PDA

Visualizza Versione Completa : Sulla scienza moderna.



Eymerich (POL)
19-07-06, 17:28
Con riferimento al messaggio n. 12 di Eymerich, stavo riflettendo che le scienze moderne sono, per loro stessa ammissione, scienze del probabile. Nessuna conoscenza certa, infatti, può essere da esse desunta. Nemmeno in matematica, in fondo, perché si parte da assiomi che sono, in definitiva, arbitrari (si vedano gli assiomi delle geometrie non euclidee).

Quindi, mi chiedo, la scienza moderna presuppone una verità a cui ci si deve avvicinare asintoticamente o piuttosto la scienza moderna ha nel suo campo d'azione soltanto una spiegazione soggettiva dei fenomeni in modo da poterli in qualche modo utilizzare?

Infine, mi chiedo, è possibile costruire una scienza dell'assolutamente certo? E su che basi?

Sarebbe interessante aprire una discussione in merito.
Saluti,
Maurizio..

Eymerich (POL)
19-07-06, 17:29
Detto fatto: discussione aperta. :) :) :-:-01#19

pcosta
21-07-06, 21:39
una scienza dell'assolutamente certo

si potrebbe iniziare dalle tasse e dalla morte...

stuart mill
22-07-06, 11:41
beh, come dice guenon, solo partendo dalla conoscenza dell'Uno, e facendo da essa derivare le scienze, in maniera da lasciarne intatto l'aspetto metafisico, è possibile avere scienze certe e utili: utili allo scopo loro, e utili per chi, risdalendo tramite il collegamento metafisico, sia intenzionato ad andare oltre

Baltik
22-07-06, 12:20
al contrario di ciò che pragmatizzano in molti ad esempio la genetica è scienza molto stimolante basata assai poco sul probabile, e molto sul certo.[/B] chiaro che la scienza non può e non deve contrapporsi ad un equilibrio fondante e fondato. ed interagire di conseguenza.

saluti.

mauditos
22-07-06, 15:23
Scusa Baltik, ma non ho capito cosa volevi dire. Vuoi dire che la genetica basata "molto sul certo" in maniera ironica o stavi facendo un'affermazione?
Saluti.

mauditos
22-07-06, 15:45
Quando dico che la scienza moderna è scienza del probabile e non dell'assolutamente certo, mi riferisco alla natura di questa sicenza e non all'incapacità degli uomini.
La scienza moderna è scienza induttiva, quindi al massimo, si può avvicinare indefinitamente alla verità senza mai raggiungerla.
Con riferimento al paradigma scientifico della falsificabilità (Popper), ogni conoscenza scientifica è, per definizione falsificabile, in quanto per ipotesi è sempre possibile ammettere la possibilità di un esperimento che contraddica una teopria scientifica.
Si arriva, quindi, al paradosso che la scienza moderna è più vera di quella passata ma più falsa di quella futura.
Saluti, Maurizio.

P.S. Scusate, magari saranno banalità, ma devo raggiungere la quota di post per leggere i messaggi privati.

Baltik
22-07-06, 15:46
no in maniera più assoluta! nessuna battuta, affermavo le grandi possibilità insite nella genetica
grandissima scienza,con ampi margini di miglioramento se usata per giusta causa.

saluti.

mauditos
22-07-06, 15:47
Quello che dici, Stuart Mill, lo condivido, ma non riesco a concretizzarlo.
Di fatto io non sono in grado, né conosco nessuno che lo sia, di far derivare tutta la conoscenza dall'UNO.
Ciao,
Maurizio.

mauditos
22-07-06, 15:48
In realtà, la nascita della scienza moderna è segnata dalla rivolta contro il dogmatismo ecclesiastico.
Probabilmente, la scienza dell'assolutamente certo, non può fondarsi sulla costrizione di un'autorità esteriore.
Saluti
Maurizio.

(Ancora non ho raggiunto la quota.)

Baltik
22-07-06, 15:57
la genetica è una scienza applicativa,perpendicolare, non possiede ad esempio le confutazioni della fisica,o della fisica quantistica.
certamente entra in merito del "definito"e del "finito" del "particolare"
oltre non può andare,in quanto "come tutte le scienze" è produzione slegata dal concetto di natura stessa. non potendo quindi oggettivizzare o spiegare l'indefinito penetra nel finito.

saluti.

