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Visualizza Versione Completa : Scandalo calcio: Anche politici coinvolti



pensiero
16-05-06, 12:02
Calcio, in intercettazioni anche Pisanu e Siniscalco - stampa
martedì, 16 maggio 2006 8.15
Versione per stampa

ROMA (Reuters) - I nomi di due ex ministri del governo di centrodestra compaiono oggi nelle trascrizioni pubblicate da alcuni giornali di intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito dell'inchiesta sul calcio-scandalo.

I verbali pubblicati riguardano il ministro dell'Interno uscente Giuseppe Pisanu e l'ex responsabile dell'Economia Domenico Siniscalco, al telefono con l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, indagato per associazione a delinquere e altri reati dalla procura di Napoli, e ascoltato ieri a Roma dai magistrati partenopei.

Nelle telefonate riportate, risalenti al 2005, Pisanu sollecitava l'interessamento di Moggi per la squadra di calcio del Torres Sassari. Secondo il Corriere della Sera, uno dei quotidiani che pubblicano le intercettazioni, "Al momento nulla è stato ritenuto penalmente rilevante".

In una telefonata, l'ex capo del Viminale esprime "la speranza che (la Juventus) non abbia.. che so abbia qualche manina di aiuto" per salvare il Torres "da rischi gravi" di retrocessione.

"Oggi ci siamo ritrovati un arbitro... che aveva già combinato guai. Lo hanno rimandato... l'hanno rimandato a Sassari mentre se lo potevano tenere da qualche altra parte".

"Va be', ora me la vedo io", conclude Moggi.

Le telefonate con Siniscalco riguardano invece, scrivono i giornali, i rapporti con un alto ufficiale della Guardia di Finanza, presentato dall'ex ministro all'ex dg della Juve.

Tra le altre intercettazioni pubblicate, anche quelle extracalcistiche relative a un magistrato piemontese che chiamò Moggi, scrive il "Corsera" citando un rapporto dei Carabinieri, "al fine di utilizzarlo per imbonirsi l'ispettore ministeriale giunto da Roma per verificare l'efficienza della Procura da lui diretta".

Secondo il giornale il magistrato, il procuratore capo di Pinerolo Domenico Marabotto, indagò nel 1986 sul calcio-scommesse.

Non è stato possibile raggiungere immediatamente il portavoce del ministro Pisanu per un commento.


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pensiero
16-05-06, 12:08
SCANDALO CALCIO
LA DEPOSIZIONE DEL PRINCIPALE INDAGATO. CINQUE ORE DI INTERROGATORIO NELLA CASERMA ROMANA. OGGI SARANNO ASCOLTATI GALLIANI, ANCELOTTI, COLLINA E MANCINI
«La cupola non esiste»

Moggi in lacrime si difende. Nelle telefonate gli ex ministri Pisanu e Siniscalco
16/5/2006
Fulvio Milone - Guido Ruotolo

ROMA. Sono le dieci e mezzo del mattino, in via in Selci. L’aereo di Luciano Moggi annuncia ritardo. I due pm napoletani, Filippo Beatrice e Pino Narducci, bevono un caffè al bar con gli ufficiali del nucleo operativo dei carabinieri che indagano sul «Moggigate». Dottor Narducci chi ha vinto ieri il campionato? «La Sangiovannese...». Una battuta scacciatensione, per quella che si annuncia essere una giornata impegnativa. A fine serata, Narducci e Beatrice parleranno di «giornata interlocutoria». Come dire, Moggi non ci ha convinto e ha preso tempo per riflettere. Deve essere materia ostica per i pm la sociologia del calcio, a loro interessano «fatti e circostanze».

L’ex dg della Juve, Lucianone Moggi, che quel mondo conosce a perfezione, ha provato a sfilarsi dalle accuse - «Ben prima che arrivassi io il mondo del calcio era attraversato da problemi sia di natura disciplinare e penale» - a fare quelle che tecnicamente si chiamano chiamate di correità: «Il mondo del calcio è questo, non l’ho inventato io. E non sono certo io il solo al centro di questo universo. Quest’associazione a delinquere di cui parlate non so cosa sia. So, al contrario, che le alleanze si fanno e si disfano, che ognuno pensa per sé, che i poteri forti nel calcio non stanno a Torino ma che per trovarli bisogna guardare a chi controlla i diritti televisivi che costituiscono il 90% degli introiti.

La Juve, fino a prova contraria, non ha una televisione di proprietà né, come invece altre squadre, una famiglia che ripiani i suoi debiti». Gli avvocati Trofino e Gianaria fanno sapere che «non si è parlato del campionato finito domenica, e che solo alle fine sono state fatte ascoltare delle intercettazioni telefoniche». Era arrivato un’ora dopo l’orario annunciato con i suoi avvocati, a bordo di un Mercedes nero, entrando da un cancello laterale per non incontrare i giornalisti. A mezzogiorno dovevano essere già state espletate le formalità di rito e l’interrogatorio entrato nel vivo.

