PDA

Visualizza Versione Completa : il Mahabharata



mosongo
22-05-06, 21:33
http://www.tabaccheria21.net/CORANO/mahabbarata/indice.html http://www.tabaccheria21.net/CORANO/mahabbarata/ma.jpg (http://www.tabaccheria21.net/CORANO/mahabbarata/ma.jpg)
Maha-Bharata Cinquemila anni or sono; una tranquilla e lussureggiante foresta dell'India; una conclave di santi asceti. Arriva Suta Gosvami, un giovane eppure già rinomato saggio. Gli asceti chiedono notizie riguardanti i suoi ultimi pellegrinaggi e Suta racconta di aver assistito a un grandioso sacrificio, durante il quale Vaisampayana, uno dei discepoli del celeberrimo Vyasa, racconta la meravigliosa storia chiamata Maha-bharata. Saunaka chiede a Suta di ripetere fedelmente tutto ciò che ha ascoltato e quest'ultimo accetta di buon grado.
Inizia così il Maha-bharata di Vyasa, una delle più magnificenti opere che l'uomo sia stato capace di riportarci....

http://www.tabaccheria21.net/CORANO/...ta/indice.html (http://www.politicaonline.net/forum/redirect.php?url=http://www.tabaccheria21.net/CORANO/mahabbarata/indice.html)

stuart mill
22-05-06, 21:54
si, grazie, tale opera è un riassunto in italiano del mahabharata, un'opera di 5000 pagine mai interamente tradotta in italiano. Esso contiene anche la famosa bhagavad gità. Entrambe le opere possono essere prelevate da: www.guruji.it

alexeievic
22-05-06, 21:56
ma non mi sembra un'opera di 5000 anni fa...

stuart mill
22-05-06, 22:05
ma non mi sembra un'opera di 5000 anni fa...

lo è, rivediti gli studi di manuele sul tema alex ;)
comunque, francamente, l'età non è molto importante, fermo restando che ciò che conta del mahabharata sono:
1)gli apparenti anacronismi (vimana, armi atomiche etc)
2)la narrazione di un mondo passato, forse con qualche esagerazione
3) illustra la ciclicità della storia

poi vabbè, andrebbe letto tutto, ma 5000 pagine in inglese non me le accollo, ma i riassunti sono di circa 500 pagine in italiano, ottimi

alexeievic
22-05-06, 22:08
lo è, rivediti gli studi di manuele sul tema alex ;)
comunque, francamente, l'età non è molto importante, fermo restando che ciò che conta del mahabharata sono:
1)gli apparenti anacronismi (vimana, armi atomiche etc)
2)la narrazione di un mondo passato, forse con qualche esagerazione
3) illustra la ciclicità della storia

poi vabbè, andrebbe letto tutto, ma 5000 pagine in inglese non me le accollo, ma i riassunti sono di circa 500 pagine in italiano, ottimi


si, gli studi di manuele...

mosongo
22-05-06, 22:24
lo è, rivediti gli studi di manuele sul tema alex ;)
comunque, francamente, l'età non è molto importante, fermo restando che ciò che conta del mahabharata sono:
1)gli apparenti anacronismi (vimana, armi atomiche etc)
2)la narrazione di un mondo passato, forse con qualche esagerazione
3) illustra la ciclicità della storia

poi vabbè, andrebbe letto tutto, ma 5000 pagine in inglese non me le accollo, ma i riassunti sono di circa 500 pagine in italiano, ottimi
:-:-01#19 .....ottima analisi!!!

stuart mill
22-05-06, 22:41
:-:-01#19 .....ottima analisi!!!

grazie, ma più che un'analisi, è un commentino: per analizzarlo bisognerebbe leggerlo, io ne ho letto solo alcune pagine...

stuart mill
22-05-06, 22:43
si, gli studi di manuele...

vabbè, lui esagerò con certe manie, i complotti etc, però era competente più degli hare krishna sui testi vaishnava, ed essere più informato (almeno, a livello di cultura imparabile a pappagallo) di yaso, non è facile

alexeievic
22-05-06, 22:44
vabbè, lui esagerò con certe manie, i complotti etc, però era competente più degli hare krishna sui testi vaishnava, ed essere più informato (almeno, a livello di cultura imparabile a pappagallo) di yaso, non è facile

per l'infatti manuele, che all'inizio era un H.K., alla fine ha mollato...

stuart mill
22-05-06, 22:48
per l'infatti manuele, che all'inizio era un H.K., alla fine ha mollato...

pure? uhm, vabbè, di lui meglio parlare in pvt...

alexeievic
22-05-06, 22:49
infatti ti ho PIVVUZZATO qualcosa... io vado a nanna ci si sente... domani sera non ci sono... altra cena elettorale.... sono arrivato a 93 kg...

stuart mill
22-05-06, 22:51
infatti ti ho PIVVUZZATO qualcosa... io vado a nanna ci si sente... domani sera non ci sono... altra cena elettorale.... sono arrivato a 93 kg...

ok, in bocca al lupo per l'elezione. Ovviamente, se sarai eletto, il viaggio in India per tutti i componenti, sarà INTERAMENTE a spese tue e/o del tuo comune:-0008n

mosongo
22-05-06, 23:01
grazie, ma più che un'analisi, è un commentino: per analizzarlo bisognerebbe leggerlo, io ne ho letto solo alcune pagine...
...io che l'ho letto non trovo parole!.......se non: da rileggere senza perdere più tempo!!!:D

stuart mill
22-05-06, 23:09
...io che l'ho letto non trovo parole!.......se non: da rileggere senza perdere più tempo!!!:D

hai letto il riassunto? bravo, appena trovo un pò di tempo stampo, faccio rilegare e lo leggo pure io:D

satya
23-05-06, 14:55
Ciao, bella discussione.
Il Mahabharata è una opera epica straordinaria.
Anni fa ho avuto la fortuna di vedere la versione INTEGRALE dell'opera di Peter Brooks: non quello condensato in un unico film, ma la versione integrale appunto, di circa nove ore complessive.
Purtroppo non sono più riuscita a ritrovare copia di quell'opera da nessuna parte. Se qualcuno ne avesse notizia, mi indichi dove e come procurarmela: ci terrei moltissimo a rivederla ora.
Grazie mille
Katia

