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Visualizza Versione Completa : Diritto @ Storia. Rivista di Scienze giuridiche e Tradizione Romana



nhmem
07-04-03, 22:21
:D
Con la presente sono a segnalare l'uscita del secondo
quaderno della Rivista on line "Diritto @ Storia"
della quale allego il sommario.


http://www.dirittoestoria.it



Quaderno N. 2 – marzo 2003
Redazione






Indice



I. Memorie. II. Tradizione Romana. III.
Lavori in corso. IV. Cronache. V. Strumenti.
VI. Notizie. ViI. IN MEMORIAM





I

Memorie



Atti del VI Seminario Internazionale
“Tradizioni religiose e istituzioni giuridiche del
Popolo Sardo: il culto di San Costantino Imperatore
tra Oriente e Occidente”


Cronaca
Partecipanti





Seduta inaugurale
(Sassari, 4 luglio 2002, h. 9.30)

Saluti delle Autorità:



Gian Vittorio Campus, Sindaco di Sassari [video]



Alessandro Maida, Magnifico Rettore dell’Università di
Sassari [video]



Giovanni Lobrano, Preside della Facoltà di
Giurisprudenza [video]



Francesco Falchi, Direttore del Dipartimento di
Scienze Giuridiche [video]



Interventi Introduttivi



Pierangelo Catalano, Università di Roma “La Sapienza”
[video & scritto]



Francesco Sini, Università di Sassari [video &
scritto]





L’Imperatore e il progresso del diritto
(Sassari, 4 luglio 2002, h. 10,30)

Presidente: Massimo Vari, Vice Presidente della Corte
Costituzionale della Repubblica Italiana.

[video]



Comunicazioni



Giuliano Crifò, Università di Roma “La Sapienza”:
Costantino. Una metafora tradotta in realtà, alla
prova della storia [video & scritto]



Remo Martini, Università di Siena: Costantino e il
giusto processo [video & scritto]



Paolo Ferretti, Università di Trieste: Le donazioni
tra fidanzati nella politica matrimoniale di
Costantino [video & scritto]



Esperanza Osaba, Università del Paese Basco: Influenza
delle leggi costantiniane nella Lex Visigothorum
[video & scritto]



Attilio Mastino, Prorettore dell’Università di
Sassari: Costantino vincitore sul tiranno
[video]





Il Santo Imperatore
(5 luglio 2002, h. 9,30)

Presidente: Francesco Sitzia, Preside della Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università di Cagliari [video]



Saluti:



Renato Nieddu, Sindaco del Comune di Sedilo
[video]



Francesco Sini, Unità operativa “Poteri religiosi e
istituzioni” [video]



Comunicazioni



Vincenzo Poggi, Pontificio Istituto Orientale di Roma:
Costantino vescovo dei non cristiani e vescovo
universale [video & scritto]



Anna Maria Piredda, Università di Sassari: La figura
di Costantino ai tempi di Papa Simmaco [video &
scritto]



Dan Berindei, Accademia Romena, Bucarest: Constantin
le Grand et les Roumains [video & scritto]



Angelo Castellaccio, Università di Sassari: san
Costantino nell’onomastica giudicale [video &
scritto]



Anton D. Rudokvas, Istituto Giuridico di San
Pietroburgo della Procura Generale della Federazione
Russa: L'immagine di Costantino Magno imperatore nella
tradizione politica e religiosa dei conservatori russi
[video & scritto]



Vincenzo Aiello, Università di Messina: Echi
parlamentari di una polemica scientifica (e
accademica) [video & scritto]





Il Culto
(6 luglio 2003, h. 9.30)

Presidente: Attilio Mastino, Prorettore
dell’Università di Sassari: Intervento [video]



Saluti:



Giuliano Uras, Assessore alla Cultura della Città di
Oristano [video]



Mauro Solinas, Vice Sindaco della Citta di Oristano
[video]



Francesco Sini, Unità operativa “Poteri religiosi e
istituzioni” [video]



Comunicazioni



Antonio Francesco Spada, Istituto Magistrale “Sedes
Sapientiae”, Bosa: Le novene sarde. Storia e struttura
della novena di S. Costantino Imperatore [video &
scritto]



Constantinos G. Pitsakis, Università della Tracia,
Komotini: Un thème marginal du culte de Saint
Constantin dans l’Eglise d’Orient: Saints Constantin
et Héléne, procteteurs de la famille [video &
scritto]



Ivan Biliarski, Accademia delle Scienze di Bulgaria:
Saint Constantin, Mont Athos et l’idée de la sainteté
de l’Empire durant la Turcocratie [video & scritto]



Natalia Sredinskaja, Accademia delle Scienze di
Russia, San Pietroburgo: San Costantino Imperatore
nella patrologia russa [video & scritto]



Mauro Maria Morfino, Pontificia Facoltà Teologica
della Sardegna: Cirillo di Gerusalemme: un eccezionale
testimone contemporaneo al fiorire degli edifici di
culto costantiniani [video & scritto]



Antonio Piras, Pontificia Facoltà Teologica della
Sardegna: Il simbolo di Nicea secondo un’antica
versione latina in Lucifero di Cagliari (parc. 18,
16-36) [video & scritto]



Vladislav Tsypin, Accademia Teologica, Mosca: La
Chiesa Ortodossa Russa e il Concilio di Firenze
[video]



Intervento conclusivo



Francesco Sini, Unità operativa “Poteri religiosi e
istituzioni” [video]







II

Tradizione Romana



Ius publicum e Religio



Francesco Sini, Università di Sassari: Interpretazioni
giurisprudenziali in tema di inviolabilità dei tribuni
della plebe (a proposito do Tito Livio 3.55.6-12)
[scritto]



Renato Del Ponte, Pontremoli: E nos Lases iuuate. I
Lari nel sistema spazio-temporale [scritto]



Francesco Sini, Università di Sassari: Dai documenti
dei sacerdoti romani: dinamiche dell’universalismo
nella religione e nel diritto pubblico di Roma antica
[scritto]



Bellum iustum



Antonello Calore, Università di Brescia: “Guerra
giusta” tra passato e presente [scritto]



Francesco Sini, Università di Sassari: Ut iustum
conciperetur bellum: guerra “giusta” e sistema
giuridico-religioso romano [scritto]



Luisa Bussi, Università di Sassari: Ius belli und
executio iuris in der Zivilrechtslehre des 13.
Jahrhunderts [scritto]



Favor debitoris



Witold Wolodkiewicz, Università di Varsavia: Il favor
debitoris nel diritto e nella giurisprudenza polacca
[scritto]



