marimari
14-05-06, 11:31
Luciano Moggi a Bari
Almeno non hanno sbagliato l'agenzia di viaggi che accompagna la Juve nella trasferta di Bari. Si chiama Tempesta e un pullman grigio con quel nome così pertinente porterà la squadra allo stadio San Nicola per una partita surreale, in cui si mescoleranno la voglia di vincere lo scudetto e l'apprensione di vederselo levare tra qualche settimana.
Vigilia di passioni sopite e stordimenti. Potrebbe essere l'ultima partita che la Juve gioca in serie A per parecchio tempo e la Juve lo sa.
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Moggi c'è, alla faccia di chi scommetteva (Buffon ci perdoni) che sarebbe rimasto a preparare con gli avvocati l'interrogatorio di domani a Roma. Sul pullman si è sistemato in prima fila, seduto vicino al finestrino.
Giraudo è al suo fianco, Capello è sul sedile dal lato dietro l'autista, da solo. Pure Bettega sta in disparte, una fila dietro agli altri, e lo schema riassume forse involontariamente le divisioni dei quattro moschettieri, come li chiamò l'allenatore di Pieris quando ancora non sapeva che presto sarebbero arrivate le guardie di Richelieu. La Triade è esplosa. Moggi darà probabilmente le dimissioni stasera, Giraudo a metà settimana, Bettega un po' più tardi, asciugando le lacrime, e Capello chissà.
Mentre il pullman si ferma davanti nella periferia con i palazzoni più eleganti di Bari, sei minuti dopo le 19, quella è la fotografia di un'epoca che si chiude nel modo peggiore, perché molti hanno guidato la Juve a vincere coppe e campionati ma questi sono i primi dirigenti che la trascinano in B e nel fango.
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Lo stadio sarà pieno e se non fosse per quattro ragazzotti che urlavano «ladri» nell'indifferenza generale, l'arrivo della Juve a Bari sarebbe sembrato quello di sempre, nella curiosità e nell'entusiasmo.
I centocinquanta tifosi scattavano le foto, imploravano Del Piero, inneggiavano a Moggi, una brunetta imprecava con il linguaggio fiorito di Innocenzo Mazzini nelle intercettazioni, lamentandosi perché le era sfuggito Blasi. Tutto come sempre. I giocatori (compreso Vieira, che è squalificato, e Buffon che non si è allenato e probabilmente starà fuori) si infilavano al ristorante al primo piano cenando in fretta, Del Piero e Pessotto continuavano contro Corradini e il magazziniere Romeo la partita a scopa che non avevano concluso sull'aereo.
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La privacy è sempre stata l'ossessione della Triade, lo è pure all'ultimo atto. Per cui mentre l'impero crolla e si deve stare attenti alle macerie, la preoccupazione più grande era che nessuno si avvicinasse alla hall dell'albergo, mentre la squadra occupava le stanze all'undicesimo e dodicesimo piano.
Moggi e Giraudo hanno sempre fatto di tutto per nascondere la Juve alla gente.
Moggi l'ha blindata negli allenamenti e l'ha imbavagliata per anni. Peccato che si sia scordato acceso un telefonino. Il suo.
www.lastampa.it
Almeno non hanno sbagliato l'agenzia di viaggi che accompagna la Juve nella trasferta di Bari. Si chiama Tempesta e un pullman grigio con quel nome così pertinente porterà la squadra allo stadio San Nicola per una partita surreale, in cui si mescoleranno la voglia di vincere lo scudetto e l'apprensione di vederselo levare tra qualche settimana.
Vigilia di passioni sopite e stordimenti. Potrebbe essere l'ultima partita che la Juve gioca in serie A per parecchio tempo e la Juve lo sa.
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Moggi c'è, alla faccia di chi scommetteva (Buffon ci perdoni) che sarebbe rimasto a preparare con gli avvocati l'interrogatorio di domani a Roma. Sul pullman si è sistemato in prima fila, seduto vicino al finestrino.
Giraudo è al suo fianco, Capello è sul sedile dal lato dietro l'autista, da solo. Pure Bettega sta in disparte, una fila dietro agli altri, e lo schema riassume forse involontariamente le divisioni dei quattro moschettieri, come li chiamò l'allenatore di Pieris quando ancora non sapeva che presto sarebbero arrivate le guardie di Richelieu. La Triade è esplosa. Moggi darà probabilmente le dimissioni stasera, Giraudo a metà settimana, Bettega un po' più tardi, asciugando le lacrime, e Capello chissà.
Mentre il pullman si ferma davanti nella periferia con i palazzoni più eleganti di Bari, sei minuti dopo le 19, quella è la fotografia di un'epoca che si chiude nel modo peggiore, perché molti hanno guidato la Juve a vincere coppe e campionati ma questi sono i primi dirigenti che la trascinano in B e nel fango.
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Lo stadio sarà pieno e se non fosse per quattro ragazzotti che urlavano «ladri» nell'indifferenza generale, l'arrivo della Juve a Bari sarebbe sembrato quello di sempre, nella curiosità e nell'entusiasmo.
I centocinquanta tifosi scattavano le foto, imploravano Del Piero, inneggiavano a Moggi, una brunetta imprecava con il linguaggio fiorito di Innocenzo Mazzini nelle intercettazioni, lamentandosi perché le era sfuggito Blasi. Tutto come sempre. I giocatori (compreso Vieira, che è squalificato, e Buffon che non si è allenato e probabilmente starà fuori) si infilavano al ristorante al primo piano cenando in fretta, Del Piero e Pessotto continuavano contro Corradini e il magazziniere Romeo la partita a scopa che non avevano concluso sull'aereo.
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La privacy è sempre stata l'ossessione della Triade, lo è pure all'ultimo atto. Per cui mentre l'impero crolla e si deve stare attenti alle macerie, la preoccupazione più grande era che nessuno si avvicinasse alla hall dell'albergo, mentre la squadra occupava le stanze all'undicesimo e dodicesimo piano.
Moggi e Giraudo hanno sempre fatto di tutto per nascondere la Juve alla gente.
Moggi l'ha blindata negli allenamenti e l'ha imbavagliata per anni. Peccato che si sia scordato acceso un telefonino. Il suo.
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