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stuart mill
09-08-06, 11:51
Karma e senso della reincarnazione

Karma e senso della reincarnazione.
Dopo aver analizzato gli studi fatti, in campo medico e psicologico, su soggetti che ricordavano altre esistenze ed effettuato una carrellata sui vari metodi per far riaffiorare episodi e vissuti vecchi anche di secoli, chiediamoci ora quale possa essere in ultima analisi il senso della reincarnazione e a cosa poi, potrebbe servire, in determinati periodi della propria vita, rammentare ciò che si è stati e cosa si è fatto.
Una risposta a tutto questo può venirci dal cosiddetto Karma (o karman), che in sanscrito sta ad indicare semplicemente un'azione ma in senso più ampio il destino che ciascuno di noi si costruisce a seconda delle gesta, dei pensieri e delle esperienze che si sono effettuate nel passato.
In pratica, l'esistenza attuale di un individuo, può essere stata determinata da tutto ciò che di positivo o di negativo ha commesso nelle sue incarnazioni precedenti. E così come il presente diviene il prodotto di ciò che si è stati, il futuro diverrà la risultante del passato e del presente. Il karma, dunque, potremmo definirlo una legge di causa ed effetto. Ad ogni azione corrisponde una reazione. Ma il karma non deve essere inteso come punizione o ricompensa. Il Karma diviene una scelta e nello stesso tempo un cammino interiore di esperienze che necessariamente bisogna intraprendere per acquisire cognizioni e attraverso queste poter capire e accettare l'intera gamma di situazioni umane. Solo quando si sarà compreso che l'anima, o la coscienza individuale che dir si voglia, non ha sesso, non ha razza, non ha credo e non ha tempo allora si sarà giunti all'illuminazione e il karma non avrà più ragion d'essere. A quel punto si potrà anche interrompere il ciclo delle rinascite, oppure decidere liberamente di incarnarsi nuovamente per fare da guida ad altre anime ancora lontane dalla consapevolezza del proprio essere.
Dunque, scopo ultimo della reincarnazione è la nostra evoluzione spirituale attraverso la "scuola terrena", fino al raggiungimento della perfezione. In questo lungo corso di apprendimento e di perfezionamento, il karma con le sue leggi gioca un ruolo determinante.
Ma vediamo con degli esempi pratici come si realizza il karma nella nostra vita di tutti i giorni.
Se, ad esempio, un soggetto in una sua vita passata ha nutrito un forte pregiudizio, nei confronti di una razza o di un gruppo di persone appartenenti a un certo ceto o credo religioso, è molto probabile che nella sua vita attuale sia nato egli stesso come membro di quella razza o quel gruppo per comprendere appieno il senso di quell'appartenenza e sostituire la tolleranza al suo preconcetto.
Naturalmente, è molto probabile che questo stesso individuo, conservando a livello inconscio, il ricordo della repulsione provata in un incarnazione precedente verso quel tipo di raggruppamento, viva attualmente un forte disagio nella sua condizione attuale, pur non riuscendo a spiegarsene il motivo. D'altro canto anche un soggetto che ha subito in passato una persecuzione da parte di qualcuno o di un insieme di persone a lui ostile e ha provato a sua volta un forte odio verso costoro, per certi versi esagerato e irrazionale, può rinascere come appartenente a quello stesso gruppo per ridimensionare le sue convinzioni e i suoi sentimenti. E anche in questo caso, il malanimo per le angherie subite può protrarsi nella sua vita successiva inducendolo magari a sfuggire alla propria condizione o a inimicarsi i propri alleati o i propri parenti. Solo una presa di consapevolezza dell'origine di tali disagi e relazioni disturbate può sbloccare una situazione che potrebbe protrarsi per ancora numerose incarnazioni e impedire uno sviluppo personale e spirituale. Ogni problema, disagio, inimicizia, odio o disistima deve essere decifrato e scomparire dalla nostra anima per liberarci dai cosiddetti "debiti karmici" che possiamo esserci costruiti con determinate persone. Karma, quindi, vuol dire anche sciogliere le situazioni problematiche che si sono venute a creare lungo le nostre esistenze e portare a termine un legame interrotto, soprattutto se c'è stato un male fatto che ora va in qualche modo compensato.