Xu Guodong, Università di Xiamem: Buona fede oggettiva
e buona fede soggettiva nel diritto romano
[scritto]



Pierangelo Catalano, Università di Roma “La Sapienza”:
Usure et dette internazionale [scritto]



Sebastiano Tafaro, Università di Bari: Hombre y
obligaciones: equilibrio entre las prestaciones
[scritto]



Bonislaw Sitek, Università di Varnia e Masuria,
Olsztyn: Si creditor sine auctoritate iudicis res
debitoris occupet. Un contributo alla ricerca sul
favor debitoris [scritto]



Ius Romanum



Paolo Garbarino, Università del Piemonte Orientale: Il
diritto romano nel Droit Marittime de l’Europe di
Domenico Alberto Azuni [scritto]



Rosanna Ortu, Università di Sassari: Note in tema di
organizzazione e attività dei venaliciarii
[scritto]



Pietro Paolo Onida, Università di Sassari: Il divieto
di sacrifici di animali nella legislazione di
Costantino. Una interpretazione sistematica
[scritto]



Marko Petrak, Università di Zagreb: Diritto romano
nella Croazia contemporanea [scritto]



Digesta Iustiniani in lingua russa



Evgenij A. Sukhanov, Università Statale di Mosca
“Lomonosov” (MGU): Premessa [scritto]



Leonid L. Kofanov, Centro per gli studi di Diritto
Romano, Mosca: Introduzione [scritto]



Carta de Logu de Arborea



Eduardo Blasco Ferrer, Università di Cagliari, Carta
de Logu d’Arborea, 1355-1376 [scritto]







III

Lavori in corso



- Contributi



Dottrina bolivariana e

costituzionalismo latinoamericano



Ricardo Combellas, Università Centrale del Venezuela,
Caracas: La tradición republicana, la doctrina
bolivariana y la Constitución de 1999 [scritto]



Diritto d'autore in Cina



Fei Anling, Università della Cina di Scienze Politiche
e Giurisprudenza, Pechino: La recente riforma della
legge sul diritto d’autore in Cina. Riflessioni su
alcuni problemi [scritto]



Tradizioni religiose e istituzioni politiche

(Islam e istituzioni politiche)



Mohamed El Shakankiri, Università Ein Chams, Il Cairo:
Sacralité, pouvoir et droit dans l’histoire juridique
de l’Islam [scritto]



Ahmed Mechergui, Università La Zitouna, Tunisi:
L’emersione dell’istituzione politica nella storia
dell’Islam [scritto]



Vincenzo Poggi s.i., Pontificio Istituto Orientale,
Roma: Sanctitas: La situazione dell’alieno nel dar
al-Islam e negli Stati della Chiesa [scritto]



(Sistemi politici contemporanei)



Raffaele Coppola, Università di Bari: Poteri dello
Stato, Chiesa Cattolica e confessioni religiose nella
costituzione italiana [scritto]



Mario Tedeschi, Università di Napoli “Federico II”:
Aspetti giuridici dei rapporti tra ordinamento
italiano e Islam [scritto]



Nabil Maamari, Université Saint Joseph, Beyrout:
Communautés religieuses et système politique au Liban
[scritto]



Cittadinanza "degli Antichi e dei Moderni"



Attilio Mastrocinque, Università di Verona: Sulle
forme di acquisizione della civitas romana
[scritto]



Virgilio Mura, Università di Sassari: Sulla nozione di
cittadinanza [scritto]



Controllo di Costituzionalità e Partiti Politici



Piero Pinna, Università di Sassari: Il
costituzionalismo del secondo dopoguerra e la crisi
del controllo di costituzionalità [scritto]



Tommaso Edoardo Frosini, Università di Sassari: E'
giunta l'ora di una legge sui partiti politici?
[scritto]



Trasporti & Pesca



Michele Comenale Pinto, Università di Sassari: La
responsabilità del vettore aereo dalla Convenzione di
Varsavia del 1929 alla Convenzione di Montreal del
1999 [scritto]



Giuseppe Reale, Università di Campobasso: L’evoluzione
della normativa in materia di pesca: dal diritto della
navigazione al diritto agrario [scritto]



Responsabilità da reato di enti collettivi



Adriana Cosseddu, Università di Sassari: La
responsabilità da reato degli enti collettivi: criteri
di imputazione e tipologia delle sanzioni [scritto]



Mediazione



Giovanni Cosi - Maria Antonietta Foddai, Università di
Sassari: Lo spazio della mediazione [scritto]



Maria Antonietta Foddai, Università di Sassari:
Mediazione: oltre l’antico e il moderno [scritto]



Banditismi Mediterranei



Francesco Manconi, Università di Sassari: Don Agustín
de Castelví, “padre della patria” sarda o
nobile-bandolero? [scritto]



Xavier Torres Sans, Universit de Girona: Faida y
bandolerismo en la Cataluña de los siglos XVI y XVII
[scritto]



Sardegna Romana



Attilio Mastino, Università di Sassari: La Sardegna
cristiana in età tardo-antica [scritto]



Esmeralda Ughi, Università di Sassari: Due poco noto
processi per concussione: Tito Albucio e Gaio
Megabocco pretori in Sardegna [scritto]





- Didattica & Innovazione



Evgenij A. Suckhanov e Andrej E. Cherstobitov,
Università Statale di Mosca “Lomonosov”: Diritto di
proprietà e difesa dei consumatori nella Federazione
russa (Conferenze Romanistiche Sassaresi) - Sassari, 2
dicembre 2002 [video & testo russo]



Ennio Cortese, Università di Roma “La Sapienza”: La
riforma gregoriana e la rinascita della scienza
giuridica (Conferenze del Seminario di Storia del
diritto) - Sassari, 10 dicembre 2002 [video]



Mario Caravale, Università di Roma “La Sapienza”:
Dallo Statuto albertino alla Costituzione repubblicana
(Conferenze del Seminario di Storia del diritto) -
Sassari, 31 gennaio 2003 [video]



Dario Mantovani, Università di Pavia: La legge delle
XII Tavole e l'elaborazione dei giuristi. Mancipatio,
manumissio e tutela legale della donna [video]





- Progetti



Francesco Sini, Università di Sassari: Poteri
religiosi e istituzioni [scritto]



Maria Rosa Cimma, Università di Sassari: I rapporti di
vicinanza nel diritto giustinianeo [scritto]



Francesco Sini, Università di Sassari: Archivio
elettronico Fiuris [scritto]







