranquillo pensionato di sessantacinque anni che trascorre le giornate nel suo piccolo appartamento di Mosca elaborando le proprie memorie. Di cose da raccontare, infatti, ne ha parecchie: specialmente a noi italiani, dal momento che fu uno dei venti agenti del KGB di stanza in Italia negli anni sessanta.
Entrato nel 1951 al Ministero degli Esteri come esperto di economia, l’anno successivo fece un viaggio di studio in Italia, dove si interessò dell’economia di Stato. Autore di una apprezzata ricerca sulle Relazioni economiche dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale, lavorò dal 1954 al 1958 come economista capo presso la rappresentanza commerciale sovietica, in Via Clitumno 46. La sua regolare partecipazione alle trattative commerciali gli consentì di conoscere Enrico Mattei, del quale sarebbe diventato amico.
Racconta di essere stato precettato dal KGB nel 1958 a Mosca, in seguito al suo rientro dall’Italia. I servizi segreti avevano accuratamente studiato la biografia di Kolossov e la sua stessa genealogia, nella quale non avevano trovato elementi sospetti, ebrei o altro; e così lo arruolarono. Dopo la fucilazione di Berija, spiega Kolossov, i quadri dei servizi segreti all’estero avevano necessità di essere rafforzati e rinnovati con elementi freschi.
Dopo un anno di scuola (l’inevitabile studio del marxismo-leninismo, un corso sul socialismo utopistico, storia dello spionaggio, tecniche di apertura delle casseforti, fotografia, paracadutismo ecc.) Leonid Kolossov entra nella Prima Direzione dei servizi segreti.
In Italia, dove arriva in veste di giornalista corrispondente delle “Izvestija”, il suo settore d’indagine comprende: governo e politica estera dell’Italia, mafia, estrema destra e gruppi a sinistra del PCI.
Abbiamo detto che Kolossov divenne amico di Mattei, il quale però ignorava la vera funzione del “giornalista” russo. E toccò a Kolossov, in Italia, di essere avvertito della condanna a morte che le Sette Sorelle avevano pronunciata contro Mattei. “Un mio amico italiano che lavorava per noi, - racconta – un politico, abbastanza influente, famoso, né comunista né socialista, appartenente ad un partito piuttosto piccolo, mi disse che una grave minaccia pendeva sul capo di Mattei”. Da Mosca arrivò la conferma, ma anche l’ordine di fare di tutto per salvare il presidente dell’ENI, che riforniva l’URSS di tubi di grande diametro in cambio di gas.
Allora Kolossov volò a Palermo e cercò di convincere Mattei ad andare in Crimea, per trascorrere un periodo di riposo sul Mar Nero. Ma Mattei non prese sul serio le notizie che Kolossov gli riferì. “Voi – avrebbe detto alla spia sovietica – non avete l’Okhrana che ho io”.
Secondo Kolossov, per eliminare Mattei le Sette Sorelle incaricarono Cosa Nostra. Per eseguire l’operazione, arrivò dagli USA uno dei capi dell’organizzazione, tale Marcello Carlos detto “il Piccolo”, che introdusse un suo uomo nel servizio tecnico dell’aeroporto di Catania. Un giorno, il gestore del ristorante dell’aeroporto fece chiamare l’autista di Mattei, un ex partigiano di nome Bertuzzi, perché al telefono lo stavano cercando. Fu in quel momento che infilarono una bomba nell’aereo di Mattei.
Sui rapporti mafiosi tra Stati Uniti e Italia, Kolossov fa un nome: Nicola Gentili. “Lavorava negli USA, - dice - era stato amico di Al Capone e negli anni sessanta si occupava di traffico di droga dall’America alla Sicilia. Era una bella figura di vecchio, coi capelli bianchi e gli occhi azzurri. Ma quel vecchio simpatico, mi disse una volta Felice Chilanti, aveva ucciso di sua propria mano ben dodici persone”. La spia sovietica chiese a Nicola Gentili il permesso di scrivere per le “Izvestija” (che a quel tempo erano dirette dal genero di Khruscev, Adjubei) un articolo sulla mafia, che poi effettivamente uscì col titolo I signori della lupara. Il caporione mafioso ne fu entusiasta: “Sì, figlio mio, scrivi, per favore!” Era lusingato al pensiero della réclame che la mafia ne avrebbe ricevuto in Unione Sovietica.
E fu Nicola Gentili a dire a Kolossov che in Italia esisteva un’organizzazione molto potente, potente quanto la mafia, della quale facevano parte grandi industriali e militari. Alludeva alla massoneria.
Su tutto ciò Leonid Kolossov ha scritto un libro, Imperialismo senza maschera, che finora non ha trovato un editore italiano.



Claudio Mutti, [I]Chi ha voluto la morte di Mattei, "L'Umanità" 6-7 marzo 1994

http://www.claudiomutti.com/index.php?url=6&imag=1&id_news=132

Spetaktor
27-04-09, 19:32
http://www.eni.it/en_IT/attachments/eni-nel-mondo/egitto/egitto-mattei-nasser.jpg

Canaglia
03-09-09, 14:24
Esiste qualche articolo di Eurasia su questo Grande Italiano e la tela che seppe tessere per il nostro interesse nazionale?

