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Visualizza Versione Completa : taoismo: il libro dell'intima relazione, chuang tzu e taoteching



stuart mill
28-07-06, 21:27
Passi scelti dal Tao Te Ching, un classico del taoismo, adattamento da più traduzioni, con breve commento:



I
Il Tao che si può nominare
Non è il Tao eterno.
L'essere che può venire nominato
Non è quello eterno.
Come non nominabile
esso è il principio del cielo e della terra.
Divenuto con ciò determinato
Divenne l'origine degli esseri particolari.
Una l'essenza,
diversa solo la denominazione.
Mistero è la loro identità,
arcano degli arcani.
Porta attraverso la quale sono emerse,
nell'universo manifesto,
tutte le meraviglie che lo popolano.
Così lo spirito libero dalle passioni
percepisce l'essenza misteriosa,
lo spirito preda delle passioni
non conoscerà se non i suoi effetti (apparenze fenomeniche).


Commento:
Il Tao Te Ching, un testo così affascinante e spesso criptico, si apre con ovvie constatazioni, almeno per chi intuisce almeno un po' della verità, ma subito dopo (qui al quinto passo) fa delle importanti distinzioni che fanno sorgere un dubbio importante: esse sono state fatte per rendere comprensibile a tutti il messaggio insito nel manoscritto oppure dimostrano una comprensione non ancora esaustiva del Principio? Infatti a parole divide il Principio dai suoi effetti o manifestazioni, mentre la realtà fondamentale è ben diversa, e parlare in questa maniera è chiaramente un esprimersi condizionato. Più avanti il testo si riscatta ricordando come sia diversa la sola denominazione, ma insiste poi a dimostrarsi imperfetto quando parla di mistero: fin che vi è mistero non vi è vera comprensione! Più tardi persiste per l'ennesima volta ad esprimersi in maniera discriminatoria evidenziando un dualismo fra Principio ed esseri particolari, ed ancora dice chiaramente che uno spirito libero da passioni percepisce l'essenza del Principio quando è chiaro che fra percepire e fare essi stessi parte di una data cosa vi è una grossa differenza: essere il Principio significa anche non percepirlo. Così il dubbio permane, non si scioglie con l'analisi del testo: abile espediente per far comprendere un po' di saggezza anche ai profani o manifestazione di una realizzazione ancora imperfetta?

stuart mill
28-07-06, 21:27
II Per tutti i nati sotto questo cielo,
concepito il bello
nasce il brutto.
Fissato il bene
Prende forma il male.
Allo stesso modo essere e non essere sono correlati,
possibile ed impossibile sono complementari,
grande e piccolo si caratterizzano a vicenda,
l'alto si capovolge nel basso,
suono e rumore si integrano,
prima e dopo si susseguono.
Così l'Uomo Reale permane nel non agire,
insegna senza parlare,
dirige senza comandare.
Conduce allo sviluppo senza appropriarsi,
compie senza fare.
Essenzialmente non risiedendo nei correlativi
partecipa della forza originaria.


Commento:
Questo capitolo debutta con il fissare nelle menti il gioco degli opposti che domina il mondo del relativo, lo crea e ne è alla base, essendo un tutt'uno con esso; relativo che tuttavia imprigiona solo le menti che si muovano al suo interno. Viene così affermata l'indipendenza del saggio che stabilito nel Principio agisce senza un io particolare, senza quindi egoismo individuale e per questo libero ed architetto d'azioni di natura assoluta (Come del resto sono tutte le azioni, dipende esclusivamente da come queste sono concepite.). Ancora una volta viene qui stabilita a parole una dualità nel discorso che probabilmente è un espediente per farsi comprendere, ma che non ci si aspetterebbe da un testo così ispirato.

stuart mill
28-07-06, 21:28
III Potenziando oltre al limite
si provoca la lotta.
Dando risalto a ciò che è raro avere
si suscita un colpevole desiderio di appropriazione.
Si veli ciò che nelle cose attira
e l'animo resterà calmo.
Così: l'Uomo Reale in veste di capo
va senza preferenze ed appetiti.
Indebolisce gli impulsi
e tempra l'essere interno
(letteralmente ventre ed ossa che in oriente sono sinonimi dell'interiorità;
alcuni traduttori qui hanno commesso un madornale errore,
dando al testo un senso puramente fisico e di bassa lega!).
Senza un sapere (superficiale) e senza desideri
guida i diecimila esseri.
Confonde coloro che sanno.
Evita l'agire (comune)
e la società vivrà sempre libera nel suo ordine.


Commento:
Anche qui il gioco degli opposti permea tutto il discorso, accrescendo qualcosa si cade nel suo contrario e/o nel disordine, agendo senza un io particolare che possa essere coinvolto dal mondo, tutto acquista la purezza e la libertà originarie. E' evidente che qui si parla di un mondo ben lontano dal nostro, basta accendere la televisione per rendersi conto del male insito in tanti messaggi che vengono oggi propinati, e per di più del fatto che sembra lecito darsi da fare in ogni modo per procurarsi quel che viene propagandato; anzi, pare che chi non si comporti in tale modo sia da additare come sciocco.

stuart mill
28-07-06, 21:28
IV Il Tao non è sostanza,
è attività inesauribile.
Agire che non lo accresce.
Com'è insondabile!
E' come la scaturigine primordiale di ogni cosa.
Smussa l'acuto,
schiarisce il confuso;
tempera l'abbagliante.
Ordina le parti elementari (della materia).
E' inafferrabile eppure onnipresente;
come potrebbe essere stato generato?
E' anteriore al Signore del Cielo.
(La divinità cinese per eccellenza)


Commento:
Dire che il Tao non è materiale potrebbe anche andare bene, ma perché poi dire che è attività?! Tanto vale dire che Esso è anche materiale: dal punto di vista assoluto non è errato asserire sia l'una che l'altra delle preposizioni. Anche qui viene fatto notare che ogni cosa, raggiunto il suo apice, viene permeata dal suo opposto.

stuart mill
28-07-06, 21:28
VII L'Universale è eterno.
E' eterno
perché non vive per sé stesso.
Perciò: l'Uomo Reale
indietreggiando avanza.
Restando fuori è sempre presente.
Col non fare di sé il centro
raggiunge la perfezione.


Commento:
si esalta la non personalizzazione del Tao, anche il saggio perciò spogliandosi dell'ego trova la verità e si unisce a tutte le cose.



