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Visualizza Versione Completa : 10 - Libro interessante



lupocattivo (POL)
08-05-05, 18:00
Se posso, consiglio l'acquisto del seguente libro:

Andrea Ungari
IN NOME DEL RE
€ 30,00

http://www.libreriauniversitaria.it/goto/author_Ungari+Andrea/shelf_BIT/Ungari_Andrea.html

Si tratta di un compendio, forse l'unico esistente, sulla storia dei movimenti monarchici dal dopoguerra ad oggi. Secondo chi lo sta leggendo, in realtà, è un compendio di come NON devono comportarsi i partiti monarchici e di come è stato sperperato il patrimonio di voti dopo il dopoguerra.

United Royalist
09-05-05, 01:34
Grazie dell' informazione.

Conterio
09-05-05, 10:37
In Origine postato da lupocattivo
Se posso, consiglio l'acquisto del seguente libro:

Andrea Ungari
IN NOME DEL RE
€ 30,00

http://www.libreriauniversitaria.it/goto/author_Ungari+Andrea/shelf_BIT/Ungari_Andrea.html

Si tratta di un compendio, forse l'unico esistente, sulla storia dei movimenti monarchici dal dopoguerra ad oggi. Secondo chi lo sta leggendo, in realtà, è un compendio di come NON devono comportarsi i partiti monarchici e di come è stato sperperato il patrimonio di voti dopo il dopoguerra.

Grazie davvero Lupo... vedrò di procurarmelo !!

Ciao

Zarskoeselo
14-10-05, 19:41
NUOVA PUBBLICAZIONE



Un volume estremamente particolare

ripercorre la storia del Regno di SAR Umberto II di Savoia

attraverso la posta


http://www.vaccari.it/_2_editoria/miv/1800e_miv.jpg





Emilio Simonazzi - Paolo Vaccari


I 36 GIORNI DEL “RE DI MAGGIO”
UMBERTO II DI SAVOIA
9 maggio - 13 giugno 1946
attraverso la posta, corrispondenze, documenti, immagini


Testo bilingue italiano e inglese


PRESENTAZIONE DI SAR MARIA GABRIELLA DI SAVOIA


Dalla presentazione di SAR Maria Gabriella di Savoia:

"La Storia vista attraverso francobolli, timbri e documenti postali ha una sua originalità anche sotto il profilo politico. L’idea di ripercorrere in tal modo il regno di mio padre nel 1946 mi ha entusiasmato da subito."



È proprio un "calendario postale" che ci guida attraverso i 36 giorni relativi al Regno di Umberto II, il "Re di Maggio", l'ultimo Re d'Italia. Lettere, cartoline, documenti che seguono gli eventi dal 9 maggio 1946, giorno in cui S.M. Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto, principe di Piemonte, al 13 giugno 1946, quando S.M. Umberto II decise di abbandonare l'Italia a seguito dei risultati del referendum del 2 giugno 1946 tramite il quale gli Italiani scelsero tra Repubblica e Monarchia.



Il comunicato stampa:

http://www.vaccari.it/file_news/2210.CS_1800_13_09_05.pdf



La scheda del volume:

http://www.vaccari.it/_2_editoria/miv/1800E.htm

Conterio
19-10-05, 15:48
Non so se avete letto il mio precedente post in merito a questo 3d, poi cancellato dal problema del server di Pol...

Comunque vi metto in guardia circa quest'opera.

Nulla di male se vorrete acquistarlo ugualmente, ma penso che quasi sicuramente sia un sunto dei già esistenti Manuali di storia postale del Regno d'Italia, abbellito (l'esca) dalla presentazione di SAR la Principessa Gabriella.

Le pubblicazioni di Vaccari infatti, sono molto BUONE per i collezionisti filatelici (come nel mio caso) che sono in cerca di particolari tecnici riferiti alla produzione dell'oggetto Filatelico o alla ricerca di particolarità regolamentari e tariffarie circa il loro impiego.

Se da questi libri però cerchiamo della "storia", potremmo restare delusi !!!

Scusatemi...

Saluti

United Royalist
20-10-05, 09:03
Ennesimo libro civetta realizzato al solo scopo di fregare un pò di soldi ai monarchici.:(

Conterio
20-10-05, 09:32
In Origine postato da United Royalist
Ennesimo libro civetta realizzato al solo scopo di fregare un pò di soldi ai monarchici.:(

Direi di no carissimo, Vaccari è un tipo molto serio e lo conosco personalmente.
Questo libro, è sicuramente un sunto come dicevo, per chi vuole percorrere un periodo ben difinito di storia postale. Ho l'impressione però, che comprando il catalogo classico di storia Postale, spendendo 30 Euro, trovo in esso l'80% di ciò che trovo su questo Catalogo che ne costa 18 di Euro (Non è un libro infatti), con la differenza, che sul catalogo generale ho informazioni riguardanti un periodo di quasi 200 anni.

Ciao

ps. Bentornato tra noi !

Conterio
16-05-06, 16:38
tratto da : http://www.cesnur.org/2005/mi_02_03.htm

Il Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenti
Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica?

Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa è «miracolosamente» ricomparsa.



Ma queste pergamene, note come Les Dossiers Secrets, esistono davvero?

Presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non «scoperti» ma depositati nel 1967, non nel 1975, Les Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene ma di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari sui «misteri della Francia», Gérard de Sède (1921-2004), che avrebbe poi rielaborato e pubblicato il manoscritto come L’Or de Rennes ou la Vie insolite de Bérenger Saunière, curé de Rennes-le-Château (Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene (ammesso che si tratti proprio di quelle) sono in possesso di Jean-Luc Chaumeil, un controverso autore francese di libri sull'esoterismo che afferma di averle ricevute da Plantard negli anni 1970, mentre Les Dossiers secrets si trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.



Le pergamene e i Dossier secrets sono autentici documenti sulla storia dell’antico Priorato di Sion?

È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, che li ha fatti conoscere per primo nel suo libro L’Or de Rennes in un’opera pubblicata vent’anni dopo li definiva «apocrifi» ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède, Rennes-le-Château. Le dossier, les impostures, les phantasmes, les hypothèses, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe che si trattava di falsi (ibid., p. 108). Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica. In effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene, sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa (Circuit, presso l’Autore, Liegi 1968; L’Or de Rennes pour un Napoléon, presso l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de Rennes, Parigi 1978), ma a partire già dall’8 ottobre 1967 (come attesta una lettera del suo avvocato B. Boccon-Gibod, cortesemente trasmessa a chi scrive dal ricercatore inglese Paul Smith) si è mosso - sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte - perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine, anche il terzo dei tre moschettieri coinvolti nella mistificazione, Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile 1989 sul numero 1 della seconda serie della sua rivista Vaincre Plantard si fa intervistare e dichiara che Les Dossier secrets (che sono firmati da un certo «Philippe Toscan du Plantier») sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe stato un suo giovane discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD (Noël Pinot, «L’Interview de M. Pierre Plantard de Saint-Clair», Vaincre [2a serie], n. 1, aprile 1989, pp. 5-6). È possibile che in realtà non esistesse nessun «Philippe Toscan du Plantier» e che co-autore dei falsi con de Chérisey sia Plantard stesso. Ma l’essenziale è che tutti e tre gli autori dei Dossier secrets e degli altri «documenti» depositati negli stessi anni alla Biblioteca Nazionale di Parigi abbiano ammesso la loro natura di falsi, pubblicamente e per iscritto.



Ma che cosa contenevano di tanto interessante Les Dossiers secrets e perché secondo Dan Brown confermano l’essenziale de Il Codice Da Vinci?

Secondo Les Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi, anche «Henri Lobineau» è un nome inventato dai tre moschettieri di cui sopra) i legittimi pretendenti al trono di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi. E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era nel 1967 Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile restaurazione monarchica). Per proteggere dai Carolingi e poi da altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società segreta, il Priorato di Sion, che - sempre secondo i documenti falsi depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 - avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi come Nicolas Flamel (ben noto anche ai lettori dei romanzi della serie Harry Potter, ma personaggio storico nato nel 1330 e morto nel 1418), Robert Fludd (1574-1637) e il principale originatore della leggenda dei rosacroce, Johann Valentin Andreae (1586-1654), nonché scienziati come Leonardo da Vinci (1452-1519) e Isaac Newton (1642-1727). Gli ultimi Gran Maestri sarebbero stati gli scrittori Charles Nodier (1780-1844) e Victor Hugo (1802-1885), il musicista Claude Debussy (1862-1918), il poeta e drammaturgo Jean Cocteau (1889-1963) e monsignor François Ducaud-Bourget (1897-1984), un sacerdote legato allo scisma di monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), che avrebbe trasmesso la carica a Plantard. Per puro caso la verità sul Priorato di Sion e le famose pergamene, nascoste nella chiesa parrocchiale di un un paesino francese di meno di cento abitanti nel dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, Rennes-le-Château, sarebbero state scoperte nel 1897 dal parroco del paese, Berenger Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.



Un momento: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?

No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.



Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?

Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey, come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome 2, Belisane, Nizza 1988). In effetti il punto debole de Il Santo Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard, poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione» del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore) e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi, sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre, in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano» e alla Chiesa cattolica.



E Il Codice Da Vinci deriva da Il Santo Graal?

Ne deriva tanto direttamente che due degli autori de Il Santo Graal, Baigent e Leigh - offesi anche perché Brown, a loro dire, avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome - hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro (dove ci sono già il collegamento con la cappella di Rosslyn, la chiesa di Saint-Sulpice, l’idea che il Santo Graaal sia il Sang réal, cioè una persona che ha in sé il sangue di Gesù Cristo). Lincoln «ha deciso di non partecipare all’azione per la violazione del diritto d’autore a causa delle sue cattive condizioni di salute, ma dichiara di sostenerla» (Elizabeth Day, «Da Vinci Code Bestseller Is Plagiarism, Authors Claim», The Sunday Telegraph, 3 ottobre 2004). Il 6 aprile 2006 Brown ha vinto il caso per una ragione tecnica: in base alla legge inglese è lecito utilizzare per un romanzo materiale tratto da un’opera “storica”, non importa se di pessima qualità, e Baigent, Leigh e Lincoln hanno sempre sostenuto che il loro era un saggio “storico” e non un’opera di fiction. Peraltro la sentenza (di cui si veda il testo integrale) ha confermato sia che Il Codice da Vinci si è ampiamente ispirato a Il Santo Graal, sia che quest’ultimo si basa sulla “complessa mistificazione” di Plantard. Si legga anche la significativa “autobiografia” depositata da Dan Brown come memoria nel processo.



Non potrebbe avere ragione L’eredità messianica, nel senso che documenti falsi sono stati fabbricati per corroborare una storia vera? Cominciando dall’inizio, il Priorato di Sion esiste?

Esiste certamente. È stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard con statuti regolarmente depositati presso la Sotto-Prefettura di Saint-Julien-en-Genevois con il nome completo di Priorato di Sion - C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista). Gli statuti all’articolo 3 danno anche conto delle origini del nome, il quale deriva non da Gerusalemme ma dal Monte Sion, una montagnola presso Annemasse, dove si intende realizzare «un PRIORATO che servirà da centro di studio, meditazione, riposo e preghiere» per uno dei tanti ordini esoterici che proliferavano in Francia all’epoca. Del resto, il Priorato di Sion riprendeva lo schema di altre organizzazioni che Plantard aveva fondato fin da quando aveva 17 anni nel 1937 con il nome rispettivamente di Union Française, Rénovation Nationale Française e Alpha Galates. Con queste organizzazioni il Priorato di Sion aveva in comune interessi politici (monarchici: Plantard era partito da un interesse per l’Action Française, ancorché ad Annemasse si occupasse soprattutto di sostenere un progetto di realizzazione di case popolari) e il fatto di non avere mai superato la dozzina di membri. Comunque, il Priorato di Sion fondato nel 1956 ad Annemasse esiste ancora oggi, come minuscola organizzazione nel variegato panorama degli ordini iniziatici francesi.



Ma il Priorato di Sion non è stato fondato da Goffredo di Buglione (1060-1100)?

Negli anni 1960, quando preparava la falsificazione dei Dossiers secrets, Plantard - che, come sappiamo, aveva tratto il nome «Priorato di Sion» da una montagnola sopra Annemasse dove pensava nel 1956 di installare una casa per ritiri spirituali - ha ritrovato nella storia delle Crociate (cui si è più volte ispirato per le sue fantasie) una «Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion» fondata nel 1099 a Gerusalemme appunto da Goffredo, divenuto re di Gerusalemme in seguito alla Prima Crociata. La comunità di monaci dell’abbazia (e non «priorato», dal momento che il superiore è chiamato abate e non priore) in Palestina continua a esistere fino al 1291, quando è travolta dall’avanzata musulmana. I pochi monaci sopravvissuti si rifugiano in Sicilia, dove la loro comunità si estingue nel XIV secolo. Si tratta di una normale comunità monastica senza alcun collegamento con i Templari, la Maddalena o segreti esoterici il cui «recupero» da parte di Plantard si risolve nel semplice riferimento a un nome.



E i vari personaggi famosi - Leonardo da Vinci, Newton, Victor Hugo - non hanno avuto relazioni con il Priorato di Sion?

Certamente no: né con quello di Plantard, fondato nel 1956, e neppure con l’abbazia di monaci fondata in Palestina, estinta nel XIV secolo. In realtà Plantard ha ricavato il suo elenco di Gran Maestri del Priorato di Sion dall'elenco di presunti Imperator, cioè capi supremi, e "membri eminenti" dell'AMORC, l'Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis, fondato nel 1915 negli Stati Uniti da Harvey Spencer Lewis (1883-1939) e con esponenti della cui branca francese Plantard era in contatto fin dagli anni 1940. Tranne Cocteau e monsignor Ducaud-Bourget tutti i nomi di Gran Maestri del Priorato di Sion si ritrovano, vedi caso, in genealogie mitiche costruite da esponenti dell'AMORC (alcuni dei quali hanno peraltro in seguito lasciato lo stesso AMORC). In verità tutte le organizzazioni esoteriche fondate dal XVIII secolo a oggi si dotano di genealogie mitiche che risalgono ai Templari, a Noè, a san Giovanni o a Salomone e passano per personaggi famosi della storia, della letteratura e dell’arte. In genere i loro membri meno sprovveduti sono consapevoli del carattere meramente simbolico e mitico di queste genealogie.



