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Visualizza Versione Completa : Scrittura e Tradizione. Shruti e Smriti



SATTWA
09-08-06, 15:35
Secondo la Tradizione indù vi sono due classi di scritti tradizionali, la Shruti, insieme di tuttii testi vedici come le Upanishad, e la Smriti,alla quale per esempio appartengono i Brahma-Sûtra.

Per evitare equivoci va precisato che il senso originario della parola «Shruti» non è quello di «rivelazione» proprio della prospettiva religiosa occidentale, ma quello di «audizione» poiché quanto costituisce in tal modo la Tradizione è il frutto d’una ispirazione diretta, di una percezione intuitiva nell’ordine della conoscenza trascendente avente di per sé autorità e dotata di un carattere “sonoro”, primo fra le qualità sensibili secondo la cosmologia indù(1). In comune con la conoscenza sensibile la Shruti possiede la stessa intuizione immediata ma secondo un rapporto di analogia inversa, ossia una intuizione immediata non più di ordine sensibile e grossolano ma intellettuale e trascendente la cui fonte prima è il Principio stesso.
Infatti Âtmâ si manifesta in primo grado nell’intelletto superiore (Buddhi), principio informale e universale, prima produzione di Prakriti e per questo appartenente alla manifestazione, la cui importanza è fondamentale.
Come principio dell’individualità umana, Buddhi è dunque l’espressione della personalità nella manifestazione, cioè l’“asse” che riunisce l’essere attraverso la molteplicità indefinita dei suoi stati individuali o il “raggio” verticale che rifrangendosi sul piano orizzontale delle condizioni proprie ad un determinato grado dell’essere ne determina l’immagine vivente (jîvâtmâ) e contemporaneamente la ricollega alla sorgente luminosa ove risplende Âtmâ, Sole spirituale.
Come principio nell’ordine dell’Esistenza universale, Buddhi è identificata a Îshwara stesso, non in sé ma secondo una Sua espressione manifestata (pur sempre informale), distintamente cioè come tre aspetti della Luce intelligibile (Dêva), Îshwara dunque come Trimûrti o «triplice manifestazione» di Brahmâ, Vishnu e Shiva.
Così come Purushottama anche Îshwara, attraverso Buddhi, è principio permanente dell’essere in tutti i suoi stati di manifestazione e pur non essendo mai sottomesso alle condizioni che determinano l’individualità, è come se si ripartisse in ogni essere individuale come scintille di uno stesso fuoco, alle quali in tal modo comunica la possibilità di partecipazione agli attributi divini così come un raggio solare permette la partecipazione al sole.
Quando il Sole della Conoscenza spirituale sorge «nel cielo del cuore»(2), vale a dire al centro dell’essere (Brahma-pura), lo Yogî che per Grazia ha compiuto intero il «viaggio divino» fa esperienza diretta ed immediata della perfetta identità del proprio Sé con l’Intelletto Universale e attraverso l’occhio della Conoscenza (Jnanâchakshus) rimira ogni cosa quale Âtmâ.
La Scrittura Tradizionale nell’accezione di «Shruti» è dunque il frutto primo di questa illuminazione intellettuale così come del resto la stessa parola «Veda» sembra indicare, l’«audizione» integrale donata ai Ŗşi della Parola e Volontà di Brahma.

Ci resta ora da considerare brevemente il significato di Smriti. Abbiamo visto che Buddhi principio informale e universale, per il fatto della sua intersezione col dominio speciale di certe condizioni d’esistenza, dalle quali è definita l’individualità considerata, passa in un certo senso dallo stato di potenza universale allo stato individualizzato. Tale intersezione sul piano vitale ha come risultante l’«anima vivente» (jîvâtmâ) alla quale è direttamente inerente la coscienza individuale (ahankâra), terza produzione di Prakriti e origine della nozione di «io» (aham, dal quale deriva il nome ahankâra, letteralmente, «ciò che fa l’io»). Dunque l’intersezione di Buddhi sul piano vitale dà nascita alla convinzione individuale (abhymâna) dell’«io sono» in rapporto agli oggetti esterni (bâhya) ed interni (abhyantara) il cui insieme è designato con la parola idam «questo» quando è così concepito in opposizione con aham o «io».
Da ahankâra procedono undici facoltà distinte, propriamente individuali: dieci facoltà sono esterne (cinque di sensazione e cinque d’azione) mentre la natura dell’undicesima partecipa contemporaneamente di entrambe in quanto senso interno o facoltà mentale (manas), unita alla coscienza direttamente.
La relazione di manas con Smriti diverrà ora chiara. La distinzione fra Shruti e Smriti equivale in fondo a quella fra l’intuizione intellettuale immediata e la coscienza riflessa; se la prima infatti ha come significato originario quello di «audizione», per precisare il suo carattere intuitivo, la seconda significa invece «memoria», essendo la memoria un semplice riflesso della percezione e per estensione significando tutto quello che presenta il carattere di una coscienza riflessa o discorsiva, cioè indiretta. Il rapporto tra l’intelligenza pura e la memoria, o tra la facoltà intuitiva e la facoltà discorsiva, può essere paragonato secondo il noto simbolo della conoscenza come luce a quello rispettivamente del sole con la luna, ossia di una luce diretta con una luce riflessa. E proprio tale è il rapporto che intercorre tra Buddhi e manas: una è il principio di intuizione intellettuale trascendente che ha per oggetto proprio la conoscenza dei principi universali ed è nient’affatto discorsiva mentre l’altro è il suo riflesso sul piano vitale vincolato a determinate condizioni di esistenza, cioè un pensiero individuale d’ordine formale e discorsivo (e vi si deve includere tanto la ragione quanto la memoria e l’immaginazione).
La Smritidunque è quella classe di scritti tradizionale che deve la sua autorità alla Shruti,la cui parte è analoga a quella dell’induzione poiché s’innalza al di sopra della percezione sensibile e permette di trasporsi mediante la riflessione (manas) ad un grado superiore di conoscenza ma al contrario della percezione diretta o ispirazione non può raggiungere da sola i principi o il Principio stesso.


