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Visualizza Versione Completa : 6 agosto - Servo di Dio Gabriel Garcia Moreno martire



Augustinus
02-06-04, 23:18
Nel mese di giugno, tradizionalmente dedicato alla devozione al Sacro Cuore, vorrei - oltre che sottolineare aspetti devozionistici, teologici ed agiografici, proporre delle esperienze da meditare.
La prima è quella di un martire di epoca moderna, non ancora beatificato, grande amante del Sacro Cuore, ucciso in odium fidei dai massoni. Si tratta di don Gabriel Garcia Moreno, Presidente martire dell'Ecuador dal 2 aprile 1861 al 30 agosto 1865 e dal 10 agosto 1869 al 5 agosto 1875, che consacrò al sacro Cuore il suo Paese nel 1873.

http://www.traditioninaction.org/OLGS/OLGSimages/003dSacredHeartEcuador.jpg http://www.preghiereagesuemaria.it/images/sc_.2.jpg http://img234.echo.cx/img234/4263/ecuador2vo.jpg Storica immagine del Sacro Cuore della Consacrazione del 1874

Buona lettura.

Augustinus

Augustinus
25-06-06, 10:36
Dal sito Pagine cattoliche (http://www.paginecattoliche.it/Moreno_Cammilleri.htm):

UNA REPUBBLICA FONDATA SULLA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA: L’ECUADOR DI GARCIA MORENO

di Rino Cammilleri
Ed. Krinon luglio 1988

Sommario:

Il continente delle rivoluzioni
Il giovane Garcia Moreno
Una vita avventurosa
Presidente
Difesa della libertà
I liberali alla riscossa
La seconda Presidenza
Modernizzazione dell’Ecuador
Sviluppo economico
Consacrazione dell’Ecuador
Don Gabriel Garcia Moreno
La morte
Conclusione

"E’ assolutamente impossibile, quando si è relegata la
Chiesa nel santuario e Dio nel Cielo, impedire il
propagarsi delle rivoluzioni e l’avvento delle tirannie"
(J. Donoso Cortés, Lettera al card. Fornari)

"Un Paese cattolico che inscrive la libertà di culto
nella propria Costituzione, apostata politicamente (…)
e diventa responsabile di tutte le apostasie private
che ne deriveranno"
(dom Guéranger, Lettera a Montalembert)

"La principale forza dei malvagi sta nella debolezza
dei buoni"
(card. Edouard Pie)

Il recente Sinodo sui laici e il rilancio della Dottrina Sociale della Chiesa operato dall’attuale Pontificato, hanno riproposto indirettamente il problema della quasi totale assenza di una "agiografia civile" nella cultura cattolica contemporanea.

Le iniziative sulla Dottrina Sociale che hanno avuto luogo, con notevole successo, su scala nazionale, rischiano, a questo proposito, di prestare il fianco alla facile critica di eccessiva astrazione: sul piano concreto, cioè, è davvero possibile realizzare "una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio?" La risposta è naturalmente "sì", ma senza esempi risulta difficile essere convincenti.

Da qui la necessità dell’auspicata "agiografia civile". In base a quel che si vede nella pubblicistica cattolica da ormai troppo tempo, è difficile sfuggire all’impressione che la santità debba necessariamente passare attraverso il chiostro o che per vivere una vita integralmente cristiana sia d’obbligo farsi preti. In realtà i pensatori politici e gli uomini d’azione cattolici ci sono stati, e non solo nel Medioevo. Anzi, proprio quando la virulenza anticristiana si è scatenata con forza maggiore, la Provvidenza ha suscitato i laici più combattivi. Politici, scrittori, filosofi, giornalisti, scienziati, soldati, giganteggiarono – e non è retorica – contro le concezioni che volevano ridurre l’uomo alla pura materia.

Su di essi è calato l’oblìo dal quale ogni tanto li si trae per "esorcizzarli" o per appropriarsene, dopo averli ben circondati di servili "distinguo". E’ la sorte che periodicamente tocca a De Maistre; del resto, "il discepolo non è da più del maestro". A Donoso Cortés è toccata la corona di spine: "decisionistica", "fascista".

A Gabriel Garcia Moreno toccò la morte violenta. Non c’era altro mezzo per fermarlo. Come il maestro.

Questa è una sua breve biografia, miserrimo contributo all’"agiografia civile" di cui parlavo.

Sperando che un giorno sulle nostre vie e sulle nostre piazze possiamo vedere i nomi e l’effige di quelli che hanno realmente il diritto di starci.

* * *

Il 30 gennaio 1985, in occasione della visita in Ecuador, Giovanni Paolo II ha rinnovato l’atto di consacrazione dell’Ecuador al Sacro Cuore di Gesù, ripetendo letteralmente quello pronunciato il 25 marzo 1874 dall’allora Presidente della repubblica Ecuadoriana, don Gabriel Garcia Moreno.

Noi, abituati a ben altri atti politici, difficilmente riusciamo ad immaginare un Presidente intento in enunciazioni di principio siffatte e una Costituzione Repubblicana che preamboli riferendosi direttamente al Re dei Re. Eppure è accaduto, e in tempi non certo meno difficili, giusto all’indomani della breccia di Porta Pia, in quel Sudamerica ove i circoli massonici provocavano rivoluzioni e colpi di mano militari quasi a getto continuo.

L’intuizione di fondo di Garcia Moreno fu che l’unità e l’identità del suo popolo riposavano sul cattolicesimo e non su pezzi di carta più o meno solenni. Egli riuscì in pochi anni a pacificare e a far prosperare il suo Paese, applicando semplicemente i principi della Dottrina Sociale Cattolica. E il successo del suo progetto è testimoniato proprio dal tragico epilogo della sua vicenda: i propugnatori della laicizzazione totale dello Stato non ebbero altra risorsa – dopo aver tentato tutte le vie; non escluse l’insurrezione armata e la propaganda diffamatoria – che quella del pugnale. Garcia Moreno venne infatti assassinato mentre usciva dalla cattedrale il 6 agosto 1875, il giorno prima del suo mandato presidenziale.

Prima di tracciare la figura e l’opera di questo politico cattolico (che riuscì persino a diminuire le tasse), vediamo qual era la situazione del Sudamerica a quel tempo.

Il continente delle rivoluzioni

Chi ha visto il film "Mission" può farsi un’idea di quel che fosse il Sudamerica prima di Bolivar. La tratta degli schiavi, propugnata da illuministi come Voltaire e il marchese di Pombal, l’espulsione dei Gesuiti, lo sfruttamento sistematico e congiunto sia da parte di sovrani "illuminati", come quelli di Francia e Inghilterra, sia dai "cattlicissimi" di Spagna e Portogallo, avevano fatto di quello sventurato continente terra di saccheggio e di massacro.

L’indipendenza – ottenuta come quella italiana – non fu altro che cambiar padrone e passare dal servaggio all’aristocrazia "illuminata" e cicisbea a quella più odiosa del denaro. C’è un altro film a questo proposito che meriterebbe esser rivisto: "Queimada", di Gillo Pontecorvo. L’"anima" delle varie "indipendenze" era, come al solito, l’Inghilterra, che con la sovversione e le dottrine economiche di Ricardo andava convincendo i popoli della terra dei vantaggi della sua supremazia.

Il "libertador" Simon Bolivar aveva quasi immediatamente visto la sua opera degenerare in un inferno continuo di "liberazioni", l’una dietro l’altra, dal tiranno di turno. Nel 1822 sulle mura di Quito si leggeva una frase tracciata da mano anonima, che riassumeva la situazione: "Ultimo dìa del despotismo, y el primero del lo mismo". Gli ecuadoregni avevano perfettamente capito, pur senza aver letto il "Gattopardo".

Bolivar doveva vedere coi suoi occhi lo sfacelo di quel aveva creato e i suoi generali – come quelli di Alessandro Magno – dividersene gli avanzi.

Il giovane Garcia Moreno

L’uomo che stacca l’Ecuador dalla grande repubblica di Simon Bolivar assumendone la dittatura è il generale Florés.

Immediatamente, in omaggio ai principi liberali, lo Stato viene totalmente secolarizzato coi soliti sistemi: abolizione delle cattedre di diritto naturale e canonico, espropriazione dei beni ecclesiastici, chiusura dei conventi, controllo statale sulla nomina dei vescovi, eccetera.

E’ in questo clima in cui muove i suoi primi passi Garcia Moreno.

Nato nel 1821 da un gentiluomo della vecchia Castiglia emigrato in America a cercar fortuna, Gabriel dimostra precoce attitudine per gli studi di ogni tipo. Provvisto di una intelligenza di tipo eclettico, si interessa di tutto, mostrando particolare predilezione per le scienze matematiche e naturali. L’educazione religiosa di stampo tradizionale che gli viene impartita in famiglia ne tempra il carattere, dandogli quella risolutezza di determinazioni che sarà la caratteristica principale della sua personalità.

Come spesso accade ai forti temperamenti che optano per un cattolicesimo autentico in tempi di scristianizzazione, anche il giovane Garcia Moreno subisce per un certo periodo l’attrattiva della vita sacerdotale. Ma dopo qualche anno comprende che non è questa la sua vocazione e, dovendo guadagnarsi di che vivere, si avvia agli studi giurisprudenziali. Conseguita la laurea, comincia ad esercitare la professione di avvocato e si sposa, ma non abbandona la naturale curiosità per le scienze, che lo porta a pericolose spedizioni all’interno del vulcano Pichincha, a quel tempo attivo.

L’attività di avvocato non gli risulta molto redditizia, in quanto don Gabriel rifiuta di assumere il patrocinio di clienti della cui innocenza non sia assolutamente sicuro. Né, del resto, ha molto tempo da dedicare alla professione, data la sua fiera opposizione al regime. Nel 1845 si trova a prender parte a un’insurrezione armata contro il dispotico governo di Florés. Il colpo di mano riesce, costringendo Florés all’esilio. Tuttavia il successore, Roca, apre subito un periodo di malgoverno anche peggiore del precedente. Contro di lui Garcia prende la penna e fonda un foglio satirico antigovernativo, "La frusta".

In breve tempo attorno al giornale si stringe tutta l’opposizione del paese, cosa che costringe Roca a scendere a patti. A ciò si aggiunge anche la notizia che il deposto dittatore sta tramando in Europa per tornare in Ecuador "manu militari" con l’appoggio straniero. Garcia Moreno accetta la tregua proposta da Roca e parte, provvisto di un incarico diplomatico, per un giro nei paesi confinanti, ove intavola trattative con i sostenitori di Florés. Costui però non riesce a trovare i fondi necessari per la progettata spedizione a causa dell’opposizione di Palmerston, più interessato al mantenimento dello "status quo" nella zona.

Cessato il pericolo di un’invasione straniera, Garcia Moreno rompe la tregua con Roca pubblicando un altro giornale, "El diablo".

Non passa però molto tempo che la terra comincia a scottargli sotto i piedi, essendo Roca deciso a farla finita una volta per tutte col giovane polemista. Prima di fuggire in Europa riesce, grazie ad una infiammata campagna che trova il sostegno dell’opinione pubblica, a ottenere il permesso d’asilo in Ecuador per i Gesuiti espulsi dalla Nuova Granada.

Sta via pochi mesi. Al suo ritorno trova che un ennesimo "golpe" ha portato al potere il massone Urbina. Questi, come primo atto del suo governo, espelle la Compagnia di Gesù dall’Ecuador.

Ancora Garcia Moreno fonda un giornale, "La Nacion". Ma Urbina non ha la pazienza di Roca e Garcia Moreno viene immediatamente arrestato.

In prigione ci resta tuttavia poco tempo: riesce ad evadere nottetempo e a darsi alla latitanza. Durante la sua assenza, l’opposizione lo candida senatore e riesce a farlo eleggere quasi a furor di popolo. Urbina finge di arrendersi al fatto compiuto solo per potergli mettere ancora le mani addosso. Questa volta è l’esilio in Perù.

Da Lima Garcia Moreno si imbarca per Parigi. Ci resterà due anni, dal 1854 al 1856. A Parigi, la "vasta fabbrica di anticristi e di idoli", come la definisce Louis Veuillot, entra in contatto coi circoli "ultramontani" e si familiarizza col pensiero politico cattolico che troverà di lì a poco espressione nel "Sillabo".

Nel frattempo in Ecuador Urbina rinnova con maggior virulenza la politica anticattolica. Requisisce conventi col pretesto che le caserme sono insufficienti, si serve del diritto di "exequatur" per disfarsi dei pastori d’anime a lui molesti, incoraggia i libelli che intrattengono i lettori sulla presunta corruzione del clero. Con una legge, poi, che chiama "della libertà degli studi" autorizza gli studenti universitari a conseguire la laurea senza obbligo di frequenza (cosa a cui oggi siamo abituati, ma che allora era semplicemente scandalosa).

Infine, la necessità – tipica di ogni capo militare – di compensare i "fedelissimi", ricade in nuovi e più pesanti tributi su un popolo già poverissimo e prostrato da anni di lotte. E a ciò si aggiunga la vendita per un tozzo di pane delle isole Galapagos agli Stati Uniti. Questo però è il colpo di grazia. Il malcontento montante fa intuire all’astuto Urbina che è giunto il momento di uscire temporaneamente di scena, infatti nel 1856 fa eleggere al suo posto il debole Roblez. Per pacificare gli animi viene concessa un’ampia amnistia. Così Garcia Moreno può tornare in patria.

Le elezioni del 1857 lo vedono senatore e – naturalmente – capo dell’opposizione. Ancora una volta fonda un giornale, "L’Unione Nazionale", sul quale vengono quotidianamente pubblicati gli atti parlamentari, in modo che il popolo possa sapere quel che viene deciso sulla sua testa. Accetta anche la carica di Rettore dell’Università Centrale di Quito (conferitagli ad onta dell’opposizione liberale), ma non riesce a far passare una proposta di legge sulla riorganizzazione degli studi. Esponendosi come sempre, arriva a proporre in Parlamento la chiusura delle logge massoniche, anche qui vanamente. L’unico successo lo ottiene nel far abolire l’imposta di capitazione che gravava sugli indios locali, imposta odiosa e ingiusta che stremava quella gente (che perdi più viveva in condizioni di estrema indigenza ed era esclusa da ogni impiego pubblico).

Una vita avventurosa

La tranquillità "legale" ancora una volta non dura molto. Prendendo spunto da una disputa territoriale col vicino Perù, urbina trova il modo di far imporre la legge marziale. Ma adesso c’è Garcia Moreno in patria ed è subito rivolta.

Per qualche mese don Gabriel vive fra battaglie, agguati, fughe rocambolesche, assedi. La sorte tuttavia è sfavorevole agli insorti e una volta in più Garcia Moreno deve fuggire.

Rimasti padroni della situazione, i liberali cominciano ad azzannarsi fra loro e dalla riaccesa lotta delle fazioni emerge un "uomo nuovo", Franco, che riesce a prendere in pugno la situazione grazie all’appoggio militare del Perù (cui ha promesso generosi compensi territoriali).

Questo da nuovo slancio alla resistenza conservatrice che reclama Garcia Moreno alla sua testa. Con un incredibile attraversamento della jungla – da solo – questi giunge in Ecuador e riorganizza l’opposizione. Catturato ancora una volta, ancora una volta riesce a fuggire e a rientrare subito dopo (altra marcia romanzesca, adesso attraverso le Ande). E’ la guerra civile. Da una parte è Garcia Moreno, coi conservatori e il popolo; dall’altra, Franco, i liberali e l’esercito, con l’appoggio del Perù.

Per far cessare lo sterminio fratricida invano Garcia Moreno propone a Franco l’esilio per entrambi; la lotta continua, ma alla fine la vittoria arride definitivamente agli insorti. Il 24 settembre 1860 (mentre nell’altro emisfero Garibaldi prosegue la sua opera in Sicilia) Franco è battuto a Guayaquil. Viene approvata a furor di popolo la richiesta di Garcia Moreno di consacrare l’esercito a Nostra Signora della Mercede e la costituzione di un governo provvisorio eletto a suffragio universale.

Non è inopportuno a questo punto ricordare che il voto ad ogni cittadino (indios compresi) che avesse compiuto i ventun anni e sapesse leggere e scrivere era per quell’epoca un fatto veramente straordinario. I governi liberali intesero sempre il suffragio come rigorosamente censitario. In Italia il suffragio allargato (maschile) si avrà solo con Giolitti e nel nostro secolo.

Presidente

Nel "fatale" 1860 l’Ecuador si dà un Presidente della Repubblica cattolico "intransigente".

Tuttavia, più che intransigenza dottrinale (Garcia Moreno non è tanto un pensatore quanto un uomo d’azione) la sua è intransigenza politica, che si può riassumere in una sua frase: "Libertà per tutto e per tutti, tranne che per il male ed i malfattori".

Il nuovo presidente si rimbocca le maniche: la prima cosa da fare è trarre l’Ecuador dallo sfacelo. E dai debiti spaventosi che i precedenti governi hanno contratto con gli intrallazzatori di tutto il continente.

L’impresa titanica e – per noi che siamo abituati a convivere con deficit pazzeschi – quasi impossibile, è condotta da Garcia Moreno nel modo più semplice e ovvio: taglio drastico delle spese, licenziamento in tronco dei funzionari disonesti o incapaci, verifica sistematica di tutti i debiti pubblici con eliminazione di quelli fraudolentemente contratti. La creazione di una Corte dei Conti davanti alla quale far comparire periodicamente gli agenti del fisco, dichiarati personalmente responsabili, completa l’opera.

Del suo assegno presidenziale Garcia Moreno fa il seguente uso: metà lo versa nelle casse dello Stato, l’altra metà va al Fondo per le Opere Caritative.

Il taglio della spesa pubblica ("mostro" che le democrazie elettroniche del duemila non riescono a domare) avviene in questo modo (ed è l’uovo di Colombo): disinfestazione della pubblica amministrazione dai parassiti; copiosa riduzione degli effettivi dell’esercito – misura che, oltre a ridurre l’aggravio per lo Stato, previene il pericolo di altri "pronunciamientos" e permette la costituzione di un’armata professionale agile e ben pagata; diffusione delle scuole libere e affidate a ordini religiosi, cosa che toglie allo Stato il peso dell’educazione pubblica; altro disgravio per le finanze statali è ottenuto con l’affidamento ad altri ordini religiosi degli ospedali e delle carceri. Lo Stato si riserva naturalmente il compito dell’alta supervisione e dell’eventuale sostegno, secondo il principio di sussidiarietà.

Nel 1862 Garcia Moreno chiude per l’Ecuador quattro secoli di supremazia dello Stato sulla Chiesa col proporre a Pio IX un Concordato che faccia giustizia sia delle leggi di "patronato", ereditate dal vecchio regalismo, sia dell’idea liberale di "separazione totale" di Stato e Chiesa. Il giovane sacerdote Ordonez viene inviato a Roma in qualità di plenipotenziario "ad hoc". Il 26 ottobre 1862 il Concordato è firmato dal cardinal Antonelli.

Questo Concordato sarà il più favorevole al cattolicesimo che la Chiesa avrà mai avuto. Con esso si ridà semplicemente al Papa la giurisdizione totale sul clero dell’Ecuador, cosa che contribuisce non poco al ritorno dell’ordine nel paese. Il clero locale, infatti, da sempre "selezionato" di fatto dallo Stato era largamente imbevuto di idee liberali. Questo, oltre a screditarlo agli occhi del popolo, lo rendeva praticamente prono ai voleri del padrone del momento.

L’operazione non è indolore. I riottosi vengono immediatamente ridotti allo stato laicale. I più preferiscono emigrare, sostituiti da massicce importazioni di religiosi europei, molto più istruiti ed esperti nei campi in cui devono operare.

Insomma, la restaurazione dell’Ecuador avviene senza persecuzioni e senza l’apporto di manovre particolarmente geniali: solo alcune misure tanto semplici quanto ovvie, che hanno immediato successo per il fatto di essere semplicemente applicate.

Difesa della libertà

Lo stesso anno un incidente di frontiera, causato dalla guerra civile che insanguina la vicina Nuova Granada (Colombia), porta Garcia Moreno alla testa delle truppe. Ne nasce una breve guerra che gli costa una ferita alla gamba.

Ma nello Stato confinante va l potere la fazione massonica, la quale scatena contro l’Ecuador un’offensiva che ricorda molto il sistema usato dai Piemontesi per impadronirsi della penisola italiana.

La continua infiltrazione di bande di "liberatori" e gli attacchi di "corsari" via mare, fanno prendere a Garcia Moreno una risoluzione che il Borbone di Napoli non ebbe il coraggio di attuare di fronte a una guerra mai formalmente dichiarata: "Nessuno potrà mai credere che per salvare quel pezzo di carta che qui da noi viene strappato ogni quattro anni, e che si chiama costituzione, io sia obbligato a consegnare la Repubblica nelle mani dei suoi carnefici".

E’ quanto diceva Donoso Cortés: "Quando la legalità basta a salvare la società, sia la legalità; quando non basta, sia la dittatura".

Così Garcia Moreno comincia col far fucilare seduta stante la "quinta colonna" operante all’interno del paese, sordo a tutti gli appelli (liberali) di clemenza.

"La generosità e la clemenza verso i nemici della Patria sono virtù male intese", dichiara. "Se la società può far scomparire un colpevole per un delitto di diritto comune, a più forte ragione lo può fare per i criminali che cospirano alla sua rovina". Nessun "perdonismo": la pietà vada indirizzata dove deve andare. "Vi scongiuro di aver pietà per gli innocenti che perirebbero per causa vostra, perché se io risparmio questi criminali, domani il sangue correrà in qualche nuova rivoluzione".

La campagna – non solo armata – lanciata contro l’Ecuador inalbera i soliti slogan rivoluzionari: Indipendenza, Unità, Libertà.

Garcia Moreno risponde con un proclama:

"L’indipendenza, essendo la vita di un popolo e per conseguenza il primo dei suoi beni, io voglio l’indipendenza per l’Ecuador. E’ appunto per questo che io detesto e combatto, con tutta la possibile energia, i grandi nemici di questa indipendenza, che sono la licenza e l’anarchia.

L’unità, garanzia di pace e condizione di forza, fu sempre il primo dei miei desideri. L’Ecuador vuole stringere vincoli che lo uniscano alle altre nazioni, rispettando il diritto e la giustizia in confronto di tutti i popoli. Esso non ha mai sofferto che sul suo territorio si armassero in piena pace delle bande di perturbatori per mettere in rivolta i vicini, ciò che del resto non permetterà mai ad un paese che comprende ancora le leggi dell’onore e della lealtà.

La libertà per ogni uomo sincero non è un grido di sterminio, ma un mezzo di progresso, sempre ben inteso che la moralità regni nel popolo, la giustizia nelle leggi e la probità nel governo. Per conseguenza il vero amico della libertà è l'uomo che consacra le sue forze per rendere morale il proprio Paese, per correggere le ingiustizie sociali, per radunare insieme gli onesti a lavorare senza posa per il bene pubblico".

