bianconero (POL)
18-05-06, 14:28
dal Giornalista de "Il Giornale"
Marcello Chirico
29 MOTIVI PER NON DARSI PER VINTI.
Per la prima volta nella mia storia personale di tifoso bianconero ho assistito, domenica 14 maggio, a qualcosa a cui francamente non ero preparato e nemmeno ritenevo possibile: uno scudetto non festeggiato da parte del popolo bianconero. Solitamente, dopo pochi secondi dal triplice fischio degli ultimi 90 minuti di torneo, partivano in città i primi caroselli automobilistici, coi clakson sparati a mille e le bandiere fuori dai finestrini. Stavolta c’è stato il silenzio, e la cosa più brutta è stata che quel silenzio si è protratto per il resto della serata. In piazza San Carlo ci saranno state mille persone contro la mezza milionata dell’anno scorso. Anziché una Torino in festa, ho visto una Torino in lutto, quasi com’era capitato dopo la Coppa dell’Heysel: allora c’erano di mezzo 39 morti, stavolta ad essere uccisa è stata la credibilità di questo calcio. Non arrivo a credere l’amore verso la Juve perché la fede, secondo me, o ce l’hai oppure non sei uno juventino.
Quell’insolito silenzio mi ha dato come la sensazione della resa da parte del nostro tifo e questo mi ha, contemporaneamente, depresso e fatto riflettere, perché pensavo che – nonostante tutto – avremmo potuto esorcizzare questo drammatico momento della nostra storia trovandoci tutti insieme per strada facendoci coraggio l’uno con l’altro, convincendoci reciprocamente che l’Armagheddon annunciato si possa ancora evitare. Soprattutto per dimostrare al mondo intero, quello che ci odia e-credetemi – continuerà ad odiarci anche se retrocederemo, che eravamo ancora in piedi. Piegati ma non spezzati. Forse a un certo punto è subentrata in tantissimi di noi una comprensibile vergogna, un umano pudore capace di strozzarci in gola qualsiasi grido di vittoria. E poi , quale vittoria più incerta avremmo potuto festeggiare se, tra un mese o poco più, qualche giudice sportivo ce la porterà via in nome di una lealtà sportiva che esiste solo sui regolamenti federali ma in pochissimi attuano.
Ricordiamoci solo, visto che tra qualche settimana ne inizierà un altro, quanti Campionati di Mondo sono stati assegnati col sospetto del <biscotto> , da quelli vinti dall’Inghilterra nel ’66 a Monaco ’74, ad Argentina ’78 fino agli ultimi in Korea (quelli persi , secondo una certa versione giornalistica, per la mancata presenza in loco di Carraro a vigilare sugli arbitraggi assegnati all’Italia: praticamente la stessa cosa che faceva Moggi per la Juve e che adesso gli viene contestato come reato). Devo continuare, o posso rammentarvi pure il 2-2 scandinavo agli ultimi Europei, quello che estromise la nostra Nazionale dagli Ottavi? In questi casi le <cupole> si chiamavano Fifa e Uefa, ma nessuno osò mai avviare inchieste sportive o ordinarie al riguardo. Perché andava ,probabilmente, tutto bene così.
Vogliamo parlare dei campionati esteri? In Spagna da anni se li spartiscono Real e Barca, in Inghilterra fino a ieri l’altro era una questione tra Manchester e Arsenal, poi però è arrivato Abramovich con le sue petro-sterline e si è inserito il Chelsea (comunque non si va oltre queste tre), in Germania raramente il Bayer riesce a perderli, in Francia è ormai una tirannia incontrastata del Lione. Insomma: vincono sempre gli stessi, ma nessuno ha nulla da obiettare. In Italia vince quasi sempre la Juventus e allora un bel giorno si decide che non va bene e con più inchieste (non scordiamoci mai quella sul doping) si prova ora a distruggere un’intera società. E non solo dal profilo dell’immagine ma in senso totale, magari con la stessa cancellazione dal mondo del calcio.
Lealtà: che parolona. Osservate i protagonisti del nostro calcio e ditemi se ce n’è uno che ve ne ispira almeno una piccola dose. A volte mi basta vedere un ruzzolone in area di Gilardino o Inzaghi per capire quanta ne posseggono gli stessi giocatori. Questo non significa che in un mondo di slealtà ci si debba adeguare, dico solo che nessuno può permettersi di fare la morale agli altri.