IV

Cronache



Diritto romano e Diritto civile in Cina





Roman Law and Modern Civil Law. The Annals of
Institut of Roman Law Xiamen University. Edited by Xu
Guodong [scritto]



Romanisti dell’Europa Centro-orientale e d’Italia a
Vladivostok



VIII COLLOQUIO DEI ROMANISTI DELL’EUROPA
CENTRO-ORIENTALE E D’ITALIA “Studio e insegnamento del
diritto romano. La persona nel sistema del diritto
romano. La difesa dei debitori” (Vladivostok, 5-7
ottobre 2000) [scritto]



Premio Boulvert



Quinto Premio Internazionale “Gérard Boulvert”.
Relazione della Commissione giudicatrice
(Paris-Anacapri, 30 marzo-1 aprile/14-17 ottobre 2001)
[scritto]



Corso di perfezionamento in Diritto romano a Mosca



Maria Celintseva, Università Statale di Mosca
“Lomonosov”: Primo Corso di perfezionamento “Diritto
privato romano” (Mosca, 25 settembre – 20 dicembre
2001) [scritto]



Seminari per Salvatore Satta



Stefania Maria Meloni, Università di Venezia Ca’
Foscarii: Seminari in memoria di Salvatore Satta
(Nuoro, aprile-ottobre 2002) [scritto]



Tradition roumaine et Droit romain



Teodor Sambrian, Università di Craiova: Colloque
“Tradition roumaine, droit romain et codification”
(Bucarest, 13-15 juin 2002) [scritto]



Tradizioni religiose e istituzioni giuridiche del
Popolo sardo



Rosanna Ortu, Università di Sassari: VI Seminario
internazionale di Studi «Tradizioni religiose e
istituzioni giuridiche del Popolo sardo: il culto di
san Costantino imperatore tra Oriente e Occidente»
(Sassari-Sedilo-Oristano, 4-6 luglio 2002) [scritto]



XIII Congreso Latinoamericano de Derecho Romano



Eurípides Valdés Lobán, Comité Organizador del XIII
Congreso Latinoamericano de Derecho Romano: Informe de
relatoría del XIII Congreso Latinoamericano de Derecho
Romano (Cuba, 7-10 agosto 2002) [scritto]



Conference of the Chinese Society of the History of
Foreign Law



Yang Yinhong, University of Xiamen: Roman law’s
develepment in China. 15th annual national conference
of the Chinese Society of the History of Foreign Law
(8-11 August 2002) [scritto]



International School of Roman Law (MSPR)



Witold Wolodkiewicz, Head of the International School
of Roman Law (MSPR): The International School of Roman
Law for the lecturers of Roman law in the
postsocialist countries of Central and Eastern Europe
(MSPR) [scritto]



Note about "The School of Roman Law for lecturers from
Central and East European countries" being a project
within East-Central European School in the Humanities
[scritto]



Maria Celintseva, Università Statale di Mosca
“Lomonosov”: Scuola Internazionale di Diritto romano.
II Corso di Perfezionamento (Varsavia-Augustów, 5-20
settembre 2002) [scritto]



56ème Session de la SIHDA



Riccardo Fercia, Università di Cagliari: «Paysans,
bergers et pêcheurs dans les droits de l’antiquité».
56ème Session de la Societé Fernand De Visscher pour
l’Histoire des Droits de l’Antiquité (Cagliari - Chia
Laguna, 17-22 settembre 2002) [scritto]



Centenario Ferrini



Marco Gardini, Università di Parma: Contardo Ferrini
nel primo centenario dalla morte. Fede, vita
universitaria e studio dei diritti antichi alla fine
del XIX Secolo (Pavia, 17-18 ottobre 2002)
[scritto]



Romanisti dell’Europa Centro-orientale e dell’Asia



Antun Malenica, Università di Novi Sad: IX Colloquio
dei romanisti dell’Europa Centro-orientale e dell’Asia
[scritto]



L’Africa Romana



Antonello Sanna, Università di Sassari: XV Convegno
Internazionale di Studi “L’Africa Romana” «Ai confini
dell'impero: contatti, scambi, conflitti» (Tozeur,
11-15 Dicembre 2002) [scritto]



Africa Romana. Presentazione del XIV Volume
[scritto]



Raimondo Zucca, Università di Sassari: Lo spazio
marittimo del Mediterraneo occidentale in età romana:
geografia storica ed economia [scritto]



Centro di studi e ricerche sui diritto antichi
(CEDANT)



Viola Heutger, Universität Utrecht: "Centro di studi e
ricerche sui diritti antichi" (CEDANT): «Le Dodici
Tavole. Dai giuristi agli umanisti» (Pavia, 13-31
gennaio 2003) [scritto]



Conferenza nuovo Diritto penale russo



Voce Universitaria, Sassari: Cronaca della conferenza
della prof. dr. Galina Ovchinnikova, Rettore
dell’Istituto giuridico di San Pietroburgo della
Procura Generale della Federazione Russa (Sassari, 2
aprile 2003) [video]







V

strumenti



- Note & Rassegne

[Diritto romano]



Francesco Sini, Università di Sassari: Nota su Pietro
Bonfante [scritto]



Cristiana Rinolfi, Università di Sassari: Legislazione
nel tardo antico [scritto]



Cristiana Rinolfi, Università di Sassari: L’età tardo
imperiale [scritto]





- Bibliografie



Valeria Nicotra, Università di Sassari: Bibliographia
Iuridica Selecta (Italia 2001) [scritto]





- Pagine Personali [scritto & link]







VI

Notizie



80 anni della prof.ssa Ija L. Majak



Per l'ottantesimo compleanno della prof.ssa Ija
Leonidovna Majak [scritto]

Ija L. Majak a Sassari [rassegna fotografica]



Studi sulla religione romana



La città degli Dèi di Renato Del Ponte
[scritto]



Terzo Convegno Internazionale sul tema "Diritto Romano
pubblico e privato: l'esperienza plurisecolare dello
sviluppo del diritto europeo"
Mosca - Yaroslavl, 25-30 giugno 2003



Programma [scritto]

Lettera di invito e scheda di partecipazione
[scritto]



Conferenza nuovo Diritto penale russo



Voce Universitaria, Sassari: Cronaca della conferenza
della prof. dr. Galina Ovchinnikova, Rettore
dell’Istituto giuridico di San Pietroburgo della
Procura Generale della Federazione Russa (Sassari, 2
aprile 2003) [video]





Vii

In Memoriam



Per Francesco De Martino



Antonio Guarino, Emerito dell’Università di Napoli:
Francesco De Martino [scritto]