Un caso tipico di debito karmico lo abbiamo visto con Catherine, la paziente del dottor Brian Weiss(1). Come abbiamo già constatato, Catherine in una delle sue regressioni ipnotiche aveva rivissuto un'esistenza passata in cui Stuart, l'attuale fidanzato, con il quale, nonostante gli sforzi, si ritrovava a vivere una relazione difficile, era stato il suo assassino. Stuart, quindi, in questa vita, aveva il compito di amare chi un tempo aveva ammazzato. E Catherine, ebbe modo di comprendere, attraverso il viaggio a ritroso nel tempo, l'origine del suo rapporto conflittuale con il suo compagno del momento. Tuttavia, non sempre le due parti in causa sono pronte a superare le ostilità passate. Un partner può a livello inconscio mantenere ancora vivo il ricordo del male ricevuto o delle ragioni che lo avevano portato a compiere un gesto insano e non essere ancora in grado di riequilibrare la relazione. Molti legami sentimentali e parentali gravosi, possono quindi derivare da un'antecedente rivalità vissuta in un'altra vita e che ancora non si è capaci di risolvere. Parimenti, vi sono legami fortissimi che non si riescono ad evitare e amori profondi che non si possono e non si riescono a recidere per via di un senso di appartenenza inspiegabile con la sola razionalità umana e che può avere un senso solo se si ipotizza un'altra esistenza in cui i due soggetti in questione hanno già vissuto insieme. Le tecniche regressive possono aiutare ad afferrare il significato di tutto quanto coinvolge un individuo nella sua vita attuale e del perché si sia incarnato proprio nella personalità attuale.
Comprendere, dunque, le leggi del karma significa anche avviare un processo di accettazione positiva di qualsiasi situazione, anche la più dolorosa, e di superamento dei nodi che bloccano il nostro cammino verso la perfezione e la serenità interiore.
Va considerato inoltre che i legami karmici, vita dopo vita, difficilmente si ripresentano con le stesse modalità. I ruoli dei protagonisti spesso sono invertiti, soprattutto nell'ambito di uno stesso gruppo familiare. Come afferma Betty B. Binder:
"I membri di una famiglia che hanno legami karmici spesso si reincarnano insieme, ma nelle vite successive i loro ruoli saranno invertiti rispetto a quelli esercitati in quelle precedenti. Ad esempio, un bambino di oggi può essere stato un genitore in un'altra vita e suo padre può essere stato suo figlio. Allo stesso modo le rivalità odierne possono essere la manifestazione di inimicizie nel passato che non sono ancora state risolte".(2)
Anche le malattie e le menomazioni possono avere un loro senso karmiko. Abbiamo già visto in molti dei bambini studiati dallo psichiatra Ian Stevenson come macchie sulla pelle e cicatrici insolite sul corpo potevano essere la manifestazione di una ferita o un problema avuto in una vita antecedente (vedi "Giustitalia" n. 39, Aprile 2002). Ma al di là di questi casi in cui un'individualità si porta dietro le tracce forti di un trauma subito, vi sono delle sofferenze o dei segni che intervengono in una data età del soggetto. Possiamo pensare ad esempio ai tumori o a malattie gravi che insorgono improvvisamente e divengono in breve tempo devastanti per la psiche e per il corpo.
Anna, ad esempio, una donna di media età, che aveva subito l'asportazione totale del seno destro, durante una regressione ricordò di aver vissuto una vita antecedente come condottiero romano. Durante quell'esistenza aveva esternato una violenza che andava ben al di là dei suoi doveri. Aveva combattuto, assediato e mutilato giovani donne dopo aver abusato di loro, per il semplice piacere di esercitare uno strapotere e infliggere sofferenza.