Ma Leonardo non ha lasciato tracce della sua conoscenza del segreto del Priorato di Sion ne L’ultima cena, dove il personaggio raffigurato alla destra di Gesù Cristo sembra proprio una donna?

L’idea è stata definita «assurda» da una delle maggiori specialiste contemporanee di Leonardo, la professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (cfr. Gary Stern, «Expert Dismiss Theories in Popular Book», The Journal News, 2 novembre 2003). Poiché tuttavia nei quadri ognuno vede quello che vuole vedere, più o meno suggestionato dalle letture che ha fatto, è importante segnalare che se il personaggio raffigurato da Leonardo alla destra di Gesù Cristo sia una donna o un uomo non è poi così importante per tutta la questione che ci occupa. Né è necessario tornare sulla vexata quaestio se Leonardo fosse eterosessuale, omosessuale o bisessuale, su cui ormai esiste una vasta letteratura, e se il suo gusto per forme maschili talora effeminate non costituisca a suo modo un elemento di cui tenere conto in questa discussione. Chi si affanna a discutere di questo problema si lascia sfuggire l’essenziale. Ammettendo - per assurdo - che Leonardo pensasse che la persona seduta alla destra di Gesù Cristo nell’Ultima Cena fosse una donna, ci si deve ancora chiedere in che modo questo dimostri che: (a) egli credeva che quella donna fosse la Maddalena; (b) il fatto che Leonardo lo credesse prova che sia vero; (c) la Maddalena ha partecipato all’Ultima Cena perché era la moglie di Gesù Cristo; (d) i due hanno avuto figli; (e) i quali avrebbero dovuto governare la Chiesa; (e) e per preservare questa verità è nato un ordine occulto, il Priorato di Sion; (f) del quale faceva parte Leonardo. Come si vede, la strada da percorrere è molto, molto lunga. Di tutti questi passaggi non solo non ci sono prove ma si sa con certezza chi, quando, dove e come ha inventato la leggenda del Priorato di Sion.


E le pergamene trovate dal parroco Saunière a Rennes-le-Château e portate ad esaminare a Parigi, in un viaggio in seguito al quale il parroco è diventato miliardario?

Non sono mai esistite pergamene (benché il parroco, nel corso di lavori nella chiesa parrocchiale, abbia trovato diversi reperti archeologici, esposti nel Museo di Rennes-le-Château e che non hanno niente a che fare con la Maddalena né con il Priorato di Sion) e Saunière, che ha tenuto taccuini minutissimi di che cosa faceva e quali somme spendeva giorno per giorno (anch’essi consultabili al Museo di Rennes-le-Château), non è mai stato a Parigi in vita sua. Non è neanche diventato miliardario, pur avendo potuto acquistare alcune proprietà e costruirvi una villetta e una torre-biblioteca. Questa non favolosa ma reale agiatezza è stata spiegata nel corso di processi canonici intentati a Saunière dal vescovo di Carcassonne, monsignor Paul Félix Beuvain de Beauséjour (1839-1930), i cui atti sono pure consultabili. Dal 1896, Saunière prende la strada - illegale dal punto di vista del diritto canonico e di quello civile, ma non inventata da lui e per nulla misteriosa - del «traffico di Messe». Tra il 1896 e il 1915 dai suoi taccuini si ricavano elementi per concludere che egli ha ricevuto onorari per almeno centomila Messe: cinquemila o seimila Messe all’anno negli anni d’oro. La documentazione esiste: parte da lettere e annunci dove un «sacerdote povero» domanda onorari per la celebrazione di Messe spediti a conventi e privati o pubblicati su riviste pie in tutta la Francia, nonché in Germania, Svizzera, Spagna, Italia, passa per liste di centinaia di donatori più volte sollecitati e arriva ai bollettini postali e ai conti tenuti mese per mese. L’obiezione, secondo la quale in un’epoca in cui non era tollerato (a differenza di oggi) cumulare diverse intenzioni per una sola Messa era impossibile che Saunière potesse celebrare cinquemila o seimila messe all’anno non mette in dubbio il traffico, ma semplicemente l’onestà del sacerdote: ed è un’obiezione che si risponde da sola. Molto semplicemente, il parroco di Rennes-le-Château intascava regolarmente onorari per Messe che non avrebbe mai celebrato.



Ma a Rennes-le-Château non ci sono strani simboli lasciati da Saunière, di tipo diabolico o massonico, che confermano le sue frequentazioni esoteriche?

Si tratta di pure fantasie. I lavori per il rifacimento della chiesa parrocchiale sono stati commissionati da Saunière nel 1896 a una ditta famosa, la H. Giscard Père et Fils di Tolosa, che è la sola responsabile del progetto. La H. Giscard, fondata nel 1885 e in cui lavorano diversi membri della famiglia Giscard, è una ditta che ha servito numerose parrocchie nonché il Carmelo di Lisieux. La sua sede è oggi trasformata in museo, ma il pronipote del fondatore, Joseph Giscard, continua a lavorare come scultore. Lo stile convenzionale dei Giscard è famoso in Francia e solo l’ignoranza di alcuni dei diffusori della leggenda di Rennes-le-Château ha potuto scambiare per sinistri o diabolici simboli che si trovano in molte altre chiese: così il diavolo che sorregge l’acquasantiera (un diavolo, evidentemente, sconfitto dall’acqua santa) o la scritta sopra il portale della parrocchiale Terribilis est locus iste (Genesi 28, 17) che deriva dalla visione della scala di Giacobbe. Il tradizionalista vescovo di Carcassonne monsignor Félix-Arsène Billard (1829-1901), che viene a vedere la nuova chiesa in occasione di una missione popolare, nel giorno di Pentecoste 1897, certamente non ci trova nulla da ridire: e chi vede nella Via Crucis della parrocchiale simboli «massonici» dovrebbe riflettere sul fatto che molti simboli utilizzati dalla massoneria sono stati corporativi e cattolici ben prima di diventare massonici. I Giscard nell’Ottocento sono piuttosto noti, e apprezzati nel mondo cattolico, per il loro stile (fin troppo) convenzionale, del tutto privo di singolarità e di sorprese.



Si dice anche che il pittore Nicolas Poussin (1594-1655) abbia raffigurato nel suo famoso quadro I pastori d’Arcadia una tomba che si trova a Rennes-le-Château, dando così un segnale della sua appartenenza al Priorato di Sion e della conoscenza dei suoi segreti…

In un certo senso, fra le tante mistificazioni di Rennes-le-Château questa è la più divertente. La cosiddetta «tomba di Arques» di cui si parla è stata fatta costruire nel 1932 (sostituendo una tomba precedente costruita nel 1903 e che non assomigliava neppure vagamente a quella de I pastori d’Arcadia) da Louis Bertram Lawrence (1884-1954), un imprenditore americano di origine francese. Vi sono state sepolte Emily Rivarès Lawrence (1863-1932) e Marie Rivarès (1843-1922), rispettivamente madre e nonna dell’imprenditore, nonché due gatti imbalsamati della stessa Marie Rivarès. Tutti i documenti amministrativi relativi a queste costruzioni e ricostruzioni sono tuttora esistenti. La tomba si può anche ritenere vagamente ispirata al quadro seicentesco di Poussin, del resto molto noto. Nel 1988 è stata demolita dall’attuale proprietario con l’autorizzazione del competente consiglio comunale, quello di Peyrolles, stufo di vederla profanata da vandali alla ricerca di segreti del Priorato di Sion. Comunque sia, Poussin non poteva certo riprodurre nel XVII secolo una tomba costruita nel 1932.



Ammettendo che quella del Priorato di Sion sia una mistificazione, non ci sono prove nei Vangeli «apocrifi» o «gnostici» che Gesù Cristo avesse sposato la Maddalena, e che la prima comunità cristiana non pensasse affatto che fosse Dio? E non ha la Chiesa cattolica per questo arbitrariamente scelto solo quattro Vangeli «innocui» come canonici al Concilio di Nicea del 325, appoggiata dalla forza delle armi dell’imperatore Costantino (280-337)?

Niente affatto: ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano - che risale circa al 190 d.C. - il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Dan Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio». A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (Vangelo di Tomaso, 114). Certo, vi è qui una nozione gnostica di androginia che non va presa necessariamente alla lettera: ma siamo comunque ben lontani dal femminismo. Né si parla di figli di Gesù Cristo e della Maddalena.
Brown insiste pure su un brano del cosiddetto «Vangelo di Filippo», dove si leggerebbe che «la Maddalena era la compagna del Salvatore. Cristo la amava più degli altri discepoli e la baciava sulla bocca». Gli specialisti fanno osservare che non esiste a rigore nessun «Vangelo di Filippo» (questo titolo è stato attribuito da studiosi moderni a un testo che di titolo è privo), che la parola copta (questa la lingua in cui ci è pervenuto il testo, anche se Dan Brown pensa erroneamente che si tratti di aramaico) tradotta con «compagna» ha una pluralità di significati, e che in corrispondenza della parola «bocca» nel testo c’è una lacuna, per cui la frase suona «la baciava su…», e «sulla bocca» è una congettura desunta dal fatto che altri personaggi nello stesso testo e in testi della stessa epoca ricevono «baci sulla bocca», a indicare una stretta comunanza spirituale. Ma queste obiezioni da specialisti non sono neppure necessarie a fronte del fatto che il cosiddetto «Vangelo di Filippo» è piuttosto un catechismo gnostico di scuola valentiniana del tardo II o del III secolo. Come tale, non aspira a trasmettere informazioni reali sul Gesù storico ma solo a dire che cosa deve credere un buon gnostico valentiniano che, a questo punto della storia, fa già parte di una religione diversa e separata dal cristianesimo della «Grande Chiesa». Una lettura completa del cosiddetto «Vangelo di Filippo» mostra la contrapposizione radicale che questa scuola gnostica, agli antipodi di Dan Brown e de Il Codice Da Vinci, stabiliva fra il nostro mondo com’è, creato da un Dio minore e malvagio, e l’ideale mondo degli gnostici. Le caratteristiche più evidenti del carattere decaduto e malvagio di questo mondo sono la sessualità e la procreazione. Il rapporto che Gesù ha nel testo con i discepoli e con la Maddalena è un rapporto del tutto privo di caratteri sessuali, e il «bacio» che ne è il simbolo sta precisamente a indicare questo mondo alternativo.



Il Codice Da Vinci lascia anche intendere che l’Opus Dei è una «setta» che è entrata in conflitto con la Chiesa in quanto a conoscenza della verità sul Priorato di Sion. C’è qualcosa di vero?

Anzitutto, nessuno può ricattare altri sulla base della «verità sul Priorato di Sion», che è ben nota e documentata: si tratta di una mistificazione che passa da Plantard a de Sède, da de Sède a Lincoln, e da Lincoln a Dan Brown. Quanto all’Opus Dei (dove tra l’altro non ci sono «monaci», a differenza di quanto pensa Dan Brown), si tratta di un’istituzione non solo canonicamente approvata e lodata dalla Chiesa cattolica, ma il suo fondatore, Josemaría Escrivá (1902-1975), è stato canonizzato come santo dal Papa nel 2002. Le «informazioni» di Dan Brown provengono da un’associazione di ex-membri e altre persone ostili all’Opus Dei, l’Opus Dei Awareness Network, esplicitamente menzionata nel romanzo, che è collegata al più vasto «movimento anti-sette» (le cui discutibili tesi sono ampiamente criticate altrove su questo sito) e le cui faziose opinioni non sono in alcun modo condivise dalla gerarchia cattolica.



Ma come può un cumulo di sciocchezze avere quaranta milioni di lettori?

La questione è complessa sul piano sociologico. Rimandando a un mio libro di prossima pubblicazione una trattazione più ampia, mi limito a suggerire che incontra e mette insieme due tipi di mode molto diffuse: quella dei complotti e delle società segrete che dominerebbero il mondo, e quella di un anti-cattolicesimo sempre più manifesto e virulento.

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Interessante no ?

eolo76
16-05-06, 19:38
Molto interessante... io andrò a vedere il film, anche se so già che sarà una completa delusione...

Gilbert
16-05-06, 20:49
naturalmente è un film di fantasia...molto bravo chi ha tessuto la trama che storicamente, come ha ammesso, fa acqua da tutte le parti!

Conterio
17-05-06, 10:31
naturalmente è un film di fantasia...molto bravo chi ha tessuto la trama che storicamente, come ha ammesso, fa acqua da tutte le parti!


La tua supponenza, è data dal fatto che forse non hai neppure letto il primo punto riportato nel Post d'apertura ?

"Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica?

Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa è «miracolosamente» ricomparsa."

Questo da solo per me... vale almeno l'attenzione di leggere il resto, e di avere un legittimo dubbio.

Poi, che il Film possa essere una delusione è quasi certo, ma cercherò in libreria un libro con la pagina 9 "completa", non certo l'edizione "ritoccata" !!

eolo76
17-05-06, 10:49
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Codice da Vinci, silenzio e noia
Cannes, critici gelidi all'anteprima

A Cannes "Il Codice da Vinci" di Ron Howard (proiettato in anteprima mondiale per la stampa) non ha raccolto alla fine della lunga proiezione (la durata è di circa 2 ore e mezzo) nessun applauso, ma solo apatia e indifferenza. Anzi, nella parte finale i giornalisti presenti si sono pure lasciati andare a qualche risatina. Si aspetta la reazione del pubblico, che vedrà la pellicola alle 23.30.
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:K :K :K

lupocattivo (POL)
17-05-06, 13:30
Infatti. E' solo un bel romanzo. Contrariamente al secondo (che poi veniva prima) Angeli e Demoni che è una americanata e al terzo (l'uomo dei ghiacci o qualcosa del genere) che fa proprio dormire, da questo magari si capisce perchè Dan Brown non è mai stato pubblicato in Italia.

