PDA

Visualizza Versione Completa : Opinioni ragionate sulla new age



Vurdak
26-07-06, 13:18
Ho già una mia opinione che per motivi di tempo non sto qui a scrivermi...
Vorrei sapere da altri cosa ne pensate, per fare un confronto tra le mie e vostre idee (che nascono da motivi più politici che spirituali).
Bene o male sono interessato a sapere cosa ne pensate di vari Sai Baba, Osho, teosofisti, steineriani, amanti dei cristalli e dei minerali e delle loro (vere o supposte) energie, ecc.

Qualcuno sa rispondermi, od indicarmi un sito o qualcosa che non sia Maschera e Volto :-01#44 ?

stuart mill
26-07-06, 13:32
Ho già una mia opinione che per motivi di tempo non sto qui a scrivermi...
Vorrei sapere da altri cosa ne pensate, per fare un confronto tra le mie e vostre idee (che nascono da motivi più politici che spirituali).
Bene o male sono interessato a sapere cosa ne pensate di vari Sai Baba, Osho, teosofisti, steineriani, amanti dei cristalli e dei minerali e delle loro (vere o supposte) energie, ecc.

Qualcuno sa rispondermi, od indicarmi un sito o qualcosa che non sia Maschera e Volto :-01#44 ?

quanto ti dissi a suo tempo va integrato con l'aggiunta di un ottimo libro (oltre a quello di meyrink), cioè il libro del dio vivente, di bo yin ra, amico di m. che affronta anche il tema di teosofisti e neospiritualisti vari...
su osho non so, diciamo che una parte dei suoi libri effettivamente danno da pensare... ma su lui preferisco tacere.
sai baba, lo sai... io direi che se a uno interessa la Tradizione orientale, può rivolgersi allo shivaismo kashmiro, o al più noto advaita vedanta, in ambito indù, oppure lo zen... mandando a quel paese ogni problema, dato che quelle sono dottrine consolidate ma vive allo stesso tempo

Eymerich (POL)
26-07-06, 14:25
«Verranno giorni in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole»
(2Tim4,3-4).

Eymerich (POL)
26-07-06, 14:27
...e anzi sono già venuti...

L'Anticristo era – dice Solovev – "un convinto spiritualista". Credeva nel bene e perfino in Dio. Era un asceta, uno studioso, un filantropo. Dava "altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza".

Nella sua prima giovinezza si era segnalato come dotto e acuto esegeta: una sua voluminosa opera di critica biblica gli aveva propiziato una laurea ad honorem da partre dell'università di Tubinga.

Ma il libro che gli aveva procurato fama e consenso universali porta il titolo: "La via aperta verso la pace e la prosperità universale", dove "si uniscono il nobile rispetto per le tradizioni e i simboli antichi con un vasto e audace radicalismo di esigenze e direttive sociali e politiche, una sconfinata libertà di pensiero con la più profonda comprensione di tutto ciò che è mistico, l'assoluto individualismo con un'ardente dedizione al bene comune, il più elevato idealismo in fatto di principi direttivi con la precisione completa e la vitalità delle soluzioni pratiche".

È vero che alcuni uomini di fede si domandavano perché non vi fosse nominato nemmeno una volta il nome di Cristo; ma altri ribattevano: "Dal momento che il contenuto del libro è permeato dal vero spirito cristiano, dall'amore attivo e dalla benevolenza universale, che volete di più?". D'altronde egli "non aveva per Cristo un'ostilità di principio". Anzi ne apprezzava la retta intenzione e l'altissimo insegnamento.

Tre cose di Gesù, però, gli riuscivano inaccettabili.

Prima di tutto le sue preoccupazioni morali. "Il Cristo – affermava – col suo moralismo ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, mentre io li unirò coi benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi".

Poi non gli andava "la sua assoluta unicità". Egli è uno dei tanti; o meglio – diceva – è stato il mio precursore, perché il salvatore perfetto e definitivo sono io, che ho purificato il suo messaggio da ciò che è inaccettabile all'uomo d'oggi.

Infine, e soprattutto, non poteva sopportare il fatto che Cristo sia vivo, tanto che istericamente ripeteva: "Lui non è tra i vivi e non lo sarà mai. Non è risorto, non è risorto, non è risorto. È marcito, è marcito nel sepolcro...".

Ma dove l'esposizione di Solovev si dimostra particolarmente originale e sorprendente – e merita la più approfondita riflessione – è nell'attribuzione all'Anticristo delle qualifiche di pacifista, di ecologista, di ecumenista. [...]

In questa descrizione dell'Anticristo Solovev ha avuto presente qualche bersaglio concreto? È innegabile che alluda soprattutto al "nuovo cristianesimo" di cui in quegli anni si faceva efficace banditore Lev Tolstoj. [...]

Nel suo "Vangelo" Tolstoj riduce tutto il cristianesimo alle cinque regole di comportamento che egli desume dal Discorso della Montagna:

1. Non solo non devi uccidere, ma non devi neanche adirarti contro il tuo fratello.

2. Non devi cedere alla sensualità, al punto che non devi desiderare neanche la tua propria moglie.

3. Non devi mai vincolarti con giuramento.

4. Non devi resistere al male, ma devi applicare fino in fondo e in ogni caso il principio della non-violenza.

5. Ama, aiuta, servi il tuo nemico.

Questi precetti, secondo Tolstoj, vengono bensì da Cristo, ma per essere validi non hanno affatto bisogno dell'esistenza attuale del Figlio del Dio vivente. [...]

