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stuart mill
17-05-06, 01:40
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la crescita spirituale,
la consapevolezza,
la pace interiore,
la felicità,
la testimonianza. BUDDHA e il BUDDHISMO
Semplici domande e risposte
(per approfondimenti storici clicca qui (http://www.nostraterra.it/approfondimenti.html))
1 - Buddha è un Dio?
Buddha è stato un semplice uomo.
2 - Perché viene adorato come un Dio?
Questa è un'idea errata che nasce dall'ignoranza relativa al Buddhismo. Non c'è motivo per adorare Buddha come un Dio.
3 - Quale Dio adorano i Buddhisti?
Buddha e i suoi seguaci non hanno parlato di Dio.
.HOME PAGE (http://www.nostraterra.it/index.html)http://www.nostraterra.it/img/buddha5.jpg

IL BUDDHISMO... COS'È?

4 - Dunque i Buddhisti sono atei?
Buddha NON si è occupato dell'esistenza o della non-esistenza di Dio. L'insegnamento Buddhista riguarda la liberazione dalla sofferenza. Esso ha caratteristiche di grande universalità e non è incompatibile con la fede in Dio, né con l'agnosticismo o l'ateismo. L'esistenza e la natura di Dio non sono trattati nelle argomentazioni del Buddhismo. Possiamo quindi affermare che nessuno dovrebbe percepire, da parte del Buddhismo, una "concorrenza" alla propria fede, qualunque essa sia.
5 - Il Buddhismo è o non è una religione?
In realtà il Buddhismo NON è una religione, nel senso comune in cui questo termine è inteso. Ovverosia come una tradizione istituzionalizzata concernente una dottrina su Dio, su come gli uomini possono adempiere la Sua volontà, sulle autorità che possono fare da tramite fra l'umano e il divino, ecc...
Il Buddhismo ha, nei confronti di ciò, due caratteristiche fondamentali:
a) NON è alcuna di queste cose,
b) NON si pone in conflitto o in alternativa con esse. È un fatto che, in alcuni paesi come il Tibet, il Buthan, la Thailandia... il Buddhismo è stato fatto diventare un sistema teoretico o una "religione di stato", con tanto di Chiesa, di autorità ecclesiastiche, di dottrine, di moralismi. Di ciò non possiamo certo accusare Buddha, e nemmeno il suo insegnamento originale. Come, del resto, non possiamo accusare Gesù per gli errori delle Chiese Cristiane, per le loro scissioni istituzionali e per le loro divergenze dottrinarie...
Sul fatto che il Buddhismo sia o non sia una "religione", tanto l'occidente che l'oriente sono destinati, per lungo tempo ancora, ad alimentare una interminabile serie di favole e di pregiudizi.
6 - Se dunque il Buddhismo non è una religione, cos'è?
>>>Il Buddhismo è un sistema pratico per affrontare il problema della sofferenza e per cercare una liberazione da essa. Fra le poche convinzioni del Buddhismo c'è quella che nessuna acquisizione intellettuale sia risolutiva in tal senso, né le speculazioni filosofiche, i culti, le pratiche liturgiche o i ritualismi di varia natura.
Il Buddhismo invita a compiere un percorso che deve essere:
a) esperienziale,
b) personale, al di fuori di ciò ci si sposta verso cose che possono essere belle, elevate, utili, ma che NON sono il Buddhismo<<<
7 - Tornando a Buddha, chi era?
Il Buddha che conosciamo dalle tradizioni è un'entità costituita in larga misura da elementi simbolici e leggendari. Esso è comunque inteso come pura e semplice natura umana. NON sarebbe corretto immaginare Buddha come un'essere sovrannaturale, in grado di compiere miracoli, una incarnazione divina o Dio stesso. La figura di Buddha fornisce lo stereotipo di ciò a cui l'uomo dovrebbe aspirare: ovverosia al fatto di essere illuminato e liberato.
Tutto questo non esclude, anzi probabilmente implica, che la figura di Buddha abbia radici in qualche realtà storica. È possibile, infatti che essa abbia preso l'avvio da un personaggio di stirpe regale, vissuto a cavallo fra il sesto e il quinto secolo a.C., contemporaneo di altri "grandi dello spirito": il greco Pitagora, il persiano Zarathustra, i cinesi Confucio e Lao Tze. Il Buddhismo ha ricevuto grande impulso da parte di un re indiano del III secolo a.C., Ashoka, il quale ha adottato (o adattato?) l'insegnamento per farne una religione di stato. Del resto si pensi al fatto che la prima stesura scritta dei "detti del Buddha" è stata fatta a Ceylon (oggi Sri Lanka) quattro secoli dopo il periodo presunto in cui Buddha sarebbe vissuto, e migliaia di kilometri più a sud dei luoghi della predicazione originaria.
Una delle fonti migliori per conoscere la figura di Buddha, e alcuni dei suoi probabili aspetti storici, è la seguente:
Thich Nhat Hanh, VITA DI SIDDHARTA IL BUDDHA, Astrolabio Ubaldini Editore, Roma (1992).In questo libro si racconta che Buddha, il principe Gautama, o Siddharta, della nobile famiglia Sakya, in giovane età avrebbe lasciato moglie e figlio nonché avrebbe rinunciato al diritto al trono per darsi alla vita ascetica, in cerca della causa della sofferenza umana e della verità spirituale. Avendo sperimentato diverse filosofie e diverse pratiche, sarebbe giunto all'illuminazione attraverso una profonda interiorizzazione e la convinzione che gli eccessi e i vari ascetismi, così come i dogmi, le liturgie e le pratiche cultuali, non giovano in alcun modo allo sviluppo della consapevolezza. La vera consapevolezza, che é anche felicità, si raggiunge attraverso l'ABBATTIMENTO DELL'ILLUSIONE. Egli avrebbe insegnato vagando per molti decenni nell'India settentrionale, raccogliendo una vasta comunità di seguaci, talvolta osteggiato dal clero brahmanico locale. Sarebbe morto all'età di oltre ottanta anni.
8 - Cosa insegna il Buddhismo?
Il Buddhismo è un metodo, non una teologia o una dottrina. Più che teoria esso è PRATICA: un approccio operativo che ciascuno dovrebbe adottare nei confronti della propria vita. Ovviamente tale approccio prende le mosse da alcune convinzioni fra cui, volendo sintetizzare, quella che...
la vita è accompagnata dalla sofferenza perché l'uomo vive nell'inconsapevolezza della realtà,
egli si affida ai sensi e alla coscienza mentale, accettando come realtà quella che invece è un'interpretazione psicologica di carattere simbolico e illusorio, compresa la percezione del proprio sé come entità separata. La sofferenza è il prodotto di questa dissociazione. Nessuna acquisizione intellettuale può sradicare la sofferenza ma solo la realizzazione esperienziale e personale di tale dissociazione.
