PDA

Visualizza Versione Completa : Filosofi e teologhi americani



Nicki (POL)
04-05-06, 12:34
Supernovak e buchi neri

Il prof. Michael Novak è il portabandiera del cattolicesimo neo-conservatore. Vuole sovvertire la Dottrina Sociale della Chiesa con il liberismo. Produce le "pelli d’agnello" che i lupi di Wall Street indossano quando vanno a caccia in America Latina e nell’Europa centro-orientale.

Da una ventina d’anni il teologo e politologo americano Michael Novak propone il suo "capitalismo democratico" come il sistema politico ed economico più compatibile con il cristianesimo e soprattutto con il cattolicesimo. La sua versione di neo-liberismo conservatore trova seguito soprattutto in America Latina, dove Novak viaggia da anni molto di frequente per curare un suo vivaio di giovani neo-liberisti rampanti: i nomi più prestigiosi sono quello di Hernando de Soto, il peruviano che teorizza sull’economia sommersa, e dell’argentino Gustavo Béliz. In Italia è considerato un luminare dagli ambienti di Buttiglione e dalla componente liberista di Forza Italia.
Novak si presentò al mondo cattolico come un acceso avversario della teologia della liberazione, perché di stampo chiaramente marxista, e si dedicò a convincere i cattolici ad accettare il "capitalismo di mercato", una sua versione "in clergyman" del liberismo disumano della Mont Pelerin Society. Lui ed i suoi seguaci sono soprattutto impegnati a fare l’esegesi alle encicliche papali per scorgervi ripetuti abbracci alla loro versione di "capitalismo di mercato". Evidentemente ignorano in blocco le ferme e frequenti condanne del papa per i meccanismi perversi del debito e della monopolizzazione con i quali vengono saccheggiati e rovinati i paesi in via di sviluppo.
In un commento all’enciclica Centesimus Annus apparso sulla National Review (pubblicazione diretta da William Buckley, ammiratore di Adam Smith) Novak ha scritto: "Nel Concilio Vaticano II Roma ha accettato l’idea americana di libertà religiosa, nella Centesimus Annus ha assimilato l’idea americana di libertà economica". Sembra un’osservazione innocua, ma per libertà economica americana lui non intende il Sistema Americano di Economia Politica che ha fatto degli USA un gigante economico, i cui ultimi esponenti furono F.D. Rooselvelt e Kennedy, ma il contrario: l’arciliberismo esercitato dall’oligarchia britannica attraverso le succursali americane e attraverso il thatcherismo instauratosi soprattutto negli anni di Reagan e Bush. Questo è evidente quando Novak fa propria la distinzione di Max Weber tra "capitalismo patrimoniale" e "capitalismo razionale". Col primo, nell’interpretazione novakiana di Weber, si vuole intendere soprattutto il dirigismo statalista, poi denigrato come capitalismo che risponde alle leve della politica o di un’autorità morale, accusato di essere uno strumento di dispotiche volontà partitiche. Il secondo invece sarebbe un capitalismo asettico e algido, un meccanismo d’orologio che risponde solo alle leggi della meccanica del mercato: domanda e offerta, meritocrazia, responsabilità ecc., obbedisce solo ad una concreta logica autonoma, spersonalizzata, che si può prestare al bene come al male, ma starebbe lì con la stessa ineludibilità della legge di gravità. La distinzione serve per dire che quei pasticcioni degli statalisti commettono l’oltraggio di infilare le loro dita dirigistiche nel delicato meccanismo per far segnare all’orologio l’ora che essi vogliono. Guai a chi prova a dire che, invece, è proprio quella "logica asettica" ad essere stata inventata e gestita da un’oligarchia finanziaria.
Contro il capitalismo dei padri fondatori Novak si schiera quando afferma: "Il capitalismo inizia quando il diritto all’attività personale è protetto e promosso, quando le attività economiche sono liberate dall’oppressione dello stato, e quando la causa della ricchezza, la creatività e l’immaginazione di ciascun cittadino, può contare sulla libertà a cui ha diritto". ( "This Hemisphere of Liberty, a Philosophy of the Americas"). Suona quasi decente, ma proviamo ad accettare, per assurdo, la proposizione centrale che lo stato dovrebbe essere liquidato perché opprime la produzione: chi dovrebbe garantire la libertà ai cittadini e chi dovrebbe istruire i giovani alla creatività ed all’immaginazione? I grandi monopoli di Wall Street o gli aguzzini delle Maquiladoras? Il dirigismo di Roosevelt, ad esempio, promosse in primo luogo la produzione e quindi la libertà imprenditoriale dei cittadini e l’istruzione dei giovani. Più che con i veri padri fondatori, sinceramente preoccupati del bene comune, Novak si schiera apertamente con le crudeltà di gente come Andrew Carnegie di cui fa l’apologia. Novak ammette che Carnegie sfruttò in maniera disumana gli operai delle sue acciaierie, ma poi, ritiratosi in pensione con 480 milioni di dollari in banca, il coccodrillo "self-made man" ebbe tutto l’agio di pentirsi cristianamente, ci assicura Novak.
