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Malik
10-05-06, 20:30
Un arbitro pentito si confessa con l’Inter - di Gian Marco Chiocci -


Gian Marco Chiocci

da Milano

Massimo De Santis, arbitro dal pedigree internazionale, ha preso la parola per difendere se stesso e i suoi colleghi ingiustamente esposti al pubblico ludibrio. Parafrasando ciò che disse l'ex presidente Scalfaro a proposito dei cento milioni al mese percepiti in nero dal Sisde, ha proclamato ripetutamente il «non ci sto» della categoria. Basta con le accuse gratuite, il linciaggio a mezzo stampa, le conclusioni affrettate su spezzoni di intercettazioni. La giacchetta nera di Tivoli, facendo le veci altrui, ha fatto capire che non ci sta a passare da giacchetta nera a uomo nero per antonomasia. Così ha rotto la rigorosissima consegna al silenzio: «Abbiamo sbagliato in campo, non fuori. Non nascondiamo niente».
Eppure il suo, assieme a quello di Farina, Gabriele e Palanca (gli ultimi due già prosciolti nella precedente inchiesta della procura partenopea) è uno dei nomi più gettonati nelle inchieste napoletana e romana che punta ai rapporti con la Gea, la società dei parenti illustri, e con i Moggi, padre e figlio. Al poker di arbitri già menzionati potrebbe, però, aggiungersi presto un altro suo collega ascoltato in qualità di persona informata sui fatti in una precedente inchiesta sul calcio sporco aperta dalla procura di Milano nel 2003 e conclusasi con un'archiviazione. L'autorità giudiziaria competente a ficcare il naso nella Gea sta valutando se chiedere ufficialmente gli atti a Milano per provvedere a una sua volta a una nuova audizione dell'arbitro alla luce degli ultimi risvolti investigativi. La vicenda in questione vede la luce nell'autunno del 2003 quando più inchieste giornalistiche (tv e carta stampata) cominciano a fare le pulci alla classe arbitrale. Indiscrezioni di vario genere iniziano a gettare ombre sinistre sugli arbitri italiani. I riferimenti a Moggi e alla Gea, seppur tra mille distinguo, scuotono il sistema. Interviene, in scia, la magistratura di Milano anche se la stura definitiva la dà, in realtà, l'arbitro Angelo Bonfrisco che parla di guadagni notevoli fra i colleghi, di «sudditanza psicologica» nei confronti dei grandi club, di assurde riunioni tecniche a Coverciano. Testuale: «Il giovedì si vedevano i filmati della domenica con il commento dei designatori; la disparità dei giudizi a seconda dei club interessati era netto. Il povero Danilo Nucini fu crocifisso per aver dato un rigore dubbio al Bologna contro la Juventus che Cruz, tra l'altro, sbagliò. Era una fallo di mano discutibile. Nucini fu fatto fuori per quattro domeniche. Quando scorrevamo gli errori che avevano favorito le big, invece, Pairetto e Bergamo parlavano al telefono, erano distratti. Difficile ci fosse una sottolineatura cattiva, tantomeno una sospensione dell'arbitro. È un circolo vizioso - conclude Bonfrisco - se vuoi arbitrare devi essere in linea con la volontà del Palazzo e per esservi in linea devi fischiare a favore dei grandi club. È palese come nelle ultime stagioni alcuni arbitri accettino di essere maltrattati dai giocatori più importanti...».
Parallelamente a Bonfrisco e all'incalzare delle polemiche, un altro importante arbitro, originario del Nord, sente il bisogno di vuotare il sacco su presunti favori arbitrali a vantaggio della Juventus. Quell'arbitro un bel giorno prende coraggio, sale in macchina e arriva a Milano. Qui si dirige alla sede dell'Inter dopo aver preso preliminarmente accordi con Giacinto Facchetti, vecchia gloria nerazzurra promosso alla dirigenza della società. L'arbitro e l'ex giocatore si conoscono di vista, non sono amici. Il primo chiede un appuntamento al secondo: «Ho cose importantissime da riferire». A stretto giro di posta Facchetti fissa l'incontro. C'è da ascoltare ciò che la giacchetta nera ha da riferire su presunte combine e arbitri manovrati. L'interlocutore parla e sono tutte cose di sua personale conoscenza. Fa riferimento a «rivelazioni esplosive», rivela fatti specifici, incontri preventivi e pre-partita in determinati alberghi, paventa addirittura l'uso di cellulari riservati (per comunicazioni urgenti e direttive precise oltreché per rendere inutili eventuali intercettazioni). Fa anche i nomi di quelli che, a suo avviso, farebbero parte della paranza disonesta in qualche modo riconducibile all'entourage Juve, a loro volta in contatto con più direttori sportivi di società di A e B e svariati procuratori di giocatori. L'arbitro è un fiume in piena. Giacinto Facchetti lo sta a sentire non per molto. A un certo punto, infatti, lo interrompe invitandolo a non dire una frase in più. Correttamente lo sollecita a recarsi in procura per riferire ai magistrati quanto di sua conoscenza. Quel che è successo nei dettagli, non si è mai saputo. L'inchiesta sarebbe stata archiviata anche perché l'arbitro di serie A che a Facchetti avrebbe svelato segreti irraccontabili sul mercimonio di arbitri e partite, avrebbe fatto parzialmente macchina indietro ridimensionando le precedenti esternazioni. Un comportamento singolare, quello del fischietto pentito. Dettato forse dalla paura di finire stritolato negli ingranaggi del sistema, forse dalla consapevolezza che a fronte di accuse così gravi, in mancanza di riscontri certi, la parte del disonesto rischiava di farla lui.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=87989&START=4689&XPREC=3118

sarrebal
10-05-06, 22:22
Ahahah....uno va prima da Facchetti che dal magistrato ed e' attendibile.....

