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nuvolarossa
22-05-06, 20:23
Bicentenario mazziniano a Reggio Calabria/L'intervento conclusivo di Nucara
L'opera di coloro che agirono in nome di un ideale

Intervento per la manifestazione conclusiva del Bicentenario mazziniano. Reggio Calabria, Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti, 20 maggio 2006.

di Francesco Nucara

Si concludono oggi, a Reggio Calabria, città dove sono nato e cresciuto politicamente, le celebrazioni dedicate al Bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini.
Sarebbe per me impresa ardua * o forse impossibile * tentare un approccio storico-scientifico alla disamina del pensiero e dell'azione di Mazzini.
Mi limiterò, come ho fatto in questi anni, ad indicare le testimonianze dell'apostolo dell'Unità d'Italia nei luoghi in cui abbiamo realizzato, nel corso dell'anno passato, le nostre manifestazioni.
Qualche mese fa ho incontrato, insieme ad altri, i liceali di Partinico ed è stato più semplice parlare loro della presenza di Mazzini in Sicilia.
Infatti, il protagonista del Risorgimento era stato eletto deputato per ben tre volte nella vicina Messina; era stato arrestato a Palermo in uno dei suoi innumerevoli tentativi rivoluzionari e, sempre in Sicilia, aveva inviato un suo discepolo con l'incarico di preparare "in loco" la spedizione dei Mille.

In Calabria Mazzini non mise mai piede.
Tuttavia, registriamo due eventi importanti nel nostro Risorgimento: la fucilazione dei fratelli Bandiera e il ferimento di Garibaldi in Aspromonte.
C'erano stati, inoltre, contatti con i rivoluzionari reggini e, soprattutto, con i cittadini di Santo Stefano d'Aspromonte dopo il tentativo insurrezionale del 7 settembre 1847.
Il mio intervento concernerà, quindi, l'influenza che il pensiero mazziniano ha avuto in Calabria e, particolarmente, a Reggio Calabria.
I primi riscontri calabresi dell'opera di Mazzini si rinvengono all'inizio del ‘900, anche se esistono tracce antecedenti sul giornale "L'Imparziale" che, pur se non di stretta osservanza mazziniana, ospitava i fermenti culturali repubblicani già prima della morte di Mazzini.

Ed in particolare, due personaggi reggini hanno dato avvio alla diffusione del pensiero mazziniano: Francescantonio Leuzzi di Delianuova e Gaetano Sardiello per la città di Reggio.
Il Leuzzi, medico e giovane professore a Napoli e a Bologna, si era formato alla scuola di Giovanni Bovio che insegnava giurisprudenza a Napoli.
Il giovane deliese si dedicava alacremente ai suoi studi di medicina, ma trovava il tempo di seguire con interresse "i discorsi" di divulgazione riguardanti l'essere repubblicano e mazziniano.
Contemporaneamente, appariva sulla scena un giovanissimo Sardiello che, nato nel 1890, già a diciassette anni aveva aderito al circolo giovanile repubblicano.

Iniziavano, in tal modo, vicende che si sarebbero intrecciate e rinsaldate negli anni avvenire.
Tra Leuzzi, che era nato a Lubrichi, paesino vicino a Santa Cristina d'Aspromonte e Sardiello, che era nato a Catania nel 1890, c'erano ben venticinque anni di differenza.
Entrambi, pur esercitando professioni diverse, medico l'uno e avvocato l'altro, avevano animo romantico ed erano raffinati uomini di lettere anche quando argomentavano di politica.
La permanenza a Napoli del Leuzzi e le sue frequentazioni del maestro ed amico Bovio, l'avevano portato ad assimilare la dottrina repubblicana che egli riteneva ideale perché "perfezionatasi di pari passo con la civiltà".

Il Leuzzi aveva iniziato la sua attività di proselitismo e di "educatore" di coscienze nei circoli massonici e, nel 1895, era stato iniziato nella loggia "Aspromonte" così denominata in onore a Garibaldi.
Successivamente era entrato in disaccordo con la loggia "Romeo" (intitolata al rivoluzionario omonimo) e con la loggia "Bovio", il quale era stato precettore politico del Leuzzi.
Suo amico fedele e sodale era un professore di liceo anch'egli estremamente caro ai repubblicani: Oreste Dito.
Insieme, fondarono più tardi a Delianuova, la loggia "XXIX Agosto", data del ferimento di Garibaldi in Aspromonte.

