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stuart mill
17-05-06, 00:59
Senza ombra di dubbio, la Vaishnava è la tradizione spirituale più ricca di letteratura, di filosofia, di religione e di straordinari momenti storici.
Il vaishnavismo è la dottrina della devozione a Vishnu (http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/Induismo/dei.html), il Dio Ultimo e Assoluto. La supremazia di Vishnu su tutti gli altri dei del pantheon vedico è proclamato dai Veda stessi; è infatti dai pori della Sua pelle che emanano gli universi materiali, da Lui proviene Brahma, dal quale viene poi generato Shiva, ed è da una delle Sue espansioni che scaturiscono poi tutti gli Avatara divini. Ma il fatto che Vishnu sia la Persona Suprema non proibisce di provare un qualsiasi sentimento di devozione, talvolta persino superiore, per una delle tante divinità di cui i Veda parlano. Il sentimento è soggettivo e quindi si può essere devoti di Shiva, di Brahma, di Indra, delle Shakti, di Varuna o di Ganesha, sempre che si sia coscienti che il Dio Supremo è Vishnu. Om tad vishnu paramam padam, afferma il Rig-Veda: nulla è più elevato che prendere rifugio ai Suoi piedi.


http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/Induismo/vishnuismo.html#2

stuart mill
17-05-06, 01:02
La dottrina della devozione a Vishnu, la Vishnu-bhakti, è straordinariamente variegata e complessa, in quanto Egli ama assumere un numero praticamente illimitato di aspetti. In altre parole, Vishnu si espande in personalità diverse con le quali svolge particolari funzioni. Basti leggere il Primo Canto della Srimad-Bhagavatam per rendersene conto.
Si dice che Vishnu assuma soltanto dieci forme (Dashavatara), ma questo è vero solo parzialmente. In realtà quelle dieci sono solo alcune, da una certa prospettiva forse le principali, ma certamente non le uniche. Infatti nelle Scritture è detto che "le Sue incarnazioni sono tanto numerose quanto le onde dell'oceano". Tra i Dashavatara troviamo i celeberrimi Krishna e Buddha; il primo in India è il più celebre tra gli Avatara.
Perciò ognuno, in accordo ai propri gusti spirituali, può scegliere di essere un devoto di Vishnu (diventando così un Vaishnava) venerando una qualsiasi delle personalità divine con le quali periodicamente Egli scende in questo universo materiale. Così abbiamo devoti di Krishna, di Rama, di Nrishinga, di Kurma, di Varaha, di Matsya e di tanti altri. Nel corso dei millenni queste tradizioni hanno sviluppato una letteratura propria, generalmente molto vasta, una propria dottrina, una particolare pratica devozionale spesso anche diversa dalle altre, pur rimanendo tutte tradizioni Vaishnava. Si può così immaginare quale vastità abbia l'argomento che andiamo a trattare.
L'accusa di politeismo che gli studiosi occidentali muovono alle religioni di origine vedica scaturisce dalla profonda ignoranza di questi, i quali forse non si sono mai accorti che nessun testo vedico ha mai celebrato l'esistenza di diversi Dei Supremi. C'è un Dio solo, tutti gli altri Gli sono subordinati. I Vaishnava venerano e amano forme diverse dello stesso Dio, a seconda del loro sentimento naturale.
Generalmente nelle università occidentali il vaishnavismo storico viene presentato come diviso in due movimenti distinti: il Bhagavata e il Pancaratra. Tale divisione viene presentata come una sorta di scissione ideologica interna. Ma anche questo non è esatto. Infatti le Pancaratra sono particolari scritture che indicano i canoni di comportamento a quei Vaishnava che provano una particolare attrazione verso la vaidhi-bhakti (cioè la devozione caratterizzata dallo spirito di sottomissione). A chi si sente attratto all'idea di Vishnu visto come il Creatore di tutto, il Signore immenso e opulento, la Divinità dei pianeti Vaikuntha, studieranno le Pancaratra e praticheranno le loro regole.
I Bhagavata, invece, amano quelle scritture che indicano i modi grazie ai quali è possibile sviluppare la raganuga-bhakti, cioè il servizio devozionale in un sentimento diverso, certamente più intimo, in cui si può vedere Vishnu come amico, come amante, come parente.
Dunque i Pancaratra accettano Vishnu come origine di tutto e studiano in modo particolare il Vishnu Purana, mentre i Bhagavata venerano Krishna come l'origine di ogni cosa, Vishnu compreso. Questi ultimi accettano come massima autorità filosofica la Bhagavad-gita e la Srimad-Bhagavatam.
In realtà, dal punto di vista dottrinale, non c'è contesa tra di loro, ma una rapporto di compenetrazione reciproca.
Procediamo ora a discutere i punti salienti della filosofia Vaishnava.
Sistemi atei come il Karma-mimamsa e il Sankhya-nirishvara considerano gli dei come esseri generati dal karma e ritengono che il cosmo sia retto da una legge impersonale. I Vaishnava, invece, in perfetta sintonia con il Vedanta, affermano che l'Essere Supremo non può essere soggetto a nessuna legge.
Dio esiste, ed è Vishnu, o Krishna. Per quanto riguarda la precisa identificazione di questo Essere Supremo, se è l'uno o l'altro, alcuni sostengono che Krishna sia una delle incarnazioni di Vishnu, mentre altri affermano il contrario, e cioè che il Supremo sia Krishna e che Vishnu è una delle Sue espansioni plenarie. Dopo discussioni che per la verità non sembrano ancora esaurite, pare certo che tutte le scritture accettate come autentiche siano concordi nel sostenere la seconda ipotesi (krsnas tu bhagavan svayam, isvara paramah krsna). Krishna è dunque l'origine di tutto ciò che esiste, sia del mondo materiale che del mondo spirituale. Una delle ragioni del suo "espandersi" in forme secondarie (come per l'appunto Vishnu), è che Egli non vuole mai venire in contatto con la Sua creazione materiale, per cui preferisce far assolvere ai Suoi diversi e numerosi Avatara i compiti necessari al mantenimento degli universi e alla salvezza delle anime cadute.