L’Ecuador ha ben presto ragione del nemico, non peritandosi il suo Presidente di andare personalmente, pugnale alla mano, all’arrembaggio delle navi corsare.

Naturalmente, alla data della scadenza del mandato presidenziale, il numero dei nemici interni ed esterni di Garcia Moreno è incalcolabile. Tutti i funzionari destituiti, tutto il clero liberale, tutti i generali mandati a spasso o in esilio, tutti gli sfruttatori che si so visti chiudere il rubinetto degli affari, hanno una sole voce: "Morte al tiranno!".

La Presidenza passa al moderato Carrion, brava persona, ma più preoccupato di apparire al di sopra delle parti che d’altro. Durante il suo mandato Garcia Moreno rimane ferito nel primo di quegli attentati di cui sarà d’ora in poi quasi ininterrottamente oggetto.

Benché ferito da tre colpi di rivoltella, riesce ad uccidere il suo assalitore, ma si guadagna un’imputazione per omicidio da parte dei giudici liberali che il debole Carrion ha nel frattempo reintegrato. Viene assolto, ma perde ogni incarico pubblico e deve ritirarsi a vita privata.

Liberali alla riscossa

Non ci vuol molto perché Carrion diventi (in assoluta buona fede, quella che per eccesso di democratismo diventa dabbenaggine) lo zimbello dei liberali. Nel giro di pochi mesi tutto è come prima e peggio di prima: il Concordato è abolito, le vecchie leggi ripristinate, i religiosi espulsi.

Convinto dagli amici Garcia Moreno si ricandida senatore e viene eletto a schiacciante maggioranza. Ma la giunta per le Elezioni convalida tutte le nomine, tranne la sua.

Neutralizzato Garcia Moreno, è facile per i liberali riprendere il controllo del Parlamento e sbarazzarsi dell’ormai inutile Carrion. Il Presidente infatti viene messo in stato d’accusa per malversazione.

Si va a nuove elezioni presidenziali. Garcia Moreno, pur dolorosamente colpito dalla morte di una figlioletta, opera per far convergere i voti dell’opposizione sul cattolico Espinosa. La manovra riesce ed Espinosa viene eletto a stretta maggioranza.

Tuttavia costui, bene intenzionato ma ingenuo, nel cercare di crearsi una più vasta base di consensi finisce per concedere ai liberali diversi ministeri chiave. L’opera di Garcia Moreno è completamente vanificata.

Ma interviene un fatto inaspettato: il 13 agosto 1868 un terremoto di inaudite proporzioni, accompagnato da eruzioni vulcaniche, fa strage nella provincia di Ibarra, tagliandola fuori dal resto del paese. Subito bande di predoni e di indios confinanti calano sulla preda, mettendo a sacco quel che ne resta.

Espinosa nomina Garcia Moreno capo militare e civile della provincia, con pieni poteri. Questi immediatamente interviene e, operando con la solita energia, in breve tempo riesce a mettere le cose a posto, cosa che accresce la sua già grande popolarità.

Alla vigilia della scadenza elettorale, incurante delle immancabili accuse di peculato che gli piovono addosso dall’opposizione, accetta di ricandidarsi per la Presidenza. Questa volta la sua vittoria è data per sicura e le logge cercano di correre ai ripari. In tutta fretta viene preparato un "pronunciamiento" per rovesciare Espinosa, ma un "pentito" rivela tutto a Garcia Moreno. Il tempestivo intervento delle truppe, comandate dallo stesso Garcia Moreno, riesce a sventare il complotto.

Le elezioni sono un trionfo: Garcia Moreno viene eletto per la seconda volta. E’ il 1869.

La seconda presidenza

Reso più accorto dalle precedenti esperienze, questa volta Garcia Moreno non ha esitazioni: la sua prima misura è quella di chiudere senz’altro l’Università di Quito, vero e proprio "cervello" della rivoluzione radicale.

Il suo secondo atto è quello di ristabilire il Concordato.

Terzo atto: fa votare (e ottiene all’unanimità) una Costituzione tratta di peso dal "Sillabo". Questo il preambolo:

"Nel nome di Dio, Uno e trino, autore, conservatore e legislatore dell’Universo, la Convenzione Nazionale ha decretato la presente Costituzione".

All’articolo primo si dichiara "la Religione Cattolica Apostolica Romana religione dello Stato ad esclusione di ogni altra" e che lo Stato "la mantiene nel possesso inalienabile dei diritti e delle prerogative di cui le leggi di Dio e le prescrizioni canoniche l’hanno investita con l’obbligo per i pubblici poteri di proteggerla e farla rispettare". E in uno degli articoli successivi si enuncia il principio "che non si può essere elettore o eleggibile, o funzionario di qualunque categoria senza professare la Religione Cattolica".

A chi gli fa notare come tutto ciò sia forse eccessivo, risponde: "Perché le nazioni cattoliche dovrebbero lasciar scalfire in casa propria l’unità della fede, quando i sovrani di Londra e Pietroburgo fanno l’impossibile per unificare sotto il rapporto religioso i loro sudditi d’Irlanda e di Polonia?".

Un deputato insinua che quando l’autorità ecclesiastica gode di un potere così vasto, basta un monaco a propagare la Riforma. Ma la risposta di Garcia Moreno è pronta: "Proclamando il libero esame, Lutero non ha declamato contro gli eccessi d’autorità, ma contro l’autorità stessa". E alla fine del discorso ottiene l’inserimento nella Costituzione di un articolo che dichiara "decaduto dai suoi diritti di cittadino chiunque appartenga a una società condannata dalla Chiesa".

Restando, malgrado tutto, il pericolo derivante dall’onnipotenza del parlamento – sempre esposto al pericolo di finire in balia dei maestri del controllo delle assemblee – un ulteriore articolo costituzionale concede al presidente il diritto di "veto" sulle leggi per la durata di una legislatura.

Completamente neutralizzate sul piano legale, le logge massoniche ricorrono ancora una volta al pugnale: il 14 dicembre dello stesso anno un attentato contro il Presidente fallisce. Il sicario, reo confesso, per la sua giovane età è graziato e mandato in esilio. Una volta al sicuro oltre la frontiera, la riconoscenza di costui si esprime nella pubblicazione di un libello contro il "mostro" che regna in Equador.

Altri nemici personali si aggiungono ai precedenti quando Garcia Moreno fa emanare una legge sul servizio militare che elenca tassativamente i casi di esenzione: quelli che prima evitavano la naja a colpi di "bustarelle" (scaricandola quindi sui più poveri) devono adesso indossare la divisa. I cappellani militari hanno l’obbligo di aprire scuole nelle caserme per chi sia privo dell’istruzione essenziale. Esperti vengono inviati in Prussia a studiare le nuove strategie.

Mi sia consentita a questo punto l’apertura di una breve parentesi.

Quale sia stata la posizione personale di Garcia Moreno sulla leva obbligatoria, introdotta nei regimi moderni dalla Rivoluzione francese, le fonti non ce lo dicono. Si tratta comunque di una questione che la Dottrina Sociale lascia all’apprezzamento dei laici.

In ogni caso a quel tempo, per uno Stato cattolico circondato da potenziali nemici, c’era poco da andare per il sottile, tenuto conto anche del tipo di guerra – e di armi – a cui i tempi obbligavano. In ogni caso nella valutazione del Presidente sarà entrata anche la considerazione della possibilità di istruzione capillare che la leva obbligatoria offriva.

Modernizzazione dell’Ecuador

Fermamente convinto che la moralità sia la spina dorsale di un popolo e che solo il cattolicesimo possa dare unità agli irrequieti ecuadoregni, Garcia Moreno comincia una vasta opera di riassetto normativo.

Per prima cosa introduce nel codice penale sanzioni contro i bestemmiatori e gli ubriaconi. Per gli alcolizzati cronici inaugura un vero e proprio servizio sociale di affidamento e di assistenza. Ai concubinari viene imposto il matrimonio o la separazione in alternativa. Ben distinguendo tra "moralismo" protestante e "moralità" cattolica, procura di far presente a costoro che sono liberissimi di perdersi, ma non di dare pubblico scandalo.

Questa volta passa anche il suo vecchio progetto di riforma degli studi. Dopo aver addottorato "cum laude" un laureando in legge, Garcia Moreno, nella sua veste di rettore, chiede al giovane se conosca il catechismo. Avutane risposta negativa, lo rinvia a studiare la dottrina cattolica per alcuni mesi, se vuole esercitare la professione: non basta conoscere a memoria il diritto per difendere la giustizia.

Nel campo dell’istruzione, per spezzare il monopolio delle università, e soprattutto per alfabetizzare gli indios e le donne, il Presidente crea in tutto il paese una fitta trama di scuole gratuite e libere. L’istruzione viene dichiarata obbligatoria per tutti fino a dodici anni. Gli adulti che si rifiutano di seguire un corso di istruzione vengono pesantemente multati. Corsi speciali sono istituiti per i carcerati e i militari di truppa.

Particolare attenzione viene prestata soprattutto all’insegnamento primario che, secondo le parole dello stesso Garcia Moreno, "è sempre stata la carriera di coloro che sono incapaci di prenderne un’altra".

Un largo impiego di borse di studio, infine, cerca di creare un nucleo di maestri indios, affinché la loro gente possa partecipare di fatto alla vita del paese a pieno titolo.

Con insegnanti importati dagli Stati Uniti nascono le prime scuole professionali; il Presidente stesso fonda il Politecnico di Quito, dove vengono attirati scienziati di fama internazionale. Seguono a ruota un’Accademia di belle Arti e un Conservatorio.

Un altro vecchio progetto di Garcia Moreno può finalmente vedere la luce: l’Osservatorio Astronomico internazionale di Qito, da tempo auspicato dagli scienziati di tutto il mondo per la favorevolissima posizione della città. Dopo aver chiesto contributi agli Stati interessati, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (che però rifiutano di metter mano alla borsa con tergiversazioni varie), i lavori cominciano lo stesso, a totale carico dell’Ecuador. Insomma, in pochi anni il Paese entra di diritto nel novero delle nazioni più moderne.

Notevoli energie vengono anche dedicate alla lotta al pauperismo e all’emarginazione. Nascono orfanotrofi e case di accoglienza per ragazze, in un’epoca in cui miseria e prostituzione vanno di pari passo. (Alla morte di Garcia Moreno le case di accoglienza per fanciulle saranno le prime ad essere smantellate: è sempre la prima cura delle varie "liberazioni". Chi ricorda la scritta che campeggiò per lungo tempo, nel ’68, sui muri della Cattolica, "Dite a Papa Montini: meno chiese e più casini"?). Sconti di pena e libertà condizionale vengono promesse ai detenuti che si distinguono negli studi. I vecchi sanatori sono rasi al suolo e sostituiti con moderni ospedali.

Il Presidente in persona si assicura che tutto proceda conformemente alle leggi. Un episodio: trovati gli ammalati di Guayaquil distesi su stuoie per mancanza di letti, il presidente ordina al Governatore di abbandonare l’alloggio di Stato e di trasferirsi all’ospedale. In soli due giorni i letti e i materassi per gli ammalati vengono reperiti. Protagonismo? Paternalismo? Sono le parole che in genere usa chi non fa e non tollera che altri faccia. Il contrario della demagogia sono i fatti.

Per fare fronte a tutte queste spese si economizza su tutto: il tradizionale banchetto offerto al corpo diplomatico viene abolito e dell’uso dell’assegno personale del Presidente si è già detto (la stessa moglie di Urbina, il più implacabile nemico di Garcia Moreno, riceve una pensione defalcata dell’assegno medesimo).

Sviluppo economico

All’inizio di questa breve biografia ho accennato al film "Mission": non sarà sfuggito a chi l’ha visto come la cacciata dei Gesuiti dalle "reducciones" abbia significato per gli indios la scelta tra la schiavitù e il ritorno nella jungla, alla vita tribale. Bene, Garcia Moreno ripercorre il cammino in senso inverso, inviando i Gesuiti a civilizzare le tribù della foresta. Purtroppo dopo la sua morte si ripeterà il tragico epilogo del film.

Ma l’opera più importante di Garcia Moreno è la costruzione di strade.

L’orografia dell’Ecuador è, da questo punto di vista, fra le più infelici: montagne, foreste, paludi e burroni tagliano fuori per mesi, nella stagione delle piogge, intere provincie. Un’imponente rete di vie di comunicazione cambia in breve tempo il volto del paese, avviando uno sviluppo economico che la mancanza di infrastrutture rendeva impensabile.

Le grandi economie sulle spese di polizia (realizzate grazie all’assoluta tranquillità dell’ordine pubblico durante la presidenza di Garcia Moreno), unite a quelle di cui abbiamo già parlato, permettono l’aumento dei salari medi per oltre un terzo nonché la riduzione (quando non l’abolizione) di molte imposte.

In pace coi vicini (l’esercito è piccolo, ma organizzato sul modello prussiano), in pace all’interno, l’economia in pieno sviluppo, il sistema finanziario riformato, il carico tributario più equamente ripartito, il successo nella lotta al contrabbando e alla frode, la provata serietà d’intenti della classe politica, finiscono per avere ulteriori benefiche ricadute in quanto danno fiducia agli operatori economici. Con lo sviluppo dell’economia e dei commerci (grazie anche alla nuova viabilità) aumenta il reddito nazionale e, per conseguenza, aumentano le entrate dello Stato. Sta tutta qui la "formula magica" che permette a Garcia Moreno di sobbarcarsi tutte le spese che abbiamo visto. Cifre alla mano, dal 1869 al 1872 le rendite dell’Ecuador sono semplicemente raddoppiate.

Consacrazione dell’Ecuador

I complotti, mai assenti dalla storia del continente, accompagnano costantemente l’operato di Garcia Moreno. Ma non destano eccessiva preoccupazione: gli affari sono floridi, nessuno ha voglia di rimettere tutto in discussione . Spesso le congiure sono sventate con sistemi che sembrano tratti dai film western: il Presidente è informato di un conciliabolo contro di lui che si tiene nella bottega di un barbiere; egli va, solo e disarmato, si siede e ordina il taglio dei capelli. I congiurati, disorientati, si dileguano.

Quasi a coronamento della sua amministrazione, il 13 aprile 1873 Garcia Moreno ottiene dal parlamento uno storico decreto:

"Il Congresso, considerato che questo atto, il più efficace per conservare la fede, è nello stesso tempo il miglior mezzo per assicurare il progresso e la prosperità dello Stato, decreta che la Repubblica, consacrata al Cuore di Gesù, lo adotti per suo Patrono e Protettore. La festa del Sacro Cuore, festa civile di prima classe, ci celebrerà in tutte le cattedrali con la più grande solennità. Inoltre verrà eretto in ogni cattedrale un altare al Sacro Cuore, sul quale sarà collocata a spese dello Stato una lapide commemorativa che porterà inciso il presente decreto".

A questo viene unita una vibrata protesta diplomatica contro il Regno d’Italia per la spoliazione perpetrata ai danni del Pontefice, al quale viene assegnato il dieci per cento della decima percepita dallo Stato dell’Ecuador sulle rendite ecclesiastiche.

La fama di Garcia Moreno si sparge in tutto il mondo, ma al plauso dei cattolici fa eco una rinnovata attività libellistica dei radicali. Tutta la stampa liberale sudamericana reclama la testa del "tiranno". Fallisce un ennesimo attentato. Ma prima ancora che giunga la notizia che il colpo è andato a vuoto la stampa di Bogotà all’unisono con quella di Lima (vera capitale massonica del continente) pubblica il necrologio del Presidente dell’Ecuador. Per "coincidenza" le veline erano già pronte lo stesso giorno dell’agguato.

Don Gabriel Garcia Moreno

Secondo le regole della letteratura agiografica, a questo punto dovrei parlare dell’uomo e del cristiano. Onestamente devo dire che non amo molto le biografie dei "santi" perché sono sempre carenti in qualche cosa. Generalmente chi le scrive tende a porre in luce le "virtù", così che il lettore quasi niente sa dei "difetti" e i "santi" sembrano nati già tali. Le autobiografie sono più attendibili, anche se spesso cadono nell’eccesso opposto, per umiltà.

Garcia Moreno non è stato beatificato, né ha lasciato scritto nulla di sé. Quel che si conosce di lui è solo ciò che è apparso in pubblico.

Certo, è difficile pensare a una vita come la sua (cui non furono risparmiati dolori e sofferenze) e a un’opera così riuscita (contro tutti e tutti) di applicazione "pratica" del cristianesimo, senza il supporto di una autentica pietà. Garcia Moreno cominciava la sua giornata con l’orazione e non prendeva decisione importante senza aver trascorso qualche tempo in adorazione davanti al Santissimo. Più d’una volta si vide il Presidente dell’Ecuador, rivestito delle insegne del suo grado, caricarsi della croce nelle processioni e precedere il popolo. Questi gesti di pubblica devozione (e d'esempio per chi rappresenta lo Stato) oggi sarebbero definiti "plateali" o "bigotti". Certo, è più "laico" portare corone d’alloro al Milite Ignoto o drappeggiarsi con grembiulini di cuoio ornati di squadre e compassi. E anche all’epoca di Garcia Moreno gli "spiriti forti" consideravano quanto meno poco virile fare pubbliche manifestazioni di fede, o restare fedeli alla propria moglie. O avere una vita privata assolutamente integerrima. O non aver "sistemato" nessun parente. O non aver rubato il denaro pubblico. O alzarsi alle quattro del mattino per adempiere personalmente a tutte le incombenze della carica.

Siamo abituati a pensare agli uomini politici "santi" come fenomeni dei Medioevo. Certo, nel Medioevo cristiano era più facile, o quanto meno non stupefacente. Bene, non c’è altro allora da dire: proprio questo depone a favore di una lettura "agiografica" di Garcia Moreno.

Scrive a un certo punto San Paolo a Timoteo:

"Sappi che negli ultimi giorni ci saranno dei tempi difficili. Allora gli uomini saranno egoisti, avidi d’oro e d’argento, vanagloriosi, superbi, blasfemi, ribelli ai genitori, ingrati, empi, disamorati, sleali, calunniatori, intemperanti, crudeli, disumani, traditori, protervi, temerari, amanti più del piacere che di Dio, aventi le apparenze della pietà, ma privi di quanto ne forma l’essenza".

Se San Paolo abbia avuto la visione di un Congresso di partito non sappiamo. Né sappiamo quando finiranno questi tempi "difficili". Di cero Garcia Moreno ebbe in sorte di vivere in uno di questi tempi e dovette sentirne senza dubbio l’angoscioso peso. Fino all’ultimo.

La morte

Adesso la pelle di Garcia Moreno non vale un soldo, questo è ormai sulla bocca di tutti. A chi gli suggerisce di circondarsi di una scorta, fa notare che non avrebbe modo di proteggersi dalla scorta stessa. Così arriva a quel fatale 6 agosto 1875. Viene letteralmente crivellato di colpi all’uscita della cattedrale. "Dios no muere", è la sua ultima frase. La folla lincia parte dei congiurati; gli altri se la cavano con condanne miti e con l’esilio.

Louis Veuillot, sul suo "Univers" del 27 settembre, pubblica un lungo elogio: "Egli ha dato un esempio unico nel mondo e nei tempi in cui è vissuto; egli è stato il vanto del suo Paese; la sua morte un bene fors’anche più grande, in quanto per essa ha dimostrato a tutto il genere umano quali capi Dio può dargli ed a quali miserabili esso si affida nella sua follia".

La morte di Garcia Moreno realizza la cupa profezia di Simon Bolivar: àNon c’è più fede in America, né tra gli uomini, né tra le nazioni. Le costituzioni e le leggi non sono che pezzi di carta ; le elezioni, esercizi di pugilato; la libertà un brigantaggio, e la vita un inferno".

Il nuovo Presidente dell’Ecuador, Borrero, si incarica di dar compimento a questa frase dichiarando all’atto del giuramento che è sua intenzione riformare la Costituzione "dispotica" dell’Ecuador. L’anno dopo vieta la commemorazione pubblica del Presidente defunto. Lo stesso anno un "pronunciamiento" lo rovescia.

Comincia per l’Ecuador un lungo e nero periodo contrassegnato dalle persecuzioni religiose, le confische di beni ecclesiastici, gli avvelenamenti di vescovi, i "golpe" continui.

I lavori pubblici restano al punto in cui Garcia Moreno li ha lasciati.

Conclusione

La figura di Garcia Moreno ci si presenta con quella grandezza "ispanica" dai tratti così caratteristici, tipica degli uomini del "tutto-o-niente", come Ignazio di Loyola e Francesco Saverio.

La sua vita e la sua opera possono dirsi l’applicazione concreta del pensiero di quel grande suo contemporaneo che fu Donoso Cortés. A parte le sorprendenti analogie (stessa estrazione sociale, stessi lutti familiari, stessa precoce morte), questi due uomini ci appaiono come il braccio e la mente della dottrina sociale cattolica: Donoso Cortés ebbe gran parte nell’elaborazione del "Sillabo"; Garcia Moreno lo mise in pratica, dimostrando al mondo intero che i principi cristiani sono fonte di progresso, anche materiale.

"Allo stesso modo che la fede senza le opere non salva il cristianesimo, le tesi sociali non salveranno la società dall’anarchia se non si tenta neppure di applicarle". Con queste parole il Presidente dell’Ecuador liquidava i cattolici timidi, afflitti da complessi di inferiorità nei confronti del liberalismo.

La sua forza e il suo ottimismo derivavano da una vita di pietà intensamente vissuta e dallo sforzo costante di fidarsi di Dio.

"Non mi farò affatto scortare; la mia sorte è nelle mani di Dio, che mi chiamerà da questo mondo quando e come piacerà a lui".

Ma sbaglieremmo se pensassimo quest’uomo come una specie di eroe omerico scolpito nel granito. Pochi giorni prima della sua morte, nel salutare un amico che partiva non riuscì a trattenere le lacrime: "Addio, non ci rivedremo mai più. Sto per essere assassinato".

Fatto di carne e di sangue, dunque, non di roccia. A questo "martire, perché coscientemente aveva accettato il sacrificio", Pio IX fece erigere un monumento in Roma, nell’Istituto Pio Latino Americano.

Il suo "modus operandi" come Capo di Stato oggi verrebbe con stolida sufficienza definito "dispotismo paternalistico". In realtà fu questo il suo colpo di genio. Per quel popolo abituato ad obbedire a caporioni carismatici (e a non obbedire a governi impersonali o deboli), una "repubblica presidenziale" era quanto di più "temperato" si potesse escogitare.

Indubbiamente per noi moderni – che ci aspettiamo tutto dalle leggi e dalle riforme – può riuscire difficile non guardare con sospetto un governo in cui la responsabilità politica sia personale e i rappresentanti del popolo diano per primi l’esempio di quel che comandano. E’ auspicabile che prima o poi la Dottrina Sociale della Chiesa sia messa in forma catechistica, perché questo è: catechismo per uomini politici.