A cominciare dal signor Silvio Berlusconi , che pretende indietro due scudetti per il suo Milan, società con la quale esisteva fino a ieri quell’alleanza mai digerita da noi tifosi juventini ma che determinò l’elezione ai vertici della Lega del vicepresidente della società rossonera Adriano Galliani (non a caso molto più cauto, in questi giorni, del proprio principale). Ora, se Moggi e Giraudo sono dei briganti Galliani n’è stato in qualche modo complice. Per questo consiglierei ai magistrati di Napoli di indagare pure sulla finale di Champions di Manchester, sul cui esito finale furono in molti ad avanzare sospetti (ricordo solo che, all’epoca, alla luce dello squallore offerto dalle 2 squadre in campo per 120 minuti e oltre, si arrivò a ipotizzare che fosse stato il frutto di una spartizione: alla Juve lo scudetto, al Milan appunto la Coppa).
Inoltre Berlusconi dovrebbe spiegarmi un’altra cosa: la coppia Pairetto – Bergamo ha <governato> sei anni, nei quali, oltre alla Juventus, hanno conquistato il tricolore pure la Lazio, la Roma e appunto il Milan. Domanda: perché solo i nostri scudetti sono sporchi e quelli vinti dagli altri sarebbero puliti? In base a quale teoria? Vorrei che me lo spiegasse proprio Berlusconi, da sempre fustigatore inflessibile di giudici e Tribunali nonchè inossidabile paladino di quel garantismo che mi auguro – siccome lo reputo persona coerente – pretenda ora pure per gli altri e non solo per se stesso. Perché se, come ha detto <è inutile aspettare le sentenze, perché è già tutto chiaro>, allora anche per noi juventini è altrettanto chiaro che il suo Milan ha goduto di favori arbitrali giganteschi, e non solo negli ultimi due campionati. Molto probabilmente grazie proprio alla deferenza della categoria arbitrale nei confronti del capo della Lega, che guarda caso è uno dei massimi dirigenti dell’A.C. Milan voluto lì – repetita iuvant- proprio da Moggi e Giraudo.
Eppoi, se i campionati disputati in questi ultimi anni sono stati davvero irregolari come risulterebbe dalle indagini, i titoli revocati non vanno riassegnati ma semplicemente lasciati vacanti , perché nessuno al momento può garantire che pure le partite giocate dalle altre squadre siano state regolari. Quelle del Milan in testa, proprio per i motivi di cui sopra.
Come vedete, di motivi per non deprimersi ce ne sono molti e proprio per questo continuo a restare ottimista. Non è facile, e per questo comprendo chi in questo momento non riesce a vedere più nero della notte, complici le trasmissioni televisive in onda in questo periodo. Da <matrix> a <controcampo>, passando per Biscardi, Ds e <porta a Porta> (a cui si aggiungono poi tutti i quotidiani) siamo costretti ad assistere ad un linciaggio infinito, per certi versi insopportabile. La sentenza sembra ormai già scritta: serie B, se va bene.
Lo ripeto, io non ci credo. Per i motivi esposti prima (sintetizzabili in due parole: coinvolgimento globale) e perché ammazzare la Juventus – col rischio del fallimento, dando per scontato la richiesta danni plurimiliardarie da parte di sponsor e tv in caso di retrocessione – significherebbe far crollare il gioco del calcio. Noi bianconeri siamo 14 milioni solo in Italia , una fetta di mercato televisivo e commerciale non di poco conto a cui i nostri partner difficilmente riuscirebbero a rinunciare.
Di B non ne vuole sentir parlare neppure mister Capello, al quale mi sento di rivolgere il più sincero ringraziamento per il piglio e la decisione con la quale ha difeso domenica scorsa il ventinovesimo titolo, così come dirigenza e società. Assicurando che avrebbe continuato a restare alla Juve, in qualsiasi caso. Ed ha concluso: <mi sa che, alla fine, ci sarà da ridere su tutta questa vicenda>. Speriamo sia un buon profeta, visto che le notizie che arrivano da Torino suonano già come campane a morto. La Tamoil avrebbe sospeso la sponsorizzazione in vista di una possibile rescissione del contratto in caso di retrocessione, che significa 232 milioni di euro in meno per i prossimi 9 anni. La Nike, proprietaria del marchio Juve, starebbe pensando di fare altrettanto. Bloccate pure le ruspe per l’abbattimento del Delle Alpi , in previsione appunto del venir meno della liquidità necessaria per poter costruire il nuovo stadio. Pessime notizie, ma che per ora sono solo interlocutorie, per renderle certe occorre il verdetto della Giustizia Sportiva. Atteso per metà giugno. Dopodiché partiranno i ricorsi.
Una cosa è certa: se Moggi si preoccuperà di difendere se stesso e suo figlio, il rischio della B diventerà reale, se invece farà nomi e cognomi dei <complici> allora la situazione potrebbe cambiare a nostro favore proprio per effetto del domino.
Bisogna crederci, e io ci credo. Fate uno sforzo, credeteci pure voi. E se sarà B ci andremo a testa alta, come si addice a dei veri juventini.
