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Visualizza Versione Completa : Freud (o Del Veleno).



Eymerich (POL)
16-05-06, 17:33
Freud, o del veleno


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Per uno della mia generazione, è stupefacente la sordina con cui si sono celebrati i 150 anni della nascita di Sigmund Freud, il 6 maggio scorso.
Qualche articoletto d’ufficio nelle pagine culturali, prima della frettolosa e definitiva risepoltura dell’ex-grande del ‘900.
La psicanalisi è passata di moda per sempre; i giovani non possono nemmeno immaginare l’impero che questa mitologia pseudoscientifica esercitò sulla collettività occidentale, la presa totalitaria che ebbe sulle coscienze.
Sembra passata senza traccia l’epoca - era solo ieri - in cui «andare in analisi» era una moda sociale privilegiata da far sapere in giro (bisognava essere ricchi, a 150 mila lire a seduta), in cui ogni giornalista (specie se donna) sapeva distinguere tra «inconscio» e «subconscio», padroneggiava i termini della pseudoscienza come super-Io ed Es.
La psicanalisi non solo era una terapia, ma una visione del mondo, una gnosi sostitutiva della fede, un mito originario che spiegava ogni cosa presente, una chiave interpretativa totale.
Tutto ciò è finito di colpo e apparentemente senza traccia.


Non è più di moda «andare in analisi», né sospettare in un episodio passeggero di stitichezza un sintomo di «regressione nella fase sadico-anale», né spiegare il Terzo Reich (o il comunismo, il liberalismo, o Cristo stesso, fate voi) in termini di «irrisolto complesso di Edipo».
Nessun intellettuale à la page interpreta più il mondo secondo i canoni del freudismo.
Come mai?
Piacerebbe rispondere che la coscienza pubblica s’è accorta finalmente che la psicanalisi non guariva nulla.
Freud stesso lo sapeva fin troppo bene.
Cominciò con l’escludere dalla sua «cura» i veri malati mentali - quelli che un tempo si chiamavano schizofrenici e paranoici, gli psicotici - per occuparsi solo dei «neurotici»: per esempio i sofferenti di claustrofobia e gli assillati dalla mania di lavarsi troppo spesso le mani, o da timidezze e pulsioni poco confessabili.
Occorreva inoltre che i pazienti fossero colti e borghesi, per avviare la relazione psicanalitica, meglio ancora se benestanti.


I pazienti «sperimentali» di Freud venivano quasi esclusivamente da famiglie ebraiche borghesi della Vienna del tardo ‘800, veri nidi proliferanti di nevrosi e snobismi, di arrivismi e sensi di colpa, oltrechè di «schadenfreude».
Su questo, Karl Kraus ha sparato aforismi definitivi: «la psicanalisi è quella malattia mentale di cui pretende di essere la cura», «quelli che oggi si chiamano uomini vanno dallo psicanalista a farsi abortire».
Ma tutta questa enorme frode è durata quasi un secolo.
In cui gli psicanalisti facevano proliferare il loro bla-bla su riviste molto chic, e tenevano in analisi anche per sette, dieci anni (a 150 mila lire per 45 minuti) alla ricerca di «traumi infantili» - inevitabilmente sessuali e incestuosi - da «far emergere dal subconscio» in cui li aveva «rimossi» il super-ego (questo moralista), nella presunzione con ciò di guarire lievi sintomi che passano da sé in qualche mese.
Non visti sotto l’inutile bla-bla, nel frattempo, gli psichiatri veri, quelli che avevano la parte sgradevole del lavoro, dovendo contenere i matti se possibile senza le camicie di forza, identificavano farmaci raffinatissimi che modificano la chimica cerebrale molecolare.
Quattro settimane di pasticche e il peggio passa, senza bisogno di sapere se il disturbo nascesse dal fatto che il paziente, a tre anni, aveva visto i genitori in coito, o fosse stato punito durante la defecazione.


Un sano materialismo pratico ha finito per collegare certe demenze a intossicazioni da metalli pesanti, e a ridurre il rischio di suicidio nella depressione con farmaci modulatori della serotonina.
Senza indagare su «cause interiori» forse inesistenti, né supporre un subconscio che probabilmente è esistito solo dentro gli ebrei borghesi di Vienna (1).
Ma supporre che la psicanalisi sia stata seppellita dalla coscienza che non curava, è dare troppo credito ai pazienti di ieri.
Le signore-bene di Milano, come già prima quelle di Vienna e di New York, lo sapevano benissimo.
Andavano dall’analista perché questi prendeva sul serio fatti irrilevanti - una lettera non spedita per dimenticanza, una conoscente «non vista» per la strada - come sintomi significativi.
E i sogni più banali erano sviscerati come sacri messaggi della Pizia che si nascondeva nel profondo della signora (2).
In una parola, perché con la psicanalisi le vite più disperatamente comuni e mediocri diventavano «interessanti».


La psicanalisi, fulminò ancora Kraus, «ha dato una coscienza di classe all’inferiorità».
E poi, perché sul divano si parlava molto di sesso.
E forse è questo il motivo della sparizione del freudismo.
Di sesso ormai ne abbiamo troppo, e c’è pochissimo di cui parlare.
La libido, che Freud elevò a potenza radicale della vita, ci ha lasciato.
Viviamo - e anche i giovani ignari vivono - nelle devastazioni sociali che la psicanalisi, come altri totalitarismi, come il comunismo reale e anch’esso «scientifico», ci ha lasciato.
Quali?
Per millenni, maternità e famiglia sono state circondate da un’aura sacra di rispetto e di santità.
Freud «spiegò» che il poppante, gonfio già di libido, trae piacere dalla madre, sicchè la sessualità infantile, «perversa polimorfa», si «fissa» sulla mamma.
Il padre «reprime» la sessualità del poppante minacciandolo di castrazione (e le femminucce? Spiegazione pronta: loro al contrario hanno «l’invidia del pene»); il complesso di Edipo viene rimosso e confinato nel subconscio, alimenta sensi di colpa… e così via mitologizzando.
E se qualcuno obiettava che lui, proprio, di andare a letto con sua madre non aveva mai pensato,era subito bollato come un super-represso, uno schiavo del super-io.


Naturalmente, la religione veniva interpretata di conseguenza: Dio è la figura proiettata del «padre castrante», la fede è la totemizzazione della sopraffazione sessuale originaria del padre, la sua accettazione-castrazione.
Non ci voleva molto perché George Bataille ma anche tutta la «sinistra freudiana» (Reich, Fromm, Marcuse) ne deducesse le conseguenze «politiche».
La prima democrazia fu instaurata nel branco proto-umano quando i maschi massacrarono il padre che si accaparrava tutte le femmine, la sola vera liberazione è sessuale, e la libertà che conta è quella che spezza i tabù, a cominciare dall’incesto per finire col parricidio.
Per concludere: la libertà è «trasgressiva», ed ecco perchè oggi la democrazia politica non è una lotta contro la tassazione, lo sfruttamento dei lavoratori e la guerra, ma per i diritti gay; è «orgiastica», ed ecco le discoteche, la «libera droga», le «sensazioni forti» che i giovani inseguono.
La famiglia è «repressiva» e «patologica» per definizione, da curare con divorzio e aborto facili.
La libido è un’esigenza legittima che va esercitata fin dalla più tenera età per scongiurare nevrosi, la maternità un incidente da evitare.