Luigi Labruna, Università di Napoli “Federico II”: Il
professore [scritto]



Guido Trombetti, Rettore dell’Università di Napoli:
Dal Maestro una lezione oltre il diritto
[scritto]



Tullio Spagnolo Vigorita, Università di Napoli:
Francesco De Martino. Il fascino della storia
[scritto]



Francesco De Martino, Individualismo e diritto romano
privato (1941). Introduzione (1979) [scritto]

nhmem
21-04-03, 13:02
:) http://www.dirittoestoria.it/tradizione2/Del-Ponte-Lari.htm

N. 2 – Marzo 2003 – Tradizione Romana


Renato Del Ponte
Pontremoli





“E nos Lases iuuate”. I Lari nel sistema spazio-temporale romano







Sommario: 1. Il lucus Deae Diae e i Fratelli Arvali: i Lari come protettori dell’ager Romanus. – 2. Compitalia sive Laralia: i Lari come protettori dei quartieri e loro funzione “politica”. – 3. Dalla capanna protostorica all’editto di Teodosio: relazione tra fuoco e Lari. – 4. I Lari come difensori del pomerium, in qualità di di terrestres (v. la formula della devotio) rappresentano la dimensione orizzontale del mundus. – 5. Conclusione: Romolo e Remo, Lari Protettori, al centro dell’urbs e dell’orbis.







1. – Il lucus Deae Diae e i Fratelli Arvali: i Lari come protettori dell’ager Romanus.


Al quinto miglio della via Campana, cioè a circa 7 Km. e mezzo dal centro di Roma, sorgeva l’antichissimo lucus della Dea Dia[1], sede cultuale dell’unica confraternita religiosa romana i cui membri si chiamassero col nome di “fratelli” (i Luperci erano fra loro semplici sodales): cosa che ha fatto supporre tra di loro una unione più intima, tale da trasformare in qualche modo il loro status come membri di una nuova famiglia spirituale, e riscontrabile in ambito italico col solo caso dei dodici Fratelli Atiedii di Gubbio[2]. Come i mesi dell’anno i Fratres Arvales erano 12, un numero che ricorre anche nella composizione del sodalizio dei Luperci e in quello dei Salii: ma in questi si hanno due gruppi di 12 membri per ciascun collegio, mentre nel sodalizio arvale vi è un solo gruppo di 12 membri.

La cosa era giustificata dalla tradizione col fatto che, mentre i due gruppi dei Luperci erano considerati rispettivamente i discendenti ideali di Romolo e Remo, il solo Romolo era divenuto Arvale alla morte del dodicesimo figlio di Acca Larenzia, la madre dei componenti del primo sodalizio e contemporaneamente la nutrice dei divini gemelli. Il fatto del mancato inserimento di Remo tra gli Arvali è certamente da porsi in relazione alla sua tragica fine, allorché fu vittima della prima sanzione intesa a difendere le mura primigenie dell’Urbe. In tal modo Remo diveniva il prototipo dei lemures, i morti insoddisfatti, la cui festa si celebrava, nella prima metà di Maggio, nei tre giorni dei Lemuria (9,11,13), a cui calendarialmente si contrapponevano, nella seconda metà del mese, proprio i tre giorni (alternativamente il 17, 19, 20 e il 27, 29, 30) in cui agivano sacralmente i Fratelli Arvali.

La riunione dei Fratres nel lucus Deae Diae avveniva il 19 o il 29 di maggio e la liturgia che vi veniva svolta, minuziosa e assai complessa, ci è nota attraverso i frammenti dei loro processi verbali (detti per lo più Acta dagli studiosi moderni)[3], collocati fra il I e il III secolo d.C. ma dalle caratteristiche proprie ad una grande arcaicità.

In una cerimonia segreta e a porte chiuse (dal momento che dal tempietto di Dea Dia venivano fatti uscire tutti gli estranei, compresi gli inservienti)[4], succinte le toghe e forniti ciascuno di un libellus, i Fratelli intonavano, aiutandosi col movimento ritmico dei piedi proprio della danza sacra, il noto inno che così recita:



“e nos lases ivvate (ripetuto tre volte)

neve lve rve marmar sins incvrrere in pleores (idem c.s.)

satvr fv fere mars limen sali sta berber (idem c.s.)

semvnis alternei advocapit conctos (idem c.s.)

e nos marmar ivvato (idem c.s.)

trivmpe (ripetuto cinque volte)”.



È una preghiera, dunque, rivolta, oltre che alla poco nota categoria divina dei Semones[5], al dio guerriero Marte, non perché porti la guerra altrove, ma perché impedisca alla guerra di devastare il territorio dei Lari, e ai Lari stessi appunto, qui intesi senza dubbio come i Lares Praestites o publici, coloro che garantiscono «la sicurezza di tutto ciò che resta sotto i loro occhi e proteggono le mura della Città»[6]. Un valore ribadito da quella espressione pleores (= plures), il cui concetto, come ha scritto il Catalano, «serve ad esprimere l’attiva partecipazione della maggioranza e sembra sorgere parallelamente al concetto di populus»[7]. I Lares (Lases è la forma arcaica anteriore all’introduzione del rotacismo a Roma nel IV secolo a.C.), qui attestati per la prima volta in un documento pubblico, sono invocati per primi come entità divine della terza funzione, cioè della prosperità e del populus (= pleores), che sono minacciati. La teologia dei Fratelli Arvali, sacerdoti della prima funzione e, in quanto tali vestiti di bianco (colore caratteristico della sovranità magico-giuridica) come specialisti dell’aspetto femminile di Dius (Dea Dia), quello che lega la società umana alla sua terra, gli arva che recano i fruges (Fratres Arvales dicti sunt qui sacra publica faciunt propterea ut fruges ferant arva: Varro, De ling. Lat. 5.85), riguarda dunque la fecondità della terra, ma concerne di conseguenza la difesa del territorio, e quindi la santità del patto che garantisce la proprietà e l’uso della terra (vale a dire le tre funzioni)[8]. La richiesta di aiuto ai Lari non presuppone, allora, l’estensione del campo d’azione dei Lari stessi all’agricoltura, quanto la licenza di raccogliere i prodotti di quella terra che (in qualità di mitici antenati del popolo romano) era stata ed è ancora, metastoricamente, loro. Un concetto, questo, rafforzato dalla constatazione che il lucus della Dea Dia, al quinto miglio della via Campana, attribuita dal Coarelli, insieme con la via Salaria, sua continuazione, «al livello più arcaico documentabile»[9], è stato da lui ritenuto come uno dei limiti dell’ager Romanus antiquus e corrispondente «con grande probabilità al [territorio del]la ‘città romulea dell’VIII secolo’»[10]. E del resto, ager Romanus è «concetto che risale, secondo la tradizione, a Romolo»[11]. Tuttavia, il sito del lucus Deae Diae, trovandosi trans Tiberim, non poteva, a nostro giudizio, essere compreso, per ragioni di giurisprudenza sacra, nell’ager Romanus antiquus. Infatti: Pectuscum Palati dicta est ea regio Urbis, quam Romulus obversam posuit, ea parte, in qua plurimum erat agri Romani ad mare versus, et qua mollissime adibatur Urbs, cum Etruscorum agrum a Romano Tyberis discluderet, caeterae vicinae civitates colles aliquos haberent oppositos (Festus., p. 232 L.). Inoltre: Anio... Latium includit a tergo (Plinius, Nat. Hist. 3.54). In altri termini, considerato nel diritto augurale il particolare valore religioso dei fiumi, il territorio annesso da Romolo verso la fine del suo regno, quello dei cosiddetti septem pagi (cfr. Plut., Rom. 25.5), non può a rigore essere considerato ager Romanus e il lucus degli Arvali deve essere ritenuto come un santuario di frontiera delimitante non l’ager Romanus, ma i fines populi Romani in direzione sud-ovest[12].

