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Visualizza Versione Completa : 4 Luglio, festa di libertà



vandeano2005
03-07-06, 18:31
Quattro luglio,
festa di libertà

di Armando Pannone


Ragionpolitica
3 luglio 2006


Ci sono date, nella storia dell'umanità, che restano scolpite per sempre nelle coscienze. Evocano tappe miliari nell'evoluzione del consorzio umano, imprimono direzioni precise al corso degli eventi che, attraversando il tempo, coinvolgono tutti noi. La Rivoluzione Francese, ad esempio, o le Guerre Mondiali. Oppure la Rivoluzione d'Ottobre. Giorni densi di significato, spartiacque cronologici tra passato e futuro, strettamente intrecciati al destino di generazioni e generazioni di uomini. Una data fondamentale per la storia dell'umanità è il 4 luglio, Festa dell'Indipendenza degli Stati Uniti d'America.
Una ricorrenza estremamente sentita dal popolo statunitense. Una celebrazione che in Europa è quasi ignorata e che invece andrebbe assolutamente rivalutata per la sua altissima valenza morale. L'Europa che ha esportato le sue idee migliori Oltreoceano, instillando nei cuori dei Grandi Padri l'anelito insopprimibile della Libertà, forgiandolo alla democrazia partecipata, realmente attuata e vissuta come parte necessaria della vita, ha via via dimenticato questi slanci dell'animo. Il concetto di libertà, lo spirito stesso del più alto dono del Signore è mortificato, asfissiato dal laicismo intellettuale e relativista che incombe sul Vecchio Continente come un pesante sudario rosso. :mad: :mad:
Sì, perché l'involuzione democratica vissuta dal continente europeo è cronicizzata, non ha più palpiti. Si è interrotto il flusso di idee ed il fecondo scambio culturale tra le grandi nazioni europee ed i fratelli americani. Gli Stati Uniti, insieme all'indipendenza, hanno preso coscienza del proprio io nazionale, sono diventati, prima che Nazione, un Corpo Unico.


Non a caso il motto «E pluribus unum» campeggia accanto alla bandiera.

L'evoluzione democratica americana ha portato non alla religione del sé tanto osteggiata dai moralisti rossi europei quanto alla piena promozione della persona umana, alla realizzazione completa della dimensione della dignità individuale. Gli Stati Uniti sono ancora la meta degli uomini di buona volontà e di fresche speranze, ingenue ma irriducibili come i convincimenti dei fanciulli. :-01#44

L'Europa, invece, si è avvitata sul pensiero nichilista del Novecento, ha vissuto l'angoscia per i tormenti dell'uomo.:-01#53
Ne ha modificato il destino, da persona a parte di un apparato, nella concezione ideologica dalla quale l'intellighenzia continentale ha tratto il convincimento, tutto cerebrale, che la salvezza passa per il comunismo. Un comunismo profondamente laicista, amaro, senza slanci o aperture per il mondo interiore, vera risorsa di un'umanità in crisi di valori.
Si spiega così l'odio per chi ha scelto la strada naturale della democrazia, quella che passa per le coscienze a arriva dritto a Dio, che ritiene gli uomini incaricati di una missione e che non si sottrae alle sfide del pensiero, ma le accetta come corredo della propria esperienza terrena. L'Europa, invece, dal concetto illuminista della libertà, ha via via declinato il ripiegamento dell'uomo, del singolo essere che, per esistere, ha bisogno di poggiarsi agli altri, di cedere la propria identità in cambio dell'appartenenza. Nessuno spiraglio per chi vuole farcela da solo, per chi vuole Cristo come compagno e non anonimi pellegrini chiusi in se stessi, prigionieri della propria solitudine impotente e decadente.


Il Quattro luglio non è solo la Festa dell'Indipendenza americana.

E' la celebrazione dell'uomo che sceglie di avere Dio come Signore e che desidera, attraverso la libertà che proclama e che testimonia, un benessere diffuso, la condivisione di ideali forti e veri per ogni altro uomo.