9 - Allora secondo i Buddhisti il mondo, essendo immaginario, non esiste, lo inventerebbe la mente?
Siamo completamente fuori strada...
la realtà esiste ma l'uomo non la percepisce come tale, bensì secondo schemi che dipendono dalla sua struttura neuropsicologica.
Forma, colore, calore, suono, pienezza, rarefazione, odore, sapore... sono rappresentazioni simboliche che non rispecchiano l'essenza della realtà e che, tra l'altro, riguardano solo piccoli segmenti di realtà. Anche il tempo e lo spazio, come categorie oggettive, assolute e distinte, appartengono all'universo delle interpretazioni mentali. Percorrendo questa strada il buddhista giunge persino a mettere in discussione il senso dell'ego. Ovverosia...
nega che esista realmente nell'uomo qualcosa di essenziale che possa essere definito un sé individuale che non sia, come tante altre percezioni, una rappresentazione illusoria.
10 - Il Buddhismo insegna la reincarnazione?
Può sembrare strano: la filosofia originale del Buddhismo NON insegna la metempsicosi, intesa comunemente come trasmigrazione dell'anima individuale da un corpo ad un altro. Ciò costituirebbe una contraddizione in termini ed è, di fatto, una leggenda metropolitana. Il Buddhismo insegna innanzitutto l'inesistenza sostanziale del sé separato. Con questo presupposto, quale sarebbe l'entità individuale che trasmigra da un corpo ad un altro? Qualche sedicente buddhista risponde: la mente personale; dimenticando, o ignorando, che la mente personale è la controparte psichica dell'architettura neurologica e che con la morte essa si dissolve.
Al di là delle tante comuni credenze popolari, secondo le quali è vero tutto l'impossibile e il contrario di tutto il possibile, IL DISCORSO SULLA REINCARNAZIONE ANDREBBE RIVISITATO come concetto di UNIVERSALITÀ della vita e della sua continua trasformazione attraverso INTERSCAMBI e relazioni di CAUSA-EFFETTO (legge del karma).
Purtroppo la chiarezza su questo punto è messa seriamente in pericolo dalla disinvoltura con cui talvolta opinioni e convinzioni di facile e conveniente fruibilità sono confuse con l'insegnamento reale, non altrettanto facilmente comprensibile dalla gente comune. La storia di tutte le religioni reali è storia di un intreccio fra credenze popolari e insegnamento originario. In conclusione: l'autentico pensiero Buddhista NON implica l'idea della reincarnazione intesa nel senso tradizionale della metempsicosi.
11 - Il Buddhismo invita ad assentarsi dal mondo e dalle sue faccende?
Siamo ancora fuori strada... Il Buddhismo insegna l'illusorietà del mondo ordinario che l'uomo conosce attraverso l'esperienza sensoriale, NON l'inesistenza del mondo e della realtà essenziale. NON insegna l'assenza ma il DISTACCO, e questo non implica l'assenza ma, al contrario, è la condizione ottimale della presenza.
12 - Col Buddhismo scienza e religione entrano in urto frontale?
È esattamente il contrario! Non esiste pensiero più in armonia con le acquisizioni della scienza moderna. Lo confermano la fisica relativistica e quantistica; quella degli spazi cosmici e quella delle particelle elementari. Lo conferma la biologia evoluzionistica, la neurofisiologia e la psichiatria. L'antica immagine euclideo-newtoniana del mondo materiale, nonché quella cartesiana del mondo mentale sono illusioni prospettiche che la scienza moderna ha iniziato a svelare come tali.
13 - Il Dalai Lama è, come il Papa per i Cattolici, l'autorità suprema e centrale del Buddhismo?
Certamente NO! Il Dalai Lama è solo il presidente in esilio del Tibet (nazione attualmente sotto il dominio cinese). Il governo tibetano precedente l'invasione cinese era costituito da una clerocrazia e il capo era, ed è considerato tuttora, Tenzing Gyatso (Dalai Lama). La sua popolarità nel mondo è dovuta senz'altro alle qualità umane, culturali e spirituali, ma la sua fama è in parte il risultato di una strumentalizzazione propagandistica nel conflitto economico politico che oppone l'occidente alla Cina (fermo restando, ovviamente, che il Tibet, come ogni altro paese, ha diritto alla sua libertà e indipendenza). Molte figure del Buddhismo contemporaneo, altrettanto degne, sono sistematicamente sconosciute in occidente, perché non sono adatte ad una simile strumentalizzazione utilitaristica. Il Buddhismo non ha nessun "Pontefice". Esistono numerose scuole e interpretazioni del Buddhismo, spesso identificate con le tradizioni dei paesi nei quali ha avuto maggiore sviluppo: Tibet, Shri Lanka, Birmania, Thailandia, Cambogia, Viet Nam, Cina, Corea, Giappone... Si può così parlare di Buddhismo Theravada, Mahayana, Chan, Zen, Tantrismo buddhista, ecc... In genere queste scuole non si pongono l'una nei confronti dell'altra in una situazione di aperto conflitto, come succede invece fra Cattolici, Ortodossi e Protestanti, in ambito Cristiano, o fra Sunniti e Shiiti, in ambito Musulmano.
14 - Perché dovrei convertirmi al Buddhismo?
Personalmente lascerei perdere ogni questione di CONVERSIONE, anche perchè non stiamo parlando di una religione o di una ideologia esclusivista, e la sostituirei con tutta un'altra domanda: ...perché dovrei continuare ad ignorare il Buddhismo? Troppo spesso le religioni sono indossate come divise della propria identità etnica e culturale, ed utilizzate come pretesti per giustificare le peggiori attitudini. È tempo che l'approccio spirituale muti radicalmente sostanza e che l'idea di APPARTENENZA sia letteralmente soppiantata da quella di COMPRENSIONE. Chi è nato e cresciuto cristiano, ebreo, musulmano, indù, agnostico, ateo... dovrebbe semplicemente essere quello che è nel MODO MIGLIORE possibile. In ciò il Buddhismo fornisce un buon aiuto.
15 - Che altro insegna il Buddhismo?
Oltre alle cose dette al punto 8, possiamo aggiungere, con riferimento a quanto classicamente attribuito allo stesso Buddha, che il Buddhismo insegna i "Tre Principi Fondamentali" e le "Quattro Nobili Verità":
I "Tre Principi Fondamentali":

