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Visualizza Versione Completa : (U.I.L.) Unione Italiana del Lavoro - Rassegna Sindacale



Österreicher
18-04-02, 14:41
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

da Il Velino Orenove Anno V - n. 72 del 18.04.2002
Mentre i presidenti delle Camere stanno cercando di organizzare i lavori parlamentari al fine di rendere possibile sia le sedute comuni per l'elezione dei due giudici della Consulta sia la continuazione del lavoro legislativo delle Camere, Isabella Bertolini, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera ha fatto una interessante scoperta: non è vero che l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori era stato intoccabile fino alla proposte di riforma del governo Berlusconi di centrodestra. Il governo Amato, di centrosinistra, verso la fine della scorsa legislatura, lo ha cambiato. Anzi lo ha proprio abolito per una categoria non secondaria di lavoratori, i dipendenti delle imprese cooperative. Insomma, grazie ad un governo di centrosinistra, i lavoratori dipendenti delle coop non rientrano nel regime di reintegro dell'articolo 18. E non hanno neppure quell'aumento di indennizzo che propone Berlusconi.

Quello che mi chiedo io, per cosa hanno scioperato i lavoratori delle cooperative? Infatti, mentre quasi interamente la grande distribuzione non ha subito contraccolpi dallo sciopero, le cooperative hanno tenuto giù le serrande.
Misteri cooperativi....

nuvolarossa
18-04-02, 17:57
Bella questa tua domanda !

Strano che coloro che si sono addannati l'ugola nell'urlare contro l'attacco pauroso alla Cooperazione da parte della Casa delle Liberta' abbiano fatto scena muta nell'occasione da te citata.

"Misteri della fede"
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NUVOLAROSSA website (http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/index-12.html)

Beppe (POL)
02-05-02, 22:22
NESSUNO VUOLE CONDIVIDERE CON ME LA SENSAZIONE PER LA QUALE DOPO LA SVOLTA DI DESTRA NEL PRI DI G. LA MALFA SI FACCIA A GARA A CHI E' PIU' ESTRANEO ALLA TRADIZIONE REPUBBLICANA? CITO: ATTEGGIAMENTI LIVOROSI CONTRO I SINDACATI, SENZA COGLIERE I DISTINGUO E LE ARTICOLAZIONI STRATEGICHE. LEGGIAMO IL SITO DEL PRI ED APPRENDIAMO CHE I FREQUENTI FERVORINI SONO SEMPRE A SENSO UNICO:PREDICATORI E PESANTEMENTE MAGISTRALI. SENZA SPAZIO ALLA RIFLESSIONE. IL CHE, PER UN PARTITO DI MATRICE LAICA, LA DICE LUNGA.

Alberich
03-05-02, 02:05
e quello che molti tentano di dire...

kid
03-05-02, 12:02
illustrateci, per cortesia i distinguo e le articolazioni strategiche del sindacato che la segreteria repubblicana ignora nella sua bigotta e miope attività politica e vi assicuro che pererò la vostra ragione con tutte le mie forze all'interno della direzione del partito. Grazie.

la_pergola2000
03-05-02, 13:31
Caro beppe
insinui, insinui, insinui, come è bello leggere le tue insinuazioni, sai cosa credo? Che tu sia un repubblicano pentito o un provocatore.
Perchè quello che insinui, non dici , ma insinui, è una interpretazione degli interventi sul sito.
Come fai a sostenere le prese di posizione sul sindacato se prima non sapevi cosa pensavamo del sindacato?
Come fai a dire delle prese di posizione sul sindacato se non sai come ci hanno trattato i sindacati, pur se iscritti al sindacato?
Come fai a insinuare cose sul sindacato, ma di quale sindacato?
Spiegaci su quale sindacato abbiamo dibattuto e se quelle tesi erano giuste o no!Spiegaci la posizione del sindacato dopo l'assassinio di Biagi, quello democratico, non l'ipocrita miliardario Enzo Biagi, Spiegaci che posizione hai nel sindacato, se sei un repubblicano pentito o un repubblicano che non è d'accordo sulla linea del congresso di Bari;
I congressi si fanno per trovare una linea politica e non per insinuare e provocare:
Ciao simpatico provocatore.
P.S. Se non spieghi chi sei come facciamo a rispondere alle tue provocazioni?
Come vedi accettiamo qualsiasi critica e provocazione, se sei un democratico devi per forza rispondere.

lucifero
03-05-02, 17:00
pergola,
guarda che sei pesante con questo "qualificati!" ogni volta che qualche nuovo amico si affaccia al forum.

Non mi meraviglio che siamo rimasti 4 gatti (dei 4 gatti che i repubblicani sono).

Nello specifico, sindacato a parte, sembra anche a me, e l'ho scritto più volte, anche se nessuno me ne ha dato mai spiegazione, dopo la svolta a destra abbbiamo abbandonato il ruolo di cosienza critica dei nostri alleati per assumere il ruolo di coscienza critica della parte opposta.

O ce lo hanno assegnato, questo ruolo?

la_pergola2000
03-05-02, 19:22
Caro Lucifero
mi dispiace se a te appaio pesante, ma la mia risposta era rivolta a beppe.
Sindacato a parte per niente, il "sindacato" questa sanguisuga, io lo vivo e lo subisco, quindi credo di aver qualche titolo per rispondere
Per quello che riguarda il PRI, vorrei sapere quante volte nel passato qualcuno che non sia stato della UIl, si sia interessato del sindacato.
Ora che la CGIL ha speso 30 miliardi per dare l'addio a Cofferati qualcuno si scalda.
Io sono disposto a parlarne sino all'infinito, fammi qualche domanda.
Ciao.

echiesa
03-05-02, 21:30
Ugo La Malfa ci teneva al Sindacato, stai tranquillo. E poi lapergola, tutte le volte che arriva qualcuno di nuovo e dice qualcosa che a te pare stonato non puoi mica sempre dire che è un ex, un provocatore, la Sbarbati travestita o Bogi con altro nome!!!! Insomma, altrimenti qui ci troviamo nemmeno in numero per fare un briscola.
Sul sindacato poco mi è piaciuta la posizione del Partito: Nucara ha incontrato l'UGL e quando la UIL si è detta daccordo con lo sciopero dell'aprile il comunicato stampa diceva che a questo punto altri Sindacati avrebbero potuto diventare "limitrofi al partito", questo è stato detto e mai smentito( le virgolette sono le mie)
Solo ora sotto elezioni vi è stata qualche presa di posizione un pò polemica, ma cavolo, " il giornalismo criminoso" era un pò pesantuccia, non pensate????????Su altri fatti abiiamo fatto finta di nulla o non abbiamo votato o difendiamo scelte che mha.... dire che siano contro alle nostre idee è dire poco ( la presa di posizione di lamalfino sulla scuola dell'anno scorso fu per me clamorosa)
La pergola, la presa di posizione del sindacato sul POVERO Marco Biagi è stato un milione di persone in piazza. Berlsuconi bollò la morte di D'antona come regolamento di conti della sinistra e non mandò manco le condoglianze alla vedova, tanto per chiarirci.
saluti
echiesa:fru

Beppe (POL)
04-05-02, 12:29
Nell'anno accademico 1968-69 mi iscrissi all'università. All'epoca le assemblee e le occupazioni erano quotidiane. Talvolta partecipavo curioso ed una volta assistetti alla seguente scena: il capo assemblea, barba arruffata e grande bocca sempre spalancata, dichiarò che sarebbe stato necessario votare per "individuare i fascisti che votavano contro".
Dopo un po' di tempo presi esperienza e coraggio e mi provai ad intervenire. Il capo mi concesse la parola dichiarando:" adesso interviene il compagno..," Qualche minuto dopo si rese conto dalle mie parole che il termine compagno non mi calzava Mi tolse la parola.
Piccole lezioni dalle mie esperienze.Ma da quel di' ho radicalmente preteso di non essere valutato preventivamente, di esercitare il mio naturale diritto di espressione non subordinandolo a nessuno e respingendo le semplificazioni sistematiche.

la_pergola2000
04-05-02, 13:18
Caro beppe
come mi dici il fanatismo non ti si addice, ti ringrazio e rinnovo gli auguri per la tua e la nostra battaglia sulle assunzioni in "religione cattolica".

la_pergola2000
04-05-02, 13:28
Caro chiesa
le considerazioni sul sindacato sono solo le mie e non del partito. Le mie considerazioni sul sindacato, io iscritto al sindacato da moltissimo tempo, sono frutto di esperienze personali e di altri.
Come il sindacato sta nelle istituzioni bisognerebbe una volta per tutte spiegarlo ai più e non credere supinamente quello che fanno e disfanno i capi.
Le considerazioni che fai sull'Ugl le accolgo e siccome non le condivido esporrò le mie considerazioni su ciò, per questo ti ringrazio.
Quando faccio riferimenti al passato è per produrre esperienza e non per criticare, anche se ne ho subito personalmente le conseguenze.
Quando in un partito e con la scusa di esso e del suo passato si fanno considerazioni personali, quando non personalissime, cosa deve dire un semplice dirigente? Stare Zitto.
Vedo che voi non state zitti, anzi è dal confronto che nascono i dibattiti e così si può anche crescere insieme.
Ciao.

echiesa
04-05-02, 13:59
una precisazione è necessaria: non era l'UGL ma un altro sindacato che Nucara ha incontrato, ma la critica dopo il Congresso e la "velata minaccia" ( il termine è forte , lo so, ma non me ne viene altri al momento), è vera.
Mi spiace se il mio intevento possa essere apparso censorio, non era nelle mie intenzioni, come sono daccordo che il sindacato non sia la panacea di tutti i mali. Ma nemmeno il nemico dei lavoratori. saluti
echiesa:fru

la_pergola2000
04-05-02, 14:53
Caro echiesa
lo so che non sei censorio, anzi di tutti quelli che intervengono nel sito sei il più democratico, senza nulla togliere agli altri, e senza dare patenti.
Non critico il sindacato in quanto principio, ma quando si "fa uomo" come dice Trilussa "lo scazzotto".
La manifestazione della Cgil con Cofferati era una manifestazione di un sindacato e non di difesa del povero Biagi, quello democratico e non il miliardario ipocrita nonchè giornalista.
La manifestazione del primo maggio, Cofferati dopo dico "dopo" l'ha voluta dedicare a Biagi.
Tutta qui la notizia.
Il recupero di Biagi da parte dei ds e della Cgil è tardiva e inopportuna.
Dovremo essere noi a propagandare le tesi di Biagi, intanto sul nostro sito www.pripesaro.it abbiamo messo da tempo il testo intero del libro bianco sul lavoro.
Una revisione del sindacato dovrebbe già esserci, purtroppo dalle parole di D'Alema, intervista sul Corriere, si evince che il riformismo del Ds sarà lungo, quindi sarà lungo il revisionismo del centrosinistra se la Margherita e lo SDI saranno ancora succubi dei ds.
Avete visto come Santoro ha organizzato la marcia di avvicinamento alla politica di Cofferati?
Molto soft, "niun mi tema" ha esordito Cofferati, il motto assomiglia molto ad un motto di D'Annunzio "a niun secondo" qualche aspirante premier nel centrosinistra si sente già un brivido nella schiena.
Ciao e buona domenica.

nuvolarossa
05-05-02, 09:19
Diamo il Benvenuto a Beppe sul Forum dei Repubblicani Italiani

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Beppe (POL)
05-05-02, 11:28
Grazie, Nuvola Rossa.
Spero che il sito possa allargarsi e diventare un punto di incontro dei repubblicani di tutta Italia. Ed anche il luogo di elaborazione delle azioni dei repubblicani. Valuta se il ricorso contro la religione di stato possa essere argomento del passaparola per sollevare un diffuso dibattito e qualificare il pensiero laico.
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Su questo argomento vedi anche.......:
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=8733
E' plausibile ?

nuvolarossa
05-05-02, 14:59
Che cos'è l'Ocse e cosa fa l'Ocse

Milano – Cosa c'è dietro la sigla Ocse? L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) è stata istituita con una Convenzione firmata a Parigi il 14 dicembre 1960, ed è entrata in vigore il 30 settembre 1961, allo scopo di promuovere delle politiche che mirino a realizzare la maggiore espansione possibile dell'economia e dell'occupazione ed un innalzamento del livello di vita dei Paesi membri; inoltre di contribuire all'espansione del commercio mondiale su una base multilaterale e non discriminatoria, in conformità agli impegni internazionali. Tutto questo nell'ottica di contribuire a una sana espansione economica nei Paesi membri, e non solo in questi Paesi, in via di sviluppo economico.

I membri dell'Ocse sono: Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Stati Uniti., Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria. L'Organizzazione intrattiene relazioni e partenariati con altri settanta Paesi.

La Commissione della Comunità Europee partecipa attivamente ai lavori dell'Ocse.

tratto da "Libero" 4 maggio 2002

nuvolarossa
05-05-02, 15:03
Dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo via libera anche alla riforma del falso in bilancio

L´Ocse approva la legge italiana sulle rogatorie

Castelli e il centrodestra esultano: smascherate le bugie dell'opposizione

Il ministero degli Esteri ieri mattina ha fatto filtrare una notizia salutata con entusiasmo dalla maggioranza di governo. Si tratta del semaforo verde che l´Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha accordato sia alla famosa legge sulle rogatorie che a quella (non meno celebre) sul falso in bilancio. Nei primi mesi del governo Berlusconi, le due leggi avevano attirato dall´estero parecchie critiche, rilanciate dall´opposizione di centrosinistra. Si era detto che il premier le aveva volute per scrollarsi di dosso i guai giudiziari da cui è assillato, garantendosi nei fatti una sorta di impunità. La polemica era stata feroce. Ieri, la sorpresa: l´apposito gruppo di lavoro dell´importante organismo internazionale, che si è riunito nei giorni scorsi a Parigi, ha dato pienamente ragione al Cavaliere. Non solo l´Ocse ha riconosciuto, secondo la Farnesina, la piena conformità della nostra legislazione ai requisiti della Convenzione sulla corruzione dei pubblici ufficiali nelle transazioni economiche internazionali. Di più: i due esaminatori, un britannico e un messicano, sarebbero rimasti talmente soddisfatti, da suggerire che l´Italia sia chiamata a far parte di un organismo ristretto, costituito apposta per verificare l´osservanza della Convenzione Ocse. La proposta è stata accolta. Il centrodestra ha rilanciato la notizia con spirito di revanche. Si registrano almeno una dozzina di dichiarazioni festanti, tra cui quella particolarmente soddisfatta del guardasigilli, Roberto Castelli. Dall´Ocse, ha sostenuto il ministro, "arriva un importantissimo riconoscimento internazionale che fa giustizia delle tante menzogne raccontate dalla sinistra, da certi magistrati e da certa parte del mondo dell´informazione". Castelli ha il dente avvelenato perché fu soprattutto lui, quale titolare della Giustizia, a trovarsi nel mirino delle critiche. Si parlò di "colpo di spugna" per le inchieste su Berlusconi, di "leggi che ci allontanano dall´Europa". Ora Castelli canta vittoria: "Sarebbe curioso sapere come giudica la decisione dell´Ocse chi scriveva: "Grazie alla legge sulle rogatorie diventiamo fiancheggiatori dei terroristi"". Il ministro non dimentica quel "noto magistrato milanese che aveva bollato la stessa legge come un "regalo a terroristi e mafiosi". Evidentemente all´Ocse la pensano in modo diverso". Un altro ministro, quello per i Rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi, ha sfoderato toni più concilianti: "Fermo restando il legittimo dissenso dell´opposizione, va sottolineata l´infondatezza degli allarmi...". Un´eccezione, la sua. Nella maggioranza ieri si è gareggiato a chi restituiva più forte i colpi ricevuti dall´opposizione nei mesi scorsi. Tra i primi in graduatoria è svettato il presidente dei deputati azzurri, Elio Vito: "La decisione dell´Ocse di promuovere le due leggi a pieni voti smentisce ancora una volta la sinistra, che si è resa protagonista di una campagna anti-italiana all´estero". Renato Schifani, che guida i senatori di Forza Italia, non ha dubbi: "L´Ocse, sollecitata dalla Svizzera a intervenire, sbuguarda i veleni delle nomenclature uliviste". Il referendum ipotizzato dalla sinistra, tira le somme il resposabile giustizia di Fi, Giuseppe Gargani, ha dunque "una precisa fisionomia denigratoria". Unica voce contraria, quella del senatore diessino Guido Calvi. Il quale accusa Vito e Schifani di "mistificare la realtà e di ingannare gli italiani, utilizzando indebitamente fatti che non c´entrano nulla con il contenuto della legge". Secondo Calvi, non era mai stata in discussione la coerenza delle due leggi con l´ordinamento internazionale, dunque non c´è da sorprendersi che l´Ocse abbia dato il via libera. "La profonda ingiustizia della legge sulle rogatorie", insiste Calvi, "attiene semmai al nostro sistema interno". La sua, peraltro, è stata ieri una voce nel deserto.
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tratto da r.r. "La Stampa" 4 maggio 2002

Österreicher
07-05-02, 02:06
Originally posted by nuvolarossa
Bella questa tua domanda !

Strano che coloro che si sono addannati l'ugola nell'urlare contro l'attacco pauroso alla Cooperazione da parte della Casa delle Liberta' abbiano fatto scena muta nell'occasione da te citata.

"Misteri della fede"
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Sono giorni che disperatamente cerco di avere una risposta. Ho provato in vari forum di discussione, sono stato censurato su altri, mentre da una mailing list del sindacato sono stato semplicemente espulso, con tanto di insulti via mail del moderatore.

Ma cosa ho detto? :rolleyes:

nuvolarossa
07-05-02, 15:45
L'OCSE: Italia promossa per rogatorie e falso in bilancio

L'OCSE - l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi - ha accordato semaforo verde a due leggi approvate dall'attuale maggioranza parlamentare: la legge sulle rogatorie e quella sul falso in bilancio.

C'è di più. Non solo l'autorevole istituto ha riconosciuto la conformità dei due provvedimenti ai requisiti richiesti dalla Convenzione sulla corruzione dei pubblici ufficiali nelle transazioni economiche internazionali, ma ha chiamato l'Italia a far parte di un apposito organismo ristretto costituito per verificare il rispetto della Convenzione stessa.

Nel darne notizia, il quotidiano "La Stampa" osserva - in un articolo che abbiamo pubblicato sabato scorso sul nostro sito - che "nei primi anni del governo Berlusconi le due leggi avevano attirato dall'estero parecchie critiche, rilanciate dall'opposizione di centro-sinistra. Si era detto che il premier le aveva volute per scrollarsi di dosso i guai giudiziari da cui è assillato, garantendosi nei fatti una sorta di impunità. La polemica era stata feroce".

Proprio così. Queste critiche "feroci" le ricordiamo bene. Furono sollevate dall'opposizione, con toni di inusitata violenza; da un paese straniero che ha poi sollecitato l'intervento dell'OCSE (e che evidentemente aveva qualche altro interesse da coprire e difendere); da magistrati prossimi alla pensione o in piena attività di servizio; da giornalisti più o meno indipendenti, nella carta stampata o nelle reti della televisione di stato. E anche, dulcis in fundo, da qualche repubblicano privo evidentemente di solide conoscenze giuridiche.

E adesso? Come si conciliano queste critiche - che furono, ripetiamo, "feroci" - con le valutazioni dell'OCSE? L'unico a parlarne, nell'opposizione, è stato il senatore diessino Guido Calvi, per il quale - come riferisce sempre "La Stampa" - non era in discussione la coerenza delle due leggi con l'ordinamento internazionale, ma con il nostro sistema interno. Come dire, in altre parole, che il nostro sistema interno non è coerente con il sistema internazionale. O almeno così ritiene l'opposizione.

Roma, 7 maggio 2002
--------------------------------------------------------
tratto dal sito web del
Partito Repubblicano Italiano (http://www.pri.it)
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NUVOLAROSSA website (http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/index-12.html)

nuvolarossa
21-05-02, 21:48
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//UIL06.jpg

G. Oberdan
22-05-02, 00:34
vorrei fare un piccolo esempio. A Lucca siamo sempre stati fedeli servitori (intendo i Repubblicani) della UIL perchè credevamo e crediamo (oddio ora meno..) nel ruolo importante di un sindacato laico tra una cgil appiattita sulle posizioni dei DS e la Cisl cattolica.
Bene.
Abbiamo un membro nei probiviri che non viene mai invitato alle riunioni e avevamo il responsabile della Uil Tucs che da sempre qui è repubblicana.
All'ultimo congresso provinciale, che il Pri locale ha onorato con rappresentanti di tutte le sezioni della provincia, le altre componenti locali non sono state concordi su niente tranne che "fare fuori" il nostro amico responsabile della Uil Tucs.

Al proposito leggete la dichiarazione presa dal sito della mia sezione. Ha darla a caldo è Angelo Reali, nella Uil dal 68! Non uno che si era iscritto ieri e uno che alla Uil ha dato veramente tanto. Adesso è il probiviro provinciale di cui vi parlavo

Dal sito Sezione della Valle del Serchio (lu)

10 ottobre

In merito al congresso provinciale della UilTucs il Segretario Politico della Sezione "Oberdan" del Pri ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Trovo inaccetabile che all'interno di certi organi sindacali, dei quali i Repubblicani, come i socialisti e i cattolici, hanno fatto parte fin dalle origini e per i quali hanno lavorato senza mai risparmiarsi per conquistare quei diritti inalienabili dei lavoratori, si cerchi in tutti i modi di soffocare la loro importante presenza senza nemmeno un motivo logico. L'Amico Giorgi, precedente segretario UilTucs, aveva fatto un ottimo lavoro. Facendo parte della Uil pure io cercherò di capire il motivo di questo comportamento nei nostri confronti, ma ho paura che sia il solito problema dell'ingerenza dei sindacati nelle vicende politiche".

Angelo Reali Segretario sezione "Guglielmo" Oberdan Media Valle del Serchio - Garfagnana

(la trovate nella pagina del Segretario Politico/Comitato Direttivo in fondo
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//OBERDAN02.JPG

Jan Hus
23-05-02, 00:43
TUCS?