I repubblicani erano ancora pochi: specie i repubblicani "adulti".

Il primo Congresso Regionale Repubblicano fu convocato dal circolo XXIX Agosto di Delianuova per il 29 agosto a Gioia Tauro.
Il circolo giovanile di Reggio Calabria aderì entusiasta alla richiesta, a condizione, tuttavia, che il congresso si svolgesse proprio a Reggio Calabria.
E tanto avvenne: esso ebbe luogo il 29 ottobre del 1916, in via Giulia, nella sala del Segretariato del Popolo.
Nel frattempo, Sardiello e i suoi giovani amici si battevano, in pochi come sempre, per affermare le loro idee repubblicane, come ebbe a dire lo stesso Sardiello in una intervista rilasciata a Ferdinando Cordova che traiamo da un libro di Italo Falcomatà:
"Il partito repubblicano qui non è stato mai molto forte. Lo ricordo io dal 1907 al 1908… quando sono entrato e allora eravamo in sei, sette, otto. Si figuri che ci riunivamo, le nostre adunanze, le nostre assemblee le riunivamo in una stanza dei bagni Serranò, poiché c'era un nipote del compianto Serranò, che era nostro amico di partito, Peppino Filocamo, e quindi, ci metteva a disposizione quel locale".

Non è cambiato molto da allora, non ci riuniamo nei bagni pubblici, ma le ristrettezze economiche e la scarsità dei numeri hanno accompagnato la storia del Partito Repubblicano Italiano.
Anche Sardiello era stato iniziato alla Massoneria, ma contrariamente al Leuzzi non se ne curò mai molto.

La Giovane Calabria

Sardiello fu anche tra i più attivi fondatori della "Giovane Calabria" e il nome, già di per sé, era un richiamo al mazzinianesimo pur sapendo, Sardiello, che i tanti aderenti al movimento avevano tendenze politiche diverse.
Tuttavia, Sardiello * come Mazzini per l'Italia * aveva a cuore i problemi della sua Calabria, ancor più che i successi del proprio partito e "questa certa idea della politica" lo accompagnerà tutta la vita.
Il 2 settembre 1909 il diciannovenne Sardiello (la data rappresentava la ricorrenza della rivolta del ‘48) così si esprimeva: "la fede non manchi e l'impresa trionfi e la Calabria riveda nelle nuove generazioni la virtù animatrice delle antiche Quarantottate * dicono gli scettici e i poveri di spirito; e noi accettiamo si, quarantottate.
Rivivesse il quarantotto."

Nel frattempo, Don Gaetano, come per anni lo abbiamo affettuosamente chiamato noi repubblicani, impegnava le sue energie nella ricostruzione successiva al terremoto del 1908.

Sardiello, come il Leuzzi, conciliava gli studi con la pratica rivoluzionaria della lotta politica.
E, come tutti i repubblicani che a lui seguirono, fu tenacemente antiprotezionista soprattutto su alcuni prodotti della terra calabrese.

Interventismo

Nasceva a Reggio "Parola Repubblicana" e Gaetano Sardiello esercitava una forte propaganda contro l'intervento colonialista dell'Italia e si dichiarava interventista per l'ultima guerra di indipendenza e la prima guerra mondiale.
Al contempo, l'avvocato gestiva la sua presenza in Consiglio Comunale votando a favore o contro a seconda delle circostanze.
Come si direbbe attualmente: ci interessano i programmi e non gli schieramenti.
E tuttavia, con l'avvento del fascismo, anche tale atteggiamento non era più compatibile con la sua posizione politica e il 9 febbraio 1923 (Repubblica Romana) cessava la sua esperienza di Consigliere comunale.

Del fascismo Sardiello aveva questa considerazione: "Il movimento fascista non fu da principio come un movimento politico di altro genere da quelli diciamo così normali.
Non tutti ebbero la sensazione della carica criminosa, liberticida che il fascismo aveva in sé".
Leuzzi, nello stesso periodo, si era candidato nella lista del PRI come capolista per la Calabria e la Basilicata che si opponeva al fascismo.

Dopo la sconfitta elettorale avrebbe dovuto giurare fedeltà al fascismo per poter conservare il posto di professore universitario. Con grande coerenza e coraggio egli si rifiutò insieme ad altri 12 professori in tutta Italia e fu costretto a ritirarsi nella sua Delianuova.