stuart mill
17-05-06, 01:07
Dio esiste, ed è Vishnu, o Krishna. Per quanto riguarda la precisa identificazione di questo Essere Supremo, se è l'uno o l'altro, alcuni sostengono che Krishna sia una delle incarnazioni di Vishnu, mentre altri affermano il contrario, e cioè che il Supremo sia Krishna e che Vishnu è una delle Sue espansioni plenarie. Dopo discussioni che per la verità non sembrano ancora esaurite, pare certo che tutte le scritture accettate come autentiche siano concordi nel sostenere la seconda ipotesi (krsnas tu bhagavan svayam, isvara paramah krsna). Krishna è dunque l'origine di tutto ciò che esiste, sia del mondo materiale che del mondo spirituale. Una delle ragioni del suo "espandersi" in forme secondarie (come per l'appunto Vishnu), è che Egli non vuole mai venire in contatto con la Sua creazione materiale, per cui preferisce far assolvere ai Suoi diversi e numerosi Avatara i compiti necessari al mantenimento degli universi e alla salvezza delle anime cadute.

stuart mill
17-05-06, 01:32
Le Divinità Indù

Il Pantheon delle Divinità indù è estremamente variegato e proprio questa sua ampiezza ha portato parecchi a ritenere l'Induismo una religione politeista.
Uno studio approfondito mostra invece l'inesistenza di un politeismo, ma piuttosto uno spinto enoteismo. Quando ci si confronta con le forme del Divino in India, occorre considerare che in realtà non esiste una religione indù, ma è l'Occidente che la considera tale perché non è in grado di concepire la molteplicità delle forme del Divino e, soprattutto, non è concepibile la tolleranza religiosa.
Quando vediamo le figure di Ganesha (o Ganapati) o Vishnu, dobbiamo pensare a due distinte divinità, ma a due diversi culti seguiti da persone diverse per etnia, localizzazione geografica, storia e cultura. L'India per certi versi è una contraddizione. E' stata forse l'unico paese al mondo ad avere conquistato l'indipendenza dalla colonizzazione britannica attraverso l'uso del principio della ahimsa (non violenza) grazie all'illuminata azione del Mahatma Ghandi. Ma è altresì vero che subito dopo l'indipendenza si verificarono degli scontri sociali fra i musulmani e gli indù, perché non si riuscì a mantenere integra l'unità nazionale e quella che in passato era un insieme organico di stati, venne suddiviso in India, Packistan e, in seguito, Bangladesh.
I tanti culti si accompagnano a migliaia di dialetti e sottodialetti, a migliaia di sottocaste. Anche il sistema delle caste ha influito sui culti delle genti d'India.
Infatti è vero che esistono 4 caste principali (del sacerdotale, guerriero, commerciante, operaio) più i fuoricasta, ma è altresì vero che ognuna di questa al suo interno prevede migliaia di sottocaste, dipendenti dai luoghi di origine, dalle diverse corporazioni di lavoro, dai dialetti e dagli dei tutelari.
Cercare di spiegare questo aspetto ad un occidentale non è facile, specialmente ad un protestante, mentre forse sarà più facile che un cattolico capisca. Per i cattolici i santi sono delle figure importanti di intermediazione fra il cielo e la terra. Queste figure per taluni acquisiscono una tale importanza che diventano centrali nella devozione e nei culti. Non che il Divino o la sua incarnazione divenga non importante, semplicemente Esso viene adorato attraverso l'adorazione del Santo, considerato a tutti gli effetti una manifestazione del Divino e della sua Volontà.
Si può essere devoti di un particolare Santo, mentre gli altri possono andare incontro ad un totale disinteresse. Ma mai ci verrebbe in mente di non considerarli ugualmente santi, esulano semplicemente dal nostro interesse. Questo avviene perché in Occidente esistono delle Chiese che si sono secolarizzate e organizzate, accettando degli organi centrali di controllo e emanazione della Dottrina a cui tutti si attengono.