In questi tempi in cui si fa gran parlare di riforme istituzionali – almeno da noi – l’insegnamento che Garcia Moreno ci trasmette è questo: non c’è riforma che tenga senza assunzione personale di responsabilità. Chi se ne fa carico (giacché nessuno ci chiama, ma ci si candida) deve renderne conto, senza scaricarla sul successore. D'altronde ancora oggi come ieri chi si rimbocca realmente le maniche è travolto dalle solite demagogiche invettive: "personalista", "paternalista", "protagonista", "decisionista". Così che i politici ben intenzionati (lo sono tutti, all’inizio) divengono schiavi dell’opinione pubblica e di chhi la manovra. E divengono schiavi essi stessi (quando non conniventi) dell’ombra: "manovre di corridoio", "tirare le fila", "imbastire trame", "lanciare segnali" a chi deve intendere, parlare involuto per poter - se del caso – negare. Così la politica – che è la carità sociale – si risolve nella furbizia del quotidiano.

La deresponsabilizzazione personale – così acutamente individuata da Augusto del Noce in tanti suoi saggi – è il vero male oscuro che affligge questi nostri tempi. Tutte le colpe vengono di volta in volta accollate ad entità astratte come "il sistema", "la società", àla storia"; da qui la cupa rassegnazione di un corpo elettorale che si lamenta, ma non vede alternative possibili. Per cui diserta le urne e "rifluisce nel privato". O si fa "furbo" e tenta la "scalata" a colpi di gomito per "emergere" ed entrare nell’"establishment".

Il fatto è che non c’è nessuno che non si pensi "furbo". Ecco allora l’importanza dell’esempio (per cui auspico migliori riproposizioni) di Gabriel Garcia Moreno: al di là della retorica, la politica come servizio, come dono totale di sé fino al sacrificio, il dovere inteso come missione, unito a una pratica costante di pietà che conduca all’intimità con lo Spirito Santo, essenziale per non cadere nell’ingenuità.

E tuttavia anche questo non basta, se non si abbia un’idea chiara che il solo ordine possibile è quello cristiano.

"Bisogna che la religione sia il fondamento e il coronamento dell’istruzione a tutti i grandi", scriveva Pio IX nell’enciclica "Rappresentanti". Trono e altare? Sì, ma nel senso chiarito dal Cardinal Pie: "Gesù Cristo ha unito in sé, indissolubilmente, l’ordina naturale e quello soprannaturale, e impone alla società cristiana un’unione analoga. Come in Gesù Cristo la natura divina e quella umana sono distinte, senza confondersi, conservando ciascuna (…) le proprie qualità e operazioni, ma unite indissolubilmente, senza mai separarsi, nell’unica Persona del Figlio di Dio, in maniera analoga la Cristianità è costituita da due elementi, la Chiesa e lo Stato, che devono essere distinti, non confusi, ma uniti e non separati".

NOTA: Le citazioni sono tratte dalle seguenti opere:

A. BERTHE: Garcia Moreno, Roma 1939.
S.Z. EHLER e J.B. MORRAL: Chiesa e Stato attraverso i secoli, Milano 1958.
M. GRANATA: L’intransigentismo cattolico e il mito di Garcia Moreno, in Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia, gennaio-aprile 1984.
M. INVERNIZZI: L’intransigentismo cattolico e il mito di Garcia Moreno commento all’articolo di M. Granata, in Cristianità nn.119-120, marzo aprile 1985
G.VIGNELLI: La regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo nell’insegnamento del card. Edouard Pie (1815-1880), in Cristianità n. 69, gennaio 1981.
J. DONOSO CORTÈS: Obras completas, Madrid 1970.

http://img234.echo.cx/img234/9845/moreno4js.jpg

http://img234.echo.cx/img234/9632/ecuadorgarciamoreno0tv.gif

http://www.lablaa.org/blaavirtual/historia/hue/images/6.jpg Rara fotografia del Servo di Dio

Augustinus
25-06-06, 10:51
Ecuador........Una storia da non dimenticare (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=263904)

Sacro Cuore di Gesù (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=70943)

Trasfigurazione di N.S. Gesù Cristo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144847)

Beato Pio IX Papa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144744)

Link esterni:

Garcia Moreno – Model of a Catholic Statesman (http://www.traditioninaction.org/bkreviews/A_022br_GarciaMoreno.htm)

Gabriel Garcia Moreno. A great model of a Christian statesman (http://www.michaeljournal.org/moreno.htm)

Dall'Enciclopedia cattolica (http://www.enciclopediacatolica.com/g/garciamoreno.htm) (in spagnolo)

Ecuador on line: Presidentes (http://www.explored.com.ec/ecuador/garciam.htm) (v. anche QUI (http://www.explored.com.ec/ecuador/garciam2.htm))

Gabriel García Moreno, vencedor del liberalismo en el Ecuador (http://www.members.tripod.com/~hispanidad/hechos32.htm) (e QUI (http://www.arbil.org/(65)irab.htm))

Gabriel Garcia Moreno, el Tomás Moro de América. Martir del liberalismo en defensa de su patria y el cristianismo (http://www.arbil.org/(38)more.htm)

Don Gabriel García Moreno. Heroico presidente de Ecuador (1821-1875) (http://cruzadadelrosario.org.ar/revista/0608/garciamoreno.htm)

Gabriel García Moreno el Guerrero del Ecuador (http://ecuadorarions.galeon.com/aficiones1499765.html)

Gabriel García Moreno (1821-1875) (http://personales.ya.com/meridiano/garciamoreno.htm)

GABRIEL GARCÍA MORENO, MÁRTIR DEL CORAZÓN DE JESÚS (http://www.uag.mx/cristeros/public_gabriel.htm)

Garcia Moreno: A Catholic President (http://www.montfortacademy.edu/essay01.htm)

Garcia Moreno. Heróico presidente do Equador (http://www.catolicismo.com.br/materia/materia.cfm?IDmat=8C51DA6A-3048-560B-1C22BB0BBCF16B82&mes=Junho2006) (se non funziona, cercarlo tra gli articoli del giugno 2006)

Documenti storici su Garcia Moreno (http://calendariohistorico.paginasamarillasec.com/t/_private/garcia.htm)

Augustinus
05-08-06, 21:50
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
06-08-06, 13:14
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/69/Gabrielgarciamoreno.jpg Immagine a stampa tratta dal libro del gesuita Adolf von Berlichingen, Don Gabriel Garcia Moreno, Präsident der Republik Ecuador. Ein Leben im Dienste des Vaterlandes und des Glaubens, Einsiedeln - New York - Cincinnati - St. Louis, Benzinger, 1884

http://artfiles.art.com/images/-/Henri-Thiriat/Gabriel-Garcia-Moreno-President-of-Ecuador-Giclee-Print-C12064523.jpeg Henri Thiriat, Gabriel Garcia Moreno President of Ecuador

http://img246.imageshack.us/img246/4354/b380340atj1.jpg

http://img169.imageshack.us/img169/6822/garld7.jpg Luis Peñaherrera Bermeo, García Moreno con la sua celebre frase "No hay Libertad donde no hay Justicia"

Augustinus
06-08-06, 13:51
Aquel Decreto (del Congreso Nacional de 1875) se efectuará indudablemente cuando haya un gobierno justo y amante de la Gloria Nacional. En todo caso eterna, será la memoria del Magistrado Católico que vivió y murio por Dios y la Patria," Pablo Herrera (1885)

EL DECRETO GLORIFICADOR

EL SENADO Y CÁMARA DE DIPUTADOS DEL ECUADOR, REUNIDOS EN CONGRESO,

Considerando:

Que el Excmo. Sr. Dr. Gabriel García Moreno, por su distinguida inteligencia, vasta ilustración y nobilísimas virtudes, ocupó el primer puesto entre los más preclaros hijos del Ecuador;

Que consagró su vida y las altas y raras dotes de su espíritu y corazón a la regeneración y engrandecimiento de la República, fundando las instituciones sociales en la firme base de los principios católicos;

Que, ilustre entre los grandes hombres, arrostró con frente serena y pecho magnánimo las tempestades de la difamación, de la calumnia y de! sarcasmo impío, y supo dar al mundo el más noble ejemplo de fortaleza y perseverancia en el cumplimiento de los sagrados deberes de la Magistratura católica;

Que amó la Religión y la Patria hasta recibir por ellas el martirio, y legar a la posteridad su memoria esclarecida con esa aureola inmortal que sólo se concede por el Cielo a las virtudes eminentes;

Que hizo a la Nación inmensos e imperecederos beneficios materiales, intelectuales, morales y religiosos, y

Que la Patria debe gratitud, honor y gloria a los ciudadanos que la enaltecen con el brillo de sus prendas y virtudes y la sirven con la abnegación que inspira el puro y acrisolado patriotismo.

Decretan:

Art. 1° El Ecuador, por medio de sus legisladores, tributa a la memoria del Excmo. Sr. Dr. D. Gabriel García Moreno el homenaje de su eterna gratitud y profunda y veneración, y honra, y glorifica su nombre con el dictado de Ilustre Regenerador de la Patria y Mártir de la Civilización Católica.

Art. 2° Para la conservación de sus restos se construirá en el lugar que designe el Poder Ejecutivo un mausoleo digno de ellos.

Art. 3° Para recomendar su ilustre nombre a la estimación y respeto de la posteridad, se erigirá una estatua que le represente, en mármol o bronce, y en cuyo pedestal conste grabada esta inscripción:

La República del Ecuador agradecida al Excmo. Sr. Dr. D. Gabriel García Moreno, el primero de sus hijos, muerto por ella y por la Religión el 6 de agosto de 1875.

Art. 4° Para las obras expresadas en los artículos precedentes se votará en el presupuesto nacional la cantidad que se estimare necesaria; y el Poder Ejecutivo hará estos gastos con preferencia a cualesquiera otros, a fin de que la voluntad de la República, declarada por el presente decreto, se cumpla lo más pronto que fuere posible.

Art. 5° En los salones de los Concejos Municipales y oficinas públicas, se conservará con debido decoro el retrato del Excmo. Sr. Dr. D. Gabriel García Moreno, con la inscripción indicada en el artículo primero.

Art. 6° La carretera nacional y el ferrocarril de Yaguachi, como obras de la mayor importancia entre las promovidas por el Sr. Dr. D. Gabriel García Moreno, llevarán el nombre de carretera y ferrocarril de García Moreno.

Comuniqúese al Poder Ejecutivo para su ejecución y cumplimiento.

Dado en Quito, capital de la República, a treinta de agosto de mil ochocientos setenta y cinco.- EI Presidente del Senado, Rafael Pólit.- EI Presidente de la Cámara de Diputados, Pablo Bustamante.- El Secretario del Senado, Alejandro Ribadeneira.- EI Secretario de la Cámara de Diputados, José J. Estupiñán.

Palacio de Gobierno, Quito, septiembre 16 de 1875.- Ejecútese.- José Javier Eguiguren.- El Ministro del Interior, Manuel de Ascásubi.

FONTE (http://calendariohistorico.paginasamarillasec.com/t/_private/d_glor.htm#Art.%201o)

Augustinus
06-08-06, 14:02
Lettera del Servo di Dio:

A su Santidad Apostólica Pío IX el Presidente de la República del Ecuador.

Santísimo Padre:

Después de la dilatada lucha que han sostenido estos pueblos por salvar sus instituciones y nacionalidad, me ha cabido el alto honor de presidir sus destinos, como primer Magistrado constitucional de la República, y me apresuro a ponerlo en conocimiento de Vuestra Santidad, con el fin de ofreceros una prenda segura de adhesión franca y leal a vuestro Gobierno Pontificio y al pueblo romano por cuya prosperidad y la de Vuestra Santidad no cesaré de elevar mis fervientes votos al Dispensador Supremo de todo bien.

Vuestro humilde hijo,

Gabriel García Moreno

Rafael Carvajal

Quito, a 4 de abril de 1861.

Fuente: Cartas de García Moreno, Wilfrido Loor, Segunda Edición, Pág 392

FONTE (http://calendariohistorico.paginasamarillasec.com/t/_private/pensa_g.htm)

******

Risposta del Papa:

Pío IX, Papa.

Amado hijo ilustre y varón honorable, salud y bendición apostólica.

Ahora poco se nos ha entregado vuestra noble carta, datada en 6 del próximo mes de abril (lo que indica que escribió una carta privada a más de la comunicación oficial), por la cual nos avisáis que Vos habéis sido electo Presidente de la República Ecuatoriana. Os damos las debidas gracias por tan bondadoso oficio, pues que habéis querido hacernos sabedores de este acontecimiento. Os suplicamos que en este vuestro cargo de Presidente despleguéis todo vuestro cuidado, vuestra industria y autoridad, para que allí la Iglesia Católica y su saludable doctrina goce de toda libertad, la cual contribuye sobremanera a la felicidad temporal y tranquilidad de los pueblos. Nos esperamos que procuréis obedecer de buena voluntad todos nuestros deseos y pedidos; y entre tanto, amado hijo ilustre y varón honorable, os damos con mucho amor y con todo el afecto de nuestro corazón, y como prenda de nuestra caridad para con Vos, la bendición apostólica.

Dado en Roma, en San Pedro, el día 24 de junio de 1861, año décimo sexto de nuestro pontificado.

Pío IX, Papa

Fuente: Cartas de García Moreno, Wilfrido Loor, Segunda Edición, Pág 393.

FONTE (http://calendariohistorico.paginasamarillasec.com/t/_private/pío_ix.htm)

Augustinus
06-08-06, 14:04
1. Mejor que escribir la historia es hacerla.

2. No es lícito al hombre que ama a su patria y respeta los deberes que Dios nos ha impuesto, preferir las conveniencias del egoísmo a las exigencias legítimas de la Sociedad en que hemos nacido.

3. Un pueblo sin unión es un cuerpo compuesto de miembros separados, que no pueden caminar sin disolverse.

4. La unión hace de algunos individuos una familia; de varias familias, un pueblo y de muchos pueblos, una nación; fuerte por no estar dividida, poderosa por ser fuerte y valiente por ser poderosa.

5. El Gobierno debe ser la Ley en acción, la fuerza reguladora de la sociedad, la personificación de la Justicia.

6. Sin Gobierno vigoroso el país estará sin cesar expuesto a los pérfidos ataques de los que medran en el desorden, y marchará de crisis en crisis hasta perecer devorado por la anarquía.

7. La Constitución debe ser el germen de vida de la sociedad, la garantía de su dicha y existencia.

8. La Constitución es para el pueblo, y no el pueblo para la Constitución.

9. El orden verdadero resulta del libre desarrollo de la sociedad y del individuo, y no del peso de las cadenas, del silencio del terror y de la inmovilidad del miedo.

10. Cuando un pueblo despierta, cada palabra es una esperanza, cada paso una victoria.

11. La buena fe y la justicia son la única política digna, conciliadora y segura.

12. No hay civilización si no progresan simultáneamente la sociedad y el individuo.

13. La paz resulta de la satisfacción y tranquilidad de los ánimos, y del orden fundado en la libertad sin restricción para todo y para todos, menos para el mal y para los malhechores.

14. la libertad para los hombres leales no es un grito de guerra y exterminio sino el medio de desarrollo más fecundo y poderoso para la sociedad y el individuo, cuando en ellos hay moral, justicia en las leyes y probidad en el gobierno.

15. La justa represión de los criminales es la mejor salvaguardia de la sociedad.

16. La impunidad del crimen es el mejor aliciente para la perpetración de nuevos y peores atentados.

17. Podemos y debemos perdonar las ofensas personales, pero ni podemos ni debemos olvidar que responderemos ante Dios y la sociedad, de los crímenes que se cometan por nuestra falta de rectitud.

18.. Sin rectitud en los jueces no hay justicia, y sin justicia la sociedad es imposible.

19. No hay libertad donde no hay justicia.

20. La igualdad debe ser la supresión de la injusticia en el orden social, y no la supremacía del fango y el poderío del crimen sobre las clases honradas y laboriosas.

21. El hombre corrompido jamás puede ser libre.

22. Es imposible el progreso cuando en brazos de la ignorancia yace adormecida la inteligencia, y cuando doctrinas desorganizadoras van relajando los vínculos de la moral y apagando rápidamente la brillante antorcha de la fe religiosa.

23. La instrucción pública es condición esencial de la civilización y de la libertad del país.

24. la enseñanza primaria es la primera en importancia por ser la que se dirige a todos y la que sirve de preparación a la secundaria y superior.

25. El trabajo y la instrucción, apoyados en la práctica de ¡as virtudes cristianas, arrancarán a la corrupción las víctimas que le preparan en toda sociedad el ocio y la miseria.

26. Sin la educación cristiana de las generaciones nacientes, la sociedad perecerá ahogada por la barbarie.

27. La apertura de nuevas y fáciles vías de comunicación es en mi concepto la primera de las mejoras que necesita la República.

28. La democracia debe ser para la nación lo que es la Providencia para el mundo.

29. Las ideas no mueren jamás, ellas avanzan con el tiempo, se desarrollan con la persecución; y más fuertes y vigorosas, después de haber vencido los obstáculos, vuelven a reaparecer y al fin triunfan.

30. El pueblo calla, deja obrar y escucha; pero no olvida ni perdona: su juicio y su sentencia son infalibles.

31. La aritmética es sin contradicción la base primordial de los conocimientos exactos, la primera división de la escala matemática, la ciencia más usual en el mundo y la más necesaria para no perderse en el laberinto de la vida.

32. La sangre de las víctimas que la tiranía inmola, ha fertilizado siempre el campo sagrado de la libertad.

33. Cada vez que encuentro un hombre honrado, me alegro más que si hubiera hallado un tesoro.

34. Del Tesoro no debe salir ni un centavo para gastos que no sean legales.

35. Justificar una mala acción es como limpiar un vidrio: se ve más claro.

36; En los momentos de crisis es más fácil indicar los remedios que aplicarlos.

37. No acostumbro quejarme de los obstáculos, sin los cuales no hay mérito ni gloria, pero no me resigno a dejar el país sin las mejoras que necesita por falta de dinero.

38. A mí no me abaten sino los males irreparables que nos vienen de las manos de Dios: los que vienen de parte de los hombres me irritan y no me vencen.

39. En la vida privada como en la pública el peor de los partidos es no tener ninguno.

40. El prepararse con tiempo para la guerra es el único medio de evitarla: si nos ven débiles nos atacarán sin falta y alevosamente.

41. En aritmética, nada de elocuencia, sino números; en filosofía y en política, nada de habladurías, sino razones.

42. El sacerdote enseña la verdad, el soldado la guarda, el magistrado la venga.

43. La libertad es un medio indispensable de felicidad, pero no el fin : después de ser libres, tenemos que ser verdaderamente republicanos.

44. La única falta que creo haber cometido en mi vida pública, es haber aceptdo la presidencia en 1861, conociendo lo absurdas que son la Constitución y las leyes que ustedes nos dieron.

45. Sólo los cobardes prefieren la traición a la guerra, la intriga al combate y la infamia al peligro.

46. Mi ambición se limita a ser útil a la Patria, y prefiero el puesto más humilde cuando en él puedo servir con algún provecho.

47. El patíbulo del malvado será la garantía del hombre de bien.

48. Los vencidos por el valor, lo serán otra vez por la clemencia. Al arrepentimiento le amparará la generosidad.

49. Mi carácter naturalmente me impelía a abrazar la causa del débil y del inocente; porque me indigna la opresión donde quiera que la mire, y detesto la dureza bárbara de los que se muestran indiferentes entre la víctima y el verdugo.

50. Sin la moral el orden no es más que tregua o cansancio, y fuera de ella, la libertad es engaño y quimera.

51. O hemos debido guardar silencio, sin meternos a censores, o hemos debido estar resueltos a apoyar con obras la sinceridad de nuestra censura.

52. Cuando la fuerza oprime en lo presente, la justicia se reserva el porvenir.

53. La independencia es la vida de un pueblo.

54. La compasión con los criminales es la mayor crueldad contra los ciudadanos honrados y pacíficos.

55. La facultad de perdonar, es el más hermoso atributo del Poder.

56. El Ecuador, libre e independiente, antes que deshonrarse preferiría ser exterminado por la lava asoladora de sus volcanes o hundirse en las aguas del Océano.

57. Si salgo vivo del cuartel que voy a sublevar, ya podéis contar con la victoria.

58. Bajaré del solio, al terminar el período constitucional, con el honor de haber trabajado sin descanso en bien de todos.

59. Sin la reforma y extensión de la Instrucción Pública, no llegará jamás el Ecuador al grado de prosperidad a que está llamado.

60. Dos objetos principales son los que he tenido en mira en el proyecto de Constitución (la de 1869):

el primero, poner en armonía nuestras instituciones políticas con nuestras creencias religiosas; y el segundo, investir a la autoridad pública de la fuerza suficiente para resistir los embates de la anarquía.

61. La civilización moderna, creada por el catolicismo, degenera y bastardea a medida que se aparta de los principios católicos; y a esta causa se debe la progresiva y común debilidad de los caracteres, que puede llamarse la enfermedad endémica del siglo.

62. Entre el pueblo arrodillado al pie del altar de Dios verdadero, y los enemigos de la religión que profesamos, es necesario levantar un muro de defensa.

63. Prefiero a las agitaciones y responsabilidad del mando, la feliz tranquilidad de una vida independiente y laboriosa.

64. Corramos a las armas para defender el honor y la nacionalidad de la Patria. Unión, firmeza y valor:

he aquí lo que ella reclama de nosotros.

65. Para poner al Ejército en aptitud de desempeñar su doble y gloriosa misión de conservar el orden y defender la independencia de la Patria, es necesario aumentar su fuerza, proveerlo del armamento moderno y formar un colegio militar.

66. Pues que tenemos la dicha de ser católicos, seámoslo lógica y abiertamente, seámoslo en nuestra vida privada y en nuestra existencia política, y confirmemos la verdad de nuestros sentimientos y de nuestras palabras con el testimonio público de nuestras obras.

67. Hay en tantas Leyes Fundamentales la solemne declaración de la soberanía del pueblo; y sin embargo el pueblo es...un soberano coronado de espinas, cubierto de púrpura burlesca, y herido y afrentado por los sayones que le atormentan.

68. Si los colegios han de ser buenos, dando garantías de la moralidad y aprovechamiento de los alumnos, es necesario no omitir gastos para que sean lo que deben ser; pero si han de ser malos, es mejor no tenerlos, porque la mayor calamidad para la Nación es que la juventud pierda sus mejores años en pervertirse en el ocio o en adquirir con un estéril trabajo las nociones incompletas, inútiles o falsas que se transmiten en los malos colegios.

69. No perdáis jamás de vista, Legisladores, que todos nuestros pequeños adelantos serían efímeros e infructuosos, si no hubiéramos fundado el orden social de nuestra República sobre la roca, siempre combatida y siempre vencedora, de la Iglesia Católica.

70. En ninguna forma de gobierno es tan importante la instrucción como en la democrática; porque, si el pueblo es corrompido, su soberanía es la omnipotencia del mal, y si es ignorante, su libertad es una quimera peligrosa, es la libertad de un ciego que camina a la ventura al borde del abismo.