In quale squadra gioca
Nella sostanza Novak è un propagandista delle teorie di Adam Smith, attrezzatosi per "vendere" nel mondo cattolico tradizionalista, manipolando cinicamente convinzioni e sentimenti con l’arte dei sofismi.
Verso la metà degli anni Settanta Novak si schierò con l’allora emergente movimento "neo-conservatore" sul quale, negli anni successivi, sorse negli USA Project Democray, l’apparato a cui si deve la destabilizzazione dei paesi del Terzo Mondo che non erano disposti a "lasciarsi democratizzare" dalla cabala di Bush e Oliver North, e oggi da quella di Brzezinski, Madeleine Albright e Susan Rice.
Dal 1978 Novak opera dall’alto dell’American Enterprise Institute (AEI), un centro studi di Washington che mette a punto il grosso della propaganda per il liberismo e la privatizzazione negli Stati Uniti.
I datori di lavoro di Novak, i direttori dell’AEI, sono alcuni dei bei nomi dell’establishment bancario internazionale. Tra questi: William Butcher, ex direttore della Chase Manhattan Bank, Robert Greenhill, presidente della Morgan Stanley & Co. Walter B. Wriston, ex presidente della Citicorp e George R. Roberts della Kohlberg Kravis & Co.
La lista dei collaboratori di Novak alla AEI e delle loro malefatte sarebbe lunga. Citiamo solo Samuel Huntington, l’ideologo di Project Democracy. Nel 1975 scrisse, per la Commissione Trilaterale, il trattato "La crisi della democrazia" in cui teorizzava la necessità di limitare la democrazia perché si stava rivelando un ostacolo all’ imposizione dell’austerità feroce richiesta dalla situazione. Più recentemente questo scribacchino di Brzezinski è tornato alla notorietà con un trattato sui "conflitti di razze e religioni" che dovrebbero finire per dominare il mondo attuale. Prevede un ritorno alle crociate con lo scontro tra Cristianesimo e Islam, un conflitto con cui i suoi datori di lavoro si ripromettono di impedire l’integrazione economica del continente eurasiatico.
Novak inoltre è un esponente dell’Institute on Religion and Democracy che è finanziato da molte delle stesse fondazioni che pagano l’AEI, tra queste la Smith-Richardson e la Mellon Scaife.
Gli sponsor di Novak nel firmamento conservatore USA sono William Simon, ex segretario del Tesoro USA e pezzo da novanta della Mont Pelerin, e Peter Grace. Nel 1982 quest’ultimo fondò l’American Catholic Committee come contropolo a quella che fu giudicata una svolta a sinistra del consiglio episcopale USA. Questo gruppo fece di Novak il proprio portavoce, tanto da essere chiamato il "Novak Club", a cui aderiva tra gli altri anche l’ex segretario di Stato Alexander Haig. In quel contesto a Novak fu commissionata la teorizzazione di un liberismo all’aroma di sacrestia da rifilare ai paesi dell’America Latina.
A tale proposito Novak tenne nel 1984 dei seminari privati all’AEI in cui si discussero le forme più idonee alla diffusione del verbo liberista in due grandi aree del mondo che stavano andando incontro a trasformazioni rapide e fondamentali e su cui l’oligarchia finanziaria non voleva assolutamente perdere il controllo: l’America Latina e l’Europa orientale. Si tratta di due grandi sfere culturali cattoliche, naturalmente contrarie alle pratiche liberiste di stampo calvinista che implicano usura e sfruttamento.
Come andò? In un’ intervista pubblicata nel 1989 J. Peter Grace disse che Novak è "una delle persone più in gamba d’America". "Tenga presente che Michael Novak è un socialista convertito. Non c’è niente di meglio di uno convertitosi dal socialismo. Era stato attivo nel partito, era dentro a tutte quelle cose, ma improvvisamente ha detto ‘Ehi!, amici, questa non è la strada giusta’. Ha scritto uno degli articoli migliori sulla teologia della liberazione ..."
Il paladino delle "strutture di peccato"
Se si prescinde dalla retorica cattolica diligentemente appresa negli anni del seminario, le teorie di Novak sono una mistura di Aristotele e Adam Smith. A quest’ultimo riconosce grande ispirazione filosofica ed economica.
Come Aristotele e Adam Smith, Novak nega esplicitamente la possibilità di costituire un sistema politico ed economico esplicitamente fondato sul bene, sulla ricerca del bene comune. Un’economia cristiana, secondo Novak, non è possibile e con essa non è quindi possibile una società veramente cristiana. "Nessun ordine umano intelligente ... può essere gestito secondo i consigli del cristianesimo ... Un’economia basata sulle coscienze di alcuni offenderebbe le coscienze degli altri. Un’economia libera non può ... essere un’economia cristiana. Cercare di gestire un’economia secondo i più alti principi cristiani significa certamente distruggere sia l’economia che la reputazione del Cristianesimo" (M. Novak, Lo spirito del capitalismo democratico, 1982).