Contrariamente alla mia regola che o si vede il film o si legge il libro, o viceversa, (perchè il secondo delude sempre) penso che andrò avederlo sto bendetto film.

Ma tu Eolo non eri obbediente ai dettami di Santa romana Chiesa?

Gilbert
17-05-06, 13:56
La tua supponenza, è data dal fatto che forse non hai neppure letto il primo punto riportato nel Post d'apertura ?

"Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica?

Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa è «miracolosamente» ricomparsa."

Questo da solo per me... vale almeno l'attenzione di leggere il resto, e di avere un legittimo dubbio.

Poi, che il Film possa essere una delusione è quasi certo, ma cercherò in libreria un libro con la pagina 9 "completa", non certo l'edizione "ritoccata" !!
conterio, ho detto solo che è un romanzetto...per me...
se per te è un bel romanzo affar tuo...mica si obbligato a ritenerlo brutto!!
Certo è che passeresti un pò per BIECO IGNORANTE ad attribuire a quel film valore scientifico e storico che non ha...

lupocattivo (POL)
23-05-06, 18:45
Sconsiglio. Due balle così non me le facevo da quando sono andato a vedere "La Caduta" (di Hitler). Perchè poi mi vado a vedere sti film non si sà ... :-:-01#19

Conterio
24-05-06, 08:28
Sconsiglio. Due balle così non me le facevo da quando sono andato a vedere "La Caduta" (di Hitler). Perchè poi mi vado a vedere sti film non si sà ... :-:-01#19


Perchè hai apertura mentale, e voglia di renderti conto delle cose di persona, facendoti un'idea tua.

Non è un difetto, è indice di intelligenza !

Prendo atto del tuo consiglio, ma ho ordinato il libro, ed intendo leggerlo !

Ciao :-:-01#19

eolo76
24-05-06, 08:49
Ma tu Eolo non eri obbediente ai dettami di Santa romana Chiesa?

Io? Per il momento posso ancora cavarmela da solo...

Sono andato a vedere sto benedetto film. Tutto sommato è fatto bene. Ma non rispecchia affatto gli studi e le ipotesi messe a tavolino, ci sono molte incongruenze.
E' un bel film preso da un romanzo. Tutto qui.

Gilbert
24-05-06, 09:33
tratto da : http://www.cesnur.org/2005/mi_02_03.htm

Il Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenti
Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica?

Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa è «miracolosamente» ricomparsa.






Ma queste pergamene, note come Les Dossiers Secrets, esistono davvero?

Presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non «scoperti» ma depositati nel 1967, non nel 1975, Les Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene ma di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari sui «misteri della Francia», Gérard de Sède (1921-2004), che avrebbe poi rielaborato e pubblicato il manoscritto come L’Or de Rennes ou la Vie insolite de Bérenger Saunière, curé de Rennes-le-Château (Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene (ammesso che si tratti proprio di quelle) sono in possesso di Jean-Luc Chaumeil, un controverso autore francese di libri sull'esoterismo che afferma di averle ricevute da Plantard negli anni 1970, mentre Les Dossiers secrets si trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.



Le pergamene e i Dossier secrets sono autentici documenti sulla storia dell’antico Priorato di Sion?

È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, che li ha fatti conoscere per primo nel suo libro L’Or de Rennes in un’opera pubblicata vent’anni dopo li definiva «apocrifi» ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède, Rennes-le-Château. Le dossier, les impostures, les phantasmes, les hypothèses, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe che si trattava di falsi (ibid., p. 108). Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica. In effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene, sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa (Circuit, presso l’Autore, Liegi 1968; L’Or de Rennes pour un Napoléon, presso l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de Rennes, Parigi 1978), ma a partire già dall’8 ottobre 1967 (come attesta una lettera del suo avvocato B. Boccon-Gibod, cortesemente trasmessa a chi scrive dal ricercatore inglese Paul Smith) si è mosso - sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte - perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine, anche il terzo dei tre moschettieri coinvolti nella mistificazione, Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile 1989 sul numero 1 della seconda serie della sua rivista Vaincre Plantard si fa intervistare e dichiara che Les Dossier secrets (che sono firmati da un certo «Philippe Toscan du Plantier») sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe stato un suo giovane discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD (Noël Pinot, «L’Interview de M. Pierre Plantard de Saint-Clair», Vaincre [2a serie], n. 1, aprile 1989, pp. 5-6). È possibile che in realtà non esistesse nessun «Philippe Toscan du Plantier» e che co-autore dei falsi con de Chérisey sia Plantard stesso. Ma l’essenziale è che tutti e tre gli autori dei Dossier secrets e degli altri «documenti» depositati negli stessi anni alla Biblioteca Nazionale di Parigi abbiano ammesso la loro natura di falsi, pubblicamente e per iscritto.



Ma che cosa contenevano di tanto interessante Les Dossiers secrets e perché secondo Dan Brown confermano l’essenziale de Il Codice Da Vinci?

Secondo Les Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi, anche «Henri Lobineau» è un nome inventato dai tre moschettieri di cui sopra) i legittimi pretendenti al trono di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi. E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era nel 1967 Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile restaurazione monarchica). Per proteggere dai Carolingi e poi da altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società segreta, il Priorato di Sion, che - sempre secondo i documenti falsi depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 - avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi come Nicolas Flamel (ben noto anche ai lettori dei romanzi della serie Harry Potter, ma personaggio storico nato nel 1330 e morto nel 1418), Robert Fludd (1574-1637) e il principale originatore della leggenda dei rosacroce, Johann Valentin Andreae (1586-1654), nonché scienziati come Leonardo da Vinci (1452-1519) e Isaac Newton (1642-1727). Gli ultimi Gran Maestri sarebbero stati gli scrittori Charles Nodier (1780-1844) e Victor Hugo (1802-1885), il musicista Claude Debussy (1862-1918), il poeta e drammaturgo Jean Cocteau (1889-1963) e monsignor François Ducaud-Bourget (1897-1984), un sacerdote legato allo scisma di monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), che avrebbe trasmesso la carica a Plantard. Per puro caso la verità sul Priorato di Sion e le famose pergamene, nascoste nella chiesa parrocchiale di un un paesino francese di meno di cento abitanti nel dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, Rennes-le-Château, sarebbero state scoperte nel 1897 dal parroco del paese, Berenger Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.



Un momento: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?

No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.



Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?

Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey, come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome 2, Belisane, Nizza 1988). In effetti il punto debole de Il Santo Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard, poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione» del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore) e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi, sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre, in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano» e alla Chiesa cattolica.



E Il Codice Da Vinci deriva da Il Santo Graal?

Ne deriva tanto direttamente che due degli autori de Il Santo Graal, Baigent e Leigh - offesi anche perché Brown, a loro dire, avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome - hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro (dove ci sono già il collegamento con la cappella di Rosslyn, la chiesa di Saint-Sulpice, l’idea che il Santo Graaal sia il Sang réal, cioè una persona che ha in sé il sangue di Gesù Cristo). Lincoln «ha deciso di non partecipare all’azione per la violazione del diritto d’autore a causa delle sue cattive condizioni di salute, ma dichiara di sostenerla» (Elizabeth Day, «Da Vinci Code Bestseller Is Plagiarism, Authors Claim», The Sunday Telegraph, 3 ottobre 2004). Il 6 aprile 2006 Brown ha vinto il caso per una ragione tecnica: in base alla legge inglese è lecito utilizzare per un romanzo materiale tratto da un’opera “storica”, non importa se di pessima qualità, e Baigent, Leigh e Lincoln hanno sempre sostenuto che il loro era un saggio “storico” e non un’opera di fiction. Peraltro la sentenza (di cui si veda il testo integrale) ha confermato sia che Il Codice da Vinci si è ampiamente ispirato a Il Santo Graal, sia che quest’ultimo si basa sulla “complessa mistificazione” di Plantard. Si legga anche la significativa “autobiografia” depositata da Dan Brown come memoria nel processo.



Non potrebbe avere ragione L’eredità messianica, nel senso che documenti falsi sono stati fabbricati per corroborare una storia vera? Cominciando dall’inizio, il Priorato di Sion esiste?

Esiste certamente. È stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard con statuti regolarmente depositati presso la Sotto-Prefettura di Saint-Julien-en-Genevois con il nome completo di Priorato di Sion - C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista). Gli statuti all’articolo 3 danno anche conto delle origini del nome, il quale deriva non da Gerusalemme ma dal Monte Sion, una montagnola presso Annemasse, dove si intende realizzare «un PRIORATO che servirà da centro di studio, meditazione, riposo e preghiere» per uno dei tanti ordini esoterici che proliferavano in Francia all’epoca. Del resto, il Priorato di Sion riprendeva lo schema di altre organizzazioni che Plantard aveva fondato fin da quando aveva 17 anni nel 1937 con il nome rispettivamente di Union Française, Rénovation Nationale Française e Alpha Galates. Con queste organizzazioni il Priorato di Sion aveva in comune interessi politici (monarchici: Plantard era partito da un interesse per l’Action Française, ancorché ad Annemasse si occupasse soprattutto di sostenere un progetto di realizzazione di case popolari) e il fatto di non avere mai superato la dozzina di membri. Comunque, il Priorato di Sion fondato nel 1956 ad Annemasse esiste ancora oggi, come minuscola organizzazione nel variegato panorama degli ordini iniziatici francesi.



Ma il Priorato di Sion non è stato fondato da Goffredo di Buglione (1060-1100)?

Negli anni 1960, quando preparava la falsificazione dei Dossiers secrets, Plantard - che, come sappiamo, aveva tratto il nome «Priorato di Sion» da una montagnola sopra Annemasse dove pensava nel 1956 di installare una casa per ritiri spirituali - ha ritrovato nella storia delle Crociate (cui si è più volte ispirato per le sue fantasie) una «Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion» fondata nel 1099 a Gerusalemme appunto da Goffredo, divenuto re di Gerusalemme in seguito alla Prima Crociata. La comunità di monaci dell’abbazia (e non «priorato», dal momento che il superiore è chiamato abate e non priore) in Palestina continua a esistere fino al 1291, quando è travolta dall’avanzata musulmana. I pochi monaci sopravvissuti si rifugiano in Sicilia, dove la loro comunità si estingue nel XIV secolo. Si tratta di una normale comunità monastica senza alcun collegamento con i Templari, la Maddalena o segreti esoterici il cui «recupero» da parte di Plantard si risolve nel semplice riferimento a un nome.



E i vari personaggi famosi - Leonardo da Vinci, Newton, Victor Hugo - non hanno avuto relazioni con il Priorato di Sion?

Certamente no: né con quello di Plantard, fondato nel 1956, e neppure con l’abbazia di monaci fondata in Palestina, estinta nel XIV secolo. In realtà Plantard ha ricavato il suo elenco di Gran Maestri del Priorato di Sion dall'elenco di presunti Imperator, cioè capi supremi, e "membri eminenti" dell'AMORC, l'Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis, fondato nel 1915 negli Stati Uniti da Harvey Spencer Lewis (1883-1939) e con esponenti della cui branca francese Plantard era in contatto fin dagli anni 1940. Tranne Cocteau e monsignor Ducaud-Bourget tutti i nomi di Gran Maestri del Priorato di Sion si ritrovano, vedi caso, in genealogie mitiche costruite da esponenti dell'AMORC (alcuni dei quali hanno peraltro in seguito lasciato lo stesso AMORC). In verità tutte le organizzazioni esoteriche fondate dal XVIII secolo a oggi si dotano di genealogie mitiche che risalgono ai Templari, a Noè, a san Giovanni o a Salomone e passano per personaggi famosi della storia, della letteratura e dell’arte. In genere i loro membri meno sprovveduti sono consapevoli del carattere meramente simbolico e mitico di queste genealogie.



Ma Leonardo non ha lasciato tracce della sua conoscenza del segreto del Priorato di Sion ne L’ultima cena, dove il personaggio raffigurato alla destra di Gesù Cristo sembra proprio una donna?

L’idea è stata definita «assurda» da una delle maggiori specialiste contemporanee di Leonardo, la professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (cfr. Gary Stern, «Expert Dismiss Theories in Popular Book», The Journal News, 2 novembre 2003). Poiché tuttavia nei quadri ognuno vede quello che vuole vedere, più o meno suggestionato dalle letture che ha fatto, è importante segnalare che se il personaggio raffigurato da Leonardo alla destra di Gesù Cristo sia una donna o un uomo non è poi così importante per tutta la questione che ci occupa. Né è necessario tornare sulla vexata quaestio se Leonardo fosse eterosessuale, omosessuale o bisessuale, su cui ormai esiste una vasta letteratura, e se il suo gusto per forme maschili talora effeminate non costituisca a suo modo un elemento di cui tenere conto in questa discussione. Chi si affanna a discutere di questo problema si lascia sfuggire l’essenziale. Ammettendo - per assurdo - che Leonardo pensasse che la persona seduta alla destra di Gesù Cristo nell’Ultima Cena fosse una donna, ci si deve ancora chiedere in che modo questo dimostri che: (a) egli credeva che quella donna fosse la Maddalena; (b) il fatto che Leonardo lo credesse prova che sia vero; (c) la Maddalena ha partecipato all’Ultima Cena perché era la moglie di Gesù Cristo; (d) i due hanno avuto figli; (e) i quali avrebbero dovuto governare la Chiesa; (e) e per preservare questa verità è nato un ordine occulto, il Priorato di Sion; (f) del quale faceva parte Leonardo. Come si vede, la strada da percorrere è molto, molto lunga. Di tutti questi passaggi non solo non ci sono prove ma si sa con certezza chi, quando, dove e come ha inventato la leggenda del Priorato di Sion.