71. El deber de los magistrados es prevenir el crimen antes que castigarlo, porque es más fácil detener el brazo que curar el golpe.

72. El legislador y el magistrado no pueden impunemente hacer el mal o dejar de hacer el bien; porque el día de la responsabilidad, aunque se haga esperar, al fin llega.

73. La desesperación es el mayor de los enemigos del hombre.

74. El desaliento es tan peligroso como la desesperación y tiene el malísimo resultado de quitar gradualmente las fuerzas del alma y del cuerpo, entorpeciendo las facultades de la una, y minando la salud del otro.

75. Quiero caminar siempre con un objeto, conocer el fin a que me dirijo, y poco importa después que la senda que haya que recorrer esté sembrada de espinas y cruzada de peligros.

76. El verdadero modo de resignarse no consiste en perder el ánimo y entregarse desfallecido a los rigores de la suerte, sino en conservar la serenidad del espíritu en medio de los sufrimientos, resistiendo con valor los trabajos sin inclinar la frente y poniendo nuestras esperanzas más allá de la vida, no por consejo de la melancolía, sino por impulso de la fe.

77. La rectitud de la conciencia es incompleta, cuando falta rectitud en las ideas; y ésta no existe, cuando las ilusiones y los sofismas ocupan el lugar de la justicia y de la experiencia.

78. La cobardía se hermana muy bien con la venalidad, el miedo con el deshonor y el temor con la bajeza.

79. En política y en amistad la falsía es intolerable.

80. Más perjudica un traidor a la espalda que cien enemigos de frente.

81. No tengo flexibilidad, porque nada es más inflexible que la convicción y el sentimiento del deber, al cual me he acostumbrado a seguir sacrificando toda especie de interés, inclusive el de la gloria humana.

82. La incredulidad muere antes que el hombre.

83. El derecho más elevado y precioso de los ecuatorianos, es el derecho de su conciencia y de su fe religiosa.

84. Es preciso que el frac negro se imponga a la casaca roja. O mi cabeza ha de ser clavada en un poste, o el ejército entrará en el orden.

85. Por el bien de mi país haré hasta el sacrificio de mi vida en caso necesario; pero jamás sacrificaré mi dignidad y mi reputación, sin la cual nadie puede servir útilmente a su patria.

86. La libertad debe consolidarse sobre la moral, buscando para esto la religión como garantía, y clero ilustrado y virtuoso como maestro por la palabra y el ejemplo.

87. No es posible manejar el polvo sin ensuciarse las manos.

88. Mi divisa será siempre: "Fiat justitia, et ruat coelum".

89. La integridad sin firmeza es como color sin cuerpo.

90. En adelante, a los que corrompe el oro, los reprimirá el plomo; al crimen seguirá el castigo; a los peligros que hoy corre el orden, sucederá la calma que tanto deseáis; y si para conseguirlo es necesario sacrificar mi vida, pronto estoy a inmolarme por vuestro reposo y vuestra felicidad.

91. Si soy severo, inflexible conmigo, es para tener el derecho de serlo con los demás en los asuntos de justicia o de utilidad general.

92. No me es posible nada a medias; mi carácter me lo impide.

93 Arréglese la Hacienda Pública sobre la triple base de la probidad, la economía y el crédito nacional.

94. Si para gobernar la República fuese necesario traspasar los mandamientos de la Iglesia, hoy mismo me retiraría a la vida privada.

95. Los mayores enemigos de nuestra independencia son la licencia, la demagogia y la anarquía.

96. Las víctimas de la miseria son los instrumentos de la anarquía.

97. El valor es omnipotente, cuando del honor recibe su brío, de la justicia su espada, y su ímpetu del patriotismo.

98. ¡Soldados! Os mando que marchéis a la victoria!

99. El Ecuador necesita del concurso de todas las voluntades para producir la fuerza; la unión de todas las inteligencias, para realizar nuestra regeneración.

100. ¡Dios no muere!

Fuente: Instituto Nacional Garciano del Ecuador Impresión Offset Abad CIA. Ltda. Primera Edición- 1966

FONTE (http://calendariohistorico.paginasamarillasec.com/t/_private/pensa_g.htm)

Augustinus
06-08-06, 14:25
"Yo era muy niño, cuando mi padre nos relataba la biografía de vuestro gran hombre García Moreno. Lo que me impresionó más y se grabó en la memoria fue la frase Dios no Muere"

(Beato Giovanni XXIII nell'intervista concessa a Roma all'episcopato ecutoriano in occasione del Concilio Vaticano II).

"Ecuador tiene dos cumbres: el Chimborazo y García Moreno"

(Venerabile Pio XII, Discorso all'ambasciatore presso la Santa Sede, Don Manuel Sotomayor y Luna)

FONTE (http://calendariohistorico.paginasamarillasec.com/t/_private/garcia.htm)

Augustinus
13-08-06, 23:59
Importante fu la contemporanea consacrazione dell’Ecuador al Sacro Cuore, voluta dal suo presidente, Gabriele García Moreno, figura esemplare di statista cattolico, amico di Pio IX. Assieme al gesuita Manuel J. Proaño, direttore della sezione nazionale dell’ Apostolato della Preghiera, egli convinse l’arcivescovo di Quito, José Ignacio Checa, a convocare l’episcopato per fare una prima solenne consacrazione della nazione, che avvenne il 30 agosto 1873. Il successivo 30 agosto la sanzionò ufficialmente con un decreto governativo e poi, il 25 marzo 1874, nella cattedrale di Quito, in qualità di Capo di Stato, egli stesso pronunciò la consacrazione, proclamando l’Ecuador «Repubblica
del Sacro Cuore» (Cfr. P. Capanema, O estandarte da vitória, p. 108. Il testo della consacrazione è riportato in S. Gomezjurado, La consagración, Quito 1973, pp. 48-49.).
García Moreno non voleva solo un atto formale e superficiale, ma spingeva il suo popolo a fare un salto di qualità, riparando alle proprie colpe passate e avviando lo Stato verso una riforma cristiana delle proprie istituzioni. Fu proprio per questo che la Massoneria ordinò di assassinare i promotori della consacrazione. Difatti il 6 agosto 1875 García Moreno venne massacrato di pugnalate e il 30 marzo 1877, un Venerdì Santo, l’arcivescovo Checa fu avvelenato.

http://www.oremosjuntos.com/OlorSantidad/checa_y_barba__jose_297x462.jpg Servo di Dio Mons. José Ignacio Checa y Barba (1829-1877)

Augustinus
14-08-06, 08:13
José I. Checa y Barba: "Dulce en su trato, suave en sus maneras, prudente en sus determinaciones, atinado en la administración de la arquidiócesis, fue un modelo de prelados, como había sido modelo de sacerdote en los primeros años de su vida religiosa. De este modo adquirió la buena reputación que conservó siempre y que cada día hacía más distinguida y digna". (Camilo Destruge.- Album Biográfico Ecuatoriano, tomo II, p. 307 / Sala Capitular de la Catedral de Quito)

Ilmo. Dr. José Ignacio Checa y Barba

Nació en Quito, Agosto 4, 1829. + Marzo 30, 1877. Murió envenenado un Viernes Santo. (Le pusieron el veneno en el cáliz, sospechan quien fue pero no lo dicen)

Religioso quiteño nacido el 4 de agosto de 1829, hijo del prócer don Feliciano Checa y Barba y de la señora Alegría Barba y Borja.

Desde muy joven se despertó en él una intensa vocación religiosa, que se vio premiada en el año 1856 cuando fue ordenado Presbítero. Muy pronto viajó a Roma, Italia, donde gracias a sus virtudes y gran talento fue consagrado Arzobispo "In Pártibus" de la Diócesis de Listra, en ceremonia efectuada en la ciudad eterna, el 29 de diciembre de 1861.

Al año siguiente volvió a Quito donde permaneció hasta 1865 en que fue nombrado Arzobispo de Ibarra, dignidad que ostentó hasta 1868 en que fue preconizado y consagrado Arzobispo de Quito.

Inició entonces una administración religiosa tranquila y progresista que duró hasta septiembre de 1876, en que luego de los combates de Galte y Los Molinos -que culminaron con el derrocamiento del gobierno constitucional del Dr. Antonio Borrero-, el Gral. Ignacio de Veintemilla asumió el poder en toda la República y adoptó una política de persecución y acoso en contra de la Iglesia Católica, cometiendo contra ella toda clase de excesos y ofendiéndola en su labor educativa y social.

Surgió entonces su figura gigante, y con valentía insospechada empezó a combatir los abusos del gobierno, hasta que en la mañana del 30 de marzo de 1877, mientras celebraba la misa del Viernes Santo en la catedral de Quito, cayó violentamente fulminado al beber el vino del Cáliz Sagrado, que había sido envenenado con estricnina.

"No se conocieron jamás los trámites del asesinato, como tampoco a sus autores. El gobierno cometió dos ligerezas: Desplegar una campaña de propaganda en contra de un sacerdote de apellido Andrade, acusándole del crimen; e intervenir en la complicación y embrollamiento del proceso que lo llevaba adelante el Poder Judicial con entereza y honestidad. Nadie sin embargo ha comprobado que Veintemilla fue autor mental, inspirador o cómplice del horripilante suceso. Pero se cree, con demasiados fundamentos, que el hecho nació de la mente y de la arbitrariedad de algunos de sus áuricos" (Luis Robalino Dávila, Orígenes del Ecuador de Hoy, Tomo I, p. 224).

Hay que anotar sin embargo, que Veintemilla, en el supremo instante de su muerte, sostuvo una vez más que él nada tuvo que ver con dicho crimen.

Enciclopedia del Ecuador.
Histórica * Geográfica * Biográfica
Por: Efrén Avilés Pino.

FONTE (http://www.oremosjuntos.com/OlorSantidad/JoseCheca.html)

Augustinus
14-08-06, 13:51
Biography of Gabriel Garcia Moreno

Gabriel Garcia Moreno "Victim for the Faith and Christian Charity" , Pope Pius IX

Another light that is found in this tapestry of Our Lady of Good Success is one of a mysterious, mystical luminescence that is wrapped in prophecy. This light transcends time traveling through the centuries until this present age that we live in. This light is meant to illuminate are daily lives so that we have before us a shining example of true courage and honor in order that we too may rise to the occasion of defending the Faith. It is the illumination of another soul glowing with the supernatural light of sanctifying grace. It is the radiance of a shimmering crown of martyrdom.

On January 16, 1599 Our Lady of Good Success appeared to Mother Mariana saying these words,

"In the 19th Century, there will be a truly Catholic President, a man of character whom God, Our Lord, will give the palm of martyrdom on the square adjoining this convent. He will consecrate this Republic to the Sacred Heart of my Most Holy Son, and this consecration will sustain the Catholic Religion in the years that will follow, which will be ill-fated ones for the Church."

Considering the timeliness of this resurgence of the devotion to Our Lady of Good Success, it would be most proper and fitting to look to this man that Our Lady of Good Success speaks of as a model of true leadership and manhood. Our generation can learn much by reflecting on a stalwart man who was once quoted as saying, "one must sacrifice one’s life if God wishes it, for the honor of His Church.1 It can be said, in observing this life, that he truly lived and died by this motto.

Over 250 years after this apparition, such a man—a giant among men-- appeared on the political stage of Ecuador. This great man was named Gabriel Garcia Moreno. He was born in Guayaquail, Ecuador on Christmas Eve 1821. He died on August 6, 1876, Feast of the Transfiguration of Our Lord. In those 50 years on this earth, he spent his time in pursuit of fine Catholic ideals.

Garcia Moreno was the youngest of eight children. His father died while he was still young leaving the family impoverished, unable to afford an education for him. However a friend of the family, Father Betancourt, took it upon himself to educate this young man. He excelled in his academics so much so that he left home to go to the university in Quito. He was an accomplished student of philosophy, mathematics, natural sciences and grammar. He studied English and French.

"He was determined to learn everything and from his strength of will….he succeeded in becoming a great orator, a profound historian, an excellent linguist, a poet and an incomparable statesman" 2

For a time, Garcia Moreno studied for the priesthood receiving minor orders determined to use his intelligence for the good of the Church. He was told that he did not have a vocation so he became a lawyer which eventually paved the way for his political career.

Garcia Moreno grew up in a time of anarchy, civil unrest and revolution. It was a time of great upheaval for the enemies of the Church had gained a stronghold in society, politics and even in the Church in Ecuador. Ecuador was in a state of turmoil, various presidents had come into to power that were in league with the enemies of the Church. Much injustice was witnessed by Garcia Moreno such as injustice to the Church, the clergy, the poor. He stood up in defense of the defenseless ones. On all levels of his life, he looked at evil straight in the eye and fought it head on.

To "unmask the corruption" of the government of that time he wrote and published different periodicals. In one such paper called "El Diablo", he explained his position as such,

"I am simply a friend of an unfortunate people who have no defenders against the devils who oppress them and I will fight to the death against those who martyrize or betray them." 3

To those who victimized the Church he wrote a pamphlet called, "Defenso de los Jesuitas" stating:

"You pretend to exterminate the Jesuits out of love and for the greater glory of the Catholic Church. Falsehood and lies: you only strike at the Jesuits to attack Catholicism. ….Ecuador will hold fast to the faith of our fathers. To defend it the clergy and people will not be deceived or yield to apathy or indifference. We will march to the fight under the guidance of Divine Providence….." 4

As a result of these and other profoundly heroic actions, the evil dictatorial forces had him arrested and banished to Peru. The people of Quito were indignant against the harsh treatment of their hero, Garcia Moreno. In his absence, he was elected as Senator of Guayaquail. He returned to take his seat in government however he was arrested again "by a flagrant breach of the Constitution" and re-banished.

It is during this period of banishment that he took up residence in Paris, France. He returned to his studies there. He worked 16 hours a day immersed in learning. His secret desire was to learn all he could for the greater good of his beloved motherland, Ecuador. This period yielded much good fruit for he was able to ascertain the important influence religion had on a society. He studied political life in Paris and the influence of good and evil upon it. It seems as though, seeing first hand the damage done by the French Revolution and Age of Enlightment , Moreno pondered over what needed to be done in Ecuador to stay the hand that desired to crush the Faith that had flourished there. Could it be this experience that drove him to consecrate his beloved country of Ecuador to the Sacred Heart as the King of France had been once ordered to do centuries before but refused?

At this time in his life he discovered he had become rather tepid in his Catholic Faith (though by today’s standards he would not be considered so). Of course he was a practicing loyal Catholic. He was one of the few public defenders of the Faith. However he felt he had been lax in his sacramental life. His realization of this fact and "conversion" of sorts came about during a conversation he was having amongst his friends and colleagues as he defended the practice of receiving Extreme Unction. One of his debaters must have known him quite well for in the argument that ensued he struck a raw nerve with Garcia Moreno when he asked him when was the last time he himself had gone to confession. Moreno conceded that his friend had in fact won this argument for the day. However filled with remorse and recognizing his personal lack of frequency towards reception of the sacraments, he quickly departed from his friends. That very day he found a church; he meditated on his lack of piety and went to confession renewing his Catholic fervor. He then resumed his practice of daily Mass and rosary until his death.

Returning to Ecuador he was given most every honor and title the people could imagine to bestow upon him. He was their hero. He was to take up office there as a Senator. Once again a battle arose.

It is said that his military career was far from brilliant but even that period of his life had a bright spot for finally after years of fighting these armies of radicals, his victory over the oppressors of Ecuador happened on September 24, 1860, the feast day of Our Lady of Ransom. On that day he decreed that, "to thank the Mother of the Divine Liberator, as well as to merit her assistance in the future, the army of the Republic should be placed in future under the special protection of Our Lady of Ransom, and that every year on this great anniversary the Government should officially assist at the services of the Church." 5 (also known as LaVirgen de la Merced which was crowned Ecuador’s National Virgin by Moreno)

After this victory Garcia Moreno was installed as President of Ecuador interestingly on January 16, 1861 anniversary of our dear Conceptionist sister, Mother Mariana’s death. Moreno drew up and established a new Catholic Constitution to end the corruption that had swept the country. This new Constitution based on Christian principles was what Garcia Moreno believed was the only way to "moralize the country by the energetic repression of crime by the solid education of the young, to protect religion and bring about the reforms which neither the Government nor the laws alone can obtain." 6

It would take many pages to list all he accomplished with this Constitution in place but suffice it to say that during the time of his Presidency which was actually two inconsecutive terms (1861-65; 1869-75) through his foresight and knowledge, the society and culture of Ecuador improved and flourished under this new Constitution and this truly Catholic President. His personal example of charity towards all classes and races was exemplary. He prayed the Rosary with his workers. He ate with the sick to make certain they had proper nourishment in the hospitals he had founded. He sought out bandits in the mountains, as the Good Shepard looking for his lost sheep, in order to give them a chance at repentance and a start to a good Christian life. He spent all of his Presidential salary in acts of good works for the people of Ecuador and the Church. Garcia Moreno believed that the conversion and success of Ecuador as a nation lay in the sound education of youth. As a result, good Catholic elementary schools were founded for not just the upper classes but for the indigenous people and women of all classes. Schools for learning trades were put into place. Thousands of children were educated in these programs. To undertake this task, Moreno appealed to France for religious to come to Ecuador to teach. Not only the Jesuits but the Sisters of Charity, the Christian Brothers and the Nuns of the Sacred Hearts of Jesus and Mary answered his call. Some of these same religious groups were asked to serve in the hospitals he established. Prisons were improved with the installation of good Catholic honest men to run these facilities and spiritually rehabilitate the unfortunate ones condemned to a life of imprisonment.

On the level of the practical, Garcia Moreno began projects to improve transportation by cutting a system of roads throughout Ecuador and laying out a design by which a railway would interconnect Quito to the coastal city of Guayaquail. His plans were a success despite the fact that it took many years to accomplish.

However there were two most treasured and important accomplishments that made Garcia Moreno extremely proud. One was the Concordant with Rome which demonstrated his country’s allegiance and undying loyalty to the Roman Pontiff. This was a courageous act for a small nation such as Ecuador. At this time Pope Pius IX was a prisoner in the Vatican since the Papal States had been overrun by a tyrant. As the rest of the world watched silently, Garcia Moreno pledged tithes from the Ecuadorian government to assist the Pope in his financial difficulty - An extreme example of Christian Charity.

The second accomplishment was the Public Consecration of Ecuador to the Sacred Heart of Jesus. This public consecration was suggested by a priest friend of his Fr. Manuel Proano. Garcia Moreno wrote in a letter to this priest that he would agree to do this. Interestingly enough he hesitates on this public act of consecration as he foresees that this act of consecration will be the death of him. He gains courage however and he writes that if this is what God is asking of him that he would gladly sacrifice his life as Our Lord did for the good of his beloved Ecuador.

So it was on March 23, 1873, with as much pomp and circumstance President Moreno and the Church in Ecuador could muster, the solemn ceremony was held at the Cathedral. The Archbishop recited the consecration prayer as the people repeated it phrase by phrase. Then Garcia Moreno, as the Republic’s representative, recited this prayer for of all of the people of Ecuador who could not be present at this occasion.

Consecration of Ecuador to the Sacred Heart
Written by Father Manuel Proano
March, 1873

Lord, this is Thy beloved Country.
Always, my Jesus, we will recognize Thee as our God.
May we never turn our eyes from this star of Love and Mercy
That glows in the midst of Thy breast
Which is the sanctuary of Thy Divinity and the tabernacle of Thy Heart.

Watch over us, My God, for powerful people and nations
Pierce Thy sweet merciful breast with the sharpest of thorns.
Our enemies insult our Faith; they ridicule us for the hope we have Placed in Thee.

Nevertheless, this is thy beloved Country, thy Leader, thy Lawmakers, thy Clergy,
Console thy priests; wipe away the tears of the Church;
Confound the impious and apostates of this world,
That they become lost in Thy Ocean of Love and Charity
So they may discover Thy gentle Heart.

Because you are our God, may Thy Heart be the beacon of light of our Faith,
A safe anchor of our hope, the emblem of our flag,
The impenetrable shield of our weakness, the dawn of our serene peace,
The intimate law of our holy agreement, the cloud that illuminates our horizons,
The inspiration of our wealth that results in prosperity and abundance,
So that we may raise churches and altars where Thy holy and magnificent Glory,
Will shine, with infinite and peaceful splendor.

And because we have consecrated and abandoned ourselves
Without reserve to Thy Divine Heart,
Multiply without end the years of our religious peace;
Banish impiety, corruption, misfortune and misery to the borders of our Mother country.
May thy [Catholic] Faith dictate our laws; May Thy justice govern our courts;
Maintain and direct our leaders with Thy mercy and strength;
Perfect our Priests with Thy wisdom, sanctity and fervor;
Convert all of the children of Ecuador with Thy Grace;
Crown them with Thy Glory in Eternity:
So that the whole world, when contemplating,
With holy envy, our true happiness and good fortune,
People and nations, as well, will take refuge and sleep soundly
In the calm of Peace in Thy loving Heart, which Thou dost offer to the world,
-That pure Fountain and perfect Symbol of Love and Charity. Amen" 7

It is said that after the blessing of the Archbishop, the trumpets blared and the rifles roared, the church bells rang out it unison throughout the land, overhead across the mountains and the plains the eagles soared. This was truly a glorious day for Ecuador. A triumph for God and the Church for this was the first time in History that a Republic had been consecrated to the Sacred Heart of Jesus – a step toward the true reign of Christ the King in the world.

The enemies of the Church were certainly the enemies of Garcia Moreno. For years, these cruel conspirators and friends of the Devil plotted the demise of Ecuador’s finest President. This act of consecration had them seeing red. From their secret meeting places all around the world, the order was given that Garcia Moreno must be annihilated. Many times Garcia Moreno was warned by friends and foes alike. It did not matter to him. He accepted his fate as the will of God.

On writing to Pope Pius IX of his reelection in July of 1875, he informed the Pope that he was well aware that the enemies of the Church were endeavoring in secret to murder him.

He wrote,
"…I have more than ever need of divine assistance, so as to live and die for the defense of our holy Religion and of this dear Republic, which God calls me again to govern. What greater happiness could befall me, Very Holy Father, than to see myself hated and calumniated for love of our Divine Redeemer? But what greater privilege still, if your blessing were to obtain for me the grace of shedding my blood for Him, who, being God, desired to shed His on the Cross for us." 8

Then on August 6, 1875, the inevitable happened. Garcia Moreno went to Mass as he always did. It was a First Friday so he spent some extra time before Our Lord in the Blessed Tabernacle. Moreno who strove to imitate Our Lord in so many ways in his life was to imitate him in death also. For those who plotted his death were those who knew him well – his friends - some whom had been "recipients of favors". These "Judases" grew impatient outside the Cathedral. Finally around 2pm Moreno left the Church. Almost immediately he was attacked by these murderers. He was shot six times and struck fourteen times with a machete – one hand had been completely cut off with the other arm badly severed and one fatal blow to the brain. It is said that he had 7-8 mortal wounds. These evil conspirators accomplish their wicked design shouting "Die, destroyer of Liberty!" Garcia Moreno replied "God does not die!" These were his last words. He was rushed into the Cathedral where he was given Extreme Unction. The priest asked him if he forgave his killers. Despite the fact he could no longer speak, he indicated with his eyes that he had already done so. There at the foot of Our Lady of Sorrows he expired.