A seguito di quanto vide e rivisse, durante una seduta regressiva, Anna riuscì a dare un senso anche al suo evento fisico attuale. Così come aveva arrecato dolore e reso invalide ingiustamente tante donne così doveva trovarsi oggi a rivivere lei stessa una menomazione per poter comprendere ciò che questo stato fisico e psichico poteva significare. Il suo carattere duro e intollerante che aveva conservato anche dopo l'intervento, a seguito della regressione, si modificò repentinamente. Anna comprese che a nulla sarebbe valso continuare ad avercela con il mondo intero e a comportarsi aspramente anche con chi le era accanto e le mostrava affetto e dedizione, se non a fare del male a se stessa, procurandosi ulteriore karma negativo che avrebbe dovuto poi restituire in qualche modo in una vita successiva.
Come afferma la psichiatra Helen Wambach, nel suo libro "Vita prima della vita":
"Noi saremo davvero trattati così come abbiamo trattato gli altri; noi torniamo in vita per sperimentare l'essere sia sul polo del dare che su quello del ricevere"(3)
La reincarnazione, dunque, con le sue leggi karmiche, ha lo scopo di migliorarci gradualmente, con i tempi e le modalità che ciascuno di noi riterrà opportune, ma per condurci sempre e comunque verso la meta finale che è il compimento della nostra anima e il ricongiungimento di essa con quella che alcuni definiscono energia cosmica universale e altri Dio.

Elisa Albano

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1 Vedi in BRIAN WEISS - Molte vite molti maestri. Ed Oscar Mondatori, collana "Nuovi Misteri", Milano, 2001.
2 BETTYE B. BINDER - Karma e reincarnazione - Ed Gruppo Editoriale Futura, p. 99.
3 HELEN WAMBACH - Vita prima della vita (storie vere di viaggi meravigliosi dentro la vita prima della nascita) Ed. Mediterranee, Roma, 1991.

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stuart mill
09-08-06, 11:53
Storia della reincarnazione

(Titolo originale: LA REINCARNAZIONE ATTRAVERSO LA STORIA, LA FILOSOFIA, LA RELIGIONE)
Parlare di una storia della reincarnazione risulta arduo e semplice allo stesso tempo. Arduo in quanto non è possibile individuare un percorso evoluzionistico vero e proprio della teoria della reincarnazione attraverso i secoli e le civiltà. Tuttavia, l'idea della reincarnazione, essendo presente come consapevolezza fin dai primordi dell'umanità porta con sé numerose date, avvenimenti e studi strettamente dipendenti tra loro che nell'insieme, sì, formano una loro storia.
Molte popolazioni primitive hanno creduto e credono tutt'oggi che un individuo non muoia mai veramente e possa tornare a rivestire sembianze umane, soprattutto nell'ambito di uno stesso nucleo familiare. E' il caso degli indiani tlingit dell'Alaska sud-occidentale, che giungono ad augurarsi la morte di un malato o di un indigente della loro comunità per vederlo ritornare in una condizione psico-fisica più favorevole.
Gli studi reincarnazionisti, secondo alcuni, partirebbero dalla cultura caldeo-mesopotanica, da cui poi nacquero le civiltà egizie e quelle indiane.
In Egitto, il testo più importante e noto di cui si ha notizia è il "Libro dei Morti", una sorta di guida per l'aldilà rivolta a tutte le anime in procinto di abbandonare il corpo fisico o che hanno già superato la soglia della dimensione terrena. Ma gli egizi oltre a credere nella vita dopo la morte avevano certezza anche della reincarnazione. Del resto, molti nomi di re dell'antico Egitto celavano significati inequivocabili. Amonemhat I, ad esempio, stava ad indicare "colui che ripete le nascite" e Sensurert I "colui le cui nascite vivono".(1)
Le prime teorie sulla reincarnazione in India risalirebbero, invece, al IX o all'VII sec. a.C. e, in particolare, nelle Upanisad, (dal sanscrito "Sedersi ai piedi del maestro"), testi sacri dell'Induismo risalenti all'incirca all'800 a.C. si troverebbe già l'idea del Karma sviluppata in tutte le sue sfaccettature. Ogni individualità torna sulla terra con una condizione personale differente a seconda del bene o del male commesso. E anche nel Bhagavadgita (dal sanscrito "Il canto del beato"), testo del III sec. a. C., si da un senso alla reincarnazione considerando l'anima (in sanscrito: atman) come un'entità staccatasi dal suo assoluto (brahaman) e che solo attraverso una purificazione, possibile dopo numerose reincarnazioni, potrà tornare ad unirsi ad esso.