Certo Solovev non identifica materialmente il grande romanziere con la figura dell'Anticristo. Ma ha intuito con straordinaria chiaroveggenza che proprio il tolstojsmo sarebbe diventato lungo il secolo XX il veicolo dello svuotamento sostanziale del messaggio evangelico, sotto la formale esaltazione di un'etica e di un amore per l'umanità che si presentano come "valori" cristiani. [...]

Verranno giorni, ci dice Solovev – e anzi sono già venuti, diciamo noi – quando nella cristianità si tenderà a dissolvere il fatto salvifico, che non può essere accolto se non nell'atto difficile, coraggioso, concreto e razionale della fede, in una serie di "valori" facilmente smerciabili sui mercati mondani.

Da questo pericolo – ci avvisa il più grande dei filosofi russi – noi dobbiamo guardarci. Anche se un cristianesimo tolstojano ci rendesse infinitamente più accettabili nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo scandalo della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore.

Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto, unico salvatore dell'uomo, non è traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni, omologabili con la mentalità mondana dominante. Gesù Cristo è una "pietra", come egli ha detto di sé. Su questa "pietra" o si costruisce (affidandosi) o ci si va a inzuccare (contrapponendosi): "Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà" (Mt 21, 44). [...]

È stato dunque, quello di Solovev, un magistero profetico e al tempo stesso un magistero largamente inascoltato. Noi però vogliamo riproporlo, nella speranza che la cristianità finalmente si senta interpellata e vi presti un po' di attenzione.


Giacomo Biffi (http://www.cardinalrating.com/cardinal_13__article_1631.htm)

Baltik
26-07-06, 15:51
il prurito di udire qualcosa di nuovo,il concetto di nuovo è applicabile a tutte le nuove religioni storiche?allora ne fate parte ! gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie strano !,è una cosa che sento da millenni molto prima del cristianesimo

saluti.

Vurdak
27-07-06, 08:46
Beh, Baltik...si potrebbe dire che i falsi Maestri ci siano sempre stati, ma le Vie per cercar la verità sono quelle stabili da millenni. E di sicuro non sono fatte di pace, amore, fratellenza e cristalli.

Senatore
30-07-06, 22:57
le Vie per cercar la verità sono quelle stabili da millenni. E di sicuro non sono fatte di pace, amore, fratellenza .

:eek:
Ti giocheresti una forte somma su queste affermazioni?

PS Io no. :)

Talib
31-07-06, 01:07
E di sicuro non sono fatte di pace, amore, fratellenza e cristalli.

L'insegnamenti morali più sublimi che riesco a concepire sono i due comandamenti evangelici portati dal Cristo (e non casualmente sono comuni a tutte le forme tradizionali):

1) ama il prossimo tuo come te stesso.
2) non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.

Un saluto,
Talib.

Talib
31-07-06, 01:11
quanto ti dissi a suo tempo va integrato con l'aggiunta di un ottimo libro (oltre a quello di meyrink), cioè il libro del dio vivente, di bo yin ra, amico di m. che affronta anche il tema di teosofisti e neospiritualisti vari...

Appena posso copierò qualcosa dalle epistole del Guènon su questi due personaggi.

Un saluto,
Talib.

stuart mill
01-08-06, 09:18
Appena posso copierò qualcosa dalle epistole del Guènon su questi due personaggi.

Un saluto,
Talib.

meyrink era molto stimato da Evola, e alcuni passi delle sue opere, le si trova in into alla magia, e bo yin ra, era suo amico, non so di lui che opinione avessero altri, ma sarebbe interessante conoscere quella di Guenon.

Talib
21-08-06, 19:21
Da: "L'iniziazione, la Massoneria, la Magia. Tre lettere di Renè Guènon a Julius Evola". A cura di GIanfranco de Turris.
Pubblicato ne I Quaderni di Avallon.

Il Cairo, 18 Aprile 1949
[...] Meyrink fu certamente a conoscenza di numerosissimi dati tradizionali, principalmente di provenienza giudaica, ma, a parte che ciò non implica affatto una iniziazione (e io non penso che abbia potuto ricevere realmente una iniziazione cabalistica, che senza dubbio sarebbe la sola da prendersi in considerazione di un caso simile), la maniera parodistica e caricaturale in cui di solito ha presentato questi dati provoca una impressione veramente sinistra (è un peccato che non possa raccontarvi per lettera tutta la fatica che ho fatto per mettere riparo ad alcune conseguenze maleifche del suo "la faccia verde"); inoltre le sue relazioni con la scuola di Bo Yin Ra [¹] (di cui devo essere pressochè il solo a conoscere la vera origine, in quanto ho potuto constatare che i suoi stessi discepoli l'ignorano) non sono certamente un indizio molto favorevole [²].
Quanto a Kremmerz ci sarebbe molto da dire, e sarebbe troppo lungo; ma ciò che vi ho scritto, e così certi rituali troppo evidentemente "fabbricati", mi han dato l'impressione di qualcosa di molto inconsistente, e che ricorda le parti peggiori dell'opera di ELiphas Levi; in ogni caso i diversi gruppi nei quali i suoi discepoli si sono divisi sembrano non sapere del tutto come dirigersi, e alcuni confessano di trovarsi in una vera empasse... [³]. Aggiungerò anche che in tutti i casi nei quali si ha a che fare con organizzazioni sedicenti "egiziane", vi sono le più serie ragioni di diffidare, poichè in questi casi non v'è nulla di autentico nè generalmente che possegga una realtà qualsiasi.

