PDA

Visualizza Versione Completa : Nuove teorie sull'origine precristiana della corsa dei Ceri di Gubbio



C@scista
03-01-07, 19:52
La famosa Corsa dei Ceri di Gubbio nasce ottocento anni fa alla morte di Sant'Ubaldo piu' o meno sugli inizi del milleduecento ma secondo diversi storici e antropologii le origini sarebbero precristiane e pagane.
La cerimonia umbra del piaculum e il rito romano degli Argei sono alcune nuove ipotesi sull’origine dei Ceri avanzata dall’archeologo Simone
Sisani che vanno a riaprire un dibattito sempre molto sentito .

Come riporta il testo di riferimento della Seppilli, la festa è una celebrazione religiosa tutta cristiana in onore del patrono della città, attestata a partire dal 1194 e con assoluta certezza dal 1338 (diploma). Il fatto che affondi le proprio radici in rituali pre cristiani, sostiene Sisani, costituisce da sempre una certezza non sempre dimostrabile. Indizi in questo senso sono le statue dei santi sui Ceri che non compaiono prima del XVII secolo; gli stessi Ceri che prendono nome dalle corporazioni artigiane; nessun sacerdote che accompagna i Ceri durante il momento culminante della corsa; tranne che
nella meta finale, il percorso che non è dettato dalla disposizione delle chiese. La stessa meta finale, la basilica, è un ulteriore prova: un vescovo avrebbe dovuto di norma essere seppellito nella cattedrale cittadina. Invece a 37 anni dalla morte, il suo corpo viene traslato sul monte Ingino. Perché? Quel luogo “era rivestito da tempo nella coscienza popolare di valenze particolari. La cima del monte era sede di un importante santuario la cui prima organizzazione risale all’età del bronzo (1200- 1100 a.C.), nel V secolo a.C. era l’arx, fulcro sacrale dell’insediamento umbro”, dice Sisani.
Guardiamo poi il percorso cittadino dei Ceri. Interessante è un passo riportato nella vita di sant’Ubaldo dal biografo Giordano, avvenuto poco prima del 1155.
Durante l’assedio di Gubbio da parte di 11 città nemiche, su iniziativa del vescovo si fece una particolare processione all’interno della città, cantando inni e salendo poi nel punto più alto da dove avvistare gli accampamenti
nemici (…per triduum civitas circuitur in psalmis ymnis et orationibus … ascendit presul locum in exselsis et aspiciens castra hostium vidit…). Facile fare dei confronti con la festa. “Il percorso fatto da questa processione è
quello attorno alle mura “allora ancora di epoca umbra” (la nuova cinta muraria voluta da sant’Ubaldo è del 1160). Secondo Sisani, la corsa dei Ceri dunque costeggia le mura umbre di Gubbio toccando tre delle quattro porte antiche (San Marziale vicino la Calata dei Neri, porta del Ponte Marmoreo alla calata dei Ferranti, porta di San Giuliano lungo via dei Consoli). Letta in questo modo la corsa trova un parallelo calzante nelle tavole Eugubine nella cerimonia piaculare”: una cerimonia di purificazione (lustratio) che prevede prima una serie di sacrifici all’esterno e interno delle tre porte della cinta muraria e, in una seconda parte, due sacrifici nei santuari umbri situati sulle cime del monte Ingino e del monte Ascanio. Questa seconda parte del rito avveniva nel periodo della tosatura delle pecore, tra l’equinozio di primavera e il solstizio di estate. La tosatura “è un atto preliminare alla partenza delle greggi per la transumanza estiva, verso i pascoli della montagna (la salita al monte, sarebbe dunque, un alpeggio mimato propiziatorio?)”.
Il rito degli Argei Le Tavole però non spiegano il perché della forma delle tre “macchine”. Guardando alla “cremation des sapiens”, ovvero la festa in onore di sant’Ubaldo importata direttamente da Gubbio a Thann nel XV secolo, Sisani accosta i Ceri a “oggetti di forma allungata destinati ad essere incendiati”. L’unica altra festa dei Ceri in Italia, quella di San Giovanni a Firenze, documentata tra XIV e XVI secolo, dà altri elementi: “i ceri fiorentini erano grosse torri i legno, carta e cera,cave all’interno e piene di carta, portati a spalla alla chiesa di San Giovanni il 24 giugno; conservati nella chiesa, i vecchi venivano distrutti ogni anno per far posto ai nuovi”. Antichi documenti, ricordano che anche i ceri eugubini erano distrutti di anno in anno. Ma c’è un precedente nel mondo romano. Gli Argei erano manichini di giunchi che pontefici e vestali gettavano dal ponte Sublicio nel Tevere a maggio. Dionigi di Alicarnasso la definisce la più grande cerimonia di purificazione di Roma fissata per le idi di maggio (il 15). Entrambe le cerimonie, insomma, rientrano nei sacrifici di capri espiatori catalizzatori del male per purificare la città.