In generale, tutto ciò che è superiore - fame di eternità, aspirazione alla grandezza, all’eroismo, alla pura e semplice onestà - va ridotto alla sua «verità», che è sempre inferiore.
Il mistico cristiano, l’artista, il cavaliere non fanno che «sublimare la libido» o la volontà di potenza che non possono esercitare direttamente.
I soli normali sono i transessuali, i pervertiti e gli omosessuali, in quanto «liberati».
Ancora una volta, lasciamo la parola a Kraus: la psicanalisi (ma si può dire lo stesso del comunismo e del liberismo dogmatico) è «la vendetta del mollusco contro l’uomo, del commerciante contro l’eroe, del ghetto contro Dio», e tutto ciò «fa rapidi progressi,opporsi ai quali vuol dire essere reazionario».
Questa è la devastazione che Freud ha portato, l’argine che ha rotto.
Se il katechon è «ciò che trattiene l’Anticristo», Freud esercitò con successo l’opera contraria, spalancò le porte.
Ne era perfettamente cosciente, se alla sua «Interpretazione dei sogni» appose in exergo i versi di Virgilio: «flectere si nequeo superos, Acheronta movevo», poiché non posso piegare le divinità superiori, sommuoverò le forze infere.


Il risultato non sembra allegrissimo, specie per i giovani, i nostri ragazzi che ci circondano flaccidi e infelici, e di Freud non colgono che le rovine.
C’è chi sospetta che le ragazze, specialmente, manifestino gravi sintomi.
Quali?
Proviamo a ricordare com’era la normalità, prima del regno della libido «liberata».
La donna sapeva che il fiore della sua bellezza adolescente era breve, che presto l’età e le gravidanze avrebbero attenuato la sua attrattività sessuale.
Per questo la comunità onorava la moglie e la madre: la inseriva nella coscienza condivisa che lo sfiorire era compensato dalla partecipazione a qualcosa di eterno, la trasmissione della vita (e della vita «umana», cioè allevata alla civiltà), consolata dall’amore dei figli, da una fedeltà del marito su cui la società stessa vegliava.
Ipocrisia repressiva, spiegò Freud, e diede il via alla «liberazione».
Il risultato attuale è questo: le adolescenti soffrono di «scarsa autostima», si concedono facilmente meno per lussuria, e tantomeno per eros, che per provare a se stesse di essere attraenti, di valere qualcosa.
Se si sposano, fanno leva sulla loro appetibilità sessuale, ma non saranno mai sicure che un’altra sia più appetibile.
La concorrenza, qui, non finisce mai.


Forse per questo troppe giovani donne oggi distruggono il proprio corpo reificato, ridotto a cosa da godere?
Anoressia e bulimia sono in aumento esponenziale.
Il 40 % delle studentesse attraversa almeno un episodio, procurandosi una mostruosa grassezza o una magrezza spaventosa.
I giornalisti, psicanalisti da strapazzo, accusano le modelle filiformi, che offrono un modello da non seguire.
Ma che dire, quando si apprende che le anoressiche o bulimiche ricorrono spesso ad auto-mutilazioni?
E’ la moda, ovvia risposta, il piercing, il tatuaggio… in Inghilterra, certi ospedali forniscono un «kit di mutilazione» con lamette almeno sterilizzate.
L’auto-mutilazione è un segno estremo di disagio psico-sociale.
Era una pratica dei galeotti, degli schiavi; all’autolesionismo ricorrono le belve in gabbia.
E che dire dei maschi che si spiaccicano in auto il sabato sera, gonfi di ecstasys?
Sono un numero enorme: la classe di età che muore di più è quella dei 14-24enni, superata solo dagli ottantenni.
E’ un segno di felicità, di pienezza?
Ecco un bell’argomento per il bla-bla psicanalitico: e se il nome delle droghe velenose fosse rivelatore, come simbolo?
L’eroina al posto dell’eroismo e dell’eros di cui i nostri giovani sono defraudati.
L’ecstasys come surrogato dell’estasi mistica, a cui non devono nemmeno più aspirare.
Pasticche per calmare, illusoriamente, la fame repressa di divino, di dignità, di significato.
Che frode, questa liberazione.



Note
1) Sempre Karl Kraus, su questo ceto ben noto: «possiedono la stampa, possiedono la Borsa, ora possiedono anche il subconscio!». Gente che non si fa mancare nulla. Un giorno vorrei provare a dimostrare che le persone normali (specie se latine e di cultura cattolica) non hanno il subconscio, ce l’hanno solo gli ebrei e i protestanti. Il subconscio è quella zona della casa tenuta appositamente nella penombra, per farvi cose che si negano nella vita pubblica, o ammettervi asserzioni che nella vita cosciente si combattono. E’ la casa del fariseo, del sepolcro imbiancato. Ancora Kraus spiega bene questa doppiezza semi-cosciente, così: «Antisemitismo è quella mentalità che dichiara un decimo di ciò che lo spirito degli agenti di cambio ha a disposizione contro il proprio sangue». Ecco il punto. Nel subconscio, gli ebrei possono essere i peggiori antisemiti, e denunciare l’antisemitismo degli altri.
2) L’aspetto più velenoso del freudismo fu il fatto di presentarsi come una gnosi, una «sapienza iniziatica» che prendeva a piene mani dal sacrum primordiale, per distorcerlo in senso riduzionistico. Così l’antica tradizione - nota ai greci come ai pellerossa - del sogno terapeutico o rivelatore del proprio «vero sé», era distorta invariabilmente verso il basso. Ciò che il sogno rivelava allo psicanalista esperto nei simboli (sacri, antichissimi simboli) non era il proprio nome spirituale rivelato da un dio, ma le pulsioni proibite, da liberare. Inoltre, nessuno poteva psicanalizzare se prima non si era sottoposto alla psicanalisi lui stesso: parodia dell'iniziazione, e della «catena» che, attraverso la successione sacerdotale, porta la grazia efficace agli adepti.
Lo psicanalista fu uno pseudo-sacerdote taumaturgo. Per molti, la psicanalisi fu una religione che sostituiva quella perduta, illusoriamente. Come in ogni gnosi, v’erano i sapienti che sapevano di cosa fosse fatto il mondo (di sesso) e gli ignoranti o carnali che credevano ingenui che, dietro le grandi azioni, ci fossero «ideali» e motivazioni ragionevoli.
Ancora Kraus vide nella psicanalisi «l’inevitabile pogrom degli ideali di parte degli ebrei».
E ancora, a proposito dell’inversione satanica dei simboli: «la psicoanalisi smaschera il poeta al primo sguardo, a lei non la si fa, e sa con assoluta precisione cosa significa il Corno Magico del Fanciullo. E sia. Ma sarebbe ora che nascesse una scienza dell’anima tale che, quando uno parla di sesso, gli sveli che in realtà è l’arte quella che vuole. Per questa carrozza di ritorno del simbolismo mi offro come guidatore».