L'Europa farebbe bene a celebrare il Quattro Luglio, non certo per adottare un'usanza assolutamente americana, con tanto di barbecue e fuochi d'artificio.


No, il suo significato è più profondo. Il Quattro Luglio è la festa dell'uomo libero, dell'uomo che può guardare con fiducia al futuro, perché capace di costruirselo, con l'aiuto di Dio.

E' un'iniezione di fiducia e proprio di questo avrebbe bisogno il nostro Continente, dopo aver abbandonato il concetto della Divina Provvidenza per abbracciare il materialismo comunista e credere ciecamente nello Stato-Dio.

L'odio per gli americani, sconosciuto prima dell'offensiva rossa di invidia ed ateismo, permea tanto profondamente l'Europa che tutto quanto ricorda quel Paese provoca quasi fastidio. Eppure i nostri giovani dovrebbero capire che in quel grande Paese scorre il sangue di ogni uomo che vi ha trovato riparo e che ama l'America non per quello che ha ricevuto quanto per quello che essa rappresenta.


L'Europa senza Dio si sta avviando alla panislamizzazione, ha perso quasi del tutto identità e memoria.

Rischia di perdere, rarefacendo il contatto con gli Stati Uniti, anche il culto civile della religione della libertà. Sta assumendo forma ed identità di continente soffocato dalla burocrazia, dall'ossessione per la rigidità formalistica, svuotato della gioia di vivere e dell'entusiasmo nel futuro che precede ogni balzo in avanti della collettività.

L'America festeggia il Quattro Luglio. Non si nasconde dolori, sofferenze, odio, ma va avanti lo stesso, forte della ragione degli uomini liberi, dell'incrollabile fiducia nella Divina Provvidenza, della vitalità e dell'energia di un pensiero perennemente teso alla migliore democrazia possibile da attuare e diffondere.


Associamoci anche noi a questa Festa.

Scrolliamoci di dosso i fantasmi di un nichilismo che ci ricaccia nelle tenebre del pensiero e della storia. Torniamo a vivere, a sperare e a credere. Dio stesso ci sorriderà.

Non possiamo non dirci filoamericani, e nello specifico, filotexani!!!!

Buon 4 luglio a tutti gli amanti della vera libertà!!!!:K :K

Nicki (POL)
03-07-06, 18:52
GRANDE THREAD!!!
W IL 4 LUGLIO.
E QUEST'ANNO GLI STATES FESTEGGIERANNO IL LORO DUECENTOTRENTESIMO COMPLEANNO!!!
EVVIVA!!!

http://www.liducks.com/images/soEditor/American%20Flag.jpg

vandeano2005
04-07-06, 00:07
GRANDE THREAD!!!
W IL 4 LUGLIO.
E QUEST'ANNO GLI STATES FESTEGGIERANNO IL LORO DUECENTOTRENTESIMO COMPLEANNO!!!
EVVIVA!!!

http://www.liducks.com/images/soEditor/American%20Flag.jpg


Te lo ripeterò fino alla noia, Nicki il grande sei tu che hai permesso a tutti gli amanti della libertà, della democrazia e degli U.S.A. di avere voce.

Festeggiamo il 4 luglio soprattutto alla faccia di chi ci vuole male, di chi odia l'unico Paese in cui si repira l'odore della libertà.


Non vedo l'ora di tornarci quest'estate e nei prossimi mesi.

La Libertà si respira solo negli U.S.A. e chi ama lo spirito di Vandea, non può non amare gli States.


Chi non capisce è perché è prigioniero di vecchi schemi passatisti.....

Il vero amante della Tradizione non può che guardare avanti tramite quel faro di Tradizione ed innovazione che sono gli U.S.A.


Sono orgoglioso di essere per metà americano, molto meno in questo periodo di esser italiano....

W Il 4 Luglio!!!:K :K :K

Andrea I Nemesi (POL)
04-07-06, 00:11
Già... Dobbiamo tutti festeggiare il 4 luglio domani... L'America è un po' anche la nostra Patria, in quanto Patria di Libertà!