stuart mill
23-05-06, 15:04
Ciao, bella discussione.
Il Mahabharata è una opera epica straordinaria.
Anni fa ho avuto la fortuna di vedere la versione INTEGRALE dell'opera di Peter Brooks: non quello condensato in un unico film, ma la versione integrale appunto, di circa nove ore complessive.
Purtroppo non sono più riuscita a ritrovare copia di quell'opera da nessuna parte. Se qualcuno ne avesse notizia, mi indichi dove e come procurarmela: ci terrei moltissimo a rivederla ora.
Grazie mille
Katia

ciao!
il mahabharata è certo da leggere, peccato che la versione completa in italiano non ci sia e sono troppo lento per leggere 5000 pagine in inglese.
Comunque leggerò il riassunto...
io il film completo l'ho scaricato con emule.
Possiamo fare questo, se ci tieni: te ne faccio una copia in dvd, tu mi mandi i soldi e io te lo mando per posta

stuart mill
23-05-06, 15:06
il film devo ancora finire di vederlo, ho visto solo la prima ora, ma per vederlo tutto, aspetto di avere 9 ore di tempo libero: voglio vederlo tutto assieme, senza interruzioni e rotture di bip! ehehehe

satya
23-05-06, 15:21
ciao!
il mahabharata è certo da leggere, peccato che la versione completa in italiano non ci sia e sono troppo lento per leggere 5000 pagine in inglese.
Comunque leggerò il riassunto...
io il film completo l'ho scaricato con emule.
Possiamo fare questo, se ci tieni: te ne faccio una copia in dvd, tu mi mandi i soldi e io te lo mando per posta
Tu hai la versione integrale del Mahabharata di Brooks? Quello in 3 DVD? (allora erano 3 VHS)???
Ma io ti amo!

Qui non riesco ad accedere ai messaggi privati, e non so perché.
Scrivimi una e-mail qui e ci mettiamo d'accordo.
+++++++

Grazie, ma grazie assai!
Katia

stuart mill
23-05-06, 20:02
[quote]Tu hai la versione integrale del Mahabharata di Brooks? Quello in 3 DVD? (allora erano 3 VHS)???
beh, io l'ho scaricato con emule, se non erro è in divx.



Ma io ti amo!
di dove sei?:D:-01#44


Qui non riesco ad accedere ai messaggi privati, e non so perché.
perchè non hai ancora scritto 50 messaggi, ma solo 35 ;)



Scrivimi una e-mail qui e ci mettiamo d'accordo.


ok, me la scrivo e poi la cancello dal tuo messaggio, ok? non è il caso di lasciarla in giro, non trovi? ;)


Grazie, ma grazie assai!
prego, per così poco!
senti, ma per caso scrivevi su un forum chiamato scienze antiche? perchè li c'era una con un nick uguale

satya
23-05-06, 20:17
(...) ok, me la scrivo e poi la cancello dal tuo messaggio, ok? non è il caso di lasciarla in giro, non trovi? ;)


prego, per così poco!
senti, ma per caso scrivevi su un forum chiamato scienze antiche? perchè li c'era una con un nick uguale


Grazie Stuart. Sai, una casella di e-mail su libero non è che sia una carta di identità, comunque ti ringrazio :)

No, no ho mai scritto su "scienze antiche".
E' che "satya" è un termine sanscrito che significa "luce, saggezza", "lumi" insomma, e magari a qualcun altro piace. E' anche uno degli epiteti di Sai Baba...

Aspetto dunque istruzioni su come ricevere questa preziosissima cosa che è il Mahabharata in nove ore (o giù di lì) di Brooks.
Thanks
:)

stuart mill
23-05-06, 20:24
Grazie Stuart. Sai, una casella di e-mail su libero non è che sia una carta di identità, comunque ti ringrazio :)

No, no ho mai scritto su "scienze antiche".
E' che "satya" è un termine sanscrito che significa "luce, saggezza", "lumi" insomma, e magari a qualcun altro piace. E' anche uno degli epiteti di Sai Baba...

Aspetto dunque istruzioni su come ricevere questa preziosissima cosa che è il Mahabharata in nove ore (o giù di lì) di Brooks.
Thanks
:)

più che altro per evitarti che qualcuno te la intasi inviando pubblicità o peggio.
ok per il punto 2
Allora, il film è molto grosso, comunque ho contato i 3 file, non dura 9 ore ma 5, boh! è in inglese con sottotitoli in italiano.
se ti interessa ugualmente, posso fare questo: provo a mandartelo tramite internet, grazie a un sito chiamato isendit. Impresa lenta. Oppure, se preferisci, te lo mando per posta prioritaria/raccomandata.

satya
23-05-06, 20:28
più che altro per evitarti che qualcuno te la intasi inviando pubblicità o peggio.
ok per il punto 2
Allora, il film è molto grosso, comunque ho contato i 3 file, non dura 9 ore ma 5, boh! è in inglese con sottotitoli in italiano.
se ti interessa ugualmente, posso fare questo: provo a mandartelo tramite internet, grazie a un sito chiamato isendit. Impresa lenta. Oppure, se preferisci, te lo mando per posta prioritaria/raccomandata.

Io ho solo un ADSL normale, niente Fastweb, rischia di essere una impresa titanica. Scrivimi via mail, valà, che ci mettiamo d'accordo.
Son quasi sicura che la versione INTEGRALE durava 9 ore... ma 5 è già un bel popò di roba, meglio che niente, e ho proprio voglia di rivedermelo con molta calma.