L'India, nel corso dei secoli, ha visto nascere migliaia di filosofi realizzati e, tranne pochi (vedere Buddismo e Jainismo), tutti hanno riconosciuto l'autorità dei Veda, dando vita ai sei darshana bramanici (vedere la sezione filosofie di Vidya Bharata). Questi darshana sono i sistemi filosofici dell'India e in essi i vari culti trovano le radici teologiche.
Contemporaneamente questi rishi o saggi o filosofi o santi o illuminati o realizzati o avatara, così come venivano chiamati dai contemporanei partecipavano (in toto o parzialmente) alla vita sociale delle comunità ove vivevano (anche quando si ritiravano nella foresta o sulle montagne più alte, alcuni mantenevano un contatto con la società attraverso i discepoli che ne diffondevano l'insegnamento. La pura metafisica è difficile da spiegare a chi non abbia affrontato la natura dell'essere, e per una tale opera occorrono particolari qualificazioni, non ultima un disponibilità alla rinuncia agli attaccamenti al mondo profano. La metafisica è un'esperienza diretta, è la vera spiritualità e prescinde da ogni aspetto eruditivo, emotivo o di attività. Se è difficile trasmettere l'esperienza metafisica, è possibile tramandarne la testimonianza attraverso la metafora, la parabola, il mito e quindi la religione.
La percezione del sovrannaturale è una qualità innata nell'uomo, e fin dalla preistoria troviamo l'insorgenza dei culti. L'intuizione dell'esistenza di un ordine superiore che regolasse il mondo e l'intero creato è presto sorta e si è organizzata all'interno delle singole comunità (e poi etnie). Nel tempo alcuni hanno esplorato a fondo questa intuizione e si sono resi conto che questo ordine superiore, che possiamo iniziare a chiamare Dio, non era un qualcosa di separato dal mondo, ma lo stesso mondo ne era la manifestazione e pertanto era raggiungibile anche attraverso una ricerca interiore.
Quindi i culti si sono sviluppati indipendentemente dalla filosofi, ma presto sono stati usati per testimoniare la metafisica del Divino da parte degli illuminati. L'India è un luogo ove esiste ancora la religione primordiale, mantenuta viva nonostante le invasioni che nei millenni hanno portato nuova linfa genetica e culturale.
I rishi riuscirono a mostrare come in ogni culto fosse contenuta la via per accedere al Divino e che quella forma che ogni culto adorava altro non era che una forma della Realtà Assoluta o Dio impersonale.
Di fronte a questi saggi che sostenevano tutti la medesima cosa, fu facile comprendere che gli altri culti adoravano sempre lo stesso Divino in altra forma.
Tranne durante le dominazioni islamiche e la riforma buddista, non c'è mai stata una coincidenza fra potere politico e potere religioso. Infatti la classe dominante in India non è mai stata quella dei bramani, ma quella degli ksatryia, ossia quella dei guerrieri. Nessuno ha mai dichiarato eretiche o sterminato le altre chiese o gli altri oppositori religiosi come sono solite fare le religioni semitiche. Né, a parte la breve parentesi del Buddismo, non è esistito in India il concetto di proselitismo. Nel momento stesso che tutti i culti adoravano lo stesso Dio in forma diversa, non c'era motivo di combattere lotte fratricide ed inutili.
Quando il santo, il saggio, il profeta, il Maestro che vedi come Maestro, come manifestazione del tuo Dio, ti dice che quel tuo Dio è unico ed assoluto e la forma che vedi è solo una delle sue tante, e che quella del tuo vicino è una di queste, non puoi combattere il tuo vicino in nome di questa forma, né tanto meno cercare di convincerlo che la tua forma è la migliore: si tratta solo di forme.
Questo ha permesso ad un enorme sviluppo di forme del Divino, a cui i poeti e mistici hanno cucito intorno storie e parentele, per mostrare come tutte fossero sempre e solo Una.