Baltik
22-07-06, 16:08
ciò che è ripetutamente dimostrabile,senza alcun errore pro-forma è concettualmente e oggettivamente predisposto ad esser valida stabilità scientifica-

saluti.

mauditos
22-07-06, 16:24
Baltik scrive:
ciò che è ripetutamente dimostrabile,senza alcun errore pro-forma è concettualmente e oggettivamente predisposto ad esser valida stabilità scientifica.
Se si parla di esperimenti che verificano la tesi dello sperimentatore, è evidente che più effettuando il medesimo esperimento, si verifica la tesi, più è probabile che la tesi sia vera. La certezza, però (ma mi viene il dubbio che non venga compreso qual'è il punto), non la si può ottenere in questo modo.

Comunque, qua non è in dubbio la validità di questa o quella delle conclusioni pratiche della scienza moderna. La scienza ha, evidentemente, un riscontro nella pratica, perché è per questo che è nata. Il punto è nella ricerca della verità.
I fatti da sé non dimostrano nulla. C'è bisogno di una teoria, dei princìpi, che, mediante un ragionamento deduttivo, non sia in contraddizione con i medesimi fatti.
La teoria però, o i princìpi, è, in sostanza, arbitraria.. Per i medesimi fatti si possono escogitare indefinite (... notate il guenonismo... :D) teorie che non li contraddicono.
Chi ci assicura, quindi, che con la scienza noi non stiamo facendo altro che girare in tondo, dal punto di vista della ricerca della verità? Non stiamo cercando di dimostrare ciò che abbiamo già deciso che è vero?

Saluti,
Maurizio.

Baltik
22-07-06, 16:28
risposta oltremodo plausibile da un guènomiano.
ma io sono un reghiniano :D

saluti

Eymerich (POL)
22-07-06, 17:10
Se si parla di esperimenti che verificano la tesi dello sperimentatore, è evidente che più effettuando il medesimo esperimento, si verifica la tesi, più è probabile che la tesi sia vera. La certezza, però (ma mi viene il dubbio che non venga compreso qual'è il punto), non la si può ottenere in questo modo.

Comunque, qua non è in dubbio la validità di questa o quella delle conclusioni pratiche della scienza moderna. La scienza ha, evidentemente, un riscontro nella pratica, perché è per questo che è nata. Il punto è nella ricerca della verità.
I fatti da sé non dimostrano nulla. C'è bisogno di una teoria, dei princìpi, che, mediante un ragionamento deduttivo, non sia in contraddizione con i medesimi fatti.
La teoria però, o i princìpi, è, in sostanza, arbitraria.. Per i medesimi fatti si possono escogitare indefinite (... notate il guenonismo... :D) teorie che non li contraddicono.
Chi ci assicura, quindi, che con la scienza noi non stiamo facendo altro che girare in tondo, dal punto di vista della ricerca della verità? Non stiamo cercando di dimostrare ciò che abbiamo già deciso che è vero?

Saluti,
Maurizio.


Queste tue riflessioni mi sembrano un ottimo punto di partenza.

Eymerich (POL)
22-07-06, 17:12
una scienza dell'assolutamente certo

si potrebbe iniziare dalle tasse e dalla morte...

:D :D Ma sulle tasse non ci metterei la mano sul fuoco :-01#44 :p

stuart mill
22-07-06, 19:53
Quello che dici, Stuart Mill, lo condivido, ma non riesco a concretizzarlo.
Di fatto io non sono in grado, né conosco nessuno che lo sia, di far derivare tutta la conoscenza dall'UNO.
Ciao,
Maurizio.

gli antichi popoli Tradizionali si: un solo esempio, gli arya.
Linko la discussione sul tema delle leggi e della educazione degli arya, che ho aperto sul forum orientale
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=272076
C'è da dire che basterebbe aprire un libro antico, di aryurvedica, per rendersene conto: inizia con una lode a Dio, nel libro che possedevo, era a bhraman, a significare che tutto deriva dall'alto, e non dal basso (alto in senso di Tutto, e basso nel senso dell'io individuale)...
Beh, nella discussione, ho riportato dei brani interessanti, che riguarda l'iniziazione di casta dei giovani arya

Eymerich (POL)
23-07-06, 00:52
gli antichi popoli Tradizionali si: un solo esempio, gli arya.
Linko la discussione sul tema delle leggi e della educazione degli arya, che ho aperto sul forum orientale
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=272076
C'è da dire che basterebbe aprire un libro antico, di aryurvedica, per rendersene conto: inizia con una lode a Dio, nel libro che possedevo, era a bhraman, a significare che tutto deriva dall'alto, e non dal basso (alto in senso di Tutto, e basso nel senso dell'io individuale)...
Beh, nella discussione, ho riportato dei brani interessanti, che riguarda l'iniziazione di casta dei giovani arya

Interessante.

