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mosongo
20-05-06, 20:46
Dal "Canto di Mahamudra" di Tilopa
All'inizio della lezione abbiamo letto alcuni brani tratti dal "Canto di Mahamudra" di Tilopa. Il Mahamudra è
l'insegnamento spirituale e il percorso realizzativo della scuola buddhista-tibetana Kagyu, iniziata proprio da
Tilopa, nella quale rientrano il suo allievo Naropa, Marpa il Traduttore e il suo celeberrimo allievo Milarepa.
"Il Vuoto non ha bisogno di supporto;
[...]
Senza compiere alcuno sforzo,
restando sciolti e naturali,
è possibile spezzare il giogo,
e ottenere la Liberazione.
Se, guardando nello spazio,
non si vede nulla,e se, allora,
con la mente si osserva la mente,
si distrugge ogni distinzione e si raggiunge la Buddhità.
Le nubi che vagano per il cielo
non hanno radici,
non hanno casa;
e
così
sono anche i pensieri discriminanti
che
attraversano la mente.
Quando si è vista la mente universale,
ogni discriminazione cessa.
Nello spazio nascono forme e colori,
ma lo spazio non è macchiato
né dal bianco né dal nero.
Dalla mente universale emerge ogni cosa,
ma essa
non è macchiata
né dai vizi né dalle virtù.
L'oscurità dei secoli
non può velare lo splendore del sole;
le lunghe ere del samsara
[il ciclo delle nascite, morti e rinascite]
non possono nascondere la chiara luce della Mente.
Benché ci si serva di parole per spiegare il Vuoto
il Vuoto in quanto tale è inesprimibile.
Benché si dica che "la Mente è una luce brillante",
essa è al di là di ogni parola e simbolo.
Benché la sua essenza sia il Vuoto,
essa abbraccia e contiene ogni cosa.
Non fare nulla col corpo,
rilassati;
chiudi stretta la bocca
e
resta in silenzio;
vuota la mente e non pensare a nulla.
Come un bambù cavo,
lascia che il tuo corpo riposi a suo agio.
Senza dire né prendere,
metti a riposo la mente.
Mahamudra
è
come una mente che non si attacca a nulla.
Praticando
in questo modo,
col tempo raggiungerai la Buddhità.
La pratica di mantra e paramita
[le virtù buddhiste],
la conoscenza dei sutra e dei precetti,
gli insegnamenti delle scuole e delle scritture
non valgono
a
produrre la consapevolezza della verità innata;
perché la mente che,
piena di desiderio,
insegue un fine
non fa che nascondere la luce.
[...]
Desisti da ogni attività,
abbandona ogni desiderio;
lascia che i pensieri salgano
e
scendano a loro piacimento,
come onde dell'oceano.
Colui che non viene mai meno al non-dimorare,
ne al principio di non-distinzione,
adempie ai precetti tantrici.
Colui che abbandona il desiderio
e non si attacca a questo o a quello,
coglie il vero significato contenuto nelle scritture.
[...]
Trascendere la dualità è il punto di vista regale;
domare le distrazioni è la pratica regale;
[...]
Se,
sciolto e senza sforzo,
ti mantieni nella naturalezza,
presto
otterrai Mahamudra
e
raggiungerai il non-raggiungimento.
Taglia la radice di un albero
e le foglie appassiscono;
taglia la radice della mente
e il samsara cade.
[...]
Chi si aggrappa alla mente
non vede la verità che sta oltre la mente.
Chi si sforza di praticare il Dharma
[l'insegnamento]
non trova la verità che è al di là della pratica.
Per conoscere ciò che è al di là
sia della mente che della pratica
bisogna tagliare di netto la radice della mente
e,
nudi, guardare;
bisogna abbandonare ogni distinzione
e
restare rilassati.
Non bisogna dare né prendere,
bensì restare naturali:
Mahamudra è al di là dell'accettazione e del rifiuto.
[...]
La comprensione suprema
trascende questo e quello.
L'azione suprema
unisce grande ingegnosità
e
assoluto distacco.
La realizzazione suprema
consiste
nel comprendere l'immanenza senza speranza.
Dapprima
la mente del praticante
precipita come una cascata;
a metà strada,
come il Gange
fluisce lenta e placida;
alla fine è un vasto oceano,
in cui
la luce del figlio
e
quella della madre si fondono".

stuart mill
20-05-06, 21:38
interessante, grazie

mosongo
21-05-06, 00:54
interessante, grazie
:-:-01#19 ...

mosongo
23-05-06, 18:20
http://www.alateus.it/senzadio.htm
RELIGIONI SENZA DIO

IL TANTRISMO

Il tantrismo e' probabilmente uno dei culti piu' antichi della terra e viene fatto risalire, se non al neolitico, ai primi insediamenti umani che misero a coltura la valle dell'Indo. Secondo alcuni studiosi sarebbe una derivazione delle pratiche magiche e propiziatorie collegate con l'ancestrale culto della Dea Madre.

Sopito e dimenticato per qualche millenio, riemerse ed ebbe una rapidissima diffusione a partire dal V secolo a.C., influenzando significativamente sia il brahmanesimo che il buddismo (buddismo tantrico) e, successivamente, l'induismo.
Il riemergere delle idee tantriche ha riportato alla luce culti magici originari, praticati per millenni dagli strati piu' umili della popolazione indiana.

Il nome tantrismo deriva dai "Tantra" un complesso di testi antichissimi che riportano i riti, gli incantesimi e le formule magiche che sono alla base di questo culto, sempre celebrato in forma segreta. Percio' parlare di tantrismo e' sempre un po' velleitario costituendo i rituali segreti una soglia, ancora oggi, difficilmente valicabile. In effetti di questo culto, al di la' delle solite illazioni, o di qualche deduzione da dimostrare, si sa molto poco.

Investito dall'ondata di pessimismo che ha sommerso la societa' indiana, 500 anni prima dell'era volgare, anche il tantrismo si e' trovato di fronte al problema angoscioso della reincarnazione e ha dato delle risposte quanto meno originali ed assai poco conformi a quelle del jainismo e del buddismo theravada.
Il tantrismo cerca di interrompere il ciclo delle vite e delle morti, mediante l'uso di riti, formule magiche e tecniche di controllo del corpo e della mente, che portano a stati di esaltazione e di astrazione ipnotica, a volte assai pericolose; per questo motivo, e per la sua straordinaria componente esoterica, il rito tantrico deve sempre essere celebrato con l'assitenza di un maestro anziano, il quale comunica, di volta in volta, al discepolo neo-iniziato, le necessarie formule magiche, le Mantra, e lo assiste nei suoi esercizi corporei. Raramente al discepolo anziano, gia' iniziato, viene concesso di operare da solo.

Pur ignorando il concetto di un dio unico, creatore e reggitore dell'universo, i rituali tantrici danno una particolare importanza all'elemento femminile (ricordo ancestrale della primitiva Dea Madre) e contemplano una serie di divinita', dotate di particolari poteri, quali Lakshmi e Parvati; inoltre Durga e Khali, derivate dall'induismo, rappresentano manifestazioni della compagna di Shiva.
Il culto tantrico non fa distinzioni basate sul sesso, sulla posizione sociale dell'individuo o sull'appartenenza ad una determinata casta; questo non ha mancato di provocare atteggiamenti di dichiarata avversione da parte della casta brahmana che accusa il tantrismo di praticare forme estreme di stregoneria.
A dare indirettamente credito alle accuse dei bramani, ci sono poi alcune sette tantriche che cercano la via della liberazione con modi quanto meno inconsueti. Secondo queste scuole, la liberazione puo' essere ottenuta solo infrangendo tutta una serie di regole sociali e di civile convivenza universalmente accettate. Queste sette impongono quindi ai loro aderenti:

un uso smodato di bevande alcoliche
alimentazione largamente basata su carni (anche proibite) e pesci
l'uso di afrodisiaci e droghe varie
atti sessuali al di fuori del matrimonio e conseguentemente
la partecipazione a qualsiasi tipo di orgie rituali
l'omicidio rituale
la coprofagia
e tanti altri atteggiamenti contrari alla pubblica morale.Cosa ci sia di vero o falso in tutto questo e' difficile dirlo. Trattandosi di riti assolutamente segreti non si puo' dimostrare nulla, pero' e' presumibile che qualcosa sia dovuto anche all'atteggiamento detrattore della casta bramana che gestisce gli altri culti, ai quali il tantrismo sottrae non pochi fedeli.