God Bless America

God bless A - mer-i-ca
Land that I love
Stand be-side her and guide her
Thru the night with a light from a - bove

From the moun-tains to the prai-ries
To the o-ceans white with foam
God bless A - mer-i-ca My home sweet home
God bless A - mer-i-ca My home sweet home

Christine
04-07-06, 00:48
http://www.fourth-of-july-celebrations.com/images/sdbr-C-index.jpg

Ashmael
04-07-06, 07:13
God Bless America
And, God, only a grace for us
Deliver us from Bush!

HAPPY FOURTH OF JULY!

Bèrghem
04-07-06, 17:48
30 gennaio 1787, lettera a James Madison

Malo periculosam libertatem quam quietam servitutem. Ritengo che qualche ribellione, di tanto in tanto, sia cosa buona e che sia necessaria al mondo politico quanto le tempeste lo sono a quello fisico. In genere le ribellioni fallite mettono in luce violazioni dei diritti del popolo che le hanno cagionate. Esse sono invero una medicina necessaria per la salute di tutti, prevengono la degenerazione del governo e aumentano l’attenzione per gli affari pubblici.


13 novembre 1787, lettera a William Stevens Smith

Quale paese può conservare le sue libertà se i suoi governanti non sono ammoniti di quando in quando che il loro popolo conserva il suo spirito di resistenza?


Primo discorso inaugurale, 4 marzo 1801

Apprestandomi ad assumere, miei concittadini, l’esercizio di doveri che abbracciano tutto ciò che avete di più caro e prezioso, è giusto che sappiate quelli che considero i principi fondamentali del nostro governo e che, di conseguenza, ispireranno la sua amministrazione. Li esporrò nel modo più sintetico possibile, elencandone i principi generali e senza scendere in eccessive specificazioni. Giustizia uguale e rigorosa per ogni persona, di qualunque condizione e idea politica e religiosa. Pace, commercio e sincera amicizia con tutte le nazioni, alleanze vincolanti con nessuna. Tutela dei diritti degli stati, che sono i governi più competenti per le questioni locali e i più sicuri bastioni contro qualsiasi tendenza antirepubblicana. Contenimento del governo federale entro i suoi ruoli costituzionali, ancora di salvezza della nostra pace interna e della sicurezza esterna. Gelosa tutela del diritto di voto del popolo, mite e sicuro correttivo degli abusi che altrimenti, ove mancassero rimedi pacifici, verrebbero eliminati dalla spada della rivoluzione. Rispetto assoluto delle decisioni della maggioranza, principio vitale delle repubbliche, dal quale non esiste altra deroga che la forza, che è il principio e l’origine immediata del dispotismo. Una milizia ben disciplinata, la nostra migliore garanzia in pace e nei primi momenti di guerra, finché le truppe regolari non possano prenderne il posto. Supremazia del potere civile su quello militare. Economia nella spesa pubblica, in modo ch’essa gravi in misura minima su chi lavora. Scrupoloso pagamento dei nostri debiti conservando, prima di tutto, la pubblica fiducia. Incoraggiamento dell’agricoltura e del commercio. Ampia informazione della pubblica opinione, davanti al cui tribunale vengono giudicati tutti gli abusi. Libertà di religione e di stampa e libertà della persona sotto la protezione dell’habeas corpus e processi con giurie scelte imparzialmente.