Luciano Moggi ha ascoltato il riassunto dei capi d’imputazione, degli episodi contestati. Lui, che ormai ha «perso l’anima», a un certo punto non ce l’ha fatta a esser freddo e calcolatore: «Dire ai miei ragazzi che non hanno meritato i titoli, anche se sono stati negli ultimi due campionati in testa dalla prima partita, non è tecnicamente accettabile». È l’orgoglio dell’appartenenza a un club, a una squadra dalla quale ufficialmente ha dovuto prendere le distanze ma che non può e non vuole abbandonare. «Non merito queste accuse - si è difeso davanti ai pm - anche se i comportamenti che voi mi contestate possono apparire, e in parte lo sono, censurabili. Mi dovevo difendere dai poteri forti».

Sono ormai tre ore che Moggi è sotto torchio. La folla di fotografi, telecamere e giornalisti bivacca in via In Selci, sotto un solleone. Non ci sono, per fortuna, i tifosi, gli accusatori, i difensori del direttore generale della Juve, solo Paolini che naturalmente disturba una diretta Rai. Arriva un sms dall’interno del palazzo dove Moggi è sotto interrogatorio: «Piange...». Moggi si è lasciato andare alla commozione. È quando si è parlato del figlio Alessandro e della «Gea World»: «Lasciatelo stare, lui è un ragazzo perbene. Se volete, condannate me, datemi pure trent’anni.... ma lui no, non c’entra nulla, non ha fatto niente».

Ieri, i due pm Beatrice e Narducci non hanno scoperto tutte le loro carte. Anzi, questo primo incontro è stato solo un assaggio. Non si è entrati nel merito di ogni episodio. Sembra che i due pm abbiano anche chiesto dei suoi rapporti con due ex ministri, Pisanu e Siniscalco che compaiono in un paio di intercettazioni, non penalmente rilevanti. Il primo avrebbe discusso con Moggi della Torres, squadra sarda arrivata agli spareggi per la B. Nel secondo colloquio si parlerebbe di un finanziere. Ma a sera, Siniscalco spiega: «Moggi mi ha chiesto un trasferimento ma non ci fu seguito a quella conversazione».

Anche se sulla vicenda del sequestro Paparesta - i pm hanno fatto ascoltare le intercettazioni -, Moggi è stato in difficoltà: «Certo, quel che è accaduto nello spogliatoio è fuori discussione. Ma l’episodio va raccontato diversamente, senza quella drammaticità che voi gli attribuite. È stata la protesta di un dirigente di una squadra che era stata vittima di due ingiustizie commesse dall’arbitro. Sì, magari una sbruffonata. Nulla di più, però». Sono da poco passate le tre del pomeriggio. Arriva il barista con campari e patatine. Le telecamere si scatenano sul poveraccio che rifiuta di commentare.

Parla invece Lanutti dell’Adusfeb: «La Consob dovrebbe essere commissiariata. Stiamo preparando i moduli per avviare le denunce per il risarcimento danni. Secondo noi, scommettitori, tifosi e telespettatori ne hanno diritto». Passa una turista francese: «State qui per il presidente Napolitano?». Al terzo piano di via In Selci, intanto, i pm e Moggi continuano a confrontarsi. Sono loro, le intercettazioni telefoniche, la Bibbia dell’accusa. Moggi fa fatica a ricordare singole telefonate che poi risalgono alla stagione 2004-2005. Comunque, l’ex direttore generale della Juve è rimasto «impressionato» da tutta questa mole di intercettazioni.

Ed è stato incerto, titubante. Gli avvocati, a quel punto, hanno consigliato di prendere tempo. Se ne riparlerà. Non subito. Ci sono da chiarire le intercettazioni, le «griglie arbitrali», i rapporti con la Gea, con il mondo delle istituzioni e le fughe di notizia. Forse non ci sarà a breve un secondo incontro. Gli avvocati di Moggi produrranno una memoria difensiva. Intanto i pm Beatrice e Narducci ieri sera hanno sentito come persona informata dei fatti il giornalista Rai Enrico Varriale, e oggi sentiranno il presidente della Lega calcio, e vicepresidente del Milan, Adriano Galliani, l’allenatore del Milan, Carlo Ancelotti, quello dell’Inter Roberto Mancini e l’ex arbitro Pierluigi Collina.

http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/scandalocalcio/200605articoli/1414girata.asp



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King Z.
16-05-06, 12:44
Ho sentito adesso le intercettazioni a Studio Aperto..che tragedia.

Alessandro.83
16-05-06, 12:46
Ho sentito adesso le intercettazioni a Studio Aperto..che tragedia.Terrificante...

SPYCAM
16-05-06, 14:03
Ho sentito adesso le intercettazioni a Studio Aperto..che tragedia.

Aoo e' che dicono ste intercettazioni, fatele sapere
anche a noi , poveri comuni mortali , che non abbiamo
ascoltato Studio aperto....:D

SubZero
16-05-06, 14:10
sono senza parole....e poi ci offendiamo se all'estero ci considerano dei mafiosi...:fru