La magistratura ha gia' archiviato il caso dicendo che e' tutta fuffa.

Zadig
11-05-06, 11:44
Ahahah....uno va prima da Facchetti che dal magistrato ed e' attendibile.....

La magistratura ha gia' archiviato il caso dicendo che e' tutta fuffa.

Dal magistrato c'è andato perchè convocato... cerca di non travisare

Nelle carte di un'inchiesta milanese l'arbitro mondiale introduce il collega
al dg Juve. La registrazione trovata a un investigatore privato
De Santis, Nucini
e il giro-Moggi
Quella carta sim per fare le telefonate e la denuncia a Facchetti
di LUCA FAZZO
<B>De Santis, Nucini <br>e il giro-Moggi</B>
L'arbitro Danilo Nucini

MILANO - Sta in un cd rom registrato dal presidente dell'Inter Giacinto Facchetti l'ultimo tassello andato ad aggiungersi al gigantesco puzzle delle rivelazioni sul lato oscuro del calcio. Nel cd c'è la registrazione di un colloquio avvenuto un paio di anni fa tra Facchetti e Danilo Nucini, allora arbitro di serie A e B. Il cd rom non si sa che fine abbia fatto, di sicuro non è mai stato consegnato né alla giustizia sportiva né alla magistratura ordinaria.

Ma in quella registrazione c'erano rivelazioni scottanti sui rapporti tra il mondo arbitrale e Luciano Moggi, direttore sportivo della Juventus, e comparivano anche i nomi di Massimo De Santis, arbitro internazionale, e del direttore sportivo del Messina Mariano Fabiani. Interrogato dal pubblico ministero Ilda Boccassini, l'arbitro Nucini non ha confermato quelle dichiarazioni. Ma la conversazione tra il dirigente nerazzurro e l'arbitro è finita ugualmente in una inchiesta giudiziaria.

Nei giorni scorsi, infatti, un altro pubblico ministero milanese, Fabio Napoleone, ha interrogato un detective privato fiorentino, Emanuele Cipriani, nell'ambito di una indagine apparentemente lontana anni luce dal mondo del calcio. Si tratta dell'inchiesta sulle attività svolte da Cipriani per conto di Telecom Italia, tra cui un lungo elenco di indagini svolte in Italia e all'estero. In una perquisizione ad un collaboratore di Cipriani, è stato sequestrato un dvd con il resoconto completo di queste indagini.

Ed è in quel dvd che è saltato fuori anche l'incarico assegnato a Cipriani sul "caso Nucini". Non è noto chi abbia assegnato al detective privato il compito (anche se va ricordato che il presidente di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, è azionista dell'Inter, e che sponsor dell'Inter è la Pirelli). Di certo c'è che nel suo interrogatorio della settimana scorsa, Cipriani ha dovuto spiegare al pm Napoleone la genesi e l'esito dei suoi accertamenti. Sarà ora la Procura di Milano a decidere se approfondire in proprio la faccenda o trasmetterla per competenza alle procure che a Roma e Napoli stanno già indagando sui legami occulti della Gea.

Ma cosa c'è nella registrazione del colloquio tra Nucini e Facchetti? Secondo quanto risulta a Repubblica, si tratta di una lunga conversazione in cui sia l'arbitro che il dirigente interista esprimono valutazioni molto pesanti sulla sudditanza del mondo arbitrale nei confronti dei "poteri forti" del calcio, in particolare della Gea. Ma Nucini racconterebbe a Facchetti anche un fatto preciso. L'arbitro confida al presidente dell'Inter di essere stato avvicinato da De Santis e da Fabiani.

I due, anche se in teoria svolgono lavori che dovrebbero tenerli distanti, sono notoriamente assai legati, anche perché entrambi provengono dai ranghi degli agenti di custodia. A Nucini sarebbero stati fatti capire i vantaggi che alla sua carriera potevano venire da un buon rapporto con Luciano Moggi e il suo entourage. E sarebbe stato combinato un incontro. L'incontro con Moggi sarebbe avvenuto in un albergo, raggiunto con grandi precauzioni. Nel corso dell'incontro sarebbe stata fornita a Nucini una scheda telefonica Gsm da utilizzare unicamente per tenere i contatti con l'organizzazione.

Queste confidenze di Nucini a Facchetti vengono registrate all'insaputa dell'arbitro. Il dischetto non viene fatto circolare. Ma dall'Inter in qualche modo l'input arriva alla Procura della Repubblica di Milano. Nucini viene convocato con una telefonata nell'ufficio di Ilda Boccassini. E qui, sostanzialmente, non apre bocca. Un anno fa, Repubblica interpella sulla vicenda Giacinto Facchetti, che rifiuta qualunque dichiarazione. Per mesi, la vicenda rimane sotto traccia. Poi, l'interrogatorio del private eye riporta la storia alla luce nel pieno dello scandalo che ha investito il calcio.

(11 maggio 2006)

http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/sport/calcio/desantis-nucini/desantis-nucini/desantis-nucini.html