Non saremo dunque molto lontani dal vero supponendo che l’arcaico rituale dei Fratelli Arvali (riformato, certo, da Augusto, lui stesso frater Arvalis [Mon. Ancyr. I, 7], col consueto rispetto della sua base antica) risalga, nelle linee essenziali della sua formulazione, ai primi tempi della monarchia, così come la struttura del collegio stesso possa addirittura preesistere alla fondazione dell’Urbe[13].





2. – Compitalia sive Laralia: i Lari come protettori dei quartieri e loro funzione “politica”.


Come si è visto, quella del sodalizio Arvale era una cerimonia essenzialmente legata ai valori della terra e da mettersi in relazione con analoghe feste di fine anno, come le Feriae Sementivae di novembre, sacre a Cerere e Tellus. Del resto, se le nuove cariche all’interno del sodalizio, come risulta dagli Atti, erano destinate ad entrare in vigore ai prossimi Saturnalia per durare sino ai seguenti, l’anno arvalico doveva dunque iniziare da quella grande festa della semina, i Saturnalia (Saturnus a satu, affermano etimologisti antichi e moderni)[14], con cui aveva inizio il ciclo delle lavorazioni campestri. E a una festa di “capodanno” mobile, annoverata tra quelle conceptivae o non fisse, legata anch’essa alle Feriae Saturni (iniziava infatti «pochi giorni dopo i Saturnali» per Dionigi di Alicarnasso, IV.14.4), ci rinvia la più importante celebrazione dedicata ai Lari, i Compitalia detti anche Laralia, proclamata da un magistrato pubblico, un pretore, con la formula solenne tramandataci da Macrobio:



dienoni (= die nono) populo romano quiritibus compitalia erunt[15].



Era, questa, la festa dei compita o crocicchi, dedicata ai Lares Viales, là dove le strade “si incontrano” (competunt: Varro, De ling. Lat 6.25). In quella occasione, nel punto di congiunzione delle diverse proprietà agrarie, poi dei rioni, i Lari, riuniti in una rudimentale cappella, accoglievano le famiglie della zona per rustici ludi e offerte sacrificali. Se i Lases degli Arvali erano invocati a protezione dell’ager Romanus, qui i Lares Viales dovevano essere intesi come genii protettori dei singoli pagi e quindi, idealmente, come i primordiali abitanti e/o antenati degli attuali abitatori. E ciò era dimostrato dal fatto che:



«Le spose, secondo un’antica legge romana, giungendo dal marito erano solite recare tre monete (= tre assi). Una, che tenevano in mano, la consegnavano al marito quasi a titolo di acquisto; un’altra, che recavano su un piede, la ponevano sul focolare dei Lari familiari; una terza, che avevano riposto in una sacca da viaggio, erano solite riservarla per il crocicchio del rione»[16].



I Laralia rientravano, a giudizio di Antistio Labeone[17], fra i Popularia Sacra: una festa, dunque, né del tutto privata, né del tutto pubblica, che la tradizione collegava ai sovrani etruschi e certamente risalente a un epoca a cui era ignota «la giustapposizione fra publicus e privatus», così come, del resto, sarebbe da dirsi per lo «stesso concetto di populus Romanus Quirites»[18]. La contrapposizione tra “rionale” e “civico” non creava incompatibilità finché era tenuta sul piano cultuale: questa sarebbe emersa, invece, quando avrebbe invaso il campo politico[19]. D’altronde, proprio i collegia Larum, a cui i Compitalia erano affidati, “assunsero caratteri politici (di ‘concentramenti di partito’): disciolti dal senatoconsulto del 64 a.C., furono riammessi nel 58 a.C. dalla lex Clodia de collegiis. Tra il 14 e il 7 a.C. il culto dei Lari fu da Augusto trasformato in culto pubblico”[20].





3. – Dalla capanna protostorica all’editto di Teodosio: relazione tra fuoco e Lari.


L’8 novembre del 392, essendo consoli Arcadio per la seconda volta e Rufino, l’imperatore Teodosio emanava da Costantinopoli un editto inteso a combattere all’interno delle stesse case private l’ultima resistenza dell’antica religione, proibendo di venerarvi «con rito segreto il Lare per mezzo del fuoco, il [proprio] Genio per mezzo del vino, i Penati per mezzo di profumi» (CTh. 15.10.12).

Non sta a noi qui domandarci se il provvedimento (una «morte per decreto» è stata autorevolmente definita)[21] avesse potuto avere qualche efficacia pratica – almeno per l’immediato – in riferimento al culto privato: resta il fatto, in ogni modo, che questa sarà l’ultima attestazione pubblica di un culto, quello del fuoco, le cui origini si può dire coincidessero con quelle stesse della stirpe latina.