2 febbraio 1816, lettera a Joseph C. Cabell

No, mio caro amico, il mezzo per avere un governo buono e fidato non sta nell’affidare ad un unico organo tutto il potere, ma nel dividerlo fra molti, distribuendo a ciascuno esattamente le funzioni che è in grado di assolvere. Che al governo nazionale siano affidate la difesa della nazione e le relazioni estere e federali; ai governi degli stati le leggi, i diritti politici e civili, la polizia e l’amministrazione di quanto concerne lo stato nel suo complesso; alle contee le materie di interesse locale e a ciascuna comunità minore gli affari che la interessano direttamente. E’ dividendo e suddividendo la grande repubblica nazionale in queste repubbliche minori fino alla ripartizione più minuta, finché si giunga all’amministrazione da parte di ciascun individuo della propria fattoria; è attribuendo ad ognuno la direzione di ciò che può tenere d’occhio personalmente, che tutto verrà fatto per il meglio. Che cosa è stato a distruggere la libertà e i diritti dell’uomo in ogni forma di governo esistita sotto il sole? L’estendere e il concentrare tutti i poteri e tutte le funzioni in un solo corpo. Sono convinto che, a meno che l’Onnipotente non abbia decretato che l’uomo non debba mai essere libero (e crederlo sarebbe bestemmia), si scoprirà che il segreto consiste nel farsi egli stesso depositario, nella misura in cui è capace di esercitarli, dei poteri che lo riguardano e nel delegare soltanto quelli che vanno al di là delle sue capacità, mediante un processo sintetico, a gradi sempre più elevati di funzionari, in modo da conferire sempre meno poteri mano a mano che i delegati rappresentano sempre più una oligarchia. Le repubbliche elementari rappresentate dalle comunità, dalle contee, dagli stati e dall’Unione federale formerebbero così una gradazione di autorità, ciascuna fondata sulla legge, investita ciascuna della sua sfera di poteri delegati e costituenti per davvero un sistema di freni e contrappesi per il governo. Là dove ciascun individuo partecipa alla direzione della propria comunità, o di alcune delle repubbliche superiori e sente di contribuire al governo degli affari, non solo un giorno all’anno in occasione delle elezioni, ma ogni giorno; quando non vi sarà uomo nello stato che non sia membro di uno dei suoi concili, grande o piccolo, questi si farà strappare il cuore dal petto piuttosto che permettere che il suo potere gli sia carpito da un Cesare o da un Bonaparte. Quanto possa essere forte un’organizzazione del genere lo abbiamo visto in occasione dell’embargo. Io sentii le fondamenta le governo vacillare sotto i miei piedi per l’azione concertata delle township della Nuova Inghilterra. Non vi fu un singolo individuo in quegli stati che non si gettasse a corpo morto nell’azione; e sebbene nel complesso gli altri stati fossero notoriamente favorevoli alla politica del governo, ciò nonostante l’organizzazione di quella piccola minoranza le consentì di far prevalere la sua volontà su quella dell’Unione. Come Catone, ai suoi tempi, concludeva ogni suo discorso con le parole “Carthago delenda est”, così io concludo sempre con l’esortazione, “dividete le contee in comunità”. Cominciate con l’istituirle per una sola funzione; dimostreranno ben presto per quali altre esse siano lo strumento migliore. Dio benedica voi e tutti i nostri governanti e dia loro la saggezza, così come sono certo che avranno la volontà di guardarci della degenerazione di un governo unico e dalla concentrazione di tutti i poteri nelle mani dell’uno, dei pochi, della gente per bene o dei molti.


12 luglio 1816, lettera a Samuel Kercheval

Per quanto riguarda il potere giudiziario, i giudici delle corti superiori non dipendono che da se stessi. In Inghilterra, i giudici venivano nominati e rimossi a piacimento da un esecutivo ereditario, ossia dal potere dal quale si temevano gli abusi peggiori. Fu un grande passo avanti, da noi, nominarli a vita, rendendoli indipendenti da quel medesimo potere. Ma in un governo fondato sulla volontà pubblica, questo sistema agisce in direzione opposta e contraria ad essa. In Inghilterra, inoltre, era ancora possibile rimuovere i giudici dal loro incarico grazie all’azione concorde del Parlamento e dell’esecutivo. Noi, invece, li abbiamo resi indipendenti dalla nazione stessa. Essi possono essere rimossi per disonestà solo dai loro colleghi; peraltro questi ultimi non hanno il potere di destituirli neppure quando l’età avanzata ne indebolisce le facoltà intellettive. I giudici delle corti inferiori si scelgono da sé, sono in carica a vita e perpetuano la successione del proprio gruppo, di modo che se una fazione riesce ad impossessarsi del controllo del tribunale di una contea, non potrà più esserne scalzata e terrà quella contea eternamente in catene. Eppure questi giudici sono il vero potere esecutivo, oltre che giudiziario, in tutti i nostri affari quotidiani. Ci tassano secondo la loro volontà; nominano gli sceriffi e i più importanti funzionari di contea; nominano praticamente tutti i comandanti militari i quali, una volta assunto l’incarico, diventano inamovibili. Le giurie, che sono i nostri giudici nell’accertamento dei fatti e, se lo vogliono, anche nei punti dell’interpretazione legale, non sono scelte dal popolo, né sono responsabili nei suoi confronti. I giurati sono selezionati da un ufficiale nominato dalla corte e dall’esecutivo. Ho detto selezionati? Meglio sarebbe dire prelevati a casaccio dallo sceriffo tra quelli che ciondolano nel cortile del tribunale, dopo che ogni persona rispettabile se ne è andata.