E le pergamene trovate dal parroco Saunière a Rennes-le-Château e portate ad esaminare a Parigi, in un viaggio in seguito al quale il parroco è diventato miliardario?

Non sono mai esistite pergamene (benché il parroco, nel corso di lavori nella chiesa parrocchiale, abbia trovato diversi reperti archeologici, esposti nel Museo di Rennes-le-Château e che non hanno niente a che fare con la Maddalena né con il Priorato di Sion) e Saunière, che ha tenuto taccuini minutissimi di che cosa faceva e quali somme spendeva giorno per giorno (anch’essi consultabili al Museo di Rennes-le-Château), non è mai stato a Parigi in vita sua. Non è neanche diventato miliardario, pur avendo potuto acquistare alcune proprietà e costruirvi una villetta e una torre-biblioteca. Questa non favolosa ma reale agiatezza è stata spiegata nel corso di processi canonici intentati a Saunière dal vescovo di Carcassonne, monsignor Paul Félix Beuvain de Beauséjour (1839-1930), i cui atti sono pure consultabili. Dal 1896, Saunière prende la strada - illegale dal punto di vista del diritto canonico e di quello civile, ma non inventata da lui e per nulla misteriosa - del «traffico di Messe». Tra il 1896 e il 1915 dai suoi taccuini si ricavano elementi per concludere che egli ha ricevuto onorari per almeno centomila Messe: cinquemila o seimila Messe all’anno negli anni d’oro. La documentazione esiste: parte da lettere e annunci dove un «sacerdote povero» domanda onorari per la celebrazione di Messe spediti a conventi e privati o pubblicati su riviste pie in tutta la Francia, nonché in Germania, Svizzera, Spagna, Italia, passa per liste di centinaia di donatori più volte sollecitati e arriva ai bollettini postali e ai conti tenuti mese per mese. L’obiezione, secondo la quale in un’epoca in cui non era tollerato (a differenza di oggi) cumulare diverse intenzioni per una sola Messa era impossibile che Saunière potesse celebrare cinquemila o seimila messe all’anno non mette in dubbio il traffico, ma semplicemente l’onestà del sacerdote: ed è un’obiezione che si risponde da sola. Molto semplicemente, il parroco di Rennes-le-Château intascava regolarmente onorari per Messe che non avrebbe mai celebrato.



Ma a Rennes-le-Château non ci sono strani simboli lasciati da Saunière, di tipo diabolico o massonico, che confermano le sue frequentazioni esoteriche?

Si tratta di pure fantasie. I lavori per il rifacimento della chiesa parrocchiale sono stati commissionati da Saunière nel 1896 a una ditta famosa, la H. Giscard Père et Fils di Tolosa, che è la sola responsabile del progetto. La H. Giscard, fondata nel 1885 e in cui lavorano diversi membri della famiglia Giscard, è una ditta che ha servito numerose parrocchie nonché il Carmelo di Lisieux. La sua sede è oggi trasformata in museo, ma il pronipote del fondatore, Joseph Giscard, continua a lavorare come scultore. Lo stile convenzionale dei Giscard è famoso in Francia e solo l’ignoranza di alcuni dei diffusori della leggenda di Rennes-le-Château ha potuto scambiare per sinistri o diabolici simboli che si trovano in molte altre chiese: così il diavolo che sorregge l’acquasantiera (un diavolo, evidentemente, sconfitto dall’acqua santa) o la scritta sopra il portale della parrocchiale Terribilis est locus iste (Genesi 28, 17) che deriva dalla visione della scala di Giacobbe. Il tradizionalista vescovo di Carcassonne monsignor Félix-Arsène Billard (1829-1901), che viene a vedere la nuova chiesa in occasione di una missione popolare, nel giorno di Pentecoste 1897, certamente non ci trova nulla da ridire: e chi vede nella Via Crucis della parrocchiale simboli «massonici» dovrebbe riflettere sul fatto che molti simboli utilizzati dalla massoneria sono stati corporativi e cattolici ben prima di diventare massonici. I Giscard nell’Ottocento sono piuttosto noti, e apprezzati nel mondo cattolico, per il loro stile (fin troppo) convenzionale, del tutto privo di singolarità e di sorprese.



Si dice anche che il pittore Nicolas Poussin (1594-1655) abbia raffigurato nel suo famoso quadro I pastori d’Arcadia una tomba che si trova a Rennes-le-Château, dando così un segnale della sua appartenenza al Priorato di Sion e della conoscenza dei suoi segreti…

In un certo senso, fra le tante mistificazioni di Rennes-le-Château questa è la più divertente. La cosiddetta «tomba di Arques» di cui si parla è stata fatta costruire nel 1932 (sostituendo una tomba precedente costruita nel 1903 e che non assomigliava neppure vagamente a quella de I pastori d’Arcadia) da Louis Bertram Lawrence (1884-1954), un imprenditore americano di origine francese. Vi sono state sepolte Emily Rivarès Lawrence (1863-1932) e Marie Rivarès (1843-1922), rispettivamente madre e nonna dell’imprenditore, nonché due gatti imbalsamati della stessa Marie Rivarès. Tutti i documenti amministrativi relativi a queste costruzioni e ricostruzioni sono tuttora esistenti. La tomba si può anche ritenere vagamente ispirata al quadro seicentesco di Poussin, del resto molto noto. Nel 1988 è stata demolita dall’attuale proprietario con l’autorizzazione del competente consiglio comunale, quello di Peyrolles, stufo di vederla profanata da vandali alla ricerca di segreti del Priorato di Sion. Comunque sia, Poussin non poteva certo riprodurre nel XVII secolo una tomba costruita nel 1932.



Ammettendo che quella del Priorato di Sion sia una mistificazione, non ci sono prove nei Vangeli «apocrifi» o «gnostici» che Gesù Cristo avesse sposato la Maddalena, e che la prima comunità cristiana non pensasse affatto che fosse Dio? E non ha la Chiesa cattolica per questo arbitrariamente scelto solo quattro Vangeli «innocui» come canonici al Concilio di Nicea del 325, appoggiata dalla forza delle armi dell’imperatore Costantino (280-337)?

Niente affatto: ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano - che risale circa al 190 d.C. - il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Dan Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio». A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (Vangelo di Tomaso, 114). Certo, vi è qui una nozione gnostica di androginia che non va presa necessariamente alla lettera: ma siamo comunque ben lontani dal femminismo. Né si parla di figli di Gesù Cristo e della Maddalena.
Brown insiste pure su un brano del cosiddetto «Vangelo di Filippo», dove si leggerebbe che «la Maddalena era la compagna del Salvatore. Cristo la amava più degli altri discepoli e la baciava sulla bocca». Gli specialisti fanno osservare che non esiste a rigore nessun «Vangelo di Filippo» (questo titolo è stato attribuito da studiosi moderni a un testo che di titolo è privo), che la parola copta (questa la lingua in cui ci è pervenuto il testo, anche se Dan Brown pensa erroneamente che si tratti di aramaico) tradotta con «compagna» ha una pluralità di significati, e che in corrispondenza della parola «bocca» nel testo c’è una lacuna, per cui la frase suona «la baciava su…», e «sulla bocca» è una congettura desunta dal fatto che altri personaggi nello stesso testo e in testi della stessa epoca ricevono «baci sulla bocca», a indicare una stretta comunanza spirituale. Ma queste obiezioni da specialisti non sono neppure necessarie a fronte del fatto che il cosiddetto «Vangelo di Filippo» è piuttosto un catechismo gnostico di scuola valentiniana del tardo II o del III secolo. Come tale, non aspira a trasmettere informazioni reali sul Gesù storico ma solo a dire che cosa deve credere un buon gnostico valentiniano che, a questo punto della storia, fa già parte di una religione diversa e separata dal cristianesimo della «Grande Chiesa». Una lettura completa del cosiddetto «Vangelo di Filippo» mostra la contrapposizione radicale che questa scuola gnostica, agli antipodi di Dan Brown e de Il Codice Da Vinci, stabiliva fra il nostro mondo com’è, creato da un Dio minore e malvagio, e l’ideale mondo degli gnostici. Le caratteristiche più evidenti del carattere decaduto e malvagio di questo mondo sono la sessualità e la procreazione. Il rapporto che Gesù ha nel testo con i discepoli e con la Maddalena è un rapporto del tutto privo di caratteri sessuali, e il «bacio» che ne è il simbolo sta precisamente a indicare questo mondo alternativo.



Il Codice Da Vinci lascia anche intendere che l’Opus Dei è una «setta» che è entrata in conflitto con la Chiesa in quanto a conoscenza della verità sul Priorato di Sion. C’è qualcosa di vero?

Anzitutto, nessuno può ricattare altri sulla base della «verità sul Priorato di Sion», che è ben nota e documentata: si tratta di una mistificazione che passa da Plantard a de Sède, da de Sède a Lincoln, e da Lincoln a Dan Brown. Quanto all’Opus Dei (dove tra l’altro non ci sono «monaci», a differenza di quanto pensa Dan Brown), si tratta di un’istituzione non solo canonicamente approvata e lodata dalla Chiesa cattolica, ma il suo fondatore, Josemaría Escrivá (1902-1975), è stato canonizzato come santo dal Papa nel 2002. Le «informazioni» di Dan Brown provengono da un’associazione di ex-membri e altre persone ostili all’Opus Dei, l’Opus Dei Awareness Network, esplicitamente menzionata nel romanzo, che è collegata al più vasto «movimento anti-sette» (le cui discutibili tesi sono ampiamente criticate altrove su questo sito) e le cui faziose opinioni non sono in alcun modo condivise dalla gerarchia cattolica.



Ma come può un cumulo di sciocchezze avere quaranta milioni di lettori?

La questione è complessa sul piano sociologico. Rimandando a un mio libro di prossima pubblicazione una trattazione più ampia, mi limito a suggerire che incontra e mette insieme due tipi di mode molto diffuse: quella dei complotti e delle società segrete che dominerebbero il mondo, e quella di un anti-cattolicesimo sempre più manifesto e virulento.

****

Interessante no ?
vorrei sapere che cacchio centra con la Monarchia e con la trqdizione cattolica sto film del ca...
non puoi fare a meno di pubblicare ste merd..?
almeno fallo nel forum laici no?

lupocattivo (POL)
24-05-06, 09:44
Guarda Gilbert che siete voi due che aveta trasformata la nostra Casa Di Savoia, sicuramente cattolica praticante per cavoli suoi, in una specie di Monarchia confessionale obbediente ai dettami di Santa Romana Chiesa. Cosa che, evidententemente, non è.

Per il Codice vale il detto: se guardi il film non leggere il libro e viceversa, perchè uno dei due ti deluderà.

Gilbert
24-05-06, 09:49
Guarda Gilbert che siete voi due che aveta trasformata la nostra Casa Di Savoia, sicuramente cattolica praticante per cavoli suoi, in una specie di Monarchia confessionale obbediente ai dettami di Santa Romana Chiesa. Cosa che, evidententemente, non è.

Per il Codice vale il detto: se guardi il film non leggere il libro e viceversa, perchè uno dei due ti deluderà.

si certo, bla bla bla...e poi bla bla e bla...

ciao bello:-:-01#19

lupocattivo (POL)
24-05-06, 10:09
Ho deciso che te ròde, quando non hai argomenti (ed è un po' difficile che voi ne abbiate) cazzareggiate, si dice a Roma. Te fà ròde eh Gilbè? Smania smania ...

Gilbert
24-05-06, 10:11
Ho deciso che te ròde, quando non hai argomenti (ed è un po' difficile che voi ne abbiate) cazzareggiate, si dice a Roma. Te fà ròde eh Gilbè? Smania smania ...
ma va a cagare...per essere fine...

lupocattivo (POL)
24-05-06, 10:17
Ecco bravo, ottima idea, mi ispiri ... m'è venuto lo stimolo ....

lupocattivo (POL)
18-06-06, 21:43
il codice da vinci è e resta un romanzo da spiaggia.

Questo topic, Cuor Blù era strumentale, credo, per due di noi che si dichiarano manarco-catto-integralisti, contrari all'aborto ecc ... quindi se contrari all'aborto ecc ... dovevano anche non andare a vedere il film, per coerenza. Invece.

Se non l'hai visto non ci andare, due balle così era tanto tempo che non me le facevo. :D

Conterio
19-06-06, 10:47
3d chiuso... bravo Lupocattivo ! :D

Conterio
06-07-06, 16:08
Magdi Allam
Io amo l'Italia

Magdi Allam ama l'Italia: non solo come punto di riferimento di un'infanzia vissuta in Egitto frequentando le scuole dei religiosi italiani, non solo come il paese in cui ha trovato una difficile ma sempre più soddisfacente affermazione professionale, non solo come la patria dei suoi figli e la casa della sua famiglia. Magdi Allam ama l'Italia perché riconosce nell'identità italiana un sistema di valori per il quale è giusto battersi, anche rischiando in prima persona. Attraverso il racconto della sua esperienza di vita - dove la deriva della società egiziana verso l'integralismo islamico si rispecchia nel percorso umano della madre Safeya, e dove Egitto, Italia, islam e laicità si incontrano a forgiare il carattere e le convinzioni di un giovane curioso e vitale - Allam ci riporta a un sentimento di adesione e partecipazione all'ideale civile nazionale che il popolo italiano, forse, non ha coltivato abbastanza. Proprio perché tanto amata, tuttavia, l'Italia di oggi riempie Allam di amarezza e inquietudine: di fronte alla minaccia montante del terrorismo islamico e del proselitismo integralista, il nostro paese sembra incapace di reagire con la dovuta decisione. Nella cronaca minuziosa del suo impegno come giornalista e uomo pubblico contro i seminatori di odio e i predicatori di violenza di casa nostra, Allam disegna il quadro di una comunità nazionale che sottovaluta la pericolosità e la determinazione di molti attori e non riesce a opporsi loro con la fermezza necessaria. Una fermezza che dovrebbe nascere dall'adesione incondizionata al più universale dei valori, quel rispetto per la vita umana che è alla base sia del cristianesimo sia dell'islam come viene vissuto dalla grande maggioranza dei musulmani. Il valore della vita è al centro della riflessione di Allam, che, proprio per non tradirlo in alcun modo, rifiuta di dialogare e giungere a compromessi con chi lo calpesta o lo ritiene meno importante dell'affermazione di una fede, di un'ideologia o di una nazione. Non si tratta solo di nobili parole: Magdi Allam illustra nel suo libro alcune proposte concrete per incidere nella realtà del nostro paese. Dalla costituzione di un Movimento per la vita e la libertà, all'istituzione di un ministero dell'Integrazione, Identità nazionale e Cittadinanza che potrebbe lavorare per dotare gli italiani e immigradi di un quadro condiviso di valori, norme e conoscenze, realizzando le premesse di una società aperta verso l'esterno, ma orgogliosa della propria identità. In quello che è forse il suo libro più personale e coraggioso, Magdi Allam unisce un'incandescente passione civile alla lucida capacità di analisi, denunciando il nichilismo dei valori di cui sono preda l'Italia e l'Occidente ed esortando all'azione contro chi segue una versione integralista e criminale dell'islam, ma anche contro chi, cercando una convivenza di comodo, in malafede o per ingenuità mina le basi civili e culturali della nostra società.