IMPERMANENZA (tutto ciò che è esperibile ha inizio e fine),
NON SÉ (niente ha esistenza in sé come entità distinta e separata dal resto, nemmeno l'identità dell'uomo),
NIRVANA (il substrato essenziale di tutto, compresa la dimensione umana, è una realtà radicata nella coscienza e libera dal dualismo piacere-dolore), Le "Quattro Nobili Verità":


il vivere comune è intriso di sofferenza,
la sofferenza ha delle cause che spesso ci sfuggono,
è possibile l'emancipazione dalla sofferenza,
esistono delle indicazioni per cercare la liberazione dalla sofferenza, Ovviamente tutto ciò deve essere ben spiegato, e non è questa la sede per tale approfondimento. Ci basti aggiungere che tali punti sono finalizzati a mettere l'uomo in condizioni di raggiungere l'esperienza non ordinaria di "conoscere se stesso" nella sua reale essenza. In conseguenza di ciò le cause comuni della sofferenza perdono la loro supremazia nell'universo mentale. L'uomo ha così accesso alla fonte della beatitudine totale (Nirvana) che è già latente in lui, soffocata dal meccanismo psicologico a cui si trova normalmente sottomesso. Un obiettivo che si manifesta nel corso di tutta la vita comune come anelito a qualcosa di più risolutivo e permanente del semplice appagamento dei sensi, dei desideri e degli istinti.
16 - Che devo fare se voglio approfondire la mia conoscenza del Buddhismo?
Consiglio di iniziare con la lettura del libro di Thich Nhat Hanh che abbiamo precedentemente citato: "Vita di Siddharta il Buddha", seguito da "Il Sentiero" (stesso autore, stesso editore). In secondo luogo attingerei il più possibile alle fonti originali, fra cui principalmente il DHAMMAPADA (http://www.nostraterra.it/dhammapada.html). Solo in seguito leggerei commenti moderni, di autori occidentali e orientali. Infine cercherei di non dimenticare che la Verità ha un'unica casa: il centro di noi stessi. Quel luogo lo possiamo raggiungere esclusivamente da soli. Se vogliamo arrivarci, dobbiamo arrangiarci. Ma, per nostra consolazione, in tutte le strade, anche nelle più impervie, si trovano ogni tanto dei cartelli...
(per approfondimenti storici clicca qui (http://www.nostraterra.it/approfondimenti.html))

