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Visualizza Versione Completa : Orgoglio



sarrebal
15-05-06, 06:22
Copio ed incollo qui un bellissimo post di un tifoso bianconero su un altro forum:


oggi guardando la partita, e le immagini dello splendido pubblico del San Nicola, ho pensato due cose:

1) il popolo Juventino sa che al di là di tutto, gli scudetti noi li abbiamo conquistati SUL CAMPO: nelle intenzioni di chi conduce questa campagna mediatica contro di noi oggi avremmo dovuto vestirci di nero, rinunciare allo scudetto, nasconderci come ladri, auto-eliminarci dal calcio vissuto. CI VOGLIONO MORTI fratelli, ci volevano umiliare e annichilire prima ancora che fosse emessa sentenza. ebbene no!

a me non me ne frega un accidente di niente se ci toglieranno gli scudetti ci manderanno in B: perchè io SO che questi due campionati li abbiamo vinti SUL CAMPO, grazie alle nostre tigri che hanno letteralmente sbranato gli avversari.

2) l'atto che condannerà noi alla perdita dei titoli e allla retrocessione sarà la nostra stessa rinascita, e condannerà chi ci vuole male al rosicamento e alla peggiore delle infamie: IL DUBBIO.

PERCHE' da due partite in qua noi siamo PULITI signori, e nessuno può più contestarci un beneamato. Speravano di uccidere noi e invece si accorgeranno ben presto che ora la patata bollente passa a loro. Non ci regalarà mai più nulla nessuno, è bene saperlo. E da questo punto di partenza, è esattamente QUI che finisce la strategia del sospetto nei nostri confronti.

Da oggi in poi non ci saranno più alibi per nessuno, e chi oggi si professa pulito, immancabilmente continuerà a celare i suoi fallimenti dietro a un alibi. solo che non potrà più attaccarsi a nulla contro di noi. Torneremo grandi e dimostreremo la nostra forza SUL CAMPO. Perchè la mentalità vincente è nel nostro DNA. E allora ancora una volta torneremo a dominare le scene, e senza più uno straccio d'alibi cui potranno attaccarsi.

Attenzione però, saranno momenti difficili i prossimi. Perchè la B può ammazzarci definitivamente, col suo enorme danno economico.
Oggi però si è visto QUANTI JUVENTINI ci sono, e si sentono Juventini DENTRO, e garantiranno il nostro futuro in ogni caso.

C'erano più Juventini oggi al San Nicola che alla marcia dell'orgoglio granata.

Orgogliosamente, ragazzi, da oggi possiamo dirci Juventini più che mai.
Oggi doveva celebrarsi il nostro funerale, invece si celebra la nostra RINASCITA!
DA OGGI SIAMO PULITI. E da oggi chi era abituato a rosicare dovrà confrontarsi solo con sè stesso, con le proprie miserie.

Vincetelo, ora, BASTARDI, un campionato senza di noi sono sicuro che non ve lo godrete manco per un cazzo. E sarete condannati al rosicamento eterno...

pensiero
15-05-06, 13:26
avevo messo in rilievo questo thread con l'intenzione di raccogliere i sentimenti DEGLI JUVENTINI visto che così non è meglio chiuderlo

pensiero
16-05-06, 12:52
DIECI MINUTI PER SALUTARE LA FOLLA E POI TUTTI VIA SUL PULLMAN
Lo scudetto della rabbia
Ieri la parola d'ordine era provare a essere contenti
Sull'aereo del ritorno l'ultimo hurrà do un'era chiusa
15/5/2006
di Marco Ansaldo, inviato a BARI




Fabio Cannavaro

Reazioni al tricolore
La festa a Torino

Le lacrime di Mauro Camoranesi, colto a piangere mentre usciva dallo spogliatoio dello stadio di Bari, probabilmente consapevole che lascerà la Juve, e la commozione trattenuta a stento da Luciano Moggi mentre abdicava (per sempre?) al ruolo che, piaccia o no, ha segnato un'epoca in una certa società italiana, non solo nel calcio. Le telecamere hanno trasmesso uno scampolo di tv del dolore in una domenica nitida di sole, dolce di vento, un giorno che, per chi ha vissuto la storia dell'ultimo trentennio del pallone, lascerà il segno e non perché la Juve ha vinto il ventinovesimo scudetto, che Franco Carraro con ammirevole sensibilità ha già definito «provvisorio», quanto per la percezione di aver visto avverarsi l'impossibile. La fine del Moggismo, la Juve che rischia la B, la Triade potentissima fino a ieri accolta a Torino da un centinaio di tifosi che paragonano Lucianone a Provenzano, ne chiedono la testa e invocano il ritorno di Boniperti e Platini.