"Se si vuole costruire una repubblica che duri, essa deve essere costruita per i peccatori, perché i peccatori sono la maggioranza, costituiscono virtualmente un’unanimità morale", ha detto Novak in un discorso tenuto a Cracovia nel 1994, riprendendo il tema dal suo libro "This Hemisphere of Liberty: A Philosophy of the Americas" del 1990 in cui dice: "Costruire un’economia per i santi ovunque sulla terra è inutile. Ce ne sono troppo pochi. La sola possibilità realistica è costruire una economia per i peccatori – la sola maggioranza morale".
Sono affermazioni che poggiano su una cosa molto sudicia: un sillogismo aristotelico. Il fatto che siamo tutti peccatori è inteso come riconoscimento del fatto che la natura umana sia cattiva e ce la dobbiamo tenere. In realtà, ammettere i propri limiti dovrebbe essere solo il punto di partenza di un processo di perfezionamento. Dovrebbe essere inteso come il riconoscimento dell’ignoranza di un bambino al primo giorno di scuola, ovvero l’inizio di un processo di conoscenza all’insegna dell’entusiasmo creativo piuttosto che della colpa. Nonostante le imperfezioni della situazione contingente, la natura umana ha la potenzialità di ricoprire un ruolo creativo nell’economia dell’universo, e con questo affermarsi come "imago viva Dei". Invece, ammessa l’inutilità di combattere contro il male, perché esso è qui per restare, Novak afferma, nei fatti, che il Cristianesimo non ha nessuna presa sulle leggi del mondo concreto e dovrebbe limitarsi ad influire sull’economia "dal di fuori", influenzando le coscienze, come se quelle leggi dell’economia fossero state emanate da un altro "Ente perfettissimo…".
Libertà e liberismo
L’altro sillogismo alla radice di queste teorie parte dall’assioma che la dignità umana si fonda in primo luogo sulla libertà dell’individuo considerato in sé. Tutto ciò che limita questa sua libertà va contro i fondamenti del cristianesimo, dicono. Quindi, lo Stato Nazionale, innanzitutto, e l’egualitarismo di sinistra sono messi tout-court sullo stesso piatto della bilancia come quelle forze che osteggiano o limitano la libertà individuale. In economia questo pone l’ovvio problema morale: dov’è che la libertà dell’uno finisce per essere l’oppressione dell’altro? Quando si cerca di mettere a fuoco questa fatidica linea di demarcazione i teo-conservatori alzano la cortina fumogena della "realtà dei mercati" le cui leggi "autonome" non rispondono alla morale cristiana. Quello che conta, nel giochetto di prestigio, è che i cattolici accettino l’assioma che la "libertà individuale" sia sacra in sé, e di conseguenza finiscano per accettare che in suo nome siano commessi anche degli abusi, quando i termini dell’abuso finiscono risucchiati e legittimizzati dalla spietata oggettività d’una sfera economica che fa legge a sé. La situazione è quella di Alice che insegue il coniglio, s’infila nel buco e, "pop", di là c’è il paese delle meraviglie: un altro mondo con un’altra logica. Chi crede che nei buchi ci sono altri mondi nutrirà chissà quanta ammirazione per chi – anche senza tutta l’innocenza di Alice – si destreggia agevolmente tra il di quà e il di là, con una sorta di doppia cittadinanza, come fa il prof. Novak, anzi, Supernovak.
Negli ambienti novakiani la definizione di economia è questa: "la scienza economica implica un’economia, o mercati, che possono essere compresi come la totalità delle strutture, istituzioni, e modi di comportamento che si sviluppano in maniera più o meno non pianificata dallo scambio dei beni e servizi in cui sono impegnati degli individui liberi. Inoltre, gli economisti sono interessati alle questioni della produzione, capitale, distribuzione e consumo". "Le curve della domanda e dell’offerta, l’utilità marginale ed altri principi economici sono veri indipendentemente dai loro rapporti con i principi morali cristiani. Non cerchiamo la riformulazione dell’economia nell’immagine della teologia morale. Né cerchiamo di ridurre la teologia morale all’analisi di mercato. La disciplina che noi cerchiamo è una sintesi della scienza dell’economia liberista e la scienza della teologia morale fondata su un’altropologia personalista. Desideriamo mantenere la giusta autonomia di ambedue le discipline mentre ricerchiamo di sviluppare una scienza che possa utilizzare appieno le comprensioni di ambedue." (Gregory M.A. Gronbacher dell’Acton Istitute – enfasi aggiunte).
La definizione è insidiosa. Nell’economia vengono qui distinti due livelli, il libero scambio dei mercati, che viene prima, produzione e consumo che vengono dopo, in posizione subalterna. Se si cerca di mettere in discussione i due livelli, allora i neo-liberisti lanciano accuse di neo-keynesianismo, ovvero di voler mettere avanti consumo e produzione e di relegare in secondo piano il mercato. Così si scivola nell’abusato scenario di "destra" e "sinistra".
L’errore di tutt’e due le posizioni sta nel fatto che si accampano leggi aprioristiche che non presuppongono un "perché" c’è un’economia, che dovrebbe essere invece il punto di partenza di un approccio effettivamente scientifico. È l’idea dello "scopo" che favorisce l’incontro tra scienza e religione, mentre nella definizione di Grombacher è evidente che si sta questuando solo una "giustificazione" dell’autonomia del liberismo presso l’alta autorità della teologia morale.