IIX
La qualità trascendente assomiglia all'acqua.
Senza resistere assume la forma di ogni cosa,
prende la posizione più bassa
che gli uomini disprezzano.
Più si è lontani dall'agire comune,
più si è vicini alla Via.
Così l'Uomo reale nel dominio materiale
tiene per buono il restare nel posto che ha.
Nel dominio del sentire tiene per buona
la profondità dell'essere.
Se dona, tiene per buona la generosità.
Parlando, tiene per buona la verità.
Governando tiene per buono lo sviluppo ordinato.
Agendo tiene per buono l'accorto raggiungimento del fine.
Nel dominio pratico tiene per buono l'intervenire
nel punto e nel momento giusti.
Invero, proprio grazie all'adeguarsi senza lotte,
nulla altera il suo essere.


Commento:
Il passo inizia con una efficace metafora che successivamente sviluppa nei vari casi della vita per far capire come sia distante la verità dal modo d'agire degli esseri umani che pur vi sono immersi. Proprio allontanandosi dai contrasti l'Uomo Reale trova la sua realizzazione e la pace interiore. Interessante il risalto messo sull'uso dell'accortezza, la quale ha sempre dominato la mente cinese che è sempre stata assai pratica, anche nella sua filosofia, e non si può certo dargli torto.

stuart mill
28-07-06, 21:29
IX Mantenere quando si sia riempito sino all'orlo
non è possibile.
Conservare una lama estremamente affilata
non è possibile.
Non si può, ad un tempo,
possedere e conservare.
Beni e potere uniti ad orgoglio
preparano da sé la rovina.
Agire e ritirarsi
è la Via del cielo.


Commento:
la legge dell'impermanenza fa sì che nulla perduri e che ogni cosa tramuti alla fine nella sua mancanza, una qualsiasi fortuna non può essere mantenuta per sempre, specie se vissuta con duro egoismo; agire senza orgoglio e senza pensiero di sé, non attaccarsi a ciò che si crea, è la natura della saggezza dell'uomo del Tao.



X
Conservando l'Uno a che spirito e corpo si congiungano
e più non si separino.
Far circolare il soffio sottile
generando l'embrione spirituale.
Pulire lo specchio segreto escludendo ogni pensiero complicato
perché la mente non ti logori.
Nei rapporti con gli altri e reggendo lo stato
seguire il non agire.
L'instabilità della sorte
valga a sviluppare la ricettività dell'anima.
Con la visione essenziale che abbraccia ogni aspetto
eliminare il sapere condizionato.
Per raggiungere lo sviluppo:
creare senza possedere,
agire senza appropriarsi,
elevarsi senza forzare.
Questa è la Via.


Commento:
Il testo inizia con delle istruzioni riguardo la pratica taoista, si noti come queste siano simili a molte altre presenti in altre pratiche esoteriche: non solo al primo rigo si parla dell'unione degli opposti come già nell'alchimia occidentale (i nomi sono solo un mascheramento per la verità), la strofa successiva offre istruzioni sulla respirazione e più avanti, proprio come in molti detti buddisti, si indica la pulitura della mente attraverso la non discriminazione. Successivamente si torna sul tema del non agire come agire non personalizzato, e per il quale chi lo pratica è destinato ad avere successo o ad essere, nel caso la sorte gli sia avversa, indifferente al fallimento.

stuart mill
28-07-06, 21:29
XI Trenta raggi convergono nel mozzo,
ma è il vuoto del mozzo l'essenziale della ruota.
I vasi sono fatti di argilla,
ma è il vuoto interno che fa l'essenza del vaso.
Mura con finestre e porte formano una casa,
ma è il vuoto di essi che ne fa l'essenza.
In genere: l'essere serve come mezzo utile,
nel non essere sta l'essenza.


Commento:
Bella metafora che mostra in maniera intuitiva, anche se può darne solo una pallida idea, la qualità della natura fondamentale; infatti qui vi è ancora una contrapposizione fra le diverse cose e l'essenza. La vera visione trascende questa divergenza, perché è univoca; comunque tutto questo basta a far sorgere un dubbio nella mente del lettore su cosa sia davvero fondamentale e farlo credere che in quel che appare ai sensi solo come una negazione, vi sia una verità profonda, misteriosa, onnipresente. Quando si giunge ad inglobare anche l'apparente nel vuoto si sarà già di un passo innanzi. Come in alcuni passi precedenti anche qui si può provare un dubbio sulla reale comprensione dello scrittore: davvero realizzato che si piega ad illustrare una profonda dottrina con espressioni pesantemente condizionate, oppure ancora legato ad un concepire la realtà come duale?

stuart mill
28-07-06, 21:30
XII La vista dei colori acceca gli occhi dell'uomo.
La percezione dei suoni assorda l'udito.
Il gusto dei sapori rende ottusa la bocca.
L'immedesimarsi nell'azione oscura la mente.
Il desiderio bramoso distrugge la possibilità di movimento (la libertà).
Perciò: l'Uomo reale
non perde l'io nel non io,
esclude l'esteriore, consiste nell'interiore.


Commento:
Un bel capitolo che partendo da considerazioni elementari illustra come le passioni od i desideri smodati, l'egoismo, l'eccedere nelle cose; non facciano che, oltre ad ottundere gli stessi sensi comuni e far smarrire la stessa libertà personale in una illusione di volgare autosoddisfazione, far perdere di vista il senso del Reale; meglio sarebbe quindi preservare la vera natura a detrimento di quella che al senso comune appare essere la realtà, e non è che apparenza (seppur anche questa trovi spazio nel Dharma finale) che diviene, proprio perché solitamente è l'unica conosciuta, fonte dei mali del mondo.

stuart mill
28-07-06, 21:30
XIII Grazia ricevuta ferisce come disgrazia,
la grandezza appesantisce come il corpo.
Che significa: grazia ricevuta ferisce come disgrazia?
La grazia ricevuta implica il proprio abbassamento,
vi è ansia nell'attenderla,
vi è ansia nel perderla.
Che significa: la grandezza appesantisce come il corpo?
Avere un corpo vuol dire offrire presa,
il corpo è il principio della pesantezza.
Se non lo si avesse non vi sarebbe transitorietà.
Perciò: chi si stacca dalla grandezza
può reggere liberamente l'impero.
A chi è attaccato al corpo così poco come all'impero,
può affidarsi l'impero.