Unghern Kahn
03-09-09, 19:25
Per tua informazione io sul sito di Eurasia ho provato a cercare qualche scritto su Enrico Mattei ma non è uscito niente tranne una ventina o più di riferimenti ad un certo master Mattei che ovviamente non ha niente a che vedere con quello di cui stiamo parlando.

Anton Hanga
03-09-09, 23:33
Nel numero 4 del 2007 dedicato al diritto internazionale c'e' un articolo di Claudio Moffa sul caso Mattei, ma mi pare limitato al suo ruolo nella questione palestinese.

L'ho trovato disponibile in rete qui:
http://www.claudiomoffa.it/pdf/Moffa%20eurasia_255-269.pdf

Spetaktor
04-09-09, 00:16
Per tua informazione io sul sito di Eurasia ho provato a cercare qualche scritto su Enrico Mattei ma non è uscito niente tranne una ventina o più di riferimenti ad un certo master Mattei che ovviamente non ha niente a che vedere con quello di cui stiamo parlando.

Il Master Enrico Mattei in Medio Oriente è retto dal professor Claudio Moffa, uno dei più importanti "matteisti" italiani, autore di numerosi libri, pubblicazioni ed articoli sulla figura, sulle idee e sulle prospettive geopolitiche di Enrico Mattei.
Molti suoi articoli si trovano nel sito del master: :::Master "Enrico Mattei"::: (http://www.mastermatteimedioriente.it/)

Unghern Kahn
04-09-09, 08:55
Il Master Enrico Mattei in Medio Oriente è retto dal professor Claudio Moffa, uno dei più importanti "matteisti" italiani, autore di numerosi libri, pubblicazioni ed articoli sulla figura, sulle idee e sulle prospettive geopolitiche di Enrico Mattei.
Molti suoi articoli si trovano nel sito del master: :::Master "Enrico Mattei"::: (http://www.mastermatteimedioriente.it/)

Resta il fatto che sul sito di Eurasia non ho trovato nessun articolo dedicato a Mattei. Non vediamo polemiche dove non ce ne sono. Grazie :ciaociao:

Ierocle
04-09-09, 10:53
Nel sito di Eurasia:

25 aprile: Enrico Mattei, 50 anni fa :: Claudio Moffa :: Eurasia (http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/EkuplEyZAyDmQPZxDC.shtml)

Spetaktor
04-09-09, 13:39
Resta il fatto che sul sito di Eurasia non ho trovato nessun articolo dedicato a Mattei. Non vediamo polemiche dove non ce ne sono. Grazie :ciaociao:

nessuna polemica..era solo un'informazione. :ciaociao:

dusseldorf
05-09-09, 00:03
ricordo un intervista ad un professore universitario di Bari (non ricordo il nome ma mi sembra fosse stato collaboratore di Mattei) spiace non ricordarmi al momento ma farò ricerche

Anton Hanga
05-09-09, 11:03
ricordo un intervista ad un professore universitario di Bari (non ricordo il nome ma mi sembra fosse stato collaboratore di Mattei) spiace non ricordarmi al momento ma farò ricerche


Sicuramente si tratta di Nico Perrone, che ha scritto svariati libri (molto interessanti e documentati, li consiglio) su Enrico Mattei.

dusseldorf
05-09-09, 12:56
Sicuramente si tratta di Nico Perrone, che ha scritto svariati libri (molto interessanti e documentati, li consiglio) su Enrico Mattei.

si difatti l'intervista è questa :

Nico Perrone. "Gli Americani non cederanno di un passo" :: Gianni Petrosillo - Nico Perrone :: Eurasia (http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/EkuZyukupEqvBzZlFW.shtml)

Unghern Kahn
02-01-10, 11:34
Questa discussione credo sia molto utile, articoli e riflessioni, per capire il clima esistente in Italia e il rapporto di sudditanza che legava Roma ed i governi italiani agli Stati Uniti. E' dal caso Mattei che si può partire , arrivando fino a Moro e Craxi, per una controstoria della natura di tipo colonialista che Washington e l'amministrazione Usa hanno sempre mantenuto nei confronti dell'"alleato" italiano.

José Frasquelo
24-01-10, 03:33
Oltre ai libri consigliati da Hanga chi altro ha indagato sulla figura di Mattei e la sua "misteriosa" morte?

Spetaktor
24-01-10, 20:05
Oltre ai libri consigliati da Hanga chi altro ha indagato sulla figura di Mattei e la sua "misteriosa" morte?