Quest’idea di "scopo" è così introdotta da Lyndon LaRouche nella prefazione del suo libro "La scienza dell’economia cristiana": "Come vedremo in seguito, l’Economia Fisica è la scienza del cambiamento riuscito. Studia come l’esistenza nel tempo di una società si fonda sul successo nel generare, trasmettere e assimilare efficientemente dei progressi scientifici fondamentali. Il progresso effettivo viene misurato dal tasso di crescita della densità demografica relativa della società considerata nel suo complesso. Questo costituisce una misurazione empirica sia della giustezza del modo in cui la società cambia il modo di ragionare, che, di conseguenza, della giustezza del principio di cambiamento adottato a tale scopo".
Dalla teoria alla pratica
Negli anni del Concilio Vaticano II Novak prese le distanze dagli insegnamenti della chiesa, soprattutto in materia di contraccezione. Sin dall’inizio questa polemica, allora diffusa, fu una manovra politicamente mirante a contrastare la politica della Chiesa a favore dello sviluppo demografico. Negli ambienti cattolici erano evidenti le difficoltà a riconciliare l’ingiunzione divina "crescete e moltiplicatevi" con quelle che passavano per leggi dell’economia, e ci si limitava ad esortare i cristiani a restare sulla retta via con i precetti.
L’allineamento di Novak con le teorie malthusiane è enunciato in "Lo spirito del Capitalismo Democratico", opera in cui afferma tra l’altro che la povertà dell’America Latina, rispetto alla ricchezza degli Stati Uniti, sarebbe dovuta all’eccesso di natalità in quei paesi cattolici.
"Nel calcolare il reddito medio procapite, l’aspetto demografico è importante per tre ragioni. Primo, ogni nuovo nato riduce il reddito procapite medio. Secondo, mentre aumentano le schiere di quelli al di sotto dei 18 anni, in proporzione diminuisce il numero dei lavoratori produttivi. Terzo, il rapido aumento della popolazione significa che molti genitori hanno optato per una famiglia numerosa per vari motivi. È una scelta ammirevole. Però, in certi e non in tutti i casi, comporta dei costi economici. Chi fa questa scelta non può poi accusare altri per le sue conseguenze. Dal 1940 la popolazione degli Stati Uniti è cresciuta di 90 milioni, quella dell’America Latina di 210 milioni". Evidentemente tra la legge divina del "crescete e moltiplicatevi" e quella terrena dei "costi" Novak ci vede troppa ruggine.
A questo proposito è opportuno ricorda come nel 1994, in vista della conferenza sulla popolazione che nel settembre di quell’anno l’ONU tenne al Cairo, l’internazionale malthusiana dette battaglia aperta per ottenere che in quella sede si approvasse un sistema di "quote di natalità" che ciascun paese sarebbe stato tenuto a rispettare. Giovanni Paolo II allora s’impegnò molto personalmente contro quella che sarebbe stata una vera e propria usurpazione della legge naturale da parte dei burocrati dell’ONU e a lui si affiancarono diverse autorità islamiche e il movimento di Lyndon LaRouche che tra l’altro diffuse una chiara confutazione delle teorie neo-manthusiane sul "problema demografico", spiegando che la crescita demografica non è un handicap economico, ma è piuttosto un potenziale umano che rappresenta la prima misura delle prospettive di sviluppo di un’economia, quando questa è libera dalle catene del monetarismo. Una parte del mondo cattolico, soprattutto americano, reagì molto tiepidamente e in tanti casi anche con ostilità all’autorevole presa di posizione personale del Papa. Non sarà stato tutto merito di Novak, ma quelle diserzioni in campo cattolico permisero a lui ed ai suoi boss di misurare lo spazio di manovra.
L’affermazione di Novak sul danno arrecato dai nuovi nati ad un’economia è confutata, ad esempio, dall’attuale situazione in Italia: il problema reale della piramide demografica oggi è l’esatto contrario di quello prospettato da Novak. Il problema è costituito dalla percentuale eccessiva degli anziani rispetto al totale della forza lavoro, e soprattutto rispetto alla forza lavoro che è produttivamente impiegata. Questo è colpa di quel dogma malthusiano, predicato da Novak, che ha imposto la riduzione della natalità in epoca post-sessantottina. In secondo luogo, sull’immediato, il problema dei giovani non sta nel loro numero, ma dall’impossibilità di inserimento nel mondo produttivo come conseguenza di una fallimentare gestione monetarista dell’economia mondiale, quella gestione che Novak subdolamente difende quando dice: "Chi fa questa scelta non può poi accusare altri per le sue conseguenze".
Un’economia per i peccatori
Quando parla di una economia adeguata ai peccatori Novak si riferisce ai suoi datori di lavoro, Walter Wriston e Peter Grace, e a quelli della stessa cerchia oligarchica. Non si riferisce invece a Clinton, per il quale intonò un solenne "Dies Irae" in occasione dell’affare Lewinsky.