Commento:
Questo passo illustra l'incompatibilità della Via con le preoccupazioni mondane, non solo queste sono causa di gravi preoccupazioni che indeboliscono la mente, ma impediscono lo scorgere della Via e rappresentano delle vere e proprie trappole per l'evoluzione spirituale; inoltre chi è nel karma non può non soggiacere alle sue trasformazioni, la caducità è proprio dovuta ai desideri che si nutrono, per cui porsi come obiettivi la ricchezza, la fama ed ammirare le persone che le hanno ottenute non porterà che a mete ed effetti transitori, destinate a perpetuare la ruota della vita e della morte. Qui è presente anche l'idea, unica, a mia conoscenza, nella tradizione orientale, che all'individuo affrancatosi da tali brame si possa affidare la guida di uno stato, come per una sorta di investitura divina; anche se in altri scritti taoisti si affermi che però il tempo attuale (cioè il periodo storico in cui questi venivano compilati, figuriamoci oggi!) è troppo corrotto perché tale operazione abbia effettivo successo.

stuart mill
28-07-06, 21:30
XVI Chi realizza il vuoto estremo
trova ciò che al di là del mutevole e del particolare
sussiste immobile e calmo.
Nel flusso degli esseri innumerevoli
vede il loro uscire allo stato formale e moltiplicarsi,
e come tutti ritornino alla radice.
tornare alla radice significa stato di riposo,
da tale riposo essi tornano ad uscire per un nuovo destino.
Questa è la legge immutabile della trasformazione.
La conoscenza della legge immutabile porta alla chiara visione,
la non conoscenza della legge immutabile porta all'agire cieco e dannoso,
la conoscenza della legge immutabile conduce alla equanimità distaccata.
Essere distaccati significa essere superiori,
essere superiori significa essere regali,
essere regali significa essere come il cielo,
essere come il cielo significa essere simili al principio,
e si sarà per sempre fuori dal danno.


Commento:
Vorrei fare degli appunti al senso del testo: a parte il fatto che il vuoto estremo non è ancora che un aspetto condizionato, essendo lo stato finale trascendente pure il vuoto; anche sussistere continuamente immobili e calmi non è altri che un aspetto della morte; qui il mio sospetto che il taoismo non abbia tratto le ultime conclusioni sul reale, a differenza del buddismo, viene rafforzato alquanto. Interessante la parte che tratta del destino degli esseri, molto simile all'idea buddista della reincarnazione, anche se qui non vi si fa ancora nessuna considerazione morale; cioè la legge di causa ed effetto delle azioni non è qui considerata; semplicemente tralasciata od ignorata? Anche essere distaccati in maniera equanime personalmente mi ripugna, può anche andare bene per chi si accontenti di trovare la liberazione per sé stesso, ma non certo per raggiungere l'ideale del bodhisattva che anima il buddismo. Tale impressione si rafforza nell'ultima frase che ancora una volta non spende una parola per la salvezza altrui, ma solo su quella personale; quanto diviene limitato, arido ed egoista qui il taoismo!

stuart mill
28-07-06, 21:31
XVIII Perduta la Via
anteposero "umanità e giustizia".
Perduta la semplicità originaria,
da abilità e scaltrezza
nacque la grande ipocrisia.
Spezzato il vincolo di sangue che legava all'originario
si supplì coi sentimenti familiari.
Quando i regni caddero nel disordine
si fecero avanti i "buoni ministri".


Commento:
Ora il Taoismo, come molte altre antiche tradizioni, del resto, fa riferimento ad uno stato delle cose ad esso precedente che assume le caratteristiche del mito; dubito che questa condizione dello spirito e del reale sia veramente esistita, tuttavia il testo può essere tranquillamente letto sia in chiave metaforica che anagogica, come non altrimenti viene fatto in occidente ad esempio con la bibbia; così questa arcadia, questo stato paradisiaco ed ancestrale può assumere i connotati vaghi, simbolici e d'ampio significato del periodo immediatamente seguente la creazione del mondo umano o dell'affermarsi prevaricante dell'io che discrimina a danno di quel sapere intuitivo allora esclusivamente legato all'istinto, con la susseguente apparizione di una personalità vera e propria, capace di distinguere, anche fra il bene ed il male, e perciò passibile di sbagliare, peccare e meritarsi una punizione. Forse era destino che il passaggio da uno stato animale incontaminato dai dubbi della coscienza sia stato avvertito dall'umanità come una caduta, una perdita irrimediabile, e che, probabilmente, attraversata una fase "adolescenziale" in cui impulso naturale e ragione si equilibravano, l'uomo sia arrivato al giorno d'oggi avendo sviluppato troppa razionalità a detrimento del suo animo; come del resto è probabile che, se pur su tempi lunghissimi, se avrà la possibilità di viverli, egli debba tornare a vivere, questa volta coscientemente, la verità che è in lui, con un nuovo, antico, padrone al posto di quello che è la logica nel mondo odierno, quella funzione intuitiva che dovrà però essere integrata nella coscienza (forse allora sarà meglio chiamarla amica che padrona). Tutto lo scritto non parla che della progressiva caduta nei fraintendimenti del mondo delle distinzioni e del scaturire da esso dei nuovi valori: possesso, ricchezza, dominio al posto di quelli del cuore: amore, comprensione umana, tolleranza che nel periodo descritto erano però ancora inconsci, o meglio, non definiti, semplicemente vissuti (e qui si capisca come sia assurdo invocarli, andare a ricercarli, senza voler cambiare, senza affidarsi alla propria interiorità).

stuart mill
28-07-06, 21:31
XXI La grande Virtù, quale si manifesta,
è solo l'esteriorizzazione del Principio,
ma la sostanza del Principio
è indifferenziata e inafferrabile.
Indifferenziata e inafferrabile
essa contiene i semi (gli archetipi, i modelli, le idee platoniche).
Misterioso ed incomprensibile
esso contiene le esistenze formali.
Profondo e nascosto
esso contiene le essenze (gli spiriti?).
Come tale è la grande Realtà,
la sede sicura di tutti gli esseri.
Dall'origine sino al presente
non muta il suo nome.
Da lui procede il principio animatore di ogni cosa.
Quale è il fondamento di tale conoscenza?
Questo.


Commento:
Il capitolo inizia con l'affermare che rispetto al Tao anche la virtù che emana e che è così vissuta da chi si trova in armonia con il Principio, ne è solo una emanazione; come del resto anche la stessa funzione creatrice che nel Taoismo ha caratteristiche femminili, per analogia con la sua funzione; poi asserisce la inconoscibilità dell'ente primo. Tutto questo può andare bene per avvicinarsi debolmente alla vera comprensione, ma è ancora imperfetto e fa distinzione fra un principio ed il creato che da lui procede, come se fossero diversi (attenzione: nemmeno uguali, per chi lo sa intuire, ma anche quest'ultima affermazione è ancora assurda, meglio parlare di stato di talità, o, più preferibilmente, non dire altro che Dharma). Bello il finale che riscatta il resto del paragrafo, invita a vedere, constatare direttamente la realtà e la fa balzare letteralmente fuori dalle righe per colpire direttamente le menti di chi possieda almeno un po' d'intuito spirituale; anche se spero che questa sia una buona traduzione, non troppo adattata rispetto ad altre tradizioni forse conosciute dal traduttore, perché questa affermazione finale sa già molto di Zen; in questo campo, cioè quello delle trasposizioni dalle lingue orientali, così indefinite e complesse, è facile trovare cattive trascrizioni o scritti piegati al senso di quel che ha già in mente il loro curatore.

stuart mill
28-07-06, 21:31
tratto da: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/tao/passicommentati.htm

qui troverete il testo completo:

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/tao/taoteching.htm

stuart mill
28-07-06, 21:35
Brani tratti dal Chuang-Tzu

Una volta Chuang-tzu sogna di essere una farfalla, una farfalla che svolazza, che si sentiva libera e che ignora l’esistenza di Chuang-tzu. Improvvisamente si risveglia, ed è nuovamente Chuang-tzu.
A quel punto, però, non è più in grado di sapere è stato Chuang-tzu a sognare di essere una farfalla o se è stata una farfalla a sognare di essere Chuang-tzu.