Sarà rivoluzione o restaurazione? Difficile pensarci adesso nell'eco di una giornata strana e tumultuosa. Sono altre le sensazione che rimangono di questo viaggio surreale, sullo spartiacque tra il trionfo e il tonfo. «Fottetevi tutti». Piccolo piccolo, tra il lenzuolame appeso alle balaustre del San Nicola come i panni stesi ad asciugare nelle viuzze di Barivecchia, lo striscione lanciava il messaggio più conciso e completo dei tifosi juventini nel momento peggiore della loro storia. Andassero al diavolo i giudici e le intercettazioni, i giornalisti e le opinioni, le altre squadre e le loro ambizioni. C'è un popolo che si è arroccato dentro la festa che qualcuno ha giudicato inopportuna ma che non avrebbe potuto essere diversa perché per quanto si siano letti i maneggi della Triade per costruire l'imbattibilità juventina, alla fine lo scudetto è arrivato. Alla gente bianconera per ora è quanto basta. Verranno i giorni dei processi e dell'amarezza ma ieri la parola d'ordine era provare a essere contenti. Altrimenti si stava a casa, si teneva spenta la tv disintossicandosi dal calcio delle beghe e dei Biscardi, uno che può vendere frigoriferi agli eschimesi se riesce a far passare la balla che è un antijuventino e nemico acerrimo di Moggi. Intanto i tifosi, ignari di quando a Paese Sera lo soprannominavano l'«alicetta di Larino», a Bari hanno coniato per lui l'epiteto: «Biscardi iscariota».

Ce n'è per tutti in questo campionario del rancore, che è lo stato precedente la tristezza per qualcosa che si è dissolto e pure male. Non è vero che i tifosi della Juve sono un bestiario senza etica. C'è chi, leggendo cosa diceva Moggi al telefono, chiede una pena purificatrice perché ha sopportato per una vita gli sfottò tipo «Meglio secondi che ladri», coniato dai fiorentini venticinque anni fa, però questa è un'altra storia, un teorema che non serviva a procurarsi un rigore ma a truccare i motori. Mica è un scherzo. Lo si capiva dalle scritte. Striscione dubitativo: «Che peccato abbiamo fatto noi tifosi italiani?», tradotto dal barese. Forcaiolo: «A Moggi il 41 bis», che non è l'autobus su cui viaggerà ora che ha finito di guadagnare con il calcio bensì la norma sul carcere duro per i mafiosi. Propositivo: «Ridate la Juve ai suoi tifosi».

Tuttavia nello «show room» dello stadio barese, dove i calciatori si vedono peggio che al Delle Alpi, stava esposta anche l'anima ribelle e inquieta. Frasi lunghe e pompose: «109 anni di storia meritano solo vera gloria, oggi ancora più di ieri fieri di essere bianconeri», «12 anni di successi non si dimenticano. Onore e gloria alla Triade. Ancora e sempre con noi». Oppure brevissime «Luciano ti amo», «Moggi al Quirinale» e «Il fine giustifica i mezzi, grazie Triade», in cui l'anima del Machiavelli si sposava a quella del Mazzini, cioè Innocenzo, lo scapigliato vicepresidente della Federcalcio. Una domenica di formidabili umori contrastanti eppure profondamente juventini. Sarà stato l'effetto del Sud dove vedono la Juve tre o quattro volte l'anno, se va bene, ed è sempre una festa.