# Antonio Trecciola, Enrico Mattei, scritti e discorsi 1945-1953, Comune di Matelica, Fondazione Enrico Mattei, Università di Camerino
# Antonio Trecciola, Enrico Mattei, scritti e discorsi 1953-1962, Comune di Matelica, Fondazione Enrico Mattei, Università di Camerino
# Giuseppe Accorinti, Quando Mattei era l'impresa energetica. Io c'ero, Halley, Matelica (MC), 2007, ISBN 8889920084
# Luigi Bazzoli, Riccardo Renzi, Il miracolo Mattei, Rizzoli, Milano, 1984
# Fulvio Bellini, Alessandro Previdi, L'assassinio di Enrico Mattei, Flan, Parigi, 1970
# Stefano Beltrame, "Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Riovoluzione Islamica". Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009
# Marcello Boldrini, "Mattei", in Enciclopedia del petrolio e del gas naturale, Colombo, Roma, 1969
# Luigi Bruni, Marcello Colitti, La politica petrolifera italiana, Giuffré, Milano, 1967
# Giovanni Buccianti, Enrico Mattei: assalto al potere petrolifero mondiale, Giuffrè, Milano, 2005
# Marcello Colitti, Energia e sviluppo in Italia: la vicenda di Enrico Mattei, De Donato, Bari, 1979
# Sergio De Angelis, Enrico Mattei, Edizioni Cinquelune, Roma, 1966
# Riccardo De Sanctis, Delitto al potere, controinchiesta, Savelli, Roma, 1972
# Vittorio Emiliani, Gli anni del «Giorno», Milano, Baldini&Castoldi, 2000
# Mario Ferrari-Aggradi, Mattei e la Mentasti nella lotta di liberazione in Civitas, anno XVI, n.12, 1965
# Giorgio Galli, La sfida perduta: biografia politica di Enrico Mattei, Bompiani, Milano, 1976
# Giorgio Galli, La regia occulta: da Enrico Mattei a piazza Fontana, Tropea, Milano, 1996
# Davide Guarnieri (a cura di), Enrico Mattei. Il comandante partigiano, l'uomo politico, il manager di stato, Pisa, BFS, 2007
# Benito Li Vigni, La grande sfida: Mattei, il petrolio e la politica, Mondadori, Milano, 1996
# Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, Profondo nero. Mattei, De Mauro, Pasolini Un'unica pista all'origine delle stragi di stato, Milano, Chiarelettere, 2009. ISBN 9788861900585.
# Carlo Maria Lomartire, Mattei - Storia dell'italiano che sfidò i signori del petrolio, Mondadori, Milano, 2004
# Carlo Lucarelli. Misteri d'Italia. I casi di Blu notte. Torino, Einaudi, 2002. ISBN 88-06-15445-1.
# Leonardo Maugeri, L'arma del petrolio: questione petrolifera globale, guerra fredda e politica italiana nella vicenda di Enrico Mattei, Loggia de' Lanzi, Firenze, 1994
# Leonardo Maugeri, Petrolio, Sperling&Kupfer, Milano, 2001
# Pier Paolo Pasolini. Petrolio. Torino, Einaudi, 1992 e 2005
# Nico Perrone, Mattei, il nemico italiano: politica e morte del presidente dell'ENI attraverso i documenti segreti, 1945-1962, Leonardo (Mondadori), Milano, 1989, ISBN 88-355-00603-8
# Nico Perrone, Obiettivo Mattei: petrolio, Stati Uniti e politica dell'ENI, Gamberetti, Roma, 1995, ISBN 8-87990-010-2
# Nico Perrone, Enrico Mattei, Il mulino, Bologna, 2001, ISBN 8-81507-913-0
# Italo Pietra, Mattei, la pecora nera, Sugarco, Milano, 1987
# Francesco Rosi, Eugenio Scalfari, Il caso Mattei: un corsaro al servizio della Repubblica, Cappelli, Bologna, 1972
# Sergio Terranova, La Pira e Mattei nella politica italiana 1945-1962, Oasi Editrice, Troina, 2001
# Matteo Troilo, Enrico Mattei (1906-2006). A cento anni dalla nascita nuovi studi ed interpretazioni in Clio, anno XLII, n. 4, 2006
# Daw Votaw, Il cane a sei zampe, Mattei e l'Eni. Saggio sul potere, Feltrinelli, Milano, 1965

Andrea
28-01-10, 23:05
Il Master Enrico Mattei in Medio Oriente è retto dal professor Claudio Moffa, uno dei più importanti "matteisti" italiani, autore di numerosi libri, pubblicazioni ed articoli sulla figura, sulle idee e sulle prospettive geopolitiche di Enrico Mattei.
Molti suoi articoli si trovano nel sito del master: :::Master "Enrico Mattei"::: (http://www.mastermatteimedioriente.it/)

moffa è soprattutto un adepto del "paradigma di Striscia", con quel che ne consegue...:sofico:
Il paradigma di Striscia, Costanzo, Le Iene, Mandela. La via della rovina e i vostri dubbi., Paolo Barnard (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=29893)

Boris
09-04-10, 11:04
Interessanti articoli e riferimenti bibliografici.

Ierocle
10-04-10, 11:33
Oltre ai libri consigliati da Hanga chi altro ha indagato sulla figura di Mattei e la sua "misteriosa" morte?


La morte di Mattei secondo Leonid Kolosov:

Claudio Mutti (http://www.claudiomutti.com/index.php?url=6&imag=1&id_news=132)

José Frasquelo
10-04-10, 11:44
La morte di Mattei secondo Leonid Kolosov:

Claudio Mutti (http://www.claudiomutti.com/index.php?url=6&imag=1&id_news=132)

Ottimo, grazie!