G. Oberdan
23-05-02, 00:53
Credo sia esattamente "Turismo, commercio e servizi" :)

http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//OBERDAN02.JPG

nuvolarossa
27-06-02, 22:37
La delegazione del Pri al XIX Congresso Nazionale dell'AGCI

Una delegazione del PRI guidata dal Presidente del partito on. Giorgio La Malfa e dal Segretario nazionale on. Francesco Nucara e composta dal sen. Antonio Del Pennino, dall'Amministratore Giancarlo Camerucci, dal Responsabile delle Politiche Sociali Lauro Biondi e dal Responsabile della Stampa Pino Vita seguirà i lavori del XIX Congresso Nazionale dell'A.G.C.I. la cui attività come è detto in un comunicato della segreteria nazionale è stata sempre coerente con l'impostazione, i valori e gli obiettivi del movimento repubblicano.

Su questa linea - conclude il comunicato - l'A.G.C.I. ha contribuito all'affermazione di quelle forme più produttive e reali della cooperazione che hanno inciso positivamente nello sviluppo dell'economia del Paese.

Roma, 26 giugno 2002

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tratto dal sito web del
http://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif (http://www.pri.it)

nuvolarossa
29-06-02, 20:47
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MAZZINI E LA COOPERAZIONE
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di Alessandro Militello
Non è solo dei mazziniani di stretta osservanza l'opinione
per cui il cooperativismo, con tutta legittimità storica ed ideo-
logica, nonche ad insigne suo vanto, saluta in Mazzini uno dei
suoi «santi padri». E' dal solco del suo pensiero e della sua a-
zione sociale che uscì il primo movimento emancipatore dei
lavoratori italiani dal quale e nel quale, per processo di diffe-
renziazione, sorsero le prime affermazioni concrete del coope-
rativismo italiano.
Questo si delineò nei suoi caratteri e si venne consolidando
attraverso i memorabili primi Congressi operai nazionali poi
dell'organizzazione nota col titolo «Patto di Fratellanza» che
portava tra i suoi scopi statutari «la moltiplicazione delle So-
cietà Cooperative di ogni specie» (1871). Insigni divulgatori
dell'idea cooperativa e fondatori di società e consorzi coopera-
tivi furono -ne citiamo solo alcuni -Viganò, Armirotti, Rota,
Maffi, Filipperi, Minuti, Vinzacco, lo stesso Saffi e con lui Mau-
rizio Quadrio discepoli e amici del Mazzini.
A parte l'opera dei seguaci, quella stessa del Mazzini trova
significativi riconoscimenti tra politici storici e studiosi della
cooperazione: da Luigi Luzzatti, che lo chiamò «Maestro del-
l’italica Cooperazione» ad Achille Loria, attestante che il gran-
de vegliardo alle soglie della morte si dimostrava ancora «un
credente risoluto ed appassionato del nuovo vangelo della
cooperazione»; da Emesto Nathan, che inaugurando, come
sindaco di Roma nel 1911, il XVII Congresso Generale delle
Cooperative Italiane, salutava il Mazzini «uno tra i più caldi,
più ispirati apostoli della cooperazione» -a G. G. Holyoake, il
cooperatore inglese, autore della storia dei Pionieri di Rochda-
le, il quale volle sulla sua bara la bandiera di Mazzini.
Per cecità di parte si negò da taluno che spetti al Mazzini il
primo posto nella storia della Cooperazione in Italia.
Si tratta dj stabilire quale sia appunto quel posto. Ammet-
tiamo senz' altro che Mazzini non può definirsi un cooperativi-
sta nel senso odierno, tecnico della parola. Non dimentichia-
mo però che nelle prime affermazioni di questo movimento
tanto i concetti che la terminologia erano assai generici ed in-
certi. Non è però da stupire se anche la prima parola generaliz-
zatasi in questo campo, «Cooperazione», non si trovi sempre
negli scritti del Mazzini. Egli si tenne viceversa al gran termine
generatore «Associazione», che abbinato all'altro -libertà -co-
stituisce il binomio in cui sintetizzò mirabilmente l'ideale svi-
luppo dell'emancipazione umana.
Fin dal 1835 egli affennava che l' Associazione dell'umanità
«in imprese di lavoro» è uno dei destini dell'avvenire, predi-
cando affinche lo spirito di associazione si diffondesse dapper-
tutto, per tutte le classi, «comunicando nuovo impulso ai lavo-
ri agricoli raddoppiando .le forze dell'industrie migliorando
sempre più le condizioni del popolo; contenendo l'individuali-
smo, generatore di pace, concordia ed amore».
Nel 1843 egli enunciava il credo di una futura «associazio-
ne del capitale, dell'intelletto e del lavoro», e nel 1849 appare
nella sua opera per la prima volta una delle sue concezioni
fondamentali: «il lavoro libero è sempre più produttivo di
quello servile». Ma il lavoro non può rendersi libero se non
nell'associazione spontanea dei lavoratori. Ed eccolo farsi inci-
tatore dei primi movimenti operai in Italia; ai quali assegnava
fra gli altri scopi quello di «preparare quella unione del capi-
tale col lavoro che costituirà la vera vostra emancipazione»
(lettera agli operai di Milano, 1863). Ritorna in questo messag-
gio un concetto base, l'unione del capitale e del lavoro nelle
stesse mani, che egli trattando aveva chiaramente esposto nei
Doveri dell'Uomo, come mezzo risolutivo della questione socia-
le. «Quando la società non conoscerà distinzione fuorche’ di
produttore e consumatore -egli scrisse nel capitolo XI dedica-
to alla questione economica -quando i frutti del lavoro, inve-
ce di ripartirsi fra quella serie d'intermediari, che, comincian-
do dal capitalista e scendendo sino al venditore al minuto, ac-
cresce sovente del 50% il prezzo del prodotto, rimarranno in-
teri al lavoro; le cagioni permanenti di miseria spariranno per
voi». In questa identificazione del produttore lavoratore col
consumatore, nell'abolizione degli intermediari non c'è forse
l'essenza e la meta di tutto il cooperativismo? «il lavoro asso-
ciato -prosegue poco più oltre –il riparto dei frutti del lavoro,
ossia del ricavato della vendita dei prodotti, tra i lavoranti in
proporzione del lavoro compiuto e del valore di quel lavoro: è
questo il futuro sociale. In questo sta il segreto della vostra e-
mancipazione, Foste schiavi un tempo; poi servi; poi assala-
riati; sarete fra non molto, purche il vogliate, liberi produttori
e fratelli nell'associazione».
Questo avvenire può cominciare ad attuarsi subito nell'as-
sociazione «libera, volontaria, ordinata su certe basi da voi me-
desimi, tra uomini che si conoscono e s'amano e si stimano
l'un l'altro...». Il Maestro insiste sui caratteri di spontaneità ed
omogenea intimità «<associazioni di nuclei formati a seconda
le vostre tendenze», le quali,
animate da «fermo volere e spirito di sacrificio,
contengono il segreto di tutta una trasformazio-
ne sociale»).
A questa sua associazione Mazzini assegna taluni caratteri
che la indicano come il prototipo ideale delle cooperative. «Li-
bertà di ritrarsi, senza nuocere alla associazione -egli scrive (e
ritorna sempre il tema della spontaneità) –eguaglianza dei soci
nelle elezioni d'amministratori a tempo o, meglio, soggetti a
revoca; ammissione posteriormente alla fondazione, senza esi-
genza di capitali da versarsi e costituzione d'un prelevamento
a pro' del fondo comune sui benefizi dei primi tempi; indivisi-
bilità, perpetuità del capitale collettivo; retribuzione per tutti e-
guale alla necessità della vita; riparto degli utili a seconda della
quantità e della qualità del lavoro di ciascuno
-sono queste le
basi che voi dovrete dare alle vostre associazioni».
Questo passo, frutto d'esame meditato e severo, come av-
verte lo stesso Autore, meriterebbe ampia glossa. Una sola co-
sa è però d'avvertire: nel 1860, quando apparvero i «Doveri del-
l'Uonw», non c'era ancora una teoria giuridica del cooperativi-
smo; tanto meno una legislazione specifica. E tuttavia qui ve-
diamo molti principii che successivamente furono consacrati
nelle leggi e nei codici.
E' chiaro, dunque, che Mazzini -pur coll'affiato innovatore
che è proprio del suo spirito messianico -abbia avvisato a
quella tipica forma di ordinamento economico che ebbe nome
e figura di Cooperazione. Del resto, leggendo i passi successivi
dei «Doveri dell'Uomo», ove egli affronta l'aspetto finanziario
della questione, non appare lecito alcun dubbio. «Ma il capita-
le? Il capitale primo col quale potrà iniziarsi l'associazione? Da
dove ritrarlo?» -egli si domanda, e ne avvista tre sorgenti: «La
prima sta in voi, nelle vostre economie, nel vostro spirito di sa-
crificio… Voi potete contribuire coi vostri risparmi a dare al pic-
colo fondo primitivo un aiuto in denaro o un po' di materiale
o un qualche strumento di lavoro. Potete, merce una condotta
che frutti stima, raccogliere piccoli imprestiti da parenti o com-
pagni». Il credito, appunto, costituisce la seconda fonte; e qui il
Mazzini assegna un dovere ai detentori di capitale: «Spianare
le vie del credito, sia con anticipazioni, sia fondando Banchi
che accreditino il lavoro futuro, la forza collettiva degli ope-
rai...» -passo in cui vediamo anticipata perfino la specifica fun-
zione delle banche della cooperazione. Ed infine la terza sor-
gente si ha in quel Fondo Nazionale da lui genialmente suggeri-
to nel capitolo finale dei Doveri, fondo consacrato al progresso
intellettuale ed economico di tutto quanto il paese. «Perche’ -
chiede -una parte considerevole di quel fondo non si trasfor-
merebbe colle precauzioni richieste ad impedirne lo sperpero,
in un fondo di credito da distribuirsi...alle associazioni volon-
tarie operaie, costituite sulle norme indicate più sopra, e che
porgerebbero sicurezza di moralità e capacità?».
V'è in nuce, dunque, nell'opera mazziniana tutta la dottrina
della cooperazione. E non soltanto quella di lavoro, come si ri-
tiene dai più, sebbene a questa egli più si affissasse. Tuttavia,
chi voglia intendere i rapporti tra il pensiero mazziniano e l'i-
dea cooperativa, deve cominciare col riflettere che questa ebbe
le sue prime concrete applicazioni solo poco innanzi la secon-
da metà del secolo, quando già matura era l' opera, quasi, e la
vita del Mazzini. Deve pure ricordare che se questi seppe spa-
ziare in vasti campi, fu soprattutto un politico ed un apostolo
sociale, non un realizzatore di ordine concreto.
Ma per compenso, e nei passi riportati e nel resto della sua
opera, quanta larghezza e profondità di ideali v'è per la coope-
razione!
Vero è che questa oggi è guardata senza gli originari entu-
siasmi nonostante il suo enorme sviluppo nella vita economica
contemporanea che ne attesta irrefragabilmente l'attuosa vita-
lità. Se ciò avviene -a parte la fredda ma necessaria messa a
punto della scienza, che ne ha segnato i limiti e le possibilità -è
che spesso molti cooperatori han meritato e meritano la cocen-
te frase -«Costoro vogliono rimanere sempre droghieri» -con
cui a suo tempo Owen bollò certo indifferente cooperativismo
bottegaio.
Si ponga mente al vero spirito che deve animare la coope-
razione, agli alti stimoli di emancipazione contro lo sfrutta-
mento e la speculazione che la promuovono, alla possibilità
che con l'estendersi ed il perfezionarsi essa si faccia strumento
di una progressiva affennazione della santa libertà del lavoro
patrocinata dal nostro Grande; e si integri il concetto e la realtà
della cooperazione, nel pensiero e nell'azione, con il principio
motore dell'apostolato mazziniano, l'educazione: diversi sa-
ranno il giudizio e la prospettiva. Ed a volere essere ancora più
cauti, si abbia riguardo soltanto al fatto che, anche inconsape-
volrnente e nonostante i suoi errori, nel suo insieme essa costi-
tuisce sempre un potente mezzo di educazione economica e
sociale. Anche chi la consideri con stretto senso realistico e si
rifiuta di ritenerla decisivo fattore di mutamenti sociali, sarà
portato a guardarla con più stima.
Maffeo Pantaleoni, l'economista liberale, che non era certo
un fanatico del cooperativismo, seppe vedere taluni di questi
aspetti dell'idea cooperativa, «idea di emancipazione e di ri-
bellione che sta all'opposto di mendicità» e che egli proclamò
virile. E però riconosceva che se le cooperative trovano «spes-
so occasione di avvantaggiarsi dell'opera generosa di fanatici
della cooperazione, è dovuto precisamente alla simpatia che
suscita lo spettacolo di un'azione di virile difesa».
In questa età disincantata si è forse perduto il seme di que-
sti generosi fanatici?
La cooperazione è impresa economica e sociale che esige
tanta virtuosa capacità: ma è impresa che può produrre solu-
zioni di gravi problemi.
Spetta ai Mazziniani, che nell'idea cooperativa han da ve-
dere assai di più che una virile difesa, smentire tale dubbio.
Nella loro grande tradizione c'è un inderogabile impegno.
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nuvolarossa
09-07-02, 19:42
Il patto per l'Italia e l'isolamento della CGIL

Il patto per l'Italia sottoscritto dal Governo con le parti sociali rappresenta un avvenimento di grande portata e un momento di svolta nel nostro paese. Tutti gli interlocutori hanno mostrato per un verso consapevolezza della difficile condizione economico-sociale interna ed internazionale e per altro verso la volontà di affrontarli con senso di responsabilità ed equilibrio.

Bisogna dare atto in particolare alla UIL e alla CISL di aver capito la gravità del momento e di essere riusciti a collocare le esigenze del mondo del lavoro all'interno dei problemi generali del paese. Che è poi il compito di un sindacato moderno e costruttivo.

Il governo ha ora definito una strategia riformatrice. Gli interventi previsti in favore dello sviluppo delle aree meridionali, gli sgravi fiscali, la modifica sperimentale dell'articolo 18 e le altre misure previste dal patto avviano insomma in concreto quel processo di modernizzazione del paese al quale fa spesso riferimento il Presidente del Consiglio e sul quale i repubblicani si ritengono particolarmente impegnati.

Due osservazioni vanno fatte a questo punto. In primo luogo, che il metodo della concertazione - riedizione della lamalfiana politica dei redditi - non blocca ma anzi agevola le riforme quando negli interlocutori la disponibilità al dialogo prevale sulle opposizioni pregiudiziali.

La seconda osservazione riguarda il ruolo della CGIL. Il patto per l'Italia è stato sottoscritto anche da organizzazioni storicamente schierate a sinistra, come la Lega delle Cooperative e la CNA. La CGIL è quindi isolata sia nel mondo sindacale sia nell'ambito dello schieramento politico in cui si è tradizionalmente ricompresa.

E' questa, insomma, la conferma di una considerazione che abbiamo già fatto. Cofferati è ormai uomo di divisione: nel sindacato come nella sinistra. Persegue un suo disegno politico e utilizza la CGIL come strumento di questo disegno. Spiace dover constatare che all'ambizione di un uomo possano essere sacrificati i destini di un'intera organizzazione.

Roma, 9 luglio 2002
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tratto dal sito web
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nuvolarossa
20-07-02, 02:17
Gli incontri con i sindacati parte di una strategia riformista

Gli incontri di questa settimana tra le delegazioni del PRI e del Nuovo PSI con la UIL e la CISL hanno avuto sicuramente un significato particolare.

In primo luogo sono servite a sottolineare la solidarietà che forze politiche di grande tradizione, anche se oggi numericamente modeste, hanno voluto portare a quegli esponenti del sindacalismo italiano che con indiscusso coraggio hanno difeso l'autonomia del sindacato dalla politica. Un'autonomia che la CGIL ha vistosamente contraddetto facendo prevalere le esigenze politiche proprie e del suo leader negli interessi reali dei lavoratori.

Ed è particolarmente significativo che questa solidarietà sia stata espressa da partiti che provenendo storicamente dalla sinistra sono in grado di apprezzare il ruolo che il sindacato, nei suoi momenti migliori e soprattutto attraverso la politica di concertazione, ha svolto nel nostro paese.

In secondo luogo sono stati, questi incontri, un ulteriore tassello nello sforzo di costruzione di quell'area laica e riformista, con vaste interrelazioni sociali, autonoma nei contenuti ma pronta a collaborare con la Casa delle Libertà sulla base di un programma di riforme, che oggi accomuna repubblicani e socialisti.

Naturalmente la partita è complessa e si giocherà nel prossimo futuro sulla capacità del governo - ma anche delle forze economiche e sociali - di dare concreta attuazione al patto per l'Italia. Repubblicani e socialisti, pur con la loro limitata presenza elettorale, possano svolgere una funzione di verifica e di stimolo su questo delicato terreno. Un terreno sul quale il governo si gioca la propria credibilità e la CISL e la UIL il loro ruolo di forza sindacale moderna, aperta al dialogo e alle riforme, attenta ai problemi dei lavoratori e del paese.

C'è infine un ultimo aspetto da sottolineare. Il PRI di Ugo La Malfa sostenne la politica dei redditi - o, come si è detto più tardi, la concertazione - quando tale scelta era impopolare, soprattutto a sinistra. In seguito questo strumento è stato largamente condiviso. Negli ultimi anni era sembrato invece che condannasse l'Italia all'immobilismo.

Il patto per l'Italia ha dimostrato - anche a chi aveva dei dubbi - che è possibile coniugare concertazione e riforme quando non si parta da posizioni pregiudiziali. La CISL e la UIL lo hanno fatto. Altre forze economiche e sociali anche. La CGIL ha preferito abbandonare lo strumento della concertazione e scegliere la via dell'isolamento. Guardando al passato e non certo al futuro.

Roma, 19 luglio 2002
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tratto da
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nuvolarossa
18-10-02, 21:26
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nuvolarossa
12-03-03, 19:42
«Basilea 2» al congresso regionale delle coop Agci

FIRENZE - Domani il VII congresso regionale dell'Agci, l'associazione delle cooperative di area repubblicana.
I lavori, che culmineranno con l'elezione dei nuovi organi dirigenti, si terranno dalle 9 al Museo del calcio di Coverciano, a Firenze (Viale A.Palazzeschi 20). Sarà un'importante occasione di confronto sul sistema cooperativo toscano in tutte le sue varie componenti. L'Agci è in questi ultimi anni in continua crescita in termini di nuove cooperative e di fatturato nei vari settori: da quello abitativo a quelli della solidarietà sociale e dei servizi. Tra gli argomenti all'ordine del giorno le norme di "Basilea 2", vale a dire il futuro obbligo del «rating», il grado di solvibilità, anche per le piccole e medie imprese che chiedono prestiti alle banche. Dopo la relazione del presidente regionale, Carlo Scarzanella, è previsto l'intervento di Fabio Dragoni, funzionario della Cabel Holding, una struttura di servizio delle banche cooperativo aderenti all'Agci.
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nuvolarossa
15-03-03, 14:14
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AGCI, l'associazione repubblicana delle cooperative

FIRENZE - l' AGCI, l'associazione delle cooperative di area repubblicana, ha chiuso il settimo convegno regionale a Firenze al Museo del calcio, ponendo come sua missione principe nel futuro prossimo di fare da tutor alle aziende iscritte nell'accesso al credito. E ciò in vista del difficile passaggio di «Basilea 2», le norme internazionali che impongono il rating per qualsiasi impresa che cerchi prestiti alle banche.
Durante il congresso è stata illlustrata anche la crescita dell'Agci: 183 cooperative aderenti, 14 in più dell'anno scorso; 123 milioni di fatturato; 1800 fra dipendenti e soci lavoratori; 10mila soci.
Rinnovato il vertice. Carlo Scarzanella è stato confermato presidente per i prossimi tre anni. Suoi vice sono Roberto Manai e Federico Pericoli. Infine i consiglieri: Franco Acciai, Luana Calvani, Alessandro Giaconi, Vasco Saviozzi, Lorenzo Tamburini, Paolo Viviani, Carlo De Luca e Antonelli Sacchetti.

nuvolarossa
17-04-03, 11:49
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... in vista dell'accordo sul contratto dei FERROVIERI ....
LA MARATONA SUL CONTRATTO

Fs: l’accordo c’è, ma la firma solo nei prossimi giorni

di LUCIANO COSTANTINI

ROMA — L’accordo c’è, ma il contratto verrà firmato solo nei prossimi giorni. E’ proprio vero, il veleno sta sempre nella coda. Il nuovo contratto degli «addetti alle attività ferroviarie» sembrava già pronto, solo da sottoscrivere quando, al tavolo, è saltato fuori il classico «imprevisto» che ha imballato la trattativa.
Comunque, in serata, l’intesa è stata raggiunta e sarà sottoscitta formalmente quando saranno state apportate le residue limature al testo di ben 300 pagine. Le delegazioni (sindacati, Ferrovie, Confindustria) in nottata hanno lavorato per superare l’ultimo, autentico scoglio negoziale: il campo di applicazione del nuovo contratto, cioè a quali settori esso dovrà essere applicato, oltre che, naturalmente, alle Fs. La cosiddetta "ala dura" degli industriali avrebbe voluto limitarlo a quattro specifiche società delle ferrovie: Trenitalia, Rfi, Italfer e Metropolis. I sindacati, invece, volevano ampliare il raggio di ricaduta anche su società collaterali, che comunque, operano nel settore ferroviario. Il compromesso sembra sia stato trovato su un termine utile anche se vago: «prevalentemente». In altre parole, il nuovo contratto dovrebbe riguardare tutti i lavoratori che svolgono la loro attività «prevalentemente» in ambito ferroviario.
Per quanto riguarda stipendi e salari, l’accordo era già stato indviduato da giorni. Almeno per i circa 100 mila ferrovieri. 85 euro di aumenti tabellari medi che saranno erogati in due tranches: 50 euro dal primo settembre 2003 e i restanti 35 dal primo luglio del prossimo anno. A questi incrementi si aggiungerà una quota di 30 euro per i dipendenti delle Fs Spa. Poi una una tantum da 2.150 euro per coprire il periodo di vacanza contrattuale: 1.600 euro da gennaio 2000 a dicembre 2002, ai quali si addizzioneranno altri 550 euro per i primi mesi di quest’anno. La durata del contratto sarà di quattro anni con decorrenza 1 gennaio 2003 e, naturalmente, sarà applicato a tutti gli «addetti alle attività ferroviarie», così come è precisato nella formulazione concordata inizialmente dalle parti.
C’è da ricordare che il contratto dei ferrovieri era scaduto il 31 dicembre del 1999, cioè quasi tre anni e mezzo fa, ma solo dal 12 febbraio scorso era scattata la no stop che aveva subito una accelerazione negli ultimi giorni. Ieri mattina, alle 8, la trattativa era stata sospesa. Nel pomeriggio erano continuati comunque gli incontri tecnici (e le telefonate) tra le parti prima di tornare al tavolo con l’obiettivo di arrivare alla firma. La maratona negoziale è proseguita in nottata. Evidentemente con qualche ritardo sulla tabella di marcia. E tradendo le previsioni dei leader sindacali e di Confindustria che erano stati preallertati per la cerimonia della firma. «Siamo alle ultime fasi, mancano solo i dettagli», diceva nella tarda mattina di ieri Luigi Angeletti. Un po’ sconsolato Guglielmo Epifani: «E’ il contratto delle firme annunciate e mai realizzate».
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tratto da IL MESSAGGERO Online 17 aprile 2003

nuvolarossa
06-12-03, 11:51
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI385.JPG

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
21-04-04, 00:38
Roma mercoledì 21 aprile h. 9,30
Sheraton Golf Parco de' Medici
V.le Parco de' Medici, 165/167

Confcooperative Assemblea 2004

Interverrà Francesco Nucara
Sottosegretario al ministero dell'Ambiente

nuvolarossa
22-04-04, 21:22
Intervento di Francesco Nucara durante la recente assemblea di Confcooperative.
Riforma del mercato del lavoro e fine del fordismo/Serve una più incisiva adattabilità al panorama dell'economia globale: un cammino ineluttabile che non significa comunque minori tutele. La nuova normativa e gli scopi mutualistici

Quando irrigidirsi negli ideologismi significa ignorare il corso di un processo epocale

Intervento pronunziato durante l'assemblea di Confcooperative. Roma, 21 aprile 2004.

di Francesco Nucara

"Progettare per modernizzare" era stato l'imperativo categorico sul quale Marco Biagi aveva dapprima intessuto la sua attività scientifica e, successivamente, la sua concezione della politica legislativa: un principio informatore sorretto dalla speranza di una effettiva metamorfosi del mercato del lavoro, verso l'equità sociale almeno quanto verso una ritrovata funzionalità.