Mentre Chuang Tzu pesca con la lenza sulla riva del P'ou, il re di Chou gli invia due alti funzionari per offrire al filosofo un lavoro di prestigio a corte.
'Il nostro principe', dicono gli inviati 'desidera dare a Voi, Chuang Tzu, la responsabilità del suo territorio'.
Senza sollevare la lenza e senza girarsi, Chuang Tzu risponde:
Ho sentito dire che c'è a Chou una tartaruga morta da più di tremila anni. Il vostro re conserva il suo carapace nel tempio dei suoi avi. Ora dovete dirmi una cosa: secondo voi quella tartaruga non preferiva vivere trascinando la coda nel fango?'.
'Sì, certo - rispondono gli inviati del re - per lei era sicuramente meglio vivere trascinando la coda nel fango!'
'Andate via, allora!', dice Chuang Tzu, 'Anch'io preferisco trascinare la coda nel fango'!

La grande saggezza è generosa; la piccola saggezza è litigiosa
Chi professa il vero senza vedere il falso, l'ordine senza vedere il disordine, non comprende nulla dell'universo e della natura reale degli esseri. Egli è simile a chi che professa il Cielo senza vedere la Terra, l'oscurità senza vedere la luce. La sua azione è necessariamente destinata alla sconfitta".
I santi mettono in crisi la quiete degli uomini.
Non si avvicinerà mai alla verità chi sa parlarne.
Ruba un pezzo di legno e ti chiamano ladro; ruba un regno e ti chiamano duca.
Povertà non vuol dire infelicità. Quando l'uomo di lettere non può mettere in pratica la propria dottrina, questa è infelicità. Con un abito rappezzato e le scarpe bucate egli è povero, non infelice. Significa soltanto che non ha incontrato un'epoca felice
I saggi non discutono di ciò che oltrepassa la sfera terrestre, neppure per negarne l'esistenza. Parlano invece delle cose di questo mondo, ma senza giudicarle.

Il cuoco Ting squartava un bue per il principe Wen-hui. Cio' che la sua mano tagliava, la sua spalla premeva, il suo piede calcava e il suo ginocchio spingeva, mandava un fruscio, cui faceva eco il mobile coltello con un suono soffocato, in pieno tono con la danza del "bosco dei gelsi" e a tempo col "Ching-shou". “Oh, è meraviglioso !” esclamò il principe Wen-Hui “L'abilita' giunge dunque a tanto?” “Cio' che il suddito ama è la Via” replicò il cuoco Ting posando il coltello. “La preferisce all'abilità. Quando il suddito cominciò a squartare buoi non vedeva altro che il bue, dopo tre anni già non vedeva più il bue intero, oggi lo considera con lo spirito, non lo guarda con gli occhi. Mi astraggo dalla conoscenza dei sensi e procedo secondo la volontà dello spirito, attenendomi ai principi naturali: attacco i grandi interstizi e m'apro una via nelle grandi cavità, seguendone il corso naturale. La mia abilità si esercita a non tentare le grandi articolazioni e a maggior ragione le grandi ossa. Un buon cuoco cambia coltello ogni anno perché egli taglia, un cuoco comune cambia coltello ogni mese perché egli rompe. Il coltello del suddito e' in funzione da diciannove anni ed ha squartato parecchie migliaia di buoi, ma la sua lama sembra passata alla cote poco fa. Tra le giunture vi sono degli interstizi e la lama del coltello non ha spessore: come e' facile far sì che una cosa senza spessore penetri in una cosa che ha interstizi! Sicuramente c'e' spazio in avanzo per farvi passare la lama. Per questo dopo diciannove anni la lama del mio coltello sembra passata alla cote poco fa. Però, ogni volta che arrivo alle giunture ne vedo la difficoltà. Timorosamente mi faccio cauto, il mio sguardo si fissa, le mie azioni si fanno lente, i movimenti del mio coltello divengono impercettibili, ed ecco che ad un tratto il pezzo è tagliato e cade a terra come una zolla. Sto lì con il coltello in mano a guardarmi intorno, faccio una pausa tutto soddisfatto, poi pulisco il coltello e lo ripongo”. “Eccellente!” esclamò il principe Wen-hui. “Ora che ho udito le parole del cuoco Ting so come nutrire la vita !”.
Da diciannove anni Huang-Ti era figlio del Cielo e i suoi ordini erano eseguiti nel mondo, quando udì parlare di Kuang Ch'eng-Tzu, che stava sul monte K'ung-t'ung. Andò a fargli visita e disse: “Ho inteso dire che tu, o mio signore, sei versato nel sommo Tao. Oso interrogare sull'essenza del sommo Tao. Vorrei cogliere l'essenza del Cielo e della Terra per secondare i cinque cereali, con i quali nutrire il popolo. Vorrei anche amministrare lo yin e lo yang per far progredire tutti gli esseri viventi. Che fare per riuscirvi?” “Cio' che vorresti conoscere è il principio costitutivo degli esseri” rispose Kuang Ch'eng-tzu “Cio' che vorresti amministrare è la distruzione degli esseri. Dal modo con cui governi il mondo, le nubi e i vapori lascerebbero cadere la pioggia prima ancora di raccogliersi, le erbe e le piante lascerebbero cadere le foglie prima ancora di ingiallirsi, la luce del sole e della luna aumenterebbe fino ad estinguersi. La tua mente di ciarlatano è limitata e superficiale, come ti basterebbe per discorrere del sommo Tao?” Huang-Ti si ritirò. Si sottrasse al mondo, si fece costruire una casa per lui solo, vi stese una stuoia di paglia e rimase inoperoso. Dopo tre mesi andò di nuovo a cercare Kuang Ch'eng-tzu. Costui giaceva con il capo rivolto a meridione. Huang-Ti, al modo di un inferiore, avanzò sulle ginocchia, si prostrò due volte con la fronte a terra e interrogò dicendo: “Ho udito che tu, o signore, sei versato nel sommo Tao. Oso interrogare sul governare la persona. Che fare perché duri a lungo ?” Kuang Ch'eng tzu si sollevò di scatto e disse: “Ottima domanda invero! Vieni, ti parlerò del sommo Tao. L'essenza del sommo Tao è profonda e oscura, la vetta del sommo Tao è buia e silenziosa. Non guardare, non ascoltare, avviluppa il tuo spirito nella quiete, e la tua forma si correggerà da sé. Sii quieto, sii puro, non affaticare la tua forma, non agitare la tua essenza, e potrai vivere a lungo. Se gli occhi non vedono nulla, le orecchie non odono nulla e il cuore non sa nulla, il tuo spirito preserverà la forma e questa vivrà a lungo. Bada a ciò che ti è interiore e sbarra l'accesso a ciò che ti è esteriore, la troppa sapienza è esiziale. Ti aiuterò a progredire verso la vetta della grande luce e da lì a raggiungere la sorgente dello yang, ti aiuterò a penetrare nelle porte profonde e oscure e da lì a raggiungere la sorgente dello yin. Il Cielo e la terra hanno un reggitore, lo yin e lo yang hanno un ricettacolo. Bada a preservare la tua persona e le creature si rinvigoriranno da sé. Io ho preservato in me l'unità, con la quale sono rimasto nell'armonia: per questo ho coltivato la mia persona per milleduecento anni e la mia forma non è mai decaduta. “ Huang-Ti si prostrò due volte con la fronte a terra ed esclamò : “Kuang Ch'eng-tzu mi fa conoscere il Cielo !” “Vieni, ti spiegherò” Soggiunse Kuang Ch'eng-tzu “Le creature sono inesauribili mentre gli uomini credono che abbiano una fine, le creature sono incommensurabili mentre gli uomini credono che abbiano un limite. Quelli che pervengono al mio Tao in alto sono degli augusti, in basso sono dei sovrani. Quelli che non pervengono al mio Tao in alto vedono la luce, in basso sono terra. Le cento specie di esseri nascono dalla terra e alla terra ritornano. Io mi separerò da te, entrerò nelle porte dell'inesauribile e vagherò nelle lande dell'infinito, mescolerò la mia luce con quella del sole e della luna e durerò quanto il Cielo e la Terra. Siamo inconsci oggi o eravamo inconsci nel passato? Gli uomini muoiono tutti e io solo sopravvivo?