Spetaktor
28-07-10, 19:51
L’eredità di Enrico Mattei di G. Gabellini

L’eredità di Enrico Mattei di G. Gabellini | CONFLITTI E STRATEGIE (http://conflittiestrategie.splinder.com/post/23058276#more-23058276)


Enrico Mattei fu probabilmente l’uomo di maggior spessore nel panorama politico e industriale dell’Italia novecentesca. Un uomo irriducibilmente autonomo, tanto timido e riservato all’apparenza quanto spietato, aggressivo e vorace quando si trattava di approcciare con il mondo degli affari.
Industriale e capo partigiano di discreto successo, il 28 aprile 1945 Mattei fu chiamato dal Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia a ricoprire il ruolo di amministratore unico dell’Agip, vecchio carrozzone fascista che si occupava di idrocarburi, con l'incarico di sovraintendere alla sua liquidazione, in ottemperanza alle direttive imposte dalla logica di Yalta, che aveva relegato l'Italia, paese uscito sconfitto militarmente e ideologicamente dalla Seconda Guerra Mondiale, in ruolo subalterno rispetto agli Stati Uniti. Mattei accettò questa nomina, ma una serie di valutazioni politiche ed economiche lo spinsero a concludere che liquidare l’Agip sarebbe stato il più grave degli errori. Maturò così la decisione di fondare l'ENI, Ente Nazionale Idrocarburi, che avrebbe inglobato l'Agip, allo scopo di dotare l'Italia di un’azienda energetica statale, finalizzata a garantire al corpo industriale italiano tutto l'approvigionamento energetico necessario alla crescita nazionale, al minor prezzo possibile. Per capitalizzare questo ambiziosissimo progetto, Mattei impiegò metodi estremamente spregiudicati, sia nei confronti della concorrenza estera sia interferendo pesantemente nella politica interna italiana. Distribuì finanziamenti e tangenti alla DC, al PC, al MSI, al PSI, al PRI; fondò “Il Giorno”, quotidiano di proprietà dell'ENI, e fece piovere denaro su buona parte della stampa italiana perché assecondasse i suoi progetti. Trovò nel solito scribacchino filoatlantico Indro Montanelli il più acerrimo dei nemici. Apriamo un'importante parentesi: si badi bene che in Italia Montanelli ha fatto da capostipite ai "moralisti" odierni, che hanno spinto fino al parossismo la squallida retorica relativa alla cosiddetta "questione morale", nient’altro che il classico specchietto per le allodole che ha permesso alla grande finanza d'oltreoceano di portare avanti, con il benestare della subordinata Confindustria e per mezzo del braccio armato della magistratura, la massiccia opera di smantellamento della sacrosanta autonomia energetica italiana. Gli attacchi a Mattei vanno quindi letti nella stessa ottica di quelli che i moralisti odierni rifilano alle aziende autonome nazionali. Chiusa la parentesi. Nell'immediato dopoguerra l'ostinata ed efficace condotta di Mattei determinò i primi screzi tra Italia e Stati Uniti, i quali consideravano l'ENI una potenziale minaccia ai propri interessi strategici. Le fortissime pressioni che Washington esercitò sul governo italiano guidato da Alcide De Gasperi non riuscirono però nell'intento di riallineare la penisola sulla direttrice atlantica. De Gasperi dimostrò notevole spessore politico resistendo agli atti di forza di Washington, anche in virtù del fatto che sostenere i disegni di autonomia energetica progettati dall'ENI comportava il necessario perseguimento di una politica estera italiana inesorabilmente indipendente e spesso opposta agli interessi americani. Gli ambiziosi progetti ideati da Mattei si rivelarono molto più intelligenti e lungimiranti rispetto a quelli tradizionali (il famoso “fifty – fifty”) portati avanti dalle compagnie americane, quelle "Sette sorelle" che secondo Montanelli non erano "Nemmeno cugine". Il fatto che queste sette compagnie petrolifere controllassero, all'inizio degli anni Cinquanta, il 90% delle riserve petrolifere al di fuori degli Stati Uniti, che disponessero del 75% delle capacità di raffinazione mondiale e che fornissero circa il 90% del petrolio trattato sui mercati internazionali non costituiva, evidentemente, un problema per questo bel soggettino. Le "sette sorelle" alimentavano una sorta di circuito chiuso per la gestione degli interessi petroliferi mondiali. Ciò le poneva nella condizione di esercitare un controllo diretto sull'economia petrolifera mondiale, consentendo loro di mantenere a livelli altamente remunerativi i rapporti tra domanda e offerta, con la soverchiante potenza politica e militare statunitense a mettere i loro interessi al riparo da pericolosi nuovi concorrenti. Mattei seppe insinuare l'ENI tra le maglie di questo sistema falsato, dando il via a una campagna di sondaggi esplorativi in svariati paesi africani. Il primo successo arrivò con l'acquisto di una quota di partecipazione in una società petrolifera egiziana. Fu in quell'occasione che Mattei presentò al mondo intero la lungimirante politica petrolifera italiana. L'ENI erogava i finanziamenti necessari per l'effettuazione di sondaggi esplorativi, e qualora questi avessero dato un esito positivo, il paese proprietario dei pozzi avrebbe avuto accesso paritario con l'ENI per lo sfruttamento dei giacimenti. L'ENI si accollava così l'intero onere dei rischi e accettava di dividere gli eventuali guadagni. Una strategia estremamente