A Torino quella che potrebbe essere stata l'ultima partita dei bianconeri in serie A per almeno un anno avrebbe avuto un contorno più cupo. Lì la botta è stata dura, gli sfottò pesanti. Nella decisione di annullare i festeggiamenti del rientro, con il giro cittadino sul pullman scoperto, come l'anno scorso, c'era l'esigenza di evitare guai e tensioni. A Bari invece in uno stadio per trequarti pieno di tifosi bianconeri, e il resto era quasi vuoto, ci si è provati a vivere come se le Procure lavorassero su Marte. A un certo punto nella curva dei quattrocento calabresi è comparso uno striscione: «Portate sul petto lo scudetto regalato da Pairetto. Vergognatevi». In pochi gli hanno fatto caso.

Meglio aggrapparsi a quel po' di calcio che resta. Ai giocatori. La gente si è concentrata su loro. In mattinata, fuori dall'hotel Sheraton, c'era la solita folla di cacciatori di autografi. Un inviato delle Iene ha provato a sobillare i presenti. Gridava «ladri, ladri» ma pochi gli andavano dietro. Qualche calciatore ha saputo, non l'ha presa bene. Altri hanno capito che questo sarà l'andazzo per parecchio tempo e per fortuna la stagione è finita. Per lo scudetto Del Piero si è fatto ritoccare il «taglio tattico per i Mondiali», i capelli rasati con la macchinetta da un magazziniere. «Facciamolo tutti». Il messaggio si è diffuso nella squadra. Molti anni fa, quando il campionato lo vinse la Sampdoria, si fecero tutti biondi ossigenati. Alla Juve si sono rapati. Non ci hanno guadagnato nel look. Ora paiono i reclusi della Cayenna, la colonia penitenziaria di Papillon, e qualcuno ci ha ironizzato su, visti i tempi che corrono. Camoranesi, Buffon e Nedved hanno declinato l'offerta del rasoio. «A Ivana non piacerei», si è scusato il ceco pensando a sua moglie. Il taglio dei capelli sarà l'unica stranezza di una domenica fatta per non pensare.

«Non siamo rimasti insensibili a cosa succede nella società - ha poi spiegato Del Piero, tra i pochissimi che hanno ripreso a parlare -. Speriamo che le cose si mettano nel verso giusto, in campo abbiamo vinto nella maniera più pulita e sono ultrafelice per questo scudetto frutto del nostro sudore. La gioia che abbiamo dimostrato dopo la partita è figlia di questo sentimento». Ma chi ha vissuto la cerimonia dello scorso anno, quando la Juve fu premiata da Galliani, che qui non c'era, altrimenti chissà cosa sarebbe successo, ha notato la differenza: a quel punto, con la Coppa in mano e il giro di pista che qualcuno faceva, mentre altri tagliavano alla prima curva, il pensiero del futuro calava ombre sulla festa frettolosa. Dieci minuti per salutare la folla, mezz'ora per cambiarsi e prendere il pullman per l'aeroporto. Sul volo per Torino Capello, e soltanto lui, prendeva il microfono, ringraziava tutti, augurava buona fortuna a chi andrà ai Mondiali. E mentre la Triade, seduta nelle prime file, evitava i brindisi nei bicchieri di plastica, la voce dell'allenatore che rischia di lasciare la Juve senza aver vinto nulla, se i giudici gli toglieranno i due scudetti, pronunciava le parole di commiato a Moggi. A Luciano luccicavano gli occhi, l'aereo si riempiva di un applauso lungo e profondo e sincero. Era l'ultimo hurrà, prima della contestazione evitata passando da un'uscita secondaria.

http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/calcio/200605articoli/1398girata.asp

pensiero
16-05-06, 23:10
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Giuliano Ferrara per “Il Foglio”

Provo ribrezzo per le reazioni medie della gente allo scandalo del calcio, alimentate quattordici anni dopo dagli stessi soggetti (media, magistrati, poteri neutri e forti) e dalle stesse pulsioni farisaiche usando le quali fu distrutta la Repubblica costituzionale, per poi passare il tempo successivo a lodare la Costituzione e la maestà della legge (e a difendersi dalle conseguenze della rivoluzione in toga contro il sistema). Che i bari debbano essere espulsi dal gioco e puniti, dopo aver accertato le responsabilità personali e risarcito le vittime della truffa con parsimonia, senza estendere oltre misura la responsabilità oggettiva, tutto questo è ovvio.