Piu' che combatterlo il buddismo cerco' di allearsi con il tantrismo dando origine a due correnti di "buddismo tantrico":

la corrente della "Mano Destra" che privilegia l'esercizio del culto di divinita' di tipo maschile
la corrente della "Mano Sinistra" (detta buddismo "Vajrayana" o veicolo del tuono) che predica il culto di figure femminili salvatrici, le Tara.Nel corso dei secoli entrambe queste correnti ebbero una forte espansione sopratutto nei territori al di fuori dei confini dell'India.
Il tantrismo e' oggi vivo e vegeto anche se non ci sono elementi per quantificare il numero degli aderenti; in fin dei conti e' pur sempre un culto segreto!

mosongo
23-05-06, 19:58
Il VUOTO INTERIORE
di
Beppe Fragomeni


à l a y a
Da Tantra - la comprensione suprema -di Bhagvan Rajneesh (http://www.riflessioni.it/enciclopedia/osho.htm), Bompiani Milano
Alaya è un termine buddista (http://www.riflessioni.it/enciclopedia/buddhism.htm). Vuol dire “la dimora”. E’ la dimora interna, il vuoto interno, il cielo interno.

Poichè àlaya non è mai nata

non conosce macchia né ostruzione
La tua purezza interna è assoluta! E’ impossibile macchiarla. Perciò non preoccuparti! Il tuo essere interno non è mai nato (e) non può morire. Dalla sorgente viene ogni cosa. E’ inutile che tu ti intrometta. Non cercare di spingere il fiume, che già scorre per conto suo verso il mare. Lascia che le cose succedano.
Il mondo va avanti anche senza di te: i fiumi scorrono verso il mare, le stelle si muovono nel cielo, il sole sorge al mattino, le stagioni (http://www.riflessioni.it/enciclopedia/partizioni_tempo.htm) si succedono, gli alberi crescono, mettono fiori e foglie, poi invecchia- no e muoiono. Il tutto va avanti senza di te. Non sei capace di lasciarti in pace, di restare sciolto e naturale e di lasciarti trasportare dal tutto?
Non c’è bisogno di migliorarsi, non c’è bisogno di cambiare. Resta sciolto e naturale, e i miglioramenti verranno da sé.
Sarai trasformato, ma non per opera tua.
Se tu (in quanto “io”) cerchi di trasformarti, è come se cercassi di sollevarti da solo tirandoti su per i lacci delle scarpe. Non provarci neppure. Entra nella “dimora interna” e limitati ad aspettare, consapevole che non è possibile migliorare nulla. Le cose sono già al meglio delle loro possibilità. Non devi far altro che goderne. Tutto è pronto per la celebrazione, non manca nulla: non farti prendere dalla smania di assurde attività. E lavorare alla propria crescita, alla crescita spirituale dell’io è una delle attività più assurde.

...Non conosce né macchia né ostruzione.
Puoi aver fatto milioni di cose. Non preoccuparti: nessuna tua azione può macchiare il tuo essere interno o renderlo impuro. (*)
(*) Questa è la base del mito della verginità di Maria: il mito esprime un atteggiamento di totale distacco da parte di Maria. Come è possibile che un amplesso macchi la verginità dell’essere interno? L’essere interno non è neppure coinvolto, è un puro testimone. La sua verginità non conosce macchia.
Qualsiasi cosa tu faccia, la tua cavità ne resta al di fuori. Nessuna tua azione lascia una cicatrice: è impossibile. E quando ti rilassi te ne rendi conto; perciò smetti di preoccuparti di cosa fare e di cosa non fare, e lascia che le cose seguano il loro corso. Allora galleggi nel cielo come una nuvola bianca, senza andare da nessuna parte, godendoti semplicemente il movimento: il viaggiare in se stesso è bello.

...Non conosce macchia né ostruzione;

Dimorando nella sfera dell’innato

le esperienze si dissolvono nel Dharmata. ...
Il Dharmata è la natura elementare propria a ogni cosa.
Se resti nella tua dimora interna, ogni cosa pian piano si dissolve nei propri elementi naturali. (E’ questo un buon modo per liberarti dell’ego)
Sei tu, ora, che crei la confusione; se resti dentro di te, nell’ àlaya, nel cielo interno, scopri che in quell’assoluta purezza, come nel cielo, le nubi vanno e vengono senza lasciare traccia.
Le azioni passano, i pensieri passano, succedono molte cose; ma dentro, in profondità, non succede nulla: le azioni, i pensieri non scendono a quella profondità. Dharmata è la natura elementare propria a ogni cosa.; quando tu torni alla tua dimora, ogni cosa spontaneamente torna alla propria, e non c’è più alcuna turbolenza.
Quando la Luce dello Spirito colma di sé una cavità vi resta come nella propria dimora.
Allora, se il corpo ha fame, il corpo va alla ricerca del cibo.
Il corpo ha fame, lo Spirito osserva; il corpo mangia, Lui osserva. Lui si limita a guardare, non fa nulla: sono le forze elementari che agiscono. Quando dici: “ho sete”, fai confusione. Non sei tu che hai sete: il corpo ha sete, e agisce di conseguenza, va verso l’acqua.
Restando all’interno scopri che le cose accadono da sé.
Gli alberi trovano le sorgenti nascoste nel terreno pur non avendo ego né mente C’è un albero; e trenta metri più a nord c’è una piccola sorgente nascosta. Come fa l’albero a sapere dove spingere le proprie radici ? Non ha nessun indizio a disposizione: e del resto non ha né ego né mente. Ma, per azione delle forze elementari, le sue radici si estendono verso il nord e arrivano all’acqua.
Quando siedi tranquillo nella tua dimora interna, le forze elementari funzio**** nella loro cristallina purezza.
N o n m e t t e r t i d i m e z z o !
Il corpo ha fame e si muove verso il cibo: è una delle esperienze più belle, vedere il proprio corpo muoversi da sé, e trovare acqua e cibo, o amore. Tu continui a sedere nella tua dimora interna, e assisti ad azioni che non ti appartengono, non sei attore ma spettatore.
Quando arrivi a questa consapevolezza, hai raggiunto l’irraggiungibile “Hai attraversato la porta, anche se nessuno ha attraversato la porta, anche se non c’è stata mai una porta da attraversare”.