(1) Sulla teoria dei cinque elementi e in special modo sul suono avremo intenzione di occuparci in uno scritto successivo.
(2) Âtmâ-Bodha, Shankarâchâria

franfrafra
10-08-06, 15:24
Perchè ci sarebbe questa "espressione della personalità nella manifestazione"? da cosa è causato questo processo? qual è ne è il principio?

SATTWA
12-08-06, 09:33
Abbiamo risposto a queste domande nella discussione "Persona e individuo nella Tradizione indù".
Saluti
Sattwa

testadiprazzo
12-08-06, 12:06
Secondo la Tradizione indù vi sono due classi di scritti tradizionali, la Shruti, insieme di tuttii testi vedici come le Upanishad, e la Smriti,alla quale per esempio appartengono i Brahma-Sûtra.

Per evitare equivoci va precisato che il senso originario della parola «Shruti» non è quello di «rivelazione» proprio della prospettiva religiosa occidentale, ma quello di «audizione» poiché quanto costituisce in tal modo la Tradizione è il frutto d’una ispirazione diretta, di una percezione intuitiva nell’ordine della conoscenza trascendente avente di per sé autorità e dotata di un carattere “sonoro”, primo fra le qualità sensibili secondo la cosmologia indù(1). In comune con la conoscenza sensibile la Shruti possiede la stessa intuizione immediata ma secondo un rapporto di analogia inversa, ossia una intuizione immediata non più di ordine sensibile e grossolano ma intellettuale e trascendente la cui fonte prima è il Principio stesso.
Infatti Âtmâ si manifesta in primo grado nell’intelletto superiore (Buddhi), principio informale e universale, prima produzione di Prakriti e per questo appartenente alla manifestazione, la cui importanza è fondamentale.
Come principio dell’individualità umana, Buddhi è dunque l’espressione della personalità nella manifestazione, cioè l’“asse” che riunisce l’essere attraverso la molteplicità indefinita dei suoi stati individuali o il “raggio” verticale che rifrangendosi sul piano orizzontale delle condizioni proprie ad un determinato grado dell’essere ne determina l’immagine vivente (jîvâtmâ) e contemporaneamente la ricollega alla sorgente luminosa ove risplende Âtmâ, Sole spirituale.
Come principio nell’ordine dell’Esistenza universale, Buddhi è identificata a Îshwara stesso, non in sé ma secondo una Sua espressione manifestata (pur sempre informale), distintamente cioè come tre aspetti della Luce intelligibile (Dêva), Îshwara dunque come Trimûrti o «triplice manifestazione» di Brahmâ, Vishnu e Shiva.
Così come Purushottama anche Îshwara, attraverso Buddhi, è principio permanente dell’essere in tutti i suoi stati di manifestazione e pur non essendo mai sottomesso alle condizioni che determinano l’individualità, è come se si ripartisse in ogni essere individuale come scintille di uno stesso fuoco, alle quali in tal modo comunica la possibilità di partecipazione agli attributi divini così come un raggio solare permette la partecipazione al sole.
Quando il Sole della Conoscenza spirituale sorge «nel cielo del cuore»(2), vale a dire al centro dell’essere (Brahma-pura), lo Yogî che per Grazia ha compiuto intero il «viaggio divino» fa esperienza diretta ed immediata della perfetta identità del proprio Sé con l’Intelletto Universale e attraverso l’occhio della Conoscenza (Jnanâchakshus) rimira ogni cosa quale Âtmâ.
La Scrittura Tradizionale nell’accezione di «Shruti» è dunque il frutto primo di questa illuminazione intellettuale così come del resto la stessa parola «Veda» sembra indicare, l’«audizione» integrale donata ai Ŗşi della Parola e Volontà di Brahma.

