millenomi
30-04-07, 18:55
Oremus et pro perfidis Judaeis
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Oremus et pro perfidis Judaeis (letteralmente in italiano Preghiamo anche per i perfidi ebrei) era una locuzione latina, presente dal medioevo fino al XX secolo nella liturgia cattolica, con la quale i cristiani indicavano i giudei. È da notare che perfidis indicava la mancanza di fede: la radice è per + fides (gli ebrei "privi della fede").
L'uso di tale locuzione venne mantenuto anche nella liturgia cattolica del Venerdì Santo fino al 1959, quando per primo papa Giovanni XXIII la fece eliminare durante la celebrazione da egli stesso presieduta. Dall'intero messale la parola "perfidi" fu eliminata nel 1962.
Sul Messale Romano del Concilio di Trento[1] era presente il seguente testo che si recitava il Venerdì Santo, nella grande preghiera universale che seguiva la lettura del vangelo della passione di Gesù; il testo è composto da un invito alla preghiera e dalla preghiera vera e propria:
«Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum.
Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur.»
Una possibile traduzione è la seguente:
Preghiamo anche per gli Ebrei perfidi, affinché il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi (ri)conoscano il Signore nostro Gesù Cristo.
Dio onnipotente ed eterno, che non allontani dalla tua misericordia neppure la perfidia degli Ebrei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per la cecità di quel popolo, affinché (ri)conosciuto Cristo, luce della tua verità, siano liberati dalle loro tenebre.
Secondo alcuni autori e teologi cattolici[2] la parola perfidus/perfidia non sarebbe direttamente traducibile con l'italiano perfido/perfidia, in quanto conterrebbe in sé l'idea di una mancata accoglienza della fede (per-fidus). Una traduzione adeguata a questa argomentazione sarebbe "increduli/incredulità", interpretando perfidus come sinonimo di infidelis. Questa sfumatura di significato, che si richiama alla etimologia e non all'uso della parola, sarebbe però documentata quasi esclusivamente dalle due preghiere sopra riportate, nella quale si prega per gli Ebrei, perché essi riconoscano Gesù come Cristo e giungano quindi alla fede cristiana. Molto più verosimile è che la parola perfidus in questa preghiera sia sempre stata utilizzata e compresa nella sua accezione peggiorativa e dispregiativa.[3]
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Oremus et pro perfidis Judaeis (letteralmente in italiano Preghiamo anche per i perfidi ebrei) era una locuzione latina, presente dal medioevo fino al XX secolo nella liturgia cattolica, con la quale i cristiani indicavano i giudei. È da notare che perfidis indicava la mancanza di fede: la radice è per + fides (gli ebrei "privi della fede").
L'uso di tale locuzione venne mantenuto anche nella liturgia cattolica del Venerdì Santo fino al 1959, quando per primo papa Giovanni XXIII la fece eliminare durante la celebrazione da egli stesso presieduta. Dall'intero messale la parola "perfidi" fu eliminata nel 1962.
Sul Messale Romano del Concilio di Trento[1] era presente il seguente testo che si recitava il Venerdì Santo, nella grande preghiera universale che seguiva la lettura del vangelo della passione di Gesù; il testo è composto da un invito alla preghiera e dalla preghiera vera e propria:
«Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum.
Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur.»
Una possibile traduzione è la seguente:
Preghiamo anche per gli Ebrei perfidi, affinché il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi (ri)conoscano il Signore nostro Gesù Cristo.
Dio onnipotente ed eterno, che non allontani dalla tua misericordia neppure la perfidia degli Ebrei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per la cecità di quel popolo, affinché (ri)conosciuto Cristo, luce della tua verità, siano liberati dalle loro tenebre.
Secondo alcuni autori e teologi cattolici[2] la parola perfidus/perfidia non sarebbe direttamente traducibile con l'italiano perfido/perfidia, in quanto conterrebbe in sé l'idea di una mancata accoglienza della fede (per-fidus). Una traduzione adeguata a questa argomentazione sarebbe "increduli/incredulità", interpretando perfidus come sinonimo di infidelis. Questa sfumatura di significato, che si richiama alla etimologia e non all'uso della parola, sarebbe però documentata quasi esclusivamente dalle due preghiere sopra riportate, nella quale si prega per gli Ebrei, perché essi riconoscano Gesù come Cristo e giungano quindi alla fede cristiana. Molto più verosimile è che la parola perfidus in questa preghiera sia sempre stata utilizzata e compresa nella sua accezione peggiorativa e dispregiativa.[3]