...Dimorando nella sfera dell’ignoto

le apparenze si dissolvono nel Dharmata,
e volontà autonoma e orgoglio
svaniscono nel nulla.
Quando ti accorgi che le cose accadono da sé, come puoi inorgoglirti, come puoi servirtene per alimentare il tuo ego?
Come puoi dire “io” , quando ti sei accorto che la fame segue il suo corso, si soddisfa da sé e diviene sazietà? ; quando ti sei accorto che la vita segue il proprio corso e diventa morte, riposo?
Chi sei tu per affermare “io sono”?
L’orgoglio, l’io, la tua volontà si dissolvono. Non fai più nulla, non vuoi più nulla; ti limiti a sedere nel profondo del tuo essere; e l’erba cresce da sé!
Le cose accadono da sé: ti riesce difficile capirlo, perché sei stato educato ad agire, a lottare.
L’ambiente in cui sei cresciuto ti ha insegnato che altrimenti sei perduto, che non arrivi a nulla.
Ma le cose succedono da sé, è nella loro natura. Lasciale accadere.
Il Maestro di Lin Chi morì.
Era un Maestro famoso, ma Lin Chi era più famoso del suo Maestro, perchè il Maestro viveva in silenzio, ed era stato Lin Chi a farlo conoscere alla gente.
Si radunò una folla di diverse migliaia di persone, per rendere omaggio al morto, che, come il suo discepolo era un Illuminato. E al funerale trovarono Lin Chi che piangeva a dirotto, come un bambino cui è morta la madre.
La gente non credeva ai propri occhi. Era un comportamento ammissibile in un ignorante; ma in un Illuminato, in uno che insegna che l’essere interno è immortale?
Se l’essere interno è immortale perché piangi?
Alcuni intimi andarono da Lin Chi e gli dissero: “Smetti di piangere ! Non è bene; cosa penserà la gente di te ? Si sta già spargendo la voce che non sia vero che sei un Illuminato; è in gioco il tuo prestigio. E un uomo come te non ha bisogno di piangere”!
Ma Lin Chi disse loro “Cosa posso farci? Le lacrime sgorgano da sé, è il loro Dharmata. Chi sono io per fermarle? Lasciate pure che la gente pensi che non sono un Illuminato. Cosa posso farci? Non c’è più nessuno in me che agisce; succede, semplicemente. I miei occhi piangono per conto loro. Non vedranno più il Maestro, che era il cibo di cui vivevano.
Lo so che l’anima è immortale, che in verità nessuno muore ! Ma come farlo capire a questi miei occhi ? Essi non ascoltano, non hanno le orecchie!
Come si fa a insegnar loro a non piangere, perché la vita è eterna? E chi sono io per insegnar loro qualcosa? Se hanno voglia di piangere, piangano”.
Questo è restare sciolti e naturali: le cose succedono da sé, non sei tu che le fai.
Senza accettare né rifiutare nulla, ogni traccia di volontà svanisce; il concetto di forza di volontà si svuota, e l’orgoglio si dissolve nel nulla.
E’ difficile capire un Illuminato; le rappresentazioni mentali non servono.
Cosa pensare di Lin Chi, che dice: “Lo so, ma i miei occhi piangono ugualmente. Lasciateli piangere; li aiuta a rilassarsi. Non vedranno più quest’uomo, il suo corpo sta per essere bruciato. E i miei occhi erano abituati a nutrirsi di lui, non conoscevano altra grazia, altra bellezza che la sua. Per troppo tempo si sono nutriti della forma di quest’uomo: è naturale che ora si sentano mancare il terreno sotto ai piedi. Perciò piangono”. Un uomo naturale siede al proprio interno e lascia che le cose succedano.
Non fa!
Solo allora appare Mahamudra, l’orgasmo ultimo con l’esistenza. Allora non si è più separati; il cielo interno si fonde con il cielo esterno e non ci sono più due cieli, ma uno solo.
Tutti nasciamo liberi ma moriamo in schiavitù...!
Il bambino è malleabile, può essere plasmato in qualsiasi modo. La società, i genitori, gli insegnanti lo plasmano e ne fanno un personaggio con una certa struttura caratteriale. A poco a poco impara le regole della convivenza civile, e diventa un conformista, che è una forma di schiavitù; oppure un ribelle, che è un’altra forma di schiavitù: i reazionari e i rivoluzionari sono nella stessa barca; viaggiano schiena a schiena, senza guardarsi in faccia, ma sono sulla stessa barca, dipendono entrambi dalla stessa cosa.
L’uomo religioso (nel senso di ri-legato alla dimora interiore), non è reazionario, né rivoluzionario. L’uomo religioso è semplicemente sciolto e naturale. Non è pro né contro nulla; è solo se stesso, non obbedisce ad alcuna regola e non si ribella ad alcuna regola; si limita a non avere regole, è libero nel proprio essere.
Non è il prodotto di una cultura.
Tuttavia non è primitivo, incivile; anzi, è la possibilità più alta della civiltà e della cultura; ma non è “educato”.
Non ha bisogno di regole perché la sua consapevolezza è cresciuta, e ha trasceso le regole. Dice la verità, ma non per obbedienza ad una regola.
Essendo sciolto e naturale, è anche sincero: è una cosa che viene da sé.
Ha compassione, ma non perché segua un precetto. Essendo sciolto e naturale, diffonde la propria compassione su tutto ciò che lo circonda. Lui non ci può fare nulla, è un effetto della sua accresciuta consapevolezza.
Non è né pro, né contro la società: è al di là della società. E’ tornato bambino; è il bambino di un mondo sconosciuto, di una nuova dimensione; è rinato.
Ogni bambino nasce sciolto e naturale, poi interviene la società a plasmarlo. E’ inevitabile che intervenga, non c’è nulla di male. Lasciato a se stesso il bambino non crescerebbe e non sarebbe mai in grado di diventare religioso. Resterebbe un animale.
E’ necessario passare attraverso la società.
Basta ricordare che è solo un passo da attraversare, e che non si dovrebbe costruire lì la propria dimora.
Bisogna prima adattarsi alla società, poi trascenderla, prima imparare le regole e poi disimpararle.
Le regole entrano nella tua vita perché esistono anche gli altri, perché non sei solo.
Una buona società, una società autenticamente religiosa, insegna ai propri membri la civiltà e la trascendenza della civiltà.
Una società che non insegna la trascendenza è una società puramente secolare e politica, priva di religione.
Fino a un certo punto bisogna ascoltare gli altri; poi bisogna cominciare ad ascoltare se stessi.
Alla fine bisogna tornare al proprio stato originario.
Prima di morire bisogna tornare all’innocenza, ridiventare sciolti, naturali; con la morte si rientra nella dimensione della solitudine, proprio come nell’utero; la società non c’è più.
E durante la vita bisogna trovare dei momenti, degli spazi simili a oasi nel deserto, in cui si chiudono gli occhi e si va al di là della società, s i r i e n t r a i n s é, n e l p r o p r i o u t e r o: q u e g l i s p a z i s o n o l a m e d i t a z i o n e .
Fuori la società continua ad esistere; ma tu te ne dimentichi e torni ad essere solo. Non ci sono più regole, né morale, né linguaggio, e non c’è bisogno di armatura caratteriale: dentro di te puoi essere sciolto e naturale: e s s e r e a c a s a è l a m e d i t a z i o n e.
Siamo tutti diventati eccentrici.
Questa è una parola molto bella: significa fuori dal centro e la si usa per indicare i pazzi.
Ma tutti siamo eccentrici, fuori dal nostro centro. E’ la dimensione in cui ci troviamo; e non può che durare finché continuiamo a dar retta a tutto fuorché a l n o s t r o c e n t r o i n t e r n o .
Tutta la meditazione serve per centrarsi, per arrivare al proprio centro p e r n o n e s s e r e e c c e n t r i c i !

mosongo
02-06-06, 07:15
http://www.larchetipo.com/1998/ott98/canto.gif
1) Tilopa era nato re di una provincia dell’India. Benché come re avesse sempre posseduto benessere e titolo, la sua mente non si riteneva completamente soddisfatta. Lasciò quindi il suo regno per cercare un guru che potesse istruirlo nel Dharma, gli insegnamenti del Buddha, percorrendo l’India in ogni direzione per trovare un simile maestro. Nagarjuna, conoscendo l’intento di Tilopa di trovare un guru, apparve in un luogo dove egli stava per passare, fingendosi bloccato al centro di un grande fiume. Una volta giunto, Tilopa domandò all’uomo che vedeva nel fiume cosa stesse facendo. http://www.larchetipo.com/1998/ott98/tilopa2.gifQuello rispose che avrebbe voluto andare sull’altra sponda ma che era bloccato nel mezzo, incapace di attraversare e incapace di tornare indietro. Tilopa promise allora di condurlo di là dal fiume. Nagarjuna, che era molto imponente al contrario di Tilopa che era piuttosto piccolo, replicò all’altro che non sarebbe stato certamente possibile per lui trasportarlo di là da un fiume tanto vasto. Tilopa però era intenzionato a mantenere la parola e, data la sua ferma determinazione, riuscí a portare Nagarjuna all’altra sponda. Dopo che Tilopa lo aveva aiutato ad attraversare il fiume, Nagarjuna esclamò: «Oh, indomito rampollo di nobile famiglia, sono stati il tuo coraggio e la tua volontà a permetterci di attraversare un fiume tanto vasto!» Nagarjuna predisse quindi che, essendo cosí straordinari il coraggio e la volontà di Tilopa, egli sarebbe stato di grande aiuto l’umanità, e gli chiese di ritornare nel suo regno per essere nuovamente re.
Quando Tilopa tornò nel proprio regno per prendersi cura del suo popolo, trovò il paese in uno stato di grave crisi, sull’orlo di una guerra con un altro potente Stato dell’India. I sudditi di Tilopa, giudicandolo dalle apparenze, temevano che egli sarebbe stato incapace di difenderli dai loro nemici, dato che appariva loro piccolo e debole. Tilopa fece allora una pubblica dichiarazione, proclamando al popolo di conoscere il modo per sconfiggere il nemico senza spargimento di sangue. Subito dopo, partí per difendere il proprio paese. L’esercito che marciava contro il suo regno era grande di numero e deciso a ottenere la vittoria. Da solo, Tilopa giunse presso la foresta dove il nemico era accampato. Quando i soldati lo videro avvicinarsi, si prepararono ad attaccarlo; Tilopa allora trasformò all’istante tutti gli alberi della foresta in soldati pronti a eseguire i suoi comandi. Quando Tilopa ordinò: «Guardate il nemico!» tutti i soldati si volsero verso il nemico. Quando Tilopa ordinò: «Carica!» corsero tutti contro il nemico. Essendo gli alberi un numero incalcolabile, anche i soldati erano un numero incalcolabile, cosí spaventoso che il nemico fuggí senza combattere una sola battaglia. In tal modo, la predizione fatta da Tilopa al suo popolo, che avrebbe sconfitto il nemico senza spargimento di sangue, si era avverata.
In seguito Tilopa ripartí e si avviò verso il Nord del paese, per esercitarsi nel Dharma. Qui ricevette l’insegnamento direttamente da alcune Dakini e si ritirò a meditare in una grotta. Dopo aver fatto il proponimento di restare in meditazione per dodici anni, si incatenò le gambe in modo da non poter piú uscire dalla grotta. Rimase cosí per dodici anni, al termine dei quali le catene che serravano le sue gambe si spezzarono da sole. Egli era andato molto avanti sulla strada della realizzazione, benché non avesse ancora raggiunto l’Illuminazione. Desiderò allora allontanarsi da lí e iniziare a peregrinare come semplice monaco. Tuttavia, le Dakini esitavano a permettergli di uscire dalla grotta, interrompendo gli esercizi di meditazione. E non era per lui possibile disobbedire. Pensò quindi di influenzare la loro decisione dimostrando il proprio livello di realizzazione. Pescò un pesce e, tenendolo tra le mani, trasferí in esso la propria coscienza. Dopo essere state testimoni di questo, le Dakini si resero conto che egli era un essere altamente realizzato e gli diedero quindi il permesso di peregrinare come semplice monaco, proprio come aveva desiderato. Lo scopo di Tilopa era di viaggiare nella parte orientale del Bengala, sempre alla ricerca di Nagarjuna....
(continua....)