Mentre Chuang-Tzu si recava a Ch'u vide un teschio vuoto che, pur scarnito, conservava la forma. Dandogli un colpetto con lo scudiscio, lo interrogò dicendo: “Sei così perché sei venuto meno ai retti principi per ingordigia di vita? Oppure perché sei stato punito con la scure essendo al servizio di un regno perito? Oppure perché hai gettato l'onta sul padre e la madre, la moglie e i figli, con la tua cattiva condotta? Oppure perché hai sofferto il freddo e la fame? O sei giunto a questo al termine delle tue primavere ed autunni? Alla fine del discorso raccolse il teschio e si mise a dormire facendosene cuscino. Nel mezzo della notte, il teschio gli apparve in sogno e disse: “Le tue chiacchiere sembrano quelle che fanno a te i dialettici. Si riferiscono ai viventi, nella morte queste cose non ci sono più. Vuoi sentir parlare della morte?” “Si” rispose Chuang-Tzu. “Nella morte non vi sono principi in alto né sudditi in basso” disse il teschio. “Non vi sono occupazioni delle quattro stagioni, lentamente fanno da primavera e autunno il Cielo e la Terra. Anche la felicità di un re con la faccia rivolta a meridione non può essere superiore.” Chuang-Tzu non gli credette. “Se io facessi sì che colui che presiede ai destini umani “ disse “desse nuova vita alla tua forma, facendoti ossa, carne, muscoli e pelle, restituendoti i genitori, la moglie, i figli e i conoscenti del tuo paese, lo vorresti?” Il teschio gli lanciò uno sguardo sdegnato e aggrottando le sopracciglia disse: “Come potresti gettar via la felicità di un re con la faccia rivolta a meridione per tornare a penare in mezzo agli uomini?

Chuang-Tzu stava per morire. I suoi discepoli volevano fargli un funerale sontuoso, ma Chuang-Tzu disse: “Ho il Cielo e la terra come bara e sarcofago, il sole e la luna come pi congiunti, le stelle e gli astri come perle[§] (http://www.agopuntura.org/cineserie/Chuang-tzu.htm#_ftn4#_ftn4), le diecimila creature come dolenti. Come non sarebbe perfetto il mio funerale? Che ci volete aggiungere? “Temiamo che i corvi e gli avvoltoi ti divorino, o maestro” dissero i discepoli. “Sopra sono divorato dai corvi e dagli avvoltoi e sotto dalle grillotalpe e dalle formiche” obbiettò Chuang-Tzu. “Togliere agli uni e dare alle altre: perché questa parzialità? Considerare equo ciò che è equo per noi, impiegando ciò che non è equo per le creature, non e' equità; considerare rispondente ciò che è rispondente per noi, impiegando ciò che non è rispondente per le creature non è rispondenza. La vita è soltanto serva, lo spirito corrisponde. Di gran lunga la vista è inferiore allo spirito, eppure lo stolto s'affida a ciò che vede per accordarsi con gli altri: il suo sforzo si ferma all'esteriore. Non è da commiserare?

“[ … Uno così ] possiede ogni grado di purezza e di costanza al punto da combinarsi con la pazzia. Egli cancella le sue tracce, e getta via il potere; non agisce per i buoni risultati e per la fama. Per questo non viene biasimato dagli altri; ne lui, dal canto suo, li biasima. L’uomo supremo non è noto. Perchè tu invece gioisci della fama?”
I discepoli dissero a Chuang-tzu:
“Ieri ci hai detto che un albero di montagna, poiché non aveva alcun talento, riuscirà ad arrivare al termine degli anni concessigli dal Cielo. Ora ci racconti che l’oca di un ospite, poiché non aveva alcun talento [mentre l’altra sapeva cantare] è stata uccisa. Signore, tra le due, tu quale posizione assumeresti?”
Chuang-tzu rise e replicò:
“Io assumerei una posizione intermedia tra il talento e la mancanza di talento. D’altra parte, una tale posizione, benché sembri ottimale, non lo è; infatti neppure con essa ci si può sottrarre ai condizionamenti…”