B u d d a r t a


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Corsair
19-05-06, 14:46
Ottima descrizione generale.
Condivido moltissimo soprattutto l'affermazione dell'armonia "Scienza-Buddhismo" esposta; non a caso, la pratica insegnata da Siddharta insegna soprattutto a scoprire il grande valore di ogni cosa, guardando ciò che realmente è, donandoti in questo modo la Serenità e la Gioia.

stuart mill
19-05-06, 21:24
Ottima descrizione generale.
Condivido moltissimo soprattutto l'affermazione dell'armonia "Scienza-Buddhismo" esposta; non a caso, la pratica insegnata da Siddharta insegna soprattutto a scoprire il grande valore di ogni cosa, guardando ciò che realmente è, donandoti in questo modo la Serenità e la Gioia.

mille grazie per la risposta! bene, visto che sei buddista, che ne diresti di parlarci di buddha? è un insegnamento che conosco pochissimo, a parte la variante zen, sarebbe utile e interessante conoscerlo. :)
p.s. stiamo organizzando un viaggio in india: ti piacerebbe venire?

Corsair
19-05-06, 22:13
mille grazie per la risposta! bene, visto che sei buddista, che ne diresti di parlarci di buddha? è un insegnamento che conosco pochissimo, a parte la variante zen, sarebbe utile e interessante conoscerlo. :)


Beh, io credo che l'insegnamento di Siddharta, per quanto vasto e complesso (e per me ancora quasi interamente da esplorare) possa essere riassunto in 5 passi fondamentali, utili al conseguimento della sconfitta della sofferenza e di tutti i cattivi sentimenti ad essa legata (rabbia, desiderio, libidine...) e quindi al conseguimento della perpetua serenità, ovvero della buddhità od illuminazione:

1 Controllo della mente: un buddhista deve allenare la propria mente ad osservare il proprio pensiero ed a non sforzarlo se non per questioni pratiche; soprattutto deve abbandonare ogni idealismo, poichè il cervello è un organo al pari degli altri, che produce pensiero esattaemente come la cistifellea produce bile.

2 Presenza nella realtà: il buddhista deve vivere secondo la realtà, e distinguere il mondo reale (che è esclusivamente quello che ci circonda) dai fantasmi del pensiero, come spiega Siddharta.

3 Consapevolezza del cambiamento: il buddhista deve essere assolutamente cosciente dell'instabilità delle cose, di come tutto sia in continuo mutamento, e di come il mondo vada avanti proprio con il cambiamento

4 Non attaccamento: un buddhista non può dunque attaccarsi a nulla, nè a cose, nè a persone, nè a qualsiasi "sicurezza"; è bene perciò cercare di abbandonare progressivamente le proprie abitudini per raggiungere una completa illuminazione.

5 Amore universale: è un po' lo sviluppo del risultato della semina, ovvero dell'aver coltivato i precedenti precetti; per colmare la vita di pace e di gioia è indispensabile sviluppare compassione, ovvero amore, verso tutti gli esseri viventi, rendendosi conto delle loro sofferenze :)

Corsair
19-05-06, 22:19
p.s. stiamo organizzando un viaggio in india: ti piacerebbe venire?
Eheh, a 15 anni rischio di perdermi tra gli elefanti. :D

Proprio per la mia età temo proprio di non poter raggiungere facilemnte lo stato di buddhità, anche se a dire il vero non mi sembra di aver particolarmente bisogno di nulla o nessuno.

stuart mill
20-05-06, 12:05
Beh, io credo che l'insegnamento di Siddharta, per quanto vasto e complesso (e per me ancora quasi interamente da esplorare) possa essere riassunto in 5 passi fondamentali, utili al conseguimento della sconfitta della sofferenza e di tutti i cattivi sentimenti ad essa legata (rabbia, desiderio, libidine...) e quindi al conseguimento della perpetua serenità, ovvero della buddhità od illuminazione:

1 Controllo della mente: un buddhista deve allenare la propria mente ad osservare il proprio pensiero ed a non sforzarlo se non per questioni pratiche; soprattutto deve abbandonare ogni idealismo, poichè il cervello è un organo al pari degli altri, che produce pensiero esattaemente come la cistifellea produce bile.

2 Presenza nella realtà: il buddhista deve vivere secondo la realtà, e distinguere il mondo reale (che è esclusivamente quello che ci circonda) dai fantasmi del pensiero, come spiega Siddharta.

3 Consapevolezza del cambiamento: il buddhista deve essere assolutamente cosciente dell'instabilità delle cose, di come tutto sia in continuo mutamento, e di come il mondo vada avanti proprio con il cambiamento

4 Non attaccamento: un buddhista non può dunque attaccarsi a nulla, nè a cose, nè a persone, nè a qualsiasi "sicurezza"; è bene perciò cercare di abbandonare progressivamente le proprie abitudini per raggiungere una completa illuminazione.