Pagine 320 - Prezzo 17 euro

http://www.tgcom.mediaset.it/libri/articoli/articolo313464.shtml

Gilbert
07-07-06, 11:10
Magdi Allam è uno dei pochi intellettuali islamici che apprezzo sinceramente.
E' indubbiamente una delle poche persone, nel nostro attuale "panorama culturale e mediatico" veramente con la testa sulle spalle.

Conterio
07-07-06, 13:50
Non so ancora nulla di lui, ma comprerò il libro per farmi un'idea !

FedericoAmMI
13-07-06, 01:08
Condivido le opinioni di Gilbert. E' uno dei pochi musulmani che ci ha saputo spiegare dall'interno la vita nell'Islam. Consiglio anche "Saddam" ed. Mondadori.

arduinus
08-08-06, 19:23
Vorrei proporvi di mettere in comune i titoli di libri relativi a Casa Savoia...
In ogni risposta indichiamo nel titolo il nome del personaggio o dell'argomento di cui tratta il libro, poi nel testo scriviamo: autore, titolo ed editore.
Guardate il primo come esempio:

arduinus
08-08-06, 19:26
Sabdra Origone
Giovanna, una latina a Bisanzio
Jaca Book

arduinus
08-08-06, 19:28
Carla Casalegno
Maria Vittoria. Il sogno di una principessa in un regno di fuoco
Effata' Editrice

arduinus
08-08-06, 19:30
Mario Bocchio
Morire in pace con Dio e con se stessi. Amedeo Duca d'Aosta
Roberto Chiaramonte Editore

roberto m
09-08-06, 10:09
Leuthold visto che accettano le recensioni senza fare censure, puoi trasmettere per cortesia quella sul libro "dedicato" a Vittorio Emanuele?

leuthold
09-08-06, 10:44
Aldo Alessandro Mola
STORIA DELLA MONARCHIA IN ITALIA
Saggi Bompiani
ISBN 88-452-5294-9
€ 30,00

Un libro interessantissimo che analizza in maniera approfondita i Sovrani di Casa Savoia

arduinus
09-08-06, 12:35
Vittorio Emanuele di Savoia
Lampi di vita. Storia di un principe in esilio
Rizzoli
15 €

arduinus
09-08-06, 12:37
Massimo Centini
Chi uccise il Conte Rosso?
L'Arciere

arduinus
09-08-06, 12:38
Andrea Merlotti
Vittorio Amedeo II. Il Savoia che divenne re
Ed. Gribaudo

arduinus
09-08-06, 12:39
Pierangelo Manuele
Principi Marinai
L'Arciere

arduinus
09-08-06, 13:08
Giulio Vignoli
Donne di Casa Savoia. Da Adelaide di Susa a Maria José
ECIG
10,33 €

arduinus
09-08-06, 13:10
Maria Gabriella di Savoia - Romano Bracalini
Casa Savoia. Diario di una monarchia
Mondadori
12,39 €

arduinus
09-08-06, 13:17
Luciano Regolo
La reginella santa. Tutto il racconto della vita di Maria Cristina di Savoia, sovrana delle Due Sicilie
Simonelli Editore
20,66 €

---------------------------------------------------------------------------

Maria Teresa Balbiano d'Aramengo
Maria Cristina di Savoia
Centro Studi Piemontesi
13 €

arduinus
09-08-06, 13:20
Adriana Martinelli - Caterina P. Sanna
Maria Giovanna di Savoia Nemours
Vita, ambizioni e intrighi di una Reggente del Seicento
Simonelli Editore
20 €

arduinus
09-08-06, 13:26
Canonico Mario Trompetto
CATERINA E MARIA di SAVOIA E LE FIGLIE DI MARIA DI OROPA
15 €

da chiedere all’Amministrazionedel Santuario d’Oropa
Via Santuario d’Oropa n.480, 13813 Oropa (BI)

arduinus
09-08-06, 13:30
Cristina Sicardi
Maria José. Umberto di Savoia. Gli ultimi sovrani d'Italia
Paoline
18,50 €

arduinus
09-08-06, 13:33
Cristina Siccardi
Elena, la regina mai dimenticata
Paoline
14,50 €

arduinus
09-08-06, 13:35
Luciano Regolo
Jelena. Tutto il racconto della vita della regina Elena di Savoia
Simonelli Editore
25 €

Serendipity
09-08-06, 13:36
Renzo Aiolfi

"L'arrivo del Re a Savona"

Marco Sabatelli Editore

arduinus
09-08-06, 13:36
Cristina Siccardi
Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald
Paoline
14,46 €

arduinus
09-08-06, 13:38
Cristina Siccardi
Giovanna di Savoia. Dagli splendori della reggia alle amarezze dell'esilio
Paoline
14,50 €

Serendipity
09-08-06, 13:38
Maria José di Savoia

"Emanuele Filiberto di Savoia"

Rusconi Editore

arduinus
09-08-06, 13:40
Luciano Regolo
Il re signore. Tutto il racconto della vita di Umberto di Savoia
Simonelli Editore
19,62 €

arduinus
09-08-06, 13:42
Luciano Regolo
La regina incompresa. Tutto il racconto della vita di Maria José di Savoia
Simonelli editore
20 €

roberto m
09-08-06, 13:42
Arduinus ci mette anche il prezzo dev'essere un libraio

arduinus
09-08-06, 13:52
NON SONO UN LIBRAIO!!!!!!!!!!!
Poi i prezzi che indico sono vecchiotti potrebbero essere stati aumentati o almeno arrotondati...

roberto m
09-08-06, 14:35
non offenderti è un bel mestiere, magari potessi essere libraio

arduinus
09-08-06, 22:18
Francesco Cognasso
I Savoia
Corbaccio Editore
30 €

arduinus
11-08-06, 10:48
Andrea Ungari
In nome del re. I monarchici italiani dal 1943 al 1948
Ed. Le Lettere
30 €

roberto m
11-08-06, 10:53
in nome del Re? ma quello è il libro scritto dal Duca D'Aosta nel 1986...

arduinus
11-08-06, 11:32
in nome del Re? ma quello è il libro scritto dal Duca D'Aosta nel 1986...

Questo è un libro quasi omonimo... ma parla di altre cose!!!!!!!!!!

Fante d'Italia
14-08-06, 03:22
Re della nostra Italia Vittorio Emanuele III Re d'Italia
di Dino Campini, Studio Editoriale Milano, 1953.

Fante d'Italia
14-08-06, 03:23
di Nino Bolla
Il segreto di due Re
Rizzoli editore, 1951

Fante d'Italia
14-08-06, 03:25
di Gigi Speroni
Il Duca degli Abruzzzi
Rusconi editore 1991

Fante d'Italia
14-08-06, 03:27
di Edoardo Borra
Amedeo di Savoia terzo Duca d'Aosta e Viceré d'Etiopia
Mursia editore, 1985

Sangiupino
14-08-06, 22:48
L'ITALIA DELLA LUOGOTENENZA
Umberto di savoia e il passaggio alla Repubblica

di Ludovico Incisa di Camerana
edito da Corbaccio

arduinus
23-08-06, 13:43
Maria Enrica Magnani Bosio
Croce Bianca in Campo Rosso. I Savoia, una dinastia millenaria
Ed. Imago

19 €

VERAMENTE SPLENDIDO!!!!!

sarchiapone (POL)
23-08-06, 18:01
ma quale sfoggio di erudizione....:mad: :mad:
e mai nessuno che socializzi con il webmaster del sito monarchico più fornito:-01#53 :-01#53 , per il quale il webmaster spende intere giornate nella ricerca di vecchi articoli e vecchie foto per fare in modo che il Re venga conosciuto nella Sua grandezza.

Adesso parlerò con me stesso e cercherò di mettermi d'accordo per vedere se non è il caso di scioperare contro siffatta tirchieria culturale dei miei amici monarchici che fanno fare a me, da solo, o quasi ( ho un paio di collaboratori occasionali) tutto il lavoro di ricerca senza uno straccio di aiuto o di suggerimento:-01#53 :-01#53
State molto attenzione!:-01#53

sarchiapone (POL)
23-08-06, 18:21
Anzi !
Ho deciso.
Visto che mentre voi fate i fighi mentre io mi faccio il sedere per voi vi informo che mi sono cercato e scannerizzato ed elaborato e portato su comodi file di word che possono comodamante essere trasformati in pagine web una intervista di quindici, dicansi quindici, puntate di Giovanni Artieri.
Tale intervista va aggiunta ad un altra del 1965 di ben sei puntate.
Più qualche altra cosa di 16 puntate che i miei due occasionali collaboratori già conoscono. più qualche altra cosa di 5......

Ebbene, cari i miei brutti e fetenti amici monarchici, ho deciso che socializzerò tutto questo popo' di roba soltanto con quelli che si premureranno di farmi avere altro materiale.

Tie'! Alla faccia Vostra!

Gilbert
23-08-06, 18:34
secondo me hai fatto bene Sarchiapone...,-)

arduinus
23-08-06, 20:14
secondo me hai fatto bene Sarchiapone...,-)
Non capisco cosa c'entri tutto ciò con la presente discussione...

Fante d'Italia
23-08-06, 20:26
Non capisco cosa c'entri tutto ciò con la presente discussione...
C'entra, c'entra Arduinus. Il sito


www.reumberto.it

(al quale Sarchiapone si riferisce) è virtualmente un libro, anzi un librone arricchitosi ora con l'intervista di Artieri al Sovrano.
E' un librone... pardon, un sito da non perdere di vista, non solo da chi è monarchico e vuole poter argomentare le proprie convinzioni, ma da chiunque ami sinceramente sapere, sapere, sapere.... la cultura insomma.

sarchiapone (POL)
23-08-06, 20:45
:D :D
nun ce prova', a Pio!:-0#09o :-0#09o
Il sito non è detto che si arricchirà automaticamente....
Ancora devo completare l'intervista di Maurano che è una cosa di un'importanza spaventosa.....
Bisogna vedere i miei amici monarchici come contribuiscono.
Quelli che manderanno un qualsiasi obolo, sia esso di foto di parole o di qualsivoglia genere, riceveranno ogni cosa in anteprima senza aspettare la cadenza più o meno mensile che do all'aggiornamento del sito.

Se si mette tutto in fila 16 + 15 +6 + 5+....fa almeno 42 mesi solo per vedere quello che ho in magazzino. Se c'avete tanta pazienza.....:-:-01#19 :-:-01#19 :-:-01#19 :-:-01#19

sarchiapone (POL)
23-08-06, 21:13
..ho aggiornato il sito....
annate un po' a vede'...:-0008n :-0008n :-0008n :-0008n :-0008n :-0008n

Princ.Citeriore (POL)
23-08-06, 23:04
Fulvio Izzo,
I Lager dei savoia,
controcorrente, 10€

Serendipity
24-08-06, 01:35
..ho aggiornato il sito....
annate un po' a vede'...:-0008n :-0008n :-0008n :-0008n :-0008n :-0008n Mi sa che hai fatto qualche casino però...

sarchiapone (POL)
24-08-06, 07:28
Mi sa che hai fatto qualche casino però...


Non io....ieri era tutto a posto:confused: :-:-01#19 . cmq ho rimesso a posto il file.
Grazie:-:-01#19

Conterio
24-08-06, 09:08
: ....
Se si mette tutto in fila 16 + 15 +6 + 5+....fa almeno 42 mesi solo per vedere quello che ho in magazzino. Se c'avete tanta pazienza.....:-:-01#19 :-:-01#19 :-:-01#19 :-:-01#19


SI

Sangiupino
24-08-06, 12:50
Cliccando su interviste di Maurano appaiono quelle di Cavicchioli....

Grandiosa la fotografia di Umberto II alla tomba del padre. Quella mano che va a sfiorare il nome SAVOIA sulla lapide, è una immagine da serie "no comment"

sarchiapone (POL)
24-08-06, 13:32
urcu can . questo è successo perché essendosi "fottuto" recentemente il pc ho dovuto passare i dati da un aparte all'altra facendo enorme confusione e mischiando file sbagliati con file corretti.

Grazie Sangiupino. Stasera correggo anche il link con l'intervista di maurano che comunque è accessibile dal primo link in alto.
Grazie ancora!

sarchiapone (POL)
24-08-06, 19:48
Grazie ancora Sangiupino!
Ho corretto l'errore.

Serendipity
24-08-06, 20:24
urcu can . questo è successo perché essendosi "fottuto" recentemente il pc ho dovuto passare i dati da un aparte all'altra facendo enorme confusione e mischiando file sbagliati con file corretti. Mi riferivo a questo...