http://www.larchetipo.com/1998/ott98/racconto.htm

mosongo
02-06-06, 07:18
2) Un giorno che egli si era ritirato in una grotta, Nagarjuna inviò da lui la Dakini Matongha per istruirlo. Quando apparve Matongha, Tilopa chiese di Nagarjuna, ma lei rispose che in quel momento egli non si trovava sul piano terrestre: stava dando i suoi insegnamenti nel mondo spirituale. Aggiunse però che era volontà del Maestro che Tilopa divenisse suo discepolo. Matongha dunque istruí Tilopa fino ai piú alti livelli spirituali, finché ella notò che c’era solo un ultimo gradino da salire: la mente di Tilopa, essendo egli di casta reale, possedeva un forte orgoglio che gli impediva un ulteriore progresso. Tale orgoglio andava rimosso. Ella inviò allora Tilopa a lavorare in un villaggio come aiutante di una donna che macinava grani di sesamo per trarne l’olio. Dopo molto tempo che Tilopa si applicava all’umile lavoro di triturare i grani di sesamo, egli raggiunse l’Illuminazione. Come segno della sua completa realizzazione, levitò fino all’altezza di sette alberi di palma reale, tenendo ancora in mano il pestello e il mortaio e continuando a triturare i semi. La notizia che Tilopa era sospeso in aria a quella grande altezza si sparse rapidamente nel villaggio, in quelli vicini e presso un gran numero di persone. Quando la voce giunse al re, egli stesso volle essere testimone dell’evento miracoloso e si mosse con tutti i suoi cortigiani. Al vedere quel grande assembramento di persone riunito sotto di sé, Tilopa intonò un inno in cui prendeva ad esempio i granelli di sesamo. In quel canto egli spiegava che, nonostante il seme di sesamo contenga olio, esso non può produrre l’olio da sé: senza il duro lavoro di triturare il seme, l’olio non può venire estratto. Allo stesso modo, benché la natura divina sia insita nell’essere umano, senza il duro lavoro di pratica degli esercizi l’uomo non ha modo di giungere a realizzare la sua natura divina. Mentre Tilopa cantava quest’inno, il re e tutto il popolo compresero il suo insegnamento e il villaggio intero fu completamente circonfuso di luce spirituale.
Da quel giorno Tilopa divenne molto famoso, non solo perché era un Illuminato, ma anche, come egli stesso cantava in molti dei suoi poemi, per il fatto che la sua preparazione non era dovuta all’insegnamento di un guru umano, ma proveniva direttamente dal mondo spirituale.
Tratto dalla conferenza su La vita di Tilopa del ven. Khenpo Karthar Rinpoche tenuta a Woodstock, USA, nel marzo 1986

RibelleSano
05-06-06, 19:12
In molti accostano il Tantra al sesso; qualcuno ha delle informazioni da postare?

Grazie

alexeievic
05-06-06, 20:14
un po' lunghetto, ma vale la pena.... visto che stuart vuole leggere di sesso. ... (sporcacciun...)


Il Tantra fa appello alle energie del corpo umano che per lo più la gente dissipa in esercizi senza scopo e 'ricreativi'. Il Tantra è impegnato a coltivare i piaceri della vita, che sono il suo stesso fondamento, e che per lo più la gente bandisce. Il Tantra non dice "Astieniti da ogni godimento, mortifica la carne ed obbedisci ad i comandamenti di un Dio-Padre geloso", dice invece "Innalza il tuo godimento fino al massimo del suo potere, e poi usalo come propellente spirituale". Il Santo tantrico è pazzo di felicità e ruota gli occhi arrossati di vino, siede su cuscini di seta circondato da opere d'arte e mangia carne di porco cucinata con spezie e pepe. Alla sua sinistra siede una fanciulla esperta nelle arti d'amore, che beve con lui; entrambi si abbandonano più volte in estatici rapporti sessuali. Lui continua a suonare la sua vina (uno strumento a corde) e canta poesie. Egli ha dovuto rompere ogni residuo attaccamento a tutte quelle attitudini convenzionali che aveva in passato. E' impegnato a risvegliare e stimolare tutte le energie che riesce a scoprire nel proprio corpo per raggiungere l'illuminazione.

Il pensiero, inteso come coerenza logica e ragionamento pragmatico, è considerato dai tantristi una delle cause principali che portano gli esseri umani a perdere gradualmente ogni illusione ed a sentirsi infelici in quello che essi credono sia il loro mondo.

I filosofi ed i teologi dell'Occidente si sono limitati ad assumere il tempo come un dato, senza approfondirne la natura e la realtà. Il tantrismo ritiene da sempre che la nostra incapacità di afferrare il significato del tempo sia alla radice di tutte le altre insufficienze umane. Conoscere la natura del tempo significa comprendere il processo della Genesi, la scala degli stadi discendenti dall'Origine attraverso l'evoluzione del cosmo. Una volta afferrato questo concetto possiamo rovesciare il meccanismo e risalire la scala della Genesi.

Il Tantra guarda il passato pieno di 'oggetti' non come un paesaggio che ogni persona attraversa con la sua cornice del presente, ma come una successione di eventi e cose, vomitate e proiettate dalla bocca del presente, simile a fiamme dalla coda di un razzo. Le cose non 'cominciano' in un punto immaginario del passato collocato nella profondità del quadro prospettico. Vengono bensì proiettate attraverso noi stessi: la cornice del presente di ogni persona è essa stessa una bocca di quel mostro che vomita, o proietta, il suo mondo di esperienze e conoscenze. Non riusciremo mai a trovare l'origine e la causa di ciò che sta 'fuori' in ciò che è proiettato nel passato. La sua origine è lo stesso meccanismo di proiezione, vale a dire è all'interno dell'organismo psicofisico. Questa proiezione è proprio quel tessuto di esperienza e memoria che noi chiamiamo 'realtà'. Una delle funzioni del meccanismo consiste nel far sì che la realtà sembri solida, qualcosa di esterno che troviamo intorno a noi, e che dovrebbe aver avuto inizio in un tempo lontano. Dopo aver compreso il significato di questa nuova immagine, dobbiamo ribaltare il punto di vista e guardare indietro, all'interno del luogo donde l'esperienza della realtà sta venendo. Dobbiamo semplicemente vivere, con la piena consapevolezza di ciò che sta davvero accadendo. Questo guardare indietro è rappresentato nei diagrammi tantrici yantra, in particolare nello Shri yantra.