5 Amore universale: è un po' lo sviluppo del risultato della semina, ovvero dell'aver coltivato i precedenti precetti; per colmare la vita di pace e di gioia è indispensabile sviluppare compassione, ovvero amore, verso tutti gli esseri viventi, rendendosi conto delle loro sofferenze :)

molto simile alla tradizione ermetica, interessante. Non per nulla il gruppo di ur cita spesso buddha.
grazie

guarda, l'età media dei viaggiatori, è di 25 anni credo: io ne ho 24 da compiere, altri che ho sentito sono giovani, l'unico un pò opiù anzianotto:D è alexeivic. Certo 15 anni significa che i tuoi genitori decidono per te (ci sono passato anch'io), quindi... però nel caso riuscissi a convincerli...
certo però essendo minorenne...

Corsair
20-05-06, 18:00
guarda, l'età media dei viaggiatori, è di 25 anni credo: io ne ho 24 da compiere, altri che ho sentito sono giovani, l'unico un pò opiù anzianotto:D è alexeivic. Certo 15 anni significa che i tuoi genitori decidono per te (ci sono passato anch'io), quindi... però nel caso riuscissi a convincerli...
certo però essendo minorenne...
Spiacente, ma mia madre è già preoccupata per i 15 giorni che passerò ad Edimburgo quest'estate... :D :p

stuart mill
20-05-06, 21:34
Spiacente, ma mia madre è già preoccupata per i 15 giorni che passerò ad Edimburgo quest'estate... :D :p

ti capisco: i miei quando sono partito, scomodarono amici e parenti per farsi rassicurare:D

alexeievic
20-05-06, 22:03
IO SONO sulla sogliola dei 40... e non è escluso che venga pure mia moglie... (sigh..)

stuart mill
21-05-06, 14:26
IO SONO sulla sogliola dei 40... e non è escluso che venga pure mia moglie... (sigh..)

ahi! ti farà filare! del tipo:
"alexeiv: non prenderti un'insolazione!", "alexe, attento a non bere troppa acqua!", "alexe, occhio a non mangiare roba non sicura!":-0008n:-0008n:-0008n:D:D
beh, quindi siamo 3 sicuri, più patto, lao tse, e tua moglie, che devono dare conferma: quindi arriveremmo a sei: numero perfetto

alexeievic
21-05-06, 21:04
ahi! ti farà filare! del tipo:
"alexeiv: non prenderti un'insolazione!", "alexe, attento a non bere troppa acqua!", "alexe, occhio a non mangiare roba non sicura!":-0008n:-0008n:-0008n:D:D
beh, quindi siamo 3 sicuri, più patto, lao tse, e tua moglie, che devono dare conferma: quindi arriveremmo a sei: numero perfetto

io non ci riderei molto..... c'è il concreto rischio che i "rimproveri" e le "raccomandazioni" colpiscano il resto del gruppo...

stuart mill
22-05-06, 17:37
io non ci riderei molto..... c'è il concreto rischio che i "rimproveri" e le "raccomandazioni" colpiscano il resto del gruppo...

ok, allora te e tua moglie salirete in un risciò, a cui provvederò personalmente a svitare le viti che collgano le ruote al mezzo di trasporto:D:D:D
scherzi a parte, beh, non so, vediamo, chissà, ehm:p

mosongo
23-05-06, 18:23
http://www.alateus.it/senzadio.htm
RELIGIONI SENZA DIO

IL BUDDISMO

Quando si parla del buddismo come "religione senza Dio" ci si riferisce al buddismo primitivo, come era stato enunciato dal suo fondatore Siddharta Gautama (Gotama), e cioe' alla "Dottrina Theravada" (o anche Dottrina Hinayana, del Piccolo Veicolo, Insegnamento degli Anziani, ecc.); Questa dottrina e' ancora oggi seguita, ed ha i suoi centri piu' importanti, nello Sri Lanka (Ceylon) e nel Laos.
E' una religione, nata contemporaneamente al jainismo, che si puo' ritenere collocata a mezza strada tra il fatalismo della dottrina Ajivika ed il rigore delle regole del jainismo stesso.

Sul suo fondatore Siddharta Gautama occorre formulare alcune riserve dovute a:


assenza di documenti storici inequivocabili,
commistioni e parallelismi tra gli eventi della vita di Gautama e quelli di Mahavira;
dubbi sollevati dalle storie di vite precedenti del Budda, contenute nel "Canone buddista", che lasciano supporre che questo culto sia stato, all'inizio, una aggregazione di regole di saggezza risalenti a tempi molto remoti,
il Canone buddista e' stato fissato e formalizzato parecchi secoli dopo la morte del Budda, cosa che contribuisce non poco a determinare molte incertezze sul fondatore di questo credo.Comunque sia, allo scopo di dare una collocazione temporale al personaggio ed all'evento, molti studiosi concordano con la versione che qui' viene sintetizzata:


Siddharta Gautama e' nato nel 566 a.C. (alcuni non concordano e indicano anni come: 564, 563, 560, 557 a.C.).
Il luogo di nascita e' Kapilavastu (Nepal).
Era figlio del principe Sakya Suddhodana e della principessa Mayadevi. Il padre era un esponente eminente del clan dei Sakya e per questo motivo Gautama viene a volte indicato come "Sakyamuni".
Nel 550 a.C. Gautama sposa la cugina Yasodhara dalla quale, qualche tempo dopo, avra' un figlio: Rahula.
Nel 537 a.C. Gautama, che ha 29 anni, preso coscienza e sconvolto dalle miserie degli uomini, abbandona la famiglia e la comoda vita di palazzo ed intraprende una vita di rinuncia e di introspezione.
Dopo anni di peregrinazioni, solo e ormai privo di forze, nel 531 a.C., abbandonato sotto un albero di fico nei pressi di Bodhgaya, Gautama ottiene l'agognata "illuminazione" (Budda significa illuminato).(1)
Dal 531 al 486 a.C. il Budda dedichera' il resto della propria vita (45 anni) a diffondere la propria dottrina e raccogliere discepoli.I concetti fondamentali del buddismo sono, in parte ripresi da antichissimi scritti indiani (Upanishad); nella loro essenza si ritiene che:

Tutti gli esseri e tutte le cose sono parti di un'anima cosmica universale la quale, come un fuoco che arde, sprigiona milioni di scintille che entrano a far parte, come anime individuali, di tutti gli esseri viventi.

Mentre inizialmente si pensava che dopo la morte di un qualsiasi essere la sua anima ritornasse automaticamente a ricongiungersi con l'anima cosmica, in epoche successive venne introdotto il concetto di reincarnazione, negando cosi' l'automaticita' di tale ricongiungimento.
Il passo successivo, essenzialmente pessimistico, fu quello di considerare la reincarnazione come una condanna, una maledizione, qualcosa che obbligava l'essere ad un infinito ciclo di vite di sofferenza e di dolore ("il dolore di vivere").

Il problema che il Budda (e altri maestri) si pose fu quello di definire una via di scampo, un'uscita dal cerchio perenne della sofferenza legata al vivere in se'. A differenza di molte altre religioni che promettono una vita migliore dopo la morte, a patto di seguire certe regole, il Budda promise il "Nulla", il "Nirvana" cioe': l'assoluta e totale estinzione. La morte assoluta e definitiva doveva essere il premio di una vita di dolore condotta con sopportazione ed indifferenza.

Individuato il "desiderio" come fonte di qualsiasi aspetto negativo dell'esistenza, il Budda cerco' di definire una regola di vita e di comportamento, non condizionata dai desideri, e basata su una via di mezzo tra l'eccessivo rigore e l'eccessiva indulgenza verso se stessi.

Il Budda espresse i fondamenti della propria dottrina, dopo "l'illuminazione", in un famoso discorso tenuto ad una folla di discepoli, presso Benares. E' il discorso delle Quattro Nobili Verita' cosi' sintetizzate:


1ª Verita' = la vita e' sempre una vita di dolore
2ª Verita' = il dolore e' sempre una conseguenza del desiderio
3ª Verita' = per mettere termine al dolore occorre eliminare il desiderio
4ª Verita' = il desiderio si puo' eliminare solo camminando sul "Nobile Ottuplice Sentiero" cosi' definito:
Retta visione
Retta decisione
Retto eloquio
Retta condotta
Retto stile di vita
Retto sforzo
Retta attenzione
Retta concentrazioneIl Budda individua nel desiderio il legame che costringe il singolo individuo ad una serie infinita di nascite e di morti; e' il desiderio che provoca la sofferenza inducendo l'individuo a conquiste puramente illusorie ed individuali, mentre in realta' non esistono individualita' o conquiste permanenti, in quanto, secondo questa dottrina, tutto cio' che esiste e' solo una aggregazione provvisoria, anche se in misura assai varia, di cinque componenti fondamentali:


materia
sensazione
percezione
disposizione psichica
consapevolezza.Secondo il Budda anche l'universo, nel suo insieme, non e' un fatto di creazione ma solo una aggregazione, avvenuta per caso, di molteplici elementi e soggetta a continua trasformazione. Non esiste "permanenza delle cose" ma solo "l'illusione delle cose" dovuta ai nostri sensi.
Spinta ai suoi estremi questa concezione porta alla formulazione di argomenti di meditazione assai astratti, di cui riportiamo un esempio:

La luna non esiste, l'acqua del fiume non esiste, il riflesso della luna nell'acqua del fiume esiste.

L'abolizione di ogni desiderio comporta una vita di inazione e di dedizione totale al conseguimento della propria liberazione dal ciclo delle reincarnazioni (il Nirvana come estinzione totale), praticabile solo da gruppi ristretti di persone, segregate in monasteri, sempre a condizione che altri individui, meno desiderosi di liberarsi, continuino a lavorare ed a mantenere, anche con poco, gli ospiti dei monasteri, senza trarne immediati benefici ma acquistando meriti in vista della loro futura reincarnazione.