Un comune sentire

Era una delle tante similitudini che legavano questi due personaggi, i quali, pur non frequentandosi assiduamente, condividevano il sentire mazziniano, il dovere delle cose "da fare" e non "da predicare" l'esempio, dunque, e non le chiacchiere, la collocazione dell'interesse generale ben prima di quello personale.
Con la caduta del fascismo, Leuzzi riprese a riorganizzare il Partito Repubblicano, questa volta come all'inizio, partendo dalla riorganizzazione delle logge massoniche.
Il suo impegno proficuo e politicamente importante durò di fatto solo un anno. Era il 21 settembre 1945.

Così lo commemorò Gaetano Sardiello:
"Francesco Leuzzi si ispirò all'ideale repubblicano in cui, come proclamava Carlo Cattaneo, risiede da tremila anni il gene di tutte le libere istituzioni in Italia. Nel pensiero di Mazzini esaltò soprattutto la grandezza dell'idea morale animatrice, e non soltanto ne assorbì l'aspetto politico e filosofico, ma anche quello sociale, che ha fatto nemici ed amici insinceri. Non ha detto Mazzini che una rivoluzione non può essere soltanto politica, ma anche sociale?"

E di seguito:

"Voi ricordatelo o cittadini. Soprattutto tramandatene il nome e l'esempio ai vostri figlioli, a quelle generazioni che ora si apprestano alle lotte civili desiose ed anelanti di ritrovare in una fede la bellezza e la dignità della vita."
L'ultimo periodo della lotta di liberazione, Gaetano Sardiello, con la tanto amata famiglia, lo trascorse a Roma.
Ed è qui che probabilmente l'adorato figlio Raffaello * cui è dedicata la più importante sezione della Calabria * si avvicinò al Partito d'Azione divenendone poi un importante esponente.
Padre e figlio, sulla stessa piazza, ma per partiti diversi, si impegnarono per l'affermazione della Repubblica e per la fine della Monarchia.

L'ormai maturo avvocato considerava essenziale la lotta repubblicana per il suo partito così come lo era per il figlio.
Egli sapeva che partiti ben più forti numericamente erano "repubblicani" e avrebbero contato di più in quel referendum Repubblica-Monarchia; egli, però, sosteneva insieme al diletto figlio: "Noi abbiamo un'altra idea della Repubblica".
E colgo l'occasione per sfatare il mito che i repubblicani siano identificabili come anticlericali per "tabulas": Sardiello era molto religioso e devoto, ma sapeva ben distinguere i problemi politici e sociali dalla fede.

L'Assemblea Costituente

Anche il figlio Raffaello successivamente, come tanti azionisti tra cui Ugo La Malfa, aderì al Partito Repubblicano Italiano, divenendone giovanissimo membro della Direzione Nazionale.
Gaetano Sardiello fu eletto parlamentare all'Assemblea Costituente e memorabili * oltre che tuttora attuali * furono i suoi interventi sull'indipendenza della Magistratura e sul Mezzogiorno.
In un intervento su "L'eloquenza" del 1978 c'è tutto il pensiero di Sardiello relativo all'indipendenza della Magistratura.
"Non vedremo più fiori di gioia o di pianto, né rose né crisantemi all'indipendenza della Magistratura. È ormai un'idea matura, una conquista che deve avviarsi ad essere più concreta, definitiva realizzazione.
È piuttosto da farsi l'augurio che la Magistratura ne sia degna e capace di consolidare così l'idea, la sua conquista, nella legge e più ancora nel costume".

Ma Gaetano Sardiello si era di fatto spento politicamente e socialmente tanti anni prima con la morte del figlio Raffaello.
L'ultima battaglia politica "Don Gaetano" la fece per Reggio capoluogo. Non aveva voluto partecipare a nessun comitato, nemmeno a quello propostogli dal suo amico avvocato Tallandini, perché egli sosteneva che comunque i facinorosi avrebbero prevalso. E così fu.
Gaetano Sardiello compì forse il suo ultimo atto politico scrivendo a Ugo La Malfa, allora Segretario nazionale del PRI.