Sai, mi si sono stampate nella mente un paio di scene, e sono diventate una specie di viatico della mia vita.
Una soprattutto. Quando uno dei neri (non ricordo chi), incontrando la morte che è venuta a trovarlo, gli dice "Ti ho aspettato ogni sera di ogni giorno".
Ma tutto quel lavoro merita di essere rivisto e meditato, molto meditato...
Vado sulla posta, aspetto la tua e-mail.

stuart mill
23-05-06, 20:30
MAHABHARATA - interpretazione cabalistica


"Il Mahabharata e’ la rievocazione di qualcosa d’immenso, possente, irradiante" (Peter Brook — Il punto in movimento — Ubulibri).
Volendo introdurre il discorso, dovremmo parlare non di uno, ma di tre Mahabharata. Il primo e’ quello che per duemila anni i cantori
indiani hanno tramandato oralmente e che ciascuno di essi ha interpretato di volta in volta, arricchendolo con aggiunte. Il secondo e’ quello
che in India, a partire dal IV secolo a.C. e fino al IV secolo d.C. e’ stato messo per iscritto in un totale di oltre 90.000 strofe. Il terzo e’ quello
che Jean-Claude Carriere e Peter Brook, l’uno come sceneggiatore e l’altro come regista, hanno riscritto per noi occidentali. Del primo non
possiamo dire niente. Del secondo dobbiamo accontentarci della riduzione in prosa fatta da R.K. Narayan, e della Bhagavad Gita, il Canto del
Beato, stampata e commentata in moltissime edizioni. Del terzo esiste molto materiale da consultare, ma soprattutto una testimonianza filmata a
portata di tutti. Brook, Carriere, la compagnia degli attori e tutti coloro (e sono tanti) che al Centre National de Recherches Theatrales di Parigi,
non saranno ringraziati mai abbastanza per il capolavoro cui hanno dato vita e per averci fatto conoscere la mitologia indiana, fino a ieri
appannaggio di soli pochi orientalisti. "La grande Unita’ della Coscienza si produce in vario modo anche al di fuori dei rituali iniziatici, nella
vita quotidiana, quando piu’ soggetti coscienti sono intenti ad una medesima cosa, per esmpio quando assistono ad una rappresentazione
teatrale…: la Coscienza di solito contratta, torna ad uno stato di espansione, dacche’ i componenti si riflettono l’uno nell’altro" (Mahabharata
— Vito Di Bernardi — Bulzoni editore) Se e’ vero quello che dice Di Bernardi riportando un pensiero di Abhinavagupta (sec. XI), e’ anche
vero che non tutte le rappresentazioni teatrali riescono ad espandere la Coscienza ed a produrre, tramite tale condivisione, l’esperienza del
rasa," l’estasi della mente, esaltazione della pura consapevolezza". Perche’ cio’ avvenga e’ necessario, a nostro parere, che il gruppo che offre
lo spettacolo al pubblico abbia conseguito tale estasi durante un lungo e intenso incontro con l’opera da rappresentare. Noi siamo convinti
cheCarriere, Brook e tutti coloro che hanno collaborato all’allestimento di questo grande evento teatrale, tale espansione, tale unita’ di Coscienza
l’hanno sperimentata, e di cio’ siamo loro grati. Ma adesso veniamo all’opera. Cominceremo con una brevissima introduzione delle origini.
Santanu, un re, s’innamora di una fanciulla e le chiede di sposarlo. Lei accetta ad una condizione: dopo sposata deve poter fare cio’ che vuole.
Il re acconsente. Lei partorisce uno dopo l’altro sette figli ma, appena nati, li annega nel fiume. Quando nasce l’ottavo il re la supplica di non
ucciderlo, ma a questo punto lei svela il mistero: e’ Ganga, la dea di quel fiume; gli otto bambini sono gli otto Vasu che nella vita precedente
hanno rubato Nandini la preziosa mucca del saggio Vasistha; a sette di essi e’ stato concesso d’abbandonare il loro corpo subito, l’ottavo,
l’organizzatore del furto, dovra’ vivere, ma sara’ costretto al celibato, il suo nome sara’ Bhisma , guerriero e saggio. Quel bambino pertanto
non morra’. Santanu in seguito si innamora di Satyavati, la sposa e ha da lei due figli: il primo morira’ in battaglia, il secondo morira’ senza
prole, a causa di una malattia, lasciando due mogli, Ambika e Ambalika. A questo punto entra in scena Vyasa, figlio di Satyavati e del rsi
Parasara. Quand’era giovane, Satyavati traghettava le persone al di la’ del fiume. Il saggio rsi si innamoro’ di lei, che essendo figlia di un
pesce emanava un cattivo odore. Il saggio le tolse quest’odore, dono’ alla sua persona un profumo che non l’avrebbe piu’ lasciata, e lei in
cambio cedette alle sue proposte. Parasara suscito’ una nebbia, si uni’ alla fanciulla e le promise che avrebbe conservato la sua verginita’.
Dalla loro unione nacque Vyasa, il figlio della nebbia, un saggio che Satyavati avrebbe potuto evocare col pensiero in qualunque momento.
Satyavati evoca Vyasa proprio quando, Bhisma si rifiuta di unirsi ad Ambika ed Ambalika per assicurare l’erede al trono.Vyasa si presenta
subito, ma la sua persona non ha un buon aspetto perche’ sta vivendo un periodo di penitenza. Egli si unisce dapprima con Ambika, la quale,
disgustata dallo stato di lui, chiude gli occhi, e per questo concepisce un bambino cieco (Dhritarastra). Tocca dopo ad Ambalika, la quale,
alla vista di lui, ha paura , impallidisce, ed a causa di questo da’ alla luce un bambino pallido (Pandu). Dritarastra sposera’ Gandhari da cui avra’
cento figli (primogenito Duryodhana); Pandu sposera’ Kunti e Madri, dalle quali avra’ rispettivamente 3 e 2 figli, Yudhisthira, Bhima ed
Arjuna da Kunti, e Nakula e Sahadeva da Madri. Qui comincia la storia. Abbiamo ricavato il significato spirituale dei nomi del poema indiano
dal commento alla Bhagavad Gita di Yogananda. All’inizio della storia Bhisma [ego] per eccessivo amore del padre suo [egoismo] fa voto di
castita’ e quando, per ragioni dinastiche, dovrebbe unirsi alle donne [Amba, Ambalika e Ambika] da lui stesso rapite per il fratellastro, rifiuta
a causa del voto. C’e’ qui una mancata collaborazione tra le due colonne dell’Albero, si sviluppa percio’ tutta una serie di alterazioni interne
[disordini] che daranno origine alla battaglia del "campo" [il corpo umano] di Kurukshetra. Infatti sara’ Vyasa [coscienza della relativita’] a
unirsi alle regali consorti e solamente ad Ambika e Ambalika, perche’ Amba, ripudiata se ne andra’ raminga e rimarra’ sterile, programmando
vendetta e sara’ la causa diretta della morte di Bhisma. Vyasa, coscienza della relativita’, unendosi ad Ambika [dubbio] genera Dhritarashtra
[irreligiosita’ cieca] che unendosi poi a Gandhari [parzialita’] dara’ origine ai cento suoi figli, i Kaurava [inclinazioni negative dei sensi legate
ai vizi] di cui Duryodhana rappresenta l’ambizione legata alla materialita’ e Dushasana, la collera. Quando Vyasa si unisce ad Ambalika
[discriminazione positiva], genera Pandu [religiosita’ intelligente] e questi ,unendosi a Kunti e a Madri [poteri dell’imparzialita’] permette ad
esse di concepire i figli degli Dei dell’astrale positivo: Yudhisthira [calma] figlio di Darma [ordine]: etere, quint’essenza, punto centrale
[Tiphereth dell’Albero di Yetzirah] Bhima [vitalita’] figlio di Vayu [vento]: aria vibrante Arjuna [autocontrollo] figlio di Indra [potere]: fuoco
vibrante Nakula [obbedienza] figlio di Asvin ; [gemello guaritore]: acqua vibrante Sahadeva [inclinazione al bene] figlio di Asvin [gemello
soccorritore]: terra vibrante. Dhritarashtra e’ il maggiore, ma, essendo cieco, il regno spetta a Pandu e ai suoi eredi; tuttavia Pandu muore e
nel frattempo regna Dhritarashtra. Dopo il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, l’inclinazione al male, l’albero nero, i Kaurava, con a capo
Duryodhana [l’ambizione materialistica] con astuto gioco di dadi dello zio Shakuni [attaccamento materialistico] riescono a strappare il regno
corporeo all’Albero bianco, le buone qualita’ [le virtu’] che vengono esiliate cosi’ per dodici anni [uno zodiaco di tempo]. Al termine dell’esilio
i Pandava [i figli della pura intelligenza] con l’aiuto di Krishna, Coscienza Cristica, Io Sono, Daath, Se Superiore ecc., tentano la riscossa; ma le
cattive tendenze psichiche, di cui Karna rappresenta la punta,[ essendo il figlio del Sole, ripudiato dalla madre] a servizio delle forze del male
[666 Dragone], rifiutano di cedere il regno. Si arriva cosi’ alla guerra. Con la battaglia di Kurukshetra la Coscienza [Krishna] e l’Autocontrollo
[Arjuna] riprenderanno possesso del corpo e vi stabiliranno pace, saggezza, armonia e salute e vi innalzeranno l’Impero dello Spirito.