Da:
http://www.webdomus.it/tao/index.php?cat=3 (http://www.webdomus.it/tao/index.php?cat=3)
http://www.agopuntura.org/cineserie/Chuang-tzu.htm (http://www.agopuntura.org/cineserie/Chuang-tzu.htm)
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/Taoismo/Chuang-Tzu.html (http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/Taoismo/Chuang-Tzu.html)
http://www.ozoz.it/mottolista/archivio/autori/aut_c/chuang.php (http://www.ozoz.it/mottolista/archivio/autori/aut_c/chuang.php)
http://web.tiscali.it/scudit/mdchuangtao.htm (http://web.tiscali.it/scudit/mdchuangtao.htm))

stuart mill
28-07-06, 21:36
Il dao di Zhuangzi
(Dominique Musorrafiti)
Chen Zhongzi vissuto tra il IV e III secolo a.C. rifiuta ogni impegno nei confronti della famiglia e della società, dimostrando delle tendenze individualistiche. Personaggi come lui hanno esercitato sul pensiero cinese antico un’influenza determinante per il suo sviluppo ed hanno costituito la base di diverse correnti di pensiero autonome che con il passare del tempo si sono avvicinate tutte nella scuola del dao (daojia). Zhuangzi e Daodejing sono le opere dove si possono leggere le informazioni più importanti su queste tendenze. Zhuangzi è datato IV secolo a.C., mentre il Daodejing, noto anche con il nome dato all’autore “Vecchio filosofo” (Laozi) è di minor interesse per quanto riguarda l’argomento della natura umana (xing). Il termine infatti non appare nell’opera. Il taoismo è una costruzione a posteriori di una realtà complessa in cui il pensiero di Zhuangzi viene implicato perdendo però una parte della sua originalità. Diviso in due parti lo Zhuangzi, di difficile lettura, presenta differenti gradi di comprensione ed interpretazione. L’opera è scritta in aforismi ritmati e rimati e come il messaggio che vuole sottolineare , si presenta con un tono volutamente personale. I testi che fanno parte del suo corpus, prendono in visione un arco di tempo tra il IV e il II secolo a.C.. Guo Xiang ha curato e commentato l’edizione che è sopravvissuta fino ad ora. Il termine xing non appare mai nella sezione più antica dei capitoli interni (Nei pian) che è stata attribuita a Zhuang Zhou, Zhuangzi. Mentre nel resto dell’opera, nei capitoli esterni (Wai pian) ed in quelli miscellanea (Za pian) redatti in epoche diverse, xing è assai frequente. Poche notizie si sanno sul conto di Zhuangzi, del quale è accertata l’esistenza, come personaggio cresciuto nell’area meridionale di Chu attorno al 370 e al 300 a.C. ed originariamente chiamato Zhou. La corrente individualistica (yanghista) è una delle più rappresentate nel testo Zhuangzi ed è l’unica ad aver lasciato un forte segno nel dibattito sulla natura umana (xing). Yang Zhu, chiamato anche Yangzi (395-335 a.C.) assieme a Zi Huazi (380-320 a.C.) e Zhan He, Zhanzi(350-270 a.C.) sono le figure più rilevanti che hanno dato lustro alla corrente individualistica. Nello Lushi chunqiu, Huainanzi e nello Zhuangzi è evidenziato il principio del valorizzare se stessi (gui ji), caratteristica principale del pensiero di Yang Zhu. Questo principio riceverà da parte di Mencio (http://www.cinaoggi.it/arte/filosofia/mencio.htm) un ferreo attacco, poiché a differenza del principio di Mozi, anche lui criticato, perché predica l’amore indiscriminato verso tutti (jian ai), Yang Zhu porta l’uomo a spingersi in un profondo egoismo. Solo nel III e IV secolo a.C. gui ji riceverà una critica positiva poiché visto come principio edonistico. Nel corso della storia infatti Yang Zhu è stato presentato come individualista, promotore dell’egoismo e fautore di un ideologia edonistica. Tradizionalmente viene considerato un prototaoista, poiché la sua dottrina si sviluppa in contrapposizione a Confucio e a Mozi ed i suoi insegnamenti sono riportati anche nelle correnti differenti da quella individualista. Fondamentale è la cura della salute e del corpo per prolungare la propria vita, ciò è un volere del Cielo (Tian). E’ Tian che dà la vita (sheng) all’uomo ed è perciò suo dovere primario mantenerla pura, intatta evitando eccessi e privazioni. I desideri, parte della componente istintiva, vanno soddisfatti perché la natura deve essere beneficiata, deve essere preservata, mantenuta intatta, non contaminata da fattori esterni. E’ quindi prioritario nutrire la propria natura. La vita ed il suo intero ciclo (sheng), termine statico, e lo sviluppo organico della vita (xing), termine dinamico, sono numerosamente citati dal pensatore.
Egli è fermamente sostenitore che non è l’uomo che stabilisce i tratti della propria natura, ma è il Cielo che nutre ed armonizza le inclinazioni naturali che sono in ogni individuo, così l’uomo non fa altro che obbedire alla volontà del Cielo (Tian). Nello Zhuangzi xing ha sia valore di inclinazioni e tendenze naturali e sia anche di capacità di sviluppare facoltà non pertinenti alla sfera di ciò che c’è in origine (gu): le condizioni oggettive prima della nascita. E’ fondamentale salvaguardare la genuina autenticità (zhen) che è insita in ogni essere umano. Il Cielo (Tian) ispira e legittima direttamente ogni morale. Questa concezione appare per la prima volta, ed infatti si apre la questione filosofica che cerca di definire i rapporti tra individuo, Cielo e dao. Ogni essere vivente nel momento in cui si fa carico di una responsabilità deve fare attenzione al fatto che questa comporta anche un danno e quindi più grande è il numero di esse, più grande sarà il danno che graverà su di lui. Da ciò nasce la norma comportamentale dove più grande è l’incarico offerto e più deciso deve essere il rifiuto ad assumere tale compito. Salvaguardare la propria vita e la propria salute è la cosa più importante. A quest’idea Zi Huazi però ribadisce la necessità di vivere nel giusto, poiché chi non agisce nel giusto modo (bu yi) vive una vita peggiore della morte. I moisti concordano con i yanghisti sul fatto di considerare la vita in secondo piano rispetto a yi, e con loro hanno discussioni sulla definizione da attribuire e sul concetto della morale. Ambedue le correnti vedono yi in funzione del vantaggio (li), però moisti considerano li principio dell’interesse collettivo, per cui yi si muta in ciò che è giusto per l’interesse collettivo, invece la corrente yanghista lo vede in qualità di interesse individuale così è ciò che si ritiene giusto nell’interesse individuale, ecco perché questa corrente viene definita da Mencio come egoista (wei wo). Con le teorie yanghiste nasce una nuova concezione della morale e del rapporto tra Cielo e uomo, un’alternativa a confucianesimo e moismo; queste teorie danno una definizione tecnica di xing, che per circa venti secoli sarà principale argomento di dibattito filosofico. Yang Zhu è fondamentale non per il fatto di aver creato una nuova dottrina, ma piuttosto perché ha dato una lettura individualistica di terminologie e dottrine già affrontate in precedenza da altri intellettuali. Ogni essere ha insita una natura che le è consona, gli esseri umani non hanno il diritto di interferire con questa, è necessario che si conformino ai suoi principi del non agire (ziran) e (wu wei) i quali appartengono al dao. L’agire che forza la natura (wei) è dannoso per i taoisti. Non bisogna aggiungere nulla alla vita, piuttosto è importante realizzare la propria persona (xiu shen) nelle conformità della propria natura (xiu xing) in ogni minima sfaccettatura possibile. In questo modo l’uomo ha la possibilità di ritornare al de originario (fan de) e diventare piena parte del dao. Seppure l’uomo sia ancora privo di forma, ha già dentro di sè diecimila cose che lo suddividono. Quindi l’uomo, l’uno, è in un’unità metafisica indivisibile, anche se articolata, dove l’attività creativa del dao è in grado di