Maurizio Blondet

Eymerich (POL)
05-06-06, 10:45
Los desmanes del psicoanálisis

Si de la filosofía pasamos a la psicología, constatamos que en ella aparecen las mismas tendencias, en las escuelas más recientes, bajo un aspecto mucho más peligroso todavía, ya que en lugar de no traducirse más que por simples opiniones teóricas, encuentran en ellas una aplicación práctica de un carácter muy inquietante; los más «representativos» de estos métodos nuevos, desde el punto de vista en el que nos colocamos, son los que se conocen bajo la designación general de «psicoanálisis». Por lo demás, hay que destacar que, por una extraña incoherencia, ese manejo de elementos que pertenecen incontestablemente al orden sutil continua acompañándose no obstante, en muchos psicólogos, de una actitud materialista, debida sin duda a su educación anterior, y también a la ignorancia en la que están con respecto a la verdadera naturaleza de esos elementos que ponen en juego; ¿no es uno de los caracteres más singulares de la ciencia moderna no saber nunca exactamente con qué está tratando en realidad, incluso cuando se trata simplemente de las fuerzas del dominio corporal? Por lo demás, no hay que decir que una cierta «psicología de laboratorio», conclusión del proceso de limitación y de materialización en el que la psicología «filosófico-literaria» de la enseñanza universitaria no representaba más que una etapa menos avanzada, y que ya no es realmente más que una suerte de rama accesoria de la fisiología, coexiste todavía con las teorías y los métodos nuevos; y es a ésta a la que se aplica lo que hemos dicho precedentemente de las tentativas hechas para reducir la psicología misma a una ciencia cuantitativa.
Ciertamente, hay mucho más que una simple cuestión de vocabulario en el hecho, muy significativo en sí mismo, de que la psicología actual no considera nunca más que el «subconsciente», y no el «superconsciente» que debería ser lógicamente su correlativo; sin duda, eso es efectivamente la expresión de una extensión que se opera únicamente por abajo, es decir, por el lado que corresponde, aquí en el ser humano, como por otras parte en el medio cósmico, a las «fisuras» por las que penetran las influencias más «maléficas» del mundo sutil, y podríamos decir incluso las que tienen un carácter verdadera y literalmente «infernal». Algunos adoptan también, como sinónimo o equivalente de «subconsciente», el término «inconsciente», que, tomado al pie de la letra, parecería referirse a un nivel todavía inferior, pero que, a decir verdad, corresponde menos exactamente a la realidad; si aquello de lo que se trata fuera verdaderamente inconsciente, no vemos siquiera cómo sería posible hablar de ello, y sobre todo en términos psicológicos; y por lo demás, ¿en virtud de qué, si no es de un simple prejuicio materialista o mecanicista, sería menester admitir que existe realmente algo inconsciente? Sea como sea, lo que es también digno de observación, es la extraña ilusión por la que los psicólogos llegan a considerar algunos estados como tanto más «profundos» cuando solo son simplemente más inferiores; ¿no hay ya en eso como un indicio de la tendencia a ir contra la espiritualidad, que es la única que puede llamarse verdaderamente profunda, puesto que es la única que toca al principio y al centro mismo del ser? Por otra parte, puesto que el dominio de la psicología no está extendido hacia arriba, el «superconsciente», naturalmente, permanece para ella más completamente extraño y cerrado que nunca; y, cuando ocurre que encuentra algo que se refiere a él, pretende anexárselo pura y simplemente asimilándolo al «subconsciente»; ese es, concretamente, el carácter casi constante de sus pretendidas explicaciones concernientes a cosas tales como la religión, el misticismo, y también a algunos aspectos de las doctrinas orientales como el Yoga; y, en esta confusión de lo superior con lo inferior, hay ya algo que puede considerarse propiamente como constituyendo una verdadera subversión.
Destacamos también que, por la llamada al «subconsciente», la psicología, lo mismo que la «filosofía nueva», tiende a juntarse cada vez más a la «metapsíquica»; y, en la misma medida, se acerca inevitablemente, aunque sin quererlo quizás (al menos en cuanto a aquellos de sus representantes que entienden permanecer materialistas a pesar de todo), al espiritismo y a otras cosas más o menos similares, cosas que se apoyan todas en definitiva, sobre los mismos elementos obscuros del psiquismo inferior. Si esas cosas, cuyo origen y carácter son más que sospechosos, hacen así figura de movimientos «precursores» y aliados de la psicología reciente, y si ésta llega, aunque sea por un camino desviado, pero por eso mismo más cómodo que el de la «metapsíquica» que todavía se discute en algunos medios, a introducir los elementos en cuestión en el dominio corriente de lo que se admite como ciencia «oficial», es muy difícil pensar que el papel verdadero de esta psicología, en el estado presente del mundo, pueda ser otro que el de concurrir activamente a la segunda fase de la acción antitradicional. A este respecto, la pretensión de la psicología ordinaria, que señalábamos hace un momento, de anexarse, haciéndolas entrar por la fuerza en el «subconsciente», algunas cosas que se le escapan enteramente por su naturaleza misma, no se relaciona todavía, a pesar de su carácter claramente subversivo, más que con lo que podríamos llamar el lado infantil de ese papel, ya que las explicaciones de este género, al igual que las explicaciones «sociológicas» de las mismas cosas, son, en el fondo, de una ingenuidad «simplista» que llega a veces hasta la necedad; en todo caso, eso es incomparablemente menos grave, en cuanto a sus consecuencias efectivas, que el lado verdaderamente «satánico» que vamos a tener que considerar ahora de una manera más precisa en lo que concierne a la psicología nueva.
Este carácter «satánico» aparece con una claridad muy particular en las interpretaciones psicoanalíticas del simbolismo, o de lo que se da como tal con razón o sin ella; hacemos esta restricción porque, sobre este punto como sobre tantos otros, si se quisiera entrar en el detalle, habría que hacer muchas distinciones y habría que disipar muchas confusiones: así, para tomar solo un ejemplo típico, un «sueño» en el que se expresa alguna inspiración «suprahumana» es verdaderamente simbólico, mientras que un sueño ordinario no lo es en modo alguno, cualquiera que puedan ser las apariencias exteriores. No hay que decir que los psicólogos de las escuelas anteriores ya habían intentado muy frecuentemente, ellos también, explicar el simbolismo a su manera y reducirle a la medida de sus propias concepciones; en parecido caso, si es verdaderamente de simbolismo de lo que se trata, esas explicaciones por elementos puramente humanos, ahí como por todas partes donde se tocan cosas de orden tradicional, desconocen todo lo que constituye su fondo esencial; si al contrario no se trata realmente más que de cosas humanas, ya no es más que un falso simbolismo, pero el hecho mismo de designarle por este nombre implica todavía el mismo error sobre la naturaleza del verdadero simbolismo. Esto se aplica igualmente a las consideraciones a las que se libran los psicoanalistas, pero con la diferencia de que entonces ya no es de «humano» de lo que es menester hablar solo, sino también, en una medida muy amplia, de «infrahumano»; así pues, esta vez se está en presencia, ya no de una simple reducción, sino de una subversión total; y toda subversión, incluso si no es debida, inmediatamente al menos, más que a la incomprehensión y a la ignorancia (que, por lo demás, son lo que mejor se presta a ser explotado para un tal uso), es siempre, en sí misma, propiamente «satánica». Por lo demás, el carácter generalmente innoble y repugnante de las interpretaciones psicoanalíticas constituye, a este respecto, una «marca» que no podría engañar; y lo que es todavía particularmente significativo desde nuestro punto de vista, es que, como lo hemos mostrado en otra parte, esta misma «marca» se encuentra precisamente también en algunas manifestaciones espiritistas; ciertamente, sería menester mucha buena voluntad, por no decir una completa ceguera, para no ver en eso nada más que una simple «coincidencia». Naturalmente, en la mayoría de los casos, los psicoanalistas pueden ser tan completamente inconscientes como los espiritistas de lo que hay realmente debajo de todo eso; pero los unos y los otros aparecen como igualmente «conducidos» por una voluntad subversiva que utiliza en los dos casos elementos del mismo orden, cuando no exactamente idénticos, voluntad que, sean cuales sean los seres en los que está encarnada, es ciertamente muy consciente en éstos al menos, y responde a unas intenciones sin duda muy diferentes de todo lo que pueden imaginar aquellos que no son más que los instrumentos inconscientes por los cuales se ejerce su acción.