Così concludeva quella lettera:

"Perdonami, pensando * come non posso dubitarne * che se, vecchio e stanco, mi induco a scrivere di queste cose che da tanto mi incupiscono è per amore del Partito. Per questo amore a nessuno ho espresso questa mia amarezza, tranne che ai Dirigenti venuti fuori dall'ultimo congresso provinciale, venuti a trovarmi, ed ai quali ho parlato assai chiaramente, ricevendone pieno consenso, ma forse di parole soltanto… Ora che tutto viene alla tua valutazione penso che il Partito avrà qui direttive che varranno a porlo sulla via di una feconda ripresa."
Forse fu l'ultimo atto politico di Gaetano Sardiello.

L'idea e l'impegno

Ho tentato di tracciare l'evoluzione del pensiero mazziniano in Calabria e soprattutto a Reggio.
Ho cercato di descrivere l'azione degli attori principali, dei leaders, come si direbbe oggi.
Accanto ad essi vi sono figure minori, forse meno efficaci sul piano dell'elaborazione politica, ma altrettanto importanti sul piano dell'impegno e della diffusione dell'idea.

Oggi siamo protesi a rilanciare il pensiero mazziniano e l'opera di questi calabresi illustri.
A noi tutti il dovere di continuare la loro opera senza distinzione di appartenenza partitica.
Gaetano Sardiello si è spento nel 1985. Sono trascorsi ventuno anni. Un'intera generazione.
Lo celebreremo insieme ad altri entro la fine dell'anno.
A Leuzzi e Sardiello dedichiamo l'epigrafe che Bovio scrisse per Mazzini e Castelfilardo:

"Giuseppe Mazzini povero, contristato, schernito sognatore, tollera questi onori postumi i soli consentiti dal destino ai Maestri".

Grazie Francescantonio Leuzzi. Grazie Gaetano Sardiello. Grazie per quanto avete fatto per noi con l'augurio che possiamo essere degni di voi.

Nota: accanto ai tanti ricordi personali molti spunti e citazioni sono tratti dai testi: "Francescantonio Leuzzi - La mente data alla scienza e il cuore al suo Aspromonte" di Raffaele Leuzzi; "Democrazia Repubblicana in Calabria" - Gaetano Sardiello (1890-1985)" di Italo Falcomatà.

tratto dal sito del Partito Repubblicano
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nuvolarossa
30-08-06, 00:18
Un'intervista al segretario del Partito repubblicano Nucara/Calabria: dall'emendamento al Bollettino ufficiale fino al "decalogo" di Speranza
La trasparenza di comodo del centrosinistra

Intervista a Francesco Nucara pubblicata su "Calabria Ora" del 14 agosto 2006.

Francesco Nucara è segretario nazionale del Partito repubblicano. In questa legislatura è parlamentare della Casa delle Libertà, in quella passata ha ricoperto l'incarico di viceministro all'Ambiente.

http://www.rainews24.rai.it/ran24/speciali/elezioni_politiche_2006/foto/leader/nucara.jpg

Non gli si può certo rimproverare di aver piegato le sue convinzioni alla militanza nel centrodestra: sono ancora attuali le critiche mosse al centrodestra calabrese e da viceministro non esitò a polemizzare, anche pubblicamente, con la giunta regionale presieduta da Giuseppe Chiaravalloti. Si spese anche per mantenere Pietro Fuda in quella maggioranza e, inascoltato, fece di tutto perché fosse proprio Fuda il candidato da contrapporre ad Agazio Loiero nella corsa alla poltrona di Governatore.

Ne uscì sconfitto, nonostante il pressing che esercitò direttamente su Berlusconi perché accettasse la candidatura Fuda. La storia sappiamo come è finita: per una di quelle bizzarre vicende della politica, oggi Pietro Fuda è senatore del centrosinistra ed è anche alleato di Agazio Loiero nel lancio del Partito democratico meridionale. In più il centrodestra, oltre ad averci rimesso il controllo della Regione ha perso anche l'amministrazione provinciale di Reggio Calabria, dalla quale uscì Fuda provocando elezioni anticipate ora vinte dal centrosinistra con un presidente di targa diessina: fatto senza precedenti nella storia politica calabrese.

Onorevole Nucara, è triste avere ragione dopo?