Fa parte del gioco, come faceva parte del gioco politico e dei codici giudiziari punire i singoli casi di corruzione e concussione. Altra cosa è la trasformazione della coscienza nazionale in una sola anima bella e canterina, spesso orchestrata da moralizzatori che aspettano solo di essere moralizzati (come Don Diego, quello in viola). Altra cosa è l’uso sporco delle intercettazioni e dei verbali di interrogatorio, il via libera alla calunnia e all’insinuazione, la tecnica degli avvisi di garanzia come espressione di un regolamento di conti.

Non è solo la storia che si ripete come farsa, visto che il punto di applicazione e l’origine del carattere malmostoso dell’opinione organizzata non è stavolta la politica, luogo del rischio in cui si governa la cosa pubblica, ma il tifo o passione calcistica, luogo delle certezze senza oggetto e del fanatismo simbolico. E’ che il risvolto di questo nuovo risibile processo al sistema è un moralismo senza basi, senza verità, il disegno inintelligente di chi vuole per pura ipocrisia che gli sia descritto un mondo senza stalle, senza stallieri e senza cacca.

Che cosa hanno fatto, secondo le intercettazioni, i masnadieri della Triade e i loro numerosi associati? Hanno tirato la giacca all’arbitro (avete presente la stessa espressione usata da sette anni per Ciampi? avete presente il libretto diffamatorio della Cederna per tirare la giacca di Leone?). Hanno premuto su Lippi per le chiamate in nazionale (avete presente Fassino quando dichiara che ci saranno “almeno nove ministri dei Ds” o Mastella che vuole fare fifty-fifty invocando il solenne lodo Spadolini, nonostante l’articolo 92 della Costituzione?). Hanno blandito i giornalisti (sounds familiar?). Hanno truccato le immagini in moviola (avete presenti i sondaggi truccati e le statistiche, i numeri impazziti della contesa politica?).

(Lucianone Moggi)

Poi, a parte questo ambiguo traffico d’influenza, che nella foga degli spogliatoi arriva al millantato sequestro di persona, e al vecchio insulto intimidatorio all’arbitro in cui il tifoso nazionale deve solo specchiarsi, altro che indignazione, sono incorsi in illeciti sportivi, e quelli vanno sanzionati nome per nome, episodio per episodio, persona per persona, comprese le eventuali responsabilità sociali.

Ma questo non ha niente a che vedere con l’apocalisse giudiziaria, la divinizzazione del pm napoletano che dice “è peggio di Mani pulite” perché forse sogna come Di Pietro una bella carriera politica. Questo non ha niente a che vedere con la teoria della morte del calcio, dell’anno zero, della vergogna che deve diffondersi su tutti, mentre si fa la maglia sotto la solita grottesca ghigliottina: il giacobinismo pallonaro, che ha già gli stessi personaggi e interpreti di quello anni Novanta, potrebbe, quello sì, portare alla morte del calcio, come quello giudiziario ha portato alla morte della politica e alla sua sostituzione con la goffa caricatura dei nostri anni.

La palla è tonda. Punto. Nel calcio e in tutti i giochi vincono i migliori e i più fortunati. Qualche volta Maradona segna con la mano, a volte è pieno di coca, ma è grande e fortunato, punto e basta. I grandi cavalli non sanno delle scommesse truccate, corrono a perdifiato e vincono. Pantani era un magnifico ciclista, sebbene lo abbiano buttato fuori per doping. Se la Juve sta in vetta alla classifica per 72 partite consecutive in due campionati, si puniranno eventuali responsabilità sociali nel comportamento (provato) di Moggi, quando ci sia proprio il trucco arbitrale e non il dubbio arbitrale, ma la Juve resta forte, resta una necessità. Così come resta necessaria la politica, sebbene la si sia avvilita all’esercizio di una banda di ladri per moralismo autoassolutorio, sepolcro imbiancato. A chi sacrifica il gioco per una visione del mondo falsa e consolatoria, indignata e ipocrita, preferiamo quel gruppo di tifosi che ha tradotto un Machiavelli da ballatoio nello stadio, con un povero ma onesto striscione: “IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI”.