Le intuizioni che si raggiungono attraverso i rituali tantrici vengono espresse con termini speciali, figurativi e simbolici, che hanno un significato molto più pregnante di quanto può apparire a prima vista. Le parole ordinarie sono fatte per le situazioni ordinarie e non possono esprimere gli eventi straordinari del Tantra. Come simbolo fondamentale il tantrismo usa il sesso. L'atto della creazione si esprime in vari tipi di attività sessuale, che è vista come inscindibile da un senso di amore trascendente. L'esistenza del mondo è intesa come un continuo procreare da parte della yoni (la vulva) del principio femminile, come conseguenza della continua infusione del seme maschile nel piacere sessuale: la yoni è il razzo propellente, o bocca del mostro, che vomita il mondo. Non ci sarebbe nè mondo nè yoni senza il seme, che da a tutto il sistema la possibilità di esistere, il suo Essere, sempre implicito ma mai oggetto di percezione. Il Tantra ritiene anche che sia il seme stesso a generare la yoni. Il seme può essere simbolizzato nello Shri yantra da un punto centrale, il luogo originario dell'energia che "è individuabile, ma non ha dimensioni", di solito dipinto di bianco; esso inizia il suo movimento fondamentalmente creativo nell'immagine della femmina, un triangolo rosso che punta verso il basso. Da questa coppia originaria, il bianco ed il rosso, si sviluppa una serie di triangoli intrecciati, quattro maschi (con la punta verso l'alto) e quattro femmine (con la punta verso il basso). La loro compenetrazione reciproca produce dei circuiti di triangoli più piccoli, che rappresentano la suddivisione delle energie creative originarie in forze più precise. I cerchi esterni e gli anelli di petali di loto rappresentano la realtà dispiegata del mondo. Tutte le diverse fasi del processo creativo sembrano esistere nello stesso istante, poichè stiamo guardando indietro, oltre il fluire del tempo che passa.

La nostra impressione che le cose esistano fuori di noi in realtà è il risultato di un incontro tra campi di energia. L'arcobaleno appare solo quando i raggi del sole, i processi atmosferici e l'attività ottica di un osservatore confluiscono in una particolare relazione nello spazio e nel tempo. Nella concezione tantrica tutti gli oggetti che vediamo, per quanto solidi possano sembrare, sono così intimamente intrecciati con l'idea che di essi hanno gli uomini da essere indistinguibili dall'idea stessa. Anch'essi sono il risultato di una collisione e collusione di forze. Queste forze si possono definire solo in termini temporali; sono sottofunzioni del processo del tempo. Il Tantra chiama le sue due principali figure divine Mahakala, il Grande Tempo, e Kali, la personificazione femminile del Tempo. Le due divinità costituiscono insieme le funzioni creative dell'inimmaginabile Brahman, il Parasamvit, la Verità Suprema, che racchiude e proietta tutto ciò che può esistere da un capo all'altro di tutti gli universi ed i sistemi stellari "innumerevoli come i granelli di sabbia del Gange".

Il Tantra riconosce che gli esseri umani sono più vicini all'aspetto femminile della creazione. Il maschio può sembrare inconcepibile e remoto, laddove la femmina, la dea del Tempo, continua sempre a produrre per e con noi: ovunque guardiamo possiamo vederla al lavoro, intenta a generare noi, esseri legati al tempo. Il tantrismo dedica la sua attenzione alla meditazione sulla donna, concepita come l'approccio più diretto per giungere all'intuizione della verità. Usa molti simboli femminili, come i fiori di loto, la strana forma naturale del coco-de-mer, che ricorda i genitali femminili, caverne e fenditure naturali od incavi di pietre ed alberi, triangoli con la punta rivolta verso il basso ed immagini che raffigurano la vulva femminile stessa. Un immagine della dea è una fanciulla stupenda che, danzando ebbra d'amore, scioglie i capelli spargendo i mondi nell'universo, e poi li raccoglie portando i mondi alla fine. La mente del tantrista è perennemente assorbita in quest'immagine luminosa e fascinosa. Ogni donna gli appare sotto questa veste; non è la donna che personifica la dea, bensì la dea stessa che appare nella donna. Il fascino dell'immagine interiore della donna è per lui molto più grande di quello esteriore. Le donne sono portatrici dell'energia femminile, centrale nell'immaginario tantrico, e nel rituale il maschio può fare dei progressi solo con la cooperazione della donna. L'uomo e la donna devono continuamente soddisfarsi e completarsi a vicenda; solo dopo una lunga esperienza di mutuo scambio, l'una e l'altro possono arrivare anche da soli a portare a compimento tutti i rituali tantrici. L'amorosa dea della Creazione ha però un'altra faccia: mentre porta l'uomo dentro il tempo ed il suo mondo, lo rimuove dal tempo e dal mondo. E' anche la distruttrice dell'uomo. Tutte le cose che mutilano, storpiano ed uccidono (malattia, carestia, violenza e guerra) sono parte della sua attività. Nessuno può essere un vero tantrista se non ha affrontato questa realtà, se non l'ha assimilata nella sua concezione della natura della dea. Perciò molte icone tantriche mostrano la dea come la terribile Kali dal volto nero, con la lingua penzolante dalla bocca zannuta e sanguinante. Ci sono molti rituali, alcuni di tipo sessuale, praticati tra i cadaveri nei luoghi (anche simbolici) adibiti alla cremazione, che con la loro violenza fanno capire al tantrista la necessità della distruzione: nella luce rossa delle pire funebri, mentre sciacalli e corvi fanno scricchiolare le ossa sparse tutt'intorno, l'adepto è messo di fronte alla dissoluzione di tutto quel che gl'è caro.

Quando la coppia è così strettamente abbracciata che nessuno dei due è pienamente consapevole dell'altro come distinto da sè: l'elemento dominante è Shiva, il principio del sè e dell'indentità completa. Si dice che Shakti abbia ancora gli occhi chiusi, in una cecità totale, perchè non si è ancora resa conto dello stato di separatezza. Nella fase successiva gli occhi di Shakti sono aperti, benchè la coppia sia ancora unita. Adesso lei è nel primo stadio della separazione consapevole. Il Shiva-sè, il soggetto, è stato 'presentato' (in realtà ha presentato se stesso) ad un oggetto attivo separato, un 'questo' distinto dal suo 'io'. I due sono faccia a faccia: ma di fatto la separazione, e quelle che seguiranno, è opera di Shakti, che è stata proiettata espressamente per questo scopo. Nello stadio successivo la coppia esce dall'unione e forma due parti distinte. Solo la reciproca attrazione sessuale ricorda loro che si appartengono a vicenda, che il sè e il mondo sono solo aspetti complementari della stessa realtà. Ora Shakti può davvero cominciare la sua funzione. Nello stadio successivo ella diviene la splendida femmina danzante e la sua danza intreccia i fili del mondo. I suoi movimenti non sono pure illusioni, ma non sono neppure 'reali' nel senso di fatti concreti ed indipendenti. Il sè è così affascinato dalla danza che crede di vedere, nei gesti di lei, ogni sorta di cose diverse. Comincia a pensare, grazie alla stupefacente attività della danzatrice, che lui stesso non è uno, ma molti, maschi e femmine. Lo spiegamento sbalorditivo di un'infinità di fatti separati che compongono l'universo oggettivo cui noi ci aggrappiamo, si presenta al nostro sè attraverso ciò che chiamiamo 'mente e corpo', il meccanismo psicosomatico in cui ciascuno dei nostri sè separati sembra essere isolato ed imprigionato. Questo fa parte dell'attività della dea che può essere simboleggiata dal suo stesso grembo fertile. Tutte le cose che immaginiamo di sperimentare nel tempo sono generate per noi da quella danza, o attraverso quel grembo che, se solo lo conoscessimo, scopriremmo non essere diverso da noi stessi. Le facoltà mentali e gli organi di senso, dunque le proprietà di percepire e coordinare, sono canali per quell'energia, impersonata da Shakti, che tende alla distinzione ed alla separazione.