Il Cairo, 13 GIugno 1949
Vi sono certamente dei casi in cui un'influenza della controiniziazione è nettamente visibile, e bisogna contare tra essi quei casi in cui sono presenti dei dati tradizionali in una maniera intenzionalmente "parodistica"; questo caso è chiaramente quello di Meyrink, cosa che, beninteso, non significa che egli fosse per forza cosciente dell'influenza che così s'esercitava su di lui. Perciò mi stupisco che voi sembriate avere una certa stima per Meyrink, e tantopiù perchè egli era un'altro aderente al movimento di Bo Yin Ra, per il quale non avete chiaramente alcuna considerazione. A questo proposito è necessario d'altronde che io faccia una rettifica: sicuramente c'è stato in Bo Yin Ra una parte di ciarlataneria e di mistificazione, ma vi furono d'altronde anche altre cose, in quanto egli era ricollegato ad un'organizzazione invero singolare avente la propria sede in qualche parte del Turkestan, rappresentante una specie di tantrismo più o meno deviato. Penso di poter essere completamente sicuro a questo proposito (e sono forse il solo), in quanto all'epoca in cui il futuro Bo Yin Ra non si chiamava ancora che Joseph Schneider e a Parigi studiava da pittore, alcuni membri dell'organizazzione in questione me lo presentarono un giorno come il solo europeo che ne facesse parte. Più tardi ho visto anche il ritratto che Bo Yin Ra aveva fatto dal suo "maestro", e che per me era perfettamente riconoscibile; in questa occasione ho potuto d'altronde constatare che anche i suoi discepoli più intimi non sapevano assolutamente nulla di tutto ciò, e mi sono ben guardato dal metterli al corrente di ciò che ne sapevo io stesso!

Note di GIanfranco de Turris
1 - Bo Yin Ra è lo pseudonimo assunto dallo scrittore e pittore svizzero, d'origine tedesca, Joseph Anton Schneiderfranken (1876-1943), cui si devono ben 32 volumi di carattere "spirituale". Meyrink e Bo Yin Ra s'incontrarono nel 1917, ma poi le loro strade si divisero.
2- L'opinione di Evola era, com'è noto, esattamente l'opposto.
3 - Anche qui l'opinione di Evola è differente: egli ebbe infatti un certo rispetto per Kremmerz e la sua scuola.

Talib
21-08-06, 19:30
Ho già una mia opinione che per motivi di tempo non sto qui a scrivermi...
Vorrei sapere da altri cosa ne pensate, per fare un confronto tra le mie e vostre idee (che nascono da motivi più politici che spirituali)

Io ho trovato assai interessanti ed esaurienti le note sul movimento New Age presenti su questo sito:

http://www.livingislam.org/o/nap_e.html
http://www.livingislam.org/o/nnam_e.html

E' un sito dedicato principalmente alla tradizione islamica, ma il webmaster (un convertito svedese) ha una impostazione perennialista, e non disdegna di ospitare nel suo sito interessanti pezzi dedicati ad argomenti più generalmente tradizionali.

stuart mill
21-08-06, 19:53
talib, ma hai letto altro oltre a guenon? guarda che:
1)non era Dio
2)in oriente non hanno una bella opinione di lui
3)Evola nell'introduzione alla crisi del mondo moderno, parla del fatto che riuscì a convincere guenon a riesaminare la sua posizione sul buddismo, segno che lui, a differenza dei suoi seguaci, era conscio di essere, almeno all'inizio, fallibile
4)onestamente, io mi baso più sui fatti che sulle chiacchere: come dicono i membri del gruppo di ur, vero è ciò che ha risonanza al nostro interno: meyrink l'ha avuta. Se poi Guenon aveva simili idee su di loro, beh, non depone a suo favore: certo Il gruppo di Ur era più pratico e meno teorico del sufi, meno teoria e più pratica.
Poi ripeto, guenon non era certo l'unico tradizionalista, francamente dopo che ha attaccato tanti altri tradizionalisti, andrebbe valutata l'ipotesi che potesse sbagliare.