In seguito, anche il Buddismo, nato sempre in India nel VI sec. a.C., abbracciò l'idea della reincarnazione e con essa la legge del karma. La sola differenza tra queste due correnti è che se per l'induismo l'anima mantiene la propria individualità, con tratti personali inalterati, nel corso delle sue numerose esistenze, per il buddismo la reincarnazione avviene con una totale depersonalizzazione. Sia l'induismo che il buddismo ritenevano comunque che l'anima potesse trasmigrare indifferentemente da un uomo a un animale (metampsicosi) a seconda del premio o castigo che gli era stato comminato. Le teorie più avanzate in tale campo, invece, ritengono che ciò non sia possibile, in quanto compito dell'anima è quello di evolversi ed essa non può tornare indietro. Tuttavia, la convinzione che l'anima di un uomo malvagio potesse reincarnarsi nel corpo di un animale la si ritrova anche in Occidente nelle teorie platoniche e neoplatoniche, pur non avendo subito queste ultime alcuna influenza dalle dottrine indiane.
Platone (Atene 427-347 a.C.), uno dei più importanti filosofi greci di cui rimangono integralmente le numerosissime opere, nei suoi scritti sostenne l'immortalità dell'anima e la sua rinascita, nonché la possibilità da parte di questa di ricordare limpidamente alcune o tutte le sue esistenze precedenti.
Dal Menone può leggersi:
"L'anima essendo immortale, essendo rinata più volte e avendo visto tutte le cose che esistono sia in questo mondo che nell'altro, ha conoscenza di tutte; e non è meraviglia che essa possa ricordare tutto ciò che ha conosciuto sulla virtù e su ogni altro argomento perché, dato che tutta la natura è simile e l'anima ha imparato tutte le cose, non vi è difficoltà nel rievocare".
Pitagora (isola di Samo 570-Metaponto 490 ca. a.C.) fu un altro filosofo e scienziato greco a credere nella reincarnazione, di cui però si hanno poche notizie certe. L'unico dato storico a cui poter fare seriamente riferimento è la setta religiosa creata da egli stesso a Crotone nella quale si sosteneva alacremente la trasmigrazione delle anime, "costrette a incarnarsi in successive 'carceri' corporee, umane e bestiali, a causa di una colpa originaria da espiarsi sino alla finale purificazione o catarsi" (2).
Egli credeva inoltre nelle molte rinascite personali. Il suo soprannome era già indicativo: Mnesarchide cioè: "colui che ricorda le sue origini". Egli affermava secondo una tradizione orale tramandata, di essere stato Eraclide e poi Eufonio, ucciso nell'assedio di Troia da Menelao.
L'idea del karma dunque, risulta fortemente presente anche in questi autori. Platone, ad esempio, la propone ne "Le leggi":
"O giovane che fantastichi di essere abbandonato dagli dei, sappi che se divieni peggiore andrai in un'anima peggiore, e in un'anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha dal simile. Questa è la giustizia celeste alla quale né tu né altri sfortunati si potranno mai vantare di essere sfuggiti".
E un'altra considerazione la si può trovare ne "La Repubblica":
"Anime effimere, una nuova generazione di uomini comincia adesso il ciclo delle sua esistenza morale. Il vostro destino non vi verrà assegnato a caso, ma dovete sceglierlo voi stesse."
I romani, a loro volta, subirono l'influenza dei filosofi greci. Cicerone stesso si convertì al platonismo fino ad affermare, nell'Ortensio:
"Gli antichi, sia che fossero veggenti o interpreti della mente divina nella tradizione delle iniziazioni sacre, sembrano aver conosciuto la verità quando affermavano che siamo nati nel corpo per pagare la pena dei peccati commessi in una vita precedente".
Virgilio (70-19 a.C.), nel sesto libro dell'Eneide, dette voce ad Anchise dall'al di là che nell'istruire il figlio Enea così disse: "Son anime a cui sarà dato il corpo a tempo debito. Frattanto dimorano sulla riva del Lete e bevono l'oblio delle loro vite precedenti".