http://www.taozen.it/mahabara.gif


Mahabharata - parte prima (http://www.taozen.it/mahaf1.html)

Mahabharata - parte seconda (http://www.taozen.it/mahaf2.html)

Mahabharata - parte terza (http://www.taozen.it/mahaf3.html)


tratto da: http://www.taozen.it/mahabarf.html

stuart mill
23-05-06, 20:31
Io ho solo un ADSL normale, niente Fastweb, rischia di essere una impresa titanica. Scrivimi via mail, valà, che ci mettiamo d'accordo.
Son quasi sicura che la versione INTEGRALE durava 9 ore... ma 5 è già un bel popò di roba, meglio che niente, e ho proprio voglia di rivedermelo con molta calma.

Sai, mi si sono stampate nella mente un paio di scene, e sono diventate una specie di viatico della mia vita.
Una soprattutto. Quando uno dei neri (non ricordo chi), incontrando la morte che è venuta a trovarlo, gli dice "Ti ho aspettato ogni sera di ogni giorno".
Ma tutto quel lavoro merita di essere rivisto e meditato, molto meditato...
Vado sulla posta, aspetto la tua e-mail.

aspetta, mi hai fatto sorgere un dubbio: sto cercando con google per sapere di più sul film. Ci sentiamo fra una mezzoretta, ok?

stuart mill
23-05-06, 20:34
ecco svelato l'arcano: Nel 1985, dopo 11 anni di lavoro, Peter Brook e Jean-Claude Carrière presentano al Festival di Avignone una versione teatrale del Mahabharata. Dopo il trionfo di questo spettacolo, che durava circa 9 ore, fu girato un film dagli stessi autori su di una sceneggiatura interamente ricostruita di oltre 6 ore, seguito da una versione televisiva ulteriormente ridotta. In questa edizione del Mahabharata Jean-Claude Carrière ha voluto "permettere una lettura facile dell'insieme della storia, senza perdere nulla dei diversi livelli" e reintroducendo certi episodi, dettagli o commenti necessariamente omessi nella versione scenica e cinematografica.

satya
23-05-06, 20:37
aspetta, mi hai fatto sorgere un dubbio: sto cercando con google per sapere di più sul film. Ci sentiamo fra una mezzoretta, ok?

Io devo fuggire, ma tu scrivi.
:)
Domani o stanotte ti rispondo.

stuart mill
23-05-06, 20:38
quello che ho io dura 5 e 10 minuti circa: saremmo in linea con la riduzione ulteriore di cui si parlava nell'articolo seguente: Nel 1985, dopo 11 anni di lavoro, Peter Brook e Jean-Claude Carrière presentano al Festival di Avignone una versione teatrale del Mahabharata. Dopo il trionfo di questo spettacolo, che durava circa 9 ore, fu girato un film dagli stessi autori su di una sceneggiatura interamente ricostruita di oltre 6 ore, seguito da una versione televisiva ulteriormente ridotta. In questa edizione del Mahabharata Jean-Claude Carrière ha voluto "permettere una lettura facile dell'insieme della storia, senza perdere nulla dei diversi livelli" e reintroducendo certi episodi, dettagli o commenti necessariamente omessi nella versione scenica e cinematografica.

stuart mill
23-05-06, 20:39
Io devo fuggire, ma tu scrivi.
:)
Domani o stanotte ti rispondo.