YUNUS
21-08-06, 20:57
talib, ma hai letto altro oltre a guenon? guarda che:
1)non era Dio
2)in oriente non hanno una bella opinione di lui
3)Evola nell'introduzione alla crisi del mondo moderno, parla del fatto che riuscì a convincere guenon a riesaminare la sua posizione sul buddismo, segno che lui, a differenza dei suoi seguaci, era conscio di essere, almeno all'inizio, fallibile
4)onestamente, io mi baso più sui fatti che sulle chiacchere: come dicono i membri del gruppo di ur, vero è ciò che ha risonanza al nostro interno: meyrink l'ha avuta. Se poi Guenon aveva simili idee su di loro, beh, non depone a suo favore: certo Il gruppo di Ur era più pratico e meno teorico del sufi, meno teoria e più pratica.
Poi ripeto, guenon non era certo l'unico tradizionalista, francamente dopo che ha attaccato tanti altri tradizionalisti, andrebbe valutata l'ipotesi che potesse sbagliare.

Perdonami Stuart, ma devo risponderti:
1) lo Shaykh 'Abd al-Wahid Yahya Guenon è stato un maestro spirituale straordinario. Dio ne conosce il rango iniziatico e non spetta agli uomini attardarsi in presuntuose supposizioni. Idolatrare lo Shaykh significa tradirne la maieutica spirituale, poichè la vita e l'opera di ogni santo rimanda a Dio e a Dio solo.
2) In Oriente lo Shaykh è venerato come santo e sapiente (alim). I vecchi del Cairo ancora ne ricordano le preghiere in moschea all'alba. Al suo ingresso, i fedeli elevavano ringraziamenti a Dio e benedizioni al Profeta. Guenon non era uno Shaykh tariqa (ovvero non guidava come maestro un ordine iniziatico), ma viene ricordato come Shaykh per rispetto del suo rango spirituale (ed era comunque ricollegato all'Hamidiyya Shadiliyya). Pensa che in alcune università del Pakistan si studia lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya, che a giudizio degli intellettuali del luogo "era saldamente sulla via del Profeta e dei suoi Compagni". Certo Guenon non piace agli integralisti e nemmeno a coloro che non riconoscono la dimensione del tasawwuf.
3) L'infallibilità tradizionale non è in questione a proposito del giudizio sul Buddhismo. Lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya ha valutato alla luce delle informazioni che aveva a disposizione. Quando Coomaraswamy ha potuto fornirgli ulteriori elementi, non ha esitato a cambiare la sua posizione, come sempre non esitano a fare coloro che hanno a cuore solo la Verità, sia o meno in accordo con i propri enunciati di partenza.
4) Il gruppo di Ur... Audhu biLlahi min ash-Shaytan ar-rajim. Anche il satanismo ha delle "risonanze" nell'uomo: non significa che sia "vero". Lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya non ha "attaccato altri tradizionalisti", limitandosi a fornire testimonianza alla Verità, senza nessun individualismo.

Purtroppo la malattia del guenonismo ha mietuto molti danni, poichè quando ci si attacca alla lettera e si scimmiottano i maestri nella forma (dimenticandosi che la santità va realizzata: un pò come i fondamentalisti che imitano il Profeta... lavandosi i denti con un rametto!)... Ma non mi pare che in questo caso la tua accusa sia fondata.
Quanto alla "teoria" dello Shaykh Abd al-Wahid Yahya, pensa che quando fece l'umra (il piccolo pellegrinaggio) a Mecca piovve e le colline intorno verdeggiarono come non capitava da anni...

testadiprazzo
21-08-06, 22:09
il prurito di udire qualcosa di nuovo,il concetto di nuovo è applicabile a tutte le nuove religioni storiche?allora ne fate parte ! gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie strano !,è una cosa che sento da millenni molto prima del cristianesimo

saluti.

Il capire questo..trasporta immediatamente nel Sanatana Dharma..la Tradizione ..o la Verità..fuori dal tempo..e dallo spazio..dove non v'è contesa..tra il vecchio e il nuovo..in quanto sono solo illusioni...

stuart mill
21-08-06, 22:46
Perdonami Stuart, ma devo risponderti:
1) lo Shaykh 'Abd al-Wahid Yahya Guenon è stato un maestro spirituale straordinario. Dio ne conosce il rango iniziatico e non spetta agli uomini attardarsi in presuntuose supposizioni. Idolatrare lo Shaykh significa tradirne la maieutica spirituale, poichè la vita e l'opera di ogni santo rimanda a Dio e a Dio solo.
2) In Oriente lo Shaykh è venerato come santo e sapiente (alim). I vecchi del Cairo ancora ne ricordano le preghiere in moschea all'alba. Al suo ingresso, i fedeli elevavano ringraziamenti a Dio e benedizioni al Profeta. Guenon non era uno Shaykh tariqa (ovvero non guidava come maestro un ordine iniziatico), ma viene ricordato come Shaykh per rispetto del suo rango spirituale (ed era comunque ricollegato all'Hamidiyya Shadiliyya). Pensa che in alcune università del Pakistan si studia lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya, che a giudizio degli intellettuali del luogo "era saldamente sulla via del Profeta e dei suoi Compagni". Certo Guenon non piace agli integralisti e nemmeno a coloro che non riconoscono la dimensione del tasawwuf.
3) L'infallibilità tradizionale non è in questione a proposito del giudizio sul Buddhismo. Lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya ha valutato alla luce delle informazioni che aveva a disposizione. Quando Coomaraswamy ha potuto fornirgli ulteriori elementi, non ha esitato a cambiare la sua posizione, come sempre non esitano a fare coloro che hanno a cuore solo la Verità, sia o meno in accordo con i propri enunciati di partenza.
4) Il gruppo di Ur... Audhu biLlahi min ash-Shaytan ar-rajim. Anche il satanismo ha delle "risonanze" nell'uomo: non significa che sia "vero". Lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya non ha "attaccato altri tradizionalisti", limitandosi a fornire testimonianza alla Verità, senza nessun individualismo.