En estas condiciones, es muy evidente que el uso principal del psicoanálisis, que es su aplicación terapéutica, no puede ser sino extremadamente peligroso para los que se someten a él, e incluso para aquellos que lo ejercen, ya que esas cosas son de las que nadie maneja nunca impunemente; no sería exagerado ver en eso uno de los medios especialmente puestos en obra para acrecentar lo más posible el desequilibrio del mundo moderno y conducir a éste hacia la disolución final. Aquellos que practican estos métodos están bien persuadidos, al contrario, no lo dudamos, de la beneficencia de sus resultados; pero es justamente gracias a esta ilusión por lo que su difusión se hace posible, y es en eso donde puede verse toda la diferencia que existe entre las intenciones de esos «practicantes» y la voluntad que preside la obra de la que no son más que colaboradores ciegos. En realidad, el psicoanálisis no puede tener como efecto más que hacer salir a la superficie, haciéndolo claramente consciente, todo el contenido de esos «bajos fondos» del ser que forman lo que se llama propiamente el «subconsciente»; por lo demás, ese ser es ya psíquicamente débil por hipótesis, puesto que si fuera de otro modo, no sentiría de ningún modo la necesidad de recurrir a un tratamiento de este tipo; así pues, es tanto menos capaz de resistir a esta «subversión», y se arriesga mucho a hundirse irremediablemente en ese caos de fuerzas tenebrosas imprudentemente desencadenadas; si, a pesar de todo, llega no obstante a escapar de ellas, guardará al menos, durante toda su vida, una huella que será en él como una «mancha» imborrable.
Sabemos bien lo que algunos podrían objetar aquí invocando una similitud con el «descenso a los Infiernos», tal como se encuentra en las fases preliminares del proceso iniciático; pero una tal asimilación es completamente falsa, ya que el propósito no tiene nada de común, como tampoco lo tienen, por lo demás, las condiciones del «sujeto» en los dos casos; solo se podría hablar de una suerte de parodia profana, y eso mismo bastaría para dar a eso de lo que se trata un carácter de «contrahechura» más bien inquietante. La verdad es que este pretendido «descenso a los Infiernos», que no es seguido por ningún «reascenso», es simplemente una «caída en la ciénaga», según el simbolismo usado en algunos Misterios antiguos; se sabe que esta «ciénaga» tenía concretamente su figuración sobre la ruta que llevaba a Eleusis, y que aquellos que caían en ella eran profanos que pretendían a la iniciación sin estar cualificados para recibirla, y que, por consiguiente, solo eran víctimas de su propia imprudencia. Agregaremos solo que existen efectivamente tales «ciénaga» tanto en el orden macrocósmico como en el orden microcósmico; esto se vincula directamente a la cuestión de las «tinieblas exteriores», y se podrían recordar, a este respecto, algunos textos evangélicos cuyo sentido concuerda exactamente con lo que acabamos de indicar. En el «descenso a los Infiernos», el ser agota definitivamente algunas posibilidades inferiores para elevarse después a los estados superiores; en la «caída en la ciénaga», las posibilidades inferiores se apoderan al contrario de él, le dominan y acaban por sumergirle enteramente.
Acabamos de hablar también aquí de «contrahechura»; esta impresión es enormemente reforzada por otras constataciones, como la de la desnaturalización del simbolismo que hemos señalado, desnaturalización que, por lo demás, tiende a extenderse a todo lo que conlleva esencialmente elementos «suprahumanos», así como lo muestra la actitud tomada al respecto de la religión, e incluso de las doctrinas de orden metafísico e iniciático tales como el Yoga, que tampoco escapan ya a este nuevo género de interpretación, hasta tal punto que algunos llegan hasta a asimilar sus métodos de «realización» espiritual a los procedimientos terapéuticos del psicoanálisis. Hay algo ahí peor todavía que las deformaciones más groseras que tienen curso igualmente en Occidente, como la que quiere ver en esos mismos métodos del Yoga una suerte de «cultura física» o de terapéutica de orden simplemente fisiológico, ya que éstas son, por su grosería misma, menos peligrosas que las que se presentan bajo aspectos más sutiles. La razón de ello no es solo el que estas últimas impliquen el riesgo de seducir algunos espíritus sobre los cuales las demás no habrían podido tener ninguna presa; esta razón existe ciertamente, pero hay otra, de un alcance mucho más general, que es la misma por la que las concepciones materialistas, como lo hemos explicado, son menos peligrosas que las que hacen llamada al psiquismo inferior. Bien entendido, la meta puramente espiritual, que es la única que constituye el Yoga como tal, y sin la cual el empleo mismo de esta palabra no es más que una verdadera irrisión, no es menos totalmente desconocida en un caso que en el otro; de hecho, el Yoga no es una terapéutica psíquica como tampoco es una terapéutica corporal, y sus procedimientos no son de ninguna manera ni a ningún grado un tratamiento para enfermos o desequilibrados cualesquiera; muy lejos de eso, se dirigen al contrario exclusivamente a seres que, para poder realizar el desarrollo espiritual que es su única razón de ser, deben estar ya, únicamente por el hecho de sus disposiciones naturales, tan perfectamente equilibrados como es posible; en eso hay condiciones que, como es fácil comprenderlo, entran estrictamente en la cuestión de las cualificaciones iniciáticas.
No es eso todavía todo, y hay aún otra cosa que, bajo el aspecto de la «contrahechura», es quizás todavía más digna de observación que todo lo que hemos mencionado hasta aquí: es la necesidad impuesta, a quienquiera que quiere practicar profesionalmente el psicoanálisis, de ser previamente «psicoanalizado» él mismo. Eso implica ante todo el reconocimiento del hecho de que el ser que ha sufrido esta operación ya no es nunca tal cual era antes, o que, como lo decíamos hace un momento, le deja una huella imborrable, como la iniciación, pero en cierto modo en sentido inverso, puesto que, en lugar de un desarrollo espiritual, es de un desarrollo del psiquismo inferior de lo que se trata aquí. Por otra parte, en eso hay una imitación manifiesta de la transmisión iniciática; pero, dada la diferencia de naturaleza de las influencias que intervienen, y como no obstante hay un resultado efectivo que no permite considerar el asunto como reduciéndose a un simple simulacro sin ningún alcance, esta transmisión sería más bien comparable, en realidad, a la que se practica en un dominio como el de la magia, e incluso más precisamente de la brujería. Por lo demás, hay un punto muy obscuro, en lo que concierne al origen mismo de esta transmisión: como es evidentemente imposible dar a otros lo que uno mismo no posee, y como la invención del psicoanálisis es por lo demás algo reciente, ¿de dónde tienen los primeros psicoanalistas los «poderes» que comunican a sus discípulos, y por quién han podido ser ellos mismos «psicoanalizados» primero? Esta pregunta, que no obstante es lógico hacerse, al menos para quienquiera que es capaz de un poco de reflexión, es probablemente muy indiscreta, y es más que dudoso que se le dé nunca una respuesta satisfactoria; pero, a decir verdad, no hay necesidad de ella para reconocer, en una tal transmisión psíquica, otra «marca» verdaderamente siniestra por las aproximaciones a las que da lugar: ¡el psicoanálisis presenta, por ese lado, una semejanza más bien aterradora con algunos «sacramentos del diablo»!