L'intero universo è contenuto nel corpo umano. Ma questo è comprensibile solo grazie ad un particolare lampo d'intuizione. Nella tradizione indiana si trovano spesso divinità che mostrano ai loro fedeli di contenere in se stesse, all'interno del proprio corpo, tutte le stelle, gli universi, i mondi e le creature, fino alle più piccole. La tradizione indiana ha sempre visualizzato il corpo umano come una pianta che cresce dal 'suolo' dell'Aldilà, il Brahman supremo, la Verità. E' proprio come i succhi vitali di una pianta vengono trasportati verso l'alto e verso l'esterno da canali e vene, le energie creative si diffondono nel corpo umano. Le radici del corpo umano non si trovano in basso, ma in alto, oltre il culmine del cranio sopra la spina dorsale: da qui l'energia che nutre ed esalta scorre dentro di noi venendo dall'Aldilà. Attraversa tutti i canali del corpo, raggiunge i punti più esterni dei sensi e va ancora oltre, proiettando lo spazio che ogni corpo crede di abitare. L'insieme di vene e canali che compone questo sistema è chiamato 'corpo sottile' ed è alla base del culto tantrico e dello yoga. In esso troviamo diversi livelli di separazione tra Shiva e Shakti. Gli occhi sono propri di ogni persona e l'arco che li sovrasta è la cupola del cranio dove ognuno è radicato nell'Aldilà.

Le più diffuse tradizioni indiane sostengono che la via per tornare alla Verità Totale richiede la repressione feroce, attraverso l'ascetismo e la forza della volontà, di tutte le facoltà del corpo e della mente che favoriscono l'illusione della separatezza, il miraggio di singole persone che vivono in mondi separati. Il Tantra ritiene assurda questa specie di lotta faticosa; dice invece che tutte le facoltà dovrebbero essere incoraggiate e sollecitate fino a raggiungere la loro massima intensità, che il bagaglio di memorie di ognuno può essere risvegliato e ricondotto all'energia pura che l'ha generato. Sentimenti, sensazioni e piaceri diventano il materiale grezzo per ritrovare la luce.

Il rapporto sessuale è usato per rovesciare il processo della creazione: una coppia che condivide le stesse intenzioni spirituali può sviluppare una serie di riti accurati che trasforma l'uomo e la donna comuni in personificazioni di Shiva e Shakti; allora l'unione si consuma. L'esperienza sessuale, prolungata al massimo, è condotta attraverso stadi successivi fino al punto in cui l'identità dell'uno si mescola con quella dell'altro, ed entrambi sperimentano la condizione che precede la separatezza. La gioia dell'Essere prima ed al di là della Genesi è assolutamente impareggiabile. L'immagine della coppia seduta in posizione yoga durante il rapporto sessuale è usata nell'arte tantrica buddhista del Tibet come simbolo universale della realizzazione spirituale.

La tecnica di trasformazione più diffusa, per l'indiano addirittura azione quotidiana, è l'offerta votiva ad un'immagine. Nell'atto di offerta i tantristi identificano il proprio sè con l'immagine, concentrandosi su di essa. Le offerte (fiori, candele accese, campanelli, incenso, cibo) sono simboli dei sensi. Si usa lavare l'immagine, incipriarla ed ornarla di ghirlande e fiori come se fosse un ospite onorato. Naturalmente non si venera un mero oggetto, bensì si accoglie un ospite, il senso dell'oggetto, nella propria casa, il proprio sè. Nel corso di un lungo rituale il tantrista a volte predispone un'intera serie di immagini diverse ma connesse fra loro, una delle quali può essere una ragazza in carne ed ossa: in lei discenderà la 'totalità' originaria della dea. Alcune immagini sono statue di materiale duraturo, altre, di fango o carta, vengono distrutte dopo l'uso per prevenire qualsiasi travisamento sulla loro reale, ma non oggettiva natura. Molti però ritengono che il potere ed il valore delle immagini aumentino se queste vengono venerate o per lunghi periodi, o da maestri del Tantra di alto prestigio.

I mantra sono intesi come la forma seminale di particolari energie, note al tantrista ma non identificabili con nessun oggetto mondano, anche se possono rappresentare qualche essenza divina. Usati continuamente nei rituali tantrici, sussurrati o salmodiati in combinazioni e contesti diversi, sviluppano un tipo di vibrazioni che condensano le energie che rappresentano in un luogo ed in un tempo determinato. Si deve però imparare a pronunciarli correttamente e ad 'attivare' il loro significato. Possono essere scritti in lettere sanscrite su oggetti rituali, o negli spazi dei diagrammi yantra, o dipinti come yantra essi stessi; possono essere tatuati sul proprio corpo o visualizzati nell'aria. I mantra sono intesi come qualcosa che riempie lo spazio ed il tempo intorno al tantrista con nuclei di energia che lui è in grado di controllare. Rappresentano anche le forme misteriose di quei campi di energia le cui interferenze producono l'apparizione del mondo delle cose nella coscienza umana. Il sacro alfabeto sanscrito, che consente di scrivere i nomi di tutte le cose, è la miniera di tutti i mantra.

Lo yoga usato nel Tantra è fondato più o meno sull'Hatha yoga, con una dimensione in più. Dal punto di vista tantrico seguire l'Hatha yoga senza fare nessun lavoro interiore sul corpo sottile è un esercizio vano, anche se può essere utile per la salute e la resistenza del corpo 'esterno'. La dimensione in più dello yoga tantrico è dovuta alle posizioni che il corpo assume durante il rapporto sessuale. Queste sono intese sia ad intensificare le sensazioni fisiche sia a trasformarle in un veicolo che conduce a intuizioni meravigliose. Sono posizioni che si possono imparare solo praticandole con un partner sessuale, sotto la guida di un maestro; di fatto, lo stesso maestro, può essere un partner sessuale. Innumerevoli leggende tantriche narrano l'iniziazione dei Santi più famosi: di solito l'episodio centrale è rappresentato da un amplesso rituale con una donna "che detiene il potere" ed i cui favori l'iniziato deve conquistare. Questo è forse uno degli elementi più antichi del Tantra; infatti l'idea che non solo l'iniziazione, ma la capacità stessa di raggiungere la meta finale possa essere trasmessa solo in linea femminile, probabilmente trova origine negli strati più antichi della religione umana. Le religioni indiane più recenti sono tutte centrate sul maschio, e molte delle interpretazioni più convenzionali del Tantra, in testi scritti da bramini o buddhisti, tendono a minimizzare la centralità della donna. I Santi tantrici, poeti e filosofi, avevano rapporti sessuali con un tipo particolare di donna il cui fascino li colpiva in modo straordinario, e che essi consideravano l'agente primario della loro illuminazione. Di solito queste donne appartenevano ad una casta inferiore e spesso praticavano una doppia attività: danzatrici del tempio nei riti sessuali e prostitute. Secondo la concezione indiana della purezza di casta, il contatto anche casuale con una di esse è una profanazione infamante, tanto da relegare il tantrista al di fuori della società rispettabile. Ma poichè il Tantra esige che ogni legame con le ordinarie convenzioni mondane venga rotto, se si vuole ottenere l'illuminazione, e l'immagine di se stessi come "cittadini buoni e rispettabili" è tra i legami più pericolosamente insidiosi, il contatto con queste donne diventa intenzionale. Praticare il Tantra significa esiliarsi dalla società non tantrica.

Il rito sessuale di re-integrazione più efficace prevede l'unione con una donna durante il suo periodo mestruale, quando la sua energia sessuale, rossa, è alla massima potenza. In più, il rito andrebbe svolto, per aumentare l'efficacia, in un terreno di cremazione, tra i cadaveri e le pire in fiamme. Le tradizioni tantriche differiscono su un punto: alcune, probabilmente quelle che rappresentano il filone più antico, ritengono che il seme bianco maschile alla fine debbe essere eiaculato nella yoni della donna che partecipa al rito, come se fosse un'offerta di olio consacrato che si versa in un altare di fuoco; l'autentico orgasmo fisico di entrambi i partners si consuma e si trasforma così in un'estasi ancor più grande, indotta dalle elaborate pratiche yoga. Altre tradizioni, più consone all'ortodossia indiana, sostengono che l'orgasmo debba essere totalmente inibito, affinchè l'energia che in esso si sarebbe consumata possa essere trattenuta e sublimata totalmente in una radiosa gioia interiore. I riti tantrici più famosi sono delle varianti del chakrapuja, una specie di Comunione prolungata che si pratica di notte. I partecipanti, un certo numero di coppie, non importa se sposate o no, si concedono le cinque gioie normalmente proibite nella società delle caste superiori: carne, alcool, pesci, un certo tipo di cerali e sesso. Si possono avere rapporti sessuali con parecchi partners diversi, oppure ciascuno col proprio, o con uno solo scelto a caso; anche qui ciò che conta è lo sviluppo ed il controllo di energie straordinarie.