Egli affermava che "per dare corpo a una riforma complessiva del diritto del lavoro italiano non sono certo le idee e la progettualità a mancare…(ma occorre) evitare fenomeni di destrutturazione e deregolamentazione strisciante del mercato del lavoro: fenomeni che, a loro volta, rappresentano al tempo stesso causa ed effetto di una fiorente economia sommersa di dimensioni addirittura due o tre volte superiori a quella presente negli altri paesi industrializzati".

Ed allora solo attraverso le riforme - egli affermava - è possibile eludere questi rischi latenti nell'attuale sistema del mercato del lavoro ed amministrare il cambiamento in atto tanto nei rapporti economici quanto a livello sociale.

L'obiettivo prioritario da raggiungere era, per Biagi, una condizione di maggiore trasparenza ed inclusività del mercato del lavoro da realizzare attraverso soluzioni tecniche concertate di volta in volta. Era ben presente, al suo sguardo di giurista e di ricercatore sociale, la necessità di sdoganare dalla rigidità formale del diritto ufficiale del lavoro un esercito di lavoratori irregolari e di collaboratori coordinati fittizi, adeguando il mercato italiano a quello europeo sulla scorta delle linee guida elaborate a livello comunitario nell'ambito della Strategia Europea per l'occupazione.

L'idea portante della nuova epoca giuslavorista si articola, peraltro, su di un canone dell'economia d'impresa a sua volta irrinunciabile: quello dell'attuazione di una corretta competizione di qualità tra le imprese, competizione che deve escludere la deleteria concorrenza al ribasso sul costo del lavoro attivata dalle dinamiche della dilagante economia sommersa e che, al contempo, deve e può tutelare il lavoratore stesso inteso, finalmente, come capitale umano.

Ecco nascere quel diritto delle risorse umane in grado di proiettare il sistema di relazioni industriali in una dimensione concretamente europea: l'Italia "non può conservare istituti o regole che non siano presenti in altri ordinamenti…occorre rivedere il nuovo mercato domestico alla luce degli assetti normativi e contrattuali esistenti altrove… Si tratta piuttosto di accogliere una nuova filosofia …volta a eliminare gli ostacoli alla competitività delle imprese e all'adeguamento del quadro legale al dato socio-economico, pur nel rispetto di una cornice di diritti sociali fondamentali".

Questa ‘nuova filosofia' del mercato del lavoro Marco Biagi non l'avrebbe vista realizzata appieno: qualcuno avrebbe fatto tacere per sempre la sua fervida intelligenza prima che vedesse la luce il decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276, di attuazione della legge 14 febbraio 2003 n. 30, ma soltanto dopo _ per fortuna- che le idee della riforma fossero già avviate, perché non soltanto in gran parte già trasfuse nel Libro bianco del mercato del lavoro dell'ottobre del 2001, ma anche già attuate, come nel caso della legge di riforma del socio lavoratore di cooperativa della legge 3 aprile 2001, n. 142.

In realtà, il senso della riforma ‘globale' del mercato del lavoro è oggi _ come è stato detto - l'abbattimento di una categoria monolitica ed egemone: il rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno ed indeterminato.

Se si volesse cogliere un tratto distintivo della nostra epoca, esso sarebbe certamente costituito dal progressivo, ineluttabile tramonto del logoro assetto dell'impresa fordista, nella quale è nato e si è sviluppato il tradizionale rapporto subordinato, e la sua sostituzione con una diversa e più moderna organizzazione imprenditoriale, cui corrispondono, ovviamente, nuovi modelli di organizzazione del lavoro.

In un'epoca di piena globalizzazione (o addirittura, secondo alcuni, di post globalizzazione), la dimensione internazionale del mercato ha inevitabilmente esaltato la concorrenza imprenditoriale, facendo soprattutto del costo di produzione l'oggetto principale di una competitività talvolta crudele: di qui la necessità di modelli di occupazione volti a contrarre i costi e, dunque, flessibili, temporanei, idonei ad adattarsi velocemente a nuove esigenze produttive. D'altra parte, l'impresa "a rete", non più accentrata, ma distribuita per settori produttivi e geograficamente ‘regionalizzata'; il sempre maggiore ricorso a forme produttive alternative a quelle tradizionali (ed in forza delle quali le imprese, conservando il core business, cedono in appalto a terzi interi settori di attività, secondo una collaborazione produttiva non più interna, ma esterna all'impresa) sono altrettanti fenomeni di profondo mutamento dell'originaria struttura d'impresa e, conseguentemente, del lavoro d'impresa.

D'altra parte _ e qui il discorso presenta variabili complesse - l'ideologia del libero mercato, che domina il modello di sviluppo disegnato fin dall'inizio degli anni '80 negli Stati Uniti e poi nei mercati occidentali, postula la crisi dell'impresa pubblica o, quantomeno, l'uso di essa quale strumento di governo dell'economia.

Non è solo la progressiva privatizzazione imprenditoriale a dominare la scena, quanto l'inibizione, per i singoli Stati, a condizionare l'andamento del mercato con aiuti che possano configurarsi come "alterazione" del principio di libera concorrenza. Dal calcio alle grandi crisi dei colossi industriali, da Enron a Cirio, abbiamo tutti assistito al crepuscolo dell'assistenzialismo di Stato, abbiamo tutti faticosamente accettato l'idea che non fosse più possibile, nel momento della crisi, sovrapporre lo Stato al mercato.

Tutto ciò _ delineato con una sintesi che non rende onore alla complessità del problema - ha determinato l'inevitabile metamorfosi del rapporto di lavoro. Il tradizionale apparato del rapporto di lavoro subordinato ed indeterminato, pur nell'innegabile funzione sociale di garanzia di stabilità che esso ha svolto e svolge, è sembrato progressivamente incompatibile con un apparato imprenditoriale volto a ‘difendersi' non soltanto dalle ‘Tigri d'oriente', ma dalle frequenti crisi finanziarie e dalle ‘bolle speculative' che lo hanno periodicamente caratterizzato. Sono così nati i "nuovi lavori" e, come ha acutamente rilevato Giuseppe Santoro - Passarelli, le nuove frontiere del diritto del lavoro sono, oggi, i diritti che - da questa variegata tipologia dei rapporti di lavoro - occorre selezionare per tutelare. Non esiste più un'unica tutela, perché non esiste più un unico mercato del lavoro, il monolite, insomma, del lavoro subordinato ed indeterminato: al suo posto, sono sorti e si sono affermati i contratti di formazione e lavoro, i contratti a tempo parziale, il contratto di lavoro interinale, i contratti di lavoro a tempo determinato. Soprattutto, si è affermata quella galassia - ancora largamente nebulosa ma in via di progressiva chiarificazione - rappresentata dalla ‘serie' di lavori autonomi delle cosiddette collaborazioni continuative e coordinate, il cui acronimo (Co.co.co.) pare ritmare, nella sua impronunciabilità, un fenomeno a diffusione endemica. Per non dire dello sviluppo del ‘terzo settore', dell'espansione del non profit, della variegatura, cioè, di quei servizi imprenditoriali che, certamente, hanno superato il tradizionale know how del lavoro subordinato.

Non sto sostenendo, evidentemente, che questa evoluzione sommariamente descritta sia _ come direbbe Voltaire - il ‘migliore dei mondi possibili' nell'ambito dei rapporti di lavoro: sto solo evidenziando uno stato di cose, rispetto al quale mi pare ingenuo un atteggiamento di nostalgia del passato, almeno quanto sterile la difesa cieca degli assetti precedenti. Non si tratta di ‘rimpiangere' (e basta) la garanzia di stabilità che il vecchio modello di rapporto di lavoro subordinato offriva, quanto di capire come oggi sia possibile offrire analoga qualità di garanzia in un contesto profondamente mutato.

In questo senso credo che le forme di lavoro associativo rappresentino la via di un futuro da poter percorrere: ed è questo il senso della mia presenza oggi tra voi.

Perché è avvenuto che, nell'ambito del lavoro cooperativo, la normativa _ quale che sia il giudizio complessivo su di essa - ha certamente colmato un vuoto prima esistente, ammettendosi oggi _ ciò che costituisce la principale connotazione della legge n. 142 del 2001- che in capo al socio lavoratore, oltre ad un primo rapporto di tipo associativo, e in conseguenza di esso, si attivi un secondo rapporto, di lavoro, che può essere alternativamente di tipo subordinato, parasubordinato o autonomo. Nella stessa figura del socio lavoratore di cooperativa si cumulano, insomma, una variegatura di diritti ed obblighi: basti pensare, ad esempio, alla completa estensione (tramite l'art. 2 della legge) ai soci lavoratori subordinati del reticolo di garanzie costituito dallo Statuto dei lavoratori.

Non intendo, ovviamente, scendere nel dettaglio. Voglio solo evidenziare che questa pluralità di prospettive del lavoro in cooperativa rappresenta un indizio di ciò che si diceva sopra: che, cioè, i modelli devono essere adattabili al mercato, ma che tale flessibilità non significa, necessariamente, perdita delle garanzie, minor tutela del lavoratore. La flessibilità è dettata dalle regole del mercato: occorre prendere atto della sua ineluttabilità e, senza inutili tentativi di ormeggi al passato, pensare a nuove flessibilità, a nuovi adattamenti delle garanzie del lavoratore. Di certo, anche la normativa sul lavoro in cooperativa è perfettibile, soprattutto in numerosi punti ancora oscuri: ma già l'avere concepito una figura che partecipa, per un verso, del ruolo di gestore dell'impresa sociale e, per altro verso, di quello di lavoratore per il raggiungimento dello scopo mutualistico, pare un segno di dinamismo non indifferente.

E' fondamentale che in questa riflessione sul nuovo modello di ‘mercato del lavoro' nessuno si irrigidisca nell'ideologismo, negando il corso di un processo storico che non si arresta certo con l'ideologia, ma si governa con la ragione: secondo il metodo del dialogo sociale, suggerito in maniera convinta da chi ha sacrificato la vita per questa idea.

Ho ascoltato con molto interesse la relazione del Presidente Massimo Stronati e ne ho apprezzato in modo particolare quei passi che riguardano l'attenzione che il mondo cooperativo riserva alle tematiche della sostenibilità ambientale.

Negli ultimi anni l'atteggiamento della politica è cambiato rispetto a questi temi e l'ambiente non è più considerato un freno allo sviluppo bensì una risorsa.

In questo senso grande importanza la cooperazione dovrebbe dare al sistema di qualità e alla certificazione ambientale Emas. Molte imprese ormai stanno adeguando i propri impianti allo scopo di ridurre non solo le emissioni inquinanti ma anche i costi di smaltimento.

La Confcooperative si dovrebbe quindi attrezzare, perché nell'ambito dell'ambiente vi sono ampi spazi di intervento che potrebbero agevolare la nascita di imprese cooperative. Soprattutto nel campo della raccolta dei rifiuti, della tutela dei parchi, del monitoraggio delle risorse idriche, si potrebbe operare per la creazione di nuovi posti di lavoro.

Infine una esortazione.

La cooperazione è forte nelle regioni settentrionali. Occorre imprimere rapidamente una svolta affinché anche nel Mezzogiorno essa sia protagonista dello sviluppo economico.

Questo dovrebbe rappresentare nel medio termine un obiettivo fondamentale della vostra organizzazione e ritengo che voi abbiate gli strumenti adeguati e la cultura necessaria per farlo.

Green Hole
01-05-04, 14:07
Oggi è il 1° Maggio Festa dei Lavoratori e il sito del P.R.I. ben si è guardato dallo scrivere due righe in proposito ...
Forse è una festa troppo di sinistra e così è meglio lasciare ad altri l'incombenza ...
Qui stiamo perdendo per la strada, oltre che amici e consensi, anche le nostre radici: ormai Patria e Risorgimento sono terreno della destra, la "Politica dei redditi" è patrimonio della sinistra e noi belli belli andiamo a braccetto con Sgarbi!!!
Speriamo che almeno qualcuno si ricord 2 giugno ...

Lincoln (POL)
01-05-04, 15:01
cosa si celebra il 2 Giugno???:D

jmimmo82
01-05-04, 15:25
Cos'é il 2 Giugno?

jmimmo82
01-05-04, 15:36
Sarebbe bello manifestare per il lavoro se non ci fosse il pericolo di rimanere soffocati dalle bandiere di RC e CI.

Ma i comunisti credono di essere gli ambasciatori del lavoro?

LAVORO=COMUNISMO?


La smettiamo con questa propaganda ridicola?

Green Hole
01-05-04, 18:57
Io non ho mai avuto paura a sfilare con le bandiere repubblicane in cortei dove c'erano tante bandiere con la falce e il martello, proprio perchè l'egemonia degli altri si è consolidata in primo luogo perchè abbiamo lasciato loro i nostri valori.
Anzi sarei orgoglioso se oggi in Piazza S.Giovanni sventolasse anche una nostra bandiera, vorrebbe dire che ci siamo, esistiamo e siamo orgogliosi di esserci.
Purtroppo i nostri attuali compagni di merende attutiscono il mio orgoglio ... ma dalla mia trincea continerò a lottare per un P.R.I. con una nuova dignità, e allora chissà se voi ci satere ancora!

jmimmo82
01-05-04, 19:24
e neanche di coraggio, figurati se si può aver paura di un gregge di pecore rosse. Il fatto é che non é una festa alla quale partecipa tutto il mondo politico e credo che in piazza ci debbano andare o tutti o nessuno.


La strumentalizzazione di eventi popolari é una delle strategie più utilizzate dai politici dei giorni d'oggi e anche da quelli dei giorni passati....

Paolo Arsena
01-05-04, 21:52
Green Hole resisti, sei un eroe!

P.S. Noi in piazza San Giovanni c'eravamo, e con le nostre bandiere. C'eravamo il 25 aprile, e ci saremo il 2 giugno. E meno male che esistono ancora dei repubblicani a tenere vivi i nostri valori!

Green Hole
01-05-04, 23:02
Originally posted by jmimmo82
La strumentalizzazione di eventi popolari é una delle strategie più utilizzate dai politici dei giorni d'oggi e anche da quelli dei giorni passati....

Credo di aver letto da qualche parte che ti sei avvicinato da poco al P.R.I., se non consideri tutto ciò un vestito che passato di moda si mette in un armadio o si butta, è necessario che tu debba conoscere la storia di questo partito; che può piacerti o meno, ma esiste. Come esistono le nostre bandiere rosse o nere (di derivazione anarchica).
E non è un caso che mentre molti partiti della prima repubblica, parlo del pentapartito, siano spariti, i repubblicani, pur con mille "mal di pancia" ci siano ancora, il motivo è in quella storia che parte da Mazzini e che arriva a Ugo La Malfa, oltre non oso avventurarmi ...
Se invece la tua passione è contingente, allora tale è anche la tua credibilità.

nuvolarossa
24-11-04, 23:16
Senza fiato: storia incredibile alla Uil di Reggio Calabria

Siamo rimasti esterrefatti - e lo siamo ancora - dopo aver visto un servizio televisivo delle "Iene" sulla Uil di Reggio Calabria, nel quale si dimostra - telecamera alla mano - che i giovani del volontariato impiegati presso gli uffici del sindacato vengono scremati del loro misero stipendio. Su 432,80 euro che vengono loro dati, il funzionario della Uil ti chiede 180 euro di assicurazione, nonostante che l’assicurazione sia già coperta da contratto. Una volta che il volontario scopre l’inghippo, il funzionario balbetta che si tratta di una tassa di associazione, poi di un errore; alla fine, potenza della televisione, assicura che restituirà i soldi. Questo ce lo auguriamo per davvero.

Ma chi sarà in grado di restituire la dignità ad un sindacato fondato da uomini come Amedeo Sommovigo, non riusciamo davvero ad immaginarcelo. Perché siamo talmente caduti in basso, ridotti a fare la cresta sui magri stipendi dei volontari, che non riusciamo a capire come da una tale posizione si possano mai difendere gli interessi dei lavoratori. Non solo, ma ci chiediamo se vi è qualcuno che ha ancora un qualche titolo per sostenere che, a fronte di episodi come quello denunciato, la Uil abbia a cuore gli interessi del mondo del lavoro. E poi vorremmo sapere se si tratta di un caso isolato o se questa è una regola che riguarda tutta la struttura nazionale. In ogni caso noi non crediamo che si possa avere titolo alcuno, dopo casi di questo genere, per spiegare cosa si debba o non si debba fare per rilanciare il sistema Italia. Perché c’è una sola cosa da fare a questo fine: pulizia in casa propria. Quando la Uil avrà dato dimostrazione di aver cancellato tanto fango dalle proprie scarpe, e con nettezza, potremo tornare a pensare di aver a che fare con un interlocutore attendibile. Ora non lo è.
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/VACANZEDINATALE.mid

nuvolarossa
01-03-05, 13:35
Convegno venerdí su Tfr e pensione

Si parlerà di « Pensione complementare e Tfr » nel convegno organizzato dalla Uil di Parma in programma venerdí alle 15 nella Biblioteca dell'Abbazia Benedettina in Piazzale S. Giovanni. All'incontro, che verrà introdotto dal segretario provinciale Mario Miano, parteciperanno tra gli altri Franco Lotito, presidente nazione del Civ, il Comitato di Vigilanza dell'Inps e Adriano Musi, segretario generale aggiunto della Uil nazionale.