Réné Guénon

sacher.tonino
06-06-06, 07:00
Non credo che la separazione tra "bene e male" sia così netta.
Come tutte le cose, la psicanalisi ha avuto molti torti, ed il merito, di aver gettato le basi alla moderna neurochirurgia.
Cioò, la visione asettica e clinica, dello studio del Cervello, come organo del Corpo Umano.

Talib
19-06-06, 22:16
-

stuart mill
11-07-06, 21:28
quello che dice blondet è giusto: la psicologia è servita ad altro:
1) a denigrare qualunque personaggio importante, giustificando le sue 'manie di grandezza' con problemi mentali, e
2)a appiattire l'umanità dal livello, mentale (quello spirituale ormai...) a quello psichico, cosa che ha creato terreno fertile per teosofisti, spiritisti e per tutte le psicosi che infettano le persone 'civilizate'

motan
12-07-06, 10:20
L'analisi di Blondet mi pare che mi mischi capra e cavoli, e fa un riduzionismo da quattro soldi di un pensiero alquanto complesso e poi sviluppato anche da altri (non è esistito solo Freud), tanto per buttare merda sulla psicoanalisi in generale.
Che tale disciplina non possa essere l'unica chiave interpretativa della realtà e dell'uomo è un discorso, ma tanto che ci siamo, seguendo la sua linea, perchè non buttiamo nel cesso qualsiasi filosofia e religione, visto che non si basano su evidenze scientifiche?
Comprese le idee di Blondet e Kraus sulla psicoanalisi.. sono giudizi e interpretazioni, e quindi non basate su evidenze dimostrabili in modo empirico..

Eymerich (POL)
14-07-06, 01:46
L'analisi di Blondet mi pare che mi mischi capra e cavoli, e fa un riduzionismo da quattro soldi di un pensiero alquanto complesso e poi sviluppato anche da altri (non è esistito solo Freud), tanto per buttare merda sulla psicoanalisi in generale.
Che tale disciplina non possa essere l'unica chiave interpretativa della realtà e dell'uomo è un discorso, ma tanto che ci siamo, seguendo la sua linea, perchè non buttiamo nel cesso qualsiasi filosofia e religione, visto che non si basano su evidenze scientifiche?
Comprese le idee di Blondet e Kraus sulla psicoanalisi.. sono giudizi e interpretazioni, e quindi non basate su evidenze dimostrabili in modo empirico..

Non mi pare che tu abbia capito granchè dell'articolo di Blondet: le "evidenze scientifiche" da dove saltano fuori?

Quello che tu scambi per "riduzionismo da quattro soldi" è solo capacità di sintesi. La mala pianta non può dare buoni frutti: che bisogno allora di parlare di tutti i maggiori esponenti della psicoanalisi, quando il "seme" (la dottrina fondante) è la medesima?


Riporto quelli che sono i punti più importanti dell'articolo di Blondet per aiutarti a comprendere quale sia il punto di vista dal quale è affrontata la questione.


Questa è la devastazione che Freud ha portato, l’argine che ha rotto.
Se il katechon è «ciò che trattiene l’Anticristo», Freud esercitò con successo l’opera contraria, spalancò le porte.
Ne era perfettamente cosciente, se alla sua «Interpretazione dei sogni» appose in exergo i versi di Virgilio: «flectere si nequeo superos, Acheronta movevo», poiché non posso piegare le divinità superiori, sommuoverò le forze infere.

.........

L’aspetto più velenoso del freudismo fu il fatto di presentarsi come una gnosi, una «sapienza iniziatica» che prendeva a piene mani dal sacrum primordiale, per distorcerlo in senso riduzionistico. Così l’antica tradizione - nota ai greci come ai pellerossa - del sogno terapeutico o rivelatore del proprio «vero sé», era distorta invariabilmente verso il basso. Ciò che il sogno rivelava allo psicanalista esperto nei simboli (sacri, antichissimi simboli) non era il proprio nome spirituale rivelato da un dio, ma le pulsioni proibite, da liberare. Inoltre, nessuno poteva psicanalizzare se prima non si era sottoposto alla psicanalisi lui stesso: parodia dell'iniziazione, e della «catena» che, attraverso la successione sacerdotale, porta la grazia efficace agli adepti.

...................

E ancora, a proposito dell’inversione satanica dei simboli: «la psicoanalisi smaschera il poeta al primo sguardo, a lei non la si fa, e sa con assoluta precisione cosa significa il Corno Magico del Fanciullo. E sia. Ma sarebbe ora che nascesse una scienza dell’anima tale che, quando uno parla di sesso, gli sveli che in realtà è l’arte quella che vuole. Per questa carrozza di ritorno del simbolismo mi offro come guidatore».

motan
15-07-06, 18:40
Non mi pare che tu abbia capito granchè dell'articolo di Blondet: le "evidenze scientifiche" da dove saltano fuori?
Quello che tu scambi per "riduzionismo da quattro soldi" è solo capacità di sintesi. La mala pianta non può dare buoni frutti: che bisogno allora di parlare di tutti i maggiori esponenti della psicoanalisi, quando il "seme" (la dottrina fondante) è la medesima?
Riporto quelli che sono i punti più importanti dell'articolo di Blondet per aiutarti a comprendere quale sia il punto di vista dal quale è affrontata la questione.
L'articolo parla di una mitologia pseudoscientifica.. e allora perchè io non posso ribaltare tale accusa, additando l'influenza che filosofie e religioni (con miti e riti, basandosi su elementi non propriamente razionali) hanno avuto sulle coscienze e sulla collettività? Troppo comodo sparare a senso unico..
Sarà per il fatto che la mia tesi di laurea l'ho elaborata con un professore (psicoanalista freudiano) dell'università Cattolica, per cui non considero tale disciplina una mala pianta ma un ramo della psicologia (scienza, e non pseudo-scienza o sottospecie filosofica) in cui ci possono essere aspetti condivisibili e altri meno.
Il buttare tutto in vacca, facendo una dietrologia interpretativa sui simboli, mettendoci dentro anche il rapporto terapeuta - paziente e la pratica dell'analisi su di sè prima di esercitare la professione (gettando il tutto completamente in ridicolo) lo trovo una cagata.
Ergo ribadisco che Blondet non fa una sintesi, ma riduzionismo interpretativo di un pensiero ben più complesso per confutare il suo giudizio denigratorio della psicoanalisi in generale.