ok, a più tardi

stuart mill
23-05-06, 20:44
invece, qualcuno sa se per caso ci sono fil sul:
1)ramayana
2)srimad bhagavatam (purana)
???
grazie

stuart mill
25-07-06, 12:06
ecco le prime pagine, tratte da www.vedanta.it (http://www.vedanta.it)




1
L'arrivo di Suta Gosvami
Circa cinquemila anni fa, nel corso del suo peregrinare, il santo ed erudito Suta Gosvami, desiderando portare i propri omaggi ad alcuni saggi che da anni svolgevano un impegnativo sacrificio, giunse in una radura della foresta di Naimisha, in India, la splendida nazione conosciuta a quei tempi con il nome di Bharata-varsha.
I rishi, dal cuore completamente purificato da ogni identificazione con la materia, riconobbero immediatamente il figlio di Romaharshana, che nonostante la sua giovane età era già considerato degno di ogni rispetto. Lo salutarono e gli offrirono un seggio. Così, dopo aver mangiato del cibo offerto alle divinità e essersi rimesso dalle fatiche del lungo viaggio, Suta si accomodò su un tappetino tessuto con erba kusha e offrì rispettosi ossequi a tutti.
"Noi sappiamo che in questi ultimi anni hai viaggiato molto," dissero i saggi, "e che sei stato in numerosi luoghi sacri. Da dove provieni, ora, o Suta? Raccontaci tutto; noi ti ascoltiamo."
"Provengo dalla santa arena del grande sacrificio dei serpenti di Maharaja Janamejaya," rispose Suta, "ove mi è stato concesso l'onore di ascoltare la sacra e meravigliosa storia chiamata Maha-bharata, composta da Vyasa. Subito dopo, colto da curiosità, sono andato a visitare Samanta-panchaka, il luogo in cui tempo fa si combatté la battaglia fratricida tra i figli di Dritarashtra e quelli di Pandu, i protagonisti di questa fantastica narrazione, che è in sé stessa una meditazione sul Signore Supremo Shri Krishna e arreca a tutti, oratori e ascoltatori, il massimo del beneficio spirituale. Se volete posso ripetervela dall'inizio, esattamente come l'ho ascoltata, senza aggiungervi niente di mio."
E allora, comodamente seduti secondo le varie posizioni dello yoga sui loro tappetini di erba santa, i saggi si apprestarono con grande felicità ad ascoltare il Maha-bharata.


2
Suta inizia a raccontare
Dopo essersi sottoposto a severe penitenze e prolungate meditazioni, il saggio Vyasa, che per tutta la sua vita aveva sempre mantenuto fede ai propri voti e osservato le pratiche delle ascesi spirituali, studiò con grande attenzione e serietà l'eterna conoscenza contenuta nei Veda, testi che a quel tempo non erano ancora stati messi per iscritto, ma erano ripetuti solo in forma orale. Consapevole delle difficoltà in cui sarebbe incorsa la gran parte della gente, di regola poco incline al ragionamento analitico, cercò di rendere in maniera semplice e chiara i concetti filosofici ivi espressi.
Intanto gli avvenimenti che il rishi si accingeva a narrare erano in pieno svolgimento e la presenza di Shri Krishna sul pianeta gli diede l'ispirazione giusta per delineare nella sua mastodontica opera anche i principi fondamentali della spiritualità. E nella sua mente vasta e profonda come l'oceano, la storia che avrebbe poi chiamato Maha-bharata prese corpo, con tutte le sue delicate forme espressive e i suoi concetti divini racchiusi nell'incalzare delle vicende.
Dal giorno in cui il saggio aveva cominciato a meditare e a richiamare nella sua mente il Maha-bharata erano trascorsi diversi anni e, quando alla fine lo ebbe terminato, ritenne opportuno metterlo per iscritto in modo da divulgarlo tra le genti. In quei giorni in suo aiuto venne il Deva Ganesha che fu ben felice di accettare l'incarico di scrivano; e ben presto l'intera opera divenne una meravigliosa realtà. Il Maha-bharata fu diviso in 18 Parva e 1.929 sezioni, con un totale approssimativo di 100.000 versi.
Ben tre anni trascorsero prima che l'intero lavoro fosse compiuto.
Sappiate, o saggi dal cuore totalmente libero dalle terribili contaminazioni della lussuria e della rabbia, che mai in questo mondo fu messa per iscritto un'opera più sublime. Ascoltate con attenzione mentre la recito.