rischiosa, ma che sortì effetti estremamente vantaggiosi, in quanto spalancò all'ENI molte porte; una su tutte, quella iraniana. Gli accordi presi con l'Iran il 14 marzo 1957 sono tecnicamente collocabili sul medesimo solco tracciato nell'affare egiziano, ma sortirono ripercussioni piuttosto determinanti sul panorama politico internazionale. Il 6 aprile 1957 la rivista economica americana Business Week scrisse che "La nuova iniziativa dell'ENI potrebbe determinare una reazione a catena nelle trattative con i paesi produttori per una più ampia partecipazione ai profitti petroliferi". Il 2 settembre dello stesso anno il New York Times insinuava il dubbio che a questa nuova politica petrolifera "Seguisse inevitabilmente una generale agitazione fra gli stati arabi per un trattamento ugualmente favorevole, con effetti distruttivi sull'industria petrolifera", arrivando a definire "Un ricatto" lo spregiudicato modo di condurre affari portato avanti dall'ENI. Perseguendo con caparbia ostinazione questi progetti, Mattei assestò un duro colpo alle regole imposte dal "cartello" petrolifero dominante, costringendone i membri a rivedere al ribasso le proprie smanie depredatrici. Stizziti da questa insubordinazione, il National Security Council, il Dipartimento di stato, quello della difesa e quello degli interni, dichiararono congiuntamente, in un apposito documento, che "In virtù del loro ruolo di strumenti della nostra politica estera sia in Europa, sia in Medio Oriente, qualsiasi attacco alle nostre società petrolifere in quelle aree dovrebbe riguardarsi come un fondamentale attacco all'intero sistema Americano". Il tono intimidatorio, con un vago richiamo alla "Dottrina Monroe", tenuto nel documento in questione risulta più che evidente. La minaccia maggiore rappresentata da Mattei per gli americani era però un'altra. Nel 1958 l'ENI siglò infatti una accordo nientemeno che con l'Unione Sovietica, finalizzato all'acquisizione di petrolio in cambio di vaste forniture di gomma sintetica, prodotta dall'Anic, una società controllata dall'ENI. L'Unione Sovietica necessitava delle tecnologie occidentali, e l'ENI (soprattutto dopo il rilancio del "Nuovo Pignone") era dotata di un know - how di tutto rispetto. Il parlamento decretò la ratifica immediata del patto, malgrado l’Italia fosse un paese cruciale all’interno del patto atlantico. Si avviò così un legame commerciale piuttosto stretto, che fece ricadere benefici su entrambe le parti. Alle compagnie petrolifere e al governo statunitense (fortemente irritati e increduli di fronte a tanta caparbietà) che lo incalzavano, Enrico Mattei, in un suo discorso risalente al 1961, fornì le motivazioni precise che lo spinsero ad adottare una condotta simile, affermando che "La nostra condotta politica ha ottenuto successi, in quanto alla sua azione si deve il fatto che tutti i prodotti petroliferi venduti in Italia hanno i prezzi più bassi d'Europa. Noi non abbiamo portato via denari ai paesi produttori, i quali hanno diritto a percepire profitti e imposte dalle loro riserve petrolifere; ma ci ribelliamo all'idea di pagare il 40 - 50 per cento di profitto agli intermediari. Su questo balzello privato non siamo più d'accordo, non lo vogliamo più pagare. Vogliamo stabilire un rapporto commerciale con i paesi produttori, con lo scambio diretto tra materie prime da una parte e prodotti industriali dall'altra, come abbiamo fatto per esempio con l'Unione Sovietica, dove abbiamo portato a termine un contratto di 200 milioni di dollari: 100 milioni di dollari di petrolio da una parte, 100 milioni di dollari di forniture industriali nostre dall'altra. Mediante questi contratti abbiamo costretto tutte le compagnie petrolifere a ribassare i prezzi ed un ribasso molto notevole è stato riversato sul consumatore". Questo discorso fornisce tutte le coordinate necessarie alla comprensione delle ragioni per cui si verificò l'impellenza di togliere questo ossessionato rompiscatole di mezzo. Come è noto, il 27 ottobre 1962, l’aereo che stava portando Mattei a Milano “precipitò” nella campagna di Bascapè, causando la morte sua, del pilota Irnerio Bertuzzi e del giornalista americano William McHale. Si parlò ovviamente di "incidente", ma che di incidente non si trattò lo capirono dal primo istante anche i muri. Molto più verosimilmente si trattò di sabotaggio, operato da ignoti, per conto di “ignoti”. Chi siano gli ignoti in questione è un rompicapo di non difficile risoluzione. Mattei pagò il proprio sogno di autonomia nazionale, per coronare il quale aveva messo in subbuglio gli equilibri geopolitici sui quali si reggeva la "Guerra Fredda", per mezzo di una politica energetica estremamente aggressiva ma sensibile ai bisogni dei paesi produttori. Gli interessi che era andato a intaccare erano troppi e troppo grandi. Se ne ricordino, gli urlatori "moralisti" che si atteggiano a paladini della giustizia, dei metodi che impiegava Mattei. Si rendano conto, questi inutili parolai che si atteggiano a Catone il Censore, che la lotta per l'autonomia energetica non è un duello all'acqua di rose, ma una battaglia spietata senza esclusione di colpi. Questo un uomo come Enrico Mattei l'aveva capito bene. Per questa gentaglia, invece, è probabile che non esista più alcuna speranza.