Ma, si dirà, è più facile trovare i difetti che porvi rimedio. Non credo che correggere le cose che non vanno sia così difficile come si vuol far credere. E’ sufficiente che vengano riaffermati dei sani principi e attenervisi inflessibilmente, senza farsi spaventare dai timori dei paurosi o dagli strali lanciati dai potenti contro la marea montante del popolo. Se proprio ci si deve appellare alla storia, si prenda quella dei quindici o venti governi che abbiamo avuto negli ultimi quarant’anni e mi si dimostri se in quarant’anni il popolo è riuscito a fare anche solo la metà dei danni che un solo despota ci avrebbe inflitto in un anno solo; o se abbiamo sofferto della metà dei disordini e delle ribellioni, dei delitti e delle pene che si sono viste in una sola nazione e nello stesso periodo sotto un governo monarchico. Il vero fondamento di un governo repubblicano è il pari diritto di ogni cittadino al possesso e all’autogoverno della sua persona e della sua proprietà. Usate questo, come metro di giudizio, per valutare le disposizioni della nostra costituzione, per verificare se essa discende direttamente dalla volontà del popolo. Riducete la vostra legislatura ad un numero di componenti sufficiente ad una discussione approfondita, ma ordinata. Fate in modo che ogni uomo che serva nella milizia o paghi le tasse possa esercitare il suo giusto e uguale diritto alla loro elezione. Sottometteteli a frequenti intervalli all’approvazione o alla bocciatura degli elettori. Che l’esecutivo sia scelto allo stesso modo, e per un mandato di uguale durata, da coloro per conto dei quali deve agire e non lasciategli il comodo paravento di un consiglio di Stato, dietro al quale sottrarsi alle proprie responsabilità. Un tempo si riteneva che il popolo non fosse competente per l’elezione di giudici eruditi nella legge: non so, però, se questo sia vero. Nel dubbio, si dovrebbe seguire il principio generale. In questa, come in molte altre elezioni, la gente sarà guidate dalla reputazione, che probabilmente non indurrà a commettere più errori dell’attuale sistema di nomina. In almeno uno degli Stati dell’Unione da tempo è in vigor il sistema di eleggere i giudici, con risultati più soddisfacenti: da quasi due secoli i giudici del Connecticut sono stati scelti dal popolo ogni sei mesi e credo che non ci sia mai stato un caso di rimozione, tanto è forte il freno di una continua responsabilità verso gli elettori.

L’organizzazione amministrativa delle nostre contee può apparire più ardua, ma è sufficiente seguire lo stesso principio, ed il nodo si scioglie da sé. Si dividano le contee in ward (distretti) di dimensioni tali da permettere ad ogni cittadino di partecipare, quando viene il momento, e di agire di persona. Si assegni ai cittadini il governo di questi ward in ogni cosa che li riguardi direttamente: la scelta, in ciascuno di essi, di un giudice di pace, una guardia, una compagnia della milizia e una ronda, la gestione di una scuola, dell’assistenza ai poveri e della loro parte delle strade pubbliche, la scelta di uno o più giurati per il tribunale e infine la possibilità di votare nei propri ward per tutti gli incarichi elettivi del livello superiore. Tutto questo solleverà l’amministrazione di contea da quasi tutti i suoi compiti, li farà eseguire meglio e, facendo di ogni cittadino un membro attivo del governo del suo paese, facendogli sentire la responsabilità degli uffici che gli sono più vicini e che più lo interessano, farà sì ch’egli si senta legato nel modo più profondo all’indipendenza del suo paese e alla sua costituzione repubblica.