Questo e' stato un punto di debolezza della primitiva forma del buddismo. Era, tutto sommato, una dottrina di difficile comprensione destinata ai ceti piu' colti e facoltosi della societa' indiana. La classe piu' bassa della popolazione, che propende a sacralizzare certi momenti fondamentali dell'esistenza quali, nascita, matrimonio e la morte (insieme al culto dei trapassati), non poteva ricevere ascolto da monaci, rinchiusi nei loro monasteri e sordi alle piu' comuni istanze intese a solennizare gli atti essenziali della vita. Pur aderendo in via di principio alla dottrina buddista, molti erano poi costretti a ricorrere a sacerdoti di altri culti per la celebrazione di quei riti che ritenevano necessari. Oltre tutto l'adesione al buddismo non era di tipo vincolante ed esclusivo; si poteva essere, allo stesso tempo, seguaci del Budda e del brahmanesimo.

In fondo, la pletora degli dei locali era molto piu' aderente alle esigenze della mentalita' contadina; erano dei ai quali si offrivano offerte per ottenere speciali grazie, ma che si potevano anche pesantemente insultare quando queste grazie non venivano concesse; consentivano un rapporto con il divino piu' semplice, diretto ed immediato.

Anche Budda non manco' di disconoscere la superiorita' della casta bramana; essendo egli un appartenente alla casta dei guerrieri, predico' la supremazia di quest'ultima casta, senza peraltro porsi il problema di abolire questa antica ripartizione in gruppi castali del genere umano.(2)

Sopravvissuto per qualche secolo, coinvolgendo le classi piu' colte e con il loro aiuto, il buddismo (nella sua espressione theravada) minaccio' di estinguersi; la sua salvezza e la sua straordinaria diffusione furono dovuti, tra il primo secolo a.C. ed il primo d.C., a:


una rivisitazione del Canone Buddista, operata da gruppi di monaci, che diede vita alla nuova Dottrina Mahayana (il Grande Veicolo)
la mitizzazione della figura del Budda, che venne di fatto trasformato in un dio (uno e trino) e in un messia, con caratteristiche assai simili al messia cristiano (in vita il Budda si era sempre opposto a questa tendenza)
il credo nell'esistenza di uomini (o semidei?) di suprema saggezza, come i Bodhisattva, ai quali vennero successivamente affiancate le Tara di genere femminile.
l'organizzazione di comunita' di monaci missionari che diffusero il nuovo credo in tutto il mondo allora conosciuto (compreso il bacino del Mediterraneo)
le regole per la ricerca della salvezza, nei monasteri, assai meno impegnative di quelle indicate dalla dottrina theravada
lo sviluppo degli interessi culturali nei monasteri
la creazione di monasteri ed ordini monastici femminili
la creazione e la diffusione delle immagini del Budda, quali oggi le conosciamo (II sec. d.C.)
la costruzione di templi e la formulazione di rituali, molti dei quali di provenienza induista, atti a soddisfare le semplici esigenze di fede delle classi meno colte.I limiti posti a questa pagina (Religioni senza Dio) non consentono di trattare diffusamente del buddismo mahayana; basti solo ricordare l'enorme diffusione di questa fede in tutto il mondo orientale: India, Cina, Tibet, Nepal, Birmania, Bengala, ecc.. Il buddismo mahayana dimostro' una enorme capacita' di adattamento ai contesti locali, fondendosi a volte con credi similari, e costruendo monasteri che divennero sempre piu' ricchi ed influenti sulla politica e sulle amministrazioni locali. Tanto influenti che in Cina, a partire dallo 845 d.C., l'imperatore Wuzong decise:


la confisca delle terre, degli schiavi, del denaro e dei preziosi di tutti i monasteri;
260.000 monaci furono restituiti allo stato laicale;
4.600 monasteri furono distrutti o destinati ad altro uso;
40.000 centri di culto furono demoliti.Attualmente i buddisti dovrebbero aggirarsi sui 250-300 milioni di fedeli, divisi in tre grandi correnti: Hinayana, Mahayana e Vajrayana. Nella regione di Ladakh (India) viene praticato una particolare forma di buddismo tantrico. La cifra e' molto incerta anche per il fatto che oggi le sette buddiste sono innumerevoli, sparse in tutto il mondo ed ognuna con le sue peculiarita'. In Italia (2003) i fedeli sono circa 50.000.








(1) Cosa significhi essere "illuminati" o ricevere l'illuminazione, nel senso che i buddisti vogliono attribuire a questo concetto, non e' facile da spiegare. Visto che le innumerevoli definizioni formulate non concordano tra di loro, si puo' ritenere l'illuminazione come il
raggiungimento di una superiore saggezza unita ad un profondo distacco dalle cose di questo mondo.
(2) L'organizzazione originaria della religione buddista (comprensibile solo ai piu' dotti ed esercitata da una ristretta cerchia di asceti) e' simile - oltre all'ajivismo - al manicheismo ed ai suoi derivati europei (bogomilismo in Bulgaria, catarismo in Francia, paulicianesimo in Georgia).
(articioc)