Eymerich (POL)
16-07-06, 03:40
L'articolo parla di una mitologia pseudoscientifica.. e allora perchè io non posso ribaltare tale accusa, additando l'influenza che filosofie e religioni (con miti e riti, basandosi su elementi non propriamente razionali) hanno avuto sulle coscienze e sulla collettività? Troppo comodo sparare a senso unico..
Sarà per il fatto che la mia tesi di laurea l'ho elaborata con un professore (psicoanalista freudiano) dell'università Cattolica, per cui non considero tale disciplina una mala pianta ma un ramo della psicologia (scienza, e non pseudo-scienza o sottospecie filosofica) in cui ci possono essere aspetti condivisibili e altri meno.
Il buttare tutto in vacca, facendo una dietrologia interpretativa sui simboli, mettendoci dentro anche il rapporto terapeuta - paziente e la pratica dell'analisi su di sè prima di esercitare la professione (gettando il tutto completamente in ridicolo) lo trovo una cagata.
Ergo ribadisco che Blondet non fa una sintesi, ma riduzionismo interpretativo di un pensiero ben più complesso per confutare il suo giudizio denigratorio della psicoanalisi in generale.


Continuo ad essere convinto che dello scritto di Blondet, nonostante le mie indicazioni dei punti salienti, tu ci abbia capito poco o nulla. E che anzi tu non riesca ad entrare (per incapacità o malafede non sta a me stabilirlo) nell'ottica, nel "darshana" da cui in questo forum si affrontano (o meglio: si cercano di affrontare) le questioni.

Ci sono mitologie e Mitologie, trasmissioni e Trasmissioni, influenze ed Influenze: due fenomeni apparentemente identici possono avere cause diverse che anzi si collocano (per così dire) agli antipodi. Questo in un'ottica "perennialista" (se vogliamo usare questo termine), nell'ottica di questo forum, è scontato.

Qui la scienza (le scienze moderne in generale) non contano nulla. Qui ci si interessa di Scienze Sacre, di Sophia Perennis: non di deliri umani che hanno al più qualche secolo di vita, deliri ideati da "geni" che spesso non sono altro che individui con gravi squilibri.

Se vuoi affrontare la questione da altri punti di vista (scientifico, laico, cristiano ortodosso, politico, storico, solo per citarne alcuni) ci sono altri forum. E su qualcuno di questi sarò lieto di confrontarmi con te sul medesimo argomento, nell'ottica propria ad ogni spazio.

Ma qui si discute e si argomenta in un'ottica "perennialista" (passatemi il termine). E scrivere che uno "mischia capra e cavoli" per "buttare merda" e che il "buttare tutto in vacca" tu lo trovi "una cagata" non mi pare argomentare in un'ottica perennialista.

Anzi, non mi pare argomentare affatto.

harunabdelnur
16-07-06, 08:37
Interessante è anche il tentativo iniziato dallo Young di psicoanalizzare anche i simboli alchemici ed i miti religiosi.
Una vera e Propria antireligione in senso guènoniano, interessante è la cosìdetta "comunità internazionale"che ruota tutta intorno alla "massoneria",sembra rappresentare un anteprima, un primo passo verso la "religione" del "Nuovo Ordine Mondiale" che si poggia sulle "verità" scientifiche e sui "miracoli" della Tecnologia.

motan
16-07-06, 12:19
Continuo ad essere convinto che dello scritto di Blondet, nonostante le mie indicazioni dei punti salienti, tu ci abbia capito poco o nulla. E che anzi tu non riesca ad entrare (per incapacità o malafede non sta a me stabilirlo) nell'ottica, nel "darshana" da cui in questo forum si affrontano (o meglio: si cercano di affrontare) le questioni.

Ci sono mitologie e Mitologie, trasmissioni e Trasmissioni, influenze ed Influenze: due fenomeni apparentemente identici possono avere cause diverse che anzi si collocano (per così dire) agli antipodi. Questo in un'ottica "perennialista" (se vogliamo usare questo termine), nell'ottica di questo forum, è scontato.

Qui la scienza (le scienze moderne in generale) non contano nulla. Qui ci si interessa di Scienze Sacre, di Sophia Perennis: non di deliri umani che hanno al più qualche secolo di vita, deliri ideati da "geni" che spesso non sono altro che individui con gravi squilibri.

Se vuoi affrontare la questione da altri punti di vista (scientifico, laico, cristiano ortodosso, politico, storico, solo per citarne alcuni) ci sono altri forum. E su qualcuno di questi sarò lieto di confrontarmi con te sul medesimo argomento, nell'ottica propria ad ogni spazio.

Ma qui si discute e si argomenta in un'ottica "perennialista" (passatemi il termine). E scrivere che uno "mischia capra e cavoli" per "buttare merda" e che il "buttare tutto in vacca" tu lo trovi "una cagata" non mi pare argomentare in un'ottica perennialista.

Anzi, non mi pare argomentare affatto.
Eh no, caro Eymerich, non puoi citarmi un articolo e poi pretendere che lo legga solo negli aspetti che fanno comodo. Altrimenti ti accuso io di essere in malafede e di strumentalizzare a senso unico il pensiero di Blondet.
Quando il sopracitato scrittore parte in quarta e delegittima il pensiero (discutibile quanto vogliamo) di Freud, e lo fa appellandosi al fatto che la sua è una pseudoscienza, dove stanno i principi "metafisici" a cui ti rifai nella tua introduzione al forum?
"vogliamo con ciò sottolineare la distinzione profonda che bisogna necessariamente stabilire tra la metafisica da un lato e, dall'altro, le differenti scienze nel senso proprio della parola, vale a dire tutte le scienze particolari e specializzate che hanno come oggetto di indagine un certo aspetto delle cose individuali".

Qui siamo di fronte a due visioni opposte: per me la psicoanalisi non è una spiegazione "dell'universale", ma un tentativo di spiegazione dei processi mentali basato sull'osservazione dei comportamenti umani. Quindi scienza. E di conseguenza l'uso di simboli e mitologie non può incastrare la psicoanalisi in una "sottospecie" o in una deriva filosofica che spiega "il senso di tutto"; ma solo i meccanismi della mente dell'uomo. In qui sta la mia contestazione a Blondet: per lui l'uso dei miti e dei simboli è riduzionismo, per me è la sua una visione riduzionistica di tale impianto teorico, in quanto eleva la psicoanalisi a qualcosa che non è.
Blondet parla di una psicoanalisi come gnosi, delineando (anzi irridendo) le teorie freudiane partendo da tale presupposto. Siccome si sono usati miti e simboli (a suo avviso) ne consegue che tutto ciò che ne deriva è da buttare e privo di qualsiasi valore scientifico.
Andando a sconfinare nelle sue applicazioni pratiche, dove le argomentazioni su inconscio, Io Es Super-Io ecc. ecc. diventano in modo automatico delle boiate da borghesi dell'ottocento.
Altra citazione di ciò che hai scritto: "l'ambito di ogni scienza particolare può estendersi indefinitamente, se ne è suscettibile, senza mai giungere ad avere il sia pur minimo punto di contatto con quello della metafisica".
Idem per la psicoanalisi, ramo della psicologia, che come scienza non spiega il significato della vita ed esclude metodologicamente il trascendente come oggetto di indagine.