Lucio Vero
28-07-10, 20:09
Interessante. :gluglu:

Combat
29-07-10, 11:53
C'è stato anche un articolo su Comedonchisciotte sulla morte di Mattei.

Spetaktor
03-08-10, 23:51
Omicidio Mattei: …ma quale “pista italiana”?
di Marco Bagozzi

Omicidio Mattei: …ma quale “pista italiana� | Coordinamento Progetto Eurasia // CpEurAsia (http://www.cpeurasia.eu/1098/omicidio-mattei-%E2%80%A6ma-quale-%E2%80%9Cpista-italiana%E2%80%9D)

Spetaktor
06-08-10, 22:03
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Intervista del Prof.Claudio Moffa su Enrico Mattei.

Spetaktor
08-12-10, 21:00
QUANDO MATTEI ERA L'IMPRESA ENERGETICA
Io c'ero
Giuseppe Accorinti, Hacca, Matelica (MC), 2006

Quello che caratterizza questo libro, rispetto alle tante biografie sul fondatore dell'Eni, è l'essere stato scritto da chi allora "c'era", da chi ha conosciuto Mattei in azienda, come capitano d'industria e manager, ma anche come uomo che, nel quotidiano, aiutava i dipendenti e li stimolava col proprio esempio. Nelle parole di Giuseppe Accorinti, ex Amministratore Delegato dell'Agip Petroli, quarant'anni di esperienza lavorativa all'Eni, Mattei era "partecipe del nostro lavoro così come un principale di officina meccanica, un capolavoratore".

IMPRESA E CULTURA
L'utopia dell'Eni
Claudio Corduas, Bruno Mondatori, 2006

Rispetto ad altre storie dell'Eni questo lavoro presta attenzione ai valori culturali rappresentati dall'impresa e dal suo fondatore, Enrico Mattei. In particolare, si occupa della sfida di Mattei, basata su un disegno accentrato sull'impegno economico e sociale, sull'ispirazione religiosa al diritto del lavoro, su una concezione della crescita economica e del rapporto tra sindacato e impresa. Un rapporto, per molti aspetti, "rivoluzionario" nel contesto dell'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta e della "guerra fredda".
Claudio Corduas è stato dirigente dell'Asap, l'associazione sindacale delle aziende petrolifere a partecipazione statale, e dell'Agip Petroli. Tra le sue pubblicazioni su questi temi è da ricordare "Nascita e trasformazione d'impresa. Storia dell'Agip Petroli", (Giulio Sapelli e altri, il Mulino, Bologna 1993).

ENRICO MATTEI: ASSALTO AL POTERE PETROLIFERO MONDIALE
Giovanni Buccianti, Giuffrè, 2005

Il libro prende in esame una figura centrale della storia italiana recente, quella di Enrico Mattei, protagonista della vita politica ed economica del paese. Il volume, pur essendo piacevole e coinvolgente come un romanzo, ha tutte le caratteristiche di un saggio storico. Si basa infatti su ricerche effettuate in archivi italiani e stranieri e su interviste a personaggi della scena politica ed economica italiana di quel periodo. Le complesse vicende del tempo vengono analizzate in modo molto chiaro e viene fuori un quadro completo e reale del personaggio Mattei.

PETROLIO E POLITICA. MATTEI IN MAROCCO
Bruna Bagnato, Polistampa, 2004

Enrico Mattei in Marocco è il tema di questo saggio in cui si approfondiscono le vicende che hanno visto protagonista l'imprenditore italiano di una politica estera nuova, dopo gli anni duri seguiti alla seconda guerra mondiale. Oltre a Mattei, con un ruolo chiave in questi avvenimenti, emergono anche politici quali Fanfani, Gronchi, La Pira. Ed appare chiaramente la capacità del fondatore di Eni di impostare un nuovo modo di agire dell'Italia, singolare ed efficace, nei confronti di Paesi che uscivano dall'esperienza della colonizzazione.

PROVE DI OSTPOLITIK
Politica ed economia nella strategia italiana verso l'Unione Sovietica 1958-1963
Bruna Bagnato, Olschki, 2003

L'autrice ricostruisce le relazioni intercorse fra l'Italia e l'Unione Sovietica a partire dalla fine degli anni Cinquanta fino agli inizi del decennio successivo. Sono gli anni della Guerra fredda, periodo in cui gli interessi economici hanno un'importanza fondamentale nelle decisioni politiche adottate dall'Italia nei confronti dell'Unione Sovietica e quindi nell'evoluzione dei rapporti politici fra i due paesi. Periodo questo che vede come protagonisti personaggi quali Gronchi, Mattei, La Pira e Pietromarchi. Lo studio è basato su ricerche approfondite effettuate in archivi pubblici e privati.

ENI 1953 – 2003
a cura di Alberto Clô, Editrice Compositori, 2004

In questo volume sono raccolti gli articoli apparsi nel 2003 sulle riviste "Energia" ed "Eni's Way" in occasione della duplice ricorrenza dei cinquant'anni della fondazione dell'Eni e dei quarant'anni della scomparsa del suo fondatore, Enrico Mattei. Nella raccolta, che include saggi e interventi di manager, studiosi e personaggi della politica e della cultura, sono analizzate la storia dell'Eni dalla sua fondazione e il ruolo svolto dalla società nell'economia italiana. Si ripercorrono la nascita e i primi anni di sviluppo, l'espansione, i tempi di crisi, il fallito tentativo di creare un polo chimico nazionale, il periodo del risanamento, compiuto attraverso la privatizzazione e le numerose dismissioni di attività non strategiche, fino alla fase attuale di rafforzamento e forte sviluppo.
Il volume è completato da due sezioni documentative. Nella prima, statistica, sono a disposizione degli studiosi i dati delle serie storiche dell'Eni dalla sua fondazione: riserve di idrocarburi, numero di pozzi, produzione di petrolio, raffinazione e distribuzione di prodotti petroliferi, disponibilità di metano, vendite di metano per settore di utilizzo. Nell'altra, bibliografica, è disponibile l'elenco dei principali scritti sull'Eni, sulla figura di Enrico Mattei, sull'esperienza delle Partecipazioni Statali.