manifestarsi pienamente. E’ all’uno diviso ed articolato nelle diecimila cose che è assegnato il nome di Destino (ming). E’ l’alternarsi di movimento e stasi che genera la vita nelle cose e ne definisce i contorni che assumono il nome di forme (xing). Da questi processi cosmici deriva la natura di ogni essere umano (xing). Le emozioni ed i sentimenti confuciani propriamente della natura umana (xing), caratteristiche intrinseche (qing), per lo Zhuangzi sono un grande ostacolo che impedisce l’ascolto della vera natura dell’uomo. La componente spirituale (shen) è presente in tutte le forme ed in ogni corpo con diverse caratteristiche e limitazioni proprie per ognuno. Il dao può essere identificato con una realtà informe ed indistinta ed è visto in quanto fonte primaria della vita, metaforicamente è associato alla figura dell’acqua, perché questa segue il corso naturale. Ogni cosa, grazie al movimento circolare ed inarrestabile del dao, ha la facoltà di ritornare al punto da cui è partito. Questo punto di partenza è caotico, il caos universale (hundun). Nello Zhuangzi viene citato un imperatore che dà inizio alla creazione per mezzo della sua morte, questi si chiama Hundun, ed è proprio nel suo regno che si arriva quando si raggiunge il dao (de) e quindi si compie il Grande Ritorno (dagui). I sovrani che vengono onorati da Confucio vengono considerati invece dal yanghismo come responsabili della sparizione del dao dal mondo e per questo sono la causa dell’inizio di un lungo periodo di decadenza. La ricerca del corso naturale e spontaneo delle cose (dao) avviene solo quando l’uomo si rende disponibile ed è in totale libertà così da poter percepire l’armonia che è propria dell’origine. C’è sia il dao che molteplici dao, che rappresentano i frammenti di realtà, poiché il termine cinese ha insiti sia il significato di via che quello di vie ed anche quello di parlare. Per questo motivo gli altri dao risultano parti del discorso. Il dao implica la necessità di dimenticare le distinzioni (wang) ed i principi morali introdotti nel mondo dai saggi. Nello Zhuangzi vengono riportate idee confuciane però sovvertendone il ruolo, infatti vi sono discorsi pseudo-logici che appaiono razionali ma esplodono a mano a mano nel delirio. Esemplare è una discussione che si svolge con protagonisti Zhuangzi e Huizi (380-305) dove si creano una serie di 10 paradossi con tre tematiche fondamentali. Alla fine della discussione Huizi dimostra che la natura umana ha l’abitudine di associare ciò che ritiene simile e dividere quello che reputa differente, queste nozioni così danno a lui la possibilità di capire che non possono fungere da criteri poiché i 10 paradossi risultano relativi, perciò l’unico riferimento affidabile è il linguaggio. Zhuangzi però scredita anche il linguaggio e la ragione discorsiva, perché non sono in grado di garantire nulla sulla vera natura delle cose, poiché pongono dei nomi alle cose e le cose stesse. Risulta per lui un sezionamento della realtà mettendo a confronto nomi (ming) e realtà (shi). La prospettiva limitata che offre il linguaggio è relativa e non può neppure avvicinarsi alla grandezza della percezione della realtà naturale (dao). Confrontare, l’"è questo, non è questo" e cercare di appianare le cose per renderle equivalenti (qi wu lun) , valutando diverse posizioni di diversi argomentatori, è per Zhuangzi un’inutile perdita di tempo dal momento che non vi è alcun terreno comune di valutazione. Il fatto di dare delle delimitazioni, fare delle partizioni (fen), distinzioni (bian) implica un allontanamento dal dao, il quale è vicino invece al principio di permanenza. Conoscenza (zhi) in cinese antico comporta il fatto di quadrare (dang) ed è su questo argomento che lo Zhuangzi si fa beffe di Confucio, colui che crede di sapere. Zhuangzi mette in ridicolo anche chi si fa porta voce della promozione di un dao positivo, poiché ritiene illusorio affermare qualcosa se la tal cosa contraria può anch'essa essere affermata. L’opera nei capitoli esterni ed in quelli misti, quindi non attribuiti a Zhuangzi, presenta due tendenze: una, nel capitolo 22°, protesa alla distinzione del linguaggio, per far spazio all’assurdo; l’altra, che prevale anche in Zhuangzi, che auspica il dimenticare il linguaggio in favore di un al di là di questo. Saggio è colui che non è un prigioniero del linguaggio che pretende di ergersi a riferimento assoluto. Anche in Laozi colui che è portatore della conoscenza non parla e chi non sa sogna di non aver bisogno del discorso. Gli schemi permanenti costruiti dal linguaggio non permettono all’uomo di seguire il corso naturale delle cose come invece accade all’acqua o al colpo di mano, istintivo ed acquisito con l’esperienza, dell’artigiano. Per seguire la corrente del dao è necessario anche il saper fare dato dal risultato, non solo della comprensione di una data cosa, ma anche dall'apprenderla. Il tempo e l’energia impiegate per appropriarsi di un dato livello, saper fare assai preciso (gongfu) è indispensabile per creare una perfetta identità tra mano e spirito. Solo quando si crea l’identità lo spirito oltrepassa ogni ostacolo e in tal momento, poiché è a suo agio, dimentica anche di essere a suo agio. Mentre Yang Zhu auspica alla valorizzazione del sé, altre correnti taoiste esortano a dimenticare il proprio sé (wang ji) e a svuotare il proprio sé (xu ji) divenendo così senza sé (wu ji) e quindi perfezione assoluta. Il percorso che compie una mano esperta in perfetta simbiosi con lo spirito è anche quello che compie un nuotatore quando seguendo la corrente del dao non impone se stesso, non c’è infatti posto per l’io, è necessaria solo la spontaneità. Questa rende l’individuo perfetto nel momento in cui questi non si lega alle cose, ma rende il suo cuore uno specchio. In questo momento lo spirito è aperto completamente ed in grado di ricevere l’illuminazione e l’oblio si sé. Il saggio distingue le cose come cose, perché queste non possono turbarlo. Solo ciò che è tale di per sè merita, secondo Zhuangzi, di essere preso in considerazione, nel resto non v’è possibilità di sapere nulla, poiché non c’è certezza che ciò che si pensa sia conoscenza o ignoranza, se si è svegli o dormienti. Come non è determinabile se si è in stato di veglia o di sonno, allo stesso tempo non è determinabile se le azioni sono compiute dall’uomo oppure dal Cielo che agisce nell’uomo. L’uomo vero, che resta saldamente unico, santo (zhenren) è in completa fusione con il dao e tra lui ed il Cielo non vi è alcuna demarcazione, perché il suo spirito è libero ed in unità totale con se stesso e con ogni cosa. Lo zhenren ha caratteristiche di infallibilità, inalterate grazie al fatto di essere la potenza stessa o la virtù (de) del dao. La fusione tra uomo e dao data dalla virtù, divina potenza spirituale crea un’esperienza detta viaggio dello spirito, volo mistico, estasi (shen you). L’energia vitale e l’influsso spirituale che il dao trasmette all’uomo grazie alla quintessenza del qi è di natura spirituale. Il corpo che è il qi allo stato più denso e compatto, necessita di assottigliarsi come la quintessenza (jing) per arrivare allo stato spirituale (shen) così da unificarsi con il dao. Tale unione significa emulare lo specchio, cioè, riflettere le cose e distaccarsene. Bisogna affinarsi e lavorare sul qi (qigong) ed il saper fare preciso (gongfu) è determinante nella strada del dao. Il rapporto dell’individuo con il mondo è visto solo dal santo, che si è svuotato di questo. La morte, il male e la sofferenza non sono negative per l’uomo poiché sono parte del processo naturale del dao sono una delle molteplici fasi della sua trasformazione. Questi processi spontanei dipendono dal Cielo (Tian).