Ma non mi pare che in questo caso la tua accusa sia fondata.
Quanto alla "teoria" dello Shaykh Abd al-Wahid Yahya, pensa che quando fece l'umra (il piccolo pellegrinaggio) a Mecca piovve e le colline intorno verdeggiarono come non capitava da anni...



1)guenon si azzardò a supposizioni simili, a questo punto, resta da capire se era autorizzato (sai il concetto di paramparà e tutto il resto). Poi abbi pazienza, ma reputo più elevate, persone come Sri Sankaracarya, Raphael, , con un certo distacco, Evola (solo per quanto riguarda il piano realizzativo, per quest'ultimo, che anche lui aveva le sue fisime)
2)ho detto oriente (cioè India etc) no medioriente...
3)scusa, ma il punto è: per Guenon il buddhismo, almeno prima della rettifica, era o no sovversivo e antitradizionale? se si, e poi ha rettificato, vuol dire che:
a)lui , a differenza dei suoi seguaci, era conscio di non essere la Verità incarnata, o almeno di non esserlo stato all'inizio
b)che i suoi seguaci tendono, come un pò tutti i devoti, a essere più realisti del re: credo che Guenon non sia il tipo da apprezzare certi devozionalismi...
4)vabbè, qui ci prendiamo per i fondelli: guenon non ha criticato, ma poichè è il Verbo incarnato, ha solo detto la verità. Ci manca solo a questo punto che si sostenga fosse un avatara e poi siamo a posto: ok, Evola controiniziato (guenon non lo pensava, ma voi pare di si), Meyrink controiniziato, bo yin ra pure, Raphael non so, ma immagino anch'egli, Kremmerz, contro iniziato, i membri del gruppo di Ur contro iniziati... a me sa tanto di controiniziazione, l'accusare tutti di essere controiniziati, in modo da coprire i veri sovvertitori...



Purtroppo la malattia del guenonismo ha mietuto molti danni, poichè quando ci si attacca alla lettera e si scimmiottano i maestri nella forma (dimenticandosi che la santità va realizzata: un pò come i fondamentalisti che imitano il Profeta... lavandosi i denti con un rametto!)...

ohhh bene, concordo. :)


Ma non mi pare che in questo caso la tua accusa sia fondata.


leggiti i messaggi di (non è per fare nomi, ma sono i più rappresentativi) talib, sattwa e altri, e vedi se ogni pagina non c'è almeno un nuovo controiniziato aggiunto al libro nero


Quanto alla "teoria" dello Shaykh Abd al-Wahid Yahya, pensa che quando fece l'umra (il piccolo pellegrinaggio) a Mecca piovve e le colline intorno verdeggiarono come non capitava da anni...

vabbè, i seguaci di Castaneda dicono che quando morì venne avvolto da una palla di fuoco (o una cosa simile): ma immagino (spero di sbagliarmi) che per te l'episodio di Guenon sia assolutamente vero, e il secondo assolutamente falso...
poi ripeto, il devozionalismo, veramente sa poco di esoterico e molto di bhakti, adorazione essoterica...
francamente non so se Guenon avrebbe gradito...

Talib
22-08-06, 10:52
Premesso che mi sono limitato a citare le opinioni di una persona su altre due senza alcun commento di sorta (opinione che tu stesso eri interessato a sentire) - quindi comprendo sempre di meno questa tua nuova reazione isterica:


talib, ma hai letto altro oltre a guenon?

Si


guarda che:
1)non era Dio

Mai detto, nè mai allusa ad una sua presunta "infallibilità" (e questa è l'ultima volta che rispondo a tale illazione gratuita che non trova alcun riscontro in ciò che scrivo nei miei messaggi). Ma forse non riesci a concepire il fatto che una persona possa avere una piena e ragionata adesione intellettuale nei confronti degli insegnamenti di un maestro, senza scambiarla per una presa di posizione pre-costituita...


2)in oriente non hanno una bella opinione di lui

Per esperienza diretta, mi risulta il contrario.
Comunque, citare le fonti, grazie.


3)Evola nell'introduzione alla crisi del mondo moderno, parla del fatto che riuscì a convincere guenon a riesaminare la sua posizione sul buddismo, segno che lui, a differenza dei suoi seguaci, era conscio di essere, almeno all'inizio, fallibile

Argomento in merito al quale ti si è già risposto (http://www.politicaonline.net/forum/showpost.php?p=4405788&postcount=67). E non lo dico perchè Evola mi stia antipatico e Coomaraswamy simpatico (nei riguardi del primo non ho alcuna animosità personale; mi limito semplicemente a considerare veleno ciò che ha scritto), ma semplicemente perchè la realtà dei fatti è questa.
Evita quindi di ripetere le stesse cose ad nauseam e incurante di quanto ti viene replicato (è un classico metodo proselitistico di certi missionari cristiani, lo sai?)