Serendipity
24-08-06, 20:44
Ora è a posto...

arduinus
27-08-06, 22:54
Lampi di Vita

Storia di un Principe in esilio (Giugno 1946). Estratto dal libro scritto da Sua Altezza Reale il Principe Vittorio Emanuele
con Alessandro Feroldi


http://disavoia.org/images/sbn/SBN2_i4.jpg



Il 6 giugno 1946, alle 5 e 45 del mattino, ho lasciato il suolo italiano sull’incrociatore Duca degli Abruzzi diretto in Portogallo, ci avevano detto che sarebbe stata “una questione di mesi” la nostra lontananza dall’Italia, non sapevo che stesse cominciando un lunghissimo e triste esilio. Papà aveva supplicato il padre e la madre di lasciarlo a Roma, voleva che dopo l’armistizio un Savoia restasse nella capitale minacciata dai tedeschi. Non faceva alcun calcolo politico, era spontaneo e molto coraggioso. Per me era l’ennesima partenza. Sentivo che non era proprio uno dei soliti viaggi, ma a nove anni un bambino rimane affascinato salendo a bordo di una vera nave, per di più da guerra, con tutto l’equipaggio in divisa.

Di questa nave mi è stata regalata una magnifica maquette, un modellino lungo un metro e mezzo che conservo gelosamente. Questa perfetta replica in miniatura mi è stata offerta dal Prof. Pallanca di Montecarlo, che
possiede, probabilmente, la più grande raccolta di modellini nautici al mondo. Impiegarono due anni a costruirlo ed è l’unica cosa che rimane della nave, radiata nel 1961. Hanno scritto di tutto sull’ultima volta in cui abbiamo visto l’Italia, su quella partenza dal molo Beverello del porto di Napoli, ma io non ricordo assolutamente di aver visto mia madre piangere. In verità non ho mai visto mia madre piangere in alcuna circostanza, proprio mai! E ancor meno mio padre Umberto. Il giorno prima della


partenza, Umberto e Maria José fecero colazione da soli nella sala del Don Chisciotte, al Quirinale, per l’ultima volta insieme in quel palazzo. A nulla varranno i tentativi di mia madre, di restare a
suo fianco sempre, come si conviene ad una regina. Umberto II aveva promesso a De Gasperi che moglie e figli sarebbero partiti subito per il Portogallo. La sera del primo giorno di navigazione – era stata davvero una giornata bellissima – al tramonto vedemmo in lontananza la Sardegna. Fu l’ultimo lembo di terra italiana che scorgemmo. Sbarcando a Lisbona, perdevamo l’ultimo pezzettino di Italia che avevamo sotto i piedi: la nave.



http://disavoia.org/images/sbn/SBN2_i5.jpg

«Lampi di Vita»
Storia di un principe in esilio
Vittorio Emanuele di Savoia
con Alessandro Feroldi
Ed. Rizzoli

Serendipity
27-08-06, 23:04
censurato.

arduinus
27-08-06, 23:05
In questo libro l'innominabile dice testualmente: "Non vedo l'utilità di riportare la Monarchia in Italia".

Allora xxxxxxxxxx!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Non hai più santi da postare? Prendi esempio da almeno uno di quelli che hai incollato in questo forum

Serendipity
27-08-06, 23:06
Allora xxxxxxx!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ma va? L'hai scoperto adesso? Leggiti il libro...

arduinus
27-08-06, 23:15
Ma va? L'hai scoperto adesso? Leggiti il libro...

Ok... Me lo leggerò stanotte!!!

Fante d'Italia
28-08-06, 01:35
Arduinus e Serendipity, vi avverto che l'Amministrazione suggerisce di cancellare e non semplicemente correggere i post molesti. E' un sûggerimento che prenderò in seria considerazione.

Gilbert
28-08-06, 14:11
Ok... Me lo leggerò stanotte!!!
meglio evitare...secondo me....
credo che basti quella frase...

Comunque sono convinto che un monarchico non debba mai usare durante una conversazione parole tipo "siete maiali che rotolano nel fango", oppure altre offese indirizzate a chiunque...
Noi sappiamo da che parte stare dinasticamente ad un certo punto...immagino...e se non lo sappiamo, ad ogni modo dobbiamo batterci per un ideale, a mio avviso.


Ci sarebbe anche da dire che chi rinuncia ad un ideale, sarebbe matematico e logico che venisse escluso dalla lotta comune.....ma tant'è...

Serendipity
28-08-06, 14:17
censurato.

Gilbert
28-08-06, 14:21
no li purtroppo prendono per il culo noi alla grande e ridono di gusto..
L'idea di essere preso in giro da quella povera gente ignorante è ancora più umiliante perchè avviene per colpa del figlio di un Gran Re, quale fu Umberto II, che nella Monarchia invece credeva.

Conterio
28-08-06, 14:44
Beh possiamo sempre spararci no ?

Suggerisco di invitare quanti più Forumisti del Forum repubblicano, per fare in modo che possano prenderci per il culo ancora una volta, oppure potremmo cancellare questi ultimi 3 o 4 Post, concentrando le nostre energie altrove, magari prendendo per il culo i repubblicani con le favole su Mazzini no ?

Tutto inutile vero ? ...e si siam masochisti !!! :ronf

mercutio
04-09-06, 14:30
Mola Aldo Alessandro
Umberto II di Savoia - Giunti 1996

mercutio
04-09-06, 14:31
Delcroix Carlo
Quando c'era il Re - Rizzoli 1959

mercutio
04-09-06, 14:31
Monti Antonio
Vittorio Emanuele II - Garzanti 1941

mercutio
04-09-06, 14:32
Mosca Giovanni
IL RE IN UN ANGOLO - Rizzoli 1950

mercutio
04-09-06, 14:34
Marchese Aldo Pezzana Capranica del Grillo
Gli uomini del Re - Bastogi 2001

mercutio
04-09-06, 14:35
Tenderini M. - Shandrick M.
Il Duca degli Abruzzi - De Agostini 1997

mercutio
04-09-06, 14:37
Domenico Fisichella
ELOGIO DELLA MONARCHIA - Marco Ed. 1999:p

mercutio
04-09-06, 14:38
Ambrosini Filippo
Carlo Alberto Re - EDIZIONI DEL CAPRICORNO 2004

mercutio
04-09-06, 14:39
Carlo Casalegno
La Regina Margherita - Il mulino 2001

mercutio
04-09-06, 14:40
Romano Bracalini
La Regina Margherita - RIZZOLI 1983

Fante d'Italia
04-09-06, 14:43
Marchese Aldo Pezzana Capranica del Grillo
Gli uomini del Re - Bastogi 2001
Questo l'ho ordinato sul web, ma non ho ricevuto nessuna risposta. :i

mercutio
04-09-06, 17:25
Mi pare che su ebay sia attualmente in vendita

Serendipity
04-09-06, 17:29
Questo l'ho ordinato sul web, ma non ho ricevuto nessuna risposta. :i Mi pare che Boschiero ce l'abbia, chiedi se te ne manda una copia...

Fante d'Italia
04-09-06, 17:32
Grazie a tutti e Due per lo sprone.

mercutio
04-09-06, 17:33
il volume è interessante perchè dimostra come il senato di nomina Regia era fondamentalmente indipendente dal regime fascista.Ottima in apertura l'introduzione di Mola; le appendici poi sono di notevole valore per quantità di dati e con un elenco dei senatori del regno (e fino al 2001). So che quest'anno è uscito un altro volume dello stesso Pezzana (personalità di grande livello e autorità assoluta nel campo dell'araldica) con approfondimenti e aggiornamenti sullo stesso tema.

mercutio
04-09-06, 17:39
Francesco Bottone
LA FINE DELLA MONARCHIA IN ITALIA - MARCO EDITORE 2006:p
prefazione di Gigi Speroni

L'ho appena iniziato e mi pare un ottimo lavoro.

mercutio
04-09-06, 17:41
De Napoli-Bolognini-Ratti
La resistenza monarchica in Italia - Guida ed. 1985

Fante d'Italia
04-09-06, 17:43
De Napoli-Bolognini-Ratti
La resistenza monarchica in Italia - Guida ed. 1985
Fantastico! Una documentazione ottima. Ce l'hooooooooooo!

mercutio
04-09-06, 17:43
AA.VV.
LE ULTIME MONARCHIE - De Agostini 1973 collana i Grandi Nomi del XX secolo

mercutio
04-09-06, 17:45
Osvaldo Pagani
Umberto SAVOIA I giorni dell'esilio - Publiflash 1983

mercutio
04-09-06, 17:47
Domenico BARTOLI
I SAVOIA ULTIMO ATTO - De Agostini 1986

mercutio
04-09-06, 17:53
A cura di Silvio Bertoldi
I SAVOIA ASCESA E CADUTA DI UNA DINASTIA - opera in sette volumi edita da Fabbri nel 1983

Consigliata vivamente anche solo per la mole di fotografie e riproduzioni di ritratti.

Fante d'Italia
04-09-06, 17:53
Domenico BARTOLI
I SAVOIA ULTIMO ATTO - De Agostini 1986
Anche questo, molto meno buono. Come tutte le opere di quel lec rep chino.

Mercutio, hai un pvt :-01#44

mercutio
04-09-06, 17:57
Claudia Bocca
I SAVOIA - Newton COMPTON 2002

in verità non è proprio il massimo ma comunque apprezzabile.

mercutio
04-09-06, 17:59
Gino PALLOTTA
I SAVOIA IN ITALIA .editore NAPOLEONE 1990

Ci potete accendere il camino quest'inverno o un bel falò in spiaggia:mad:

Fante d'Italia
04-09-06, 18:01
Claudia Bocca
I SAVOIA - Newton COMPTON 2002

in verità non è proprio il massimo ma comunque apprezzabile.
Anche questo è in libreria. Ha delle belle illustrazioni. Fa comunque pettegolezzo e non è scevro da vere e proprie illazioni. D'altra parte cita un sacco di volte quale fonte il Bertoldi di cui dicevo sopra.

mercutio
04-09-06, 18:04
Avvocato Franco Malnati
LA GRANDE FRODE - Bastogi

Una monumentale ricerca su come ci hanno fregato 60 anni addietro. qui c'è proprio tutto tutto tutto tutto.
Anche le risposte a tutto ciò che ci viene rinfacciato dai repubbliCANi!
Personalmente lo consiglio come libro di testo a partire dalle elementari:p

Fante d'Italia
04-09-06, 18:07
Avvocato Franco Malnati
LA GRANDE FRODE - Bastogi

Una monumentale ricerca su come ci hanno fregato 60 anni addietro. qui c'è proprio tutto tutto tutto tutto.
Anche le risposte a tutto ciò che ci viene rinfacciato dai repubbliCANi!
Personalmente lo consiglio come libro di testo a partire dalle elementari:p
E bisogna avere anche la vista buona. 'mazzalo quanto è fitto!

Ma dimmi Mercutio, i pvt Ti fanno venire i crampi o allergie? :D

mercutio
04-09-06, 18:09
Anche questo, molto meno buono. Come tutte le opere di quel lec rep chino.

Mercutio, hai un pvt :-01#44

A dire il vero l'ho comprato ieri su una bancarella a Vercelli e non l'ho ancora letto. ho letto invece dello stesso LA FINE DELLA MONARCHIA che in retro riporta quale data data del referendum il 1947.........

Fante d'Italia
04-09-06, 18:09
Avvocato Franco Malnati
LA GRANDE FRODE - Bastogi

Una monumentale ricerca su come ci hanno fregato 60 anni addietro. qui c'è proprio tutto tutto tutto tutto.
Anche le risposte a tutto ciò che ci viene rinfacciato dai repubbliCANi!
Personalmente lo consiglio come libro di testo a partire dalle elementari:p
Stesso autore e stesso editore: Dalle Corone al caos. Lo dovrebbero leggere tutti gli estimatori dei coloni, nelle Americhe, ribelli a Sua Maestà. :-01#44

mercutio
04-09-06, 20:19
Ora una richiesta a tutti Voi : sapete se ci sono testi dedicati a SAR Vittorio Emanuele Conte Di Torino? E su Ottone Duca del Monferrato?
io di opere dedicate a questi personaggi minori di casa Savoia non ne ho ancora trovate ma mi piacerebbe sapere qualcosa di più su questi, così come su Maria di Savoia ultimogenita dei sovrani Vittorio Emanuele III e Elena
Se qualcuno mi può aiutare lo ringrazio sin d'ora.

Fante d'Italia
04-09-06, 21:14
Mi è capitato, e non ricordo nemmeno più dove, di leggere qualche articolo su Ottone e, qualcosa di più, sul generoso Conte di Torino. Più in là non so andare.

mercutio
04-09-06, 21:26
Visto il tormentato rapporto calcistico con i cugini d'oltralpe di questa torrida estate, vorrei approfondire un po' un altro mitico duello (vero in questo caso!!) quello tra il Conte di Torino ed Enrico Orleans quest'ultimo un po'come Materazzi aveva insultato l'onore non di una mamma ma di tutta la Nazione Italiana!

Gilbert
04-09-06, 23:08
Visto il tormentato rapporto calcistico con i cugini d'oltralpe di questa torrida estate, vorrei approfondire un po' un altro mitico duello (vero in questo caso!!) quello tra il Conte di Torino ed Enrico Orleans quest'ultimo un po'come Materazzi aveva insultato l'onore non di una mamma ma di tutta la Nazione Italiana!
lo so!!!!!!!!!!

Non fu quando il francese insultò gli italiani in seguito alla sconfitta di Adua?
Ci diede dei codardi, il bravo Savoia gli intimò di ritirare la grave offesa che il francese, pieno di spocchia non ritirò e così il Savoia lo sfidò a duellare con la spada fino al primo sangue.

Ora dovete sapere che il francese era molto vantaggiato: in primis era un grande spadaccino che vantava duelli vinti alle spalle, in più a scherma la Francia era molto forte all'epoca e l'Italia ancora no.
Naturalmente il duello ci fu, (il Re diede il permesso per vendicare l'onore e l'orgoglio ferito di una nazione), ed il coraggioso Savoia vinse alla grande, con estrema umiltà, da grande spadaccino.
Il francese si arrese dopo un paio di feriTE!