Ma l'idea della reincarnazione trovò la sua massima espressione con la scuola neoplatonica di Alessandria e in particolare con Plotino (Egitto 205- Campania 270 d.C.) e Origene. Quest'ultimo, tra l'altro, aprì il grande dibattito sulla reincarnazione all'interno del mondo cristiano-cattolico che sfociò poi nella ripulsa da parte del potere ecclesiastico dell'idea di un'anima che possa tornare a farsi più volte carne.
Nato ad Alessandria nel 185 ca e morto a Tiro nel 253 ca d. C., Origene, teologo e scrittore cristiano di lingua greca, fu uno dei più grandi dottori della Chiesa, anche se attualmente non riconosciuto come tale. Egli formulò una dottrina in cui erano presenti molti elementi neoplatonici, predicò la preesistenza dell'anima e la reincarnazione. Secondo Origene:
"L'anima non ha principio né fine. Ogni anima entra in questo mondo fortificata dalle vittorie oppure indebolita dai difetti della vita precedente. Il suo posto in questo mondo, quasi dimora destinata all'onore o al disonore, è determinato dai suoi precedenti meriti. Il suo operato in questo mondo determina il posto che essa avrà nel mondo successivo… Non è forse più conforme a ragione che ogni anima, per certe misteriose ragioni, venga introdotta in un corpo e ivi introdotta secondo i suoi meriti e le sue precedenti azioni?" (2)
Origene, poi, a causa delle sue teorie che indebolivano il potere della Chiesa, in quanto offrivano all'individuo la possibilità di salvarsi da solo attraverso l'espiazione delle proprie colpe, vita dopo vita, fu condannato una prima volta un secolo e mezzo dopo la sua morte nel 399 d.C. in occasione del sinodo di Alessandria. Le sue teorie vennero stigmatizzate una seconda volta nel sinodo di Costantinopoli nel 543 e qualche anno dopo furono pubblicati gli anatemi ma che riguardavano più che altro la trasmigrazione delle anime, cioè la discesa, o caduta, di queste nella dimensione terrena, e non la reincarnazione (farsi più volte carne) in senso stretto. C'è da rilevare inoltre che il concilio fu promosso dall'imperatore Giustiniano e che nessun rappresentante di Roma era presente. Anche gli anatemi pare siano stati formulati ed emessi in una sessione extraconciliare proposta sempre dall'imperatore che costrinse in qualche modo il Papa Vigilio, noto per la sua debolezza, a suggellarli. Nei secoli successivi non ci fu mai esplicita condanna alla credenza nella rinascita, se non l'affermazione, nel Concilio di Lione del 1274 e in quello di Firenze del 1439 che le anime dopo la morte sono destinate ad andare in paradiso, in purgatorio o all'inferno.
D'altro canto, non fu solo Origene a rifarsi alla tradizione ermetica. Molti altri dottori della Chiesa si schierarono più o meno apertamente su questo fronte. Anche Sant'Agostino (354-430), teologo e filosofo, padre della chiesa latina, nei suoi scritti dichiarò senza remore le sue simpatie per il sistema platonico e neoplatonico e lasciò emergere le sue riflessioni sulla reincarnazione. Nel "Contra Academicos" così, scrive:
"Il messaggio di Platone, il più puro, il più luminoso di tutta la filosofia, ha finalmente dissipato le tenebre dell'errore e ora traspare soprattutto attraverso Plotino, così simile al suo maestro che crederesti che Platone sia rinato nella sua persona."
E ancora, nelle "Confessioni", si esprime in tal modo:
"Dimmi, Signore, dimmi se la mia infanzia successe ad altra mia età morta prima di essa? E prima ancora di quella vita, o Dio, mia gioia, fui io forse in qualche luogo o in qualche corpo?"(3)
Dunque, non solo l'induismo e il buddismo, hanno predicato la reincarnazione ma ben altre religioni: l'islamismo, l'ebraismo e, come abbiamo già visto, il cristianesimo, per ben sei secoli consecutivi. Del resto anche nella Bibbia, nonostante i rimaneggiamenti e i riferimenti specifici all'argomento tolti su ordine dell'imperatore Giustiniano a seguito della condanna di Origene, restano ancora oggi alcuni passi indicativi di una credenza comune nel popolo ebraico.
