Combat
10-08-06, 19:35
Lo spirito del consumismo: la sigaretta
Oggi, finalmente, negli ambienti più “illuminati” e coraggiosi si comincia a parlare concretamente di misure da porre in atto per cambiare realmente questa società. Concetti come la decrescita, il freno allo sviluppo oggi vengono affrontati più decisamente e cominciano a cadere i timori di impopolarità e di pregiudizi vari legati sempre all’affrontare di tali questioni delicate. Fra i tanti argomenti fondamentali presi in considerazione dai più interessanti critici e intellettuali, qui nel nostro piccolo, vogliamo affrontare un caso fra i più trascurati, ma notevolmente rilevante come cercheremo di spiegare. Vogliamo parlare di sua maestà la sigaretta. Tanti sono i fumatori e tanti saranno anche fra chi leggerà questo piccolo scritto. Non ce ne vogliano, questa è una critica sincera, ma crediamo giusta. Secondo noi, in breve, lo spirito del consumismo e del conformismo non si trova tanto nella moda nel vestire, non nei comportamenti omologati, non esclusivamente nella cultura unipolare, ma sopra ogni cosa, soprattutto, lo spirito del consumismo è nella sigaretta. Non solo perché il suo atto principale, il suo essere è consumarsi, ma tutto il bagaglio di significati che si porta dietro sono la summa, l’apogeo del consumismo conformista. Se infatti nella moda possiamo avere dei significati comunitari, l’accettazione del gruppo, come pure nella cultura alla quale ci si omologa possiamo trovare il bisogno, comunque, di cercare la strada per elevarsi, la sigaretta ha nella sua più totale inutilità il primo carattere fondamentale. Non serve a niente, anzi di più, è nociva per la salute; la salute del protagonista fumatore così come di chi sfortunatamente gli è vicino e deve subire l’aggressione del consumo andato in fumo, consumo che in forma quasi invisibile circonda il malcapitato entrandogli dentro sostituendo l’aria naturale con aria moderna, inquinata, tecnica, sintetica, sofisticata. Mortale. E’ proprio questa particolarità il secondo carattere fondamentale della sigaretta: non interessa solo chi consuma, ma anche gli altri. Si allarga, tenta di colpire più diffusamente possibile. Ed è qui che arriva forse il carattere più importante, il cuore di tutto: il bisogno. La sigaretta diffondendo il suo fumo crea prigionieri. Per la verità l’azione si divide in due offensive, entrambe importanti. La prima. La sigaretta crea il bisogno di se stessa prima di diffondere il fumo, tramite l’emulazione, il bisogno psicologico di imitare i modelli imposti dal sistema. Soprattutto tramite Hollywood, ma tutta la nostra cultura esibisce la sigaretta. Come nei migliori libri gialli dove il colpevole l’abbiamo davanti ma non lo vediamo, anche il sistema consumistico ci devia l’attenzione dal suo cuore, o meglio dall’oggetto che più lo rappresenta: esso è fra le labbra di qualche bella attrice, ma non lo capiamo, pensiamo ad altro. E un bel giorno iniziamo a fumare; è un falso bisogno creato come tanti altri, ma più diffuso, più forte di tutti. Poi si mette in moto il secondo aspetto del bisogno: il bisogno fisico. E’ qui che la sigaretta supera ogni altro oggetto di consumo; dopo aver avuto il bisogno psicologico di infilarla in bocca, non può più essere tolta perché si impossessa, con le sue sostanze, del fumatore che ormai dipende da essa, dipende dal suo fumo. Il bisogno psicologico, che probabilmente permane, si somma alla dipendenza fisica. Il massimo che si possa raggiungere tramite un oggetto da consumare, il sogno di tutti i produttori di cose inutili, di tutti i creatori di bisogni falsi: piacerebbe alla nike spalmare le scarpe con una speciale sostanza che dia dipendenza fisica, piacerebbe a Bill Gates spalmarne sui tasti dei suoi computers, a Mcdonalds condirci i suoi panini killer, ma fino ad oggi solo la sigaretta è riuscita in questo. Poi, è ovvio, la sigaretta costa e tanto! Come si fa a consumare per bene se non si possono buttare soldi, ma questo è solo un aspetto inevitabile e, incredibilmente, meno importante. Infatti quello che fa della sigaretta lo spirito del consumismo, non è il suo costo, semmai il fatto che potrebbe “valere” (sic) qualsiasi somma e verrebbe venduta uguale. Il fatto è che, e ciò si ricollega all’inutilità del fumo, è che la sigaretta puzza, sporca, droga, ma comunque rimane sempre al proprio posto, aumentando semmai le sue vittime. Quello che si vuole dire, e qui concludiamo, è che c’è bisogno oggi più di ieri, di autocritica, di azioni concrete che possano davvero cambiare le cose, e bisogna evitare di sparlare a vanvera, che non serve a nessuno; non serve prendersela con un vago consumismo e tenere la sigaretta in mano, non serve attaccare il conformismo, l’omologazione, questo sistema culturale ed economico oppressivo e pervertito se poi si porta in mano, si ostenta la bandiera di questo sistema. Perché la sigaretta altro non è che il simbolo, l’anima, lo spirito della società contemporanea e, anche attraverso l’opposizione ad essa, passa la lotta per l’avvenire.
M.P.
bollettino socialista "Patria"
http://xoomer.alice.it/patria
Voi che ne pensate? Mi piace parlare dell'acqua santa in casa del diavolo!!!