I giudici di pace così scelti in ogni ward costituirebbero il tribunale di contea, ne svolgerebbero i compiti giudiziari, dirigerebbero la costruzione di ponti e strade, stabilirebbero le imposte di contea e le tasse per l’assistenza ai poveri e amministrerebbero tutte le questioni d’interesse comune per tutto il paese. Nella Nuova Inghilterra, questi ward, colà detti township, sono la spina dorsale del governo e si sono dimostrati la più saggia invenzione concepita dall’uomo per il perfetto esercizio e il mantenimento dell’autogoverno. Dovremmo quindi strutturare il nostro governo come segue:

1. La repubblica federale, per tutte le questioni estere e tra gli Stati;
2. lo Stato, per tutto ciò che riguarda esclusivamente i nostri cittadini;
3. le repubbliche di contea, per i compiti e le questioni di contea;
4. le repubbliche di ward, per le necessità, piccole ma numerose e appassionanti, della loro regione.

Nel governo, come in ogni altra cosa della vita, è soltanto con la divisione e la suddivisione dei compiti che tutte le questioni, grandi e piccole, possono essere affrontate nel migliore dei modi. Il tutto è cementato dal fatto di dare ad ogni cittadino, individualmente, una parte dell’amministrazione degli affari pubblici.

Gli emendamenti sono, quindi:

1. suffragio universale;
2. rappresentanza equa nell’assemblea;
3. un esecutivo eletto dal popolo;
4. giudici elettivi e rimovibili;
5. giudici di pace, giurati e sceriffi elettivi;
6. divisione in ward;
7. periodici emendamenti alla costituzione.

Si tratta solo di un abbozzo degli emendamenti che ritengo necessari, da considerare e correggere: il loro scopo è garantire l’autogoverno tramite il repubblicanesimo della nostra costituzione, nonché attraverso lo spirito della nostra gente, e di tenere vivo e perpetuare quest’ultimo. Non sono tra coloro che hanno paura del popolo. Il popolo, e non i suoi membri più ricchi, è la nostra garanzia per restare liberi.

Per preservare l’indipendenza, non dobbiamo permettere che i nostri governanti ci opprimano con un debito perpetuo. Dobbiamo scegliere tra parsimonia e libertà da una parte e sperpero e servitù dall’altra. Se ci indebiteremo al punto da dover tassare il cibo e le bevande, i beni di prima necessità e le comodità, il lavoro e i divertimenti, le nostre vocazioni e la nostra fede, finiremo come il popolo inglese: la nostra gente, come la loro, dovrà lavorare sedici ore su ventiquattro e cedere al governo i guadagni di quindici di esse, per finanziare i debiti e le spese correnti. Siccome i proventi dell’ora restante non basterebbero a pagarci il pane, dovremmo vivere, come fanno loro, di farina d’avena e patate. Tutto questo senza avere tempo per pensare, senza alcun mezzo per chiamare a rispondere i cattivi amministratori, lieti solo di guadagnare quanto basta per sopravvivere, prestandoci volentieri a serrare le catene al collo dei nostri compagni di sofferenza in cambio di un tozzo di pane, finché la massa della società verrà ridotta ad un insieme di automi mossi dalla miseria, insensibili a tutto tranne che al peccato e alla sofferenza. Questo segna veramente l’inizio di quel “bellum omnium in omnia”, che alcuni filosofi hanno visto così diffusa nel mondo da crederla la condizione naturale dell’uomo, anziché un’ingiustizia imposta ai suoi danni. E l’anticamera di questa situazione è il debito pubblico; da quello segue la tassazione poi la misera e l’oppressione.