Mosé, in alcuni salmi (90, 3-6) così recita:
"Tu fai tornare i mortali in polvere e dici: 'Ritornate, o figlioli degli uomini'. Perché mille anni agli occhi tuoi, sono come il giorno d'ieri quand'è passato, e come una veglia nella notte. Tu li porti via come in una piena; son come un sogno. Son come l'erba che verdeggia la mattina; la mattina essa fiorisce e verdeggia, la sera è segata e si secca".
Mosé, pare fosse figlio di una principessa reale egizia, sorella di Ramses II e vi sono molte probabilità che egli sia stato iniziato ai misteri del tempio come sacerdote di Osiride e quindi che si rifacesse alla dottrina di Ermete, autore leggendario di testi in lingua greca e di contenuto filosofico-religioso, divenuti noti poi come "scritti ermetici", di natura reincarnazionista.
Anche nei Vangeli i riferimenti alla preesistenza dell'anima e alla possibilità che questa ha di reincarnarsi portandosi dietro colpe e meriti, restano ancora molti. I discepoli di Gesù, sembravano a conoscenza della metampsicosi (dal gr. Metempsýchõsis, passaggio delle anime), teoria secondo la quale le anime sono soggette a successive reincarnazioni. Un primo riferimento lo si ritrova in Matteo, 14, 1-2, in riferimento a Giovanni Battista, decapitato da Erode. Erode stesso sentendo la fama di Gesù divenire sempre più grande, dichiarò ai suoi servitori: "Costui è Giovanni Battista; egli è resuscitato dai morti", e perciò agiscono in lui le potenze miracolose".
E poi nel versetto 16, 13, sempre in Matteo si trova scritto: "Gesù venuto nelle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: chi dice la gente che sia il Figliuol dell'uomo? Ed essi risposero: Gli uni dicono Giovanni Battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno de' profeti".
Un altro riferimento che lascia intendere che gli apostoli fossero a conoscenza della realtà della reincarnazione lo si ritrova nel passo del Vangelo di Giovanni, 9, 1-2,: "E passando vide un uomo che era cieco fin dalla nascita. E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: 'Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?"
Naturalmente nessun individuo può peccare prima della sua nascita a meno che non si dia per scontata la sua preesistenza dell'anima e una colpa derivante da una precedente incarnazione. Il cristianesimo dunque è stato da sempre intriso di riferimenti più o meno espliciti alla reincarnazione e a tutt'oggi la Chiesa cattolica non si ha mai espresso ufficialmente aperta condanna ad essa.
La teoria della reincarnazione, dopo i concili che misero al bando la dottrina di Origene, gradualmente scomparve per poi venire tramandata solo dalle varie discipline esoteriche dei templari, dei cabalisti, dei rosacrociani fino al pensiero rinascimentale. Un nuovo sviluppo si ebbe con l'Illuminismo e il Romanticismo (XVIII e XIX sec.) e alcuni autori come Von Helmont, Kant, Goethe, riportarono nelle loro opere considerazioni sulla reincarnazione.
Nell'epoca contemporanea un forte risveglio spirituale è stato avviato da Rudolf Steiner (Kraljevica, Croazia 1861- Dornach, Basilea 1925), filosofo austriaco fondatore della società antroposofica. Centro di questa dottrina è la distinzione, nell'uomo, di sette principi (dal corpo fisico a quello etereo e astrale, dall'io all'io spirituale, allo spirito vitale e all'uomo-spirito). Con la morte il corpo fisico si dissolve, mentre quelli etereo e astrale accompagnano l'io in un periodo di sonno profondo che precede le successive incarnazione fino al ritorno allo spirito puro.

Dott.ssa Elisa Albano
(1) Da MANUELA POMPAS - Reincarnazione (Alla scoperta delle vite passate). Ed. Bur, Milano 1997., p.45.
(2) da Enciclopedia Garzanti di Filosofia. Ed. Garzanti.
(3) MANUELA POMPAS - Op. Cit., p. 64.

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