Marcello Chirico
29 MOTIVI PER NON DARSI PER VINTI.
Per la prima volta nella mia storia personale di tifoso bianconero ho assistito, domenica 14 maggio, a qualcosa a cui francamente non ero preparato e nemmeno ritenevo possibile: uno scudetto non festeggiato da parte del popolo bianconero. Solitamente, dopo pochi secondi dal triplice fischio degli ultimi 90 minuti di torneo, partivano in città i primi caroselli automobilistici, coi clakson sparati a mille e le bandiere fuori dai finestrini. Stavolta c’è stato il silenzio, e la cosa più brutta è stata che quel silenzio si è protratto per il resto della serata. In piazza San Carlo ci saranno state mille persone contro la mezza milionata dell’anno scorso. Anziché una Torino in festa, ho visto una Torino in lutto, quasi com’era capitato dopo la Coppa dell’Heysel: allora c’erano di mezzo 39 morti, stavolta ad essere uccisa è stata la credibilità di questo calcio. Non arrivo a credere l’amore verso la Juve perché la fede, secondo me, o ce l’hai oppure non sei uno juventino.
Quell’insolito silenzio mi ha dato come la sensazione della resa da parte del nostro tifo e questo mi ha, contemporaneamente, depresso e fatto riflettere, perché pensavo che – nonostante tutto – avremmo potuto esorcizzare questo drammatico momento della nostra storia trovandoci tutti insieme per strada facendoci coraggio l’uno con l’altro, convincendoci reciprocamente che l’Armagheddon annunciato si possa ancora evitare. Soprattutto per dimostrare al mondo intero, quello che ci odia e-credetemi – continuerà ad odiarci anche se retrocederemo, che eravamo ancora in piedi. Piegati ma non spezzati. Forse a un certo punto è subentrata in tantissimi di noi una comprensibile vergogna, un umano pudore capace di strozzarci in gola qualsiasi grido di vittoria. E poi , quale vittoria più incerta avremmo potuto festeggiare se, tra un mese o poco più, qualche giudice sportivo ce la porterà via in nome di una lealtà sportiva che esiste solo sui regolamenti federali ma in pochissimi attuano.
Ricordiamoci solo, visto che tra qualche settimana ne inizierà un altro, quanti Campionati di Mondo sono stati assegnati col sospetto del <biscotto> , da quelli vinti dall’Inghilterra nel ’66 a Monaco ’74, ad Argentina ’78 fino agli ultimi in Korea (quelli persi , secondo una certa versione giornalistica, per la mancata presenza in loco di Carraro a vigilare sugli arbitraggi assegnati all’Italia: praticamente la stessa cosa che faceva Moggi per la Juve e che adesso gli viene contestato come reato). Devo continuare, o posso rammentarvi pure il 2-2 scandinavo agli ultimi Europei, quello che estromise la nostra Nazionale dagli Ottavi? In questi casi le <cupole> si chiamavano Fifa e Uefa, ma nessuno osò mai avviare inchieste sportive o ordinarie al riguardo. Perché andava ,probabilmente, tutto bene così.
Vogliamo parlare dei campionati esteri? In Spagna da anni se li spartiscono Real e Barca, in Inghilterra fino a ieri l’altro era una questione tra Manchester e Arsenal, poi però è arrivato Abramovich con le sue petro-sterline e si è inserito il Chelsea (comunque non si va oltre queste tre), in Germania raramente il Bayer riesce a perderli, in Francia è ormai una tirannia incontrastata del Lione. Insomma: vincono sempre gli stessi, ma nessuno ha nulla da obiettare. In Italia vince quasi sempre la Juventus e allora un bel giorno si decide che non va bene e con più inchieste (non scordiamoci mai quella sul doping) si prova ora a distruggere un’intera società. E non solo dal profilo dell’immagine ma in senso totale, magari con la stessa cancellazione dal mondo del calcio.
Lealtà: che parolona. Osservate i protagonisti del nostro calcio e ditemi se ce n’è uno che ve ne ispira almeno una piccola dose. A volte mi basta vedere un ruzzolone in area di Gilardino o Inzaghi per capire quanta ne posseggono gli stessi giocatori. Questo non significa che in un mondo di slealtà ci si debba adeguare, dico solo che nessuno può permettersi di fare la morale agli altri.