Il Tantra è l'unico filone della tradizione indiana che abbia incluso nel suo schema religioso l'esperienza puramente estetica. Certo la produzione artistica indiana non tantrica è ricca e varia, ma il Tantra coltiva l'esperienza estetica in se stessa, per puro amore dell'arte, ritenendo che tutte le risposte del corpo, sensuali, emotive ed intellettuali, suscitate dall'arte alimentino e arricchiscano il fuoco tantrico. Tutta l'arte indiana è profondamente sensuale, ed il Tantra indirizza l'emozione suscitata dalle bellezze delle sculture erotiche dei templi e delle miniature di Rajput Krishna verso i propri fini. La poesia, la canzone e l'arte indiana insistono sempre con amore sui dettagli fisici ed i colori della loro passione; ma il Tantra considera Krishna e Radha strumenti affascinanti della grande dea, che li usa come proiezione di se stessa per trasmettere un riflesso dell'estasi cosmica a chi segue la via dell'amore positivo, o a chi è interessato all'arte ed alla musica.

I metodi per rovesciare il processo sono già stati menzionati, ma le linee operative si trovano tutte nella struttura del corpo interiore, che può essere rappresentato da una mappa dettagliata dei nodi e delle correnti che fluiscono attraverso l'organismo umano psicosomatico. I Tantra indù e buddhisti concordano, in via di principio, sul modello del corpo sottile, ma si differenziano per alcuni aspetti, che tuttavia sono meno importanti di quanto possa sembrare a prima vista; così in Nepal, negli ultimi secoli, le tradizioni indù e buddiste si sono felicemente fuse.

Il tantrista che si mette seduto per eseguire il suo rituale, comincia collocandosi al centro del suo mondo. Dapprima visualizza la terra, i suoi continenti e i suoi mari, come un immenso disco piatto, un mandala, che si stende intorno a un colossale picco montano posto al centro, il mitico Monte Meru, simile a un alto pinnacolo dell'Himalaya. Intorno a questo disco dispone le orbite circolari dei pianeti e le costellazioni coi loro moti apparenti, forse visualizzandole in forma di divinità antropomorfiche. Per lui i cieli, che consentono l'umana misura del tempo, sono una funzione importante della facoltà creativa cui lui stesso partecipa; per osservarli può elevare la sua mente a un senso dell'immensità di ciò che, insieme, venera ed è. Il tantrista ha un interesse profondo per l'astronomia e l'astrologia, e studia sempre i diagrammi temporali che riguardano gli eventi significativi della sua vita. Nella fase successiva il tantrista identifica la colonna centrale interna della sua spina dorsale (chiamata Sushumna) con l'asse centrale del Monte Meru, divenendo egli stesso il centro intorno a cui si muove l'intero circuito del suo mondo. Il cosmo e l'uomo sono così identificati: i centri dei singoli individui sono intrinsecamente lo stesso centro. Armato di altri diagrammi ora il tantrista si prepara ad analizzare quel mondo e scopre che tutte le energie che lo compongono e vi fluiscono provengono dalla sua stessa struttura sensuale e mentale. Può così farle convergere nel punto più basso delle 'ruote' (chakra) o "fiori di loto" del suo corpo sottile.

Un'intera serie di questi fiori di loto, o loti, è disposta verticalmente sul filamento luminoso del Sushumna centrale. Sono tutti mandala di vario tipo e di solito sono sei, più un settimo posto al culmine del cranio, alla radice critica dell'esistenza. Alcune tradizioni ne visualizzano altri, che si librano oltre la sommità del corpo nei diversi livelli dell'Aldilà. Coppie di canali sottili, maschio e femmina, 'sole' e 'luna', bianco e rosso, si avvolgono a spirale intorno ai loti, facendo circolare l'energia. Vengono controllati attraverso il respiro.

Il loto più basso (con quattro petali) è alla base della pelvi, nel perineo; a esso il Tantra indù dedica molta attenzione, perchè localizza in questo punto Kundalini, il serpente sottile che rappresenta in ciascun uomo la funzione della dea generatrice del mondo. Ella dorme avvolta intorno a un lingam interiore, che le copre la bocca con la sua. La bocca del lingam è l'ingresso dell'estremità inferiore di Sushumna, e le spire della dea serpente son la fonte del mondo dell'esperienza. Con l'aiuto delle posizioni dello yoga e dei rituali sessuali, tenendo il suo disco del mondo all'interno del cerchio di questo loto, il tantrista "risveglia" Kundalini, che si drizza e penetra l'estremità inferiore di Sushumna per cominciare la sua ascesa. La sensazione iniziale è violenta e indescrivibile. Poi kundalini penetra via via nei loti più alti, man mano che il tantrista concentra la sua mente sulla struttura e il significato di ciascuno di essi.
Il tantrista indù mira a ottenere che il suo Kundalini ascenda Sushumna il più spesso possibile; la meta suprema è l'ascensione permanente. Il tantrista seguace di Buddha, anche se la sua religione gli impone di rifiutare immagini sensuali che potrebbero essere troppo dirette e intriganti, visualizza tuttavia una "fanciulla interna" che sale lungo la sua spina dorsale. Nell'arte tantrica buddista è rappresentata da figure femminili come la rossa Dakini.
Entrambe le tradizioni descrivono come, vicino alla sommità, l'energia femminile incontra il seme maschile dell' Essere e si unisce a lui sessualmente. Da questa unione scende un nettare soprannaturale a inondare il corpo, mentre il tantrista, uomo o donna, s'identifica con la fonte del sè e del mondo, che si trova oltre la testa. Il compimento dell'ascesa può essere simbolizzato da un grande uccello, equivalente al mistico Simurgh persiano, a volte raffigurato con due amanti divini sulle ali.