Bodhananda

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stuart mill
17-05-06, 01:34
Nella mitologia dell'induismo (http://www.riflessioni.it/enciclopedia/induismo.htm) uno degli avatara, o incarnazione, del dio Vishnu, ma per molti devoti semplicemente il Dio supremo e salvatore universale. Storicamente, numerosi e differenti "culti di Krishna" si diffusero nei secoli, plasmando una divinità dai numerosi aspetti, come Krishna ladro del burro, fanciullo malizioso ma adorabile (legato alla città di Vrindaban, a sud di Delhi) e il Krishna dalla pelle blu, divinità pastorale che suona il flauto (il significato letterale del nome krishna è "nero"). I suoi due aspetti più importanti per la storia dell'induismo, però, sono quelli di protagonista della guerra descritta nel Mahabharata e di dio mandriano, amato dalle pastorelle.

Il guerriero Krishna dell'epica del Mahabharata svolge, come auriga dell'eroe Arjuna, il ruolo chiave nel più noto episodio del poema, il "Canto del Signore", o Bhagavad (http://www.riflessioni.it/testi/bhagavata.htm)-Gita. Qui egli insegna varie vie di liberazione, ma, soprattutto, si rivela come Dio onnipotente. Dio (Krishna) è quindi l'unico vero attore dell'universo e l'unico possibile oggetto di devozione, che ricambia a sua volta l'amore dei devoti. La Bhagavad-Gita è probabilmente il più popolare fra i testi indù, ma è particolarmente significativo per i devoti di Vishnu, che indentificano il Krishna della Gita con il loro grande dio.