A look at what he carried with him on his person, that day (and every day) gives a rather keen insight into this soul of such a man. On his breast was found a relic of the True Cross, the Scapular of the Passion, and that of the Sacred Heart and round his neck he wore his Rosary. In his pocket was found a little memorandum in pencil, written that very day.

‘My Savior Jesus Christ, give me greater love for Thee, and profound humility, and teach me what I should do this day for Thy greater glory and services’. 9

Also found in one of his pockets was a copy of "The Imitation of Christ" which was his constant companion. Inside this book, on one of the blank sheets, Garcia Moreno had written his own personal rule that he read and followed every day.

It reads as follows:

"Every morning when saying my prayers I will ask specially for humility. Every day I will hear Mass, say the Rosary and will read, besides a chapter of the Imitation, this Rule and the instructions which are added to it. I will endeavor to keep myself as much as possible in the presence of God, especially during conversation that I may not exceed in words. I will often offer my heart to God, principally before beginning any actions. Every hour I will say to myself: ‘I am worse that a demon and hell ought to be my dwelling place.’ In temptations I will add: ‘What should I think of all this in my last agony?’ In my room never to pray sitting when I can do so on my knees or standing. Practice daily little acts of humility, as kissing the ground; to rejoice when I or my actions, are censured. Never to speak of myself except to avow my faults or defects. To make efforts, by thinking of Jesus and Mary, to restrain my impatience and go against my natural inclinations; to be kind to all, even with the importunate, and never to speak ill of my enemies. Every morning, before beginning my work, I will write down what I have to do, being very careful to distribute my time well, to give myself only to useful and necessary business, and to continue it with zeal and perseverance. I will scrupulously observe the law of justice and truth, and have no intentions in all my actions save the greater glory of God… I will go to confession every week… I will never pass more than an hour in any amusement, and in general never before eight o’clock in the evening." 10

The President lay in state for three days. All of Quito came to see him weeping and lamenting, "We have lost our father. He has shed his blood for us!"

It would be good to remember what Ecuador thought of him on that day of his funeral. These very emotion filled words cut to the very heart of the people for they knew what they were to suffer in their great loss.

Father Vincent Cuenta addressed this "dead hero" in this way:

"Your eyes do not see our tears; your ears cannot hear the lamentations of your people. Your noble heart no longer beats in your breast; but your soul understands us. Ah, from that happy region to which your heroic virtue has brought you, look down in pity on your children. Do not abandon your country to anarchy and ruin. Ask God to raise up a man worthy to succeed you, one who will carry on your great work, and will know how to say with you 'Aveniat regnum tuum' ".11

This great man dearly desired the virtue of humility more than any other virtue. Throughout his life he implored Heaven to grant him this request. He was a genius…a man of progress…of scientific learning. Did this Hercules of Faith and Knowledge achieve this end? Proof of this triumph in virtue follows. Truly there was no better testimony to his sincere humility.

(This is a short excerpt of the speech of Garcia Moreno that was found on his corpse stained with his own blood. It was read to Congress shortly after his funeral. It was what today is called "The State of the Union Address" in the USA)

After describing the state of the Republic and the progress that had been made….he stated:

"If I have committed faults I beg your pardon a thousand and a thousand times, and this forgiveness I beg of all my countrymen with very sincere tears, begging them to believe that my desire has ever been for their good.. If on the contrary, you think I have succeeded in anything, attribute it in the first instance to Almighty God, and to the Immaculate Dispensatrice of the treasure of His Mercy, and then to yourselves, to the people, the army and to all those who in the various branches of government have helped me with so much intelligence and fidelity to fulfill my difficult duties." 12

As the saying goes, "Those who fail to learn the lessons of history are doomed to repeat them." 13

Let us learn from this lesson of history. We are not living in such different times as Garcia Moreno. We are not experiencing such different problems as he and Ecuador faced over one hundred years before…. His enemies are our enemies. If we do not take action we will be doomed.

Let us turn to our dear Catholic friend in heaven and have recourse to him in all of our trials. It is not so difficult to imagine that just as the devotion to Our Lady of Good Success is witnessing a revival, so too is this heroic life of Gabriel Garcia Moreno meant to be brought to light to guide us in these troubled times now and in the future….

Finally, let us join in prayer with one voice to Our Lady of Lourdes in honor of the 150th anniversary of the proclamation of the Immaculate Conception that she may aid in the canonization of this model Catholic man "so that powerful men arise in works and words for the cause of the same Faith and of our beloved country."

References:

1. Gabriel Garcia Moreno Regenerator of Ecuador by Hon. Mrs. Maxwell Scott pg 61.
2. Ibid pg 8
3. Ibid pg 14
4. Ibid pg 16
5. Ibid pg 40
6. Ibid pg 43
7. Biografia de Gabriel Garcia Moreno by Alfredo Saenz S. J. pg 205 - 207
8. Gabriel Garcia Moreno Regenerator of Ecuador by Hon. Mrs. Maxwell Scott pg 156 -157
9. Ibid pg 163
10. Ibid pg 138
11. Ibid pg 164
12. Ibid pg 166 -167
13. George Santayana

FONTE (http://www.ourladyofgoodsuccess.com/frames-3-4-2005/gabriel-garcia-moreno-dedication.html)

Augustinus
14-08-06, 13:55
Speech on Gabriel Garcia Moreno on the 100th Anniversary of His Death

August 6, 1875 – August 6, 1975

It happened 100 years ago….

In 1932, the historian, Don Alfonso Rumazo Gonzalez, wrote in his work "Governments of Ecuador", on Gabriel Garcia Moreno’s death saying: "…the death of Garcia Moreno gave a blow of death to Ecuador and cut the vital sap of the progress and true liberty that ran abundantly through the Nation". He finished his study with this phrase: "Garcia Moreno was the only man – a genius – that gave the Republic of Ecuador life".

This 6th day of August marks the 100th anniversary of this terrible event. In 1875, the date was a day of tragedy, of anguish, of mourning for the Republic that had lost her great constructor. Presently, in 1975, this day is a day of exaltation, for this extraordinary figure, that the North American historian Richard Pattee states– "occupies a transcendental place in the history of the country [Ecuador]".

The personality of Garcia Moreno has been the object of debate on hundreds of occasions by historians, investigators, and critics of diverse nationalities; some, Europeans and others, Americans. It is important to note that the proportion of foreign historians compared to Ecuadorians that have studied Garcia Moreno is enormous.

Up until the present day, this superior man, of vigorous personality, has been the object of controversy. In the past 100 years, in spite of the evident truth, there are those that reappear and violently combat him, denying the obvious with blindness. There are also those who elevate him to supernatural heights.

For the dignity of our country and our history, we ought to advise all of the Ecuadorians to find for Garcia Moreno the true seat of honor, which ought to be his.

He was a man of science, of study, more than a lawyer he was a mathematician, chemist, naturalist, University teacher, whose intellectual quality raised him to the rector of the University of Quito.

It is difficult to summarize the works of Garcia Moreno. The material was immense; his labor in the moral, the political, the economic, the fiscal, the legislative fields was very extensive… and what can be said about his work in the education and the culture of this country?

Garcia Moreno is immortalized with the highway between Quito and Guayaquil that bears his name and still serves us until the present day. He is remembered with the initiation of the railway train, with the National Polytechnic School, with the Astronomical Observatory in Quito, with the National Penitentiary, the School of Art "Bello Artes". The name of Garcia Moreno will be commemorated for the extraordinary expansion of the primary schools and work towards women’s education, founding of grammar schools and high schools more than any other leader of the Country in the past century. We thank him for the reform of Universities, the progress of Medicine, and founding of the school for the sick and the organization of the system of Hospitals. To him, we owe the organization in an orderly manner the system of taxation and budget, the first laws of Banking and the first Bank of Ecuador.

Garcia Moreno imposed the liberty of suffrage and representation proportionate to the Provinces on the Congress, eliminating the antiquated and unethical departmental representation. Under Garcia Moreno, Ecuador marched ahead of the rest of the American Republics.

On Friday, August 6,1875, at two in the afternoon, a group of conspirators, armed with machetes and revolvers, met Garcia Moreno on the steps of the Presidential Palace. The principal assassin, with ferocity without limits, gave the fatal blow to this great magistrate, who could not defend himself against the violence of the attack. He fell lifeless from the railing of the Palace to the street. In this state of agony, he was carried to the interior of the Cathedral and was placed at the foot of the altar of Our Lady of Sorrows and expired.

Biologically, they cut out his life on this day- 100 years ago – nevertheless his personality has surpassed time. Today and always the country honors and admires him.

Dr. Francisco Salazar Alvarado – promoter of the cause for canonization of Gabriel Garcia Moreno.

FONTE (http://www.ourladyofgoodsuccess.com/frames-3-4-2005/gabriel-garcia-moreno-speech.html)

Augustinus
14-08-06, 13:58
Novena Prayer for the Canonization of Gabriel Garcia Moreno Catholic President of Ecuador

Gabriel Garcia Moreno
(December 24th, 1821 - August 6th, 1875)

"Brilliant Statesman, Loyal Son of the Church and Martyr of the Faith" (Pope Pius XII)

---------------------------------------------------------------------

Oh Holy Virgin of Lourdes, remember that thy servant Garcia Moreno promised to defend thy Immaculate Conception. Remember that he belonged to thy sweet Archconfraternity, and that he fervently prayed thy Holy Rosary. Pope Pius IX, who officially proclaimed thy exemption from original sin, declared that Garcia Moreno "died a victim of the Faith and Christian Charity for his beloved country".

Oh Holy Virgin, obtain for us the canonization of this exemplary ruler so that powerful men arise in works and words for the cause of the same Faith and of our beloved country. Finally, please grant this special intention (make request), if it is for the good of my soul. Amen

With Ecclesiastical Approval (300 days Indulgence)
C.M. Cardinal de la Torre, Archbishop of Quito
January 21, 1958

FONTE (http://www.ourladyofgoodsuccess.com/frames-3-4-2005/gabriel-garcia-moreno-novena.html)

Augustinus
14-08-06, 14:01
Is Gabriel Garcia Moreno a Martyr?

Questions about the Martyrdom of Garcia Moreno answered by the Archbishop of Quito: Cardinal de la Torre, printed January 21, 1958.

What are the conditions that the Church demands to give a title of Martyr to a Christian hero?

The conditions canonical are:

The victim accepted the real and voluntary death unless God did not prevent it miraculously.

The tyrant or perpetrator of the death he had caused was unjustifiable.

That the cause or motive of sacrifice of the victim is the hatred of God, of the Church, of the Catholic religion, of some Christian virtue, or the rights and prerogatives of the church.

Did the Church verify all of these conditions in the death of Garcia Moreno, the great President of Ecuador?

Garcia Moreno knew very well that they [the enemies of the Church] tried to victimize him and he was preparing for his sacrifice…. (Quote of Garcia Moreno)" The enemies of God and the Church can kill me: but God does not die. I am going to be assassinated: I am going to be happy to die for the Holy Faith".

Who Killed Garcia Moreno?

There is no doubt that the lodges (Masonic) and the rest of the enemies of the church are at fault.

Why did they assassinate him?

They assassinated him because, in him, they saw the model of the Catholic Government.

How did they judge him, Pius IX, Leo XIII, the death of Garcia Moreno?

Pius IX said, "Garcia Moreno has fallen under the steel (knife) of the assassin, victim of his faith and his Christian Charity. Leo XIII said, "He fell below the steel of the impious for the church.

You want to say that Garcia Moreno did not have a fault or defect of something?

No. Even the great Saints have their faults and for this thy make penitence.

How can the martyrs wash away all of their sins?

By the Shedding their blood for the love of God, they are perfectly purified, immediately rising to Paradise.

Are there many that agree with Garcia Moreno and give reverence to him?

All of the Catholic people, the best of Ecuador and all of the Catholic people outside of Ecuador that hold the true faith give reverence to Garcia Moreno.

Can you implore the divine favor and ask miracles for the intercession of Garcia Moreno, making devout use of his image or his relics?

Yes, but only in private, and in the case to obtain favors; agree to inform with great detail to your authority or spiritual advisor of the Church, for finest results. This way you give to God glorification to his servants.

P. Ricardo Vázquez S.J.

For eighty years since his triumph (in martyrdom), the Pontificates since Pope Pius IX to Pope Pius XII have harmoniously agreed on the ruling of his death for his faith. The most eminent and knowledgeable historians, Cardinals, Bishops, and the hierarchy of the Church desired for the cause of Sainthood to be introduced. -- Sainthood for a Catholic Ruler who wiped out anarchy, misery and skepticism in Ecuador.

Oh Sacred Heart of Jesus glorify the one who glorifies you.
We give thanks for Your Intercession.

FONTE (http://www.ourladyofgoodsuccess.com/frames-3-4-2005/gabriel-garcia-moreno-questions.html)

arduinus
15-08-06, 13:43
Ma siete sicuri che questo rispettabilissimo presidente ecuadoregno e martire cristiano sia "Servo di Dio", cioè che sia già iniziata ufficialmente la sua causa di canonizzazione???

Infatti il sito http://www.santiebeati.it/dettaglio/92097 lo annovera tra i "testimoni" della fede e sull'autorevole sito http://newsaints.faithweb.com/year/1875.htm Gabriel Garcia Moreno non figura tra i Servi di Dio deceduti nel 1875...

Augustinus
15-08-06, 14:31
Ma siete sicuri che questo rispettabilissimo presidente ecuadoregno e martire cristiano sia "Servo di Dio", cioè che sia già iniziata ufficialmente la sua causa di canonizzazione???

Infatti il sito http://www.santiebeati.it/dettaglio/92097 lo annovera tra i "testimoni" della fede e sull'autorevole sito http://newsaints.faithweb.com/year/1875.htm Gabriel Garcia Moreno non figura tra i Servi di Dio deceduti nel 1875...

Effettivamente il dubbio sussiste. In ogni caso, depongono nel senso che sia servo di Dio il fatto che il Cardinale arcivescovo di Quito, nel 1958, abbia dato l'imprimatur e l'indulgenza (300 giorni) alla preghiera per la canonizzazione del Presidente ecuadoregno, che ho riportato sopra nel testo inglese. Il che avalla questa convinzione, poiché se non si è neppure servi di Dio non ha senso pregare per la beatificazione, nè del resto viene concessa alcuna autorizzazione.
Quanto alle fonti citate, il sito Santi e Beati, sebbene ecomiabile (io stesso vi ho scritto qualche volta), non può far testo, tanto più perché accomuna nella testimonianza (cristiana, evidentemente) personaggi, alcuni dei quali tutto sono fuorché testimoni, tipo il massone Gandhi o il catto-comunista Camara, tanto per fare dei nomi. Quanto al secondo sito, esso è senz'altro più autorevole. Bisognerebbe piuttosto chiedere informazioni ai curatori di questo per avere dei ragguagli o affinché svolgano ricerche sul punto che fugano i dubbi esistenti. :-01#44

arduinus
08-03-07, 11:19
Effettivamente il dubbio sussiste. In ogni caso, depongono nel senso che sia servo di Dio il fatto che il Cardinale arcivescovo di Quito, nel 1958, abbia dato l'imprimatur e l'indulgenza (300 giorni) alla preghiera per la canonizzazione del Presidente ecuadoregno, che ho riportato sopra nel testo inglese. Il che avalla questa convinzione, poiché se non si è neppure servi di Dio non ha senso pregare per la beatificazione, nè del resto viene concessa alcuna autorizzazione.
Quanto alle fonti citate, il sito Santi e Beati, sebbene ecomiabile (io stesso vi ho scritto qualche volta), non può far testo, tanto più perché accomuna nella testimonianza (cristiana, evidentemente) personaggi, alcuni dei quali tutto sono fuorché testimoni, tipo il massone Gandhi o il catto-comunista Camara, tanto per fare dei nomi. Quanto al secondo sito, esso è senz'altro più autorevole. Bisognerebbe piuttosto chiedere informazioni ai curatori di questo per avere dei ragguagli o affinché svolgano ricerche sul punto che fugano i dubbi esistenti. :-01#44

Riprendiamo il discorso!!!
La frase che ho sottolineato non corrisponde alla realtà... Ho già trovato vari santini di personaggi dei quali non è in corso, almeno per ora, la causa di canonizzazione... Sul retro sono riportate preghiere per richiedere grazie e la glorizicazione terrena dei personaggi in questione, con tanto di imprimatur... Eppure ripeto di essi mai è stata aperta la causa... Ci tengo a precisare che santini simili ve ne sono anche di preconciliari...
Per non parlare poi del Bollettino Salesiano che almeno una volta ha pubblicato nella rubrica "I nostri santi" una grazia ricevuta per intercessione di Ninni Di Leo ( vadi http://www.santiebeati.it/dettaglio/92261)

Augustinus
05-08-07, 18:24
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
06-08-07, 14:11
Gabriel García Moreno

Ecuadorean patriot and statesman; b. at Guayaquil, 24 December, 1821; assassinated at Quito, 6 August, 1875. His father, Gabriel García Gomez, a native of Villaverde, in Old Castile, had been engaged in commerce at Callao before removing to Guayaquil, where he married Dona Mercedes Moreno, the mother of the future Ecuadorean martyr president. Gabriel García Gomez died while his son was still young, and the boy's education was left to the care of his mother, who appears to have been a woman of unusual ability for her task; she was, moreover, fortunate in securing as her son's tutor Fray José Betancourt, the famous Mercedarian, under whose tuition young García Moreno made rapid progress. A great part of his father's fortune having been lost, it was not without some considerable sacrifices that the youth was able to attend the university course at Quito. These material obstacles once overcome, he passed brilliantly through the schools, distancing all his contemporaries, and on 26 October, 1844, received his degree in the faculty of law (Doctor en Jurisprudencia) from the University of Quito.

In less than a year after his graduation young García Moreno had begun to take an active part in Ecuadorean politics, joining in the revolutionary movement which eventually replaced the Flores administration by that of Roca (1846). He soon distinguished himself as a political satirist by contributions to "El Zurriago", but what more truly presaged the achievements of his riper life was his good and useful work as a member of the municipal council of Quito. At the same time he was studying legal practice, and on 30 March, 1848, was admitted advocate. Immediately after this the deposed Flores, supported by the Spanish government, made an attempt to regain the presidency of Ecuador; García Moreno unhesitatingly came forward in support of the Roca administration, and when that administration fell, in 1849, he entered upon his first period of exile. After some months spent in Europe he returned to his native republic in the employ of a mercantile concern, and it was then that he took the first decisive step which marked him conspicuously for the enmity of the anti-Catholics, or, as they preferred to call themselves, the Liberals. At Panama he had fallen in with a party of Jesuits who had been expelled from the Republic of New Granada and wished to find asylum in Ecuador. García Moreno constituted himself the protector of these religious, and they sailed with him for Guayaquil; but on the same vessel that carried the Jesuits and their champion, an envoy from New Granada also took passage for the express purpose of bringing diplomatic influence to bear with the dictator, Diego Noboa, to secure their exclusion from Ecuadorean territory. No sooner had the vessel entered the harbour of Guayaquil than García Moreno, slipping into a shore boat, succeeded in landing some time before the New Granadan envoy; the necessary permission was acquired from the Ecuadorean government, and the Jesuits obtained a foothold in that country. How soon the report of this exploit spread among the anti-Catholics of South America was evidenced by the fact that within a year Jacobo Sánchez, a New Granadan, had attacked García Moreno in the pamphlet "Don Felix Frias en Paris y los Jesuitas en el Ecuador", to which García Moreno's reply was an able "Defensa de los Jesuitas".

In 1853 he began to publish "La Nación", a periodical which, according to its prospectus, was intended to combat the then existing tendency of the government to exploit the masses for the material benefit of those who happened to be in power. At the same time García Moreno's programme aimed distinctly and professedly to defend the religion of the people. He was already known as a friend of the Jesuits; he now assumed the role of friend of the common people, to which he adhered sincerely and consistently to the day of his death. The Urbina faction, then in power, were quick to recognize the importance of "La Nación", which was suppressed before the appearance of its third number, and its proprietor was exiled, for the second time. Having been, meanwhile, elected senator by his native province of Guayaquil, he was prevented from taking his seat, on the ground that he had returned to Quito without a passport. After a sojourn at Paita, García Moreno once more visited Europe. He was now thirty-three years of age, and his experience of political life in Ecuador had deeply convinced him of his people's need of enlightenment. It was undoubtedly with this conviction as his guide and incentive that he spent a year or more in Paris, foregoing every form of pleasure, a severe, indefatigable student not only of political science, but also of the higher mathematics, of chemistry, and of the French public school system. On his return home, under a general amnesty in 1850, he became rector of the central University of Quito; a position of which he availed himself to commence lectures of his own in physical science. Next year he was active in the senate in opposition to the Masonic party, which had gained control of the government, while at the same time he persistently and forcibly, though unsuccessfully, struggled for the passage of a law establishing a system of public education modelled on that of France. In 1858 he once more established a paper, "La Union Naciónal", which became obnoxious to the government by its fearless exposure of corruption and its opposition to the arbitrary employment of authority; and once more a political crisis ensued.

García Moreno was on principle an advocate of orderly processes of government, and that his professions in this regard were sincere his subsequent career fairly demonstrated, but at this juncture he was obliged to realize that his country was in the grip of a corrupt oligarchy, bent upon the suppression of the Church to which the whole mass of his fellow countrymen were devoted, and disposed to keep the masses in ignorance so as to sway them the more easily to its own ends. He had, years before, attacked "the revolutionary industry", a phrase probably first used by him, in the prospectus of "La Nación"; it now became necessary for him to descend to revolutionary methods. Besides, the little Republic of Ecuador was at this time menaced by its more powerful neighbour on the south, Peru. García Moreno, if he was sure of opposition at the hands of the soi-disant Liberals, was also, by this time, recognized by the masses as a leader loyal to both their common Faith and their common country, and thus he was able to organize the revolution which made him head of a provisional government established at Quito. The republic was now divided, General Franco being at the head of a rival government established at Guayaquil. In vain did García Moreno offer to share his authority with his rival for the sake of national unity. As a defensive measure against the threat of Peruvian invasion, García Moreno entered into negotiations with the French envoy with a view to securing the protection of France, a political mistake of which his enemies knew how to avail themselves to the utmost. He was now obliged to assume the character of a military leader, for which he possessed at least the qualifications of personal courage and decisive quickness of resolution. While García Moreno inflicted one defeat after another upon the partisans of Franco, the latter, as representing Ecuador, had concluded with Peru the treaty of Mapasingue. The people of Ecuador rose in indignation at the concessions made in this treaty, and Franco, even his own followers being alienated, was defeated at Babahoya (7 August, 1860) and again at Salado River, where he was driven to take refuge on a Peruvian vessel. When his adversary had been forcibly driven from the country, García Moreno showed his magnanimity in the proclamation in which he sought to heal as quickly as possible the scars of this civil war: "The republic should regard itself as one family; the old demarcations of districts must be so obliterated as to render sectional ambitions impossible". In the reorganization of the Constituent Assembly, which was summoned to meet in January, 1861, he insisted that the suffrage should not be territorial, but "direct and universal, under the necessary guarantees of intelligence and morality, and the number of representatives should correspond (proportionally) to that of the electors represented". The Convention, which met on 10 January, elected García Moreno president; he delivered his inaugural address on the 2d of April following. Then began that series of reforms among which were the restitution of the rights of the Church and a radical reconstruction of the fiscal system. In the immediate present he had to deal with the machinations of his old adversary Urbina, who, from his retirement in Peru, kept up incessant intrigues with the opposition at home, and still more with the governments of neighbouring republics. García Moreno soon came to a sensible and honourable understanding with the Peruvian government.