.....................................
tratto da
LA GAZZETTA DI PARMA
1 marzo 2005

nuvolarossa
02-03-05, 12:19
oggi l'incontro - Sindacati sul piede di guerra «Subito anche le regole sul Tfr»

Alberto Brambilla

ROMA Nella riunione di oggi tra governo e parti sociali sull'attuazione della delega previdenziale il governo dovrebbe presentare solo il decreto sulle «regole» sui fondi di previdenza complementare, ma non le norme sul silenzio assenso, sulle agevolazioni fiscali e sulla compensazione per le imprese che devono rinunciare al Tfr come fonte di autofinanziamento. Lo slittamento delle decisioni sui fondi ai quali versare il Tfr dei lavoratori che non si esprimeranno sulla loro liquidazione, annunciato dal sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla, ha messo sul piede di guerra i sindacati che sottolineano come il governo non abbia tenuto in alcun conto l'avviso comune raggiunto tra le parti sociali nei giorni scorsi. Nell'avviso comune le parti chiedevano di definire «la centralità della contrattazione collettiva nella definizione delle forme complementari per i lavoratori dipendenti» e «la distinzione tra previdenza complementare collettiva e previdenza complementare individuale». Oggi, quindi, come chiarito da Brambilla, (la riunione è prevista per le 9.30 nella sede del ministero del Welfare) alle parti sociali sarà presentato un decreto sulle «regole del gioco», ovvero sulla definizione dei parametri della previdenza complementare e sui poteri della Covip che sui fondi di previdenza complementare dovrà vigilare. La bozza già inviata ai sindacati non contiene quindi norme sul silenzio assenso, sulle agevolazioni fiscali e sulle compensazioni alle imprese che rinunciano al Tfr (tutte questioni ha spiegato Brambilla che saranno affrontate in un momento successivo, in un decreto che dovrebbe essere pronto tra un mese), ma chiarisce quali sono le regole alle quali dovranno attenersi le forme pensionistiche complementari e quelle individuali. I sindacati commentano con preoccupazione le dichiarazioni sullo slittamento delle norme necessarie a rilanciare la previdenza integrativa e accusano il governo di voler equiparare nella sostanza i fondi integrativi e le polizze assicurative individuali. Secondo la bozza del governo infatti sarà possibile versare, in seguito a un accordo, anche a queste polizze individuali oltre il Tfr anche il contributo a carico del datore di lavoro. «Sul Tfr e sul meccanismo del silenzio-assenso - ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani - la questione è un po' strana. Il governo ci chiede sempre di fare atti comuni. Noi lo abbiamo fatto e, invece di recepirlo, ha fatto esattamente il contrario. Si tratta di un governo che non tiene conto di quello che le parti sociali, ad esempio sul Tfr, avevano condiviso». «È una cosa strana come la vicenda degli ammortizzatori - ha spiegato il numero uno della Cisl Savino Pezzotta - quando arriva il momento di stringere, c'è qualcosa che salta. Non è il modo corretto di procedere. Gli impegni vanno mantenuti». Per quanto riguarda il versamento del Tfr nei fondi pensione in caso di silenzio assenso del lavoratore - ha aggiunto il leader della Cisl - «continueremo a chiedere che vada ai fondi negoziali. Mi preoccupa lo slittamento». «Vogliamo capire - ha detto il segretario generale aggiunto della Uil, Adriano Musi - i reali intendimenti del ministero del Lavoro perchè se fosse una politica dei due tempi saremmo totalmente contrari. Tradirebbe i contenuti della stessa delega». Musi si è detto contrario a una modalità di attuazione della delega che preveda «prima l'equiparazione tra fondi negoziali, fondi aperti e polizze individuali, una equiparazione chiesta da nessuno» e dopo «il silenzio assenso, le incentivazioni e le agevolazioni fiscali, le compensazioni per le imprese».

nuvolarossa
03-03-05, 13:30
Pensioni, riforma del Tfr in due mosse

Entro il 25 marzo le regole sulla gestione dei fondi e dopo le modalità sul silenzio assenso
Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha illustrato ai sindacati la strategia del governo. Nuovo incontro tra due settimane

di GIOVANNI LOMBARDO

L’OBIETTIVO del governo è far partire la previdenza complementare entro luglio. Ma intanto restano senza soluzione i nodi principali della riforma, vale a dire le modalità del passaggio del Tfr (Trattamento di fine rapporto) nei fondi pensione. Una cosa però è certa: il governo intende varare la riforma in due tempi. Tra il 20 e il 25 marzo sarà presentato in Consiglio dei ministri un primo decreto legislativo di attuazione della delega sulle regole di gestione dei fondi e sul rafforzamento della Covip. Successivamente, ma entro fine mese, sarà presentato alle parti sociali il decreto attuativo sul silenzio-assenso. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha illustrato ieri alle parti sociali un provvedimento sulle regole (quali sono le forme di previdenza complementare e il ruolo della Covip) e ha annunciato per fine marzo un decreto sul silenzio assenso, le agevolazioni fiscali e le compensazioni per le imprese che devono rinunciare al Tfr come forma di autofianziamento. Ma il doppio binario normativo non piace ai sindacati, che hanno chiesto di raggiungere un'intesa unica, tenendo conto dell'avviso comune raggiunto dalle parti sociali. E così è stato fissato per il 16 marzo un nuovo incontro tra Governo e parti sociali nel quale sarà decisa la strada da seguire. Le critiche. Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno contestato subito la strategia del ministero del Welfare, concentrandosi su quella parte della bozza del Governo che equipara la previdenza collettiva (i fondi pensione chiusi e aperti) a quella individuale. E sulle modalità di versamento del Tfr in caso di silenzio assenso del lavoratore, i sindacati ribadiscono che vanno privilegiati gli accordi tra le parti. «Il provvedimento sarà unico dal punto di vista organico - ha detto Maroni - probabilmente sarà diviso in due parti per garantire la partenza a luglio». Maroni ha sottolineato che per il decreto su silenzio assenso, agevolazioni fiscali e compensazioni alle imprese c'è bisogno del confronto con le Regioni e quindi l'approvazione dovrebbe essere rinviata ad aprile. Ma, proprio nell’ottica di intervento organico, il secondo provvedimento sarà messo sul tavolo già tra due settimane, nel prossimo incontro con i sindacati. Le risorse. Per quanto riguarda le risorse necessarie a far decollare la previdenza complementare, Maroni ha sottolineato che il decreto sulla competitività prevede 20 milioni per il 2005, 200 per il 2006 e 530 per il 2007. Maroni ha anche annunciato che proporrà una modifica al disegno di legge sul risparmio per fare in modo che «la Covip resti l'unico soggetto che detti le condizioni di trasparenza e accesso del tfr ai fondi pensione di qualunque tipo sia siano». Le reazioni. Per il segretario confederale della Cgil Morena Piccinini, il provvedimento proposto dal Governo presenta «criticità nel percorso e sulle regole» perché innanzitutto «si equiparano il secondo e il terzo pilastro della previdenza integrativa». Il segretario confederale della Cisl Pierpaolo Baretta afferma che è necessaria «una intesa unica», anche se poi si dovesse decidere di presentare due decreti. Il testo presentato dal Governo sulle regole è «inadeguato e insufficiente», per il segretario generale aggiunto della Uil Adriano Musi che avverte: nel caso di mancata intesa i sindacati decideranno cosa fare della previdenza complementare nei contratti. «Non abbiamo intenzione - precisa - di fare brokeraggio per nessuno». Anche secondo il vice segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini, è inaccettabile l'equiparazione tra i fondi integrativi collettivi e le polizze individuali.

nuvolarossa
04-03-05, 13:07
Pensione e Tfr: oggi convegno della Uil

ROMA - La domanda per l'offerta obbligazionaria da 1 miliardo di euro, lanciata dall'Enel, si è attestata ieri a 1,2 miliardi di euro dopo aver già toccato mercoledí il « tutto esaurito » . Lo si apprende da fonti di mercato che danno cosí per certa la chiusura anticipata dell'operazione, già lunedí prossimo. ROMA - Continua il trend positivo dei fondi comuni di investimento che, dopo gennaio, riportano un saldo positivo: 961 milioni di euro in febbraio Cresce anche il patrimonio che si attesta a quota 545.597 milioni euro. Nel complesso, secondo i dati provvisori di Assogestioni, i fondi comuni hanno raccolto, per macrocategoria: azionari - 203 milioni di euro; bilanciati - 161; obbligazionari 1.543; liquidità - 1.201; flessibili 712; hedge 271. TERNI - Per i lavoratori della Thyssen Krupp- Ast di Terni si è chiusa ieri la difficile partita con la dirigenza aziendale, una vicenda che nell'ultimo mese li aveva visti protestare, scioperare, manifestare contro provvedimenti di cassa integrazione e messa in libertà dopo la decisione della Tk di chiudere il reparto magnetico. Il sí dei lavoratori è relativo all'accordo sul futuro dello stabilimento firmato da azienda e sindacati sabato scorso e che prevede il mantenimento dei livelli occupazionali, garantiti nell'arco di sviluppo del piano industriale nel prossimo quinquennio. Ha votato a favore pi ù del 70 per cento dei dipendenti delle acciaierie, mentre oltre il 22 per cento ha detto no all'intesa. Ora i sindacati e l'intera comunità locale attendono il prossimo passo: la convocazione del tavolo nazionale, a Palazzo Chigi, per la definizione del Patto di territorio. Oggi pomeriggio si terrà un convegno su « Pensione complementare e Tfr » organizzato dalla Uil. L'appuntamento è alle 15 nella biblioteca dell'abbazia benedettina di San Giovanni. Interverrà anche il segretario generale aggiunto della Uil nazionale Adriano Musi.

nuvolarossa
10-03-05, 12:24
Polemiche sull'«integrativa»

Sindacati all'attacco sulle linee guida del Welfare per il conferimento del Tfr.
Al centro delle critiche l'intervento dei datori nella devoluzione se manca la comunicazione del lavoratore.

di Marco Rogari


Rimane a rischio la trattativa sulla previdenza integrativa. Di fronte alle anticipazioni sulla bozza del secondo decreto attuativo, riguardante l'uso del Tfr con il silenzio-assenso, le agevolazioni fiscali e le compensazioni alle imprese (si veda «Il Sole-24 Ore» di ieri), la reazione dei sindacati è stata dura. La Cgil definisce «non accettabile» un testo di questo tipo. Secondo la Uil, restano molti interrogativi da chiarire. E anche per l'Ugl rimangono diversi nodi da sciogliere. La tensione sale anche sul ruolo da attribuire alla Covip. Ma questa volta è il ministro Roberto Maroni a dare battaglia affermando che se non sarà restituita alla Covip l'intera vigilanza su tutta la previdenza complementare (e quindi modificato il testo della riforma sul risparmio), le compagnie di assicurazione non potranno usufruire del flusso di Tfr che i lavoratori sceglieranno di destinare ai fondi.
Quanto al confronto con le parti sociali, Maroni si è detto fiducioso su un accordo. Che però non appare semplice visto che i sindacati hanno già bocciato la bozza del primo decreto (sulla gestione delle forme complementari), tra l'altro contraddetto, sul ruolo della Covip, dalla riforma del risparmio. E ai sindacati, che hanno chiesto a gran voce un provvedimento unico, non piace neppure la bozza del secondo decreto. Un testo, quest'ultimo, che è ancora in fase di lavorazione. L'attuale versione non si discosta molto dalle misure prospettate dal ministero del Welfare all'inizio del confronto, che non hanno incontrato i favori delle parti sociali inducendole ad elaborare un proprio documento comune.
La bozza del Welfare. Sul silenzio-assenso il testo al quale sta lavorando il Welfare prevede una sorta di compromesso tra la posizione iniziale dello staff di Maroni e le richieste delle parti sociali: se il lavoratore non si esprime nel termine di sei mesi, il datore di lavoro, in accordo con i sindacati, potrà scegliere in quale forma complementare collettiva indirizzare le sue quote di Tfr. In caso di mancato accordo, il Tfr andrà al fondo residuale dell'Inps. Le parti sociali invece chiedono che non ci sia nessuna pronuncia del datore di lavoro e che venga data una corsia preferenziale assoluta ai fondi pensione negoziali. Per quanto riguarda gli sconti fiscali, il Welfare non intende agire sui rendimenti ma sulle prestazioni. In particolare, la bozza prevede una tassazione «a titolo definitivo» del 15%, ridotta dello 0,30% per ogni anno eccedente il 15° anno di partecipazione al sistema di previdenza complementare, con un limite massimo di riduzione del 6 per cento. In forma di compensazione alle imprese è proposto un accantonamento in sospensione d'imposta di una somma pari al 5% dell'ammontare totale del Tfr smbilizzato. Verrebbe poi elevata dal 3 al 5% la quota di salario aziendale soggetta a decontribuzione.
Il no dei sindacati. Morena Piccini (Cgil) afferma che se le indiscrezioni sul meccanismo del silenzio-assenso sono vere, la bozza «non è acettabile e riporta su un piano di indeterminatezza ciò che deve essere certo», cioè la destinazione del Tfr a un fondo negoziale. Secondo Adriano Musi (Uil), l'anticipazione della bozza «non risolve le questioni poste dall'avviso comune». Per Renata Polverini (Ugl) sono «tre i nodi che la bozza non scioglie assolutamente: portabilità, ruolo della Covip e, soprattutto, silenzio assenso».
Covip, Maroni all'attacco. «Il problema della Covip è già risolto: o sarà reintrodotto il controllo anche sui prodotti assicurativi o questi non beneficeranno del flussi di Tfr», ha detto Maroni. Che ha aggiunto: il controllo su questi prodotti può restare all'Isvap, ma «non credo che le compagnie di assicurazione vogliano tirarsi fuori da un flusso di 7 miliardi annui. Certo, se qualcuno pensa di avere tutti i vantaggi senza controllo ha capito male».

nuvolarossa
14-04-05, 13:18
La Uil e il consigliere Babini a Bruxelles manifestano contro la direttiva Bolkestein

Ravenna - Una delegazione della Uil Emilia-Romagna composta fra gli altri dal segretario generale regionale Denis Merloni, dal segretario di Ravenna Riberto Neri, da Filippo Spada, Marcello Borghetti e dal consigliere regionale del Pri Luisa Babini, si è recata a Bruxelles a manifestare davanti alla sede del Parlamento contro la cosiddetta “direttiva Bolkestein”. Il progetto di liberalizzazione del mercato dei servizi in Europa, così com’è a tutt’oggi, prevede infatti che qualsiasi prestatore di servizi possa operare in tutto il territorio dell’Unione rispettando le norme del Paese di provenienza sia sul fronte degli stipendi e della copertura previdenziale, che sul fronte della sicurezza sul lavoro e delle garanzie per il personale. Il rischio è quello del cosiddetto “dumping sociale”, cioè il meccanismo secondo il quale si tenta di massimizzare i profitti a discapito dei diritti dei lavoratori: la preoccupazione concreta è che si creino forti squilibri sociali fra lavoratori di diverse aziende erogatrici di servizi, i cui criteri di retribuzione e previdenziali non sono uniformi. Ciò significa che se la direttiva dovesse entrare in vigore così com’è, i dispositivi di sicurezza a protezione degli erogatori di servizi e di chi ne usufruisce, varierebbero in base alla legislazione vigente nel paese di provenienza e le forme di tutela potrebbero differire in modo consistente, a tutto discapito della qualità del servizio offerto. Per questo, sul progetto, ancora sul tavolo della Commissione UE, in molti si sono già espressi negativamente. L’auspicio sia della Uil che della consigliera Babini, è che “le forme di tutela sindacale e della salute dei lavoratori nel settore dei servizi non vengano diversificate, che vengano evitati dislivelli pericolosi per la stabilità sociale e che si arrivi al più presto a fissare regole omogenee, estendibili a tutti i Paesi Ue, anche ai nuovi entrati”.

nuvolarossa
16-12-05, 21:22
"Stati Generali del Mezzogiorno" oggi a Reggio Calabria/Manifestazione di Regioni, Sindacati e Confindustria. La tesi del prof. Ichino
"I precari restano la vera risorsa del Sud"

Si svolgono oggi a Reggio Calabria, nella sede del Consiglio regionale, gli "Stati generali del Mezzogiorno", un'iniziativa congiunta di Regione, Confindustria ed organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil. Alla manifestazione parteciperanno i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno, una delegazione di Confidustria, guidata dal presidente Montezemolo o da Pinifarina, e i leader sindacali Luigi Angeletti (Uil), Savino Pezzotta (Cisl) e Guglielmo Epifani (Cgil). I lavori saranno aperti dal presidente del Consiglio regionale calabrese Bova e si concluderanno con l'approvazione di un documento che fisserà le priorità per lo sviluppo del Sud.

Questa la trama, scontata, di un'iniziativa che vede insieme i rappresentanti di istituzioni che sul problema del Mezzogiorno hanno antiche e nuove responsabilità che cercano di superare, facendo fronte comune contro il governo.

L'Unione europea - sostengono- si appresta ad effettuare ulteriori tagli di finanziamenti per le Regioni dell'Obiettivo I, tagli che si vanno a sommare a quelli della Finanziaria, in via d'approvazione. Confindustria e i sindacati vogliono riproporre un documento nel quale saranno inseriti i punti ritenuti cardini per lo sviluppo del Mezzogiorno: legalità, miglioramento delle condizioni d'impresa, creazione dei distretti tecnologici, miglioramento delle infrastrutture viarie e urbane, interventi sul turismo e investimenti per aumentare la spesa al Sud, dove – sostengono - non mancano energie. Tesi che sentiamo ripetere in continuazione, ma alle quali non è seguita una riflessione approfondita sul perché queste risorse non abbiano determinato un salto di qualità nel rapporto Nord/ Sud.

Ma in questa occasione il segretario calabrese della Uil, ha messo l'accento su un tema nodale: "quello della "cultura nordista che ha finora caratterizzato la politica degli ultimi 15 anni. Il sindacato e Confindustria - dice- hanno reagito a questa cultura sottoscrivendo un accordo per il Mezzogiorno. Le altre regioni, successivamente, hanno fatto un passo in avanti rispetto alla Calabria che è rimasta indietro rispetto alle altre. Ora però bisogna mettere una pietra tombale su questa cultura. Il sistema Paese non può andare avanti se non ci sarà un sistema economico nel Mezzogiorno".

Un'affermazione significativa, provenendo dal rappresentante di un sindacato l'Uil, creata e sostenuta dal Pri e dalle forze riformiste della socialdemocrazia italiana, per reagire negli anni del primo dopoguerra a quella politica dell'unità d'azione , tipica dei fronti popolari, che veniva proposta e attuata in Italia anche in campo sindacale dal Pci e dalle altre componenti dell'estrema sinistra. Da questa scelta e dalle coraggiose intuizioni di Ugo La Malfa prese corpo, negli anni della programmazione, quella politica dei redditi che, allora minoritaria e osteggiata dalla sinistra, aprì la strada della modernizzazione del sindacato e della crescita civile ed economica del Paese. Al centro di quella politica: "la questione meridionale", alimentata dal meridionalismo laico e democratico di Francesco Compagna e Pasquale Saraceno, poneva il problema di un nuovo rapporto tra il Nord e il Sud. Quella proposta rimase, purtroppo, minoritaria rispetto agli interessi delle categorie forti e tutelate delle regioni sviluppate del Nord.

Ma l'Uil, seppe andare in quegli anni contro il mito dell'unità sindacale: fu quando i sindacalisti repubblicani e riformisti, prendendosi gli insulti dei colleghi della Cgil, scelsero una linea autonoma sostenendo la politica dei redditi.

Ancora oggi, come allora, il sindacato si trova ad un bivio tra conservazione e modernità, intesa quest'ultima come una esigenza di maggiore flessibilità del lavoro necessaria per il rilancio dell'occupazione.

Pietro Ichino ha scritto che "i precari sono il nostro secondo Mezzogiorno", volendo con questo dire che senza una certa flessibilità regionale nel mercato del lavoro rispetto al contratto nazionale collettivo, non si supera l'arretratezza storica delle regioni meridionali. "Il lavoro precario - scrive - è venuto diffondendosi in varie forme nell'arco dell'ultimo trentennio( non invidiabile peculiarità del lavoro italiano) come risposta spontanea del tessuto produttivo alle rigidità del diritto e del mercato del lavoro".

Una tesi rilevante questa di Ichino, autore del libro "A che cosa serve il sindacato?". Significativa soprattutto per chi invoca la fine del "predominio della cultura nordista" ma che deve, prima di tutto, compiere una rivoluzione culturale al suo interno. Se l'Uil non avesse perduto (e ci dispiace dirlo) il suo rapporto e raccordo con quella cultura repubblicana che, sia pure da posizioni minoritarie, aveva contrastato il populismo dei grandi partiti di massa e delle loro organizzazioni sindacali, non avrebbe avuto difficoltà a compiere, per la sua storia, questa rivoluzione.

Quando si vuole mantenere la propria identità e autonomia non ci si intruppa in Fronti e Stati generali. Espressioni che utilizzate strumentalmente da organizzazioni per bloccare la modernizzazione del Paese, finiscono per esaltare esperienze che non appartengono alla cultura e al linguaggio dei repubblicani.

Pino Vita Responsabile nazionale Enti locali Pri

nuvolarossa
06-06-06, 15:13
http://img130.imageshack.us/img130/4426/2006giugno06nuvolarossa6ue.jpg

nuvolarossa
26-06-06, 20:35
Ragione e sindacato
Come andare oltre le vecchie ideologie e la conservazione

Ci ha colpito nella relazione del segretario della Uil, Luigi Angeletti, al 14 congresso dell'associazione, una frase in particolare, che si potrebbe usare con successo come uno slogan persuasivo. Essa recita: "Andiamo oltre le ideologie e la conservazione".

Anche per noi, un sindacato moderno, all'altezza delle nuove sfide che si presentano in una società tanto articolata e complessa, non si promette di cambiare il mondo, ma, semmai, di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori: la stessa cosa che la Uil pensa di se stessa, tanto da dimostrare a proposito di avere le idee chiare e di meritare il nostro apprezzamento.

http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/economia/congresso-uil/congresso-uil/agf_8402851_04350.jpg

Venendo poi alle questioni dirimenti nel campo delicatissimo dell'economia, Angeletti ha perfettamente ragione quando dice che non è sufficiente tagliare la spesa pubblica per rilanciare l'economia del paese, e bene fa anche a ricordare che non sono state sufficienti nemmeno le tanto decantate privatizzazioni volute dal centrosinistra, senza le necessarie e complementari liberalizzazioni. Bisogna liberalizzare e tagliare le tasse sul lavoro, innanzitutto, se si vuole ripartire. E questa è la nostra stessa posizione. E comprendiamo il fatto anche che Angeletti punti molto sulla lotta all'evasione fiscale. E' più che mai necessaria, ma nessuno si illuda che possa rivelarsi da sola come una condizione sufficiente di rilancio economico. A volte abbiamo l'impressione che il nuovo governo sia invece convinto del contrario.

Angeletti fa bene invece a guardare con attenzione al complesso occupazionale del paese, cogliendo l'importanza delle misure adatte a raggiungere una maggiore flessibilità, e rifiutando ogni demonizzazione delle stesse.

Possiamo preoccuparci di trovare i giusti ammortizzatori, gli incentivi necessari, una normativa più esauriente. Ma il principio del posto fisso, così come lo conosceva la società degli anni '60, di memoria "fordista" per intenderci, non è più emblematico di una sicurezza lavorativa, e non è più plausibile, a fronte dell'espansione della concorrenza. E forse tutto il sindacato dovrebbe riflettere sulla trasformazione del mercato del lavoro, a fronte di una produzione mondiale che comprende aree fino agli anni '90 ingessate dalle economie di Stato.

Vogliamo anche aggiungere che sono i molti giovani in occidente come in oriente, in Italia come in Europa, a rifiutare il mito del posto fisso, perché esso rappresenta per loro non una condizione di sicurezza, ma quasi la rassegnazione ad ogni possibilità ulteriore di carriera e di movimento nel vasto mondo del lavoro. La Uil, comunque, mostra di essere il sindacato che vede meglio a riguardo. Lo invitiamo a tener ferma la sua posizione, per evitare tentazioni restauratrici che si rivolgerebbero contro la legge Biagi, che segue invece un principio utile.