Nelle rotonde capanne preistoriche la fiamma del focolare domestico fu certamente considerata la prima forma divina oggetto di culto: questa ardeva di norma in un piccolo incavo del terreno, talora costituito da un fornello di terracotta a cui si associavano piccoli alari di pietra, forse la più remota rappresentazione aniconica dei Lari domestici. Del resto, la più antica attestazione di uno stretto legame tra la capanna preistorica (di cui l’aedes Vestae e lo stesso tempietto di Dea Dia riproducevano le sembianze: poiché Vesta «è la Terra», afferma Ovidio, in Fasti 5.27)[22], il suo focolare e i primi luoghi di culto pubblico, è oggi documentato nel territorio laziale a Satricum, dove, al di sotto delle fondazioni del tempio di Mater Matuta (fine sec. VII a.C.) è stata con precisione individuata una capanna cultuale di forma ovale (fine IX sec. a.C.), con un focolare ed una fossa interpretata proprio come un mundus[23].

Si consideri adesso il pomerio romuleo lungo le falde del Palatino, con al centro la fossa della Roma Quadrata (da non confondersi col mundus), là dove forse era esistito un primordiale sacello sacro alla dea Caca: apparirà come un ampio circuito inaugurato dall’andamento ellittico, in cui i limiti dell’urbs (che Varrone [L.L. 5.143] fa derivare da orbis, “cerchio”, e da urvum, “curvo”) sono concepiti come quelli di un’unica e vasta abitazione protostorica. Da una parte, ai suoi estremi ma all’interno, non molto lontano dal mundus del Comizio, l’aedes Vestae, di pianta circolare, sarà il focolare della città, dove brilla un fuoco casto e inestinguibile alimentato incessantemente da vergini sacerdotesse. Dall’altra diversi fuochi sparsi sono accesi dinanzi a vari templi per ricevere le offerte agli dèi tutelari della comunità.

Si tratta delle arae, altari dalla base quadrangolare: quindi orientati e legati, secondo le rigorose norme augurali, alle quattro regioni del cielo. Se il pomerium, per quanto inaugurato, non era detto templum, non poteva essere affatto di forma rettangolare come supposto da taluno[24] né aveva necessaria orientazione, cosa che toglie ulteriori dubbi sul fatto che l’espressione Roma Quadrata potesse riferirsi al pomerio delimitato dal solco primigenio.

«È probabile», ha scritto Mircea Eliade, «che il primitivo modello di Roma sia stato un quadrato inscritto in un cerchio: la diffusione estesissima della tradizione gemella del circolo e del quadrato invita a supporlo»[25]. E da questa dialettica del rotondo e del quadrato, diremo noi, da questa ierogamia di Cielo e Terra, si può dire tragga origine la città di Roma.

L’editto teodosiano dell’8 novembre, per una circostanza singolare (o forse ricercata?) cadeva in uno di quei tre giorni dell’anno che l’antico calendario contrassegnava con l’espressione MUNDUS PATET (che noi tradurremo: «si apre la fossa che mette in comunicazione i tre mondi»), ponendo in tal modo in stretta relazione il fuoco del focolare domestico e i Lari (nel caso citato “il Lare”, che al singolare si riferiva propriamente al Lar familiaris, tutelare della famiglia nel suo senso più ampio, quindi anche degli schiavi). La relazione è dunque fra “l’anima della famiglia”, il fuoco e la memoria religiosa dei suoi progenitori, sì che nel testo teodosiano è molto difficile separare le due entità - a tal punto nella pratica rituale e nello stesso linguaggio ufficiale, esse erano associate nella mentalità degli antichi.

Se in precedenza abbiamo rilevato la funzione tutelare dei Lari ai confini dell’ager Romanus e, in qualità di Viales, dei singoli rioni della città, ora il riferimento al mundus ci riporta al ‘centro’ (da intendersi in senso qualitativo e non geometrico) dell’urbs e dell’orbis, la forma del quale – a giudizio di Catone[26] – corrispondeva a quelle del mondo celeste e del mondo infero. Si spiega allora perché Romolo, nel momento di tracciare il solco fatale, avrebbe invocato (oltre a Giove e a Mars pater) anche Vesta mater, la casta custode del focolare: un atto dovuto e naturale, dal momento che proprio sopra la fossa del mundus lo stesso fondatore avrebbe acceso il primo focolare della compagine romana[27]. Resta ora da meglio definire la funzione dei Lari in relazione a questo ‘centro’.





4. – I Lari come difensori del pomerium, in qualità di di terrestres (v. la formula della devotio) rappresentano la dimensione orizzontale del mundus.


La definizione del più antico pomerio, l’area sacra di rispetto che il fondatore avrebbe tracciato intorno e ai piedi del Palatino superando la sella che lo unisce alla Velia secondo un andamento antiorario, procedeva, a giudizio di Tacito[28], dall’ara Maxima a quella di Conso, indi alle Curiae Veteres e al sacellum Larum. Questo sacello dei Lari (da intendersi come i Lares publici populi Romani Quiritium o Praestites), certamente di fondazione antichissima se associato al tracciato romuleo, sorgeva in un sito di singolare importanza topografica, sul bordo meridionale della Sacra via, sulla Velia. Lì, ci dice Solino (1.23), re Anco Marcio ebbe il suo focolare, cioè la sua reggia: in summa Sacra via, ubi aedes Larum est, ubicazione confermata nel testamento di Augusto (Mon. Ancyr. IV.7) a proposito della ricostruzione della (allora) vera e propria aedes, da lui compiuta nel 4 d.C.[29]

Dal momento che la Sacra via faceva quasi da circonvallazione esterna alla Roma Quadrata del Palatino, dalla Curiae Veteres al Fornix Fabianus del Foro, il tempietto dei Lari sull’alto della via doveva costituire una sorta di compitum o crocicchio stradale, se sorgeva all’incrocio della Sacra via col clivo Palatino. Tuttavia, si potrebbe più propriamente parlare di un “crocicchio di Stato” se i Lari vi dovevano svolgere la medesima funzione difensivo-offensiva riscontrata nella formula della devotio fatta recitare dal pontefice massimo Marco Valerio al console Decio Mure prima che questi si scagliasse, sacrificando se stesso, contro i nemici:



«O Giano, o Giove, o padre Marte, o Quirino, o Bellona,

o Lari, o dèi Novensili, o dèi Indigeti,

o divinità che avete potere su di noi e sui nemici,

o dèi Mani, vi prego...»[30].



Una formula rivolta, appunto, contro chi rappresenti una minaccia esiziale per la stessa sopravvivenza dell’urbs, quasi fosse giunto in prossimità della cinta sacra delle mura.

Ora, in un suo attento studio, Emilio Peruzzi[31] ha riconosciuto nella formula della devotio tre gruppi di divinità: di caelestes, di terrestres e di inferni, alla cui seconda categoria, quella dei terrestres, «costituita da mortali divinizzati», sono ascritti, oltre ai novensiles e agli indigetes, i Lares, cioè le anime divinizzate degli antenati.