E qui si torna però ad un problema che non è propriamente legato alle teorie psicoanalitiche, ma alla definizione ed ai limiti epistemologici della psicologia e alla confusione che spesso vi regna intorno.

Eymerich (POL)
16-07-06, 17:46
Da un punto di vista metafisico le sedicenti "scienze" moderne sono delle pseudoscienze, in quanto danno solo l'apparenza di un sapere. La scienza occidentale (disse un brahmano advaita) è un "sapere ignorante".
Discorso diverso quello delle Scienze Sacre (limitate come ambito e punto di vista) ma che non perdendo il legame e la dipendenza dai principi metafisici sono Scienze a tutti gli effetti.
Ora la psicoanalisi, "ramo della psicologia", "tentativo di spiegazione dei processi mentali basato sull'osservazione dei comportamenti umani" e quindi scienza moderna e sperimentale, è ipso facto una pseudoscienza.

Di più: è "scienza" satanica per via della sua origine e delle sue applicazioni pratiche; è parodica per via del suo tentativo di parodiare Scienze reali e Trasmissioni Sacerdotali.

Mi pareva fosse un discorso semplice e chiaro già alla prima lettura, contando che si era aiutati dall'articolo sui "misfatti della psiconalisi" da me postato immediatamente dopo quello di Blondet.

Spero di non dover tornare ripetutamente a ribadire questi concetti e che le discussioni di questo 3d possano farsi più interessanti.

Eymerich (POL)
16-07-06, 17:52
Interessante è anche il tentativo iniziato dallo Young di psicoanalizzare anche i simboli alchemici ed i miti religiosi.
Una vera e Propria antireligione in senso guènoniano, interessante è la cosìdetta "comunità internazionale"che ruota tutta intorno alla "massoneria",sembra rappresentare un anteprima, un primo passo verso la "religione" del "Nuovo Ordine Mondiale" che si poggia sulle "verità" scientifiche e sui "miracoli" della Tecnologia.

Ma è vero che Idries Shah simpatizzò per la psicoanalisi e per Gurdjieff?
Come è considerato da altri sufi?

stuart mill
16-07-06, 19:08
Interessante è anche il tentativo iniziato dallo Young di psicoanalizzare anche i simboli alchemici ed i miti religiosi.
Una vera e Propria antireligione in senso guènoniano, interessante è la cosìdetta "comunità internazionale"che ruota tutta intorno alla "massoneria",sembra rappresentare un anteprima, un primo passo verso la "religione" del "Nuovo Ordine Mondiale" che si poggia sulle "verità" scientifiche e sui "miracoli" della Tecnologia.

sob:i

motan
16-07-06, 20:11
Da un punto di vista metafisico le sedicenti "scienze" moderne sono delle pseudoscienze, in quanto danno solo l'apparenza di un sapere. La scienza occidentale (disse un brahmano advaita) è un "sapere ignorante".
Discorso diverso quello delle Scienze Sacre (limitate come ambito e punto di vista) ma che non perdendo il legame e la dipendenza dai principi metafisici sono Scienze a tutti gli effetti.
Ora la psicoanalisi, "ramo della psicologia", "tentativo di spiegazione dei processi mentali basato sull'osservazione dei comportamenti umani" e quindi scienza moderna e sperimentale, è ipso facto una pseudoscienza.

Di più: è "scienza" satanica per via della sua origine e delle sue applicazioni pratiche; è parodica per via del suo tentativo di parodiare Scienze reali e Trasmissioni Sacerdotali.

Mi pareva fosse un discorso semplice e chiaro già alla prima lettura, contando che si era aiutati dall'articolo sui "misfatti della psiconalisi" da me postato immediatamente dopo quello di Blondet.

Spero di non dover tornare ripetutamente a ribadire questi concetti e che le discussioni di questo 3d possano farsi più interessanti.
Viste le considerazioni che hai fatto, stai pur tranquillo che non tornerò a tediare il tuo forum. Rimani pure nelle tue certezze metafisiche da usare come randello, visto che è impossibile imbastire un ragionamento senza doversi uniformare ad un pensiero "totalitario" e indiscutibile. Occhio però a non accodarti troppo allo stile "distruttivo" dei "maestri del sospetto" nell'utilizzare la sophia perennis.. :-01#44

harunabdelnur
16-07-06, 22:27
Ma è vero che Idries Shah simpatizzò per la psicoanalisi e per Gurdjieff?
Come è considerato da altri sufi?

Se simpatizzasse per la psicoanalisi non lo so e non credo proprio per il Gurdjieff che ebbe contatti profondi con la Tariqa sufica Nasqbandyia cui sembra fosse segretamente affiliato.Non o chiesto ad "altri sufi" come sia considerato,penso che proprio non sia affatto considerato!
Saluti.

harunabdelnur
16-07-06, 22:29
Per Eimerich.
Il tuo intervento n°12 circa la scienza moderna mi è piaciuto.

harunabdelnur
16-07-06, 22:32
sob:i

Possiamo discutere sull'argomento lo sai che non posso scrivere a lungo con questo computer!:-00w09d

eliodoro
16-07-06, 23:52
Se simpatizzasse per la psicoanalisi non lo so e non credo proprio per il Gurdjieff che ebbe contatti profondi con la Tariqa sufica Nasqbandyia cui sembra fosse segretamente affiliato.Non o chiesto ad "altri sufi" come sia considerato,penso che proprio non sia affatto considerato!
Saluti.

Certe simpatie le ebbe maggiormente il fratello, Omar Alì Shah, che sotto lo pseudonimo di Raphael Lefort scrisse " I maestri di Gurdjeff ", ediz. mediterranee.

Eliodoro

Eymerich (POL)
17-07-06, 00:07
Se simpatizzasse per la psicoanalisi non lo so e non credo proprio per il Gurdjieff che ebbe contatti profondi con la Tariqa sufica Nasqbandyia cui sembra fosse segretamente affiliato.

Se non sbaglio è proprio Idries Shah a voler identificare la confraternita di Sarmoung con una filiazione Naqshbandi. E poi non era lo stesso Idries Shah affiliato alla tariqa Naqshbandiyya?

Eymerich (POL)
17-07-06, 00:08
Certe simpatie le ebbe maggiormente il fratello, Omar Alì Shah, che sotto lo pseudonimo di Raphael Lefort scrisse " I maestri di Gurdjeff ", ediz. mediterranee.

Eliodoro

Idries non le ebbe proprio o le ebbe in maniera meno manifesta?

stuart mill
17-07-06, 00:18
Possiamo discutere sull'argomento lo sai che non posso scrivere a lungo con questo computer!:-00w09d

parla pure: se è inerente in qualche maniera all'oriente, lo posto nel forum orientale

eliodoro
17-07-06, 00:21
Idries non le ebbe proprio o le ebbe in maniera meno manifesta?

Era un personaggio un po' eclettico, ( scrisse anche libri dedicati alla magia , come "The secret lore of magic " ) quindi è probabile che fosse d'accordo col fratello secondo il quale Gurdjeff assemblò il suo sistema miscelando qualcosa imparato dai sufi, qualcosa preso da qualche ordine neo-pitagorico in Grecia, qualcosa mutuato da un buddhismo rivisto e corretto.