Non è triste ma certamente è difficile accettare queste regole nel gioco della vita politica. Il punto è che stiamo toccando il livello più basso in quanto a rispetto delle istituzioni e della politica stessa. Evidentemente sono un vecchio nostalgico delle regole non scritte ma da tutti rispettate. Regole che ponevano la politica un gradino sotto il ruolo istituzionale. Un esempio: quando Giovanni Spadolini era presidente del Consiglio io lo volevo in Calabria per un comizio elettorale. Mi rispose che non dovevo neppure ipotizzarlo perché lui era presidente di tutti gli italiani e mi spedì a parlare con Visentini che era il presidente del Pri.

Ma intanto, tornando alla Calabria, oggi la cosa singolare risiede nel fatto che la più feroce accusa alla Giunta Loiero è proprio quella di continuità e contiguità con il sistema di potere messo in sella da Chiaravalloti. E' un'accusa meritata?

E' una delle accuse meritate da Loiero. Verrebbe da dire che al peggio non c'è mai fine, me ne vado convincendo seguendo proprio le cose che fa Loiero. Con una aggravante, però. Chiaravalloti almeno era un neofita della politica, diciamo con una frase che piace a gente che non frequento, che "poteva non sapere". Ma Loiero no. Loiero certamente è figlio della politica, la conosce bene, la esercita in maniera totale, è un politico più che navigato che conosce uomini, cose, situazioni e tentazioni. Eppure calpesta la politica e maltratta le istituzioni.

Lei contestava ieri e contesta ancora oggi agli amministratori calabresi l'incapacità di impiegare in maniera seria e produttiva le risorse finanziarie orientate verso la Calabria.

C'è sempre un vizio della sinistra italiana: quello di confondere la propaganda con il ruolo istituzionale. Diceva Macaluso che un conto è vincere le elezioni, un altro è sapere governare. E' il caso classico della Calabria, leggo che Diego Tommasi parla di impegno di settecentomila euro per le coste e le spiagge calabresi. Se qualcuno gli ricordasse quanto sono lunghe le coste si accorgerebbe che è un'enfasi ridicola. Più che corretta l'analisi del generale Alfiero che parla di emergenza ambientale e su questa emergenza ci sono molte risorse dello Stato ma poche della regione. Quando finirà l'emergenza la regione dovrà camminare coi suoi piedi e non ci pare attrezzata a farlo. Le risorse finanziarie che doveva impegnare la regione non sono mai arrivate. Sarebbe il caso che l'assessore che è dello stesso partito del ministro dica ai calabresi che fine ha fatto il decreto del 5 maggio scorso firmato dal ministro Matteoli. I sindaci calabresi da Lungro a Sangineto, a Siderno, a Bianco a Bagaladi a Locri a Brancaleone a Lamezia a Portigliola, per non dire quelli del Vibonese colpiti dall'alluvione, saprebbero chi ringraziare per la mancata applicazione di quel decreto.

Ci aiuti lei a capire.

In quel decreto c'erano risorse finanziarie destinate ad interventi urgenti in materia di difesa del suolo con molte risorse per la Calabria. Si badi che la stragrande maggioranza dei comuni inseriti erano e sono amministrati dal centrosinistra ma quel decreto non è mai diventato operativo. Ho presentato un'interrogazione, proprio dopo l'alluvione nel Vibonese, e mi è stato risposto che i soldi del decreto sono bloccati perché il decreto non è registrato alla Corte dei Conti perché non era pronta l'istruttoria. Feci notare che si trattava solo di verificare la congruenza tra la richiesta del comune e il piano della regione per cui bastavano due settimane per chiudere qualsivoglia istruttoria. Invece i soldi non sono arrivati ed al loro posto è arrivata l'alluvione.

Par di capire che lei protende per una bocciatura su tutta la linea, potrebbe sembrare quasi scontato.

Spero stia scherzando. Questi fanno cose gravissime che noi non abbiamo neanche pensato di fare. Predicano in un modo e poi razzolano nel modo opposto. Parlano di democrazia e trasparenza ma sono capaci di qualsiasi aberrazione in termini di politica e trasparenza. E non faccia finta di meravigliarsi perché lei dovrebbe sapere bene cosa si nasconde dietro l'oscuramento del Burc. E tutto questo mentre il sindaco di Lamezia Terme, che vive su Marte, si inventa la crociata antimassoneria.

E che c'entra la massoneria col Burc?