Se poi guardiamo al sostegno della Uil dato al processo di infrastrutturazione del Paese, con il suo sì al ponte sullo Stretto di Messina, nonché alla sua cauta apertura al nucleare in campo energetico, ci sarebbe da chiedersi se Angeletti intenda mai sostenere il governo.

E' vero che egli ha detto di non volere una Uil "ancella" del nuovo esecutivo, e a ragione. Però ha detto anche che "questo governo non può fallire e se fallisse sarebbe un grave danno per il Paese". Eppure a noi sembra che il programma del governo, in niente o in poco, tenga a mente le raccomandazioni della Uil, o, per lo meno, essendo presenti nel governo tre diverse linee di politica economica (più quella della Uil) ancora non sappiamo come l'esecutivo si orienterà. La Uil ha riconosciuto l'esigenza di un giusto tempo per capire gli sviluppi del governo, ma visto il margine di dissenso che Angeletti ha evidenziato, non solo con alcune delle posizioni che sono emerse a riguardo nell'esecutivo (è chiaro con chi ce l'abbia Angeletti quando dice no alla "mistica dei sacrifici", ma anche come si rivolga su alcuni punti specifici e qualificanti con la Cgil, a testimonianza di una questione annosa ed irrisolta che corre fra i due sindacati), forse è bene che la Uil si prepari, e in fretta, a considerare l'idea del fallimento dell'attuale governo, che non sarà poi così drammatico, soprattutto se sosterrà ipotesi, come sta facendo finora, che la Uil non condivide, e che se mai fossero realizzate, rischierebbero solo di peggiorare le condizioni del paese.

Roma, 26 giugno 2006

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it

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nuvolarossa
27-06-06, 20:27
Uil, colloquio Nucara - Musi

Nel corso dei lavori congressuali della Uil il segretario del Pri, on. Francesco Nucara, e l'ex segretario aggiunto Uil, on. Adriano Musi, hanno avuto un lungo e cordiale colloquio.

In particolare si è parlato di come unire il variegato mondo laico sui valori repubblicani, valori che vanno considerati oltre gli schieramenti attuali. Si è convenuto, dopo il risultato referendario, di affrontare, insieme ad altri che si ispirano ai valori repubblicani, come primo tema quello della riforma costituzionale.

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
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nuvolarossa
02-08-06, 20:35
Romagna, intervista al segretario Francesco Nucara/Necessario un lavoro costante per mantenere il Pri in buona salute
"Uil, ricostruire un antico rapporto"

Intervista apparsa su "La Voce di Romagna" di domenica 30 luglio.

Si è dato parecchio da fare per mantenere in vita il Partito Repubblicano: il Pri esiste ancora, ma l'Edera è illuminata solo da un tenue lumicino e ancora non si capisce se il futuro va verso destra o verso sinistra. E il segretario Francesco Nucara, venerdì presente alla Festa della "Voce Repubblicana" di Martorano, affronta questo tema dicendo che "non ci sentiamo vincolati a nessuno, se non alla nostra coscienza".

Nucara, non è una novità che la vicinanza a Forza Italia, in Romagna, provochi parecchi mal di pancia ai repubblicani …

"Io non mi sento eletto da Forza Italia"

Eppure era nella lista di Berlusconi …

"Forza Italia non ci ha regalato niente. Da questo punto di vista il partito può considerarsi indipendente da Forza Italia: per ottenere due deputati e un senatore occorrono circa 100mila voti, cioè i voti del Pri. Non abbiamo la forza di eleggerci da soli, ma ribadisco che non mi sento condizionato da Forza Italia".

Dalle elezioni politiche il Pri ne è uscito con le ossa rotte, da quelle amministrative decisamente rinfrancato. Che analisi fare?

"Il partito non è fallito. Credo che ora più che mai ci debba essere amore verso l'Edera; le elezioni, alla fine, non durano che un giorno. Ci deve essere impegno continuativo. Il Pri vive da 110 anni ed è il più antico e moderno partito d'Italia, nonché migliore interprete del pensiero mazziniano".

Va bene, ma intanto al vostro interno la frattura si amplia, sono stati sfiduciati degli amministratori repubblicani …

"Le giunte passano, si rinnovano. Il problema è se riusciamo a trasmettere amore verso un'idea. Sbagliamo ad essere attaccati ad una poltrona. Io non mi sono nemmeno accorto di non essere più viceministro, perché ho svolto questo compito come servizio al mio paese. Se in giunta non si ha rilevanza politica non ha senso rimanerci, se non si incide sulle decisioni di un ente perché restare? Uno deve fare l'assessore perché altrimenti è disoccupato? Purtroppo è finito il tempo della selezione della classe politica".

Nel frattempo il presidente Giorgio La Malfa si è dimesso. Non è un segno di instabilità interna al partito?

"I rapporti con La Malfa sono molto buoni e personalmente sono molto dispiaciuto della sua scelta, mi auguro solo che questo sia un temporale estivo. Da parte mia, il mio migliore amico è il Pri e considero il Pri la mia famiglia e farò tutto il possibile per il bene del partito".

In Romagna esistono le ultime Uil repubblicane d'Italia, ma il rapporto col sindacato non è molto buono.

"Il rapporto col sindacato è stato lacerato anche in questi ultimi anni. Su certi punti da parte del partito ci sono state posizioni di rifiuto anche nei confronti di associazioni come Agci ed Endas.

Non abbiamo saputo tenere un rapporto col sindacato, e ora stiamo cercando di riprendere il filo".

(a cura di Maicol Mercuriali)

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tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it

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nuvolarossa
24-10-06, 13:37
Accordo Tfr: licenziamenti in vista

Il compromesso sul Tfr raggiunto da governo, sindacati e Confindustria per il trasferimento all’Inps dei Tfr dei dipendenti delle aziende con più di cinquanta addetti avvia una tragica stagione di licenziamenti. Le società piccole e medie eviteranno accuratamente di crescere e superare la soglia dei cinquanta dipendenti. Quelle più grandi faranno di tutto per scendere sotto il limite e continuare a finanziarie la propria attività con le somme dei trattamenti di fine rapporto.

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
04-11-06, 11:07
Governo precario

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Con generoso sprezzo del ridicolo oggi un pezzo di governo scende in piazza a protestare con i cobas ed in presunta (del tutto falsa) difesa dei precari. Non potendosela prendere con il governo in carica, zeppo di compagni sfilanti, immagino sloganeggeranno contro quello che non c'è più. Operazione di grande coraggio e sicura utilità. Hanno poche idee e molto confuse, quelli della sinistra corporativa e conservatrice. Vediamo i fatti.
Il governo in carica, de sinistra, ha riricambiato in corsa la finanziaria per dare più soldi ai dipendenti pubblici, quelli, per intenderci, con il posto fisso ed a vita.

http://www.rassegna.it/2002/lavoro/articoli/flessibilita/16aprile/ravagli/sciopero%20generale8.JPG

Lavorare per lo Stato è cosa commendevole ed è sciocco nutrire pregiudizi, ma è anche vero che dal 1995 ad oggi i salari sono cresciuti, nell'industria, del 34.7 per cento, mentre del 53 nel settore pubblico. Che negli ultimi dieci anni sia anche migliorato il servizio reso è cosa di cui non ci siamo accorti. Le ore lavorate dai dipendenti privati sono significativamente più numerose di quelle lavorate da un dipendente pubblico, non di meno, però, lo stipendio medio di una maestra ammonta a quel che un operaio guadagna normalmente più altri duecento giorni di straordinario. La spesa pubblica è assorbita per la gran parte da quella corrente e dal pagamento degli stipendi, restando poco e nulla per gli investimenti, il che significa che i soldi delle nostre tasse non servono a produrre occasioni di sviluppo e lavoro, ma a pagare chi già lavora. Morale: questo meccanismo è una gran fregatura per i giovani, per i disoccupati e per quanti hanno solo lavori saltuari, che vedono i protetti sempre più pagati e loro stessi abbandonati al destino. Hanno ragione ad arrabbiarsi, ma non si capisce che ci facciano accanto a quelli che aumentano la spesa per i pubblici stipendi.
Eliminiamo i precari, pensa qualche sciocco sinistro, dando loro il posto fisso. Chi glielo dà? I privati non lo fanno, anche perché verrebbero tassati di più (dovrebbero esserlo meno!), e se lo fa lo Stato per poi pagare si devono riaumentare le tasse. Protestando contro il precariato, allora, si finirà con il togliere i lavori a tempo determinato, facendo degli interessati dei puri disoccupati. Godetevi il corteo di oggi, alzate il pugno e sventolate la bandiera rossa. Poi datevela in testa.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

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tratto da "Il Portale di Nuvola Rossa"
http://www.nuvolarossa.org/modules/news/article.php?storyid=3013

nuvolarossa
08-11-06, 14:24
"SALVIAMO BARI!!" l'intervento di Aldo Pugliese (segretario regionale UIL)
Un raccordo tra forze dell’ordine e Istituzioni per evitare che Bari diventi come Napoli

Massimo raccordo tra forze dell’ordine ed Istituzione per garantire il monitoraggio e quindi il controllo del territorio: è la richiesta avanzata dalla Uil di Puglia e di Bari all’indomani della tragica aggressione che è costata la vita a Michele Lopez, il gestore di un frequentato pub del quartiere Madonnella, nel capoluogo.
“Commetteremmo un grave errore se pensassimo che, per la dinamica dei fatti, si tratti di un caso isolato – dice il segretario generale, Aldo Pugliese – . Nessuno intende criminalizzare la città, ci mancherebbe altro. Di sicuro è il momento di dare segnali forti. Siamo ovviamente d’accordo, numeri alla mano, che Bari non è Napoli, ma è altrettanto vero che tre morti ammazzati nell’arco di qualche settimana non sono da sottovalutare. Quindi, bisogna innalzare la soglia d’attenzione e di controllo, con un forte raccordo che miri ad un coordinamento delle operazioni anticrimine e ad una reale opera di prevenzione, con l’obiettivo di garantire sicurezza agli operatori del commercio e dei servizi e agli stessi cittadini”.
La Uil di Puglia e di Bari assicura ovviamente pieno appoggio e solidarietà a qualsiasi iniziativa organizzata per dare un segnale forte contro la criminalità, ma pone una questione: “Un territorio cresce se cresce la qualità della vita – conclude Pugliese – e dunque il primo bisogno è dare lavoro a tutti, per evitare che soprattutto i giovani finiscano, anche per esasperazione, col prendere un’altra strada. Questa volta più che mai dobbiamo cominciare a dare una risposta all’indignazione della gente comune, che è la stragrande maggioranza, evitando che le parole di queste ore rimangano tali invece di trasformarsi in azioni e fatti concreti”.

Il Segretario generale (Aldo Pugliese)

tratto da http://www.aziendabari.it/

nuvolarossa
14-11-06, 13:38
FINANZIARIA: ANGELETTI, CONTRARIO AUMENTO IRPEF COMUNI

(ANSA) - ROMA, 14 nov - La Uil e' contraria all'aumento dell'Irpef comunale deciso ieri nella discussione sulla Finanziaria. ''E' un aumento delle tasse - ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, a margine degli stati generali della Fnsi in corso a Roma - sono contrario. Non ci hanno ridotto le tasse come avevano detto, al meno non ce le aumentino''.(ANSA).

tratto da http://www.ansa.it/

nuvolarossa
08-12-06, 10:14
Anche le tute blu non ne possono più
A Mirafiori gli operai contestano la Finanziaria e i sindacati «amici del governo»

Cgil, Cisl e Uil tornano insieme dopo 26 anni nello stabilimento torinese di Mirafiori e ricevono in cambio fischi e contestazioni: «Siamo stanchi di pagare, ci avete tradito». Sotto accusa la Finanziaria, che secondo le tute blu è stata accolta con troppa accondiscendenza, ed anche il trasferimento del Tfr all'Inps. E la Fiom è pronta a cavalcare la protesta: «C'è troppo appiattimento verso l'esecutivo

«Bertinotti, ci hai tradito!», grida un operaio. Poi gli applausi. È uno dei momenti più significativi delle assemblee che hanno segnato il ritorno in contemporanea a Mirafiori dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Né Guglielmo Epifani né Raffaele Bonanni né Luigi Angeletti, però, sono riusciti a passare indenni da contestazioni l'incontro con i dipendenti Fiat.
A 26 anni dal confronto tra le maestranze e la triade Lama-Carniti-Benvenuto - in quell'autunno che si concluse con la «marcia dei quarantamila - i malumori e le diffidenze non si sono del tutto sopiti. Una differenza fondamentale, tuttavia, c'è. Se nel 1980 sul banco degli imputati c'era la Fiat di Gianni Agnelli, ieri a essere messi in discussione sono stati la Finanziaria del governo Prodi, la riforma del tfr e la cosiddetta «fase due» delle riforme che l'esecutivo dovrebbe varare da gennaio.
«La nostra opinione - ha detto Epifani agli operai parlando di liquidazioni - è che ci sono più garanzie con il passaggio all'Inps rispetto ai soldi rimasti in azienda». L'affermazione è stata accolta dai fischi. «Guglielmo, questa non può essere la Finanziaria dei lavoratori», ha osservato un altro lavoratore. E anche dalla Fiom, generalmente su posizioni più di sinistra rispetto a quelle del resto del sindacato, non hanno fatto complimenti. «Ritengo - ha sottolineato il delegato Vincenzo Tripodi - che ci sia un appiattimento di Cgil, Cisl e Uil sulle posizioni di questo governo. Noi non abbiamo nessun governo amico o nemico».
Pure Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, è stato oggetto di contestazioni da parte degli operai in assemblea.
«Siamo delusi - gli hanno gridato - hai confuso la fabbrica con la piazza, siete stati falsi, prima non parlavate e parlate adesso». «Delinquente», gli grida un altro per poi scusarsi alla fine. Certo, parlare alle Carrozzerie, il cuore di Mirafiori non è facile per nessuno, ma Bonanni ha retto il colpo e ha messo da parte i discorsi di circostanza per avviare un serrato dibattito con la sua platea. Il tema è sempre lo stesso: pensioni, tasse, tfr, produttività. Così come ai vecchi tempi si parlava di cassa integrazione. Più tranquillo il confronto tra Luigi Angeletti e i lavoratori. Anche se a muso duro gli è stato ribadito che si ritiene «incomprensibile il silenzio del sindacato sulla Finanziaria» così come a Epifani è stato ricordato che questa «non è né può essere la manovra dei lavoratori e del sindacato». Ma poi è lo stesso numero uno della Uil a precisare che «se il governo avesse ridotto sul serio il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, il clima sarebbe stato più sereno».
Insomma, si tratta di un episodio messo in risalto dall'apertura delle assemblee alla stampa per la prima volta. Ma è anche il termometro inequivocabile di uno scontento nei confronti del governo Prodi che attraversa anche le fasce sociali che dovrebbero essergli più vicine. Precariato e riforma delle pensioni preoccupano i dipendenti e l'esecutivo non ha dato ancora risposte. Il «patto per la produttività» lanciato dal presidente Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, nella veste di leader degli imprenditori, non è stato ancora recepito dai suoi operai. «Cgil, Cisl e Uil devono cambiare rispetto alle scelte di questi mesi», ha avvertito Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom ed Epifani gli ha risposto che «Confindustria non avrà le mani libere sull'intensificazione dei ritmi di lavoro».
Bisogna tuttavia ricordare come il contesto si sia profondamente modificato rispetto al 1980. Innanzitutto, l'appuntamento di ieri doveva sancire in qualche modo l'apprezzamento per la svolta positiva impressa alla Fiat dalla gestione dell'amministratore delegato, Sergio Marchionne. E a differenza del 1980 Mirafiori non è un più un feudo della Cgil. Alle elezioni dello scorso giugno la Fiom è stata scavalcata dalla Fim-Cisl, ma nel complesso tutte e tre le maggiori organizzazioni hanno perso rappresentanti in favore di Ugl (ieri ha incontrato i lavoratori Fiat del Sud dopo essere stata a Torino settimana scorsa), dell'aziendalista Fismic e dei Cobas.
«Gli operai - spiega il segretario generale Fiom di Torino Giorgio Airaudo - non vogliono essere quelli che pagano la “fase due” che pretende Confindustria. Abbiamo chiesto che il sindacato faccia di più il sindacato». Certo , anche il ministro del Lavoro Damiano è cresciuto alla Fiom di Torino. «Gli operai cambiano e non è sufficiente essere stato sindacalista per rappresentarli adeguatamente».

tratto da http://www.ilgiornale.it/

nuvolarossa
27-12-06, 10:08
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

Angeletti: "Le promesse sono evaporate è giusto fischiare i politici"

Il Tempo 13.12.2006 Di Sarina Biraghi - Segretario come ci si sente ad essere fischiati? "Diciamo subito che io non sono stato fischiato. Questo è quello che si è visto in televisione ma non è andata proprio così"... clicca (http://www.uil.it/segr_generale/iltempo13122006.pdf) .. >>

nuvolarossa
27-12-06, 10:09
Angeletti: "Pronti a discutere ma non fateci brutti scherzi"

La Stampa 13.12.2006 Di Paolo Baroni - Roma. "Aumentare i salari? E' un problema enorme, che riguarda tutti i lavoratori dipendenti, e si può affrontare solo detassando gli incrementi contrattuali" spiega il segretario della UIL Luigi Angeletti, che punta... clicca (http://www.uil.it/segr_generale/lastampa13122006.pdf) ... >>

nuvolarossa
04-01-07, 21:52
Martedì 9 gennaio, Convegno UIL sul lavoro pubblico

In mattinata, tavola rotonda con Pietro Ichino, Letizia Moratti, Luigi Nicolais, Pasquale Pistorio, Nicola Rossi e Luigi Angeletti.

Un grande convegno sui temi del lavoro pubblico, nella prospettiva del prossimo rinnovo contrattuale che riguarda oltre tre milioni di lavoratori. Così la Uil apre il 2007, con una riflessione a tutto campo e con proposte concrete sulla valorizzazione dei dipendenti pubblici e sulla maggiore efficienza della pubblica amministrazione.

“Dare valore al lavoro pubblico: qualità, meriti e cittadinanza”. E’questo il titolo del convegno organizzato dalla Uil che avrà luogo martedì 9 gennaio, a partire dalle ore 9,30, a Roma presso la sala conferenze INAIL, in Piazzale G. Pastore 6.

Dopo il saluto del Segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Luigi Scardaone, e l’introduzione del Segretario Confederale della Uil, Paolo Pirani, il Direttore de “Il Messaggero” Roberto Napoletano, modererà una tavola rotonda alla quale parteciperanno il Professor Pietro Ichino, l’onorevole Nicola Rossi, il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, il vice Presidente di Confindustria, Pasquale Pistorio, il ministro della Funzione Pubblica, Luigi Nicolais e il segretario generale della Uil Luigi Angeletti.

Nella sessione pomeridiana sono programmati gli interventi, coordinati dal Segretario generale della Uil Campania, Anna Rea, del vice Presidente dell’ANCI, Fabio Sturani, del Segretario generale UILPA, Salvatore Bosco, del Segretario generale della UIL Scuola, Massimo Di Menna, del segretario generale della UIL FPL, Carlo Fiordaliso, del Presidente dell’ADOC, Carlo Pileri, di Valerio Venanzi, della Consulta provinciale degli studenti di Roma.

Roma, 3 gennaio 2007

tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
23-01-07, 01:07
Angeletti: "Mi aspetto un agguato"

L'agenda: abbiamo spiegato che prima si parla di sviluppo e solo dopo di Welfare

di Raffaello Masci - Roma, "Abbiamo trovato una buona disposizione, una mano tesa da parte del governo che ci ha ascoltato". Appena uscito da Palazzo Chigi, pochi minuti pirma delle 23, Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, appare moderatamente soddisfatto, anche se non nasconde che il percorso è ancora in salita, perché i nodi da sciogliere sono molti e tra loro connessi.

Segretario ci tolga una curiosità: come si mangia a palazzo Chigi?

"Io avevo mangiato già a casa mia. Mia moglie cucina benissimo. Comunque ho visto che è stato servito un risottino, poi un brasato e alla fine un dolce. Tutto qua".

L’impressione sull’incontro?

"Buona direi. Per due motivi: il primo è che non siamo entrati nel merito delle singole questioni ma abbiamo tracciato un’agenda generale, e quindi non c’è stato modo di litigare. Il secondo è che il governo ha convenuto con noi che non si doveva parlare di previdenza se non dopo aver affrontato un discorso più generale sullo sviluppo e sulla crescita del paese".

Nella maggioranza c’è chi storce il naso di fronte alle vostre richieste. C’era anche al tavolo del governo, ovviamente.

"Se c’era per ora non si è visto. Ma quando verremo al merito del contendere qualcosa emergerà, non ne dubito. Sento l’eco dei tecnici, l’agguato dei falchi, di chi vuole tagliare e basta. E’ inevitabile".

E le scadenze? Ce la farete prima delle amministrative?

"Diamine: mancano tre mesi. Ci mancherebbe! Il sottosegretario Enrico Letta che coordinerà i tavoli di confronto comincerà a lavorare già domani. Questa è materia che va affrontata subito, anche perché non si può lasciare il paese in questo balletto di dichiarazioni contraddittorie da parte di esponenti della maggioranza".

E voi sindacati non avete fatto altrettanto?

"No, affatto. Abbiamo parlato con una sola voce. Ci aspettiamo che il governo faccia lo stesso nel momento in cui dovrà presentarci una proposta".

A parte la priorità dello sviluppo, cosa c’era scritto nella vostra agenda?

"Dopo il discorso sullo sviluppo, abbiamo chiesto al governo un piano serio, organico e di lungo respiro, sullo stato sociale".

Pensioni comprese?

"Pensioni comprese, si capisce. Ma in questo quadro e in quest’ordine: primo lo sviluppo, secondo il welfare, terzo le pensioni. Senza dimenticare che occorre rivedere anche gli ammortizzatori sociali".