3
I serpenti vengono maledetti
Un giorno il virtuoso re Parikshit, durante una battuta di caccia, arrivò alla capanna del saggio Shamika, al quale chiese di offrirgli qualcosa che potesse dissetarlo. Ma questi, che era seduto in una posizione yoga ed era chiuso dentro se stesso, rapito dall'estasi di una profonda meditazione trascendentale, non s'accorse affatto dell'arrivo del sovrano, per cui non si mosse né aprì gli occhi che teneva ben chiusi per non essere distratto da cose esterne.
Parikshit era esausto, e in più da ore era tormentato da una sete insopportabile, per cui il suo stato mentale era alterato e certamente poco predisposto alla gentilezza e alla cordialità, doti che solitamente lo contraddistinguevano. Continuò a chiamar-lo senza ricevere risposta.
"Questo rishi ignora le più elementari regole dell'ospitalità," pensò, "e non si cura affatto di me. Non ha voglia di adempiere ai suoi doveri e per questo fa finta di essere immerso nella sua meditazione. Ma gli insegnerò io a rispettare il suo re."
Senza riflettere sul grave errore che stava per commettere, prese con la punta dell'arco un serpente morto e glielo pose attorno al collo a mò di ghirlanda. Poi andò via infuriato. Cosa aveva spinto Parikshit a comportarsi in quel modo ingiusto? Egli non era un uomo qualsiasi ma un puro devoto del Signore ed era sempre stato in pieno possesso delle sue facoltà intellettive; era mai possibile che un semplice stato di affaticamento avesse potuto turbarlo fino a quel punto? Certamente quel giorno fu qualcosa di superiore a spingerlo a quell'atto iniquo.
Il saggio Shamika non si era ancora destato dalle sue riflessioni, quando passò davanti alla sua modesta capanna un ragazzo che era amico di Shringi, suo figlio. Quest'ultimo, per quanto fosse virtuoso, era di temperamento terribilmente focoso e impulsivo, e difficilmente riusciva a controllare le proprie emozioni. A questo punto vi sarà facile immaginare le sue reazioni quando, avvertito dall'amico, accorse sul luogo. Shringi era giovane, ma grazie agli insegnamenti del padre aveva già sviluppato dei forti poteri mistici, per cui in meditazione riuscì a ricostruire l'accaduto. Allora, senza neanche attendere che il padre riaprisse gli occhi, decise di vendicare l'insulto.
"Questi kshatriya sono accecati dalle ricchezze e dal rispetto che il popolo conferisce loro," sibilò, "e troppo spesso dimenticano che tutto ciò che è in loro possesso lo devono alle benedizioni e alla saggezza che noi brahmana elargiamo generosamente senza voler nulla in cambio. Questo Parikshit ha ora passato il segno; offendendo mio padre che era innocente, ha meritato la morte."
Senza riflettere sulle gravi conseguenze che avrebbero potuto conseguirne, egli santificò dell'acqua e si concentrò nella recitazione dei mantra vedici. Poi con tono solenne disse:
"Esattamente fra sette giorni, il vile che ha osato oltraggiare mio padre con una ghirlanda di rettile morto, morirà proprio per il morso di un serpente."
Quando il saggio Shamika si svegliò, trovò davanti a sé suo figlio che, con le lacrime agli occhi, lo informò dell'intero accaduto. La reazione del padre fu immediata.
"Cosa hai fatto," disse al figlio, "non ti rendi conto che Parikshit è il monarca più santo che esista al mondo e che la nostra serenità dipende dalla sua protezione? Per un'offesa così insignificante hai condotto il mondo intero a una catastrofe certa. Quando la società si ritrova priva di una guida pura e onesta, tutti ne soffrono e la pace è sconvolta. Ma purtroppo quando un brahmana, anche se giovane e incosciente come te, pronuncia una maledizione questa è destinata a sortire effetti. Tuttavia io avvertirò Parikshit e farò tutto ciò che è in mio potere per salvarlo."
Quel giorno stesso uno dei discepoli di Shamika si recò a Hastinapura, la capitale, e raccontò al sovrano gli ultimi avveni-menti. Questi, affranto, scosse la testa.
"Accolgo la maledizione di quel giovane come un autentico augurio. Infatti dal giorno in cui ho osato maltrattare in maniera tanto villana un santo, dentro di me non ho avuto più pace. Sono contento di pagare così il mio debito. Attenderò la morte con serenità, consapevole del fatto che in tal modo avrò l'opportunità di espiare il mio peccato."
Non è da tutti poter conoscere il momento esatto della propria morte e in questo senso Parikshit poté ritenersi fortunato perché ebbe la possibilità di spendere quegli ultimi sette giorni che gli restavano da vivere nel migliore dei modi: ritiratosi sulle rive del Gange, colse l'opportunità della presenza di Shukadeva Gosvami per ascoltare a viva voce la sacra scrittura chiamata Shrimad-Bhagavatam fino all'ultimo momento.
E puntualmente, trascorsi che furono i sette giorni, il serpente Takshaka gli infuse il suo veleno e il re abbandonò le proprie spoglie mortali.
Pochi giorni dopo il trono vacante fu rilevato dal giovane figlio Janamejaya.
Passarono gli anni.
Divenuto adulto, Janamejaya cominciò a chiedersi quali fossero state le vere ragioni della strana morte del padre, il quale sembrava sapere ciò che gli sarebbe accaduto; così, grazie ad approfondite ricerche condotte presso gli anziani della corte, venne ben presto a capo dell'intera vicenda.
Per giorni rimuginò su ciò che aveva saputo e alla fine giunse a delle conclusioni.
"Mio padre era innocente: aveva sete e non si era accorto che il saggio stava meditando. Perciò si è comportato in quel modo. Ma non è ammissibile una vendetta sui brahmana, che rappresentano Dio sulla Terra; dunque l'unica cosa che mi resta da fare è uccidere l'orrido serpente che ha avvelenato mio padre, insieme a tutta la sua stirpe. Io sterminerò l'intera razza dei serpenti. Ripulirò questo mondo dalla loro presenza malefica."
Riunì allora i sacerdoti più esperti, i quali dopo aver tenuto consiglio fra di loro dissero:
"O re, nei Veda sono contemplati numerosissimi sacrifici, tra cui quelli destinati alla distruzione di alcune specie ritenute nocive. Tra queste ci sono anche i naga. Ma ti avvertiamo che è un sacrificio lungo, dispendioso e colmo di pericoli. Per attuarlo devi avere una determinazione incrollabile."
"Dentro di me ho già deciso," ribattè Janamejaya, "la morte di mio padre chiama vendetta. I serpenti sono una razza malvagia e molestano uomini, donne e bambini. E' mia opinione che essi debbano essere sterminati. Considerato che tecnicamente la cosa è possibile, io desidero che i preparativi comincino subito."
Non trascorsero molti giorni che il regno di Janamejaya fu scosso da un'attività febbrile e intensa.