Mentre la devozione (bhakti) raccomandata dalla Gita è di tipo relativamente ascetico, quella legata al Krishna mandriano è intensamente emozionale ed erotica. Questa relazione d'amore tra la divinità e i suoi devoti si esprime nei racconti popolari degli incontri di Krishna con pastorelle (gopi) come Radha. Queste storie diedero origine a una copiosa letteratura, e in particolare ai Bhagavata-purana del IX secolo (http://adv08.edintorni.net/affiliati/click/?q=astratti+secolo&a=1812&e=1&y=10&j=edfsclkmiurl%3Dhttp%253a%252f%252fadfarm%2Emedia plex%2Ecom%252fad%252fck%252f724%2D13008%2D5855%2D 172%253fid%253d308%26bidid%3D38917776%26searchguid %3D%25D0%25D1%258E%25D2%25FF%2585%259D%2585%25AC%2 5C9%25EA%258A%25B2%2591%25ED%25BA%259F%25EB%25ED%2 580%25BC%25F1%25F1%2593%25BF%25AA%25E4%25AC%259F%2 5E1%25D2%25C6%25B3%2586%2597%25E1%26domain%3DIT%26 affiliateid%3D336%26position%3D1%26keyword%3Dastra tti%2Bsecolo%26searchdate%3D16%2BMay%2B2006%2B19%2 53a26%253a49%253a04&r=&x=17%2F05%2F2006+01%3A31%3A38&z=tt.lh.f5627ada30c3506a26de44c266a8e76a&i=336) e al Gitagovinda, "Canto del mandriano" di Jayadeva (XII secolo (http://adv08.edintorni.net/affiliati/click/?q=astratti+secolo&a=1812&e=1&y=10&j=edfsclkmiurl%3Dhttp%253a%252f%252fadfarm%2Emedia plex%2Ecom%252fad%252fck%252f724%2D13008%2D5855%2D 172%253fid%253d308%26bidid%3D38917776%26searchguid %3D%25D0%25D1%258E%25D2%25FF%2585%259D%2585%25AC%2 5C9%25EA%258A%25B2%2591%25ED%25BA%259F%25EB%25ED%2 580%25BC%25F1%25F1%2593%25BF%25AA%25E4%25AC%259F%2 5E1%25D2%25C6%25B3%2586%2597%25E1%26domain%3DIT%26 affiliateid%3D336%26position%3D1%26keyword%3Dastra tti%2Bsecolo%26searchdate%3D16%2BMay%2B2006%2B19%2 53a26%253a49%253a04&r=&x=17%2F05%2F2006+01%3A31%3A38&z=tt.lh.f5627ada30c3506a26de44c266a8e76a&i=336)), diventando anche un argomento prediletto per la rappresentazione artistica e la produzione teatrale.

Due personaggi importanti per quanto concerne gli sviluppi successivi della devozione a Krishna sono il bengalese Chaitanya e Vallabhacaraya, nato nell'India meridionale, entrambi attivi nel XVI secolo (http://adv08.edintorni.net/affiliati/click/?q=astratti+secolo&a=1812&e=1&y=10&j=edfsclkmiurl%3Dhttp%253a%252f%252fadfarm%2Emedia plex%2Ecom%252fad%252fck%252f724%2D13008%2D5855%2D 172%253fid%253d308%26bidid%3D38917776%26searchguid %3D%25D0%25D1%258E%25D2%25FF%2585%259D%2585%25AC%2 5C9%25EA%258A%25B2%2591%25ED%25BA%259F%25EB%25ED%2 580%25BC%25F1%25F1%2593%25BF%25AA%25E4%25AC%259F%2 5E1%25D2%25C6%25B3%2586%2597%25E1%26domain%3DIT%26 affiliateid%3D336%26position%3D1%26keyword%3Dastra tti%2Bsecolo%26searchdate%3D16%2BMay%2B2006%2B19%2 53a26%253a49%253a04&r=&x=17%2F05%2F2006+01%3A31%3A38&z=tt.lh.f5627ada30c3506a26de44c266a8e76a&i=336). L'attuale movimento degli Hare Krishna, portato in Occidente nel 1965 da A.C. Swami Bhaktivedanta (http://www.riflessioni.it/enciclopedia/vedanta.htm), deriva direttamente dalla scuola di devozione fondata da Chaitanya (http://www.riflessioni.it/testi/bhagavata.htm).