Ci resta ora da considerare brevemente il significato di Smriti. Abbiamo visto che Buddhi principio informale e universale, per il fatto della sua intersezione col dominio speciale di certe condizioni d’esistenza, dalle quali è definita l’individualità considerata, passa in un certo senso dallo stato di potenza universale allo stato individualizzato. Tale intersezione sul piano vitale ha come risultante l’«anima vivente» (jîvâtmâ) alla quale è direttamente inerente la coscienza individuale (ahankâra), terza produzione di Prakriti e origine della nozione di «io» (aham, dal quale deriva il nome ahankâra, letteralmente, «ciò che fa l’io»). Dunque l’intersezione di Buddhi sul piano vitale dà nascita alla convinzione individuale (abhymâna) dell’«io sono» in rapporto agli oggetti esterni (bâhya) ed interni (abhyantara) il cui insieme è designato con la parola idam «questo» quando è così concepito in opposizione con aham o «io».
Da ahankâra procedono undici facoltà distinte, propriamente individuali: dieci facoltà sono esterne (cinque di sensazione e cinque d’azione) mentre la natura dell’undicesima partecipa contemporaneamente di entrambe in quanto senso interno o facoltà mentale (manas), unita alla coscienza direttamente.
La relazione di manas con Smriti diverrà ora chiara. La distinzione fra Shruti e Smriti equivale in fondo a quella fra l’intuizione intellettuale immediata e la coscienza riflessa; se la prima infatti ha come significato originario quello di «audizione», per precisare il suo carattere intuitivo, la seconda significa invece «memoria», essendo la memoria un semplice riflesso della percezione e per estensione significando tutto quello che presenta il carattere di una coscienza riflessa o discorsiva, cioè indiretta. Il rapporto tra l’intelligenza pura e la memoria, o tra la facoltà intuitiva e la facoltà discorsiva, può essere paragonato secondo il noto simbolo della conoscenza come luce a quello rispettivamente del sole con la luna, ossia di una luce diretta con una luce riflessa. E proprio tale è il rapporto che intercorre tra Buddhi e manas: una è il principio di intuizione intellettuale trascendente che ha per oggetto proprio la conoscenza dei principi universali ed è nient’affatto discorsiva mentre l’altro è il suo riflesso sul piano vitale vincolato a determinate condizioni di esistenza, cioè un pensiero individuale d’ordine formale e discorsivo (e vi si deve includere tanto la ragione quanto la memoria e l’immaginazione).
La Smritidunque è quella classe di scritti tradizionale che deve la sua autorità alla Shruti,la cui parte è analoga a quella dell’induzione poiché s’innalza al di sopra della percezione sensibile e permette di trasporsi mediante la riflessione (manas) ad un grado superiore di conoscenza ma al contrario della percezione diretta o ispirazione non può raggiungere da sola i principi o il Principio stesso.


(1) Sulla teoria dei cinque elementi e in special modo sul suono avremo intenzione di occuparci in uno scritto successivo.
(2) Âtmâ-Bodha, Shankarâchâria

Fermo restando che il principio dell'anonimato va seguito fin dove è possibile..mi sembra che però dovresti citare l'autore materiale di questo scritto..anche perchè sennò..si potrebbe pensare essere prodotto dalla tua comprensione..che sarebbe altissima..senza dubbio..ma..dal momento che sono qui..dirò che Guenon ne è l'autore..e dal momento che cito a braccio..non mi ricordo se è in Introduzione generale allo studio delle dottrine Indù..oppure ne l'Uomo e il suo divenire secondo il Vedanta..Idem per lo scritto nel thread a cui rimandi ..franfrafra..
Senza polemica ..ma per amore della Verità..che..anche nelle piccole cose..non guasta..

SATTWA
14-08-06, 17:17
Ciò che solo ci interessa è la corretta esposizione della dottrina tradizionale.

testadiprazzo
14-08-06, 19:16
Ciò che solo ci interessa è la corretta esposizione della dottrina tradizionale.

Sono perfettamente d'accordo..ma la Tradizione non viene meno..se citiamo le fonti dei nostra copia incolla..dal momento che appaiono in post che portano il nostro nome..anche per meglio valutare l'autorità dello scritto..quando la nostra comprensione non ci sostiene completamente..ed è ben diverso..soffermarsi sulle parole di un'indiscussa autorità dottrinale..o invece su qualche considerazione ..che alle volte ..si basa su interpretazioni individuali..di dubbia origine..
Ovviamente solo l'errore ha un nome e cognome..che la Verità..non ne ha bisogno..e anche Guenon..non è la Tradizione..ma ne parla solamente..
Solo chi la Tradizione..la incarna.. ai suoi massimi gradi di identificazione con Brahman..mai sarà in errore..perchè sarà Lui la Verità..non ne parlerà solamente..che chiunque..nel parlare..può fare sbagli..perchè la manifestazione..è il luogo del difettoso..anche per chi interiormente l'ha superata...

SATTWA
15-08-06, 11:28
Ciò che solo ci interessa è la corretta esposizione della dottrina tradizionale.