Tutte le tradizioni tantriche concordano nel ritenere che l'ascesa passi attraverso le regioni dei cinque stati elementari della materia, e che ogni stato inferiore venga progressivamente assorbito da quello superiore: il solido è simbolizzatodalla terra, il liquido dall'acqua, il gassoso dall'aria, mentre l'etereo non ha un simbolo particolare.
Gli stati della materia formano una specie di scala: ogni stato superiore si avvicina sempre di più alla condizione dell'energia indifferenziata, e rappresenta una percezione interiore piu intensa dell'interfusione di forze che si dissolvono nel tempo. La serie, nel tantrismo buddhista è simbolizzata dalla stupa (una forma simbolica che deriva dal tumolo a cupola dove i resti mortali dei santi buddhisti venivano esposti alla venerazione del pubblico). La stupa può avere dimensioni svariatissime: da un alto edificio a un oggettino di ottone.
I Tantra indù collocano questi stati elementari della materia come segue: lo stato solido, giallo e quadrato, sta nel loto più basso con quattro petali; il liquido, bianco e circolare, con sei petali è al livello dei genitali; l'incandescente, rosso e triangolare, con otto petali è al livello dell'ombelico; il gassoso, verde e a forma di mezzaluna, con dodici petali è all'altezza del cuore; l'etero, grigiastro, con sedici petali è all'altezza della gola. Tra i due sopraccigli gli indù collocano un loto bianco a due petali, per significare l'unione del maschio e della femmina; dalla corona posta sul capo si sparge il Fiore dai Mille Petali, simbolo della Beatitudine dell'Aldilà, somma radiante di tutti i colori possibili. La forza di trascendere il tempo si trova a livello dell'ombelico, nella regione del fuoco, che all'esterno corrisponde al terreno di cremazione. Appena al di sotto del cuore troviamo un altro piccolo loto chiamato "isola dei gioielli": è il luogo dove nell'individuo il senso della separatezza del sè si genera nel corso discendente della Genesi, e si annulla nel suo ritorno ascendente all'origine, grazie al rituale della meditazione.
Il Tantra buddhista sà poca importanza al loto più basso, ignora il Kundalini e preferisce omettere il loto posto dietro i genitali. Tuttavia identifica l'energia ascendente della consapevolezza di sè con la vitalità sessuale, simbolizzata dal seme maschile nato dalla figura femminile. Questo rituale tantrico si sofferma dapprima sul loto del fuoco a livello dell'ombelico, considerandolo, come già il Tantra indù, il luogo critico della trasformazione; qui si trova un altare circondato da guardiani divini fiammeggianti, e qui il sé viene immolato, come il corpo del morto sulla pira funebre. Per quanto riguarda il loto del cuore, il Tantra buddhista immagina il più completo e caratteristico insieme di campi di energie, molto più elaborato di quello presentato dalla scuola indù. L'insieme è strutturato in cinque cerchi all'interno di un grande disco piatto: quattro sono collocati ai punti cardinali, il quinto è al centro. All'interno di ogni cerchio è dipinta, in un colore simbolico, un'immagine serena del Buddha che medita in unione sessuale con la sua Saggezza, insieme con alcune figure sussidiarie. Ogni Buddha rappresenta la condizione in cui si è consapevoli di tutti i punti di vista errati prodotti da una particolare emozione o da un inganno della mente. Ciascun Buddha riesce a invertire queste emozioni grazie alla sua unione con la saggezza femminile. Il fedele che medita è tenuto a identificarsi successivamente con tutti i Buddha, prensione di quello che essi realizzano. Secondo le teorie buddiste non si deve cercare di fissare la propria mente su "cose superiori" come divinià o astrazioni, si deve invece imparare a vivere per sempre in uno stato che implica la rinuncia a tutte le cose, anche "superiori", considerate come illusioni, dissolte in un tessuto immenso e ininterotto di relazionii al di fuori dello spazio e del tempo.
Il buddhista medita su tutti i cerchi seguendo un ordine a spirale (Sud, Est, Nord, Ovest), fino a comprendere a fondo il significato di ognuno, che deve poi essere assorbito in quello successivo. Il cerchio a Est, il regno della collera, è particolarmente importante, perchè questa "emozione" rappresenta in qualche modo la radice dell'energia che fa progredire la meditazione; l'immagine adirata, Vajapani, incarna l'energia del meditatore che vuole riuscire a comprendere. La sua energia-consapevolezza risale poi dal centro lungo Sushumna fino al loto della gola, dove in un insieme di campi i Detentori del Sapere, uniti sessualmente alla donna, danzano energicamente, ciascuno in corrispondenza col Buddha sottostante. Anche questi campi vengono percorsi in un movimento a spirale e aprono la via a nuovi stati di conoscenza.
Dal centro, ancora una volta, l'energia-consapevolezza si solleva al circuito superiore, strutturato come i precedenti. Qui tutte le immagini-identificazione sono raffigurate in preda a passioni violente, colleriche e sessuali, che simboleggiano l'energia eccitata fino allo stato più estremo.
Dopo aver attraversato questa serie di stati, la mente si apre a tutta la gamma di visioni possibili, e arriva, ancora una volta passando per il centro, allo stato della Conoscenza Suprema, a volte rappresentato da un Buddha blu tranquillamente seduto nell'abbraccio sessuale di una pura, bianca Saggezza, altre volte da una coppia aurea. L'intero processo può essere anche raffigurato come un insieme di yantra dove il medium è costituito da forme e colori piuttosto che da figure antropomorfiche.
Il più famoso mantra del buddhismo è "Om mani padme Hum", dove Om è il suono che rappresenta l'illuminazione centrale; mani padme significa "gioiello del loto" o "maschio nell'organo della femmina" e rappresenta lo stato di completezza, l'energia che infonde saggezza; Hum è il suono del potere, che spinge il mantra a funzionare. Questa energia spesso è simboleggiata da un utensile chiamato vajra, provvisto di denti ornati ricurvi che racchiudono un dente centrale diritto. Tutti i buddhisti seguaci del Tantra ne possiedono uno, che serve come serbatoio del proprio potere personale. Vajarapani significa infatti "colui che tiene il vajra".
Per intensificare la sua meditazione il monaco tantrista a volte usa un campanello, che fa suonare in continuazione sfiorandone l'orlo con un bastoncino, in modo da produrre un ronzio prolungato, dolce e incantevole. Questo suono è il simbolo che esprime la verità più remota e sottile del Tantra. E' la forma udibile del mantra indiano e antico più potente: Om. Perchè il Tantra, come ogni scienza positiva, riconosce che la struttura di tutte le cose, anche quelle apparentemente più dense, è connessa a un ordine di vibrazioni che per l'intelletto umano è simboleggiato dal suono. E le funzioni ritmiche (il battito del cuore, il respiro, il ricambio cellulare) strutturano la vita e il senso del tempo di ogni essere animale. Le differenze e le interezioni tra le cose materiali come noi le sperimentiamo hanno le loro radici nei tipi di interferenze prodotte tra le frequenze combinate delle vibrazioni.
Om è il suono che, se usato correttamente, può unire e armonizzare tutti quei campi d'azione della dea generatrice. Con esso il seguace del Tantra giunge al compimento della sua meditazione e devozione. Finalmente può imparare come trasmettere l'armonizzante Om facendolo risuonare fino alla cavità cristallina della sua spina dorsale sottile, e aprire l'intero suo corpo a quell'energia originaria che, allora, scorrerà dentro di lui passando per la sommità del suo capo.


Bibliografia:
Philip Rawson, Tantra. Il culto dell'estasi. - Red Edizioni

stuart mill
05-06-06, 21:13
si, mosongo i messaggi così lunghi, potresti spezzarli in più messaggi, o almeno lasciare 2 righe fra un capoverso e un altro? grazie

alexeievic
05-06-06, 21:29
si, mosongo i messaggi così lunghi, potresti spezzarli in più messaggi, o almeno lasciare 2 righe fra un capoverso e un altro? grazie


Mi stai dando "del mosongo"???? :mad:

stuart mill
06-06-06, 10:43
Mi stai dando "del mosongo"???? :mad:
:-00w09d mi rivolgevo appunto a mosongo che, a me no di strani sortilegi, è un altro utente:fru
appunto il messaggio che quoti tu è quello a cui mi riferivo.
poi, mica sarebbe un'offesa dare del mosongo ;)

mosongo
06-06-06, 17:52
Mi stai dando "del mosongo"???? :mad:
movengo, movengo mobengomsoneango...............
mica c'è n'è solo uno di mosongo!!!:D




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mosongo
06-06-06, 17:54
:-00w09d mi rivolgevo appunto a mosongo che, a me no di strani sortilegi, è un altro utente:fru
appunto il messaggio che quoti tu è quello a cui mi riferivo.
poi, mica sarebbe un'offesa dare del mosongo ;)
...movengo con l'indirizzo trantrico!:D
http://www.solonewage.it/tantra/index.htm

mosongo
06-06-06, 17:58
In molti accostano il Tantra al sesso; qualcuno ha delle informazioni da postare?

Grazie


Tantra: l'impero dei sensi (http://www.giovani.it/sesso/sexy/tantra.php)
Il sesso può guarire: provare per credere (http://www.giovani.it/sesso/sexy/tantra_guarire.php)
TAO bollente tra le lenzuola (http://www.giovani.it/sesso/sexy/tao.php)
Esercizi per migliorare la propria sessualità (http://www.giovani.it/sesso/sexy/tao_esercizi.php)

alexeievic
06-06-06, 19:09
ah... mosongo fa parte dell'universo femminile? ops.... dovremo migliorare la nostra "cavalierità" caro stuart...

mosongo
06-06-06, 19:15
ah... mosongo fa parte dell'universo femminile? ops.... dovremo migliorare la nostra "cavalierità" caro stuart...
:-00p09b...tu prova a scriverle!!! magari ti rispondo!!!:-0008n :-0008n

alexeievic
06-06-06, 19:20
"lassa perde"... ho smesso..

stuart mill
06-06-06, 19:34
ah... mosongo fa parte dell'universo femminile? ops.... dovremo migliorare la nostra "cavalierità" caro stuart...

ma no: ha citato altri mosonghi, in questo caso femminili, credo:-00w09d

mosongo
06-06-06, 20:13
ma no: ha citato altri mosonghi, in questo caso femminili, credo:-00w09d
povero mosongo....fatto a pezzi in una infinità di mosongo:D
beh...io per farla 'sto in piedi!!!!
:lol

stuart mill
06-06-06, 20:26
che immane casino! :(

alexeievic
06-06-06, 20:32
che immane casino! :(


direi proprio un "bordello"...

mosongo
06-06-06, 22:14
direi proprio un "bordello"...
:rolleyes: ...ehm.....:confused: ...intendevo nel farla...ma mica nel farmela in piedi!!!....ehm....cioè: bisogna pure....farsela in piedi!!! :D :-0008n

mosongo
06-06-06, 22:20
Scritto in origine da stuart mill
che immane casino! :(

Scritto in origine da Alexeievic
direi proprio un "bordello"...

uauuuhhhh....