L'ITALIA E IL PETROLIO TRA STORIA E CRONOLOGIA
Manlio Magini, Milano, Mondadori, 1976

Questo libro ripercorre la storia dell'uso del petrolio in Italia come fonte di energia e, più in generale, come materia prima per la produzione industriale (in particolare nell'industria petrolchimica). Il periodo considerato va dagli albori del mercato petrolifero industriale (nella seconda metà del secolo XIX) fino alla metà degli anni settanta. Il libro è però focalizzato sul periodo più recente: quasi due terzi della trattazione sono dedicati ai trent'anni seguenti la seconda guerra mondiale, ed, in particolare al ruolo dell'Eni nello sviluppo della produzione energetica e petrolchimica in Italia.

LA POLITICA PETROLIFERA ITALIANA
Luigi Bruni, Marcello Colitti, Milano, Giuffrè, 1967

In questo volume gli autori descrivono e analizzano la politica petrolifera italiana dai suoi inizi fino alla metà degli anni sessanta. Dopo una concisa, ma efficace, rassegna dei principali aspetti tecnici relativi allo sfruttamento degli idrocarburi come fonte di energia, il libro ripercorre le varie fasi della politica petrolifera e, più in generale, della politica energetica italiana partendo dalla situazione alla fine del secolo XIX, quando la mancanza di carbone cominciava a porre un serio ostacolo allo sviluppo industriale. Gli autori pongono in luce come le due fasi di crescita più sostenuta dell'economia italiana - dalla fine del secolo scorso al 1914 e dal 1950 al 1963 - siano entrambe state accompagnate dallo sviluppo di nuove fonti di energia prodotta all'interno a condizioni pari o migliori che in altri paesi (l'energia idroelettrica nel primo ed il metano nel secondo periodo), il che evidenzia lo stretto legame esistente tra politica energetica e sviluppo economico. Gli autori mettono anche in luce come lo sviluppo degli idrocarburi come fonte di energia nel XX secolo abbiano avvantaggiato l'Italia, geograficamente situata sulla "via del petrolio" (mentre un tempo risultava eccentrica rispetto ai grandi centri carbonifero-siderurgici della Ruhr). Nel processo di sostituzione del petrolio al carbone l'Italia ha quindi preceduto di non poco gli altri paesi industrializzati. La politica seguita, gli strumenti adottati, i successi conseguiti, ed anche gli errori inevitabilmente compiuti, sono discussi in dettaglio (compreso alcuni aspetti legislativi ed amministrativi), in una analisi che rimane, da svariati punti di vista, ancora attuale.

ALLE ORIGINI DELLA POLITICA PETROLIFERA ITALIANA (1920-1925)
Matteo Pizzigallo, Milano, Giuffrè, 1981

In questo primo volume della trilogia sulla politica petrolifera italiana tra le due guerre mondiali, Matteo Pizzigallo (docente di Storia delle Relazioni Internazionali) copre il periodo precedente alla creazione dell'AGIP, un periodo in cui i consumi petroliferi rappresentavano meno del 4 percento del fabbisogno energetico italiano. Il volume parte dalla analisi della situazione energetica italiana al termine della prima guerra mondiale e descrive i mutamenti nella politica energetica, in generale, e petrolifera, in particolare, a seguito della presa del potere da parte di Mussolini nel 1922. Vengono posti particolarmente in luce i legami tra la politica petrolifera e la politica estera seguita in questo periodo da Mussolini, comprese le iniziative nei confronti di Romania, Polonia, Albania, Messico e la questione della raffineria di Fiume.

L'AGIP DEGLI ANNI RUGGENTI (1926-1932)
Matteo Pizzigallo, Milano, Giuffrè, 1984

Questo secondo volume della trilogia di Pizzigallo sulla politica petrolifera italiana si occupa del periodo immediatamente seguente alla nascita dell'Agip nel 1926. Concepita dal Ministro delle finanze Guseppe Volpi anche come strumento di diplomazia parallela finalizzato a promuovere e fiancheggiare la penetrazione politica ed economica dell'Italia, soprattutto nell'area danubiano-balcanica, l'Agip mostrò subito una particolare attitudine a muoversi sulla scena internazionale. Nei suoi primi anni di attività, l'Agip individuò nella politica di accordi diretti con i Paesi produttori l'obiettivo prioritario della questione petrolifera italiana e, nonostante gli ostacoli frapposti dalle compagnie straniere, smisuratamente più ricche e potenti, riuscì a mettere a segno una serie di colpi significativi culminata nell'acquisizione di un'importante partecipazione nella British Oil Development Co. che, nel 1932, ottenne una concessione petrolifera in Iraq.