stuart mill
25-07-06, 12:09
4
I naga allarmati
I naga, venuti a conoscenza delle intenzioni di Janamejaya, si informarono circa le autentiche possibilità di pericolo che avrebbero potuto correre. Le notizie che ricevettero purtroppo non lasciavano presagire nulla di buono; egli aveva infatti invitato a presiedere alla cerimonia i più potenti brahmana del mondo, e quindi vi erano solide possibilità che il sacrificio sortisse pieno effetto. Si sentirono persi e un senso di terrore si insinuò anche nell'animo dei più coraggiosi. Così, desiderando trovare un rimedio, si precipitarono dal loro re per metterlo al corrente di tutto.
"Fratelli," rispose loro Vasuki, "dovete sapere che i più anziani fra di noi sapevano già da tempo che un momento di simile crisi sarebbe prima o poi giunto e che presto o tardi avremmo dovuto difenderci dal pericolo reale di una completa distruzione della nostra specie.
"Noi siamo degli esseri empi, invidiosi, e ci serviamo del nostro veleno per uccidere anche quando non siamo minacciati. Già i nostri progenitori si sono macchiati di gravi colpe e per questo, in diversi momenti della storia, siamo stati maledetti a perire tutti in un grande fuoco distruttore. Agli albori della nostra stirpe abbiamo scatenato le ire di nostra madre; col trascorrere del tempo ci siamo inimicati molti grandi saggi, come Utanka e il potente Ruru; e tutti indistintamente hanno invocato il castigo divino contro di noi. Ma è bene che vi racconti quel che è accaduto molti millenni fa.
"Il nostro progenitore, il saggio Kashyapa, sposò le figlie di Prajapati Daksha, tra le quali Kadru e Vinata. Ambedue erano particolarmente ansiose di avere dei figli, per cui Kashyapa disse loro:
"Care mogli, voi avete fatto molto per me e poiché io desidero rendervi felici, vi prometto che ambedue procreerete molto presto. Inoltre voglio offrirvi la possibilità di scegliere tra una prole numerosa ma non molto potente e una caratterizzata da pochi figli ma eccezionalmente forti."
"Kadru scelse la prima possibilità, Vinata la seconda. Negli anni che seguirono Kadru generò la nostra stirpe, mentre l'altra dovette attendere a lungo prima di poter concepire. Durante quel periodo di attesa, un giorno, mentre erano a passeggio sulle rive dell'oceano, le due donne videro da lontano un fantastico cavallo bianco che correva come il vento. Estasiate da tanta eleganza e fierezza di portamento, le mogli di Kashyapa cominciarono a commentarne le fattezze perfette. Tuttavia dopo un pò quella che era cominciata come una semplice conversazione finì con lo sfociare in una discussione dai toni alquanto accesi.
"Kadru infatti sosteneva di aver scorto sulla coda del superbo animale dei peli neri, mentre Vinata si dichiarava sicura di averla vista completamente bianca e immacolata. La polemica divenne così forte che alla fine, pur di non cedere, le due donne si ritrovarono a scommettere:
"Domani andremo a cercarlo e vedremo da vicino chi ha ragione. La perdente diventerà per sempre la schiava dell'altra."
"Ma la notte Kadru non riuscì a dormire. Placata la foga del momento, cominciava a dubitare di aver ragione e solo all'idea di diventare schiava di Vinata si sentiva fremere dalla paura. Così chiamati i suoi figli, i naga, disse loro:
"Miei cari, credo di aver commesso un'imprudenza a scommettere con Vinata e ho paura che abbia avuto ragione lei a dire che la coda di quel cavallo è interamente bianca. Ma io non voglio trascorrere la mia vita al suo servizio, per cui vi prego, andate a cercare quell'animale e confondetevi fra i peli della sua coda, in modo che io non debba pentirmi per sempre di aver agito troppo a cuor leggero." Ma i serpenti ribatterono: "Madre, ci meravigliamo di te. Come puoi pensare di comportarti in modo così sleale? Noi ci rifiutiamo di prestarci a questo gioco empio." In quel momento, sentendosi abbandonata anche dai suoi figli, Kadru, disperata, li minacciò usando toni sempre più accesi. Ma davanti al loro netto rifiuto, Kadru perse il lume della ragione e li maledisse: "Poiché mi avete disubbidito, sappiate che in futuro sarete tutti distrutti, voi e la vostra progenie. Arderete vivi nel gigantesco fuoco del sacrificio del re Janamejaya." Ora sembra che sia giunto il momento in cui la maledizione dovrebbe avverarsi."
A quelle parole, tutti i naga presenti tremarono per la paura, ma Vasuki li rassicurò.
"Tuttavia una strada di salvezza esiste. Infatti quando Brahma seppe quello che era successo, intervenne in nostro favore e predisse che un giorno all'interno della nostra razza sarebbe nato un saggio, una grande personalità che sarebbe riuscita a evitare lo sterminio completo.
"La profezia dice che il nostro salvatore sarebbe nato dal seme di un saggio di nome Jaratkaru. In questo momento esiste realmente un asceta con questo nome che sta cercando moglie. Non ci sono dubbi: è lui il predestinato. Io farò in modo che sposi mia sorella, cosicché sarà il loro figlio a salvarci dalle fiamme di Janamejaya."
E le cose si svolsero secondo i piani del re: il rishi Jaratkaru sposò la sorella di Vasuki e da loro nacque un figlio di nome Astika, che diventò un brahmana celebre per la sua grande conoscenza e realizzazione spirituale.