A cominciare dal signor Silvio Berlusconi , che pretende indietro due scudetti per il suo Milan, società con la quale esisteva fino a ieri quell’alleanza mai digerita da noi tifosi juventini ma che determinò l’elezione ai vertici della Lega del vicepresidente della società rossonera Adriano Galliani (non a caso molto più cauto, in questi giorni, del proprio principale). Ora, se Moggi e Giraudo sono dei briganti Galliani n’è stato in qualche modo complice. Per questo consiglierei ai magistrati di Napoli di indagare pure sulla finale di Champions di Manchester, sul cui esito finale furono in molti ad avanzare sospetti (ricordo solo che, all’epoca, alla luce dello squallore offerto dalle 2 squadre in campo per 120 minuti e oltre, si arrivò a ipotizzare che fosse stato il frutto di una spartizione: alla Juve lo scudetto, al Milan appunto la Coppa).
Inoltre Berlusconi dovrebbe spiegarmi un’altra cosa: la coppia Pairetto – Bergamo ha <governato> sei anni, nei quali, oltre alla Juventus, hanno conquistato il tricolore pure la Lazio, la Roma e appunto il Milan. Domanda: perché solo i nostri scudetti sono sporchi e quelli vinti dagli altri sarebbero puliti? In base a quale teoria? Vorrei che me lo spiegasse proprio Berlusconi, da sempre fustigatore inflessibile di giudici e Tribunali nonchè inossidabile paladino di quel garantismo che mi auguro – siccome lo reputo persona coerente – pretenda ora pure per gli altri e non solo per se stesso. Perché se, come ha detto <è inutile aspettare le sentenze, perché è già tutto chiaro>, allora anche per noi juventini è altrettanto chiaro che il suo Milan ha goduto di favori arbitrali giganteschi, e non solo negli ultimi due campionati. Molto probabilmente grazie proprio alla deferenza della categoria arbitrale nei confronti del capo della Lega, che guarda caso è uno dei massimi dirigenti dell’A.C. Milan voluto lì – repetita iuvant- proprio da Moggi e Giraudo.
Eppoi, se i campionati disputati in questi ultimi anni sono stati davvero irregolari come risulterebbe dalle indagini, i titoli revocati non vanno riassegnati ma semplicemente lasciati vacanti , perché nessuno al momento può garantire che pure le partite giocate dalle altre squadre siano state regolari. Quelle del Milan in testa, proprio per i motivi di cui sopra.
Come vedete, di motivi per non deprimersi ce ne sono molti e proprio per questo continuo a restare ottimista. Non è facile, e per questo comprendo chi in questo momento non riesce a vedere più nero della notte, complici le trasmissioni televisive in onda in questo periodo. Da <matrix> a <controcampo>, passando per Biscardi, Ds e <porta a Porta> (a cui si aggiungono poi tutti i quotidiani) siamo costretti ad assistere ad un linciaggio infinito, per certi versi insopportabile. La sentenza sembra ormai già scritta: serie B, se va bene.
Lo ripeto, io non ci credo. Per i motivi esposti prima (sintetizzabili in due parole: coinvolgimento globale) e perché ammazzare la Juventus – col rischio del fallimento, dando per scontato la richiesta danni plurimiliardarie da parte di sponsor e tv in caso di retrocessione – significherebbe far crollare il gioco del calcio. Noi bianconeri siamo 14 milioni solo in Italia , una fetta di mercato televisivo e commerciale non di poco conto a cui i nostri partner difficilmente riuscirebbero a rinunciare.
Di B non ne vuole sentir parlare neppure mister Capello, al quale mi sento di rivolgere il più sincero ringraziamento per il piglio e la decisione con la quale ha difeso domenica scorsa il ventinovesimo titolo, così come dirigenza e società. Assicurando che avrebbe continuato a restare alla Juve, in qualsiasi caso. Ed ha concluso: <mi sa che, alla fine, ci sarà da ridere su tutta questa vicenda>. Speriamo sia un buon profeta, visto che le notizie che arrivano da Torino suonano già come campane a morto. La Tamoil avrebbe sospeso la sponsorizzazione in vista di una possibile rescissione del contratto in caso di retrocessione, che significa 232 milioni di euro in meno per i prossimi 9 anni. La Nike, proprietaria del marchio Juve, starebbe pensando di fare altrettanto. Bloccate pure le ruspe per l’abbattimento del Delle Alpi , in previsione appunto del venir meno della liquidità necessaria per poter costruire il nuovo stadio. Pessime notizie, ma che per ora sono solo interlocutorie, per renderle certe occorre il verdetto della Giustizia Sportiva. Atteso per metà giugno. Dopodiché partiranno i ricorsi.
Una cosa è certa: se Moggi si preoccuperà di difendere se stesso e suo figlio, il rischio della B diventerà reale, se invece farà nomi e cognomi dei <complici> allora la situazione potrebbe cambiare a nostro favore proprio per effetto del domino.
Bisogna crederci, e io ci credo. Fate uno sforzo, credeteci pure voi. E se sarà B ci andremo a testa alta, come si addice a dei veri juventini.