A violation of Ecuadorean territory by New Granada, though it led to a hostile collision in which García Moreno himself took part, had no serious consequences until the Arboledo administration gave place to that of General Mosquera, whose ambition it was to make New Granada the nucleus of a great "Colombian Confederation", in which Ecuador was to be included. Urbina was not above writing encouraging letters to the New Granadan or Colombian dictator who was scheming against the independence of Ecuador. An invitation to García Moreno to confer with Mosquera elicited a very plain intimation that, so far as the national obliteration of Ecuador was concerned, there was nothing to confer about. But in the meantime the Republic of Ecuador had ratified a concordat with Pope Pius IX (1862), and the discontent of the Regalista party at home with the provisions of that instrument gave Mosquera an excellent pretext for encroaching upon his neighbour's rights. The Regalistas were, without knowing it, a kind of Erastians, who claimed the appointment to ecclesiastical benefices as an inalienable right of the civil power. The President of Ecuador was charged with "casting Colombia, manacled, at the feet of Rome"; Urbina issued "manifestos" from Peru in the sense of "South America for the South Americans"; while the proclamation of President Mosquera recited, with others which seem to have been introduced merely for the sake of appearances, his three really significant grounds of complaint against García Moreno: that the latter had ratified the concordat; that he maintained a representative of the Holy See at Quito; that he had brought Jesuits into Ecuador. It may be remarked here, in passing, that if Mosquera had added to this catalogue of offences those of insisting upon free primary education for the masses, upon strict auditing of the public accounts, and a considerable bona fide outlay upon roads and other public utilities, his proclamation might have served adequately as the indictment upon which García Moreno was condemned and eventually put to death by those whom Pius IX ironically called "the valiant sectaries".

Mosquera was determined to have war, and all the efforts of the Ecuadorean government were of no avail to prevent it. At the battle of Cuaspud all but two battalions of the forces of Ecuador fled ignominiously. It is a matter for wonder, considering the grounds upon which he had declared war, that Mosquera, in the Peace of Pinsaquí, which followed this victory, should have left the Concordat of 1862, the delegate Apostolic, and the Jesuits just as they were. In March,1863, García Moreno tendered his resignation to the National Assembly, who insisted upon his remaining in office until the expiration of his term. Nevertheless he had to face, during the next two years, repeated seditions and filibustering raids. After sparing the lives of the leaders in one of these movements, though they had by all law and custom incurred the penalty of death, he was severely criticized for ordering the execution of another such when it had become evident that an example was necessary for the peace of the republic. In a naval battle at Jambelí (27 June, 1865) at which García Moreno was personally present, the defeat of the Urbina forces was complete, and tranquillity reigned until the presidential term expired on the 27th of the following August.

In the following year began what may be considered as a connected series of attempts which terminated, nine years later, in the assassination of García Moreno. The dispute between Spain and Peru over the Chinchas Islands had led to a war in which, following García Moreno's advice, his successor Jeronimo Carrión had cast in the lot of Ecuador with that of the sister republic and its then ally, Chile. The ex-president was sent as minister plenipotentiary to Chile, with a commission to transact business with President Prado of Peru on his way. On his arrival at Lima an attempt was made to assassinate him, but it ended in the death of his assailant. His diplomatic mission resulted excellently for the friendly relations between Ecuador and its neighbours; the sojourn at Santiago also inspired García Moreno with a high admiration for Chile, and he even made up his mind to attempt a change of the Ecuadorean constitution so as to make it more like that of Chile, a project which he carried into effect in the National Convention of 1869. On his return to Ecuador he found himself a second time in the uncongenial position of leader of a revolution. To anticipate a plot which the Liberals, led by one of Urbina's relations, were known to be forming, the conservatives of Ecuador had risen, declared Carrión deposed, and made García Moreno head of the provisional government. The justice of the grounds on which this extreme action was taken was established by the attempt of Veintemilla, at Guayaquil, only two months later, in March, 1869.

Having been duly confirmed as president ad interim by the National Convention of May, 1869, García Moreno resumed his work for the enlightenment, as well as the religious well-being, of his people. It was in these last years of his life that he did so much for the teaching of physical sciences in the university by introducing there the German Fathers of the Society of Jesus. The medical schools and hospitals of the capital benefited vastly by his intelligent and zealous efforts. In September, 1870, the troops of Victor Emmanuel occupied Rome; and on 18 January, 1871, García Moreno, alone of all the rulers of the world, addressed a protest to the King of Italy on the spoliation of the Holy See. The pope marked his appreciation of this outburst of loyalty by conferring on the President of Ecuador the decoration of the First Class of the Order of Pius IX, with a Brief of commendation dated, 27 March, 1871. It was, on the other hand, notorious that certain lodges had formally decreed the death of García Moreno, who, in a letter to the pope, used about this time the following almost prophetic words: "What riches for me, Most Holy Father, to be hated and calumniated for my love for our Divine Redeemer! What happiness if your benediction should obtain for me from Heaven the grace of shedding my blood for Him, who being God, was willing to shed His blood for us upon the Cross!" The object of numberless plots against his life, García Moreno pursued his way with unruffled confidence in the future -- his own and his country's. "The enemies of God and the Church can kill me", he once said, "but God does not die" (Dios no muere).

He had been re-elected president, and would soon have entered upon another term of office, when, towards the end of July, 1875, the police of Quito were apprised that a party of assassins had begun to dog García Moreno's footsteps. When, however, the chief of police warned the intended victim, the latter so discouraged all attempts to hedge him about with precautions, as to almost excuse the carelessness of his official guardians. It came out in evidence that within the fortnight preceding the finally successful attempt, the same assassins had at least twice been foiled by the president's failing to appear on occasions when he had been expected. Finally, on the evening of 6 August, the assassins found their prey unprotected, leaving the house of some very dear friends; they followed him until he had reached the Treasury, and there Faustino Rayo, the leader of the band, suddenly attacked him with a machete, inflicting six or seven wounds, while the other three assisted in the work with their revolvers. On hearing of the death of García Moreno, Pope Pius IX ordered a solemn Mass of Requiem to be celebrated in the Church of Santa Maria in Trastevere. The same sovereign pontiff erected to his memory, in the Collegio Pio-Latino, at Rome, a monument on which García Moreno is designated:

Religionis integerrimus custos
Auctor studiorum optimorum
Obsequentissimus in Petri sedem
Justitiae cultor; scelerum vindex.
The materials for this article have been derived from a biography, now extremely rare, written by a personal friend and political associate of García Moreno, HERRERA, Apuntes sobre la Vida de García Moreno. See also: BERTHES, García Moreno (Paris); Les Contemporains (Paris, s.d.), I; MAXWELL-SCOTT, Gabriel García Moreno, Regenerator of Ecuador in St. Nicholas Series (London and New York, 1908).

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VI, New York, 1909 (http://www.newadvent.org/cathen/06379b.htm)

robdealb91
06-08-08, 01:36
Gabriel Garcia Moreno mi piace, spero che da lassù possa pregare per me Cristo Re e Maria Regina...esistono altre sue immagini? puoi inserire altri link sulla Regalità di Cristo e di Maria, sui Sacri Cuori, sulla Santità Regale? grazie!

robdealb91
06-08-08, 01:52
http://www.oremosjuntos.com/ (http://www.oremosjuntos.com/)
http://www.oremosjuntos.com/SantoralAlfabetico.html (http://www.oremosjuntos.com/SantoralAlfabetico.html)
http://www.oremosjuntos.com/SantoralLatinoAmericano.html (http://www.oremosjuntos.com/SantoralLatinoAmericano.html)
http://www.oremosjuntos.com/Santoral.html (http://www.oremosjuntos.com/Santoral.html)
http://www.oremosjuntos.com/OlorSantidad.html (http://www.oremosjuntos.com/OlorSantidad.html)
http://www.google.it/search?source=ig&hl=it&rlz=1G1GGLQ_ITIT254&q=gabriel+garcia+moreno&meta (http://www.google.it/search?source=ig&hl=it&rlz=1G1GGLQ_ITIT254&q=gabriel+garcia+moreno&meta)=
http://www.google.it/search?q=gabriel+garcia+moreno&hl=it&rlz=1G1GGLQ_ITIT254&pwst=1&lr=lang_it&sa=X&oi=lrtip&ct=restrict&cad=7 (http://www.google.it/search?q=gabriel+garcia+moreno&hl=it&rlz=1G1GGLQ_ITIT254&pwst=1&lr=lang_it&sa=X&oi=lrtip&ct=restrict&cad=7)
http://images.google.it/images?q=gabriel%20garcia%20moreno&hl=it&rlz=1G1GGLQ_ITIT254&pwst=1&lr=lang_it&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wi (http://images.google.it/images?q=gabriel%20garcia%20moreno&hl=it&rlz=1G1GGLQ_ITIT254&pwst=1&lr=lang_it&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wi)
http://it.wikipedia.org/wiki/Cristo_Re (http://it.wikipedia.org/wiki/Cristo_Re)
http://it.wikipedia.org/wiki/Solennit%C3%A0_di_Cristo_Re (http://it.wikipedia.org/wiki/Solennit%C3%A0_di_Cristo_Re)
http://en.wikipedia.org/wiki/Christ_The_King (http://en.wikipedia.org/wiki/Christ_The_King)
http://en.wikipedia.org/wiki/INRI (http://en.wikipedia.org/wiki/INRI)
http://en.wikipedia.org/wiki/Feast_of_Christ_the_King (http://en.wikipedia.org/wiki/Feast_of_Christ_the_King)
http://en.wikipedia.org/wiki/Kingdom_of_God (http://en.wikipedia.org/wiki/Kingdom_of_God)
http://it.wikipedia.org/wiki/Regno_dei_Cieli (http://it.wikipedia.org/wiki/Regno_dei_Cieli)
http://en.wikipedia.org/wiki/Cristo_Rey (http://en.wikipedia.org/wiki/Cristo_Rey)
http://it.wikipedia.org/wiki/Gabriel_Garc%C3%ADa_Moreno (http://it.wikipedia.org/wiki/Gabriel_Garc%C3%ADa_Moreno)
http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Regina (http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Regina)
http://en.wikipedia.org/wiki/Queen_of_Heaven (http://en.wikipedia.org/wiki/Queen_of_Heaven)
http://en.wikipedia.org/wiki/Blessed_Virgin_Mary_%28Roman_Catholic%29 (http://en.wikipedia.org/wiki/Blessed_Virgin_Mary_%28Roman_Catholic%29)
http://en.wikipedia.org/wiki/Marian_doctrines_of_the_Catholic_Church (http://en.wikipedia.org/wiki/Marian_doctrines_of_the_Catholic_Church)
http://en.wikipedia.org/wiki/Titles_of_Mary (http://en.wikipedia.org/wiki/Titles_of_Mary)
http://it.wikipedia.org/wiki/Sacro_Cuore_di_Ges%C3%B9 (http://it.wikipedia.org/wiki/Sacro_Cuore_di_Ges%C3%B9)
http://it.wikipedia.org/wiki/Cuore_Immacolato_di_Maria (http://it.wikipedia.org/wiki/Cuore_Immacolato_di_Maria)
http://it.wikipedia.org/wiki/Sacri_Cuori_di_Ges%C3%B9_e_Maria (http://it.wikipedia.org/wiki/Sacri_Cuori_di_Ges%C3%B9_e_Maria)
http://en.wikipedia.org/wiki/Immaculate_Heart_of_Mary (http://en.wikipedia.org/wiki/Immaculate_Heart_of_Mary)
http://en.wikipedia.org/wiki/Sacred_Heart (http://en.wikipedia.org/wiki/Sacred_Heart)

robdealb91
06-08-08, 01:54
cari forumisti potreste darmi qualche informazione sulla Regalità Sociale e Spirituale di Cristo, gradieri avere qualche informazione anche da voi, grazie!

Augustinus
06-08-08, 09:19
http://farm4.static.flickr.com/3111/2476309639_7aa09f6be8.jpg http://img151.imageshack.us/img151/5395/popesixtusii781zv0.jpg Monumento al Servo di Dio. Sullo sfondo la Basilica del Sacro Cuore, Quito, Ecuador

http://www.lablaa.org/blaavirtual/revistas/credencial/mayo1990/images/5.jpg http://cache.eb.com/eb/image?id=24775&rendTypeId=4

Augustinus
06-08-08, 09:21
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/dettaglio/92097):

Gabriel Garcia Moreno, Politico ecuadoriano

Guayaquil, 24 dicembre 1821 - Quito, 6 agosto 1875

Gabriel García Moreno nacque a Guayaquil il 24-12-1821 (la città indipendente dal 1820, fece parte della Grande Colombia dal 1822 e dopo lo scioglimento di quest’ultima, dal 1830 all’Ecuador),
Studiò a Parigi (1854) e fu poi nominato rettore dell’Università di Quito (1856-1857). Dopo aver attivamente partecipato ai moti di Guayaquil del 1859, dominò la vita dell’Ecuador, essendo capo del partito dei conservatori cattolici intransigenti.
Eletto Presidente della Repubblica (1861-1865), promulgò nello stesso anno una Costituzione che istituiva il suffragio universale.
Nel 1863 firmò col Vaticano un Concordato; instaurò un regime teocratico, soppresse la libertà di stampa, riservò l’insegnamento alle Congregazioni religiose specie ai Gesuiti, affidò l’amministrazione della giustizia alle autorità ecclesiastiche e infine consacrò l’Ecuador al Sacro Cuore di Gesù.
Ritornato al potere nel 1869, promulgò una nuova Costituzione, ma nonostante un’amministrazione fiscale abile e prosperosa, entrò in contrasto con l’opposizione liberale (accentuatamente anticlericale) capeggiata dallo scrittore Juan Montalvo.
Governò l’Ecuador con poteri dittatoriali fino 6 agosto 1875, quando fu assassinato; seguì una lunga guerra civile fra i due partiti dei conservatori, rappresentanti gli interessi dei feudatari della Sierra e dei liberali rappresentanti della borghesia costiera.

Autore: Antonio Borrelli

Holuxar
06-08-16, 20:35
Oggi 6 agosto 2016 (festa liturgica della TRASFIGURAZIONE DI NSGC e primo giorno della NOVENA ALLA MADONNA DELL’ASSUNTA, v. me qui: La Novena della Madonna... (https://forum.termometropolitico.it/264063-la-novena-della-madonna-assunta-new-post.html)https://forum.termometropolitico.it/264063-la-novena-della-madonna-assunta-3.html#post15686841 (https://forum.termometropolitico.it/264063-la-novena-della-madonna-assunta-3.html#post15686841)) ricordiamo i cattolici giapponesi di Nagasaki (6-9 agosto del 1945) ed il presidente cattolico ispano-ecuadoriano Gabriel Gregorio García y Moreno y Morán de Buitrón (Guayaquil, 24 dicembre 1821 – Quito, 6 agosto 1875)...«Dios no muere!» (Dio non muore!)...




http://www.andrewcusack.com/garciamor1.jpg



Pio IX e Garcia Moreno - Antonio Socci,Rino Camilleri - Recensioni su Anobii (http://www.anobii.com/books/Pio_IX_e_Garcia_Moreno/01e0549f67c1b1f348)
"Pio IX e Garcia Moreno Il Papa "scomodo" e il Presidente Cattolico Di Antonio Socci (http://www.anobii.com/contributors/Antonio_Socci/187073), Rino Camilleri (http://www.anobii.com/contributors/Rino_Camilleri/758205) Editore: Edizioni Krinon"



http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01e0549f67c1b1f348&time=&type=4




Gabriel Garcia Moreno Presidente dell'Ecuador, martire - VIETATO PARLARE (http://www.vietatoparlare.it/gabriel-garcia-moreno-presidente-dellecuador-martire/)




“Articolo di Luca Fumagalli (6 agosto 1875: anniversario dell'assassinio di Garcia Moreno):

Gabriel Garcia Moreno: la politica al servizio di Cristo Re | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2012/07/gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-di-cristo-re/)”
https://forum.termometropolitico.it/13041-gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-della-regalita-sociale-di-cristo.html
"GABRIEL GARCIA MORENO
“Diòs no muére”
Di antica e illustre famiglia spagnola, ultimo di otto figli, Garcia Moreno nacque a Guayaquil il 24 dicembre 1821. Venuto a mancare il padre, proprio nel periodo d’inizio scuola, Gabriele ricevette lezioni di grammatica dal religioso di un vicino convento, che in seguito, lo aiutò a frequentare l’università di Quito. Compiuti gli studi liceali, prese la decisione di ricevere la tonsura e gli Ordini minori; ma il suo carattere, le sue attitudini, i suoi presentimenti lo spinsero ad una vita più militante. Orientò i suoi studi di specializzazione verso il diritto e ottenne la laurea, con voti brillanti, nel 1845.
L’Ecuador era sorto nel 1830, dallo smembramento della Colombia di Bolivar. Il presidente, il Generale Flores, fedele di Bolivar, aveva imposto al paese una costituzione ultra-liberale e anticattolica (come sempre la tolleranza di tutti i culti venne decretata insieme all’intolleranza nei confronti della religione di Cristo e del clero cattolico). Legato alla massoneria della Nuova Granada tentò invano, con il pretesto della beneficenza, di istituire delle logge di confratelli nel paese. Nel 1845, con un paese in preda alla corruzione e alla violenza sulla popolazione, si scatenò una guerra civile che, nel giro di due mesi si concluse con la schiacciante sconfitta di Flores. Sotto il nuovo presidente Roca la situazione economica e sociale non dava alcun cenno di miglioramento e nell’aprile 1846 nacque “La frusta”, un settimanale satirico fondato da Garcia Moreno che contribuì notevolmente a screditare il nuovo incapace e governo. Mentre la crisi nel paese si accentuava, giunsero notizie del tentativo da parte di Flores di voler riprendere il potere con la forza. Moreno allora mise da parte la propria ostilità nei confronti di Roca e fondò il “vendicatore” che contribuì, con la proposta d’interdizione dei rapporti commerciali con le nazioni europee che avessero sostenuto il tentativo di invasione, a far fallire il bellicoso progetto di Flores (progetto che non verrà mai abbandonato ed anzi, negli anni successivi assisteremo ancora a vari tentativi del generale di riconquistare il potere, fortunatamente tutti falliti). Scongiurato il pericolo, la fondazione del nuovo giornale “El diablo” turbò alquanto la dolce quiete del presidente Roca, dei suoi ministri e dei suoi funzionari, ma senza impedire tuttavia le loro speculazioni a danno del paese. Fino alla conclusione del mandato essi continuarono a sfruttare l’Ecuador, condannando alla deportazione chiunque osasse lamentarsi e protestare. Con l’elezione del nuovo presidente Naboa, a cui la massoneria non aveva perdonato il fallito allontanamento dei gesuiti dall’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno continuò la sua campagna politica contro i liberali corrotti, pubblicando anche un libello in difesa dei gesuiti (“Defensa de los Jesuitsas”). Nel 1851, il colpo di stato del generale Urbina, liberale radicale vicino alla massoneria, scacciò Noboa dalla presidenza e lo esiliò in Perù. Urbina inaugurò un vero e proprio regno del terrore; per soddisfare il suo odio si accanì contro i Gesuiti e votò la loro deportazione nonostante le proteste del popolo. Garcia Moreno, in mezzo ad un popolo terrorizzato, quando la stampa era proibita e la tribuna rimaneva muta, non esitò ad inchiodare alla gogna l’onnipotente dittatore sulle colonne del suo nuovo giornale “La Nacion”. Impossibile da eliminare fisicamente a causa della sua notorietà tra il popolo, Garcia Moreno fu esiliato a Parigi nel 1853.
L’incontro con l’Europa fu l’occasione per approfondire gli studi sul diritto cristiano, leggere la famosa opera dell’abate Rohrbacher “La storia universale della Chiesa Cattolica” e riscoprire una fede autenticamente vissuta (riscoperta resa necessaria da anni di politica militante che ne avevano parzialmente ostacolato la pratica). L’esilio così, lo aveva reso grande e maturo, pronto all’imminente rivincita cattolica e sociale dell’Ecuador.
Nel 1856, grazie ad una proposta parlamentare di amnistia, gli amici di Garcia Moreno chiesero un salvacondotto per questo grande e famoso cittadino e per accattivarsi le simpatie della popolazione, il nuovo presidente Roblez acconsentì. Riaccolto in patria Moreno fu eletto al senato nel 1857 e si distinse per interventi a favore della riduzione delle imposte, per il miglioramento dell’istruzione pubblica e tentò di far approvare invano una legge che richiedeva la chiusura di tutte le logge massoniche del paese. Negli anni tra il 1959 e il 1860 l’ennesimo colpo di stato militare portò a capo del governo il generale Franco che, dopo aver soppiantato gli avversari Roblez e Urbina, deteneva tutto il potere nelle sue mani e meditava di cedere parte del territorio nazionale al Perù che lo aveva aiutato nella conquista del potere. Anche questa ennesima minaccia fu sventata da Garcia Moreno che presiedeva un governo provvisorio a cui aderivano tutte le province dell’interno: la vittoria riportata sul traditore fu un trionfo non solo per la nazione ma anche per tutti i buoni cattolici che ebbero così in pugno l’occasione di forgiare un nuovo stato secondo i principi della regalità sociale di Cristo. Il progetto di costituzione, discusso nei mesi dopo la vittoria e promosso in prima linea da Garcia Moreno (nel frattempo eletto presidente dell’Ecuador), oltre a importanti riforme sul piano elettorale e amministrativo proponeva la religione cattolica come unica religione dello stato, escludendone ogni altra e si decise di stipulare al più presto un concordato con la Chiesa. Furono questi anni fondamentali in cui tutto il paese fu investito da una grande riforma sociale, politica ed economica che non si esaurì solo sul piano materiale ma fu saggiamente accompagnata da una più lodevole riforma spirituale che grazie al concordato, permetteva alla Chiesa di proseguire la propria missione evangelizzatrice in Ecuador, solo pochi anni prima osteggiata dai massoni liberali. Sola, circondata da stati ormai caduti vittime del virus della rivoluzione, questa piccola nazione del sud america riconobbe quale fosse lo stato normale della società e la vera libertà restituendosi al “governo di Dio”. Di pari passo con queste importanti riforme cresceva l’odio settario dei liberali, che non si lasciavano sfuggire occasione per insultare Moreno dalle colonne dei propri giornali, accusandolo di connivenza con la Chiesa e di essere cieco innanzi al nuovo spirito della libertà e dei diritti umani, che da Parigi ormai aveva invaso tutto il mondo. Dopo essere sfuggito ad un attentato nel 1864, ordito dai massoni innanzi ad un rivale impossibile da sconfiggere con le armi della politica, il 15 maggio 1865 Garcia Moreno fece eleggere alla presidenza Carron, un suo sodale (la costituzione vietava di candidarsi per due mandati consecutivi). Il nuovo presidente iniziò la sua carriera con un solenne messaggio di completa adesione alla politica sino ad allora adottata da Garcia Moreno, ma circondatosi di uomini d’estrazione liberale, finì ben presto col governare in modo opposto al programma dichiarato. Inviato nel 1866 in Cile per negoziare un trattato commerciale, Garcia Moreno sfuggì all’ennesimo attentato massonico e riuscì a ritornare in patria. Sbarazzatisi di Carron, i liberali promossero a presidente Espinosa, un uomo timido e scrupoloso che divenne ben presto schiavo delle funzioni parlamentari e legali con grave danno del partito conservatore. Espinosa era dunque troppo debole per poter rappresentare una valida alternativa a Garcia Moreno, candidato e nuovamente eletto presidente nel 1869. Il suo secondo mandato rimane caratterizzato ancora una volta dalla forte carica cristiana e sociale, che gli permise non solo di ristabilire pienamente il concordato, ma anche di varare una costituzione veramente cattolica, che comprendeva anche la consacrazione della nazione al Sacro Cuore di Gesù. Non solo, Garcia Moreno si adoperò anche per riformare l’istruzione, risollevare economicamente le casse dello stato, ristrutturare carceri e ospedali e donare al paese una rete infrastrutturale moderna. In questa apoteosi dello stato cristiano c’erano però ancora alcune zone d’ombra dove i liberali e i massoni covavano la loro vendetta nei confronti del presidente cattolico. Fu deciso che Garcia Moreno doveva morire. Il 6 agosto 1875 il presidente, mentre usciva dalla cattedrale di Quito, dove era andato ad adorare il Santissimo Sacramento, fu accoltellato da un gruppo di facinorosi, giovani e debosciati liberali prestati al gioco massonico. Il capo del gruppo, un certo Rayo, colpendolo ferocemente gli gridò «Muori, carnefice della libertà!» e Garcia Moreno ebbe ancora qualche istante per pronunciare una breve ma significativa frase: «Dio non muore!». Era la fine dell’Ecuador simbolo per eccellenza del moderno stato cattolico, senza la guida singolarmente illuminante del proprio presidente il paese ripiombò nel giogo del liberalismo e della rivoluzione nel giro di pochi anni.
La storia di Garcia Moreno, il più grande presidente cattolico della storia moderna, è la storia di una delle molte sconfitte che hanno caratterizzato la Chiesa negli ultimi due secoli. Distrutto, dilaniato e consunto il mondo cattolico sembra essere indirizzato sul proverbiale viale del tramonto. Innanzi a questi anni ferrigni è facile lasciarci scoraggiare, ma proprio la voce del grande presidente dell’Ecuador si eleva a monito per ricordarci che comunque andrà noi non perderemo mai perché, anche se noi mortali possiamo essere sconfitti, Dio non muore!
Luca Fumagalli Fonte: Il Cinghiale Corazzato, foglio di informazione e cultura a cura della CAP dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, numero 29, agosto 2009"