Da: http://www.cinaoggi.it/arte/filosofia/ildaodizhuangzi.htm (http://www.cinaoggi.it/arte/filosofia/ildaodizhuangzi.htm)

stuart mill
28-07-06, 21:37
Yin Fu King (Il Libro dell'intima relazione)
di Huang Ti
I
1. Osserva bene il Principio (Tao) che regge la Natura, guarda il modo con cui essa opera e seguilo: ciò è tutto.
2. I cinque elementi operano in natura producendo e distruggendo. Essi operano nella mente, estrinsecandovi la natura stessa. Così il mondo sta in nostra mano; e le miriadi di forme, che vi si manifestano, emanano da noi stessi.
3. L'uomo è un complesso di qualità naturali, delle quali l'impulso è la mente; e se egli s'affida del tutto al supremo principio (Tao) della Natura, vivrà sicuro di se stesso.
4. Se nel cielo cessa l'impulso, sono rimossi i pianeti, e le costellazioni mutate; se cessa l'impulso in Terra, il suolo si popola di mostri, di draghi, di serpenti; e se cessa tra gli uomini, è sconvolto il mondo; se poi il cielo e gli uomini insieme insorgono, l'evoluzione universale ricomincerà su nuovi fondamenti più sicuri.
5. Gli uomini per natura sono o ingegnosi o di corto intendimento, ma tutti sono ugualmente simulatori.
6. La corruzione umana deriva dal mal uso dei sentimenti e specialmente da tre di essi (i sentimenti prodotti dalla vista, quelli prodotti dalla gola e quelli prodotti dagli organi genitali); ma è in facoltà degli uomini eccitarli o calmarli. Il fuoco è prodotto dal legno, ma se è occasione di disastro v'è modo di domarlo. Lo Stato produce anche gente malvagia, ma se quella riesce a suscitare disordini, v'è pur modo di tenerla a dovere o punirla.
II
1. La Natura produce e distrugge: è legge eterna e necessaria del Principio (Tao) che la regge. Il cielo e la terra sono ladri di tutto ciò che esiste. Tutto ciò che esiste deruba gli uomini; e gli uomini rubano da ogni cosa nel mondo. Quando questi tre ladri (il mondo, le cose, l'uomo) trovano ciascuno il loro contentamento, dappertutto è pace. Perciò si dice che nutrire il corpo a tempo opportuno, dà vigoria a tutte le membra; e se vengono suscitati a tempo opportuno gli impulsi (della Natura), la vita universale procederà imperturbata.
2. Gli uomini conoscono la spiritualità degli Spiriti (del loro culto), ma ignorano la spiritualità di ciò che essi non giudicano spirituale.
Del sole e della luna si calcola il corso, del grande e del piccolo se ne precisa la misura, e tutto questo per il merito degli antichi sapienti, che in tal modo emanarono luce spirituale.
3. Il predare è l'impulso. Il mondo non se ne accorge; ma l'uomo superiore lo sa e ne fa la sua forza, mentre l'uomo volgare se ne tenta gli effetti attenua il suo destino.
III
1. Il cieco affina l'udito, il sordo procura affinare la vista. Entrambi attingono le accresciute facoltà ad un'unica fonte. Chi dirige qualche decina d'uomini, per un ripetuto esercizio quotidiano riuscirà a comandare a più centinaia.
2. L'attività della mente nasce dalle cose esterne, e finisce con esse: il suo impulso è la vita.
La Natura non ha per fine precipuo il beneficio, ma è tuttavia grandemente benefica. Anche i fulmini e gli uragani non sono inutili.
3. Il massimo gioire è indizio di esuberanza; perfetta calma, di moderazione.
La Natura appare sovente parziale, ma negli effetti è sovranamente giusta.
4. La legge che regola la vita degli animali sta tutta nell'Essenza vitale (Ki).
La vita è origine della morte; e questa, della vita.
La compassione e il beneficio nascono dal danno altrui; e il danno, talvolta dal beneficio.
Gli uomini per diventare saggi prendono a studiare il mondo intero; io mi riconosco intelligente anche solo osservando le cose del mio tempo.

Tratto da: Carlo Puni, Il Taoismo.