mosongo
23-05-06, 20:11
http://www.movimentosufi.com/RelUnityP5c3.html
Buddha era il titolo di Gautama. Fu chiamato Buddha perché il suo spirito espresse il significato della parola Buddh. La parola Buddh in Sanscrito vuol dire ragione. Nella terminologia Buddista lo Spirito Guida viene chiamato Bodhisatva, che significa l'essenza della ragione. La ragione nella sua essenza ha una forma liquida: é la crema dell'intelligenza. Una volta cristallizzata diventa rigida. E molto spesso l'intellettualità spiega una conoscenza formata dalle ragioni, la maggior parte di un carattere rigido. La ragione fine è sottile; più fine è la ragione meno può es-sere spiegata a parole. È per questo motivo che la gente con una fine ragione non può molto bene mettere in parole le sue ragioni. La ragione nella sua essenza è la profondità dell'intelligenza. L'intelligenza conosce, non perché ha imparato; conosce perché conosce. In questa ragione più alta viene concepito lo Spirito Guida, e da questa fontana di ragione di ragione tutti i grandi profeti hanno bevuto.
Nell'insegnamento del vero Buddismo, Buddha non è mai stato considerato come una personalità esclusiva. Buddha è conosciuto ai Buddisti che hanno compreso giustamente il suo Messaggio, come un uomo che raggiunse la realizzazione di questa essenza della ragione nella quale si trova la realizzazione dello scopo della vita.
Adorare Buddha non vuol dire che il Buddista adora la personalità del suo Maestro spirituale. Significa soltanto che attraverso la sua adorazione, se esiste un oggetto qualsiasi che merita maggiormente adorazione, è un essere umano. È la persona dal cui cuore l'essenza della ragione, Buddhi, è sorta come una sorgente. Tramite questa conoscenza egli riconosce la possibilità di ogni anima, qualunque possa essere il suo grado di evoluzione, di arrivare a quell'illuminazione, cioè l'avere fiducia che l'essere più intimo di ogni anima è divino.
Il miele della vita è la speranza. Se la conoscenza di Dio non dà speranza per ottenere l'illuminazione divina, che viene ottenuta nella vita, questa conoscenza non è di nessuna utilità. L'uomo può credere in Dio per anni e tuttavia non essere benedetto dall'illuminazione spirituale; poiché l'illuminazione spirituale non è soltanto credere, ma è nel conoscere Dio.
Buddhi che è ragionare sottilmente, è la strada che conduce allo scopo. La sua assenza trattiene una persona nell'oscurità. Come il sole è la fonte della luce, mette in vista le cose esteriori della vita, così Buddhi è la fonte interiore della luce, che rende la persona capace di vedere chiaramente la vita, interiormente ed esteriormente. Il vero scopo dei discepoli di Buddha non è stato soltanto di seguire Buddha, il suo nome o il suo ideale, mettendolo come un esempio davanti a loro, la loro idea era di diventare un giorno Buddha. E la stessa idea è il segreto del Sufismo.
Forme di culto Buddista
Il Buddismo deriva il suo nome da Buddha; tuttavia il significato della parola denota colui che sa, il veggente, La parola Buddhi in Sanscrito, essendo il nome della facoltà nell'uomo che sa, che vede, e quindi distingue e discerne fra cose ed esseri. Non è certo che Buddha insegnasse ai suoi seguaci a venerare la sua propria immagine come viene fatto oggi. In ogni tempio dei Buddisti, e nei loro monasteri, si trova la statua di Buddha in ogni misura, in oro, argento, ottone e rame, dove Buddha è seduto con le gambe incrociate nella posa mistica. Nessuna casa di un Buddista, nessun posto sacro è senza la sua Statua.
E sebbene le quattro importanti Genesis (scritture) dei Buddisti siano perdute, e siano sparite molto tempo fa, non si può ancora perdere di vista la fragranza della sua Filosofia e morale. Sebbene sembri essere idolatria, tuttavia la sua immagine, come un simbolo, ispira, non soltanto i suoi devoti, ma ogni mente riflessiva, poiché mostra equilibrio, quiete, pace, assorbimento interiore, purità di carattere, bellezza di personalità, gentilezza, tenerezza, un'attitudine calma, e perfetta saggezza.
Come oggi in paesi civilizzati le statue degli eroi, dei reali, dei generali dell'esercito, dei politici, poeti, scrittori e musicisti, si trovano esposte dovunque, e la statua della Libertà ricorda all'America la libertà nazionale, così per un Buddista la statua di Buddha racconta la liberazione spirituale. Perché deve essere considerato peggio se i Buddisti hanno davanti a sé la statua del loro Ispiratore, la cui immagine eleva le loro anime verso gli ideali più alti, e verso la vita di rinuncia e negazione di se che il loro maestro condusse?
Il Buddismo che è il rivale e il figlio del Bramanesimo, non poteva facilmente lasciar fuori l'influenza della religione del suo genitore. Sebbene il Buddismo neghi di credere in tutto ciò che non è dimostrato dalla logica, come Dio, l'anima, la meditazione o l'aldilà, tuttavia l'adorazione delle immagini dei Bramini esiste ancora fra i Buddisti nell'adorazione di Buddha, il credere nella reincarnazione e la legge del karma possono essere trovati viventi fra i Buddisti.

stuart mill
23-05-06, 20:18
a proposito di buddha, consiglio, a chi non l'avesse visto, il piccolo buddha, un film molto profondo