Novak non solleva mai il problema del ruolo che il FMI svolge nel settore in via di sviluppo, il problema del debito e, quando proprio vi è costretto, Novak prospetta le stesse "soluzioni" richieste dal cartello dei creditori, in barba agli appelli del Vaticano e del Papa per alleviare lo sfruttamento che il meccanismo del debito impone a intere popolazioni.
In una conferenza del 1989, ad esempio, dribblò una domanda sul debito dell’America Latina rispondendo che "ben più grave della ‘crisi del debito’ è l’enorme ‘fuga di capitali’, dei profitti raccolti dai latinoamericani e investiti all’estero". Passando poi alle soluzioni propone le stesse misure neo-colonialistiche richieste dall’oligarchia anglo-americana: onorare i debiti cedendo i diritti sovrani sui patrimoni naturali, così come propone Henry Kissinger dagli anni Settanta, e poi "la ristrutturazione dei sistemi economici dell’America Latina" attraverso "l’apertura all’attivismo economico degli ‘informali’ (leggi economia sommersa – Ndr)."
Novak propone ripetutamente che le economie, soprattutto dell’America Latina, debbano sbarazzarsi di ciò che rimane del "mercantilismo" e dello "statismo", termini denigratori con cui si vuole intendere il sano dirigismo, per sostituirli con il laissez-faire dell’"economia underground", il sommerso senza regole di sorta che, secondo lui, avrebbe la virtù di "promuovere la gente dal basso" (a proposito di bassezze si calcolino in questa "promozione" le schiere di giovani che la "libera impresa informale" ha inquadrato nello sfruttamento minorile, nel traffico di droga e nella prostituzione di massa sia nell’Est Europa che in America Latina).
In una conferenza tenuta a Bogotà nel 1989 Novak escluse categoricamente la prospettiva di costruire "grandi stabilimenti manifatturieri" in America Latina dicendo che "la chiave dello sviluppo ... sta solo nella crescita più rapida possibile del settore del piccolo commercio. ... L’impresa inizia dal basso e va verso l’alto". Questo capitalismo della miseria è anche la bandiera dell’Istitute on Religion and Democracy che fa riferimento a Novak. Il portavoce dell’IRD Larry Adams afferma che il suo istituto promuove "lo sviluppo sostenibile" – un’eufemismo della "crescita zero" – e le "micro-imprese" come soluzione di problemi economici dell’America Latina e dell’Europa orientale. Adams ha detto che l’IRD ha svolto una serie di campagne per indurre le organizzazioni cattoliche che raccolgono fondi per l’America Latina e per l’Europa orientale a rinunciare al finanziamento di "grandi progetti infrastrutturali per finanziare invece quelle che noi chiamiamo le micro-imprese". Le micro imprese sono i negozietti dei fiorai, il tassista proprietario della sua auto, ecc. Così, dice, l’economia è "giusta", perché la proprietà diffusa rappresenta una tendenza anti-monopolista. È difficile capire come le micro-imprese possano costruire acquedotti per l’irrigazione e l’uso domestico, ferrovie e autostrade, le centrali elettriche e tutto ciò che serve come base indispensabile per le attività di una sana imprenditoria agro-industriale, tanto nei paesi avanzati, ma soprattutto in quelli in via di sviluppo o di ricostruzione. Certo è che i monopoli, soprattutto bancari e finanziari, si arricchirebbero proprio sulle "micro-imprese" che per loro natura sono isolate e indifese.
"Micro-impresa" e "sommerso" per i neo-conservatori diventano addirittura il modello che vorrebbero imporre al più universale dei valori cristiani: "l’agape come qualità di interazione umana è possibile solo tra persone o gruppi molto ristretti. Il carattere dei rapporti dei gruppi più grandi può solo raramente essere descritto dalla mutualità ma è più verosimilmente un equilibrio delle forze", scrive Robert Benne collega di Novak nella direzione dell’Institute on Religion and Democracy nel suo "The Ethic of Democratic Capitalism". Siamo insomma ad un cristianesimo carbonaro che s’arrabatta tra le pieghe degli equilibri metternichiani. Di nuovo la dicotomia delle "due divinità", o di "un dentro e un fuori" che ha una lunga storia.
Quando si parla di people’s capitalism, di progetti di sviluppo delle comunità si cerca soltanto di manipolare delle esigenze reali. Resta il fatto che la realtà non si determina nell’economia di quartiere, ma è determinata dalla globalizzazione schiacciasassi. Le teorie novakiane sollevano il problema delle comunità locali solo per rivendicare la loro autonomia da quello stato nazionale che è invece l’unica istituzione con le carte in regola per difendere le piccole attività dalla globalizzazione liberista.
Secondo Novak "la giustizia sociale è, essenzialmente, l’azione del libero associazionismo". Cioè gli individui sovrani hanno il diritto di coalizzarsi essenzialmente contro eventuali soprusi e storture dell’apparato burocratico dello stato. "Pertanto la giustizia sociale non prevede necessariamente il rafforzamento della presenza statale, ma, piuttosto, lo sviluppo della società civile". Giustizia sociale, associativismo e società civile sono tutti "eteri" postulati per riempire il vuoto creato dall’abolizione del concetto di Stato Nazionale, presentato come limitatore e non come promotore della libertà individuale.