Fu una grande soddisfazione per l'Italia. Non solo per l'onore nazionale riscattato, manche xkè giustizia fu fatta, e perfino per lo sport nazionale, dato che tale duello fu una delle pr8ime grandi vittorie addebitate ai nostri colori nella scherma a danno dei francesi!!!

Letto su un vecchio librone dal titolo "Adua"...da non confondere con uno più recente...

Borjes
05-09-06, 00:39
Vi segnalo di Del Boca
Maledetti Savoia ed Indietro Savoia

W o' Re nuost!

Fante d'Italia
05-09-06, 00:51
Visto il tormentato rapporto calcistico con i cugini d'oltralpe di questa torrida estate, vorrei approfondire un po' un altro mitico duello (vero in questo caso!!) quello tra il Conte di Torino ed Enrico Orleans quest'ultimo un po'come Materazzi aveva insultato l'onore non di una mamma ma di tutta la Nazione Italiana!
Ricordo che Giovanni Artieri, nella sua Cronaca del Regno d'Italia, racconta diffusamente le circostanze che accompagnarono il duello.

Se interessa si può anche fare lo sforzo di riportarne qui la narrazione.

mercutio
05-09-06, 08:58
Vi segnalo di Del Boca
Maledetti Savoia ed Indietro Savoia

W o' Re nuost!
Si i libri del mio conterraneo Del Boca hanno un grande successo e infatti la scorsa estate erano 3x2 al supermercato. Ero tentato di acquistarli perchè a casa ho quel famoso tavolo che penso ci sia nelle abitazioni di tutti i monarchici che balla un po'! e poi d'inverno fa freddo e per accendere il camino che c'è di meglio di carta e notizie da macero per attizzare le fiamme?

mercutio
05-09-06, 09:00
Ricordo che Giovanni Artieri, nella sua Cronaca del Regno d'Italia, racconta diffusamente le circostanze che accompagnarono il duello.

Se interessa si può anche fare lo sforzo di riportarne qui la narrazione.
ti ringrazio della tua segnalazione.Mi attiverò per acquistare il volume che citi e che già era nelle mie brame:-:-01#19

Fante d'Italia
05-09-06, 19:55
Sempre di Giovanni Artieri, un libro importante:


Umberto II
e la crisi della Monarchia

Le Scie di Mondadori editore 1983

Conterio
27-10-06, 10:07
Andrea Doria ed Emanuele Filiberto di Savoia
Genere: Biografia Autore: Mauro Navone Editore: Simonelli Editore Pagine: 172 Anno: 2005

Descrizione:Il filo della narrazione e della ricerca del volume sono le vicende storiche del ligure Andrea Doria e di Emanuele Filiberto di Savoia nel secolo sedicesimo che fu la loro cornice, e da quella cornice sono andate avanti fino ad oggi ... Andrea Doria fu grande Ammiraglio di Spagna, Toson d'Oro, principe imperiale di Melfi, sposò il progetto planetario cristiano di Carlo V, proseguito dal figlio Filippo II ed a quel progetto si mantenne fedele, come protagonista, fino alla morte. Emanuele Filiberto di Savoia, nipote di Carlo V e cugino di Filippo II, Toson d'Oro, fu grandissimo condottiero per l'impero e con l'impero poté restituire peso e ruolo al ducato paterno che, come Duca, ricostituì e riformò da Torino a Nizza per Chambery. Emanuele Filiberto fece ascendere nel cielo vasto d'Europa la stella della Dinastia dei Savoia, dove brilla ancora oggi nelle persone dei suoi discendenti, i Duchi ed i Re di Sicilia, di Sardegna e d'Italia...Mauro Navone, nato nel Regno d'Italia, cresciuto e vivente nella Repubblica Italiana, è rimasto e rimane indissolubilmente devoto e legato come italiano alla millenaria dinastia dei Savoia sul piano etico e civile per la sola ed unica ragione di essere e sentirsi italiano a tutti gli effetti in unione fraterna con i propri concittadini dal mare alle Alpi: se si vuole parlare d'Italia, cioè "nazione", vuoi nella penisola mediterranea e, vuoi domani nel continente europeo, non si può non trovare l'origine del suo essere, che in quella dinastia che in un percorso millenario seppe unificarci da Palermo a Trieste, dandoci un sentimento concorde di identità storica nazionale e la volontà di progredire verso livelli più avanzati sul piano civile, culturale, economico, sociale nel contesto delle altre entità nazionali europee ed extraeuropee. E' il libro della Storia che lo dice ed afferma.Di questo libro elettronico è disponibile anche la versione Ex Libris, in un volume stampato su richiesta, del formato 14x21 cm, con copertina a quattro colori.


http://www.ebooksitalia.com/ita/articoli/articolo.lasso?code=20060217235524


2006-02-18
Interviste : ANDREA DORIA ed EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA

Vicende storiche parallele nell'Europa del XVI secolo, rilette oggi da Mauro Navone in una originale opera di ricerca ricca di inediti pubblicata in SeBook - Simonelli electronic Book - e in Ex Libris, in un volume stampato su richiesta, "Su Misura".Botta - risposta tra l'Autore, Mauro Navone, ed il professor Michele D'Elia, direttore di NUOVE SINTESI, settimanale trimestrale di cultura e politica di Milano.Quale senso ha riprendere oggi, all'alba del terzo millennio, la rilettura delle vicende storiche parallele, nell'Europa del XVI° secolo, di Andrea Doria ed Emanuele Filiberto di Savoia, due figure straordinarie, ma di quel secolo passato, certamente maestoso ma ormai piuttosto lontano da oggi?Oggi all'alba del terzo millennio esiste,a stadio più o meno avanzato, un progetto unitario europeo di almeno 25 stati moderni, democratici, essenzialmente laici, che si dicono per lo più svincolati dalle pur innegabili radici comuni religiose cristiane, localizzati su un territorio che va dalle pianure orientali, polacche ed ungheresi, all'Atlantico e dai mari del Nord al Mediterraneo.Questo progetto non è nuovo: era stato di fatto realizzato nell'impero dei Romani nei primi secoli dell'anno 1000, eppoi ripetuto nel Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Entrambi ebbero una realtà temporale più o meno lunga, ma poi si disfecero materialmente a causa di disaggregazioni che avvennero al loro interno.Si arriva così al secolo XVI, quando la Dinastia degli Asburgo nella persona di Carlo V, regnante su territori dove non tramonta mai il sole, assunta la dignità Imperiale con l'incoronazione a Bologna il 12 agosto 1529 da parte di papa Clemente VII, definisce ed esplicita un progetto universale, che dovrà essere fondato sul Vangelo di Cristo, quindi non solo europeo, ma addirittura transoceanico, quasi planetario, per il "Bene" della Fede cristiana nella lotta contro l'esteso impero turco - musulmano. Questo progetto politico cristiano di Carlo V avrebbe caratterizzato tutta la sua vita, quella di suo figlio Filippo II e quindi le opere di quanti avrebbero aderito al suo progetto, uomini liberi e stati del suo tempo.Tra gli uomini liberi ci fu il ligure Andrea Doria e tra gli Stati il Ducato di Savoia di Carlo II, il Buono, prima e di Emanuele Filiberto poi.Ma al progetto universale cristiano di Carlo V si opposero, sul piano eminentemente politico, la francese dinastia dei Valois con tutta la Francia e la Germania dei principi protestanti.Questo ambizioso progetto sopravvisse soltanto nella mente della Dinastia degli Asburgo e rimase lettera morta dopo decenni di guerra, con vicende militari alterne fino ai trattati di pace di Cateau-Cambresis del 3 e 4 aprile 1559 ed al sistema risultante degli stati nazionali. Ciò premesso, si può ben dire, parlando ancor oggi di progetto unitario laico europeo, immersi come siamo in un acceso confronto con il mondo delle nazioni musulmane, più o meno coraniche, che non è ozioso riaprire il libro della storia e rileggere le vicende storiche in cui furono attori protagonisti i nostri Andrea Doria ed Emanuele Filiberto, il Duca Testa di Ferro nel secolo XVIC'è da imparare e pensare .Ma, allora, quali sono state le circostanze ed i tempi in cui si è manifestata quella reciproca fascinazione tra un Andrea Doria, ormai quasi un vegliardo di 75 anni ed un adolescente di circa 14 anni, quale era Emanuele Filiberto di Savoia al momento del loro primo incontro, incontro che peraltro non fu l'unico?II primo incontro fra i nostri Andrea Doria ed Emanuele Filiberto avviene a Genova nel palazzo doriano di Fassolo, presente l'imperatore Carlo V, in occasione della partenza della spedizione navale punitiva contro i turco-barbareschi di Algeri, quando correva l'anno 1541. Emanuele Filiberto ebbe l'ardire di rivolgersi direttamente all'imperatore Carlo V, in presenza del grande e famoso ammiraglio di Spagna, Andrea Doria e dello stesso suo padre, il Duca di Savoia, chiedendo di essere aggregato alla spedizione.Carlo V rimase vivamente impressionato da tanta determinazione, rifiutando naturalmente il suo consenso, ma assicurando giovanetto e presenti che, se si fossero mantenute ferme le sue intenzioni di essere soldato per l'impero, non gli sarebbero mancate le occasioni a suo tempo.La prima prova si manifestò nell'anno 1543 durante il violento assedio del franco-turchi alla città sabauda di Nizza .In quel tempo dell'assedio, Emanuele Filiberto, divenuto già erede del titolo ducale per la morte precoce del fratello Ludovico, viveva ancora la sua adolescenza a Nizza, già orfano della madre Beatrice e con il Duca padre obbligato a vivere a Vercelli in quel poco territorio subalpino rimastogli.Emanuele Filiberto doveva praticamente gestirsi da solo in quel pernicioso e drammatico frangente: Nizza città già occupata e saccheggiata, solo il castello-fortezza sovrastante la città, resisteva con un pugno di indomiti nizzardi, destinati a soccombere in mancanza di un aiuto imperiale esterno navale e terrestre da ricevere in tempi brevi.Allora il giovanetto Emanuele Filiberto capì che solo salvando Nizza, si salvava anche la Dinastia sabauda: egli lasciò Nizza, sfuggendo anche ad un agguato tesogli dai franco-turchi e raggiunse rocambolescamente Genova, dove Andrea Doria si trovava con le sue galee per chiedere soccorso allo stesso ammiraglio.Ed il soccorso ci fu: la flotta privata di Andrea Doria, imbarca il Duca Carlo II, padre, e gli armati lombardo-spagnoli forniti dal governatore imperiale di Milano, il Marchese del Vasto, raggiunge il ponente e mette in fuga le milizie mercenarie francesi e obbliga la flotta ottomana-musulmana di Barbarossa a lasciare la rada di Villefranche per Marsiglia e da qui, infine, a tornare a Costantinopoli .I valorosi popolani nizzardi resistendo fino all'ultimo e fino all'arrivo di Andrea Doria, si può ben riconoscere, pur a distanza di qualche secolo,che furono vitali per la Dinastia dei Savoia, mentre Emanuele Filiberto potè dimostrare di essere astuto e soldato nello stesso tempo, ancor prima delle prove,che di lì a poco, avrebbe dato nelle armate imperiali di Carlo V in Germania e che furono essenziali per il suo Ducato.Tra il grande Andrea Doria ed il giovane Savoia la reciproca fascinazione crebbe ed, anzi si annota che nelle circostanze proprio di un viaggio nel 1551 a Barcellona e ritorno, sulle galee di Andrea Doria, accompagnando il cugino Filippo, futuro erede nell'impero di Carlo V, ricevette dai catalani quel soprannome, che lo renderà celebre: Testa di Ferro .Accadde infatti, che, mentre i due cugini Filippo ed Emanuele Filiberto, dopo le visite ufficiali in Spagna, attendevano a Barcellona le navi di Andrea Doria per ritornare a Genova, una flotta francese, ma battente lo stendardo imperiale, si presentasse in fronte a Barcellona, facendo credere di essere la flotta attesa di Andrea Doria.Grazie agli accertamenti fatti eseguire da Emanuele Filiberto l'inganno fu scoperto e fu impedito lo sbarco ed il saccheggio della città da un energico cannoneggiamento sulla flotta francese, organizzato e condotto dal giovanissimo principe sabaudo, che si meritò così quel prestigioso soprannome, soprannome a cui Andrea Doria certamente accondiscese.Andrea Doria ed Emanuele Filiberto, Testa di Ferro, due vicende quasi contemporanee e suggestivamente parallele, ma che avranno già nel secolo XVI e più manifestamente da allora fino ad oggi sviluppi e percorsi diversi, per i Doria una dinastia monarchica mancata in Liguria a Genova e per la Dinastia dei Savoia , viceversa, un futuro in costante crescita dal Ducato di Emanuele Filiberto alla "Nazione" italiana dei Re sabaudi di Sardegna eppoi d'Italia: quali questi percorsi ?Noi sappiamo che la Dinastia dei Savoia non si è formata da Emanuele Filiberto, il Duca Testa di Ferro, è venuta da prima. nell'anno mille, ma è stato proprio questo principe a darle nuovo slancio vitale, quello slancio che ha prodotto consenso tra genti diverse di qua e di là delle Alpi, cioè le Alpi luogo della nascita ed origine della dinastia sabauda.Grandissimo condottiero in terra di Germania e delle Fiandre per l'impero di Carlo V e di Filippo II, non meno che estensore protagonista dei trattati di pace di Cateau-Cambresis, che conclusero circa quaranta anni di contese e guerre epocali in Europa e fuori d'Europa, Emanuele Filiberto farà così ascendere nel vasto cielo di Europa la stella della Dinastia dei Savoia, dove brilla ancor oggi, nelle persone dei suoi discendenti altri Duchi, Re di Sicilia, di Sardegna ed infine d'Italia con la Monarchia costituzionale rappresentativa, cioè parlamentare, istituita da Re Carlo Alberto, in cui i due cardini sono: il Re ed il Popolo .Dal primo, il Re, nasce l'unità e la forza, dal secondo, il Popolo, la libertà ed il progresso della Nazione .Questo raggiunto traguardo moderno trova le sue antiche radici negli atti e nelle opere di Emanuele Filiberto: la ricostituzione e la ristrutturazione governativa del Ducato, il matrimonio con Margherita di Francia, la paternità con Carlo Emanuele, Torino capitale del Ducato ora fatto di piemontesi, di savoiardi e nizzardi aventi come lingue ufficiali italiano e francese.Emanuele Filiberto ha vita breve, muore a soli 52 anni in Torino nell'anno 1580.Viceversa, Andrea Doria rimane una personalità unica sul piano umano e come principe nell'impero prima di Carlo V e successivamente del figlio di lui. Filippo II, attestando ad entrambi un formidabile servizio come Grande Ammiraglio di Spagna nell'intero mare Mediterraneo nel contrasto perenne con le flotte barbaresche del Sultano Solimano, il Magnifico, condotte dall'audace arabo Khair Eddin, noto come il Barbarossa, dalle acque di Corsica e del Nord-Africa fino all'arcipelago greco in fronte a Corfù,Corone e Zante, raggiungendo per fino l'imboccatura dei Dardanelli in Turchia .Ma Andrea Doria non fu solo un uomo di mare condottiero e costruttore di flotte, possedute privatamente ed appaltate per lo più alla Spagna per il controllo del mare Mediterraneo, fu anche un politico avveduto come riformatore delle istituzioni etatiche genovesi ed il garante personale sul piano politico e diplomatico dello stretto rapporto di alleanza tra gli Asburgo di Spagna e la repubblica aristocratica di Genova, con i suoi abili e potenti banchieri privati , primo fra tutti il ricchissimo Adamo Centurione, ombra e creatura di Andrea Doria a Genova ed a Madrid .E' innegabile che per una mancanza di figli propri, come di figli dei suoi due fratelli e di una sorella, Andrea Doria non potè creare una dinastia monarchica nello stato ligure, anche perché il suo congiunto collaterale Gianettino Doria, da lui considerato più che cugino quasi un nipote vero,a lui carissimo, purtroppo fu ucciso nella congiura dei Fieschi dell'anno 1547.Si dove ricordare che dal matrimonio di Gianettino, con la figlia unica di Adamo Centurione, Ginetta, e precisamente con i loro due figli Giovanni Andrea e Pagano si è trasmesso in successione ereditaria il possesso dei feudi imperiali doriani di Melfi e di Tursi, con i collegati titoli di Principi di Melfi e Duchi di Tursi,Andrea Doria muore all'età di 94 anni a Genova nel 1560 ed in quell'anno potè vedere restituita a Genova la Corsica, isola dove aveva battagliato più volte in anni lontani, in seguito dei trattati fra Spagna e Francia di Cateau-Cambresis, di cui il Emanuele Filiberto era stato uno degli artefici principali.Rimane un'ultima domanda che si riferisce in particolare alla quarta parte del suo libro, quella che attiene alle vicende storiche più recenti e quasi a noi contemporanee dell'ultima discendenza di Emanuele Filiberto, il Duca Testa di Ferro, nell'Italia "Nazione".Si può dare per scontata la gloria dell'unificazione nazionale italiana che spetta alla Dinastia dei Savoia per opera di Re Carlo Alberto e di Re Vittorio Emanuele II, non meno che alle virtù umane di Re Umberto I, detto giustamente il Re "Buono". Quest'ultima domanda, veramente inquietante, è relativa alle due ultime figure della Monarchia sabauda, cioè Re Vittorio Emanuele III e Re Umberto II e può essere così sintetizzata:
è mai possibile che questi due uomini, come sovrani dell'Italia "nazione", assolutamente di sentimenti sabaudi tradizionali, non siano stati all'altezza dei valori della dinastia a cui appartenevano e da causare tanto danno al popolo italiano da provocare il rifiuto della Monarchia costituzionale di Re Carlo Alberto e l'esilio senza fine per sé stessi da vivi e da morti dalla patria italiana ?