Alcuni guardano alle costituzioni con sacra reverenza e le considerano come l’Arca dell’alleanza, troppo sacra per essere toccata. Attribuiscono agli uomini delle epoche passate una saggezza più che umana e ritengono che ciò che essi fecero non possa essere migliorato. Ho conosciuto bene quei tempi: in essi ho vissuto e agito. Meritano di essere ricordati con gratitudine da parte del nostro paese. Erano assai simili al presente, ma non avevano l’esperienza di oggi. Non sono certamente un fautore di frequenti innovazioni nelle leggi e nelle costituzioni. Penso che sia preferibile sopportarne le imperfezioni più leggere: una volta riconosciutele, infatti, ci adattiamo ad esse e troviamo dei sistemi pratici per correggerne gli effetti negativi. So anche, però, che leggi ed istituzioni devono andare di pari passo con i progressi compiuti dalla mente umana. Quest’ultima cresce e diviene più illuminata, vengono fatte nuove scoperte, nuove verità vengono alla luce: anche le istituzioni devono avanzare, tenersi al passo con i tempi. Non cediamo per debolezza all’idea che una generazione non abbia le stesse capacità di un’altra di prendersi cura di sé e di sistemare i propri affari. Serviamoci della nostra ragione e della nostra esperienza, come hanno fatto i nostri Stati fratelli, per correggere la grezza opera delle nostre prime assemblee che, sebbene sagge, virtuose e bene intenzionate, erano prive d’esperienza. E infine, facciamo in modo che la nostra costituzione possa essere rinnovata a determinate scadenze. E’ la natura stessa ad indicarci quando ciò è necessario. Secondo quanto dicono i dati sulla mortalità in Europa, degli adulti viventi in un dato momento, la maggior parte sarà morta entro diciannove anni. Alla fine di questo periodo, quindi, il suo posto sarà stato preso da una nuova maggioranza o, in altri termini, da una nuova generazione. E’ dunque per la pace ed il bene dell’umanità che la costituzione dovrebbe stabilire la solenne opportunità di eseguire un rinnovamento ogni diciannove o vent’anni, affinché essa possa essere trasmessa, con periodici aggiustamenti, di generazione in generazione fino alla fine dei tempi, ammesso che qualcosa di umano possa durare così a lungo.


Disegno di legge per l’introduzione della libertà religiosa (1779)

[…] Dio onnipotente ha creato libero l’intelletto umano e ha manifestato la sua volontà che tale rimanga, rendendolo insofferente ad ogni limitazione. Ogni tentativo di influenzarlo con punizioni, oneri e privazioni dei diritti tende solo a generare ipocrisia e meschinità. […] Costringere un uomo a finanziare la diffusione di idee alle quali non crede e che detesta è cosa malvagia e tirannica. Persino forzarlo a sostenere questo o quel ministro della sua stessa fede, significa privarlo dell’ammirevole libertà di dare il suo contributo al pastore che vuole scegliere come guida e che ritiene più capace di condurlo sulla retta via. […] I nostri diritti non dipendono dalle nostre idee religiose più di quanto non dipendano dalle nostre opinioni in fisica o in geometria. […] Le opinioni degli uomini non sono materia del governo civile, né sono sotto la sua giurisdizione. Permettere che l’uomo politico estenda i suoi poteri fino al campo delle opinioni e limiti la diffusione di certi principi in base alla loro presunta nocività è un errore pericoloso. Tale errore distrugge ogni libertà religiosa, dal momento che l’uomo politico diventa giudice e tramuterà le sue opinioni in legge, approvando o condannando le idee altrui a seconda di quanto queste ultime combacino o differiscano dalle proprie. E’ sufficiente che, quando le convinzioni di qualcuno provocano disordini o turbano il buon ordine della comunità, i funzionari civili intervengano in nome dei giusti principi di governo. […] Quando è permesso di confutarli liberamente, gli errori cessano di essere pericolosi. Noi, Assemblea generale della Virginia, stabiliamo che nessun uomo può essere costretto a frequentare e finanziare un qualsiasi culto, luogo o ministero religioso. […] Tutti gli uomini saranno liberi di professare e sostenere con la ragione le proprie opinioni in materia religiosa, che non limiteranno, accresceranno o influenzeranno in alcun modo i loro diritti. […]

CriticaLiberale
04-07-06, 17:56
Ragionpolitica, il settimanale online diretto da don Gianni Baget Bozzo
:-0008n


Meno male che possiamo purificarci con le parole di Jefferson!:-01#44

brodo_di_carne
04-07-06, 22:49
Già... Dobbiamo tutti festeggiare il 4 luglio domani... L'America è un po' anche la nostra Patria, in quanto Patria di Libertà!