Prima della cena il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha parlato a “Domenica in” e ha detto che sull’età pensionabile punta ad abbassare la soglia dei 60 anni. Che ne pensa?

"Il discorso complessivo del ministro, sia sull’età, che sugli altri temi, lo abbiamo interpretato come una importante apertura nei confronti delle istanze del sindacato".

Comunque, sull’età pensionabile il governo appare possibilista?

"Guardi, su questo argomento ci sono due paletti che abbiamo messo: l’età pensionabile delle donne che non può essere toccata per una questione elementare di giustizia, e il superamento - con una formula che poi vedremo - dello scalone del 2008 che così come si configura è secondo noi iniquo".

tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
28-01-07, 14:29
L’abolizione della COVIP trova la UIL nettamente contraria. Dichiarazione di Antonio Foccillo, Segretario confederale Uil

È sorprendente -dichiara Antonio Foccillo segretario confederale UIL- che si voglia mettere in discussione un istituto di garanzia della previdenza complementare proprio al decollo della riforma del Tfr, in un momento delicato dove c’è bisogno di trasparenza e garanzie che tutelino il risparmio previdenziale dei lavoratori. È necessario quindi preservare il ruolo autonomo della COVIP (Commissione Vigilanza Fondi Pensione) , garante di regole certe e valide per tutti, in un mercato che vede competere prodotti diversi tra loro, dai fondi pensione negoziali di natura collettiva a prodotti finanziari e assicurativi di tipo individuale, e in cui è allora fondamentale la distinzione tra investimento previdenziale e investimento finanziario.

Roma 26 gennaio 2007

tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
16-02-07, 20:58
In nome di Guido Rossa
Senza i lavoratori il terrorismo non si sconfigge

E' positivo ed importante che le tre categorie sindacali, Cgil, Cisl e Uil, abbiano espresso parole chiare ed inequivocabili, in una manifestazione in Umbria, sulla gravità dei rischi della minaccia terrorista. Noi siamo i primi ad essere convinti che senza un coinvolgimento pieno del mondo del lavoro, il terrorismo non lo si sconfigge. Lo sappiamo dall'esperienza degli anni '70.

http://www.pensalibero.it/public/foto/landoconti.jpg

( Lando Conti, Sindaco Repubblicano di Firenze, ucciso dalle B.R. )

Il terrorismo "è come un virus che non si è riusciti a debellare", ha detto il segretario della Uil, Luigi Angeletti. E' vero. Ma se siamo determinati ad estirparlo, se si uniscono tutti gli sforzi, possiamo ancora riuscirci. Angeletti ha anche aggiunto che se "l'Italia è l'unico paese in Europa dove ci sono fenomeni di terrorismo politico", questo è dovuto ad una cultura politica sindacale - e forse si riferiva anche alla sinistra in generale - inadeguata alla bisogna. Ed anche qui Angeletti vede bene, e coglie un elemento di fondo. Ma è proprio questo il momento di rivederla a fondo, questa cultura, per capire quali siano gli interstizi nei quali il fenomeno terrorista, "il virus", ha saputo penetrate, fino a prolificare, tanto da ripresentarsi come un fantasma inquietante, tanto più perché capace di prendere forme concrete ed omicide.

Pensiamo a D'Antona, a Biagi, alle minacce, sventate, contro Pietro Ichino.

Si tratta di fare un critica seria, radicale, a quello spirito antagonista che attraverso soluzioni violente ritiene di poter risolvere i problemi della nostra società. E' fondamentale che il sindacato inizi a porsi questo problema, preoccupandosi di rimuovere un eccesso di indulgenza che si è manifestato negli ultimi anni. "Saremo inflessibili, sapremo separare le mele marce, isolarle e cacciarle", ha detto a sua volta il segretario della Cgil: e queste sono le parole che ci aspettavamo da chi vuole raccogliere idealmente l'eredità di Luciano Lama, il coraggio riformatore di quella Cgil ed il prezzo pagato, a cominciare dal sacrificio del suo iscritto Guido Rossa ucciso a Genova dalle Brigate rosse nell'ormai lontano 1979. E' bene non dimenticarlo.

Consideriamo tanto più importanti queste prese di posizione perché esse seguono ad una prima reazione di tipo giustificatorio - volta a sottovalutare il fenomeno delle nuove Br * reazione proveniente proprio da ambienti affini o vicini al sindacato. Abbiamo già vissuto la stagione in cui si sosteneva che i brigatisti fossero compagni che sbagliavano. Dire che non sono nemmeno compagni, quando pure si consideravano tali fino all'altro ieri gli iscritti alla Fiom ora arrestati, non aiuta. Per compiere un salto di qualità culturale occorre invece proprio riconoscere che ci sono dei compagni che credono nella lotta armata, nella violenza come leva della storia e che hanno trovato alimento per la loro azione in alcune battaglie dei movimenti, no - global, no - tav e quant'altro, dove estremizzare ulteriormente le loro posizioni. Per questo c'è apprensione per la prossima manifestazione di Vicenza e per questo stupiscono le dichiarazioni rese a proposito dal presidente della Camera; così come indignano gli incitamenti all'odio lanciati con disinvoltura dal segretario del Pdci nei confronti dell'avversario politico.

Le parole in politica sono pietre e, se si lanciano impunemente, rischiano di aprire ferite profonde. Il sindacato ha battuto un colpo nella giusta direzione e speriamo che altri ne seguiranno. Epifani ha sottolineato che il nostro Paese "non si merita il terrorismo", ed ha ragione. Quando il terrorismo si presentò per la prima volta tragicamente negli anni '70, il complesso della sinistra italiana seppe reagire e, grazie a questa sua posizione coraggiosa, salvammo lo Stato democratico. La verità è che da allora si era abbassata la guardia, vi era maggior indulgenza verso fenomeni sovversivi gravi, e anche una certa tolleranza. E' stato grave ad esempio fare un eroe di quel Carlo Giuliani che con un passamontagna ed armato di un oggetto contundente si lanciava all'attacco di un mezzo dei carabinieri. Forse lo si è compreso dopo la morte dell'agente di polizia Raciti a Catania. Una sinistra democratica rispetta le forze dell'ordine e non giustifica chi le minaccia. Abbiamo buttato molto tempo, dai fatti di Genova nel 2001, ma per lo meno, dopo le parole provenienti dai leader sindacali contro il terrorismo, c'è da confidare sul fatto che abbiamo cambiato marcia.

Vediamo di andare avanti e non di tornare indietro.

Roma, 16 febbraio 2007

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
14-03-07, 22:28
PENSIONI: ANGELETTI, GOVERNO NON FACCIA PROPOSTE ULTIMATIVE

(ANSA) - ROMA, 14 MAR - La Uil chiede al governo di parlare al tavolo del confronto su sviluppo, pensioni, ammortizzatori sociali e pubblico impiego ''con una voce sola'' ma anche di presentare proposte ''non ultimative''. Lo sottolinea il segretario generale della Uil Luigi Angeletti a margine di un convegno della Feneal-Uil. ''La convocazione fissata per il 22 marzo - ha spiegato Angeletti - e' un atto dovuto. L'importante e' quello che ci diranno al tavolo. Mi aspetto che il governo ci illustri la proposta sulle questioni della crescita, la competitivita' e la riforma dello stato sociale. Ma deve essere una proposta e non una posizione ultimativa perche' frutto di un accordo nella maggioranza. Abbiamo chiesto una voce sola ma non una comunicazione''. Secondo Angeletti il confronto con le parti sociali ''potrebbe aiutare molto la discussione dentro la maggioranza. Se il governo viene a un confronto comunque - ha spiegato - deve arrivare con una proposta e non con quattro-cinque. Ci deve essere quindi - ha sottolineato il segretario Uil - un accordo nella maggioranza con un mandato a trattare''. Infine Angeletti ha sottolineato che ''il tempo non e' una variabile indipendente'' e che l'accordo ''va fatto prima del Dpef. Non capisco come - ha detto - si possa formulare il Dpef senza che si sia raggiunta un'intesa su questioni che vanno inserite nel Dpef stesso. Non gli auguro comunque - ha detto rispondendo ad una domanda sulla necessita' di fare un'intesa entro le elezioni amministrative - di andare alle elezioni senza un accordo. E' un consiglio, interessato, ma un consiglio sincero''. (ANSA).

tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
30-04-07, 14:09
Addizionali IRPEF: aumenti medi pro capite di 43 euro annui cresce del 61,5% il gettito per i Comuni

43 euro medi annui in più è quanto pagheranno i contribuenti Italiani nel 2007 per le Addizionali Comunali IRPEF. Infatti, quest’anno, mediamente si pagherà per questo balzello 108 euro, a fronte dei 65 euro dello scorso anno, con un aumento del 66,2%

.... clicca qui per leggere tutto l'articolo (http://www.uil.it/pol_territoriali/add-aprile-07-3.pdf)

nuvolarossa
30-04-07, 14:12
Firmato l’accordo per i pubblici dipendenti e il personale della scuola. Tutti i testi.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Iil Ministro dell'Economia e delle Finanze, il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Il Presidente dell'Anci ...

.... clicca qui per leggere tutto l'articolo (http://www.uil.it/contrattazione/Accordo_Pres%20cons%20min.pdf)

McFly
30-04-07, 14:13
Nuvola lo hai scritto che un anno fa il vicepresidente della UIL è diventato un parlamentere dell'MRE (MRE e non PRi chissà come mai...)

nuvolarossa
30-04-07, 14:38
.. magari finira' anche con l'entrare nel "carciofo" ... cioe' nel Pd ? ... sarebbe un bel progresso ... nascere Repubblicano e finire catto-comunista ... ? ... e magari con la tessera della Cgil !

nuvolarossa
30-04-07, 14:46
http://www.uil.it/organizzazione/man-1maggio2007.htm

tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
02-05-07, 10:46
"1° maggio. Sicurezza sul lavoro: quando le norme non bastano"

di Elisa Ambrosini

Ad oggi, in Italia, uno dei Paesi più avanzati del mondo, si contano oltre 1.200 morti l’anno per infortuni sul lavoro.
Urgono provvedimenti.
E’ necessario, creare una cultura della sicurezza che porti a un cambiamento di quella mentalità lassista che è oggi all’origine dello scarso interesse per una questione tanto importante.
Le evoluzioni sociali non possono essere fatte dal diritto, o per lo meno, non ci si può aspettare che una normativa possa, da sola, rivoluzionare una consolidata cultura sociale.
E’ il diritto che deve seguire la società perchè quando invece la precede, non si ottengono grandi risultati.
Un esempio pratico si ha proprio con il famoso decreto 626 sulla sicurezza del lavoro.
Legislazione avanzata di ispirazione europea che però non ha mai trovato efficace attuazione e non mai stata fatta propria dai cittadini perché non tiene in debito conto la peculiare situazione economica italiana.
Bisogna considerare che la struttura del nostro sistema produttivo, vede l’esistenza di imprese, che in pi del 90% dei casi, sono di dimensioni medio-piccole.
Aziende di questo tipo, sono soggetti economici che vengono, in genere, gestiti da operatori non altamente qualificati.
Questa semplice constatazione sociologica evidenzia già un certa difficoltà nell’applicazione concreta di una normativa che affida al solo datore di lavoro la valutazione dei rischi e la scelta delle attrezzature di lavoro più idonee alla salvaguardia della salute del lavoratore.
L’imprenditore, lasciato “solo” nella valutazione dei rischi, arriverà a conclusioni relative che non tutelano né lui, né il lavoratore dipendente.
La normativa affida ai singoli l’onere di adeguare il processo produttivo alle esigenze di sicurezza dell’ambiente lavorativo, senza però determinare alcuno standard minimo.
Non essendoci nessuna guida, il datore di lavoro prenderà i provvedimenti che, discrezionalmente, riterrà opportuni – rimanendo, quindi, sempre perseguibile in caso di infortunio del suo dipendente, per non aver assunto quelle precauzioni che, alla luce dei fatti accaduti, avrebbero potuto impedire l’incidente.
Al contempo, neppure il lavoratore è protetto nella sua sicurezza da questo sistema “anarchico”, perché non potendo conoscere le tutele minime che è suo diritto ricevere, non è garantito nelle sue pretese di esercitare un’attività lavorativa in condizioni di effettiva sicurezza.
Occorrerebbe quindi maggiore organicità e chiarezza nelle disposizioni normative, per riuscire a dare attuazione ad una regolamentazione che tuteli realmente i lavoratori tutti e che consenta una reale evoluzione delle logiche lavoristiche.
Solo innescando un processo virtuoso che coinvolge tutti i soggetti aziendali, possiamo sperare di porre le basi per una cultura della sicurezza e della serenità dei lavoratori.

tratto dal sito web della Federazione Giovanile Repubblicana (http://www.fgr-italia.it/)

nuvolarossa
02-05-07, 23:07
Celebrazioni del 1° maggio/Dai sindacati solamente gli stessi proclami rivolti al passato
Anche il lavoro necessita di una rivoluzione culturale

di Gianni Ravaglia

Nel corso della celebrazione della festa del lavoro ci sarebbe piaciuto ascoltare leader sindacali riportare i dati che l'economista Indur Gokdany, ex delegato Usa presso la commissione Onu sui cambiamenti climatici, ha pubblicato in un libro, la cui sintesi si trova nel sito internet del Cato Institute, centro studi del pensiero libertario americano. Con ricchezza di dati e di tabelle, emerge che, solo grazie a pacifiche rivoluzioni che hanno introdotto, a partire dall'ex Unione Sovietica, gli istituti della democrazia, l'economia capitalistica e la globalizzazione, i lavoratori, nel mondo, hanno conquistato maggior benessere e vivono di più. Dagli anni 60, pur a fronte di un aumento dell'83% della popolazione, la disponibilità di calorie minime per vivere, nei paesi più poveri, è aumentata del 38%. I prezzi degli alimenti si sono ridotti del 75%. La sottonutrizione cronica si è ridotta del 50 %. I popoli costretti a vivere con un euro al giorno, che erano il 16% negli anni 70, sono oggi il 6%. Quelli costretti a vivere con 2 euro al giorno sono passati dal 39% al 18%. La speranza di vita media nel mondo, ai primi del Novecento, era sui 30 anni, oggi è di 67 anni, con punte, in Italia, che superano gli 80 anni. La scuola e la formazione sono di gran lunga più disponibili. Il tasso mondiale di analfabetismo che si aggirava, negli anni 70, sul 46%, oggi è del 18%. Si sono ridotte le distanze tra paesi ricchi e paesi poveri. I livelli minimi di sussistenza dei paesi poveri sono significativamente cresciuti. Mai, nella storia del mondo, si sono complessivamente registrati tassi di benessere, di salute, di vita, di lavoro, di alfabetismo, di interscambio commerciale e culturale, pari a quelli che viviamo al giorno d'oggi.

Con ciò non si vuole certo dimenticare che, nel mondo, milioni di uomini soffrono ancora le piaghe della povertà. Ma è ora di denunciare che esse sono figlie di regimi totalitari, comunisti e non, di lotte tribali e religiose tra popoli che non hanno ancora compreso la lezione del liberalismo, della democrazia e della concezione laica dello stato. Valori e istituti, questi, dai quali nascono anche gli anticorpi che servono da antidoto sia nei confronti di logiche capitaliste senza regole che di ogni guerra di religione. Si potrà discutere, allora, se siano più o meno opportuni interventi tesi ad esportare la democrazia nei paesi ove essa è assente. Certo appare miope e senza costrutto l'aiuto ai paesi più poveri se prima, in quegli stessi paesi, non si sono create le condizioni per una convivenza democratica e per la libertà di impresa. Ancora, si potranno discutere incidenza e contromisure indotte dalle variazioni climatiche. Ma, indubbiamente, le scelte migliori non sono quelle tese a fermare lo sviluppo, stante il fatto che solo con più ricerca, più sviluppo e più ricchezza si potranno trovare risorse e innovazioni necessarie per convivere o per ridurre gli effetti del fenomeno.

Per venire al cortile di casa nostra, la vera rivoluzione culturale sarebbe stata quella di sentire i leader sindacali porsi il problema di invertire, a vantaggio dei lavoratori italiani, il processo di delocalizzazione delle imprese, sollecitando i governi ad aggredire la natura dei maggiori costi che esse debbono sopportare in Italia. A partire da quelli energetici, per passare a quelli di un apparato pubblico, costoso e inefficiente, per arrivare allo smantellamento dei vincoli corporativi che legano la società italiana ad una logica di progressivo declino. Sarebbe stato rivoluzionario sentirli contestare quelle banche italiane che hanno investito miliardi in un'azienda come la Telecom, pur appetibile sul mercato internazionale. Così destinando risorse, accumulate sulla pelle di milioni di piccoli e medi imprenditori e di lavoratori, invece che per dare ossigeno finanziario, consulenza, conoscenze per far crescere quelle stesse imprese e con esse il numero dei loro dipendenti, in un investimento improprio, per fare piacere al capo del governo. Sarebbe stato rivoluzionario se il sindacato, mentre chiede, giustamente, un recupero del potere d'acquisto di salari e stipendi del settore privato, avesse contestato il governo che, prima attua un aumento assurdo delle imposte, per poi utilizzare le maggiori entrate per aumentare gli stipendi del settore pubblico, l'unico che, negli ultimi anni, non ha subito una riduzione del proprio potere d'acquisto.

Purtroppo, nei comizi del primo maggio, di rivoluzione culturale non si è parlato. Il conformismo vetero collettivista ha regnato sovrano. Cosicché, mentre i paesi in via di sviluppo, con le loro rivoluzioni di mercato, cresceranno sempre più, i nostri giovani e i lavoratori, se continueranno ad essere ammaliati dalle idee collettiviste, saranno costretti a pagare, sulla loro pelle, il progressivo impoverimento delle risorse produttive della nazione.

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
03-05-07, 10:16
Primo maggio
Festeggiamo i lavoratori, non i sindacati

di Carlo Lottieri

Ogni anno il Primo Maggio è l'occasione per una celebrazione dei sindacati che ci rappresenta le odierne organizzazioni dei lavoratori come un baluardo fondamentale a difesa degli interessi dei più deboli. Il luogocomunismo imperante vorrebbe farci credere che, in assenza della Triplice, gli operai sarebbero alla fame e le loro condizioni di lavoro davvero terribili. Bisogna però prendere atto che tale propaganda è assai inefficace, poiché periodiche indagini demoscopiche ci dicono che il prestigio dei sindacati è sceso ormai a livelli bassissimi: di poco superiore a quello dei politici. Lo stesso numero degli iscritti sarebbe insignificante se non vi fosse l’esercito di complemento dei pensionati, che spesso aderiscono nel momento in cui vengono aiutati a compilare le pratiche previdenziali e poi continuano a farsi trattenere il contributo in maniera inerziale. Da parte loro, i leader sindacali fanno ben poco per promuovere con successo la loro immagine ed è ormai evidente a tutti che la carriera interna al sindacato è solo una scorciatoia formidabile per quanti ambiscano ad alti incarichi istituzionali. Diventare un esponente della Cgil o della Cisl permette infatti di assumere la presidenza della Camera o del Senato, apre la strada a chi voglia diventare sindaco a Bologna o altrove, assicura poltrone da ministro o deputato.

I veri problemi, però, sono altri. Se garantissero ai loro responsabili posizioni di prestigio, ma al tempo stesso facessero veramente gli interessi dei lavoratori, i sindacati potrebbero anche essere seriamente presi in considerazione. Il guaio è che avviene l’opposto. Cominciamo dalla questione – certo fondamentale – del reddito da lavoro dipendente. La tesi dei sindacalisti è che salari e stipendi crescono grazie alla pressione da loro esercitata sui “padroni”. Ma se tale argomento fosse fondato, cosa dovremmo pensare della Triplice alla luce del fatto che i redditi dei nostri lavoratori (secondo i dati ufficiali) sono in fondo alla classifica europea? Cosa hanno fatto in tutti questi anni Lama e Carniti, Benvenuto e Trentin, Pezzotta e Cofferati?
In realtà, non esiste alcuna relazione diretta tra l’azione sindacale e il reddito dei lavoratori, tanto è vero che vi sono paesi in cui i sindacati sono deboli e quasi inesistenti mentre i redditi sono alti, e altri paesi – come l’Italia – in cui è vero l’opposto. Questo succede perché i salari sono essenzialmente condizionati da altri fattori: dalla forza effettiva sul mercato degli operai e degli impiegati (qualità del loro lavoro e domanda esistente), dal dinamismo complessivo dell’economia, dall’ammontare degli investimenti.

Per questa ragione, l’azione dei sindacati indebolisce costantemente le prospettive del lavoro dipendente, dato che essi sono sempre in prima fila quando si tratta di chiedere ulteriore spesa pubblica. Ostacolando la crescita dell’economia nel suo insieme, essi minano la stessa possibilità per i lavoratori di avere un futuro dignitoso. Fossero solo un trampolino di lancio per politici ambiziosi ma non incrementassero la quota di economia e società posta sotto il controllo dello Stato, i sindacati non sarebbero tanto dannosi. La tragedia è che drenano costantemente risorse dall’economia reale al settore pubblico, dai produttori ai parassiti.
Frenando crescita e innovazione, contribuiscono pure ad aumentare l’insicurezza sui luoghi di lavoro. Invece che continuare a domandare nuove e più severe leggi, invece che moltiplicare le agenzie incaricate di visitare fabbriche e cantieri, i sindacalisti dovrebbero comprendere che più un sistema economico è povero e arretrato, e peggiori sono le condizioni dei lavoratori. È lì la vera questione, ed è lì che bisogna intervenire. Se il sistema produttivo italiano tirasse e se quindi vi fosse una forte offerta di posti all’interno del privato, gli operai italiani sarebbero in condizione di rifiutare i lavori peggiori, più rischiosi, esposti ai maggiori pericoli. Ma siccome l’Italia – dove la spesa pubblica ha superato la soglia del 50% del Pil – è ferma e poiché l’innovazione scarseggia, è quasi fatale che la qualità di tanti lavori sia scadente e gli incidenti siano numerosi.