5
Il sacrificio dei serpenti di Janamejaya
Intanto i preparativi per il grande sacrificio dei serpenti erano quasi ultimati. Attorno alla grande arena preparata dai migliori ritvik dell'epoca, tutti perfetti conoscitori della scienza dei sacri Veda e di tutti gli aspetti tecnici riguardanti i vari cerimoniali, fervevano i preparativi. Nessun dettaglio era trascurato: la piattaforma sacrificale e tutto il resto erano totalmente concordi con le ordinanze vediche.
Intanto cominciarono ad arrivare gli ospiti, numerosi saggi celebri per la loro sapienza e per la stretta osservanza dei principi della spiritualità. Tra gli altri vi erano Vyasa e suo figlio Shukadeva, accompagnati dai loro discepoli; giunsero anche Uddalaka, Pramataka, Asita, Devala, Narada, Parvata, Atreya e centinaia e migliaia di altri. In sostanza vennero tutte le più importanti personalità del tempo.
Quando il sacrificio ebbe inizio, l'atmosfera vibrò sotto l'effetto magico dei suoni e delle melodie dei mantra vedici recitati dai brahmana, mentre il fuoco del sacrificio, alimentato senza sosta dalle abbondanti libagioni di burro chiarificato, divampava sempre più alto.
Per giorni e giorni i sacerdoti, vestiti completamente di nero, continuarono a recitare a voce sempre più alta gli inni dei Veda e a gettare il burro purificato nelle fiamme. Il calore intenso provocava loro piaghe in tutto il corpo e rendeva i loro occhi così arrossati che quasi sanguinavano, ma essi non si curavano del dolore e seguitavano a svolgere disciplinatamente i loro rispettivi compiti. Poi, quando il sortilegio divenne sufficientemente forte, cominciarono a recitare in coro e a voce alta i mantra destinati alla distruzione dei rettili, chiamando questi ultimi per nome, uno ad uno.
A quel punto, immobilizzati e prigionieri di quella forza incontrastabile, i serpenti cominciarono a sentirsi risucchiati in direzione dell'arena, verso il fuoco che, altissimo e vorace, sembrava li stesse attendendo. Gridando per il terrore, uno ad uno cominciarono a cadervi dentro, dapprima a decine, poi a migliaia e poi ancora a centinaia di migliaia. Il rumore dei grossi rettili che cadevano nel fuoco e il puzzo dei loro corpi bruciati cominciò ad invadere l'atmosfera, mentre i brahmana non cessavano di recitare gli inni divini.
Nel frattempo Takshaka, l'autore della morte di Parikshit, si era rifugiato nei pianeti celesti, ad Amaravati, dal suo amico Indra, sicuro che lì sarebbe stato protetto dall'effetto devastatore dei mantra. Invece ad un certo punto anch'egli si sentì come in uno stato ipnotico e fu trascinato da una forza superiore in direzione della Terra. Terrorizzato chiamò Indra in suo aiuto, ma per quanto questi cercasse di trattenerlo, la potenza dei brahmana risucchiò Takshaka nello spazio.
In pochi minuti si ritrovò nell'atmosfera terrestre.
Indra intanto non aveva desistito e con tutte le sue forze tentava ancora di impedirgli di precipitare ulteriormente, mentre il naga gridava disperato.
"Aiutami Indra, amico mio, solo tu puoi salvarmi la vita. Non abbandonarmi."
Ma quei mantra erano così potenti che finirono per trascinare persino il deva della pioggia in direzione del terribile fuoco.
La situazione stava facendosi terribilmente critica. Anche i più potenti naga, fra cui lo stesso sovrano, cominciarono a sentire i primi malori e un forte senso di panico colse tutti. Il sacrificio di Janamejaya stava riuscendo perfettamente: a quel punto non rimaneva altro da fare che ricorrere ad Astika, l'unica loro ancora di salvezza.
Quel giovane brahmana, dalla mente controllata e dal volto sereno, giunse il giorno stesso in cui Takshaka, evocato dai brahmana, stava per essere risucchiato dal fuoco distruttore.
Accolto da tutti con cortesia e grande rispetto, egli rivolse sagge parole ai presenti ed elogiò la maestosità del sacrificio in atto. Sentendolo discorrere con tanta eloquenza e amabilità, Janamejaya si rivolse ai brahmana che lo assistevano nello svolgimento del sacrificio.
"Questo giovane dimostra la conoscenza di un saggio anziano ed esperto. Io credo che sia meritevole di ricevere qualsiasi onore. Desidero fargli dei doni. Concedetemi il permesso di sospendere la cerimonia per pochi istanti e poi riprenderemo."
"Noi non vogliamo porre in discussione il fatto che qualsiasi brahmana che mostri evidenti qualità brahminiche meriti sempre assoluto rispetto e che il dovere di ogni regnante sia di concedergli qualsiasi cosa desideri o di cui abbia necessità. Ma, o re, noi abbiamo un cattivo presentimento. Noi sospettiamo che questo ragazzo sia venuto per ostacolare l'adempimento del sacrificio. Non promettergli niente. Questo non è il momento adatto per concedere carità. L'assassino di tuo padre, Takshaka, sta arrivando e presto lo vedrai apparire in cielo. Tra pochi minuti avrai ottenuto la tua tanto agognata vendetta. Aspetta, dunque, perché noi abbiamo buoni motivi per credere che la tua generosità potrebbe risultarti fatale."
Janamejaya rimase interdetto. Non sapeva cosa fare. Sentiva che quei consigli erano giusti, eppure uno dei suoi principi fondamentali era sempre stato quello di non indietreggiare mai di fronte alle richieste di un brahmana, e non aveva mai mancato a quello che considerava un suo voto solenne.
Alla fine decise di rischiare.
"O giovane anacoreta, chiedimi qualsiasi cosa e io te la concederò," disse allora.
Allo stesso tempo però pregava l'hotri di far presto, di non perdere altro tempo, così da accelerare l'arrivo di Takshasa e la sua distruzione nelle fiamme.
E intanto che Astika rifletteva, il gigantesco naga apparve, simile a una grande nuvola nera apportatrice di tempesta, ancora avvinghiato a Indra. Ma allorché i due, simili a saette, stavano precipitando in direzione del fuoco sacro, verificando il pericolo ormai imminente, Indra si divincolò e fuggì a precipizio abbandonando l'amico alla sua sorte. Janamejaya, eccitato, urgeva il sacerdote di accelerare la caduta, mentre il giovane brahmana guardava pacificamente. Poi disse:
"O glorioso re, io non desidero ricchezze né onori; ti chiedo solo che questo sacrificio sia immediatamente interrotto."
A quelle parole, Janamejaya si allarmò.
"O brahmana, perché vuoi questo? La morte di quell'assassino per me è di fondamentale importanza: a te invece non può interessare. Posso darti enormi ricchezze, proprietà, l'intero mio regno, ma lasciami la vendetta."
Tuttavia Astika ripeté la richiesta.
"Non ho bisogno di nulla. Le ricchezze mi lasciano indifferente, così come il potere temporale. Ti chiedo solo che questo sacrificio sia sospeso per sempre."
Janamejaya guardò i brahmana presenti, per chiedere consiglio e, tutti concordi sulla cosa giusta da farsi, dissero:
"O re, tu hai incautamente promesso, e ora non puoi più tirarti indietro. Se non vuoi che i tuoi atti pii siano immediatamente annullati, e se non vuoi macchiarti dell'onta della falsità per aver mancato a una promessa, devi fermare questo yajna senza altro indugio, anche se il tuo nemico è oramai prossimo alla morte."
A malincuore Janamejaya ordinò la sospensione. E Takshaka riuscì a salvarsi.