Adam Smith
Per promuovere le tesi di Michael Novak, esposte nel libro "This Hemisphere of Liberty, a Philosophy of the Americas", a cui abbiamo sin ora accennato, la società Mont Pelerin ha organizzato all’inizio del 1996 un’importante conferenza a Cancún in Messico, in cui Novak è stato l’attrazione principale in qualità di leader della fazione cattolica della Mont Pelerin.
La Mont Pelerin è un’organizzazione internazionale arciliberista e controlla tutta una pletora di altre organizzazioni liberal-conservatrici soprattutto in America. Il santo protettore comune della galassia conservatrice è Adam Smith per il quale Novak si profonde in riverenze. "Smith merita davvero di essere definito il padre dell’idea di sviluppo dell’economia internazionale", dice Novak, e consiglia ai paesi in via di sviluppo di sottoporre le loro economie ai suoi dogmi, come fece ufficialmente nel marzo 1981 in veste di emissario dell’amministrazione Reagan presso la Commissione sui diritti umani dell’ONU.
Le lodi per Adam Smith abbondano in ogni opera importante di Novak, che lo presenta come l’ispiratore dei Padri Fondatori degli Stati Uniti e la molla della prosperità economica degli Stati Uniti.
Questa è una delle menzogne più spudorate spacciate da Novak. Adam Smith era un agente pagato, un dipendente della Compagnia delle Indie Orientali britannica. I Padri Fondatori combatterono la Rivoluzione Americana proprio contro l’imperialismo britannico che aveva issato la bandiera del libero mercato di Adam Smith (vedi nota 1). Inoltre gli Stati Uniti sono diventati una potenza economica non prestando ascolto a Smith, ma attraverso politiche dirigistiche, soprattutto quella della Banca Nazionale di Alexander Hamilton. In questo dirigismo invece Novak addita la radice di ogni rovina economica quando si rivolge ai pii credenti dei paesi in via di sviluppo.
Quella di Adam Smith è una teoria che nega esattamente ciò che il cristianesimo intende elevare ed esaltare nell’uomo, la capacità di amare concretamente il prossimo e il creato come espressione di amore verso Dio. Nel trattato " Teoria dei sentimenti morali", scritto nel 1759, Smith dice:

"L’amministrazione del grande sistema dell’universo ... la cura per la felicità universale di tutti gli esseri razionali e sensibili, è un compito di Dio e non dell’uomo ... Fame, sete, la passione che unisce i due sessi, la ricerca del piacere e la paura del dolore ci spingono a ricorrere a quei mezzi che sono fine a se stessi, senza preoccuparci di come essi tendono a quei fini benefici che tramite essi il grande Direttore della natura si riserva di produrre."
Questa tesi è ripresa da Novak in "Free Persons and the Common Good" del 1989, in cui sostiene che, data la complessità del mondo in cui oggi viviamo, è impossibile sapere quale possa essere davvero il bene comune, pertanto la soluzione è pensare a curare gli affari propri e in qualche modo questo sarà di beneficio a tutti.
Data la negazione a priori di una intelligibilità dei rapporti tra l’uomo, Dio e l’universo, da questa "morale" deriva una "scuola economica" che non può aver niente a che fare con la scienza delle leggi dell’universo e della sfera umana. Al posto di leggi universali che debbono essere scoperte facendo leva su una capacità creativa umana, che a sua volta dipende da una crescita dell’economia, il mondo di Smith è fatto di "mercati" sui quali una "mano invisibile" fa le sommatorie degli "appetiti e repulsioni", in quella che è una lettura asettica della legge della giungla.
Novak ovviamente non si schiera per la legge della giungla, propone i check and balances, controlli e bilanciamenti che dovrebbero essere esercitati appunto dall’etica cristiana, dalle garanzie costituzionali ecc. su quella che è la logica disumana del modello imperialista britannico, mascherato da capitalismo. Tentare di frenare gli istinti scatenati dalle "leggi di mercato" sarebbe quindi l’unica possibilità – fallita in partenza – che il cristianesimo avrebbe di intervenire nella realtà economica. Sembra che Novak voglia raccontare come si inducono iene, coccodrilli, tigri e boa constrictor a fare i bravi in salotto.
La Mont Pelerin
Questo raggruppamento dei seguaci più fanatici di Adam Smith inizialmente era quasi una setta segreta. Fu formalmente fondata nel 1947 da 38 economisti riunitisi a Mont Pelerin in Svizzera sotto la direzione dall’economista della scuola austriaca Friedrich von Hayeck di cui Novak è un ammiratore. (Vedi scheda sulla scuola viennese) (http://www.movisol.org/novak3.htm).