Se ora ritorniamo al mundus del Comizio (dal Coarelli identificato con quel singolare monumento, di cui rimangono resti, definito significativamente umbilicus Urbis)[32], questa dimensione “terrestre” dei Lari, rapportata al mundus come «luogo di intersezione dei tre livelli cosmici»[33], attribuisce ai Lari stessi la dimensione mediana o “orizzontale” del sacro: in quanto tale presente ab origine in ogni altare o luogo sacro inteso come spazio privilegiato diverso qualitativamente dal resto del territorio. Lì appunto, come ha scritto M. Eliade in riferimento alla simbologia del mandala (in cui l’analogia col mundus è più che evidente), «il sacro si manifestava mediante una rottura di livello che permetteva la comunicazione tra le tre zone cosmiche: cielo, terra, regione sotterranea»[34].





5. – Conclusione: Romolo e Remo, Lari Protettori, al centro dell’urbs e dell’orbis.


Se molto appropriatamente è stato detto come il mundus, la fossa scavata da Romolo al centro ideale dell’urbs – successivamente circondata dalle mura – contribuisca «a mettere in evidenza il nesso fra spazio e tempo», poiché «il centro religioso dello spazio è anche il punto iniziale della storia del popolo romano»[35], le connessioni da noi individuate tra questo, l’urbs, l’ager Romanus, il pomerium e i Lari sono servite a metterne in evidenza la rilevanza “pubblica” di vigili tutori dello spazio romano e di silenti custodi del suo tempo sacro. È evidente che qui ci si riferisce particolarmente ai Lares Praestites, la dedica del cui altare ricorreva il 1° maggio[36], giorno stesso sacro alla dea Maia («cioè la Terra», sosteneva Cornelio Labeone)[37], alla quale gli antichi connettevano etimologicamente i maiores o “antenati”.

Remo, accolto tra i lemures dopo la violazione dei novos muros[38], sarà tuttavia destinato a conciliarsi col fratello divenendo con lui Lare domestico nella reggia di Anco.

Dei due Lari Pubblici della città, è vero, solo uno è il fondatore della stirpe, l’eponimo dell’Urbe, il suo Lar familiaris, per modo di dire, ma il sangue versato da Remo sulla zolla infranta dal sulcus primigenius ha legato anche lui indissolubilmente al suolo di quel sito, destinato nel volgere dei tempi a diventare veramente ‘centro’ e intersezione di realtà universali[39].











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(*) Il testo qui pubblicato corrisponde alla relazione presentata nel XII Seminario Internazionale di Studi Storici “Da Roma alla Terza Roma” «Città ed Ecumene. I luoghi dell’universalismo, da Roma a Costantinopoli a Mosca» (Roma, Campidoglio, 12-23 aprile 2002).



[1] Sorgeva nei pressi dell’odierna stazione della Magliana, là dove sarebbe sorto il piccolo cimitero di Generosa, dipendente in antico dal titolo di San Crisogono. Cfr. N. Turchi, Il rituale degli Arvali, in Saggi di storia delle religioni, Foligno 1924, p. 154 nota. Dello stesso cfr. anche La religione di Roma antica, Bologna 1939, pp. 317-320.

La via Campana era così detta perché in campum, sive, ut Itali dicunt, “in campagna”, ...ducebat (Forcellini, Totius Latinitatis Lexicon, V. I, p. 456). Più esattamente, conduceva (e lì finiva) sino al campo delle saline a nord della futura città di Ostia, zona strappata da Romolo agli Etruschi e definitivamente assoggettata da Anco Marcio.



[2] Sui Fratelli Atiedii cfr. G. Devoto, Gli antichi Italici, Firenze 1977, pp. 208 e ss. Varro, De ling. Lat. 5.85, mette i Fratelli Arvali in relazione con le “fratrie” del mondo greco.



[3] Più che Acta dovrebbero essere definiti più propriamente commentarii (così F. Sini, Documenti sacerdotali di Roma antica. I. Libri e commentarii, Sassari 1983, p. 112, sulla scorta di un’osservazione di E. De Ruggiero [v. p. 139, n. 118]).



[4] Dagli Acta Fratrum Arvalium del 218: Omnes fores exierunt, ibi sacerdotes clusi, succincti, libellis acceptis carmen descindentes tripodaverunt in verba haec: e nos Lases iuuate, etc.



[5] Rinvio a G.B. Pighi, La preghiera romana, in AA.VV., La preghiera, Roma 1967, pp. 605-606, che mette in relazione i Semones con Semo Sancus Dius Fidius e Salus Semonia e ipotizza l’esistenza di una *Dia Semonia «nel cui nome si restringerà attraverso i secoli tutto il significato di questa teologia».



[6] Ovidius, Fasti 2.6.15.



[7] P. Catalano, Populus Romanus Quirites, Torino 1974, p. 159.



[8] Cfr. G.B. Pighi, La preghiera, cit., p. 604.



[9] F. Coarelli, I santuari, il fiume, gli empori, in AA.VV., Storia di Roma. I. Roma in Italia, Torino 1988, p.133.

[10] Ibidem, p. 135 (con bibliografia alle note 30 e 31). Plutarco (La fortuna dei Romani, 5) riporta la notizia che re Anco Marcio avrebbe fondato un tempio di Fors Fortuna nei pressi di quello più antico di Dea Dia (secondo altri l’iniziativa sarebbe stata di Servio Tullio).



[11] P. Catalano, Aspetti spaziali del sistema giuridico-religioso romano. Mundus, templum, urbs, ager, Latium, Italia, in Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt, II.16,1, Berlin-New York 1978, pp. 492-493.



[12] Conto di ritornare in maniera più ampia su tale complessa questione in seguito e in altra sede.



[13] Sarà sufficiente ricordare, nel rituale arvale, l’interdizione dall’uso del ferro, l’utilizzo dell’olla terrea e il sacrificio a Dea Dia su un fornello d’argento ornato di zolle cespugliose, ricordo di una prassi antichissima.



[14] Cfr. Festus, pp. 202 e 432 L.; Arnobius 4.9; Varro, De ling.Lat. 5.64 (condividono il parere antico Preller, Wissowa, Warde-Fowler, Thulin). Si ricorderà che la festa dei Saturnalia del 17 dicembre è preceduta dai Consualia del 15 e seguita dagli Opalia del 19 (inglobata, quest’ultima, da Augusto nei giorni saturnalizi), solennità tutte dalle caratteristiche agrarie.