fonte: www.vedanta.it (http://www.vedanta.it/)

libro consigliato su Krishna (http://tracker.tradedoubler.com/click?p=10388&a=956568&g=0&url=http://www.ita-bol.com/bol/main.jsp?action=bollibri&tipoContrib=AU&codPers=0019600)
di Schurè: I grandi iniziati. Storia segreta delle religion (http://tracker.tradedoubler.com/click?p=10388&a=956568&g=0&url=http://www.ita-bol.com/bol/main.jsp?action=bollibri&tipoContrib=AU&codPers=0019600)

Madhur
28-10-06, 21:02
Tutto molto corretto e interessante.
Volevo solo aggiungere che Krishna, come fonte di tutti gli Avatara, non lascia mai Vrindhavana, ovvero il luogo dei suoi divertimenti (Lila) con le gopi e gopa, perchiò quando Krishna nella storia Uccide Kamsa, e fonda Dvaraka in realtà non è Krishna, ma un Avatara di nome Krishna-Vasudeva, lo stesso che insegna la scienza dello yoga ad Arjuna ecc...
Quando le gopi con a capo Radharani, vanno sul campo di battaglia di Kurukshetra per incontrare l'oggetto del loro amore, al Suo arrivo loro non lo riconoscono, per loro Krishna è solo il pastorello che guida le mucche e suona il flauto... Quello è Krishna anche per il Bhakta, nel mood di Radharani e delle gopi nello spirito più alto di Madhurya-lila.

stuart mill
29-10-06, 14:56
Aspetta, questo è il punto di vista dei gaudya: per tutti gli altri, Krishna è GIA' un'avatara, quindi non se ne crea un altro...

Madhur
30-10-06, 17:55
Ma sai che non lo so di preciso?
In realtà si tratta delle caratteristiche di Krishna, no so se è un discorso legato esclusivamente alla tradizione Gaudya.
Il punto di vista Gaudya in effetti prende per buoni gli insegnamenti di Mahaprabhu e in definitiva vediamo Lui come divinità da adorare.
Come la dici tu pare che Krishna sia visto da altri Vaishnava come un avatara di Vishnu, ok per i Pancaratra ma ovvio che parlo dei Bhagavata ed è in quel caso che affermo questo, ovvero di Krishna come fonte degli Avatara e sul fatto che Krishna non lasci mai Vrindhavana credo che sia una faccenda ancora precedente a Mahaprabhu... Non so dirti se il concetto era già presente con Madhvachandra, egli era molto più Vishnuita che (scusate il termine) Krishinaita, e ovviamente non so nulla di preciso riguardo le altre sampradaya!

stuart mill
31-10-06, 13:19
Beh, i Vishnuiti, ovvimente, credono che Vishnu sia il Dio, e che quindi, Krishna, Rama, Pashu rama, Matsya etc siano avatara. Poi certo, i seguaci di Rama, pensano che in realtà sia Rama , i krishnaiti pensano che sia Krishna...

Madhur
01-11-06, 15:40
Beh, i Vishnuiti, ovvimente, credono che Vishnu sia il Dio, e che quindi, Krishna, Rama, Pashu rama, Matsya etc siano avatara. Poi certo, i seguaci di Rama, pensano che in realtà sia Rama , i krishnaiti pensano che sia Krishna...

Sai bene anche quanto nel nostro piccolo siamo piuttosto escluvisti...:p ... senza essere fanatici :-0#09o (almeno per me:-01#44 )