A proposito, per un approccio non superficiale alla questione relativa a Guènon e il Buddhismo mi permetto di consigliare l'ottimo articolo di Nuccio D'Anna intitolato, per l'appunto, "Renè Guènon e il Buddhismo, e pubblicato ne "I Quaderni di Avallon". Purtroppo, non posso però indicare il numero della rivista dove il pezzo è contenuto, perchè quello in mio possesso è contenuto in un florilegio di articoli presi da vari numeri, fotocopiati, e riuniti in un singolo volume.


4)onestamente, io mi baso più sui fatti che sulle chiacchere: come dicono i membri del gruppo di ur, vero è ciò che ha risonanza al nostro interno: meyrink l'ha avuta.

Criterio ben poco saggio, visto che il mondo è pieno di matti che avvertono tali "risonanze" seguendo le tesi più strambe. Ciò le rende vere?


Se poi Guenon aveva simili idee su di loro, beh, non depone a suo favore:

Questione di punti di vista


certo Il gruppo di Ur era più pratico e meno teorico del sufi, meno teoria e più pratica.

Prendo atto del fatto che per te l'essere iniziati a una confraternita sufi antica di secoli non costituisce una... pratica. Lo costituisce invece, ovviamente, il riunirsi in un gruppo di pseudo-iniziati che compiono riti tirati fuori da chissà dove e tramandati da chissà chi. Quanto è poco serio tutto ciò...

Talib
22-08-06, 10:59
Perdonami Stuart, ma devo risponderti:
1) lo Shaykh 'Abd al-Wahid Yahya Guenon è stato un maestro spirituale straordinario. Dio ne conosce il rango iniziatico e non spetta agli uomini attardarsi in presuntuose supposizioni. Idolatrare lo Shaykh significa tradirne la maieutica spirituale, poichè la vita e l'opera di ogni santo rimanda a Dio e a Dio solo.
2) In Oriente lo Shaykh è venerato come santo e sapiente (alim). I vecchi del Cairo ancora ne ricordano le preghiere in moschea all'alba. Al suo ingresso, i fedeli elevavano ringraziamenti a Dio e benedizioni al Profeta. Guenon non era uno Shaykh tariqa (ovvero non guidava come maestro un ordine iniziatico), ma viene ricordato come Shaykh per rispetto del suo rango spirituale (ed era comunque ricollegato all'Hamidiyya Shadiliyya). Pensa che in alcune università del Pakistan si studia lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya, che a giudizio degli intellettuali del luogo "era saldamente sulla via del Profeta e dei suoi Compagni". Certo Guenon non piace agli integralisti e nemmeno a coloro che non riconoscono la dimensione del tasawwuf.
3) L'infallibilità tradizionale non è in questione a proposito del giudizio sul Buddhismo. Lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya ha valutato alla luce delle informazioni che aveva a disposizione. Quando Coomaraswamy ha potuto fornirgli ulteriori elementi, non ha esitato a cambiare la sua posizione, come sempre non esitano a fare coloro che hanno a cuore solo la Verità, sia o meno in accordo con i propri enunciati di partenza.
4) Il gruppo di Ur... Audhu biLlahi min ash-Shaytan ar-rajim. Anche il satanismo ha delle "risonanze" nell'uomo: non significa che sia "vero". Lo Shaykh Abd al-Wahid Yahya non ha "attaccato altri tradizionalisti", limitandosi a fornire testimonianza alla Verità, senza nessun individualismo.

Purtroppo la malattia del guenonismo ha mietuto molti danni, poichè quando ci si attacca alla lettera e si scimmiottano i maestri nella forma (dimenticandosi che la santità va realizzata: un pò come i fondamentalisti che imitano il Profeta... lavandosi i denti con un rametto!)... Ma non mi pare che in questo caso la tua accusa sia fondata.
Quanto alla "teoria" dello Shaykh Abd al-Wahid Yahya, pensa che quando fece l'umra (il piccolo pellegrinaggio) a Mecca piovve e le colline intorno verdeggiarono come non capitava da anni...


Amin. Amin. Amin.

Senatore
22-08-06, 12:41
A proposito, per un approccio non superficiale alla questione relativa a Guènon e il Buddhismo mi permetto di consigliare l'ottimo articolo di Nuccio D'Anna intitolato, per l'appunto, "Renè Guènon e il Buddhismo, e pubblicato ne "I Quaderni di Avallon". Purtroppo, non posso però indicare il numero della rivista dove il pezzo è contenuto, perchè quello in mio possesso è contenuto in un florilegio di articoli presi da vari numeri, fotocopiati, e riuniti in un singolo volume.





numero 10 1986
Una proposta per il futuro: la Tradizione

stuart mill
22-08-06, 14:44
[QUOTE]Premesso che mi sono limitato a citare le opinioni di una persona su altre due senza alcun commento di sorta (opinione che tu stesso eri interessato a sentire) - quindi comprendo sempre di meno questa tua nuova reazione isterica:


da che pulpito si parla di reazioni isteriche:rolleyes:


Si




Mai detto, nè mai allusa ad una sua presunta "infallibilità" (e questa è l'ultima volta che rispondo a tale illazione gratuita che non trova alcun riscontro in ciò che scrivo nei miei messaggi). Ma forse non riesci a concepire il fatto che una persona possa avere una piena e ragionata adesione intellettuale nei confronti degli insegnamenti di un maestro, senza scambiarla per una presa di posizione pre-costituita...


ok: finalmente si ragione: Guenon è fallibile, grazie.
Ora, una volta ammesso quindi che potrebbe avere torto su certe questioni, possiamo passare alla fase 2, ovverso sia, analizzare le accuse mosse da Guenon ad altri Tradizionalisti. Cioè, se Guenon era fallibile, potrebe avere sbagliato proprio li, quindi non è possibile liquidare automaticamente Meyrink solo perchè l'ha detto Guenon



Per esperienza diretta, mi risulta il contrario.
Comunque, citare le fonti, grazie.

sono fonti viventi che ho conosciuto in India, difficili da citare.



Argomento in merito al quale ti si è già risposto (http://www.politicaonline.net/forum/showpost.php?p=4405788&postcount=67). E non lo dico perchè Evola mi stia antipatico e Coomaraswamy simpatico (nei riguardi del primo non ho alcuna animosità personale; mi limito semplicemente a considerare veleno ciò che ha scritto),

e io ti ribadisco che pure evola criticò Guenon per quel fatto li. Comunque dire che Evola ha scritto veleno, tenendo presente che Guenon lo stimava, se non motivato, sa tanto di antipatia



ma semplicemente perchè la realtà dei fatti è questa.
Evita quindi di ripetere le stesse cose ad nauseam e incurante di quanto ti viene replicato (è un classico metodo proselitistico di certi missionari cristiani, lo sai?)

cioè tu dai risposte del tipo: è ovvio che è così, oppure perchè questa è la realtà dei fatti, oppure evola ha scritto veleno, e sono io che ripeto e non argomento?:-0008n



A proposito, per un approccio non superficiale alla questione relativa a Guènon e il Buddhismo mi permetto di consigliare l'ottimo articolo di Nuccio D'Anna intitolato, per l'appunto, "Renè Guènon e il Buddhismo, e pubblicato ne "I Quaderni di Avallon". Purtroppo, non posso però indicare il numero della rivista dove il pezzo è contenuto, perchè quello in mio possesso è contenuto in un florilegio di articoli presi da vari numeri, fotocopiati, e riuniti in un singolo volume.



lo leggerò


Criterio ben poco saggio, visto che il mondo è pieno di matti che avvertono tali "risonanze" seguendo le tesi più strambe. Ciò le rende vere?


ti si può controbattere così: questo le rende Tutte false?



Questione di punti di vista

appunto, quindi niente di serio (vedi giudizio su Evola)




Prendo atto del fatto che per te l'essere iniziati a una confraternita sufi antica di secoli non costituisce una... pratica. Lo costituisce invece, ovviamente, il riunirsi in un gruppo di pseudo-iniziati che compiono riti tirati fuori da chissà dove e tramandati da chissà chi. Quanto è poco serio tutto ciò...

vedi, Evola ha scritto opere utili a essere praticate (vedi la tradizione ermetica) mentre Guenon no: Evola quindi ha utilità più pratica mentre Guenon è utile per fornire la base intellettuale

Talib
22-08-06, 15:18
numero 10 1986
Una proposta per il futuro: la Tradizione

Grazie :)

Talib
23-08-06, 15:19
ok: finalmente si ragione: Guenon è fallibile, grazie.

Hai iniziato a ragionare e hai capito che nessuno ha mai affermato nulla di simile? me ne compiaccio. Ho però il sospetto che sia ormai difficile sradicare certi pregiudizi che ti sei fatto sulla mia persona - che, sia chiaro, esistono solo nella tua testa colma di preconcetti, dal momento che in nessun mio messaggio troverai nè attestazioni di divinità o di infallibilità attribuite a Guènon, nè accuse gratuite di "controiniziazione" a chicchesia (non è il mio stile...).
Approfitto anche dell'occasione per prendere atto del fatto che la nobiltà di carattere e l'eleganza non si addicono a tutti. Mi riferisco agli sberleffi a me rivolti alle spalle in un thread di un forum che ben conosci, e che ti qualificano sufficientemente come persona. Ovviamente non ho intenzione di intervenire su quel forum perchè io non sono un troll che non ha altro da fare che disturbare con le proprie argomentazioni off-topic utenti di fora dedicati ad altri temi specifici, però non posso fare a meno di pensare, anche osservando il tono sarcastico che hai iniziato a utilizzareda un paio di messaggi a questa parte (e questo nonostante il mio atteggiamento sempre cortese nei tuoi confronti) a quanto diceva Schopenauer sugli attacchi ad personam come ultima risorsa per spuntarla in una discussione, di chi, confutato sul piano dialettico, non ha altro da dire.