Lo scopo della Mont Pelerin era quello di cercare di eliminare quei metodi di economia dirigistica grazie ai quali il Presidente Franklin D. Rooselvelt, scomparso da appena due anni, era riuscito a sconfiggere il nazismo e portare gli USA ed il resto del mondo fuori dalla depressione. Gli slogan usati erano "neo-liberalismo", e "neo-conservatorismo", che a metà degli anni Novanta matureranno nella Rivoluzione Conservatrice.
Molti dei primi aderenti alla Mont Pelerin Society erano contemporaneamente membri della Unione Pan-Europea, un’associazione di oligarchi fondata negli anni Venti dal conte Richard Coudenhove-Kalergi che si riproponeva di costituire una "Europa delle regioni", una confederazione feudalista di piccole enclavi etniche, che avrebbe dovuto soppiantare l’Europa degli Stati Nazionali.
La Mont Pelerin propone le forme più darwiniste di liberismo: dalla libertà di spaccio degli stupefacenti ad ogni altro traffico illecito, al lavoro schiavistico. Il tutto sotto la bandiera del Laissez-faire.
La proliferazione delle tante associazioni esentasse della Mont Pelerin a cui si deve la propaganda della Rivoluzione Conservatrice è dovuta soprattutto all’attivismo di un inglese, Antony Fisher, leaureato a Eton e Cambridge. Fu cooptato nella Mont Pelerin nel 1954 e ne fondò la prima succursale a Londra nel 1955, sotto il nome di Institute of Economic Affairs (IEA). Nell’impresa lo aiutarono von Hayek, che allora si trovava a Chicago, e Ralph Harris, uno dei leader della Società di Eugenetica Britannica, fautrice delle stesse teorie che portarono alle leggi razziali di Adolf Hitler.
Quando ottenne l’incarico di Primo ministro nel 1979, Margaret Thatcher manifestò tutta la sua gratitudine all’apparato dell’IEA nominando Antony Fisher lord a vita e conferì un’onorificenza cavalleresca a Ralph Harris. Tra le operazioni più riuscite di Fisher si annovera la rimessa a nuovo della Heritage Foundation, dopo averla condotta nell’orbita della Mont Pelerin. La Heritage ebbe un ruolo fondamentale nell’elezione di Ronald Reagan alla presidenza nel 1980. Per l’occasione, al timone della Heritage si piazzarono due britannici, sir Keith Joseph, hayekiano, e Stuart Butler, della Società Fabiana.
Con l’esplicito sostegno di von Hayek, di Milton Friedman e della Thatcher, Fisher avviò una strategia della IEA tesa a cancellare l’immagine "estremista" del liberismo per farne la "nuova ortodossia". Oggi sono 108 i centri studi affiliati alla IEA diffusi un po’ in tutto il mondo. Citiamo solo il Cato Institute, che si atteggia a moralizzatore dell’economia. Il 5 ottobre 1999, nel suo Friedrich von Hayek Auditorium di Washington, il Cato ha tenuto una conferenza per la liberalizzazione della droga. Non ha proposto solo la depenalizzazione delle droghe cosiddette leggere, ma anche di LSD, cocaina, eroina e anfetamine, perché ogni limitazione a qualsiasi tipo di traffico va contro la "libertà dei mercati" e quindi degli individui. Con simili argomenti la regina Vittoria mandò le sue cannoniere a combattere la Guerra dell’Oppio contro la Cina nella metà del XIX secolo. Nel 1992 Michael Novak ha ottenuto il "Premio Anthony Fisher per lo spirito del capitalismo democratico".
Sporco profondo
La teorizzazione dell’economia "informale", il sommerso, è opera del conte Max von Thurn und Taxis, tesoriere della Mont Pelerin, che trattò questo tema nel convegno che la Mont Pelerin tenne in Texas nel 1980: "Che cosa dobbiamo intendere per economia sommersa? Il nome suggerisce attività criminali come il traffico dei narcotici, gioco d’azzardo, estorsioni e rapine. Queste attività fanno certamente parte dell’economia sommersa", e cosa dire delle transazioni finanziarie non registrate, la speculazione rampante, fuori da ogni controllo?: "Queste transazioni sono state chiamate ‘libere’ non soltanto perché sono esentasse, ma sono anche libere dalle regole e restrizioni dei governi e di tutte le prassi burocratiche necessarie". Questa è la libera impresa nella sua forma pura, dice il titolato mitteleuropeo. Secondo le sue stime essa ammonterebbe al 7,5% in Inghilterra, si aggirerebbe tra il 5 ed il 25% negli USA e tra il 10 ed il 30% in Italia, dove il massimo esperto dell’economia sommersa è uno dei due soli aderenti italiani alla Mont Pelerin, l’ex ministro Antonio Martino, l’altro è l’economista Sergio Ricossa.
Illustrando i vantaggi del sommerso von Thurn scrive: "Un pool flessibile di forza lavoro può essere usato o meno, a seconda delle esigenze delle attività, indisturbate dalle leggi che proteggono i lavoratori", "salari e condizioni di lavoro ... che vengono liberamente negoziate", la mancanza di regolamentazione è tale per cui "chi ha un lavoro regolare trova nel ‘sommerso’ gli incentivi per attività che sarebbero altrimenti frustrate dalle tasse". Per far sentire bene tutti questi vantaggi, von Thurn raccomanda che si aboliscano o riducano i salari minimi, consentire o aumentare il lavoro giovanile: "I salari minimi ai livelli attuali in molti paesi rendono difficile se non impossibile occupare i giovani impreparati nell’economia di superficie. Non hanno altra alternativa oltre all’offrire i loro servizi nel sommerso".