Moltissimo. E c'entra altrettanto con la trasparenza. E' un modo di deviare il discorso sulla trasparenza. Il sindaco di Lamezia chiede ai suoi assessori se sono massoni. E perché non chiede della trasparenza nelle primarie e dell'operazione che portò Loiero a candidarsi a presidente? E perché non chiede dell'Opus Dei, che in Calabria è molto più diffusa della massoneria e ben più presente nelle istituzioni? I Ds tengano un'assemblea tipo quella delle primarie per chiarirsi il concetto, lessicale prima e politico dopo, del termine trasparenza. A me pare che con l'emendamento incriminato, che con il bilancio regionale c'entra come i cavoli a merenda, il centrosinistra abbia posto un freno alla trasparenza. Inutile tentare dotte citazioni per giustificare un danno che andrebbe perseguito non solo per il vulnus alla democrazia ed alla partecipazione, ma anche per l'immagine lesa che offre della Calabria. Dove altro è mai capitato che con un emendamento al Bilancio si oscura il bollettino ufficiale? A tutto concedere possiamo rilevare che c'è differenza tra quello che invoca Speranza e quello che vuole Bova, ma non sono dello stesso partito?

Onorevole, sarà pur vero e tuttavia non sembra di cogliere una grande mobilitazione da parte delle forze di opposizione, anzi perdete pezzi per strada: Sergio Stancato ed Egidio Chiarella se ne sono andati via subito, il vostro mitico assessore alla salute Gianfranco Luzzo è già margheritaro e pare che siano in lista di trasferimento anche Sergio Abramo, che pure doveva essere l'anti - Loiero, e Pietro Aiello, altro assessore dell'era Chiaravallotti. Non pensa che proprio questo sgretolarsi dell'opposizione spinga la maggioranza ad osare colpi di mano tipo quelli sul Burc?

Certo. E quale crisi maggiore può conoscere la politica e la democrazia se non il venire meno del ruolo dell'opposizione, un po' per effetto di una squallida campagna acquisti e un po' per la cattiva selezione della classe politica. Certo, quel che preoccupa è che pezzi della maggioranza criticano mentre l'opposizione si è squagliata. Ma facciamo attenzione che questo è un danno grave per la Calabria più che per il centrodestra. Quando si governa senza opposizione si arriva alle dittature. E si arriva a questi miscugli strani attraverso i quali si combinano gli interessi di Bova con quelli di Chiarella. Non voglio gioudicare nessuno ma registro che convergono su una stessa azione politica storie culturali e politiche distinte e distanti. Quale sarà mai il collante? Manca l'autocritica vera, non quella di maniera. Se ho sbagliato mi metto da parte, non faccio l'assessore con Loiero.

(Intervista a cura di Paolo Pollichieni)

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it

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nuvolarossa
02-11-06, 20:07
Reggio Calabria: costituito il Movimento Femminile del Pri

Si è costituito a Reggio Calabria il Movimento Femminile (MFR) del Partito Repubblicano Italiano. Il MFR si propone di promuovere attività di formazione politica e culturale, workshops, seminari, convegni, incontri informali con professionisti al fine di contribuire al dibattito sulle tematiche sociali contemporanee e di favorire iniziative dedicate allo sviluppo socio-culturale della provincia di Reggio Calabria.

Già sono state organizzate le prime riunioni nelle quali, alla presenza del Vicesindaco Giovanni Rizzica, sono stati affrontati i tempi dell'impegno del PRI nella città di Reggio Calabria e della riforma finanziaria in discussione al Parlamento.

Il MFR ha avuto impulso e sostegno dal segretario nazionale del PRI, On. Francesco Nucara, al quale il movimento riconosce grande determinazione nell'azione politica a favore dello sviluppo della provincia reggina. La riqualificazione ambientale, il problema della qualità e della quantità dell'acqua, la modernizzazione delle infrastrutture nel Paese sono temi da sempre cari al PRI. Su tali tempi il MFR porterà il suo contributo.

Gli incontri si svolgono il primo e il terzo lunedì di ogni mese alle 19,00 nella sede del PRI in Via Vollaro a Reggio Calabria. Si invitano alla partecipazione iscritte e simpatizzanti del Partito Repubblicano Italiano.

Nel prossimo incontro, lunedì 13 novembre 2006, si terrà un dibattito sul tema religioso, di grande attualità, alla presenza di esperti di storia delle religioni.

Maria Giovanna Iannizzi, Mfr Reggio Calabria

tratto da http://www.pri.it