http://elotroecuador.files.wordpress.com/2008/08/p1030225.jpg


"L'immagine del Sacro Cuore intronizzata nel Parlamento dell'Equatore"


http://www.michaeljournal.org/images/ecuador.jpg






Luca, Sursum Corda!

Holuxar
07-08-19, 00:34
Oggi 6 AGOSTO 2019 (festa liturgica della TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO e primo giorno della NOVENA ALLA MADONNA DELL’ASSUNTA) ricordiamo i cattolici giapponesi vittime del terrorismo giudaico-massonico-statunitense a Hiroshima e Nagasaki (6-9 agosto del 1945) ed il martirio dell'eroico politico e presidente CATTOLICO CONTRORIVOLUZIONARIO (e non mero "conservatore"!!) ispano-ecuadoriano Gabriel Gregorio García y Moreno y Morán de Buitrón (Guayaquil, 24 dicembre 1821 – Quito, 6 agosto 1875)...«Dios no muere!» (Dio non muore!)...


http://www.andrewcusack.com/garciamor1.jpg


Gabriel Garcia Moreno – il quale nutriva una grande devozione nei confronti del Sacro Cuore di NSGC e fu ucciso da sicari della massoneria anche per questo oltre che per ragioni politiche, può essere considerato un martire della fede seppur non beatificato ufficialmente - fu il Presidente dell'Ecuador dal 2 aprile 1861 al 30 agosto 1865 e dal 10 agosto 1869 al 5 agosto 1875; questa è l'immagine del Sacro Cuore intronizzata nel Parlamento dell'Equatore, infatti nel 1873 egli consacrò la sua patria al Sacro Cuore:


http://www.michaeljournal.org/images/ecuador.jpg



Due libri essenziali su di lui ed altri articoli in lingua italiana:


Antonio Socci e Rino Camilleri, Pio IX e Garcia Moreno, Il Papa "scomodo" e il Presidente Cattolico, Edizioni Krinon 1988.
http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01e0549f67c1b1f348&time=&type=4


http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01e0549f67c1b1f348&time=&type=4



Franco Adessa, Gabriel Garcia Moreno, Edizioni Civiltà, Brescia 1997.
https://www.effedieffeshop.com/pimages/Gabriel-Garcia-Moreno-extra-big-1340-636.jpg


https://www.effedieffeshop.com/pimages/Gabriel-Garcia-Moreno-extra-big-1340-636.jpg



“Articolo di Luca Fumagalli (6 agosto 1875: anniversario dell'assassinio di Garcia Moreno):
Gabriel Garcia Moreno: la politica al servizio di Cristo Re | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2012/07/gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-di-cristo-re/)
https://i0.wp.com/radiospada.org/wp-content/uploads/2012/07/81837-01.jpg




“Gabriel Garcia Moreno: la politica al servizio della Regalità sociale di Cristo.”
https://forum.termometropolitico.it/13041-gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-della-regalita-sociale-di-cristo.html
https://forum.termometropolitico.it/13041-gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-della-regalita-sociale-di-cristo-3.html
“6 agosto - Servo di Dio Gabriel Garcia Moreno, martire.”
https://forum.termometropolitico.it/438055-6-agosto-servo-di-dio-gabriel-garcia-moreno-martire.html
https://forum.termometropolitico.it/438055-6-agosto-servo-di-dio-gabriel-garcia-moreno-martire-3.html
“Gabriel Garcia Moreno.”
https://forum.termometropolitico.it/13035-gabriel-garcia-moreno.html
“Una repubblica fondata sulla dottrina sociale cattolica: l’Ecuador di Garcia Moreno.”
https://forum.termometropolitico.it/485254-una-repubblica-fondata-sulla-dottrina-sociale-cattolica-l-ecuador-di-garcia-moreno.html
“CULTURA - «Diòs no muére!» Il conservatorismo cattolico di Gabriel García Moreno.”
https://forum.termometropolitico.it/626812-cultura-dios-no-muere-il-conservatorismo-cattolico-di-gabriel-garcia-moreno.html


“6-9 agosto UN GENOCIDIO MASSONICO DI CATTOLICI: HIROSHIMA e NAGASAKI.”
https://forum.termometropolitico.it/677198-6-9-agosto-un-genocidio-massonico-di-cattolici-hiroshima-e-nagasaky.html
“Le bombe di Hiroshima e Nagasaki e il massone Truman.”
https://forum.termometropolitico.it/677215-le-bombe-di-hiroshima-e-nagasaki-e-il-massone-truman.html


“La resistenza dimenticata dei samurai cristiani di Rino Cammilleri da: Il Timone”
https://forum.termometropolitico.it/429516-samurai-cattolici.html
https://forum.termometropolitico.it/629635-il-massacro-di-shimabara-e-l-onore-dei-samurai-cattolici.html




Quel dubbio atroce: la Bomba su Nagasaki per punire il Papa - IlGiornale.it (http://www.ilgiornale.it/news/politica/dubbio-atroce-bomba-su-nagasaki-punire-papa-1159529.html)
“Quel dubbio atroce: la Bomba su Nagasaki per punire il Papa
La città giapponese distrutta dall'atomica dopo Hiroshima era la più cattolica del Paese. E gli Alleati non amavano Pio XII Renato Farina - Dom, 09/08/2015”
http://ciaosilvia.forumfree.it/?t=72850755
I cattolici e le bombe atomiche in Giappone: un ricordo a 70 anni dalla strage | lafedequotidiana.it (http://www.lafedequotidiana.it/i-cattolici-e-le-bombe-atomiche-in-giappone-un-ricordo-a-70-anni-dalla-strage/)


"I miracoli del Rosario a Hiroshima e Nagasaki."
https://www.radiospada.org/2019/08/i-miracoli-del-rosario-a-hiroshima-e-nagasaki/
“La lezione del Giappone | Radio Spada”
La lezione del Giappone | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2014/01/la-lezione-del-giappone/)
“Omelia di Pio XI in occasione della consacrazione del primo vescovo giapponese”
Omelia di Pio XI in occasione della consacrazione del primo vescovo giapponese | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2015/08/omelia-di-pio-xi-in-occasione-della-consacrazione-del-primo-vescovo-giapponese/)
"OMELIA DI SUA SANTITÀ PIO XI IN OCCASIONE DELLA CONSACRAZIONE DEL PRIMO VESCOVO GIAPPONESE MONSIGNOR HAYOSAKA, VESCOVO DI NAGASAKI Fonte:Vatican.va
Festa di Cristo Re Basilica Vaticana Domenica 30 ottobre 1927 A Mons. Hayosaka, Vescovo di Nagasaki.”







6 AGOSTO 2019: inizio NOVENA (dal 6 al 14 agosto) IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA AL CIELO; TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE…



«6 AGOSTO TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE»
Guéranger, L'anno liturgico - Trasfigurazione di Nostro Signore (http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm




Trasfigurazione - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/trasfigurazione/)
http://www.sodalitium.biz/trasfigurazione/
«6 agosto, Trasfigurazione di Nostro Signore Cristo Gesù.
Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito hai confermato i misteri della fede con la testimonianza dei padri e, con voce partita da nube luminosa, hai meravigliosamente proclamata la perfetta adorazione dei figli, concedici, propizio, di poter divenire coeredi del Re della gloria e partecipi della sua medesima gloria.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/trasfigurazione-1-189x300.jpg
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Transfiguration-Rubens-copia.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/trasfigurazione-1-189x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Transfiguration-Rubens-copia.jpg



Novena alla B. V. Maria Assunta in Cielo (dal 6 al 14 agosto) - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/novena-alla-b-v-maria-assunta-cielo-dal-6-al-14-agosto/)
«Novena alla B. V. Maria Assunta in Cielo (dal 6 al 14 agosto).
Allegrezze di Maria in Cielo.
1 – Rallegratevi, o Sposa dello Spirito Santo, per quella gioia che ora godete in Paradiso, perché per la vostra purezza e virginità siete esaltata in corpo ed anima sopra tutti i cori angelici. Ave Maria.
2 – Rallegratevi, o vera Madre di Dio, per quel piacere che godete in Paradiso, perché come il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così Voi col vostro splendore adornate ed illuminate tutto il Paradiso. Ave Maria.
3 – Rallegratevi, o Figlia di Dio, per quel gaudio che ora godete in Paradiso, perché tutte le gerarchie degli Angeli e tutti gli spiriti beati vi onorano, riconoscendovi per Madre del loro Creatore e ad ogni minimo cenno vi sono ubbidientissimi. Ave Maria.
4 – Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per quell’allegrezza che godete in Paradiso, perché tutte le grazie che domandate al vostro Figlio vi sono subito concesse; anzi non si concede grazia in terra che non passi per le vostre santissime mani. Ave Maria.
5 – Rallegratevi, o augustissima Regina, perché Voi sola meritaste di sedere alla destra del vostro SS. Figlio, il quale siede alla destra del suo divin Padre. Ave Maria.
6 – Rallegratevi, o Speranza dei peccatori e Rifugio dei tribolati, per l’allegrezza che avete in Paradiso, perché tutti quelli che vi lodano e riveriscono, il divin Padre li premierà in questo mondo con la sua santa grazia, e nell’altro con l’immensa gloria del Cielo. Ave Maria.
7 – Rallegratevi, Madre, Figlia e Sposa di Dio, perché tutte le grazie, tutti i gaudi, le allegrezze e i favori che godete in Paradiso, non diminuiranno mai, anzi aumenteranno fino al giorno del giudizio e dureranno per tutti i secoli dei secoli. Ave Maria.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Varallo_Sesia_Sacro_Monte_di_Varallo_025.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Varallo_Sesia_Sacro_Monte_di_Varallo_025.jpg



SANTE MESSE CATTOLICHE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”
www.oratoriosantambrogiombc.it


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».





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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
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“Orazione per la Trasfigurazione di Nostro Signore (6.8) --->”
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«6 agosto, Trasfigurazione di Nostro Signore Cristo Gesù.
Mentre infatti "il suo volto risplendeva come il sole - dice di Gesù il Vangelo - le sue vesti divennero bianche come la neve" (Mt 17,2). Ora quelle vesti, d'un tale splendore di neve - osserva san Marco - che nessun tintore potrebbe farne di così bianche sulla terra (Mc 9,2), che altro sono se non i giusti, inseparabili dall'Uomo-Dio e suo regale ornamento, se non la tunica inconsutile, che è la Chiesa, e che Maria continua a tessere al suo Figliuolo con la più pura lana e con il più prezioso lino? Sicché, per quanto il Signore, attraversato il torrente della sofferenza, sia personalmente già entrato nella sua gloria, il mistero della Trasfigurazione non sarà completo se non allorché l'ultimo degli eletti, passato anch'egli attraverso la laboriosa preparazione della prova e gustata la morte, avrà raggiunto il capo nella sua resurrezione. O volto del Salvatore, estasi dei cieli, allora risplenderanno in te tutta la gloria, tutta la bellezza e tutto l'amore. Manifestando Dio nella diretta rassomiglianza del suo Figliuolo per natura, tu estenderai le compiacenze del Padre al riflesso del suo Verbo che costituisce i figli di adozione, e che vagheggia nello Spirito Santo fino alle estremità del manto che riempie il tempio (Is 6,1)" (dom Prosper Guéranger).
Nel quadro di Rubens: in alto la scena della Trasfigurazione sul monte Tabor con san Pietro, san Giacomo e san Giovanni; in basso ai piedi del monte gli altri Apostoli con l'indemoniato epilettico e gli scribi. Dalla bacheca di don Ugo Carandino.»

«6 agosto 1456. János Hunyadi (nobile della Transilvania che combatteva i Turchi da due decenni a capo dell'Esercito ungherese) e San Giovanni da Capestrano (Frate francescano) a Belgrado (Nándorfehérvá) sconfiggono l'esercito ottomano guidato dal sultano Maometto II. Papa Callisto III, durante l'assedio, ordina la campana di mezzogiorno per invitare i credenti a pregare per la vittoria. San Giovanni da Capestrano, unico alleato di János Hunyadi, incaricato dal Papa di predicare in favore della crociata, fu così efficace che i contadini ed i piccoli proprietari terrieri, male armati ma pieni di entusiasmo, si aggregarono all'esercito di Hunyadi alla maggior gloria di Dio. Questa vittoria decide la sorte della cristianità.»

«“L'evangelizzazione del Giappone ha una precisa data d'inizio: il 15 agosto 1549, giorno in cui lo spagnolo Francisco Javier, fondatore insieme a sant'Ignazio di Loyola dell'Ordine dei Gesuiti, sbarcò nell'arcipelago provenendo dalla penisola di Malacca. Il 6 e 9 agosto del 1945 gli abitanti di Hiroshima (6) e Nagasaki (9) morirono polverizzati (RIP) durante gli attentati di terrorismo firmati "Zio Tom". La comunità di Nagasaki era a maggioranza cattolica.”
“Our Lady statue at Orua Cathedral, Nagasaki, Japan, ca. 1933”
“Cattedrale Urakami, Nagasaki, Giappone, ca. 1933, prima degli attentati di terrorismo. La bomba atomica che fu lanciata (il 9) dagli Yankee su Nagasaki è esplosa a soli 500 metri dalla cattedrale distruggendola completamente. La Messa per le vittime si è celebrata sei giorni dopo - il 15 agosto 1945 - nella chiesa dell'Assunzione di Maria.
6 agosto 1945. Vile "esportazione di democrazia" e di "diritti civili" sulla cittadina di Hiroshima. Si stimano più di 100.000 morti fra i soli residenti inermi. L'oscuro Medioevo !!!! + R. I. P. +»

«Dios no muere! In memoria di Gabriel Garcia Moreno, assassinato il 6 agosto 1875 da un gregario degli "esportatori di democrazia".»
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/teologia-politica/1190-teologia-politica-n-67-gabriel-garcia-moreno-dios-no-muere.html

“Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Incipit della Formula Hormisdae, spesso ripetuta negli Atti del Concilio Vaticano (1870):
«Prima salus est, regulam rectae fidei custodire et a constitutis Patrum nullatenus deviare. Et quia non potest Domini Nostri Jesu Christi praetermitti sententia dicentis: Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam. Haec quae dicta sunt rerum probantur effectibus, quia in sede apostolica immaculata est semper Catholica conservata religio».
«Prima condizione per la salvezza è quella di custodire la norma della retta fede e non deviare in alcun modo da quanto è stato stabilito dai Padri. E non si può trascurare l'espressione del Signore Nostro Gesù Cristo, che dice: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Questa affermazione è provata dai fatti, perché nella Sede Apostolica la religione cattolica è stata sempre conservata pura».
Eterno Padre, intendo onorare sant'Ormisda, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questo santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant'Ormisda possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

“L'Istituto Mater Boni Consilii è l'unico Istituto religioso presente in Italia che rifiuta il compromesso col modernismo. L'Istituto Mater Boni Consilii vive di sole donazioni da parte dei fedeli.
Sito: Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii (http://www.sodalitium.biz/)
Le Sante Messe: Sante Messe - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/)
Donazioni: https://www.paypal.me/Sodalitium
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La rivista: Sodalitium - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sodalitium/)
La casa editrice:https://www.sodalitiumshop.it/”

“Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/la-questione-del-papa-eretico.html
"Complotto contro la Chiesa e la società civile - La Massoneria e l'Alta Vendita Suprema ---> https://youtu.be/Yq80fiJvVAc "
“Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede.”
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https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
Ant. Ben. Et ecce, * vox de nube dicens: Hic est Fílius meus diléctus, in quo mihi complácui; ipsum audíte, allelúja.
Ed ecco * dalla nube una voce che disse: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo, alleluia.
Ant. Magn. Et audiéntes * discípuli cecidérunt in fáciem suam et timuérunt valde: et accéssit Jesus, et tétigit eos dixítque eis: Súrgite et nolíte timére, allelúja.
Udito ciò, * i discepoli caddero bocconi per terra e furon presi da gran paura: ma Gesù s'accostò, li toccò e disse loro: Alzatevi e non temete, alleluia.”
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“TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore» da sant'Anastasio sinaita, vescovo.
(Nn. 6-10; Mélanges d'archéologie et d'histoire, 67 [1955] 241-244)
È bello restare con Cristo!
Il mistero della sua Trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perché, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinità e così offrire loro un'immagine prefigurativa del regno dei cieli. E proprio perché la distanza di quelle realtà a venire non fosse motivo di una fede più languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
L'evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che voleva, aggiunse: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E là fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17, 1-3).
Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e insieme la gloria del Cristo.
Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce ci chiama a sé insistentemente dall'alto. Portiamoci là sollecitamente. Anzi, oserei dire, andiamoci come Gesù, che ora dal cielo si fa nostra guida e battistrada. Con lui saremo circondati di quella luce che solo l'occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata.
Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni.
Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).
Realmente, o Pietro, è davvero «bello stare qui» con Gesù e qui rimanervi per tutti i secoli. Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce?
Certo ciascuno di noi sente di avere con sé Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: «È bello per noi restare qui», dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l'anima rimane immersa nella pace, nella serenità e nelle delizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che egli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtà dei secoli futuri.
Antiphona. Christus Jesus, * splendor Patris et figúra substántiæ ejus, portans ómnia verbo virtútis suæ, purgatiónem peccatórum fáciens, in monte excélso gloriósus apparére hódie dignátus est.
Antifona. Cristo Gesù, * splendore del Padre, e figura della sua sostanza, che tutto sostiene colla potenza del suo verbo, dopo aver fatta la purificazione dei peccati, oggi s'è degnato di mostrarsi glorioso su un'alta montagna.”
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“TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
Doppio di II classe.
Paramenti bianchi.
Guéranger, L'anno liturgico - Trasfigurazione di Nostro Signore (http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm
La festa della Trasfigurazione di Gesù era da molto tempo celebrata il 6 agosto in diverse chiese d'Oriente e d'Occidente.
La Santa Chiesa Romana ricorda il mistero della Trasfigurazione del Signore il Sabato delle Quattro Tempora di Quaresima e la Seconda Domenica di Quaresima. Gli Armeni la celebrano a partire dal secolo IV ed è una delle loro solennità principali. I Greci festeggiano la Trasfigurazione la settima domenica dopo Pentecoste, commemorandola anche il 6 agosto. In Occidente fu Papa Callisto III, nel 1457, a estenderla a tutta la Chiesa per ringraziare il Salvatore della vittoria che i Cristiani, guidati da san Giovanni da Capestrano e da Janos Hunyadi, avevano ottenuta sui Turchi a Belgrado il 22 luglio 1456. La data, la stessa in cui a Roma giunse la notizia ufficiale della vittoria (6 agosto 1456) coincide provvidenzialmente col settimo mese dall'Epifania: i fulgori del Dio-Uomo si manifestano pienamente con la testimonianza di Dio Padre, della Legge rappresentata da Mosè e dei Profeti rappresentati da Elia.
Pio X innalzò tale festa al grado di doppio di II classe.
SANTA MESSA
- All'Epistola.
Qualche falso dottore negava la potenza divina di Gesù e il suo ritorno glorioso. San Pietro lo confuta dicendo, che sulla montagna santa egli ha visto la divina maestà del Cristo, che è un pegno della sua potenza e della realtà della sua venuta gloriosa. Del resto anche le profezie sono là per illuminarci in mezzo alle oscurità della nostra condizione umana.
* Sermone di san Leone papa.
Sermone sulla Trasfigurazione, prima della metà.
Il Signore manifesta la sua gloria davanti ai testimoni che ha scelto, e quella forma corporale che gli è comune col resto degli uomini la fa risplendere di tale fulgore, che la sua faccia è scintillante come il sole, e le sue vesti bianche come la neve. Con questa trasfigurazione egli certo si proponeva soprattutto di togliere dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce; e far sì che l'ignominia volontaria della sua passione non sconcertasse coloro davanti ai quali avrebbe svelato l'eccellenza della sua nascosta dignità. Ma con non minore provvidenza egli fondava la speranza della santa Chiesa, con che conoscendo l'intero corpo di Cristo quale trasformazione gli era riservata, ciascun dei membri potesse ripromettersi di partecipare alla gloria onde aveva visto risplendere il capo.
Ma volendo confermare gli Apostoli ed elevarli ad una scienza perfetta, egli racchiuse un altro ammaestramento in questo miracolo. Mosé infatti ed Elia, la legge cioè e i profeti, apparvero in conversazione col Signore; così che nella presenza di queste cinque persone si compiva esattamente ciò che sta scritto: «Sul deposto di due o tre testimoni si stabilisce ogni cosa» (Deut. 19,15). Che di più stabile, che di più certo di questa cosa, cui la tromba del vecchio e del nuovo Testamento annunziano concordemente, intorno alla quale gli istrumenti delle antiche testimonianze concordano colla dottrina evangelica? Infatti le pagine delle due alleanze s'accordano insieme perfettamente; e colui che le figure aveano preannunziato sotto il velo dei loro misteri, ora si mostra scoperto nello splendore della sua gloria.
Pertanto l'Apostolo Pietro animato da queste rivelazioni di cose misteriose, sprezzante del mondo e infastidito della terra, si lascia trasportare fuori di sé fino all'estasi dei desideri eterni; e nel colmo della gioia per tutto quello che vede, domanda di rimaner con Gesù là dove lo diletta la manifestazione della sua gloria. E perciò esclama: «Signore, è bene per noi lo stare qui; se vuoi, facciamo tre tende, una per te, una per Mosé e una per Elia» (Matt. 17,4). Ma a questa proposta il Signore non rispose, mostrando così che il suo desiderio, sebbene non fosse cattivo, però non era ordinato, perché il mondo non poteva essere salvato se non colla morte di Cristo, e perché la fede dei credenti dall'esempio del Signore apprendesse, che, nelle tentazioni di questa vita, se non si deve mai dubitare delle promesse della beatitudine, tuttavia occorre domandare piuttosto la pazienza che la gloria.
** Omelia di san Giovanni Crisostomo.
Omelia 57 su Matteo, al principio.
Il Signore aveva sovente, parlato ai discepoli di pericoli, sovente della sua passione, sovente della loro stessa morte, e aveva ingiunto molte cose dure e ardue; e tutto questo per la vita presente, e per un tempo più prossimo, mentre i beni erano nella speranza e nell'aspettativa: come ad esempio, che salverebbero l'anima propria perdendo la vita; ch'egli sarebbe venuto nella gloria del Padre suo a rendere il premio; e per renderli ancora più certi di ciò colla stessa vista, e per mostrare cos'è questa gloria colla quale sarebbe venuto, la scopre loro, e la fa vedere per quanto potevano contemplarla in questa vita presente, affinché oggi, massimamente Pietro, non si rattristassero né della propria, né della morte del Signore.
E guarda come procede nel parlare del regno della geenna. Dicendo: «Chi ama la vita sua, la perde; e chi la perderà per me, la salverà» (Joann 12,25); e dicendo: «Renderà a ciascuno secondo le opere sue» (Matth. 16,27), egli designò e il regno e la geenna. Quindi dopo aver parlato dell'uno e dell'altra, fa sì vedere cogli occhi il regno, ma non già la geenna, perché ciò sarebbe stato necessario solo con uomini più rozzi e più ignoranti; ma essendo essi virtuosi e sensati, bastò confermarli colla vista del meglio. E ciò era anche molto più conveniente per lui stesso. Tuttavia non scartò del tutto l'altro mezzo, e talvolta mette quasi sotto gli occhi l'orribile quadro della geenna, come quando ritrae la storia di Lazzaro, e la parabola del creditore che reclama cento denari.”
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“SANTI SISTO II, Papa, e FELICISSIMO E AGAPITO, Diaconi, Martiri.
Paramenti rossi.
1. SAN SISTO II, Papa e Martire.
Grecia?,? - Roma, 6 agosto 258.
XXIV Papa della Chiesa cattolica.
Elezione: 30 agosto 257.
Fine pontificato: 6 agosto 258.
Predecessore: papa santo Stefano I.
Successore: papa san Dionisio.
Sepoltura e Santuario principale: Basilica di San Sisto Vecchio.
Attributi: Tiara papale, pastorale, palma del martirio, vesti clericali.
Patrono di: Bellegra, Caldonazzo, Castelpoggio, Colle d'Anchise, Girgenti di Pescorocchiano, Gombito, Joppolo, Manerbio, Morbello, Nocelleto di Carinola, Onelli di Cascia, Pomezzana, Verolanuova, Villa Collemandina.
2. SANTI FELICISSIMO E AGAPITO, Diaconi e Martiri.
† Roma, 6 agosto 258.
Il Papa San Sisto II fu martirizzato, nello stesso oratorio in cui era stato sorpreso a celebrare una sinassi, con i due diaconi Felicissimo e Agapito, durante la crudele persecuzione di Valeriano, il 6 agosto 258. Il suo nome è iscritto nel Canone della Messa fra i Papi.
* Sisto II, Ateniese, da filosofo fattosi discepolo di Cristo, accusato nella persecuzione di Valeriano di predicare pubblicamente Cristo, è arrestato e trascinato nel tempio di Marte, dove lo si minaccia della pena del capo se non sacrifica a quest'idolo. Ma ricusatosi con somma costanza a questa empietà, mentre è condotto al martirio fattoglisi incontro san Lorenzo e dicendogli con dolore:«Padre, dove vai senza il tuo figlio? Santo Pontefice, dove t'affretti senza il tuo ministro?». Risponde: «Io non ti abbandono, o figlio, ti sono riserbati maggiori cimenti per la fede di Cristo: fra tre giorni mi seguirai, il levita seguirà il sacerdote: frattanto, se hai qualche cosa nei tesori, dallo ai poveri». Egli dunque fu ucciso lo stesso giorno insieme coi diaconi Felicissimo e Agapito, e coi suddiaconi Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, e fu sepolto nel cimitero di Callisto il 6 di Agosto; gli altri invece nel cimitero di Pretestato. Regnò undici mesi e dodici giorni. Nel qual tempo tenne un'ordinazione nel mese di Dicembre, e creò quattro preti, sette diaconi e due vescovi.
P.S. La Commemorazione è già presente nel link della Santa Messa della festa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo.”



«NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA AL CIELO
(6 - 14 Agosto)
℣. Deus, ☩ in adiutorium meum intende.
℞. Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri.
[℣. Provvedi, ☩ o Dio, al mio soccorso.
℞. Signore, affrettati ad aiutarmi.
Gloria al Padre.]
In questa sacra Novena, figurandoci d'esser presenti alla gloriosa Assunzione di Maria Santissima, ne accompagneremo con divoto tripudio il vago trionfo; ed in memoria di quella misteriosa corona di dodici stelle onde fu coronata in cielo, le offriremo questa picciola corona di dodici salutazioni angeliche ed altrettante affettuose benedizioni, dicendo:
I.Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste invitata dal vostro diletto al cielo. Ave.
II. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste assunta dagli Angeli santi in cielo. Ave.
III. Sia benedetta, o Maria, l'ora in cui foste incontrata da tutta corte del cielo. Ave.
IV. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste ricevuta con tanto onore in cielo. Ave.
V. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste collocata alla destra del vostro Figlio in cielo. Ave.
VI. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste coronata con tanta gloria in cielo. Ave.
VII. Sia benedetta, o Maria, l'ora in cui foste intitolata Figlia, Madre e Sposa di Dio nel cielo. Ave.
VIII. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste riconosciuta Regina sovrana di tutto il cielo. Ave.
IX. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste venerata da tutti gli spiriti beati del cielo. Ave.
X. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste costituita Avvocata nostra in cielo. Ave.
XI. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale cominciaste a pregare per noi in cielo. Ave.
XII. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale vi degnerete di ricevere noi tutti in cielo. Ave.
℣. Assumpta est Maria in cœlum, gaudent Angeli.
℞. Laudantes benedicunt Dominum.
Orémus.
Famulorum tuorum, quæsumus, Domine, delictis ignosce; ut, qui tibi placere de actibus nostris non valemus, Genitricis Filii tui Domini nostri intercessione salvemur: Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculorum. Amen.
℣. Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.
℞. Amen.
[℣. Maria è stata assunta in cielo: ne gioiscono gli Angeli.
℞. Ne lodano e benedicono il Signore.
Preghiamo.
Perdona, o Signore, i delitti dei tuoi servi: affinché noi che non possiamo placarti con le nostre azioni, veniamo salvati per l'intercessione della Madre del Figlio tuo e Signor nostro, che con te vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia.
℣. La Vergine Maria benedica noi e tutti i suoi devoti.
℞. Amen.]»
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«6 AGOSTO 2019: TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE.
"O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito confermasti con la testimonianza dei patriarchi i misteri della fede, e con la voce uscita dalla nube luminosa proclamasti mirabilmente la perfetta adozione dei figli, concedici, nella tua bontà, di divenire coeredi della gloria e partecipi della medesima" (Colletta del giorno). Nobile formula, che riassume la preghiera della Chiesa e ci presenta il suo pensiero in questa festa di testimonianza e di speranza.
Senso del mistero.
Ma è bene osservare subito che la memoria della gloriosa Trasfigurazione è già stata fatta due volte nel Calendario liturgico: la seconda Domenica di Quaresima e il Sabato precedente. Che cosa significa ciò, se non che la solennità odierna ha come oggetto, più che il fatto storico già noto, il mistero permanente che vi si ricollega, e più che il favore personale che onorò Simon Pietro e i figli di Zebedeo, il compimento dell'augusto messaggio di cui essi furono allora incaricati per la Chiesa? Non parlate ad alcuno di questa visione, fino a quando il Figlio dell'uomo non sia risuscitato dai morti (Mt 17,9). La Chiesa, nata dal costato squarciato dell'Uomo-Dio sulla croce, non doveva incontrarsi con lui faccia a faccia quaggiù; e quando, risuscitato dai morti, avrebbe sigillato la sua alleanza con lei nello Spirito Santo, solo della fede doveva alimentarsi il suo amore. Ma, per la testimonianza che supplisce la visione, nulla doveva mancare alle sue legittime aspirazioni di conoscere.
La scena evangelica.
A motivo di ciò, appunto per lei, in un giorno della sua vita mortale, ponendo tregua alla comune legge di sofferenza e di oscurità che si era imposta per salvare il mondo, egli lasciò risplendere la gloria che colmava la sua anima beata. Il Re dei Giudei e dei Gentili (Inno dei Vespri) si rivelava sul monte dove il suo pacifico splendore eclissava per sempre i bagliori del Sinai; il Testamento dell'eterna alleanza si manifestava, non più con la promulgazione d'una legge di servitù incisa sulla pietra, ma con la manifestazione del Legislatore stesso, che veniva sotto le sembianze dello Sposo a regnare con la grazia e lo splendore sui cuori (Sal 44,5). La profezia e la legge, che prepararono le sue vie nei secoli dell'attesa, Elia e Mosè, partiti da punti diversi, si incontravano accanto a lui come fedeli corrieri al punto di arrivo; facendo omaggio della loro missione al comune Signore, scomparivano dinanzi a lui alla voce del Padre che diceva: Questi è il mio Figlio diletto! Tre testimoni, autorizzati più di tutti gli altri, assistevano a quella scena solenne: il discepolo della fede, quello dell'amore, e l'altro figlio di Zebedeo che doveva per primo sigillare con il sangue la fede e l'amore apostolico. Conforme all'ordine dato e alla convenienza, essi custodirono gelosamente il segreto, fino al giorno in cui colei che ne era interessata potesse per prima riceverne comunicazione dalle loro bocche predestinate.
Data della festa.
Fu proprio quel giorno eternamente prezioso per la Chiesa ? Parecchi lo affermano. Certo, era giusto che il suo ricordo fosse celebrato di preferenza nel mese dell'eterna Sapienza: Splendore della luce increata, specchio immacolato dell'infinita bontà (Verso alleluiatico; cfr. Sap 7,26).
Oggi, i sette mesi trascorsi dall'Epifania manifestano pienamente il mistero il cui primo annuncio illuminò di così dolci raggi il Ciclo ai suoi inizi; per la virtù del settenario qui nuovamente rivelata, gli inizi della beata speranza [1] sono cresciuti al pari dell'Uomo-Dio e della Chiesa; e quest'ultima, stabilita nella pace del pieno sviluppo che l'offre allo Sposo (Ct 8,10), chiama tutti i suoi figli a crescere come lei mediante la contemplazione del Figlio di Dio fino alla misura dell'età perfetta di Cristo (Ef 4,13). Comprendiamo dunque perché vengano riprese in questo giorno, nella sacra Liturgia, formule e cantici della gloriosa Teofania. Sorgi, o Gerusalemme; sii illuminata; poiché è venuta la tua luce, e la gloria del Signore s'è levata su di te (I Responsorio di Mattutino; cfr. Is 60,1). Sul monte, infatti, insieme con il Signore viene glorificata la sua Sposa, che risplende anch'essa della luce di Dio (Capitolo di nona; cfr. Ap 21,11).
Le vesti di Gesù.
Mentre infatti "il suo volto risplendeva come il sole - dice di Gesù il Vangelo - le sue vesti divennero bianche come la neve" (Mt 17,2). Ora quelle vesti, d'un tale splendore di neve - osserva san Marco - che nessun tintore potrebbe farne di così bianche sulla terra (Mc 9,2), che altro sono se non i giusti, inseparabili dall'Uomo-Dio e suo regale ornamento, se non la tunica inconsutile, che è la Chiesa, e che Maria continua a tessere al suo Figliuolo con la più pura lana e con il più prezioso lino? Sicché, per quanto il Signore, attraversato il torrente della sofferenza, sia personalmente già entrato nella sua gloria, il mistero della Trasfigurazione non sarà completo se non allorché l'ultimo degli eletti, passato anch'egli attraverso la laboriosa preparazione della prova e gustata la morte, avrà raggiunto il capo nella sua resurrezione. O volto del Salvatore, estasi dei cieli, allora risplenderanno in te tutta la gloria, tutta la bellezza e tutto l'amore. Manifestando Dio nella diretta rassomiglianza del suo Figliuolo per natura, tu estenderai le compiacenze del Padre al riflesso del suo Verbo che costituisce i figli di adozione, e che vagheggia nello Spirito Santo fino alle estremità del manto che riempie il tempio (Is 6,1).
Il mistero dell'adozione divina.
(...)
INNO
O tu che cerchi Cristo, leva gli occhi in alto; ivi scorgerai il segno della sua eterna gloria.
La luce che risplende manifesta Colui che non conosce termine, il Dio sublime, immenso, senza limiti, la cui durata precede quella del cielo e del caos.
Egli è il Re delle genti, il Re del popolo giudaico, e fu promesso al patriarca Abramo e alla sua stirpe per tutti i secoli.
I Profeti sono i suoi testimoni, e sotto la loro garanzia, testimone egli stesso, il Padre ci ordina di ascoltarlo e di credere in lui.
Gesù, sia gloria a te che ti riveli agli umili, a te insieme con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
[1] San Leone: II Discorso sull'Epifania.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 941-946.»
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“6 agosto 2019: San Sisto II, papa e martire, e i santi Feliciano e Agapito, martiri.
Agapito diacono subì il martirio a Roma insieme al compagno Felicissimo, ai subdiaconi Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, al Pontefice Sisto e al beato Quarto. Tutti furono decapitati e sepolti nel cimitero di Prestato.
Agapito, diacono, santo, martire di Roma, fu sepolto unitamente a Felicissimo nel cimitero di Pretestato. Nel IV secolo si rese necessario un ampliamento del luogo della loro sepoltura, per il gran numero di pellegrini che lo visitavano. I suddiaconi che patirono il martirio con Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano furono inumati nella cripta dei papi. Nel 1049 le ossa d'Agapito vennero traslate in S. Maria in Via Lata da S. Leone IX. Le sue reliquie si rinvennero il 24 agosto 1491 e con esse molte altre tra le quali quelle dei martiri Ippolito e Dario; tutte furono temporaneamente portate nella chiesa di S. Ciriaco. In S. Maria in Via Lata, l'8 maggio 1639, furono ritrovate nell'altare maggiore, in una cassetta di piombo, alcune sue ossa con la dicitura: Corpus S. Agapiti Martyris. La reliquia della testa risulta in questa chiesa da un inventario del 1454. Una parte di questa fu adoperata nel XVII secolo per la consacrazione dell'altare maggiore di Santo Spirito in Sassia e qui riposta da Monsignor Francesco Febei. Alcune reliquie dei martiri Agapito, Felicissimo e Vincenzo sono nell'altare della cappella maggiore di S. Maria della Consolazione. Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari.”

“Il 6 agosto 1623 papa Urbano VIII Barberini (qui ritratto da cardinale) viene esaltato al Sommo Pontificato.”

“Il 6 agosto 1458 muore Papa Callisto III de Borja y Cabanilles, Sommo Pontefice.”

«Il 6 agosto 1889 moriva a San Giorgio a Cremano, l'Eminentissimo Cardinale Guglielmo Massaia, Cappuccino, intrepido missionario della vera Fede e della vera Civiltà in Etiopia. Commentando la morte di queste illustre porporato, Leone XIII esclamò: "È morto un santo!".»


“Gabriel Garcia Moreno, Presidente cattolico dell'Equador, assassinato dalla Massoneria il 6 agosto 1875. Scriveva al venerato Pio IX:
"Che fortuna per me, Santo Padre, essere odiato e calunniato per amore del nostro Divino Redentore, e che immensa felicità per me, se la Vostra benedizione mi ottenesse dal cielo di versare il mio sangue per colui che, essendo Dio, volle versare il suo sulla Croce per noi!».”
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Gabriel Garcia Moreno: la politica al servizio di Cristo Re | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2012/07/gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-di-cristo-re/)
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https://www.radiospada.org/2019/08/i-miracoli-del-rosario-a-hiroshima-e-nagasaki/
La lezione del Giappone | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2014/01/la-lezione-del-giappone/)
Omelia di Pio XI in occasione della consacrazione del primo vescovo giapponese | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2015/08/omelia-di-pio-xi-in-occasione-della-consacrazione-del-primo-vescovo-giapponese/)
https://www.radiospada.org/2019/08/difunde-tu-fe-catolica-aniversario-del-martirio-de-monsenor-salvio-huix-obispo-de-lerida/







Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la Sainte Messe selon le missel de Saint Pie V.»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

6 août : La Transfiguration de Notre-Seigneur :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/6-aout-la-transfiguration)
“6 août : La Transfiguration de Notre-Seigneur.”
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“6 Août 1875 : assassinat du très catholique Président de l'Equateur, Gabriel García Moreno, promoteur du règne social de NSJC
#DiosNoMuere”

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Ad majorem Dei gloriam - Per la maggior gloria di Dio!!! A.M.D.G.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!

Holuxar
06-08-21, 22:21
6 AGOSTO 2021: festa liturgica della TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO e primo giorno della NOVENA ALLA MADONNA DELL’ASSUNTA (festa del 15 agosto); in ricordo dei cattolici giapponesi di Hiroshima e Nagasaki (6-9 agosto del 1945) e del Presidente dell'Ecuador Gabriel García Moreno (Guayaquil, 24 dicembre 1821 – Quito, 6 agosto 1875)…






https://www.sodalitium.biz/trasfigurazione/
«6 agosto, Trasfigurazione di Nostro Signore Cristo Gesù.
O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito confermasti con la testimonianza dei patriarchi i misteri della fede, e con la voce uscita dalla nube luminosa proclamasti mirabilmente la perfetta adozione dei figli, concedici, nella tua bontà, di divenire coeredi della gloria e partecipi della medesima gloria” (Colletta del giorno)».
https://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/trasfigurazione-3-214x300.jpg


https://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/trasfigurazione-3-214x300.jpg




https://www.facebook.com/donugo.casasanpiox
“Il Monte Tabor, in Galilea, con la basilica della Trasfigurazione, uno dei capolavori dell'architetto Antonio Barluzzi (costruita nella metà degli anni '20). Antonio Barluzzi. Architetto in Terra Santa
https://www.centrostudifederici.org/la-crociata-architettonica-di-barluzzi-in-terra-santa/
don Ugo Carandino”

“Oggi è l'anniversario della morte del Presidente dell'Ecuador Gabriel Garcia Moreno (6 agosto 1875), fervente cattolico, difensore dei diritti di Cristo e della Chiesa nella società: per questi motivi fu assassinato su ordine della massoneria.
Garcia Moreno è morto per rimanere fedele a Cristo Re, mentre i sedicenti cattolici dell'attuale partitocrazia si vendono alla setta per qualche poltrona.
don Ugo Carandino”





https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda”

https://www.sursumcorda.cloud/tags/trasfigurazione.html
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/2382-orazione-per-la-trasfigurazione-di-nostro-signore-6-8.html
“ORAZIONE PER LA TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE (6.8)”

https://www.sursumcorda.cloud/tags/gabriel-garcia-moreno.html
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/teologia-politica/1190-teologia-politica-n-67-gabriel-garcia-moreno-dios-no-muere.html

“Terrorismo, 6 agosto 1945, ore 8:15, gli "esportatori di democrazia" sganciano la bomba atomica Little Boy sulla città di Hiroshima”.





Numeri speciali di “Chiesa Viva” (Ottobre 2017 e Novembre 2017) su Gabriel Garcia Moreno:


https://www.chiesaviva.com/508%20mensile.pdf
https://www.chiesaviva.com/509%20mensile.pdf





La prima edizione italiana del libro di Padre Agostino Berthe su Gabriel Garcia Moreno e la sua recente ristampa:



Padre Agostino Berthe, Garcia Moreno. Vindice e martire del Diritto cristiano, I ed., Pia società San Paolo Alba, Roma 1940.


https://www.picclickimg.com/d/w1600/pict/114913634677_/Garcia-Moreno-di-A-Berthe-1940.jpg
https://www.picclickimg.com/d/l400/pict/154078497882_/Garcia-Moreno-A-Berthe-1940.jpg


https://www.picclickimg.com/d/w1600/pict/114913634677_/Garcia-Moreno-di-A-Berthe-1940.jpg




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https://edizionipiane.it/prodotto/garcia-moreno/



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Luca, A.M.D.G.