E.

Stradivari_13
17-07-06, 01:34
Se non erro, Idris Shah era originariamente un iniziato naqshbandi (ha persino combattuto in Afghanistan contro i sovietici), ma la sua formulazione di un "sufismo senza islam" lo pone pso facto fuori dall'ortodossia sufi, e pertanto anche fuori dall'ordine naqshbandi (del quale una ovvia conditio sine qua non è l'essere musulmano...). In qualsiasi ambiente sufi degno di questo nome egli non gode pertanto del minimo credito.
Quanto a Gurdjeff, ricordo che in una sua lettera Guènon invitava il suo interlocutore (che gli aveva chiesto cosa pensasse di questo personaggio) a fuggirlo come la peste.....

Un saluto,
Talib.

PS: nonostante il nick diverso sono sempre io. E' che scrivo dal portatile di mio fratello, e su POL ho l'accesso automatico col suo utente :p

harunabdelnur
17-07-06, 07:06
Assalamualeikum caro Talib!
Non volevo proprio dirlo, in quanto a Gurdaief riconfermo quanto ho scritto, negando però che abbia fatto il collage cui si è accennato.
Wassalamualeikum AN

Talib
17-07-06, 14:55
Caro Harun, ricambio i saluti ma non ho mai detto di essere musulmano ;). Forse il mio nick arabo ti ha tratto in inganno, ma certamente l'avatar indica tutt'altro...
Come premesso già dalle prime volte che ho iniziato a scrivere su POL, mi considero unicamente quale seguace della Tradizione Primordiale, e pertanto sono un musulmano nella stessa misura in cui sono un cattolico, un cristiano ortodosso, un pagano, o un seguace delle religioni indiane o cinesi (ho citato intenzionalmente tutte le forme tradizionali rappresentate qui su POL).
Quanto alla forma tradizionale specifica tramite la quale mi ricollego alla Tradizione Unica, questa è una informazione privata che preferisco resti tale, che considero ininfluente ai fini di quello che scrivo, e che desidero sia tale per chi mi legge.

Un saluto :),
Talib.

mauditos
19-07-06, 17:17
Con riferimento al messaggio n. 12 di Eymerich, stavo riflettendo che le scienze moderne sono, per loro stessa ammissione, scienze del probabile. Nessuna conoscenza certa, infatti, può essere da esse desunta. Nemmeno in matematica, in fondo, perché si parte da assiomi che sono, in definitiva, arbitrari (si vedano gli assiomi delle geometrie non euclidee).

Quindi, mi chiedo, la scienza moderna presuppone una verità a cui ci si deve avvicinare asintoticamente o piuttosto la scienza moderna ha nel suo campo d'azione soltanto una spiegazione soggettiva dei fenomeni in modo da poterli in qualche modo utilizzare?

Infine, mi chiedo, è possibile costruire una scienza dell'assolutamente certo? E su che basi?

Sarebbe interessante aprire una discussione in merito.
Saluti,
Maurizio.

testadiprazzo
24-07-06, 00:05
.

Eymerich (POL)
24-07-06, 00:12
E un buon libro di Osho..per esempio..può essere molto più utile allo scopo..che non un libro di Guenon..perchè quest'ultimo..implica per la sua comprensione..che già si sia iniziati..in qualche modo..pena il fare operazione culturale..in lui che scriveva per fare opera di comprensione..

Il post è bello. :)

Ma Osho, per cortesia!!!!! :eek: :-0#09o

Astieniti, gentilmente, non è luogo..... :K

Saluti :-:-01#19

Talib
24-07-06, 00:59
che non un libro di Guenon..perchè quest'ultimo..implica per la sua comprensione..che già si sia iniziati..in qualche modo

Cioè l'opposto di quelle che erano le intenzioni del Guenon, il quale si auspicava l'iniziazione quale punto d'arrivo della sua opera, non punto di partenza.
Mi spiace, ma credo che Guènon tu lo abbia capito molto poco. Il riferimento al falso maestro neo-spiritualista Osho ne è una conferma :(

Un saluto,
Talib

testadiprazzo
24-07-06, 01:16
.

Eymerich (POL)
24-07-06, 01:43
Ho capito..però..devo dire che l'iniziazione..quando è un concetto mentale..tutto sommato diventa noiosa..e quello che poi rimane è la caduta nello psicologismo..perchè se non si capisce che Osho è un Maestro del Sanathana Dharma..mi viene il dubbio che non di comprensione discutiamo..ma di cultura..e allora convengo con te..che di Osho non è possibile fare cultura.. ma solo esperienza..esattamente come con l'iniziazione..ma se interessa la cultura..io ..qui ci faccio poco..perchè solo la Conoscenza mi interessa..e non l'erudizione..ma Guenon..non diceva lo stesso?:D
La mia fortuna vedi..è stata quella di studiare Guenon dopo aver letto Osho..anzi..l'uno mi serviva a comprendere l'altro..perchè sai..i veri Maestri non sempre dicono la verità..a loro interessa svegliare..i discepoli..che le teorie possono attendere..Guenon..invece placa la mente..perchè spiega concettualmente quello che i Maestri dicono in termini più informali..ma l'essenza è la stessa..
Il ritrovare la medesima essenza..ha fatto di me il più intellettuale dei sannyasin e il più eterodosso dei Guenoniani..ma ambedue sono l'altra faccia della medaglia..
Fermarsi a Guenon..significa essere pallosi e pedanti..e fermarsi a Osho significa essere poco intellettuali..
Comunque una cosa è chiara..se non sono compresi tramite un Maestro che lo ha spiegato..cosa sono certi concetti..dubito che Guenon sia capito..soprattutto quando dice che l'insegnamento iniziatico non è pedante..che i vertici possono essere raggiunti senza saper leggere o scrivere..etc..
Comunque..la sicurezza con cui dici certe cose mi insospettisce sull'effettivo valore delle stesse..e,,se vuoi capire qualcosa di reale sull'iniziazione leggiti il libro dei segreti o la dottrina suprema ..sempre di Osho..e vedrai..che se cerchi potere e non verità..la lettura non sarà inutile..se invece il potere che cerchi è quello dell'erudizione storico-filologica..non lo leggere..che Guenon basta e avanza..anche se poi..il potere culturale non è il massimo..nei confronti della Verità..
Comunque..se il forum non è troppo pieno di simbolismo e filologia..ma vengono affrontati argomenti metafisici..posso lasciare qualche intervento..
se invece il forum privilegia più che la metafisica..la storia comparata delle religioni..scapperò a gambe levate..perchè non c'è niente di peggio dell'erudizione..per allontanare dal Centro..e dare l'illusione di sapere..quando invece di sole parole la testa abbiamo piena..


Ripeto: non è questo il luogo per certe manfrine neospiritualiste.
Osho (che è Advaita tanto quanto Idries Shah è sufi) sei pregato di tenerlo fuori di qui.

Mi rammarico sinceramente delle vittime mietute da certi pseudo maestri. Ma ti auguro, in tutta sincerità, di trovare comunque quello che cerchi.

Il discorso Osho è definitivamente chiuso.

testadiprazzo
24-07-06, 02:05
.