Ma si trovano esempi anche senza andare a scomodare gli "arya" e gli "antichi popoli tradizionali".

Nelle Tradizioni a noi vicine, Ebraismo, Cristianesimo ed Islam, si trova esplicitamente affermato, a più riprese, che tutto proviene dal Principio Unico ed Uno: ogni realtà così come ogni scienza.

Basta aprire la Sacra Bibbia, o il Corano, (senza andare a pescare antichi testi di ayurvedica), o i commenti fatti da validi rappresentanti di quelle Tradizioni, come ad esempio San Dionigi l'Areopagita, o Ibn 'Arabi.

stuart mill
23-07-06, 16:23
Interessante.

Ma si trovano esempi anche senza andare a scomodare gli "arya" e gli "antichi popoli tradizionali".

Nelle Tradizioni a noi vicine, Ebraismo, Cristianesimo ed Islam, si trova esplicitamente affermato, a più riprese, che tutto proviene dal Principio Unico ed Uno: ogni realtà così come ogni scienza.

Basta aprire la Sacra Bibbia, o il Corano, (senza andare a pescare antichi testi di ayurvedica), o i commenti fatti da validi rappresentanti di quelle Tradizioni, come ad esempio San Dionigi l'Areopagita, o Ibn 'Arabi.

io ho citato gli arya indù, perchè a me più vicini culturalmente e come via spirituale. Ovviamente avrei potuto citare esempli romani, o egizi, almeno quello (non molto) che so di essi, ma poichè la Tradizione è una, citarne una derivazione, o citarle tutte, non cambia di molto il discorso.

Eymerich (POL)
23-07-06, 16:47
io ho citato gli arya indù, perchè a me più vicini culturalmente e come via spirituale. Ovviamente avrei potuto citare esempli romani, o egizi, almeno quello (non molto) che so di essi, ma poichè la Tradizione è una, citarne una derivazione, o citarle tutte, non cambia di molto il discorso.

Senz'altro. :) Era solo per evitare perniciose derive neopagane e politeiste in questo forum. :-:-01#19

stuart mill
23-07-06, 17:09
Senz'altro. :) Era solo per evitare perniciose derive neopagane e politeiste in questo forum. :-:-01#19


:D:D:D ho capito: la guerrilla perennialisti vs pagani, dilaga:-0008n
comunque credo che ci hsiha uhnh equivoco, in particolare fra il concetto di Uno (equivalente a Tutto, da cui ogni cosa emana, quindi anche altri dei, fra cui io e te) e quello di Unico (unico dio, unico credo, quindi escludente ogni altra divinità mionore, quindi l'uomo non è divino)

Eymerich (POL)
23-07-06, 17:25
:D:D:D ho capito: la guerrilla perennialisti vs pagani, dilaga:-0008n
comunque credo che ci hsiha uhnh equivoco, in particolare fra il concetto di Uno (equivalente a Tutto, da cui ogni cosa emana, quindi anche altri dei, fra cui io e te) e quello di Unico (unico dio, unico credo, quindi escludente ogni altra divinità mionore, quindi l'uomo non è divino)

La Divinità è solo Una: perchè il Principio (per avere i caratteri propri di esso) non può che essere Uno, anzi aldilà dell'Uno e dell'Unicità.... :-01#44

Gli altri sono dei in senso improrpio, nel senso che hanno carattere "spirituale", ma del Dio Unico non sono che aspetti o funzioni o angelicità.

L'uomo non è un dio, ma un uomo appunto; però si può divinizzare: basta leggere i Padri della Chiesa (Massimo il Confessore, Dionigi l'Areopagita per citare solo due fra molti), o le lettere di San Paolo, o Meister Eckhart: nel Cristianesimo si ripete a più riprese che Dio si è fatto come noi per farci come lui. Il fine è la cristificazione dell'uomo (non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me).

Ma analoghe affermazioni si possono trovare anche nell'Islam, nell'Ebraismo, nell'Indusimo ( a patto di non vederlo falsamente "politeista", o peggio come un "panteismo monista politeista" :-0008n :-0008n ).