La radice del disastro dei nostri sindacati è quindi nel loro essere intrisi di statalismo. Nate nel diciannovesimo secolo come realtà spontanee e nella logica libertaria del mutuo soccorso, le organizzazioni sindacali si sono successivamente politicizzate, diventando strumenti di potere e apparati per la gestione del consenso. Quel che è perfino peggio, esse si sono nutrite di una cultura che in una prima fase ha esaltato la “lotta di classe” e poi ha monopolizzato il diritto a negoziare con il padronato. Così oggi i tre leader sindacali pretendono di parlare a nome di tutti i lavoratori e siglare contratti che vincolano pure chi non ha dato loro alcuna delega.
Perché questo è il punto. Non avremo sindacati davvero schierati a difesa degli interessi legittimi dei lavoratori fino a quando non avremo sindacati “di mercato” (che agiscono solo su mandato dei loro iscritti), ma burocrazie che hanno espropriato a milioni di persone la facoltà di disporre del diritto a negoziare autonomamente e in piena libertà il loro contratto di lavoro.

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
12-05-07, 18:35
A Genova e' scomparso l'amico Luciano Parodi, all'eta' di 79 anni. Repubblicano da sempre, ex Partigiano della Regione Piemonte, Sindacalista UIL, Presidente Regionale Ligure Endas, dirigente ANPI, profondamente impegnato nel PRI insieme al figlio Massimo. Lo salutano tutti i Repubblicani liguri. La Segreteria nazionale del Pri e la Voce Repubblicana si uniscono al lutto.

tratto da La Voce Repubblicana dell'11 maggio 2007

nuvolarossa
28-05-07, 08:29
FISCO: ANGELETTI, TESORETTO PER PENSIONI E SALARI BASSI

(ANSA) - SIVIGLIA, 21 MAG - ''Il Tesoretto va utilizzato per i bassi salari e le basse pensioni'': lo ha ribadito il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, commentando le decisioni prese ieri sera dal vertice di governo. Angeletti - intervenuto a margine del congresso dei sindacati europei - ha sottolineato come ''gli obiettivi indicati dal governo sono ambiziosi. Ma - ha aggiunto - bisognera' poi vedere la loro realizzazione pratica''. (ANSA).

tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
13-06-07, 11:29
Angeletti: "Le vere priorità sono altre non comandano le aziende".

La Repubblica, 11.6.2007 - di R.P. - Roma - La UIL è contraria all'ipotesi di una detassazione delle ore di straordinario. "Non è un'ostilità preconcetta, ma il problema vero che si pone oggi è quello della produttività e l'aumento delle ore di lavoro non lo risolve...>> ... Leggi tutto l'articolo ... cliccando qui ... (http://www.uil.it/segr_generale/larepubblica1162007.pdf)

tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
13-08-07, 13:25
Angeletti contro la sinistra: "Guai a toccare l'intesa ".

di Olivia Posani Roma - "Basta dire che l'accordo sul welfare va modificato. La sinistra radicale sbaglia. Invece di porsi il problema di 17 milioni di persone che sono le meno pagate in Europa, cincischia con norme che sono migliori di quelle del resto...>> ... Leggi tutto l'articolo ... cliccando qui ... (http://www.uil.it/segr_generale/qn_050807.pdf)

tratto da http://www.uil.it/segr_generale/qn_050807.pdf

nuvolarossa
01-09-07, 10:11
Eletto il comitato di coordinamento
Nasce la Uil Giovani, per far crescere il sindacato

E' nata a Catania la Uil Giovani. Il "sindacato dei cittadini" con il proprio segretario provinciale Angelo Mattone scommette su studenti, universitari, ragazze e ragazzi «nella certezza - si legge nel documento programmatico della nuova organizzazione - di far crescere una mentalità della mutualità che serve necessariamente alla crescita».
Il comitato di coordinamento Uil Giovani, che s'è riunito nella sede di via Sangiuliano, è formato dal segretario Marco Mangiafico, dal tesoriere Giuseppe Guglielmino e ancora da Stefano Rapisarda, Filippo Ciuni, Giulio Mattone, Enrico Gulisano, Alessandro Corradi, Francesco Marzà, Alessandro Geraci, Claudio Distefano, Vincenzo Caruso.
La Uil Giovani, che secondo tradizione della Uil nasce «plurale sotto il profilo delle idee politiche e delle etnie», è aperta al contributo personale e professionale di tutti. Primo obiettivo dell'organizzazione è affermare «i diritti di cittadinanza, dal diritto allo studio al diritto al lavoro e alla giusta retribuzione». «La Uil Giovani - si legge nel documento programmatico - individua le linee del suo impegno a partire dall'ordinamento scolastico e universitario a tutti i livelli di specializzazione, per realizzare competenze e saperi dei giovani che siano di immediato inserimento nel panorama produttivo e lavorativo europeo». Per informazioni e adesioni, rivolgersi alla segreteria provinciale del sindacato anche telefonicamente (095.312106).

tratto da http://www.lasicilia.it/giornale/3108/CT3108/CALEND/CR07/07.html

nuvolarossa
01-09-07, 10:14
Angeletti: "Basta nuove tasse, tagliamo i costi sulla produttività".

di Antonio Castro - "Ma quali nuove tasse! Ci mancherebbe altro. Aumentare la tassazione anche sui rendimenti finanziari non farebbe bene all'economia e solo parlarne fa inc..avolare i cittadini. Già c'è una sproporzione di tasse sul lavoro...>>
... Leggi tutto l'articolo ... cliccando qui ... (http://www.uil.it/segr_generale/libero-mercato2482007.pdf)

tratto da http://www.uil.it/segr_generale/libero-mercato2482007.pdf

nuvolarossa
08-09-07, 23:40
Angeletti: "Meno tasse sugli aumenti di stipendio".
Cosa propone il sindacato per arginare i rincari di autunno? Luigi Angeletti, segretario generale della UIL, spiega a Panorama la sua ricetta: meno tasse sugli aumenti contrattuali. Una prospettiva che riguarda oltre 6 milioni di lavoratori in attesa...>>

... Leggi tutto l'articolo ... cliccando qui ... (http://www.uil.it/segr_generale/panorama060907.pdf)

tratto da http://www.uil.it/segr_generale/panorama060907.pdf

nuvolarossa
02-10-07, 10:10
Intervista a Luigi Angeletti, segretario generale della UIL, che ieri mattina ha illustrato agli operai Fiat di Mirafiori l’accordo con il governo su welfare e previdenza


clicca qui ... (http://www.uil.it/segr_generale/ilgiornale1102007.htm)

nuvolarossa
03-10-07, 10:21
Angeletti: "I lavoratori sono delusi". Il Manifesto 2.10.2007
di lo. c. Luigi Angeletti della UIL è l'unico segretario generale ad essere tornato a Mirafiori a spiegare le ragioni della firma del protocollo del 23 luglio sul welfare e dell'accordo sulle pensioni ... >> .... clicca qui per la lettura ...
(http://www.uil.it/segr_generale/manifesto_021007.pdf)

nuvolarossa
22-10-07, 18:43
Angeletti: "Dilettantismo e furbizia il governo si è messo nei guai".

articolo apparso su La Repubblica, 15.10.2007

di Roberto Mania - "Sono sconcertato per il modo con il quale il governo ha gestito questa vicenda. Si è messo da solo nei guai. Davvero sono senza parole". Ma Luigi Angeletti, segretario generale della UIL, teme che possa andare ancora peggio...>>

clicca qui ... per leggere tutto l'articolo ...
(http://www.uil.it/segr_generale/larepubblica15112007.pdf)
tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
24-10-07, 12:10
LEGGE BIAGI: ANGELETTI, VA DIFESA, HA PORTATO BUONI RISULTATI

(ANSA) - ROMA, 20 OTT - La legge Biagi va difesa perche' ha portato ''risultati positivi''. Lo sostiene il segretario generale della Uil Luigi Angeletti secondo il quale le riforme del mercato del lavoro degli ultimi dieci anni a partire dal pacchetto Treu e la legge Biagi ''hanno funzionato''. Ci sono tante cause che hanno determinato l'aumento dei posti di lavoro negli ultimi dieci anni - ha detto Angeletti a proposito della creazione di 3 milioni di posti tra il '97 e il 2007 - e una delle cose buone e' stata la sanatoria degli immigrati. ''Le nuove regole hanno funzionato - ha aggiunto entrando al convegno organizzato dal comitato a difesa della legge Biagi -, hanno ridotto il numero di coloro che lavoravano in nero e trasformato le collaborazioni coordinate continuative che erano un ibrido. E' una normativa che va difesa - ha detto ancora -, ha portato risultati positivi''. A proposito della manifestazione organizzata per il pomeriggio dalla sinistra radicale, Angeletti ha ribadito di ''non capire i motivi della manifestazione. E' un problema della maggioranza, e non del sindacato, che ci siano a quel corteo rappresentanti dei partiti che sostengono il governo''. (ANSA).

tratto da http://www.uil.it/segr_generale/primopiano316.htm

nuvolarossa
30-10-07, 11:24
Comunicato stampa UIL nazionale

Roma, 29 ottobre 2007 - Domani martedì 30 ottobre 2007, alle ore 12, presso la sede della Uil Nazionale in Via Lucullo 6, avrà luogo la conferenza stampa per la presentazione dell’adesione alla Uil di Mondo Unito, associazione di cittadini stranieri che lavorano in Italia. Alla conferenza stampa parteciperanno Luigi Angeletti, Segretario Generale Uil, Carmelo Barbagallo, Segretario Organizzativo Uil, e Touhami El Kattani, Presidente di “Mondo Unito”.

tratto da http://www.uil.it/stampa_news.htm

nuvolarossa
30-10-07, 11:26
Dichiarazione di Paolo Pirani, Segretario Confederale UIL

Roma, 29 ottobre 2007 - “In questi giorni, il Governo sta discutendo di legge Finanziaria e di come intervenire in merito alle diverse misure da assumere. Ma da queste discussioni risulta assente la parte relativa alle risorse per il rinnovo dei contratti pubblici. Al Governo deve essere chiaro che senza una precisa risposta in Finanziaria su questo argomento, la frattura con le Organizzazioni sindacali è destinata ad allargarsi”.

tratto da http://www.uil.it/contrattazione/press166.htm

nuvolarossa
02-11-07, 13:31
Dati Istat: Trilussa è sempre attuale! Dichiarazione di Antonio Foccillo, Segretario confederale Uil

Senza voler a tutti i costi polemizzare, ancora una volta i dati Istat sono in controtendenza con quello che sono le percezioni delle persone. Infatti, l’Istat conferma che Trilussa è sempre attuale: nelle grandi imprese le retribuzioni sarebbero cresciute del 3,3%? Siamo contenti – dichiara Antonio Foccillo, segretario confederale Uil – ma resta il fatto che ormai è evidente a tutti che in questo paese esiste una questione da risolvere subito ed è la questione salariale.

È questa la vera emergenza per il paese – afferma Foccillo – poiché i lavoratori e i pensionati perdono da troppo tempo potere d’acquisto e il tenore di vita degli italiani ne risente in modo palese soprattutto se riparte l’inflazione, come testimoniato sempre dall’Istat.

Se le statistiche possono dimostrare qualche dato più favorevole – prosegue il segretario confederale della Uil – è in ogni caso inequivocabile una generale esigenza di recuperare potere d’acquisto, sia per i lavoratori dipendenti sia per i pensionati.

Lo dimostrano, se ce ne fosse bisogno, le elevate partecipazioni agli scioperi di diverse categorie, dal pubblico impiego ai metalmeccanici. A questi lavoratori si deve dare, con urgenza, una risposta adeguata e soddisfacente.

Oggi che tutto il fronte sindacale è compatto e lo stesso Governatore della Banca d’Italia ha sostenuto che bisogna alimentare i consumi aumentando i salari è venuto il momento di ottenere dal governo la ridurre delle tasse su stipendi e pensioni. La soluzione per la Uil - conclude Foccillo – è quella di detassare gli aumenti retributivi scaturenti dai rinnovi contrattuali e trovare una forma anche per i pensionati, magari aumentando la soglia della no-tass.

Roma, 31 ottobre 2007

tratto da http://www.uil.it/economia/comunicato176.htm

FRANCO (POL)
07-11-07, 15:56
http://www.uil.it/pol_territoriali/studio-tasse-finale.pdf

nuvolarossa
12-11-07, 12:00
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

FINANZIARIA: ANGELETTI, TESORETTO A LAVORATORI E' PRESA IN GIRO

(ANSA) - ROMA, 9 NOV - La norma della Finanziaria che prevede che l'eventuale extragettito 2008 sia destinato all'abbassamento della pressione fiscale per i dipendenti non soddisfa per niente la Uil. ''Non e' neanche una promessa, e' un auspicio, anzi e' una presa in giro'': lo ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, a margine della festa di San Matteo dell'Agenzia delle Dogane.(ANSA).

tratto da http://www.uil.it/segr_generale/primopiano327.htm

nuvolarossa
29-11-07, 21:16
...

nuvolarossa
31-12-07, 13:24
Angeletti: "Subito sgravi fiscali per i lavoratori dipendenti".

La Repubblica, 29.12.2007

di Roberto Mania - "Se fosse per me lo sciopero generale andrebbe fatto subito perché il governo senza un'adeguata pressione non è in grado di fare nulla. Non può scambiare niente se non le parole... clicca per la lettura>>
(http://www.uil.it/segr_generale/larepubblica20071229.pdf)
Angeletti: "Prodi tagli le tasse o andiamo in piazza".

Libero, 29.12.2007

di Tommaso Montesano - "Tasse, prezzi e salari per noi sono una vera emergenza. Il governo la affronti e la risolva, non con le promesse e i "vediamo se ci sono i soldi". Queste sono tutte chiacchiere... clicca per la lettura>>
(http://www.uil.it/segr_generale/libero20071229.pdf)
Angeletti: "Basta con le chiacchiere. Vogliamo stipendi migliori o sarà sciopero generale".

QN, 29.12.2007

di Nuccio Natoli - Noi siamo pronti. Però, stavolta, non ci accontenteremo delle chiacchiere». Il leader della Uil, Luigi Angeletti (foto Ap), dopo le dichiarazioni del presidente Prodi, aspetta l’incontro con il governo dell’8 gennaio... clicca per la lettura>>
(http://www.uil.it/segr_generale/QN20071229.pdf)
tratto da http://www.uil.it/

nuvolarossa
18-04-08, 14:21
ELEZIONI: ANGELETTI, PRIORITA' NUOVO GOVERNO AUMENTO SALARI

(ANSA) - ROMA, 14 APR - ''Una politica per la crescita dell'economia deve partire da un aumento delle retribuzioni in termini reali e della produttivita'. Dobbiamo uscire da questa trappola, in cui siamo da molti anni, di bassi salari e bassa produttivita'''. E' questa - secondo il leader della Uil Luigi Angeletti - la priorita' del prossimo Governo sul fronte del rapporto con i sindacati e la prima richiesta che fara' la Uil. Intervenendo sul canale web dell'organizzazione sindacale Angeletti ha aggiunto che si tratta della ''stessa cosa che abbiamo chiesto inutilmente al Governo Prodi: ridurre le tasse sul lavoro dipendente e aumentare le pensioni'', perche' ''uno degli aspetti piu' seri delle difficolta' economiche e' che la nostra economia cresce meno di quella degli altri e dipende anche dal fatto che i consumi interni sono crollati, soprattutto quelli delle famiglie che vivono di lavoro dipendente''. Angeletti ha commentato anche le proiezioni di voto di queste ore, che vedono il Pdl in vantaggio. ''Mi sembra una vittoria inequivocabile - ha detto - del Pdl e dell'alleanza attorno a Berlusconi''. Un risultato che rispecchia un po' i sondaggi di queste settimane e che oggi offre ''un risultato chiaro''. Gli elettori quindi - conclude il leader sindacale - ''hanno consegnato un risultato che non mette in discussione la governabilita'''.(ANSA).

tratto da http://www.uil.it/segr_generale/primopiano422.htm

nuvolarossa
02-05-08, 10:06
Intervista a Luigi Angeletti, Uil - Il sindacato pronto al confronto col governo
Un nuovo modello contrattuale per l'Italia
(Voce Repubblicana, 1 maggio 2008)
di Italico Santoro

E' un luogo comune pensare alla Uil e agli altri sindacati confederali come organizzazioni contigue al centrosinistra. Lo ha detto alla "Voce" il Segretario Generale della Uil Luigi Angeletti, dal giugno del 1998 Segretario Confederale Uil. In questo ruolo si è occupato di politiche contrattuali e industriali per i settori dell'industria e dell'artigianato. Il 13 giugno 2000 è stato eletto Segretario Generale della Uil. Attualmente è membro dell'Esecutivo della Ces (Confederazione Europea dei Sindacati), e consigliere del Cnel (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro).

Segretario Angeletti, dopo le elezioni politiche, quelle regionali in Sicilia e in Friuli, nei grandi comuni come Brescia, il centrodestra ha vinto anche a Roma. I tre sindacati confederali vengono considerati – a torto o a ragione – contigui al centrosinistra. Cambia qualcosa con queste elezioni politiche per la Uil?

"La pubblicistica descrive la Cgil, la Cisl e la Uil come organizzazioni sindacali contigue al centrosinistra: si arriva fino all'estremizzazione di scrivere che anche noi abbiamo perso le elezioni. E questa è una rappresentazione deformata della realtà. Noi rappresentiamo delle persone, le rappresentiamo sul serio. I nostri iscritti votano, in proporzione, come tutti gli italiani. Se – come è accaduto nella tornata elettorale del 2008 – la maggioranza degli italiani ha votato per il centrodestra, la maggioranza degli iscritti ai tre sindacati confederali ha anch'essa votato per il centrodestra. Questo accade non da ora. E' successo nel 1994, nel 1996, nel 2001, nel 2006 e anche oggi. Se si fa un'analisi della mobilità del voto, ci si accorge che il ceto più mobile dell'elettorato è rappresentato dai lavoratori dipendenti: nel nord, nel sud e nel centro del paese. Questa situazione obbliga i sindacati ad avere comportamenti coerenti. I governi si giudicano per ciò che fanno e non per il colore. In Italia abbiamo tre sindacati diversi non certo per un incidente della storia. E il fatto che i sindacati siano "sopravvissuti" alla scomparsa dei partiti che li hanno creati, è la testimonianza più concreta che sono riusciti a realizzare una sufficiente indipendenza. Almeno per quanto riguarda la Uil, non si tratta di una conquista degli ultimi anni, visto che ormai supera il decennio. Abbiamo fatto un accordo con il governo Berlusconi nel 2002, accordo che ha suscitato vivaci discussioni nei posti di lavoro. Ma i governi sono scelti dagli elettori e il sindacato si confronta con il governo. Considero patologico il comportamento di un sindacato che ha comportamenti diversi secondo il colore del governo. I governi nascono dalle urne e non nelle piazze".

Una delle critiche che vengono mosse al sindacato e ai suoi rapporti con il governo riguarda lo schema della concertazione. C'è chi sostiene che in questo modo le forze sociali finiscono per esautorare il Parlamento. E chi ricorda che gli esclusi – disoccupati in primo luogo – non hanno voce al cosiddetto tavolo decisionale. Queste obiezioni hanno un fondamento?

"Potrei aggiungere un'altra obiezione. I nemici della concertazione hanno detto che gli iscritti al sindacato votano due volte: per eleggere il Parlamento e per eleggere i propri rappresentanti sindacali. Questo sarebbe vero se la concertazione fosse una politica alternativa. Ma non è così. Quando il governo fa una trattativa con un soggetto privato è in pratica autorizzato dalla maggioranza del Parlamento. Quindi non c'è una sovrapposizione di responsabilità. Il vero problema alla base di una concertazione distorta è quando il governo dà l'impressione di subire dal sindacato dei diktat che non condivide. La concertazione non deve sostenere i diritti di veto, né abbiamo mai rivendicato un diritto di veto. I veti sono determinati dall'atteggiamento di chi li subisce e non da chi li mette in pratica".

Ma veniamo ad altre questioni, ad esempio la politica economica del nuovo Governo. Tra le priorità – a quanto pare – dovrebbe esserci la detassazione degli straordinari. In ogni caso, per evitare pericolose tensioni inflazionistiche, l'idea è quella di legare gli aumenti salariali agli incrementi di produttività. Qual è la posizione della Uil?

"In Italia esiste una questione che si chiama ‘bassi salari'. Abbiamo bassi salari perché per lo stesso lavoro percepiamo retribuzioni più basse che in altri paesi come Germania, Francia e Spagna. Secondo noi questa situazione deriva da diversi fattori. In Italia paghiamo troppe tasse sul lavoro dipendente perché esiste il sostituto d'imposta; e quindi la maggior parte del carico fiscale si rivolge ai redditi da lavoro dipendente. Negli anni ‘90 siamo caduti nella trappola di bassi salari e bassa produttività e non siamo ancora usciti da questa situazione. Per noi devono essere ridotte le tasse sul lavoro in generale, incentivando l'aumento della produttività. Senza aumento della produttività l'Italia non potrà conoscere alcuna forma di ripresa economica. In un paese dove si investono 100 euro - e se ne guadagnano 101 - non è vantaggioso investire. E' meglio farlo in altre nazioni dove i ricavi sono superiori. Bisogna sottrarsi all'idea che i bassi salari siano un fattore di incremento della produttività. E' una stupidaggine. Ecco perché oggi è necessario mettere a punto un nuovo modello contrattuale che leghi gli incrementi di salario in termini reali agli aumenti di produttività. Sono queste le questioni sulle quali ci attendiamo un atteggiamento positivo del governo".

Per realizzare questo obiettivo, non pensa che sia necessario fare una riforma del sistema contrattuale basato sul modello nazionale, uno schema che ha bloccato la produttività degli anni ‘90?

"Certamente. I contratti nazionali riguardano centinaia di migliaia di imprese. E servono a garantire l'invarianza del salario reale: garantire cioè che i salari aumentino al pari dell'inflazione. Ma per avere un aumento bisogna legare i salari alla produttività. E questo si può fare solo grazie ai contratti di secondo livello o di territorio".