[15] Macrobius, Sat. 1.4.27; cfr. Aulus Gellius, Noct. Att. 10.24.3.



[16] Varro, De vita populi Romani, I (= Nonius, p. 531 L.).

[17] Cit. in Fest., 298 L.



[18] P. Catalano, Populus Romanus Quirites, cit., pp. 124-125.



[19] Cfr. D. Sabbatucci, La religione di Roma antica, Milano 1988, pp. 24-25. L’origine della funzione “politica” dei Lari va ricercata, a nostro giudizio, nella prassi, antichissima, della deposizione dei propri Lares da parte dei clientes fra i Lares del patronus: l’allentarsi col tempo del significato psicologico e religioso del gesto ne avrebbe accentuato la strumentalizzazione politica. Anche qui Augusto è intervenuto come restauratore dell’uso antico, con intenti, s’intende, affatto nuovi.



[20] P. Catalano, Populus Romanus Quirites, cit., pp. 124.



[21] L’espressione è di J. Bayet, La religione romana. Storia politica e psicologica, Torino 1959, p. 298, e fatta propria da F. Sini, “Sua cuique civitati religio”. Religione e diritto pubblico in Roma antica, Torino 2001, pp. 159-167.



[22] I più recenti scavi nel Latium Vetus hanno ben documentato il tipo di struttura della capanna protostorica da noi descritto. Si vedano ad esempio: A. Guidi, Luoghi di culto nei centri protourbani laziali e (in riferimento alla più antica capanna “del capo” sul Palatino) P. Brocato, La ricostruzione della capanna I del Cermalo, in AA.VV., Roma, Romolo, Remo e la fondazione della città, Roma 2000, pp. 330-331 e 241-242.



[23] Cfr. P. Brocato, La capanna cultuale di Satricum e A. Carandini, Variazioni sul tema di Romolo, in AA.VV., Roma, Romolo, Remo e la fondazione della città, cit., pp. 329 e 124.



[24] Cfr. A. Carandini, Variazioni sul tema di Romolo, cit., pp. 125-126.



[25] M. Eliade, Trattato di storia delle religioni, 3a ed., Torino 1966, p. 385 (che rinvia a A. H. Allcroft, The Circle and the Cross, London 1927). Se si suppone (come A. Carandini, Variazioni, cit., p. 128) che i quattro angoli salienti del pomerio (coincidenti con luoghi di culto, nella descrizione tacitiana) costituiscano la derivazione (o proiezione augurale) «degli angoli del templum augurale stabilito sul Cermalus», l’immagine suggerita da Eliade del quadrato iscritto in un cerchio appare pertinente.



[26] Catone, nei suoi Commentarii iuris civilis (Festus, 144 L., che attinge ad Ateio Capitone, De iure pontificio), definisce il mundus come nomen impositum ab eo mundo, qui supra nos est. Cfr. anche P. Catalano, Aspetti spaziali, cit., p. 451.



[27] Ovidius, Fasti 5.824-828.



[28] Cfr. Tacitus, Ann. 12.24.



[29] Questo era un tempio vero e proprio, con colonnato, trabeazione, timpano e cella ricoperta da un tetto, se quest’ultimo fu attraversato da un fulmine, che non lo bruciò, già nel 106 a. C. (cfr. Iul. Obs. 41). Si veda anche G. Lugli, I Templi dei Lari e dei Penati sulla Velia, in Melanges offerts à J. Marouzeau, Paris 1948, pp. 26 ss.



[30] Livius 8.9.6.



[31] E. Peruzzi, I Romani di Pesaro e i Sabini di Roma, Firenze 1990, pp. 99-100.



[32] Cfr. F. Coarelli, Il Foro romano. Periodo arcaico, Roma 1988, pp. 199 ss. (v. pp. 210-217 per il riferimento specifico).



[33] M. Eliade, Trattato, cit. p. 385 (che rinvia a Macr., Sat.1.15.18).



[34] M. Eliade, Lo Yoga, immortalità e libertà, 3a ed., Firenze 1982, p. 210.



[35] P. Catalano, Aspetti spaziali, cit., p. 464.



[36] Cfr. Ovidius, Fasti 6.129-130.



[37] Macrobius, Sat.1.12.20.



[38] Cfr. Livius 1.7.2. Circa la relazione tra Romolo, Remo e le prime mura della città, rinvio al mio intervento, tenuto al XXI Seminario di Studi Storici “Da Roma alla Terza Roma” in Campidoglio, dedicato alla Santità delle mura e sanzione divina.



[39] Per l’elaborazione di questo saggio sono state indispensabili alcune opere non citate nelle note: A. De Marchi, Il culto privato di Roma antica, 2 voll., Milano 1896-1903; G. Dumézil, La religione romana arcaica, Milano 1977; C. Ampolo, Commento a Plutarco, Le vite di Teseo e di Romolo, Milano 1988; A. Dubourdieu, Les origines et le développement du culte des Pénates à Rome, Roma 1989; R. del Ponte, La religione dei Romani, Milano 1992; A. Carandini, La nascita di Roma. Dèi, Lari, eroi e uomini all’alba di una civiltà, Torino 1997.

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Tra gli altri:

Francesco Sini:
Initia Urbis e sistema giuridico-religioso romano

(Ius sacrum e ius publicum tra terminologia e sistematica)

http://www.dirittoestoria.it/3/TradizioneRomana/Sini-Initia-Urbis-2.htm

Renato del Ponte:
Santità delle mura e sanzione divina

http://www.dirittoestoria.it/3/TradizioneRomana/Del-Ponte-Santit%E0-delle-mura.htm



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Francesco Sini, Diritto e pax deorum in Roma Antica:
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Attilio Mastino e Antonio Ibba, L’imperatore pacator orbis:
http://www.dirittoestoria.it/5/Tradizione-Romana/Mastino-Ibba-Imperatore-pacator-orbis.htm

Renato del Ponte, Giove Capitolino nello spazio romano:
http://www.dirittoestoria.it/5/D-&-Innovazione/Del-Ponte-Iuppiter-spazio-romano.htm

Lorenzo Franchini, Aspetti giuridici del pontificato romano. L’età di Publio Licinio Crasso (212-183 a.C.): http://www.dirittoestoria.it/5/Monografie/Franchini-Diritto-Pontefici-eta-Licinio-Crasso.htm

Mario Enzo Migliori, Rassegna di alcune opere recenti sulla religione romana: http://www.dirittoestoria.it/5/Rassegne/Migliori-Rassegna-Religione-romana.htm

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