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27-09-06, 23:30
LA NUOVA, 27 settembre 2006.


Sentenza della Corte di Giustizia offre nuove possibilità alla Sardegna
di Lorenzo Palermo

Si apre un’opportunità nella battaglia che la Sardegna sta combattendo per la propria autonomia fiscale.
Con un’importante sentenza il 6 settembre la Corte di Giustizia europea ha finalmente affermato la possibilità di introdurre forme di fiscalismo di vantaggio a livello regionale. La Corte, infatti, decidendo una causa promossa dal Portogallo, ha affermato la «compatibilità con il diritto comunitario delle agevolazioni adottate da enti territoriali interni, diversi dallo Stato». E’ un orientamento nuovo, contrario a quello della Commissione Ue, che si è finora opposta alla possibilità di introdurre agevolazioni regionali, applicando in maniera rigida il divieto di aiuti di stato, con particolare riguardo
al requisito della «selettività territoriale». La Commissione ha qualificato come aiuti di Stato le agevolazioni regionali, ritenendole «selettive», in grado cioè di avvantaggiare i soli residenti in certi
territori.

Per alcune (fortunate) regioni tali misure sono state finora tollerate in deroga al divieto generale di aiuti di stato dell’articolo 87 del Trattato Cee, previo nulla osta da parte della stessa Commissione ed entro i limiti temporali e quantitativi ristretti.

L’orientamento della Commissione impedirebbe a singole regioni europee di godere di un trattamento privilegiato: se il Nord-Est (che ha un Pil da piccolo Stato e vuol diventare più ricco) o la Sardegna
(che ha difficoltà strutturali e vuole uscire dal sottosviluppo) avessero deliberato, anche d’intesa con il governo, un trattamento fiscale agevolato per i propri territori si sarebbero scontrati con l’orientamento restrittivo della Commissione.

Ora la presa di posizione della Corte di giustizia consentirà alle Regioni e agli Stati interessati azioni determinate e fondate.

Beninteso va tenuto conto anche della condizione decisiva posta dalla Corte Europea: essa ha infatti, nel caso concreto (che ormai poco conta) respinto il ricorso del Portogallo, che si opponeva alla qualificazione di «aiuti di stato» data alle agevolazioni fiscali decise dalle Azzorre; ma nel far ciò la sentenza non ha seguito l’orientamento della Commissione, bensì ha accolto la tesi del paese ricorrente,
appoggiato dalla Gran Bretagna e dalla Spagna, ritenendo che le agevolazioni adottate da enti regionali non siano selettive purché varate «nell’esercizio di poteri sufficientemente autonomi rispetto al potere centrale».

In altre parole (e qui si riscalda il cuore sardista), si deve trattare di misure decise da enti dotati di sufficiente «autonomia politica e fiscale rispetto al governo centrale».
Solo in questo caso (ed in presenza di altre condizioni) esse sfuggono al generale divieto di aiuti di Stato.

Probabilmente la Sardegna gode già delle condizioni giuridiche di partenza per potersi vedere riconosciuto in sede europea un regime di fiscalità agevolata sul suo territorio: l’autonomia speciale sarda, letta anche alla luce della nuova versione dell’articolo 119 della Costituzione, garantisce sufficiente «autonomia politica e fiscale rispetto al governo centrale», come richiede la Corte di Giustizia. Le altre condizioni dettate dalla sentenza dipendono dal diritto interno e quindi il discorso, ancora una volta, precipita sul terreno della politica: il governo regionale sardo ha dato in questo campo prove di forza e autorevolezza inimmaginabili solo qualche anno fa. Certamente continuerà, favorito
dall’evoluzione del diritto europeo, incurante delle opposizioni di retroguardia che sono lo strascico di ogni coraggiosa innovazione.

Fra l’altro, paradossalmente, la battaglia della Sardegna potrebbe coincidere con gli interessi degli Stati europei più grandi, i quali devono subire la concorrenza degli stati più piccoli liberi di attuare (entro
limiti abbastanza ampi) una politica fiscale aggressiva, competitiva e di attrazione di capitali dall’estero.

In questo quadro, la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno è propugnata in Italia nei programmi di entrambi i poli, e fortemente sollecitata dalla Confindustria, la quale ha da tempo individuato il tema
come decisivo per una ogni politica di sviluppo.

Vi è spazio quindi per la continuazione di un’azione politico-fiscale della Regione che può con successo toccare un nervo vitale della questione sarda.

ex presidente Psd’Az