La domanda è certamente giustificata, anzi è obbligatoria, per nulla provocatoria .Ma la risposta è assolutamente netta nella quarta parte del libro di cui sono autore, come semplice cittadino italiano ora scrittore.Re Vittorio Emanuele III salvò l'Italia due volte e sempre come Re Soldato: una prima volta a Peschiera nel novembre 1917 ed una seconda volta nel settembre 1943 a Pescara.Sul comportamento della Dinastia dei Savoia nella Sua Persona, esiste universale consenso per il 1917, mentre per il 1943 è stato emesso un giudizio pubblicistico inesorabilmente negativo per decenni.L'assunto cattivo dice: quel Re abbandonò "pavidamente" il suo posto di Re a Roma, non meno che il comando delle nostre forze armate, che furono largamente annientate dalle efficacissime divisioni tedesche a loro contigue sul territorio peninsulare italiano e su quello balcanico e greco.Non solo, a questo già cattivo assunto, se ne aggiunse un altro più velenoso: il tradimento dell'alleato tedesco.Ebbene, c'è una vicenda storica tragica che va oltre il piano umano delle persone individualmente coinvolte, che in questa vicenda dell'anno 1943 sono Mafalda, figlia di Re Vittorio Emanuele III e suo marito il principe tedesco Filippo, Langravio d'Assia: lei deportata a Buchenwald, il ben noto lager nazista della Turingia, dove fu ferita da bombe anglo-americane, ma uccisa da medici nazisti, mentre il di lei marito Filippo fu deportato in quell'altro lager nazista di Flossemburg , il lager di prigionia, di tortura e di impiccagioni non distante da Berlino, anticamere della morte per i cospiratori anti hitleriani tedeschi.E' questa vicenda che unisce Casa Savoia e Casa d'Assia in una successione di accanimenti di rilevanza storica assoluta.Casa Savoia e la Casa d'Assia si mossero congiuntamente nella primavera dell'anno "orribilis" 1943 per sollecitare Hitler a por fine alla guerra in atto dal 1939, ma ormai irreversibilmente pregiudicate in un esito positivo finale dopo le catastrofi militari del Nord-Africa e Stalingrado subite ad opera di anglo-americani e russi. E l'attore protagonista di questa iniziativa di fronte ad Hitler fu proprio il marito di Mafalda, il principe tedesco Filippo, sollecitato da Umberto di Savoia, fratello di Mafalda. Questa iniziativa leale e coraggiosa si ebbe a Klessheim nell'aprile 1943 al cospetto del dittatore tedesco al quale Filippo d'Assia chiese una trattativa immediata con gli anglo-americani.Questa iniziativa fallì ma ebbe tremende conseguenze: Hitler comprese senza alcun dubbio che la Monarchia dei Savoia avrebbe portato la nazione ed il popolo italiano fuori della guerra ad ogni costo e dispose, con lucida razionalità tedesca, i provvedimenti del caso: il feldmaresciallo Rommel fu richiesto di predisporre un piano per l'annientamento delle forze armate italiane.Quel piano si chiamò piano "Achsen", fu strategicamente predisposto e l'8 settembre 1943 scattò e riuscì perfettamente anche per il decisivo ausilio offerto dal generala Eisenhower, che volle umiliare il governo italiano, succeduto per volontà del Re a Mussolini con l'imposizione di un armistizio incondizionato, armistizio poi di male in peggio annunciato alla radio in anticipo sulla data convenuta, che non era l'8 settembre 1943.Tutto questo è ben noto e non occorre richiamare i documenti irrefutabili, citati nelle fonti bibliografiche del libro, tratti da testi facilmente consultabili, in quanto disponibili in biblioteche e filmoteche esistenti in Italia e fuori d'Italia e che la storiografia non medianica e seria ha già preso debitamente in considerazione.Il librò riporta elementi molto umani sulla vicenda Casa Savoia-Casa d'Assia che, se pur conosciuti a decenni di distanza dal loro accadimento, rimangono scioccanti sul piano umano e ci pongono due esplicite domande sulla deportazione di Mafalda:- la prima: perché questa donna fu deportata sotto falso nome, come Frau von Weber e non con il suo titolo di principessa di Savoia e Landgrafin von Hessen?- la seconda: perché questa donna la si volle morta e solo per l'iniziativa di pochi il suo corpo denudato potè essere sottratto al forno crematorio per essere sepolto nel cimitero pubblico di Weimar come una donna sconosciuta?Sono domande ben più inquietanti,di facilissima risposta: Hitler voleva che non si sapesse dell'iniziativa di Casa Savoia e della Casa d'Assia per una pace che avrebbe risparmiato tanti lutti,poi avvenuti,in Germania, ma evitati all'Italia con la provvida uscita dal conflitto dell'Italia di Casa Savoia,voluta ed effettuata drammaticamente, ma utilmente,da Re Vittorio Emanuele III l'8 settembre 1943.Ci fu l'interesse e la volontà del popolo tutto e naturalmente un costo reale ma limitato nel possibile: meno morti e meno distruzioni.Non ci fu il tradimento dell'alleato tedesco, ma anche qui è un costo la morte di Mafalda a Buchenwald e la prigionia di Filippo nei lager di Flossenburg e Dachau ed i castelli di odio per la Dinastia dei Savoia eretti da tante penne mediatiche di successo nostrane.Hitler persistette nel suo folle progetto: poteva con ragione odiare la Dinastia dei Savoia e la Casa d'Assia e naturalmente gli italiani: i suoi abili generali catturarono centinaia di migliaia di soldati italiani, altri ne uccisero a centinaia , ma una parte consistente delle loro divisioni rimase per ben venti mesi in Italia e non potè essere impiegata sul fronte russo ed in Normandia, causando la definitiva caduta, è sconfitta della Germania hitleriana .Il contributo certo ed estremamente provvido del cambiamento di fronte voluto ed attuato da Re Vittorio Emanuele III e dal suo governo fu essenziale alla vittoria finale degli alleati, ma venne misconosciuto negli atti del governo De Gasperi al momento della stesura definitiva del trattato finale di pace tra loro e l'Italia, preferendo richiamare il fiancheggiamento certo delle formazioni partigiane ma in tutta evidenza collaterale e meno determinante.Gli storici inglesi ed americani di cose militari nelle opere e saggi sulla guerra, hanno dovuto sottolineare la grande capacità strategica e tattica dei generali di Hitler, ma che sul piano strettamente militare erano insufficienti a contrastare la strapotenza dei contrapposti generali alleati, malgrado gli innegabili loro errori strategici, tra i quali la macroscopica stupidità con cui gestirono militarmente il dato politico italiano dell'uscita dalla guerra nelle trattative armistiziali e nel seguito attuativo dell'armistizio con la controparte italiana che era rappresentata sostanzialmente da Re Vittorio Emanuele III.E veniamo ora alla figura di Re Umberto II, il Re che sembrerebbe aver seppellito la Monarchia costituzionale di Re Carlo Alberto.La Monarchia costituzionale di Carlo Alberto si è detto era rappresentativa , cioè parlamentare: ebbene da un voto censorio iniziale, eppoi di cultura - non si doveva essere incolti per essere soggetti elettorali - si è arrivati, per passi successivi, al suffragio universale con il diritto a votare alle donne con la legge del 14 febbraio 1945 n° 23 a firma di Umberto di Savoia , allora Luogotenente Generale del Regno.Umberto di Savoia, sempre come Luogotenente Generale del Regno, firma il Decreto Legislativo Luogotenenziale 16 marzo 1946 n.98,stabilisce che la decisione sulla forma istituzionale dello Stato, monarchica o repubblicana, venga sottratta all'Assemblea Costituente ed attribuita direttamente al popolo, che avrebbe espresso la sua volontà con apposito referendum da tenersi contemporaneamente all'elezione dell'Assemblea in parola.Referendum ed elezione dell'Assemblea Costituente ci furono il 2 giugno 1946. Il popolo elettore in quell'anno 1946, come si legge nei documenti dell'Istituto Centrale di Statistica di Roma, era costituito da 28.005.449 elettori.La Repubblica ricevette voti 12.672.767: la differenza a 28.005.449 è rappresentata da voto monarchico e astensioni,E' numerico che il popolo italiano votò per la Repubblica nella misura del 45,25 % E' politico e numerico che i costituenti eletti da 22.968.286 elettori erano rappresentanti di partiti dichiarantisi sostanzialmente repubblicani nella proporzione dell'8O% circa . Sulla base di questi elementi numerici e naturalmente politici il Governo del tempo, presieduto da Alcide De Gasperi, ingiunse al Re Umberto II di lasciare il Quirinale e l'Italia.Re Umberto II, posto nell'alternativa di "provocare spargimento di sangue o di subire violenza", il 13 giugno 1946 lasciò l'Italia e finiva così la Monarchia Costituzionale di Re Carlo Alberto, di Re Vittorio Emanuele II, di Re Umberto I, di Re Vittorio Emanuele III e dello stesso Re Umberto II.L'Assemblea Costituente sancì successivamente per i Re Vittorio Emanuele III e Umberto II, per le loro Consorti e per i loro discendenti maschi il divieto di ingresso e di soggiorno sul territorio nazionale.La 14a legislatura repubblicana l'11-07-2002 abrogò questa norma iniqua grazie ai partiti rappresentati in Parlamento: la Dinastia dei Savoia non è mai finita, continua nel libro della Storia ed è ora tra noi con i Principi Vittorio Emanuele, il figlio Emanuele Filiberto.Emanuele Filiberto, omonimo del Duca Emanuele Filiberto "Testa di Ferro" del secolo XVI, con la sposa Clotilde ha già dato continuità alla Dinastia dei Savoia, ed è anche figlio di Marina Doria-Ricolfi.Ai posteri l'ultima parola.


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Ho volutamente evidenziato in Blu, la domanda che introduce il capitolo finale del libro, perchè mi sembra interessi in particolar modo chi come noi cerca sempre diverse fonti sulla verità sconosciuta ai più...

Saluti

Mossone
30-10-06, 15:17
è una presentazione che vale attenzione.
cercherò il libro!

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