Ora, una volta ammesso quindi che potrebbe avere torto su certe questioni, possiamo passare alla fase 2, ovverso sia, analizzare le accuse mosse da Guenon ad altri Tradizionalisti. Cioè, se Guenon era fallibile, potrebe avere sbagliato proprio li, quindi non è possibile liquidare automaticamente Meyrink solo perchè l'ha detto Guenon

Vedo che proprio non riesci a capire. Nessuno ricorre all'ipse dixit affermando che, siccome Guènon dice che Meyrink è un controiniziato (e a dire il vero non lo dice, ma lasciamo perdere), allora Meyrink è un controiniziato è basta. Ricorriamo a questo semplice ragionamento:

1) Meyrink afferma questo, quello, e quell'altro.
2) Le dottrine tradizionali - che sono le Verità da sempre presenti nel Veda e nelle Sacre Scritture (basta leggerle), e che Guènon non ha fatto altro che illustrare - affermano tutt'altro.
3) L'analisi comparata delle tesi di Meyrink con i Testi Tradizionali denota che le prima non son altro che una contraffazione delle seconde.
4) Guènon, in una lettera privata a un suo corrispondente, lo fa presente e fa notare che tutto ciò è sintomo di una attività esplicita o implicita controiniziatica.

Mi sembra chiaro che io affermo che Meyrink, Bo Yin Ra, o Evola secondo me sbagliano non perchè "lo abbia detto Guènon", ma perchè è sufficiente seguire i punti 1,2, e 3 del ragionamento su elencato.


sono fonti viventi che ho conosciuto in India, difficili da citare.

Ovviamente.


e io ti ribadisco che pure evola criticò Guenon per quel fatto li.

Questo tuo infantile e ostinato attaccarti alla questione è ridicolo. A me non piccherebbe affatto l'idea che Evola abbia potuto "correggere" Guènon su questo o quel punto; ben venga se fosse succeso. Ma semplicemente così non è stato, perchè fu l'opera di Coomaraswamy a rettificare l'iniziale opinione del Guènon. Che poi Evola abbia riportato il fatto che Guènon si sia rettificato su tale punto non significa che è merito suo.
Non ho fatto altro che precisare un aneddoto mal riportato: comunque, se per te è tanto importante l'idea che sia stato il tuo adorato Evola a rettificare Guènon e non altri, va bene: hai ragione tu.


Comunque dire che Evola ha scritto veleno, tenendo presente che Guenon lo stimava, se non motivato, sa tanto di antipatia

Tralasciando le ambigue simpatie per Kremmerz e simili, che una persona arrivi a falsificare le traduzioni dal sanscrito dei testi indù per dimostrare la bislacca tesi secondo cui l'azione ha la priorità sulla contemplazione (e quindi la casta Kshatriya su quella Brahmana) mi sembra una motivazione sufficiente, tra le tante. Io non ho alcuna antipatia personale per Evola come per nessun'altro, sono stato un suo ammiratore in gioventù (grazie a Dio per poco tempo), e inoltre ritengo ancora oggi il suo Rivolta un testo fondamentale per quanto riguarda la critica del mondo moderno (seppur non sia privo degli errori tipici del suo autore). Critico Evola unicamente per gli stessi motivi per cui critico Meyrink, cose delle quali ho già parlato sopra.

Per quanto riguarda poi la stima di Guènon per le idee di Evola, ci sarebbe da leggere le lettere che si scambiava con Guido De Giorgio. Mi dispiace per te, ma anche qui sei male informato.
Mi si lasci solo dire che il maestro di Blois era di un adab (parola araba che designa il "galateo, o "l'etichetta" tradizionale) assai raro, e sia che dialogasse per lettera sia che dialogasse di persona, era estremamente improbabile che si ponesse in una maniera anche solo minimamente scortese nei confronti dei suoi interlocutori. Non si confonda però quella che è semplice cortesia verso la persona per una "stima" nei confronti di certe sue idee.


cioè tu dai risposte del tipo: è ovvio che è così, oppure perchè questa è la realtà dei fatti, oppure evola ha scritto veleno, e sono io che ripeto e non argomento?

Ricorreremo a ragionamenti elementari, visto che non ci si può aspettare di più: se la prima guerra mondiale è scoppiata nel '15, e lo si rammenta a chi dice che invece sia scoppiata nel '65, quando quest'ultimo ricomincia da capo a dire che la Grande Guerra è scoppiata nel '65 facendo finta che non gli si sia nemmeno risposto, cosa dovremmo fare noi umili mortali?


vedi, Evola ha scritto opere utili a essere praticate (vedi la tradizione ermetica) mentre Guenon no: Evola quindi ha utilità più pratica mentre Guenon è utile per fornire la base intellettuale

Cioè, tu usi i libri di Evola come pratica? ricordi quei personaggi che per imparare il karate non cercano un maestro (o, molto più banalmente qui in Occidente, si iscrivono in una palestra) ma comprano un libro pieno di figure e scimmiottano le mosse nella loro cameretta. Ora è ovvio perchè insisti con la strana idea che le opere di Guènon non abbiano una utilità pratica (il che è un ossimoro, visto che ogni riga scritta da Guènon ha come unico scopo il risvegliare la ricerca dell'iniziazione in chi lo legge e ne ha le qualificazioni necessarie): è il tuo concetto stesso di pratica che è del tutto fuorviato!

Un saluto,
Talib.