LA POLITICA ESTERA DELL'AGIP (1933-1940)
Matteo Pizzigallo, Milano, Giuffrè; 1992

Il terzo volume dell'opera di Pizzigallo sulla politica petrolifera italiana è focalizzato sui sette anni precedenti l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale. In questo periodo, a differenza di larga parte delle imprese italiane sempre più "pigre" e desiderose di maggiori privilegi e protezioni, l'Agip, sviluppò un'intensa azione internazionale che l'autore ricostruisce nei suoi tratti più essenziali. Di particolare interesse sono le sezioni sull'attività dell'Agip nelle colonie italiane (tanto in Libia quanto nell'Africa Orientale). Il volume mette anche in luce le ricorrenti interferenze di ambienti governativi che cercavano di influenzare, sulla base di criteri politici e propagandistici, i Paesi verso i quali orientare le iniziative dell'Agip, spesso costretta a compiere costosi sacrifici ed a caricarsi anche di impropri fardelli. Il lavoro, come i precedenti volumi, è corredato da un'ampia raccolta di testi e documenti, molti dei quali inediti.

UNO SVILUPPO TRA POLITICA E STRATEGIA
Eni (1953 – 1985)
Giulio Sapelli Francesca Carnevali, Milano, FrancoAngeli, 1992

Il libro di Giulio Sapelli (docente di storia economica presso l'Università di Milano) e di Francesca Carnevali (studiosa di storia economica) descrive i complessi rapporti tra politica e strategie dell'Eni dalla sua nascita alla metà degli anni ottanta. Secondo gli autori, la vicenda dell'Eni dimostra come il rapporto tra stato e imprese pubbliche sia complesso e abbia talvolta consentito al management di tali imprese di esercitare una capacità non soltanto di interlocuzione diretta con la sfera politica, ma anche di trasformazione e di influenza su quella sfera medesima. Dall'analisi proposta, si evince anche un'altra indicazione di grande rilievo: ossia quella che, nonostante i veti, i gravami, le attribuzioni, i vincoli imposti dalla classe politica al gruppo Eni, quest'ultimo ha continuato a svilupparsi secondo orientamenti principalmente imprenditoriali e, nella sostanza, fedeli alla sua vocazione storica.

NASCITA E TRASFORMAZIONE D'IMPRESA
Storia dell'Agip Petroli
G. Sapelli, L. Orsenigo, P.A. Toninelli, C. Corduas, Bologna, Il Mulino, 1993

Il volume, scritto da esperti di storia dell'economia, ripercorre la vicenda dell'Agip Petroli inserendola nel più generale contesto dell'evolversi del mercato petrolifero internazionale e del settore energetico italiano. Gli autori pongono al centro della ricostruzione le dinamiche tecnologiche, l'accumulazione della capacità imprenditoriale, la cultura d'impresa, le relazioni industriali. Ne emerge una visione dell'impresa pubblica diversa da quella consueta: più della struttura proprietaria, si conferma decisivo per la crescita dell'impresa l'orientamento al mercato e la capacità di mettere in atto politiche di innovazione e di resistenza a condizionamenti estranei alla logica produttiva.

ENERGIA E SVILUPPO IN ITALIA
La vicenda di Enrico Mattei
Marcello Colitti, Bari, De Donato, 1979

Marcello Colitti, che ha ricoperto svariate cariche nel gruppo Eni tra la metà degli anni cinquanta e la fine degli anni novanta, propone in questo libro non solo una originale biografia di Enrico Mattei, ma anche una ricostruzione di come si è posta in Italia la "questione dell'energia" sin dall'immediato dopoguerra. I temi trattati, che furono al centro della vita di Mattei, sono ancora oggi attualissimi: il problema dell'energia, l'approvvigionamento delle materie prime, i rapporti tra paesi produttori, paesi consumatori e società multinazionali, la creazione di una grande impresa a partecipazione statale, l'intervento dello Stato in economia, lo scontro con gli interessi privati, il rapporto con il potere politico, la nascita di un "blocco di governo" capace di ricomporre pubblico e privato in una sintesi di potere, politico ed economico.

L'ARMA DEL PETROLIO
Questione petrolifera globale, guerra fredda e politica italiana nella vicenda di Enrico Mattei
Leonardo Maugeri, Firenze, Loggia de' Lanzi, 1994

In questo libro, basato su una rigorosa documentazione d'archivio, Leonardo Maugeri, attualmente Direttore per le Strategie e Sviluppo dell'Eni, ricostruisce le vicende di Mattei e dell'Eni sullo sfondo di un affresco della questione petrolifera aperta dalla guerra fredda, dalla ricostruzione europea e dal nazionalismo mediorientale. L'autore ridimensiona il ruolo "predatorio" delle multinazionali del petrolio (le cosiddette "sette sorelle"), il loro legame con la politica estera americana, l'atteggiamento del governo USA verso Mattei. Emergono così realtà diverse da quelle fino ad oggi conosciute: dal rifiuto di Eisenhower di fermare Mattei anche nel momento più violento della sua campagna, al tentativo costante del petroliere italiano di ottenere un riconoscimento politico degli USA, come prezzo per cessare la sua azione di disturbo; dalla intrinseca fragilità dell'Eni, vero motivo di emarginazione di Mattei nel contesto internazionale, al potere da lui acquistato nei giochi politici italiani, fino alle trattative segrete con la Esso, volute dalla amministrazione Kennedy per conquistare Mattei come alleato nelle delicate trattative sul centro-sinistra.