Chaos88 (POL)
05-07-06, 18:57
Riporto il capitoletto XIII del trattato 'Sugli Dei e il mondo' di Sallustio, filosofo neoplatonico vicino a Giuliano (ma tuttora non identificato con sicurezza). Il passaggio s'inserisce nella discussione finale dell'opera, volta a dimostrare l'eternità del cosmo e l'immortalità degli Dei, e offre attualissimi spunti di riflessione...
Il fatto che la miscredenza sia sorta in certe parti della terra e che in futuro si manifesterà di sovente non dovrebbe sconvolgere un uomo ragionevole. Tale negligenza non ha alcun effetto sugli Dei, così come gli onori non recano loro giovamento. Inoltre, l’anima, che appartiene ad una natura di mezzo, non può sempre giudicare le cose correttamente, e l’universo intero non può godere allo stesso modo della Provvidenza degli Dei: alcune parti ne possono sempre essere partecipi, altre a volte, alcune al primo grado, altre al secondo, allo stesso modo in cui la testa regge tutti i sensi, ma il corpo intero uno solo. Per questa ragione, pare i fondatori delle festività stabilirono anche dei giorni vietati, nei quali alcuni templi erano fermi, altri chiusi, e altri ancora persino privati dei propri ornamenti: la ragione di questo lavoro era la debolezza della natura umana. Inoltre, è probabile che la miscredenza sia una sorta di punizione: è ragionevole supporre che coloro che hanno conosciuto gli Dei ma li hanno disprezzati debbano, in un’altra vita, essere privati di questa conoscenza, e che la Giustizia faccia si che coloro che hanno onorato i propri re come dei vengano allontanati dagli Dei veri. (Sugli Dei e il Cosmo XIII)
Il fatto che la miscredenza sia sorta in certe parti della terra e che in futuro si manifesterà di sovente non dovrebbe sconvolgere un uomo ragionevole. Tale negligenza non ha alcun effetto sugli Dei, così come gli onori non recano loro giovamento. Inoltre, l’anima, che appartiene ad una natura di mezzo, non può sempre giudicare le cose correttamente, e l’universo intero non può godere allo stesso modo della Provvidenza degli Dei: alcune parti ne possono sempre essere partecipi, altre a volte, alcune al primo grado, altre al secondo, allo stesso modo in cui la testa regge tutti i sensi, ma il corpo intero uno solo. Per questa ragione, pare i fondatori delle festività stabilirono anche dei giorni vietati, nei quali alcuni templi erano fermi, altri chiusi, e altri ancora persino privati dei propri ornamenti: la ragione di questo lavoro era la debolezza della natura umana. Inoltre, è probabile che la miscredenza sia una sorta di punizione: è ragionevole supporre che coloro che hanno conosciuto gli Dei ma li hanno disprezzati debbano, in un’altra vita, essere privati di questa conoscenza, e che la Giustizia faccia si che coloro che hanno onorato i propri re come dei vengano allontanati dagli Dei veri. (Sugli Dei e il Cosmo XIII)