Non pensa che il superamento del contratto nazionale, con un più stretto legame tra salario e territorio, possa giovare allo sviluppo delle aree più deboli del paese, il Mezzogiorno in primo luogo?

"Nel Sud il costo del lavoro è inferiore rispetto al Nord. Ci sono stati molti accordi che hanno ridotto il costo del lavoro nel sud e in certe aree al fine di facilitare gli investimenti. Ma non hanno mai avuto successo. Basta leggere le analisi che individuano, a livello mondiale, le aree nelle quali investire, che sono in pratica gli stessi studi che vengono utilizzati dalle multinazionali. Nel Mezzogiorno, fra le motivazioni che disincentivano gli investimenti, non compare mai il fattore costo del lavoro. Per molti anni si è pensato che una politica salariale bassa fosse uno strumento utile. La realtà ha dimostrato il contrario. E per quanto riguarda le gabbie retributive, sarebbe molto difficile stabilire chi abbia il diritto di tracciare un confine tra chi prende di più o chi prende di meno. In realtà esistono condizioni diverse, che passano attraverso altri fattori che la sola collocazione geografica. La produttività deve essere stimolata attraverso meccanismi incentivanti. E' in Unione sovietica che si facevano politiche dirette a fissare lo sviluppo economico delle varie zone del paese. E noi vogliamo far ricorso a forme di un dirigismo eccessivo nell'era della globalizzazione?"

Una delle questioni centrali da affrontare è anche quella dell'approvvigionamento energetico. Cosa pensa di un piano organico che punti tra l'altro su centrali nucleari di seconda generazione, sul tipo di quello presentato dal Governo inglese?

"L'Italia è l'unico paese dell'Ocse che importa energia. Tutti gli altri sono autosufficienti dal punto di vista della produzione. Utilizziamo il gas, che è la risorsa più costosa. Il problema dell'energia resta una questione molto importante che non possiamo trascurare. Il nostro è un sindacato industrialista e pensiamo che i problemi possono essere risolti solo con l'accrescimento della ricchezza prodotta. Credo quindi che si debba fare una politica energetica più intelligente diversificando le fonti di energia. E bruciare gas costa caro. Pagare il 30% in più l'energia rispetto ai nostri vicini non significa soltanto pagare la bolletta più alta, ma anche distruggere posti di lavoro. Questo nessuno lo dice. Il problema è quello di produrre tutta l'energia di cui abbiamo bisogno e possibilmente a bassi costi. E fare i rigassificatori significa ridurre la dipendenza dai "tubi". Per quanto riguarda il nucleare non c'è ancora alcun governo che abbia la forza di proporre questo discorso. Il proprietario di una casa vicino ad una centrale nucleare vede scendere il valore della sua abitazione. Per ovviare a questo si può pensare a qualche forma di incentivo per compensare tale tipo di perdita. Ma di fronte a questi problemi deve prevalere l'interesse di milioni di italiani. Peraltro, le centrali di nuova generazione produrranno energia tra 15 anni. Oggi dobbiamo soprattutto entrare di nuovo nella ricerca. Si possono comprare centrali nucleari all'estero - lo può fare l'Enel - e produrre energia attraverso questo sistema. In questo modo le centrali nucleari saranno italiane".

Da qualche tempo il sindacato viene descritto come una casta. Non pensa che un maggior ricorso alle forme di rappresentatività sindacale possa essere anche un modo per cancellare questa immagine?

"E' evidente che il sindacato non gode di buona stampa. Fin da quando ho cominciato a fare il sindacalista mi hanno detto che le cose in Italia non andavano per colpa del sindacato. Certo, anche i sindacati possono commettere degli errori, ma non credo che rappresentiamo una sorta di casta. Anzi, siamo troppo rappresentativi. Semmai, veniamo criticati proprio per questo. Chi è fuori dal sindacato ci chiede di fare quasi un'opera pedagogica e di non adagiarci sulla rappresentanza facendo solo i portavoce di un'opinione, ma di dimostrare anche la capacità di realizzare altro. E forse in questi ultimi anni abbiamo commesso questo errore. Ma il sindacato è un contropotere e non un potere. Reagiamo ad un potere cercando di indirizzare decisioni che prendono altri. In un certo senso, ci adattiamo agli interlocutori che abbiamo di fronte. Lo stesso sindacato fa una politica diversa in base al suo interlocutore. Chi ci critica forse non comprende bene cosa sia il sindacato. Quando difendiamo i lavoratori di Alitalia molti non capiscono e veniamo criticati perché quella politica non è ritenuta giusta. Forse si può criticare il merito di tale politica, ma non dire che non siamo rappresentativi. La gente ci vota. Certo, la nostra rappresentatività deve essere sempre più trasparente e verificabile. Credo che si dovrebbe istituire un sistema affinché i nostri rappresentanti siano votati sempre e comunque. Lo stesso sistema deve valere per gli accordi e anche per gli scioperi, che devono essere decisi a maggioranza. Una minoranza non può paralizzare il sistema pubblico con gli scioperi. Deve essere chiaro però che le norme sulla rappresentatività devono essere pattuite tra le parti e non dal Parlamento, che interviene dopo, ratificando gli accordi. Il Parlamento legifera sul sindacato solo nelle dittature".

Come vede l'arrivo di Emma Marcegaglia alla guida di Confindustria dopo Luca Cordero di Montezemolo?

"Dalla Marcegaglia ci aspettiamo che sia un'interlocutrice seria e affidabile in grado di affrontare bene le relazioni industriali. Auspico che con lei si facciano gli accordi che non siamo riusciti a stringere in questi anni".

(con la collaborazione di l. p.)

tratto da http://www.pri.it/new/30%20Aprile%202008/AngelettiUilIntervista.htm

nuvolarossa
26-06-08, 22:21
La Uil di Forlì è lieta di invitarla alla presentazione del libro

UGO LA MALFA
Il riformista moderno

di Paolo Soddu

Intervengono con l’autore

Prof. Roberto Balzani Docente Storia contemporanea Università di Bologna
Sen. Adriano Musi Presidente MRE
On. Francesco Nucara Segretario Pri
Domenico Proietti Segretario nazionale Uil

Introduce

Luigi Foschi Segretario Uil Forlì

lunedì 30 giugno 2008, ore 9.30 - sala Valco Centro Engal Via Ravegnana 407 Forlì
segreteria convegno: Giulia Vasini tel. 0543 27001 • cspforli@uil.it

tratto da http://www.uil.it/invito-proietti30062008.pdf

nuvolarossa
30-06-08, 18:52
Ricordando Ugo La Malfa
Il leader che seppe rinnovare la storica tradizione dell'Edera

La Uil non ha dimenticato Ugo La Malfa, nonostante un rapporto notoriamente burrascoso, ma che evidentemente ha segnato generazioni di sindacalisti e indicato una ragione di appartenenza nel mondo del lavoro. Così a Forlì la Uil ha pensato bene di ricordare lo statista repubblicano presentandone la biografia scritta da Paolo Soddu ("Ugo La Malfa, il riformista moderno"), in questi giorni in libreria. E, neanche a dirlo, ecco riuniti allo stesso tavolo esponenti quali il segretario del Pri Francesco Nucara e il presidente dello Mre, Adriano Musi. Stessa cultura di riferimento, medesime idealità di valori, eppure eletti in Parlamento su sponde avverse.

Allora sarà pure che il problema dell'interpretazione dell'eredità di La Malfa è cosa difficile e complessa, come dice Musi, o che i repubblicani hanno sedimentato uno spirito anarcoide, per il quale sono sempre convinti di aver ragione, come chiosa Nucara, ma qualche linea d'azione comune bisognerà pur trovarla, soprattutto se è vero questo sentimento nostalgico per la stagione lamalfiana, per quello che essa dava e chiedeva al paese, e soprattutto per ciò che non è riuscita a compiere.

Il libro di Soddu non ha remore, nella sua minuziosa ricostruzione storiografica, di rappresentare un La Malfa sconfitto non solo nella contingenza politica, ma anche nella prospettiva istituzionale della Repubblica. Basta pensare al fatto che un cultore del parlamentarismo pluralista come lui dovrebbe ora fare i conti con una deriva bipartitica. O, peggio, con elementi presidenzialisti di sapore gollista. Per non parlare ai tempi della cronica insufficienza elettorale dell'Edera, insufficienza che non riuscì mai a portare il Pri oltre il 3% dei consensi.

Proprio nel momento in cui i suoi eredi (o coloro che si ritengono tali) si trovano di fronte la maggiore delle difficoltà, possono pensare di affrontarla divisi e separati fra di loro? Forse il nome di Ugo La Malfa, il suo testamento politico – si è ricordato il congresso di Roma: "io passerò, il Partito repubblicano resta" – meriterebbero qualche ulteriore riflessione. Certo è tale e tanto elevata l'eredità lamalfiana che, se si è convinti di poterne di-sporre appieno, non si hanno poi remore nello sfidare qualsiasi avversario, nemmeno che la zanzara potesse abbattere l'elefante. E non vogliamo discutere di questo, perché se ne è già discusso.

E' vero però che Ugo La Malfa (che, come sottolinea anche questa biografia, non era di origine repubblicana "storica") non scelse di voler condizionare la Dc o il Pci dal loro interno, ma plasmò un piccolo partito che aveva una tensione etica nella sua fede repubblicana tale da potersi coniugare con una visione politica nuova quale la sua. Possibile che proprio questo soggetto così straordinario debba andare distrutto? Nucara su questo è ottimista: in cento anni le scissioni sono state infinite, ma il Pri è sempre andato avanti lo stesso.

tratto da http://www.pri.it/new/30%20Giugno%202008/LaMalfaForlìLibro.htm

nuvolarossa
20-09-08, 14:06
Alitalia: dichiarazione di Luigi Angeletti, Segretario generale UIL

Sono tutti i lavoratori di Alitalia che devono decidere del loro futuro: a loro spetta valutare se accettare o respingere il piano della Cai.

Le decisioni che riguardano i posti di lavoro non possono essere assunte solo dai sindacalisti, tanto più in Alitalia dove questi stessi sindacalisti non sono votati dai lavoratori.

E poiché, a questo punto, tra pochi giorni, molte migliaia di persone rischiano di restare per strada senza alternative e senza futuro, siano i lavoratori a dire sì o no al piano Cai. E la Cai consideri vincolante il voto di quelli che potrebbero essere i suoi lavoratori.

Si voti subito, dunque, piuttosto che fantasticare su futuri improbabili miracoli. Tanto più che a pagare le conseguenze dei mancati miracoli non saranno gli stessi che li stanno evocando.

Roma, 19 settembre 2008

tratto da http://www.uil.it/segr_generale/dich101.htm

nuvolarossa
13-11-08, 18:26
Angeletti: "Guglielmo cerca alibi".

Quotidiano Nazionale, 13.11.2008
di Olivia Posani - Roma. Segretario Luigi Angeletti, Epifani è furibondo per non >> ... leggi tutto l'articolo a questo link
http://www.uil.it/segr_generale/angeletti_LaNazione.pdf

nuvolarossa
25-11-08, 19:46
Angeletti: "Giusto sostenere la domanda. Aiuti ai lavoratori dipendenti"

Il Giornale, 25.11.2008 ... leggi l'articolo al link ...
http://www.uil.it/segr_generale/ilgiornale25112008.pdf

nuvolarossa
20-12-08, 20:14
Dati Istat industria: dichiarazione di Paolo Pirani, Segretario confederale U.I.L.

La fotografia dell’Istat sullo stato dell’industria italiana è la conferma di una realtà che ci preoccupa fortemente. Il crollo degli ordinativi e del fatturato è il segno inequivocabile di una crisi che è innanzitutto una crisi di fiducia. Salari e pensioni basse sono indubitabilmente all’origine di questo trend negativo. L’industria riparte se lavoratori dipendenti e pensionati sono messi nella condizione di poter riattivare la domanda interna. A queste categorie di cittadini, dunque, devono essere ridotte le tasse. Ma è anche necessario puntare sulla crescita della produttività, il vero corroborante per le imprese e per i salari dei lavoratori. Un accordo sul nuovo sistema contrattuale che abbia queste caratteristiche è, dunque, un passaggio importante anche nell’interesse dell’economia del Paese. Il governo ne tenga conto e ci convochi al più presto per concludere un percorso giunto ormai ad un passo dal traguardo.

Roma, 19 dicembre 2008

tratto da http://www.uil.it/contrattazione/press185.htm

nuvolarossa
03-01-09, 11:37
«Questa è l’ora della svolta Anche i governi devono mettere mano al portafogli» Il segretario della Uil: «Servono politiche di espansione» Le resistenze della Cgil? «Il mondo non si ferma per loro»

di Antonio Signorini

RomaLuigi Angeletti, stiamo veramente andando incontro a una crisi che ci impoverirà tutti?
«Per affrontare i problemi bisogna prima capire quali sono quelli più importanti».
E dove è il bandolo della matassa?
«Abbiamo già perso migliaia di posti di lavoro e la prospettiva è di perderne altri. Nessuno può stabilire quanti, né quanto sarà lunga la crisi, ma è certo che gli effetti li sentiranno soprattutto quelli che perderanno il lavoro».
E gli altri?
«Il paradosso è che dal punto di vista dei redditi le aspettative non sono negative perché i prezzi dovrebbero diminuire per effetto dei cali del petrolio».
Quindi anche la crisi ha i suoi aspetti positivi?
«Un momento. Se calano troppo i prezzi significa anche che l’economia va male e che stiamo perdendo posti di lavoro».
Un cane che si morde la coda. Quali strumenti si devono mettere in campo per i disoccupati?
«Allargare gli ammortizzatori sociali anche ai settori esclusi. E per evitare che le aziende ne approfittino, affidarne il controllo a enti bilaterali, composti da rappresentanti dei datori e dei lavoratori. Bisognerà estenderli anche ai contratti a termine. La strada maestra è fare in modo che per un po’ non siano licenziati, ma sospesi e che ricevano un’indennità e un’integrazione da usare per la formazione professionale».
Ha parlato dei precari. I giovani lavoratori a termine o gli atipici pagheranno più degli altri?
«Bisogna essere chiari, il lavoro non lo crea una legge. E non si occupa come i posti auto di un parcheggio. Il lavoro si crea e, purtroppo, si distrugge, secondo un’unica regola: se ne vanno le aziende che fanno prodotti o servizi che non vendono. Conta poco il tipo di contratto. È ad esempio prevedibile che ci sarà un ricorso maggiore al prepensionamento. E che si cercheranno di mandare a casa lavoratori tipici. Persone ancora in grado di dare un contributo».
Quali sono le ricette che propone il sindacato?
«Nessun miracolo. Il sindacato può fare poco, ma i governi dei Paesi colpiti dalle crisi dovranno mettere mano al portafogli nella maniera più intelligente possibile. Fare una politica anticiclica. Adesso lo dicono tutti. Anche il Fondo monetario internazionale, che ha invitato per la prima volta i sindacati a un vertice».
Ha detto che i sindacati non possono fare molto. Ma voi, Cgil esclusa, avete chiesto con forza di accelerare la riforma dei contratti...
«Bisogna portarla a conclusione».
Vuole dire che la farete veramente?
«Senza ombra di dubbio. Ed è coerente con quello che ho detto. Usciremo dalla crisi solo se avremo aziende più competitive e quindi più produttive. Il momento di legare salari e produttività è adesso. A meno che non ci si voglia limitare a contare i disoccupati».
Un riferimento alla Cgil?
«Noi siamo stati fin troppo pazienti».
E chiuderete la riforma anche senza loro?
«Certo. Non possiamo fermare il mondo perché non sanno che cosa fare».
Il segretario della Cgil Epifani ha detto che il governo finora ha aiutato solo le banche...
«A me non risulta che il governo abbia dato un euro a nessuno, se non ai destinatari della carta sociale».
Il segretario della Cisl Bonanni ha criticato la Cgil perché ha già indetto un nuovo sciopero...
«Più d’uno. Già il 13 febbraio c’è una protesta della Fiom e del pubblico impiego Cgil. Ma io non sono meravigliato».
A proposito, gli appelli del Papa e del presidente della Repubblica sul lavoro sono piaciuti a tutti. A lei, ma anche a Epifani....
«Certo, partono dal presupposto che per uscire dalla crisi bisogna mettere da parte gli interessi di parte. Ora la Cgil può anche dire che gli sono piaciuti quei discorsi, ma allora io non capisco perché non voglia fare accordi con questo governo. Mica ce n’è uno di scorta...».
Ieri Epifani ha riconosciuto alcune ragioni del ministro Giulio Tremonti.
«La prova del nove non sta nelle parole, ma negli accordi. Bisogna che la Cgil capisca che sono sempre dei compromessi».
Lei è un laico, ma ha apprezzato le parole di Benedetto XVI. Si è convertito?
«No, ma ci ho trovato il senso delle cose, della vita. Il lavoro come parte integrante della condizione umana. Nessuna invasione di campo. Poi io non mi scandalizzo quando il Papa parla di morale, figuriamoci se non lo apprezzo quando dice cose che condivido sul lavoro».

tratto da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=318218&PRINT=S

nuvolarossa
10-01-09, 20:49
Un patto sociale ed istituzionale per affrontare la crisi. E' quanto propone la UIL a Regioni, Province e Comuni

Con una lettera, a firma del Segretario Confederale UIL, Guglielmo Loy, inviata al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Vasco Errani, al Presidente dell’UPI Fabio Melilli ed al Presidente dell’Anci Leonardo Domenici, la UIL propone un patto sociale ed istituzionale per affrontare la crisi economica.

Si tratta di mettere in campo, si legge nelle lettere, una serie di interventi per il sostegno al reddito, per l’estensione dei sistemi di protezione sociale, e, quindi anche degli ammortizzatori sociali. A tal proposito la UIL ha elaborato un vero e proprio “Vademecum” con le proposte da sottoporre al confronto con Regioni, Province e Comuni.

Di fronte ad una crisi i cui effetti sono imprevedibili si richiede, per attutire l’impatto della crisi sull’occupazione e sul potere di acquisto dei salari e delle pensioni, una serie di interventi mirati e coordinati dei vari livelli di Governo.

In un momento particolare, come quello attuale, ognuno deve fare la propria parte e affrontare le priorità che la crisi provoca: lo Stato centrale, ma anche tutto il “sistema” delle Autonomie Locali.

In questa ottica occorre, sempre più, “fare sistema” tra Stato, Autonomie Locali e Parti Sociali ed Economiche. Ciò significherebbe che se ognuno, per la propria parte, mettesse un pezzo, le risorse, oggi insufficienti, sia per risollevare il potere di acquisto dei salari e delle pensioni, sia per gli ammortizzatori sociali, quanto meno si potrebbe garantire maggiore sicurezza sociale.

A livello Regionale, la UIL chiede la riprogrammazione dei Fondi Strutturali Europei aumentando le risorse per gli ammortizzatori sociali e per il sostegno al reddito, oltrechè - per le Regioni che non sono alle prese con l’extradeficit sanitario - una rimodulazione della maggiorazione dell’Addizionale Regionale IRPEF che premi, finalmente, i redditi fissi.

In particolare è necessario che si impegnino risorse adeguate del Fondo Sociale Europeo, per il sistema degli ammortizzatori sociali, anche per anticipare e spendere subito una quota rilevante delle risorse assegnate alla singole Regioni.

Si tratta di risorse che per il 2007 – 2013 ammontano a 13,7 Miliardi di euro comprensivi del cofinanziamento sia nazionale che regionale. Di queste risorse, 13,2 Miliardi di euro sono stati programmati dalle Regioni e 0,5 Miliardi di euro dallo Stato centrale attraverso due Programmi Operativi (Centro-Nord e Mezzogiorno).

A livello Provinciale e Comunale, la UIL formula proposte mirate al contenimento del peso della fiscalità locale, al fine di non fare aumentare le tariffe dei servizi pubblici e, al contempo, di garantire soluzioni più favorevoli per lavoratori dipendenti e pensionati nell’applicazione delle imposte locali.

Si tratta di evitare incrementi delle tariffe dei servizi locali (rifiuti, rette degli asili nido, refezione scolastica, trasporto pubblico locale) che sarebbero insopportabili per le tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.

Soprattutto la Uil propone che, per il 2009, ci sia una rivisitazione nelle modalità di applicazione delle Addizionali Comunali IRPEF premiando, una volta tanto, coloro che pagano per intero le tasse: lavoratori dipendenti e pensionati.

Si potrebbe pensare, in alternativa, ad un contributo economico riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti e pensionati, che abbiano un reddito fino ai 35.000 euro, sulla scorta di quanto previsto a livello nazionale dal Decreto anticrisi e di analoghe decisioni prese da alcuni Comuni (Bergamo e Parma). Un vero e proprio “Bonus Comunale”.

Le Organizzazioni Sindacali si impegnano a sollecitare il Governo a dare certezze agli Enti locali sui tempi e le modalità di erogazione dei trasferimenti erariali. Inoltre sollecitano il Governo affinché le risorse destinate al co-finanziamento dei Fondi U.E. e quelle per opere pubbliche non siano considerate nel calcolo del rispetto del Patto di Stabilità.

Il Vademecum completo è disponibile sulla home page del sito della UIL - www.uil.it

Roma, 9 gennaio 2009

tratto da http://www.uil.it/pol_territoriali/comunicato130.htm

nuvolarossa
10-01-09, 20:52
La U.I.L. sostiene Israele, sostiene la Pace

La Uil sarà presente alla manifestazione “Sosteniamo Israele, sosteniamo la pace” con una delegazione guidata dal Segretario confederale Paolo Pirani.

L’iniziativa di solidarietà avrà luogo sabato 10 gennaio alle 20,30 all’Hotel Parco dei Principi ed è stata organizzata dal Keren Hayesod in collaborazione con CER, UCEI, KKL, Benè Berith e Gruppo Martin Buber.

“La pace non va solo auspicata ma va anche costruita – ha dichiarato Pirani – e sostenere il diritto all’esistenza nella sicurezza dello Stato di Israele significa porre le basi per un processo di pace che vada nella direzione del principio ‘due popoli, due stati democratici’“.

Roma, 9 gennaio 2009

tratto da http://www.uil.it/stampa/stampa545.htm