L’istituzionalizzazione dell’economia nera in Russia è stato il compito più importante al quale la Mont Pelerin si è dedicata dopo il 1992. I parlamentari americani della Rivoluzione Conservatrice capeggiati da Newt Gingrich, che furono eletti in massa nel 1996, dicevano ai colleghi russi di non preoccuparsi, il boom della criminalità a cui essi stavano assistendo nel loro paese rappresentava soltanto un fenomeno secondario della fase di crescita, essa viene attraversata da qualsiasi economia "liberista". Un personaggio come Edward Luttwak, del centro di Georgetown per gli Studi Strategici e Internazionali è tanto entusiasta di questa politica del sommerso in Russia, da arrivare a proporre il Nobel per i fautori del modello russo.
All’inizio del 1996 lord Harris of High Cross, il luminare della Mont Pelerin che dirige la succursale inglese dell’IEA e accanito fautore della droga libera in Inghilterra, si esibì in lodi sperticate per un gruppo di mafiosi russi, il raggruppamento attorno a Gaidar, che lui aveva personalmente coltivato nei suoi uffici dell’IEA a Londra. Tra i suoi rampolli spiccava anche Igor Kagalowsky, il funzionario del FMI a Mosca famoso per gestire le enormi transazioni illecite effettuate dalla mafia russa attraverso la Bank of New York.
Odore di satanismo
Sul sito di Forza Italia, Flavio Felice spiega che Novak "fa propria la dottrina del libero mercato nella versione di uno dei suoi maggiori teorici, von Hayek, il quale ha sottolineato la vicinanza delle sue posizioni alla tradizione del pensiero occidentale ed in particolar modo a quella cattolica".
Si tratta di un "vicinato" un pochino importuno dato che il 23 marzo 1966 Friedrich von Hayek tenne una conferenza alla British Academy sull’opera di Bernard Mandeville (1670-1733), un satanista nel quale il fondatore della Mont Pelerin ravvisò il "master mind" che inventò la psicologia moderna. Secondo von Hayek, il pensiero di Mandeville è all’origine dell’opera di Adam Smith, David Hume, Charles Darwin, Jeremy Bentham ed altri. Sempre secondo von Hayek, fu proprio Mandeville ad ispirare la dottrina del libero mercato di Adam Smith. Chi è questo personaggio all’origine di quasi tutta la più nota produzione intellettuale anglosassone?
La conferenza di Von Hayek si rifaceva essenzialmente alla biografia di Mandeville scritta da F.B. Kaye che dal 1924 appare in ogni edizione de "La favola delle api, ossia, vizi privati, pubblici vantaggi", una composizione in rime sciolte che portò alla notorietà questo medico anglo-olandese. (vedi nota 2)
L’opera di Kaye, la sua tesi di laurea presentata a Yale nel 1917, dimostra approfonditamente come oltre ad essere l’autore del "sistema etico", sviluppato da Adam Smith nella sua "Teoria dei sentimenti morali", a cui sopra si è fatto riferimento, Mandeville è anche il precursore delle "teorie" economiche sviluppate da Smith ne "La ricchezza delle nazioni". Kaye illustra inoltre in maniera molto convincente come Mandeville abbia avuto un peso decisivo anche nella nascita dell’Illuminismo.
La tesi di fondo dell’opera più nota di Mandeville, "La favola delle api", è che alla fonte del benessere e del progresso ci sono soltanto l’egoismo e le passioni, come dirà più compostamente anche Smith, mentre le virtù e l’altruismo non esistono, sono finzioni ipocrite che soffocano ogni stimolo al progresso. Qui l’assioma di partenza, che l’uomo è per sua natura malvagio, è enunciato senza troppe cerimonie con un ghigno satanico.
In un trattatello successivo, "Inchiesta sulle origini dei valori morali", si legge: "Una delle ragioni principali per cui così poca gente capisce se stessa è che la maggior parte degli scrittori insegna agli uomini ciò che essi debbono essere, e quasi mai si curano di dir loro quello che davvero sono ... Io credo che l’uomo ... sia un miscuglio di varie passioni che tutte assieme, quando sono provocate, lo governano di volta in volta, che egli lo desideri o meno. Mostrare come queste qualificazioni, di cui tutti noi pretendiamo di vergognarci, sono le grandi basi di una società fiorente, è stato l’argomento della poesia di cui sopra".
"Tutti gli animali senza istruzione sono solo solleciti a compiacere se stessi, e naturalmente seguono le migliori delle proprie inclinazioni, senza considerazione per il bene o il male che il proprio compiacimento può causare ad altri". Questa è la filosofia di fondo di tutti i ciarlatani della Compagnia delle Indie Orientali britannica: Hume, Bentham, Smith ed altri.