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Su Componidori
22-04-06, 22:41
L’UNIONE SARDA



Un fiume di liquami ogni giorno si riversa nella laguna senza passare per il depuratore
Le acque nere che inquinano lo stagno
Il percorso degli scarichi fognari da Pesaria a Santa Giusta

L'inchiesta della Forestale partita dal mancato funzionamento della centralina di pompaggio: da anni i reflui della città non sono depurati.

I ratti se la passano bene.
Scorrazzano da una sponda all'altra del canale, dove l'acqua che scorre ha il colore scuro del fango. E l'odore di una fogna.
Finisce qui, a mezzo chilometro dall'ospedale San Martino, tutto quello che viene giù dai water e dai rubinetti delle case della città.
Nascosto in mezzo ai canneti arriva un fiumiciattolo che trasporta di tutto, persino l'acqua piovana che finisce nei pozzetti delle strade sia del centro che della periferia.
Il flusso è continuo, il fruscio inarrestabile, la puzza insopportabile.
Tutto quello che fuoriesce dal canale dovrebbe finire all'interno dei tubi della centralina di pompaggio.
E da lì il tutto dovrebbe essere spinto nella condotta che porta direttamente al depuratore.
In realtà non funziona così, perché tre delle quattro turbine installate vent'anni fa dal Consorzio industriale sono arrugginite e ferme da molto tempo.
Almeno da due anni, dall'estate del 2004, quando i pesci dello stagno di Santa Giusta non sono riusciti a sopravvivere in un fondale inquinato dagli scarichi fognari.
I reflui di quasi tutta la città, infatti, finiscono proprio nella laguna.
Seguono il corso del canale di San Giovanni che passa nelle campagne di Pesaria, attraversa una parte della zona industriale e sfocia nello stagno, sotto uno dei ponti in ferro dove dovrebbero passare i treni.
Nel fondale c'è uno strato profondo di fanghiglia nera, sulla superficie galleggiano porcherie di ogni genere, compresa la carta igienica.
Sul retro della stazione di pompaggio di Pesaria le acque nere delle fogne non si fermano nemmeno: attraversano una grata e vanno oltre.
Non vengono pescate dalle turbine e proseguono il loro corso in mezzo ai cespugli di rovi e alle canne.
Attraversano un campo arato da pochi giorni e si collegano col canale di San Giovanni, lasciandosi dietro una puzzolente chiazza color rame.
Poco più avanti le rive si restringono, colme di depositi che ostruiscono il passaggio delle acque.
Gli uccelli si sono allontanati da tempo, perché l'habitat tra gli scarichi non è proprio quello ideale. L'ondata di reflui, comunque, prosegue la sua corsa verso la laguna zigzagando tra i campi coltivati che separano la periferia sud della città e la zona industriale.
Il torrente corre parallelamente alla Provinciale che conduce fino al porto industriale.
Dalla strada non si vede, è nascosto dai canneti, ma la puzza è quella inconfondibile delle fogne. Tutto quello che trasporta finisce direttamente nello stagno, senza ovviamente passare per il depuratore.
Dove un tempo i pescatori gettavano le loro reti ora si è formato un deposito di sostanze inquinanti che hanno compromesso tutti gli equilibri ambientali.
Il fetore si sente, ma il disastro è sott'acqua, dove i pesci non riescono più neppure a respirare.


Nicola Pinna