God Bless America

God bless A - mer-i-ca
Land that I love
Stand be-side her and guide her
Thru the night with a light from a - bove

From the moun-tains to the prai-ries
To the o-ceans white with foam
God bless A - mer-i-ca My home sweet home
God bless A - mer-i-ca My home sweet home

perche un po la ns patria, la nostra patria

Dark Knight
01-08-06, 00:55
io lo festeggio ogni anno...viva gli USA

vandeano2005
09-10-06, 11:28
[QUOTE=CriticaLiberale;4171564]Ragionpolitica, il settimanale online diretto da don Gianni Baget Bozzo
:-0008n



"E perché sono in vena di confessioni voglio dire una cosa: detesto la spocchia acritica, saccente dei giacobini di ogni età e latitudine che, credendosi sempre dalla parte giusta, nelle grandi questioni della Storia, sono sempre da quella sbagliata,salvo poi pentimenti dell'ultim'ora"

Eric Draven
26-01-07, 16:31
festeggiare il 4 luglio anche qui in Italia sarebbe bellissimo,a patto di essere pronti a difendersi anche con le cattive da tutti quei pacifinti che alla vista della bandiera a stelle e striscie si sentono autorizzati a mettere tutto a ferro e fuoco......

Posse
26-01-07, 19:19
festeggiare il 4 luglio anche qui in Italia sarebbe bellissimo

Non ci provate!!! :mad: :mad: :mad:

Eric Draven
26-01-07, 19:42
come volevasi dimostrare.....

nordista
27-01-07, 04:18
Io spero che quest'anno si possa festeggiare ufficialmente all'Havana.

-N-

Zapatista
27-01-07, 12:15
Preferisco festeggiare il 20 Dicembre, con un buon bicchiere di wisky, un sigarozzo e tanta musica southern.

Eric Draven
27-01-07, 13:08
liberissimo ognuno di festeggiare tutto quel che vuole,purchè si accetti che gli altri possano festeggiare in pace il 4 luglio

benfy
27-01-07, 15:58
scusatemi ma nordista che è anche cittadino americano mi pare logico che festeggi il 4 luglio, ma non capisco noi qua cosa abbiamo da festeggiare, vabbè se sono là e amici americani mi invitano vado volentieri, ma non capisco cosa rappresenti questa festa per i non americani.....

nordista
27-01-07, 22:05
scusatemi ma nordista che è anche cittadino americano mi pare logico che festeggi il 4 luglio, ma non capisco noi qua cosa abbiamo da festeggiare, vabbè se sono là e amici americani mi invitano vado volentieri, ma non capisco cosa rappresenti questa festa per i non americani.....

sei qui a dialogare in internet.....non sei costretto a parlare ne tedesco ne russo......vivi dove vuoi........non so se sei ricco ma certamente non fai la fame........pratichi o non pratichi la religione che vuoi.......provabilmente non sei mai stato in galera..............la notte dormi senza il timore chje qualcuno venga ad arrestarti..........insomma, sei un uomo libero o quasi libero.

forse non te ne rendi conto, ma dovresti festeggiare anche ti il 4 di Luglio.

-N-

Eric Draven
11-02-07, 15:50
Festeggiamo il 4 luglio,non perchè siamo americani (io nonostante tutto sono felice di essere italiano,sono meno felice di trovarmi ogni giorno davanti certi sinistrati mentali,ma dicono che non si può avere tutto dalla vita....), ma perchè abbiamo letto e fatto nostro lo spirito della Dichiarazione d'Indipendenza:è questo che si deve ricordare e celebrare.....