Oggi, finalmente, negli ambienti più “illuminati” e coraggiosi si comincia a parlare concretamente di misure da porre in atto per cambiare realmente questa società. Concetti come la decrescita, il freno allo sviluppo oggi vengono affrontati più decisamente e cominciano a cadere i timori di impopolarità e di pregiudizi vari legati sempre all’affrontare di tali questioni delicate. Fra i tanti argomenti fondamentali presi in considerazione dai più interessanti critici e intellettuali, qui nel nostro piccolo, vogliamo affrontare un caso fra i più trascurati, ma notevolmente rilevante come cercheremo di spiegare. Vogliamo parlare di sua maestà la sigaretta. Tanti sono i fumatori e tanti saranno anche fra chi leggerà questo piccolo scritto. Non ce ne vogliano, questa è una critica sincera, ma crediamo giusta. Secondo noi, in breve, lo spirito del consumismo e del conformismo non si trova tanto nella moda nel vestire, non nei comportamenti omologati, non esclusivamente nella cultura unipolare, ma sopra ogni cosa, soprattutto, lo spirito del consumismo è nella sigaretta. Non solo perché il suo atto principale, il suo essere è consumarsi, ma tutto il bagaglio di significati che si porta dietro sono la summa, l’apogeo del consumismo conformista. Se infatti nella moda possiamo avere dei significati comunitari, l’accettazione del gruppo, come pure nella cultura alla quale ci si omologa possiamo trovare il bisogno, comunque, di cercare la strada per elevarsi, la sigaretta ha nella sua più totale inutilità il primo carattere fondamentale. Non serve a niente, anzi di più, è nociva per la salute; la salute del protagonista fumatore così come di chi sfortunatamente gli è vicino e deve subire l’aggressione del consumo andato in fumo, consumo che in forma quasi invisibile circonda il malcapitato entrandogli dentro sostituendo l’aria naturale con aria moderna, inquinata, tecnica, sintetica, sofisticata. Mortale. E’ proprio questa particolarità il secondo carattere fondamentale della sigaretta: non interessa solo chi consuma, ma anche gli altri. Si allarga, tenta di colpire più diffusamente possibile. Ed è qui che arriva forse il carattere più importante, il cuore di tutto: il bisogno. La sigaretta diffondendo il suo fumo crea prigionieri. Per la verità l’azione si divide in due offensive, entrambe importanti. La prima. La sigaretta crea il bisogno di se stessa prima di diffondere il fumo, tramite l’emulazione, il bisogno psicologico di imitare i modelli imposti dal sistema. Soprattutto tramite Hollywood, ma tutta la nostra cultura esibisce la sigaretta. Come nei migliori libri gialli dove il colpevole l’abbiamo davanti ma non lo vediamo, anche il sistema consumistico ci devia l’attenzione dal suo cuore, o meglio dall’oggetto che più lo rappresenta: esso è fra le labbra di qualche bella attrice, ma non lo capiamo, pensiamo ad altro. E un bel giorno iniziamo a fumare; è un falso bisogno creato come tanti altri, ma più diffuso, più forte di tutti. Poi si mette in moto il secondo aspetto del bisogno: il bisogno fisico. E’ qui che la sigaretta supera ogni altro oggetto di consumo; dopo aver avuto il bisogno psicologico di infilarla in bocca, non può più essere tolta perché si impossessa, con le sue sostanze, del fumatore che ormai dipende da essa, dipende dal suo fumo. Il bisogno psicologico, che probabilmente permane, si somma alla dipendenza fisica. Il massimo che si possa raggiungere tramite un oggetto da consumare, il sogno di tutti i produttori di cose inutili, di tutti i creatori di bisogni falsi: piacerebbe alla nike spalmare le scarpe con una speciale sostanza che dia dipendenza fisica, piacerebbe a Bill Gates spalmarne sui tasti dei suoi computers, a Mcdonalds condirci i suoi panini killer, ma fino ad oggi solo la sigaretta è riuscita in questo. Poi, è ovvio, la sigaretta costa e tanto! Come si fa a consumare per bene se non si possono buttare soldi, ma questo è solo un aspetto inevitabile e, incredibilmente, meno importante. Infatti quello che fa della sigaretta lo spirito del consumismo, non è il suo costo, semmai il fatto che potrebbe “valere” (sic) qualsiasi somma e verrebbe venduta uguale. Il fatto è che, e ciò si ricollega all’inutilità del fumo, è che la sigaretta puzza, sporca, droga, ma comunque rimane sempre al proprio posto, aumentando semmai le sue vittime. Quello che si vuole dire, e qui concludiamo, è che c’è bisogno oggi più di ieri, di autocritica, di azioni concrete che possano davvero cambiare le cose, e bisogna evitare di sparlare a vanvera, che non serve a nessuno; non serve prendersela con un vago consumismo e tenere la sigaretta in mano, non serve attaccare il conformismo, l’omologazione, questo sistema culturale ed economico oppressivo e pervertito se poi si porta in mano, si ostenta la bandiera di questo sistema. Perché la sigaretta altro non è che il simbolo, l’anima, lo spirito della società contemporanea e, anche attraverso l’opposizione ad essa, passa la lotta per l’avvenire.
M.P.
bollettino socialista "Patria"
http://xoomer.alice.it/patria
Voi che ne pensate? Mi piace parlare dell'acqua santa in casa del diavolo!!!